La Deda RS4, che vi avevamo svelato in anteprima rispetto al lancio ufficiale, non è una “solo” una ruota con profilo da 38 millimetri, ma sotto tanti punti di vista è il prodotto destinato al lancio del rinnovato segmento ruote dell’azienda lombarda. C’è la grande compatibilità della ruota libera e un sistema che facilita la manutenzione e l’eventuale cambio del corpetto. Il meccanismo interno del mozzo posteriore è tanto semplice quanto efficiente e poi non sono da dimenticare i cuscinetti ceramici. Ci sono i raggi piatti in acciaio e le stesse ruote sono completamente assemblate a mano nel laboratorio di Campagnola Cremasca. Le abbiamo provate con un test che supera abbondantemente i 1.000 chilometri.
Le Deda RS4DB (disc brake)
L’obiettivo della Deda RS4DB è di entrare nel settore delle ruote superleggere e con la predisposizione ai freni a disco. Non solo, perché un valore ridotto alla bilancia deve collimare con l’affidabilità e la facilità della manutenzione, fattore che è sempre la base di un prodotto “sano” ed efficiente. I mozzi sono in alluminio e il corpo centrale è contrassegnato da intagli orizzontali (Rifling Design). Questi hanno il compito di facilitare il passaggio dei flussi verso il posteriore, limitando gli effetti di contrasto con lo spazio e contribuendo a schiacciare la ruota verso il basso.
Le flange di supporto ai raggi sono magre e leggermente ricurve verso l’interno, mentre i profilati sono piatti, in acciaio e con la testa dritta (prodotti da Alpina). Sono 24, con una sorta di doppio incrocio, prima in terza, appena si distaccano dal mozzo e poi in seconda. L’incrocio è comune per le due ruote e da ambo i lati. Prevedono un carico “standard” che strizza l’occhio al segmento racing. I nipples sono interni al cerchio. Il rim ha la predisposizione tubeless è full carbon da 38 millimetri di altezza, 26 di larghezza totale e con un canale da 19. Il carbonio del cerchio ha spessori diversificati in base alle zone. Il prezzo di listino è di 1.950 euro.
Rifling Design per il mozzo anteriore in alluminio Il mozzo posteriore, sempre in alluminio e di forma oversize nella parte drive
Il nuovo mozzo
La prima cosa da sottolineare è il blocco unico di alluminio dal quale nascono i mozzi. Non ci sono innesti secondari e/o applicazioni aggiuntive. Balza all’occhio questa sorta di “righe” che solcano i corpi da destra verso sinistra e viceversa: non è solo una questione di design. L’aria che impatta sui mozzi, che non sono eccessivamente voluminosi, scorre verso il retro e genera al tempo stesso una forza che aiuta a stabilizzare la ruota verso il basso. Si quantificano una maggiore e migliore stabilità, velocità e agilità.
Quello anteriore è in un certo senso classico, con i cuscinetti ceramici che alloggiano nel mozzo. Il supporto per il perno passante è tradizionale: 100×12 millimetri. Quello posteriore (anche lui ha il perno passante classico 142×12 millimetri) ha due cuscinetti sigillati, uno per lato ai quali si aggiungono quelli della ruota libera. Questa non prevede dadi e/o viti di blocco, ma è sufficiente una leggera pressione per un innesto facile e perfetto. Per i dischi del freno è previsto il Center-Lock.
Le ruote dentate, quella più interna si innesta nella cremagliera del mozzo Questo il mozzo da dove abbiamo rimosso il sistema rachet La ruota libera, con i suoi pignoni può essere facilmente rimossa
Le ruote dentate, quella più interna si innesta nella cremagliera del mozzo Questo il mozzo da dove abbiamo rimosso il sistema rachet La ruota libera, con i suoi pignoni può essere facilmente
Due ruote dentate contrapposte
Il sistema di ingaggio si basa sulle due ruote dentate da 20 denti contrapposte e che agiscono in modo differente. Quella più grande, collocata internamente al mozzo, trova la sede naturale proprio nel mozzo e spinge verso il rachet più piccolo grazie ad una molla elicoidale. La seconda ruota dentata è spostata verso la ruota libera. Il comparto è rigido, ben fatto.
E’ facile eseguire le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche il fattore protezione non è stato tralasciato, a vantaggio della protezione.
Il test e le considerazioni
Una ruota da 38 millimetri, portata su strada (non solo valutata a banco), può essere veloce come una da 50? La risposta è si e la Deda RS4DB è l’esempio che calza a pennello.
Le ruote in generale sono molto più che il vestito della bicicletta, perché sono in grado di cambiare la prestazione della bicicletta stessa ed il feeling che l’atleta sviluppa nei confronti del mezzo. Se è vero che queste Deda hanno un valore alla bilancia ridotto (in considerazione della categoria disc brake), è altrettanto vero che ci troviamo ad utilizzare un prodotto race oriented, molto veloce e parecchio versatile. Lo sono in termini di utilizzo, ma anche per la capacità che ha nell’interfacciarsi con le tipologie di pneumatici, che siano tubeless oppure copertocino. Il peso rilevato per la coppia di ruote è di 1.385 grammi (rilevati: 650 anteriore e 735 posteriore) con il nastro tubeless montato (valvola esclusa).
Come una 60 dal profilo medio
Fin dalle prime battute colpisce il sostegno che esprime la ruota dell’avantreno, tant’è vero che sembra di avere un profilo decisamente superiore e con una raggiatura da pro’. Ma i vantaggi del cerchio con il profilo medio sono tangibili. Prima di tutto la guidabilità e l’agilità, oltre ad risparmio di energie sui percorsi vallonati, sulle salite ripide e sulle seguenti discese tortuose. Non è poca cosa dopo 4 ore di bici, con oltre 2000 mdsl. A prescindere dalla tipologia di bici, le ruote Deda RS4 non hanno indecisioni e come si dice “si lasciano guidare con il minimo spostamento del corpo”. Quando è necessario pinzare a fondo per frenare, le Deda non si spostano e non perdono la traiettoria impostata.
Il cerchio ha predisposizione tubeless ready La zona di ingaggio del disco è CenterLock
Il cerchio ha predisposizione tubeless ready La zona di ingaggio del disco è CenterLock
Mozzo posteriore: “tanta roba”
Permette di eseguire delle operazioni necessarie, di controllo, pulizia e manutenzione e tutto in pochi istanti. Non è necessario smontare i pignoni e/o svitare dadi e brugole. A nostro parere è un’ottima soluzione, che se pur con un minimo di attenzione, non obbliga ad essere degli ingegneri.
Dal punto di vista prestazionale abbiamo un meccanismo piuttosto veloce e un buon riferimento quando si decide di cambiare marcia rilanciando la bici. Nel complesso e come per quella anteriore, anche la ruota del retrotreno risulta veloce oltre la media. Non è eccessivamente rigida, fattore che va a favore di un comfort apprezzabile e una trazione di buon livello. E poi, percorrere oltre 1.000 chilometri senza avere la necessità di riprendere la tensione dei raggi, ribilanciare e controllare la campanatura! Non è cosa da poco.
In conclusione
La Deda RS4 DB in un certo senso è il prodotto perfetto. In queste ruote collimano le prestazioni di un pacchetto di alta gamma, trasversalità d’impiego e di utilizzo, cura estetica e dei dettagli, oltre ad una facilità esemplare della manutenzione. E poi sono assemblate a mano in Italia.
Su tutti abbiamo apprezzato il fattore che rende paralleli la ricerca della leggerezza senza estremizzazioni e che al tempo stesso permette a queste ruote di non sacrificare nulla in termini di performances. Il valore alla bilancia è funzionale alla resa tecnica. Entrambi i cerchi hanno una larghezza di 26 millimetri (esterno/esterno) con un canale da 19 millimetri, numeri che messi insieme aumentano le possibilità di sfruttare il comparto. Il cerchio non è eccessivamente wide e il canale si adatta a tutte le tipologie di gomme, senza che queste spancino lateralmente in modo esponenziale. Inoltre sono praticamente immuni alle folate di vento laterale.