Il rullo ufficiale Zwift è firmato Van Rysel

02.11.2024
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Van Rysel lancia la versione Zwift Edition del rullo D100. L’home trainer è fornito di abbonamento Zwift di due mesi e con il Zwift Cog già installato, una sorta di omologazione a pignone unico e pensato anche nell’ottica delle gare virtuali.

Pedalare indoor non è mai stato così facile e anche con un costo accessibile a molti. Van Rysel D100 in questa versione ha un prezzo di listino di 299,99 euro.

Il Cog Zwift, un pignone singolo utile anche alla fluidità durante la pedalata virtuale
Il Cog Zwift, un pignone singolo utile anche alla fluidità durante la pedalata virtuale

Sulla base del D100

Le caratteristiche principali non cambiano e tutto quello che riguarda il cuore del rullo Van Rysel è uguale al modello D100. Può sostenere un picco di 600 watt, simula una pendenza al massimo del 6% in salita, del 5% in discesa. Ha un design minimale ed essenziale, robusto al tempo stesso. Ha un telaio in acciaio.

La ruota libera è compatibile Shimano, Sram e ovviamente con il Cog Zwift, ideale per sostituire i pignoni tradizionali. E’ una soluzione pensata anche per offrire una maggiore fluidità in ambito indoor. E’ adattabile anche al perno passante fino alla misura boost da 148 millimetri di larghezza. Quindi è sfruttabile anche dalle mtb.

Inoltre è dotato dell’ultimo protocollo Bluetooth disponibile (FTMS), facilmente collegabile anche a piattaforme esterne come Bkool, Onelap, Zwift ovviamente. Del tutto compatibile con sistemi Windows, Android e iOs.

Leggero e compatto

Ha un peso dichiarato di 10,5 chilogrammi, con ingombri una volta aperto di 600x490x450 millimetri. E’ facilmente richiudibile ed occupa spazi molto ridotti.

D100 Zwift Edition ha una resistenza elettromagnetica e adotta la tecnologia turbo trainer direct drive. Significa anche risposta sempre ottimale ed equilibrata nelle fasi di spinta e cambio repentino delle intensità di esercizio, soprattutto per quello che concerne la simulazione della salita.

Van Rysel

Idratazione e cadenza: i due cardini di Palzer su Zwift

04.04.2023
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Come altri team, vedi la Alpecin-Deceuninck, anche la Bora-Hansgrohe ha lanciato un programma di scouting per trovare una nuova generazione di ciclisti tramite Zwift, ma stavolta c’è il supporto di Red Bull.

Ed è da questa sinergia che nasce il progetto Red Bull Junior Brothers. In Bora-Hansgrohe c’è infatti il motto Band of Brothers (Banda di fratelli) e da qui si riparte.

I ragazzi della Auto Eder con il manager della Bora-Hansgrohe, Ralph Denk (foto Red Bull Content Pool)
I ragazzi della Auto Eder: gli aspiranti juniores passeranno per questa squadra e in due otterranno un contratto (foto Red Bull Content Pool)

Caccia ai talenti

Ma c’è anche la parola juniores e qui ci si rivolge ai ragazzi del 2006 e 2007, che il prossimo anno potranno essere inseriti nel Team Auto Eder, la squadra juniores appunto, legata al Team Bora-Hansgrohe.

Ma nello squadrone tedesco non è del tutto la prima volta che si prendono atleti in modo “anomalo”, se così possiamo dire. Un paio di anni fa c’è stato il caso di Anton Palzer. Ex scialpinista di vertice mondiale, il tedesco si è ben adattato alla strada e al termine della sua prima stagione ha concluso la Vuelta. Non poco…

Anton Palzer (classe 1993) è alla 3ª stagione da pro’, ma è già esperto. Preziosi i suoi consigli per i ragazzi del Red Bull Junior Brothers
Anton Palzer (classe 1993) è alla 3ª stagione da pro’, ma è già esperto. Preziosi i suoi consigli per i ragazzi del Red Bull Junior Brothers

I consigli di “Toni”

Proprio Anton Palzer qualche giorno fa, in un incontro web, ha elargito consigli preziosi su come affrontare al meglio i segmenti Zwift su cui si baserà il grosso della selezione del Red Bull Junior Brothers.  

Al suo fianco, tra gli altri, c’era anche Dan Lorang, performance coach della Bora-Hansgrohe, che ha allargato molto il discorso sulla preparazione.

In particolare Palzer si è espresso sul riscaldamento. «Mediamente – ha detto il corridore bavarese – prima delle mie sessioni su Zwift, mi riscaldo per venti minuti. Questo è un passaggio molto importante, anche nell’allenamento indoor. Venti minuti in cui cerco di non forzare troppo, di “assestarmi sulla bici”. Poi inizio a spingere».

Ed è molto importante anche l’idratazione. Palzer stesso ha detto di bere con molta frequenza. Anche un paio di borracce ogni ora.

«E’ poi importante capire la tipologia del segmento per riuscire a gestire lo sforzo al meglio, tanto più che sei solo. Su strada ci sono gli altri, c’è la velocità, la tattica… Quando sei indoor rischi di essere “troppo” concentrato e di spingere troppo», ha aggiunto Palzer.

Jay Vine è l’emblema del corridore arrivato tra i pro’ attraverso il concorso di ciclismo virtuale (foto Zwift)
Jay Vine è l’emblema del corridore arrivato tra i pro’ attraverso il concorso di ciclismo virtuale (foto Zwift)

Altri muscoli

Ma visto il concorso e i suoi segmenti, si è parlato parecchio dei distretti muscolari coinvolti. E dell’inevitabile paragone con il ciclismo su strada e quello sulla piattaforma Zwift. Non si tratta solo di wattaggi, che sono più bassi di circa il 10%, ma proprio di utilizzo dei distretti muscolari.

«In effetti i muscoli – ha detto in questo caso il coach Lorang – sono gli stessi ma usati in modo diverso. Già il fatto di non dover controbattere l’equilibrio comporta di per sé un utilizzo differente degli stressi distretti.  Sui rulli si tende ad utilizzare più la parte anteriore dei muscoli».

Il senso del discorso è che si svincolano un po’ di più la schiena e la parte posteriore. Specialmente quando ci si alza sui pedali. Anche la forza delle braccia in qualche modo viene “smussata”.

A tal proposito è molto importante mantenere alta la cadenza ed essere molto concentrati anche sui dati output della piattaforma. In questo caso, più che mai, le sessioni su Zwift diventano quasi una cronometro, questi numeri posso contribuire a fare la differenza. Anche se si è dei giovanissimi atleti…

Red Bull lancia il suo “X Factor” a due ruote

10.02.2023
5 min
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Zwift fa scuola. Pian piano Jay Vine sta diventando un esempio da seguire e la favola del corridore australiano che, cimentandosi sui rulli di casa collegato alla piattaforma Zwift, alla fine è diventato un’acclamata stella del ciclismo professionistico affascina tanti ragazzi. C’è chi questi sogni li vuole cavalcare. Così Red Bull, azienda da sempre attenta a tutto ciò che dallo sport può tradursi in spettacolo e immagine, ha deciso di investire anche sul ciclismo, prendendo spunto proprio da questa favola.

Nei giorni scorsi è stato siglato un accordo tra la multinazionale e il team WorldTour Bora Hansgrohe per lanciare un nuovo concorso, il “Red Bull Junior Brothers”, un programma di talent scouting che intende trovare i campioni del domani relativamente al ciclismo su strada. Al termine di una lunga selezione, due ragazzi verranno scelti per entrare a far parte dell’Auto Eder, la formazione U19 filiera del team tedesco, quella per intenderci dalla quale sono emersi il campione del mondo di categoria Emil Herzog e il talentuoso estone Romet Pajur.

Pajur Eder 2022
L’estone Pajur, uno dei tanti prodotti dell’Auto Eder, ora alla ricerca di nuovi talenti con Red Bull
Pajur Eder 2022
L’estone Pajur, uno dei tanti prodotti dell’Auto Eder, ora alla ricerca di nuovi talenti con Red Bull

Le tappe del concorso

Il sistema è molto simile a quello messo direttamente in atto da Zwift a favore di Alpecin Deceuninck e Canyon Sram al femminile, ossia la selezione che nel 2022 ha premiato il nostro Luca Vergallito.

Attraverso la pagina del concorso ci si iscrive e si iniziano a registrare le corse sulle piattaforme virtuali Zwift o Strava entro il 31 maggio. I corridori più performanti verranno a quel punto presi in esame per un posto nel Performance Camp, dove in agosto si procederà a uno stage riservato a 15 prescelti. Fra questi verranno selezionati i due ragazzi che a settembre entreranno a far parte del team.

Un’idea che inizia davvero a prendere piede e rivoluzionare le vecchie modalità di fare carriera nel ciclismo: non più solo gavetta nelle categorie giovanili, ma una sorta di “scorciatoia”, come almeno la giudicano molti appassionati legati alla tradizione e poco inclini alle novità, almeno stando ai giudizi sui social. Christian Schrot, responsabile del team giovanile tedesco, spiega come si è arrivati a questa scelta.

«Noi facciamo già scouting in vari luoghi e periodi dell’anno – spiega – ma cercavamo idee per ottenere più attrazione internazionale, portare nel nostro team nuovi talenti sparsi per il mondo. Così, grazie a Red Bull che è già da tempo partner della Bora-Hansgrohe ed è ideale per dare luce a questa iniziativa, ci è venuta l’idea di pianificare una campagna internazionale».

L’obiettivo del concorso è portare due ragazzi a fare apprendistato nel team juniores della Bora (foto Auto Eder)
L’obiettivo del concorso è portare due ragazzi a fare apprendistato nel team juniores della Bora (foto Auto Eder)
L’esperienza di Jay Vine approdato all’Alpecin tramite Zwift ha influito sulla nascita di questa iniziativa?

No, non proprio. Noi abbiamo una società di scouting indipendente che curo personalmente e siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità per trovare talenti. Tradizionalmente andiamo alle gare, osserviamo, prendiamo nota, intessiamo relazioni. Con la Red Bull abbiamo l’opportunità di allargare gli orizzonti e utilizzare anche la loro rete perché Red Bull è già coinvolta nel ciclismo. L’idea di ottenere input attraverso Strava e Zwift è fantastica, sono piattaforme ideali per trovare talenti in giro per il mondo. L’idea è nata da qui.

Non temi che arrivino alle fasi finali del concorso ragazzi con grande potenza, ma privi di esperienza ciclistica?

Ce lo siamo chiesto. Alla fine, stiamo cercando ciclisti che possano vincere le gare, è per questo che facciamo anche uno scouting tradizionale e lavoriamo sulla nostra squadra juniores e under 23. Ma è un’opportunità che devi sempre considerare per trovare talenti eccezionali, ma che non hanno grandi possibilità di correre, di mettersi in mostra. La domanda è pertinente. Noi dobbiamo sì guardare alla forza fisica, alla potenza, ma anche considerare le possibilità di sviluppo nel ciclismo e nella guida, nella tattica e in tutti gli altri aspetti.

Uno dei percorsi virtuali sui quali gli iscritti al concorso potranno cimentarsi
Uno dei percorsi virtuali sui quali gli iscritti al concorso potranno cimentarsi
Quindi l’esperienza ciclistica maturata nelle categorie giovanili potrà essere un fattore determinante per la scelta?

Nella scelta sarà un elemento importante. Guarderemo al carattere, a come l’atleta sta in bici, allo spirito di adattamento, a come può adattarsi in seguito per andare alle corse e anche alle gare juniores. Sono elementi piuttosto importanti. Ecco perché non esaminiamo solo le tradizionali liste di Zwift e Strava. Lo combiniamo anche con un campo di scouting e passiamo tutto al vaglio.

Che cosa cercate nei ragazzi coinvolti nel concorso, quali caratteristiche?

L’obiettivo è dare una borsa di studio per un corridore. Quindi cerchiamo atleti che siano, da un lato ottimi scalatori e dall’altro che possano adattarsi anche alle corse a tappe. Ciò significa che dovrebbero avere una certa resistenza che gli permetta di essere performanti per diversi giorni. E forse anche in seguito essere bravi nelle prove a cronometro, che è anche un fattore importante per vincere un grande Giro.

Herzog, iridato junior, la stella del team Auto Eder oggi approdato alla Hagens Berman Axeons
Herzog, iridato junior, la stella del team Auto Eder oggi approdato alla Hagens Berman Axeons
Secondo te questa diventerà una via più popolare per entrare nel mondo del ciclismo?

Penso che sia un’alternativa. Il modo tradizionale dovrebbe essere ancora andare in un team, imparare il ciclismo dall’inizio. Ma ci sono molti ragazzi di talento che non vanno in bicicletta. Forse fanno, non so, sport invernali o altri sport di resistenza. Attraverso questa campagna abbiamo anche l’opportunità di trovare persone che non sono ancora coinvolte nelle corse.

Da Zwift al ciclismo reale, così Vine ha preso a schiaffi la Vuelta

28.08.2022
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Zwift aveva organizzato un concorso alla fine del 2020. Il vincitore sarebbe stato premiato con un contratto da professionista.

«Per me era una possibilità – racconta Jay Vine – adesso o mai più. Avevo 25 anni, a nessuno importava molto delle competizioni amatoriali australiane. Avevo ottenuto alcuni risultati nelle gare australiane UCI, ma in Europa nessuno ne sapeva nulla. Quindi, se volevo diventare un professionista, quella era la mia occasione. Sì, mi sono preparato in modo molto specifico per quella gara. Comunque in Australia non avevo molto altro da fare. Quando ho saputo che avevo vinto la gara di Zwift, ho capito subito che la mia vita sarebbe cambiata completamente. Avrei dovuto firmare con la ARA Pro Racing Sunshine Coast, mi sono ritrovato alla Alpecin».

E’ stata la sua vittoria della challenge virtuale a lanciare Vine tra i pro’ (foto Zwift)
E’ stata la sua vittoria della challenge virtuale a lanciare Vine tra i pro’ (foto Zwift)

Doppietta spagnola

Ieri Jay Vine, australiano alto 1,84 per 69 chili, ha preso a calci i pregiudizi e vinto la seconda tappa della Vuelta in due giorni. Prima al Pico Jano, precedendo Evenepoel. Poi al Collado Fancuaya, precedendo questa volta Marc Soler.

«Quando Lutsenko ha provato ad attaccare – dice – stavo bene. A quel punto sembrava che non ci sarebbero stati più attacchi. Così ho deciso di mettere un po’ di pressione al gruppo e di accelerare. Quando mi sono guardato intorno dopo il tornante, ho visto che non c’era più nessuno alla mia ruota, così ho continuato. E’ stata una fatica di 25 minuti, ma dopo la mia prima vittoria, avevo molta fiducia. Mi sono davvero divertito. E’ stata una bella giornata».

Anche nei tratti più ripidi della salita, Vine è rimasto seduto alzando la cadenza
Anche nei tratti più ripidi della salita, Vine è rimasto seduto alzando la cadenza

La salita finale non faceva sconti, ma davvero a guardare la compostezza in sella dell’australiano, è venuto di pensare che sia riuscito a trasferire su strada l’attitudine ai grandi sforzi sui rulli, dove non ci si scompone e si lavora tanto sulla frequenza di pedalata.

La prima Vuelta

I fratelli Roodhooft, capi della Alpecin-Deceuninck, sono stati inizialmente molto accorti con il nuovo arrivato australiano. Prima della Vuelta 2021 il suo calendario parlava di appena 15 giorni di gara, anche se il secondo posto al Giro di Turchia aveva fatto intuire il suo talento di scalatore.

«La salita è il mio terreno – diceva forse con eccesso di entusiasmo un anno fa al via della corsa spagnola – cercherò di seguire il più da vicino possibile gli uomini di classifica. Più i percorsi sono difficili, più mi piace. Il caldo? Sono australiano, non dovrebbe essere un problema. Quando sono venuto in Europa, il tempo non era così buono. Ma nelle ultime settimane mi sono allenato principalmente in altura e al caldo. Non ho mai corso in un gruppo così grande, ma non ho paura. Sarà una nuova esperienza e il team mi guida in modo eccellente. La Vuelta è la gara migliore per debuttare. Le strade sono larghe, ci sono poche curve e piove raramente. Voglio imparare il più possibile e restare un ciclista professionista il più a lungo possibile».

Un anno dopo

E’ passato un anno e il vincitore del mondiale sui rulli sta vivendo i giorni più belli della sua carriera. Dopo essersi guadagnato un contratto, Vine è tornato sul luogo del… delitto e ha partecipato nuovamente alla gara di Zwift. 

La vittoria aò Pico Jano, 6ª tappa della Vuelta, è stata una grande sorpresa
La vittoria aò Pico Jano, 6ª tappa della Vuelta, è stata una grande sorpresa

«La competizione quest’anno non è stata eccezionale – sorride – con un velocista come Bryan Cocquard in partenza, non ho avuto scampo. Perché ho deciso di partecipare? Il premio in denaro. C’erano 8.000 euro per il vincitore, per un’ora di ciclismo. Un sacco di soldi, eh? E’ iniziato tutto alla fine del 2019, prima del Covid. Dove vivevo, c’erano gravi incendi boschivi, quindi l’allenamento all’aperto non era un’opzione. Dieci minuti di pedalata all’aperto equivalevano a fumare tre sigarette. Ma io volevo andare bene all’Herald Sun Tour e quindi ho dovuto allenarmi».

Vine è alto 1,84 e pesa 69 chili: numeri da scalatore e azione sempre composta
Vine è alto 1,84 e pesa 69 chili: numeri da scalatore e azione sempre composta

«Poi è arrivato il Covid anche in Australia e improvvisamente non ci è stato più permesso di lasciare la nostra casa. La soluzione? Continuare sui rulli. Ma intanto vedevo diminuire le mie possibilità di una carriera da professionista. Finché all’improvviso è saltata fuori quella competizione della Zwift Academy».

Stupore permanente

Quando vive in Europa, fa base ad Andorra. Si allena in altura e racconta che se anche venisse convocato per il mondiale australiano, gli piacerebbe comunque tornare in Europa e partecipare alle corse italiane di fine stagione.

Seconda tappa vinta da Vine in due giorni, la sorpresa continua…
Seconda tappa vinta da Vine in due giorni, la sorpresa continua…

«Se mi chiedete di confrontare la mia vita con quella di un anno fa – sorride – non trovo le parole per descrivere la mia situazione. Faccio parte di una squadra vincente. Non ho perso un minuto dell’ultimo Tour de France e anche lì abbiamo vinto delle tappe. E’ davvero bello far parte di una squadra del genere. Un anno fa partecipavo a gare amatoriali in Australia, in un gruppo di quaranta corridori. Oggi sono in uno dei Grandi Giri al fianco di corridori che hanno vinto grandi corse, inclusi tre campioni olimpici. Ho vinto due tappe e questo è davvero surreale. Rimarrò stupito per i prossimi diciotto giorni».

Technogym Ride, la bici per l’indoor più connessa di sempre

12.03.2022
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Technogym presenta Ride, la prima bici indoor progettata dai campioni del ciclismo per l’allenamento del ciclista, a casa ed in palestra. La sua peculiarità è il collegamento e la compatibilità con le app dedicate al training. Una varietà, senza precedenti, di programmi di allenamento e percorsi virtuali, compresa la possibilità di correre il Giro d’Italia nella propria casa. 

Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti
Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti

Simulazione indoor

Ogni ciclista sogna di poter pedalare ogni giorno sull’Alpe D’Huez, sulle Dolomiti o negli altopiani dell’Islanda. Technogym Ride ha uno schermo di 22” che permette di vivere un’esperienza indoor immersiva. Grazie ad un solo log-in, senza difficoltà di installazione e configurazione, consente di accedere comodamente alle app e contenuti di allenamento preferiti.  

Direttamente sulla console integrata, è possibile collegarsi alle principali app utilizzate dai ciclisti – fra cui Zwift, Strava, Rouvy, TrainingPeaks – a numerose app di intrattenimento – Netflix, YouTube e molte altre. In alternativa è possibile scegliere i programmi TNT (Technogym Neuromuscolar Training) studiati dal Centro Ricerche Technogym, che prevedono il miglioramento sia delle qualità metaboliche che di quelle neuromuscolari. Spazio anche all’impostazione fai da te, con un allenamento su misura costituito da step di intensità e durata, completamente personalizzato sugli obiettivi personali. 

Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione
Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione

Tanta potenza

Dal punto di vista della biomeccanica, Technogym Ride, è dotata di un vero e proprio cambio e offre un feeling di pedalata realistico. Infatti il tempo di reazione è molto veloce e va da 0 a 1.000 watt in mezzo secondo

Silenziosa ed ideale per la casa, la Ride grazie alla geometria del telaio a V è in grado di riproporre misure che vanno da 50 a 58+. Inoltre le pedivelle sono regolabili in 3 posizioni ed i “Fast Buttons” permettono di accedere alle varie modalità di lavoro (potenza costante, pendenza, percentuali di FTP) e posizioni di utilizzo. 

Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani
Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani

L’evento e i testimonial

L’anteprima a Milano di Technogym Ride è stata organizzata in collaborazione con il Giro d’Italia. Technogym è infatti partner di Giro d’Italia Virtual, il progetto di indoor cycling sviluppato da RCS Sport. Gli appassionati di ciclismo vivono, in sella alla propria Ride, attraverso una piattaforma digitale sviluppata da BKOOL e compatibile con il Technogym Ecosystem, una simulazione 3D, video reale e pedalata di ogni tappa.

Da oltre 30 anni, l’azienda collabora con i campioni di ciclismo, a partire dal team professionistico MG-Technogym di Gianni Bugno negli anni ‘90, fino alle collaborazioni con i campioni di oggi: da Elia Viviani a Martina Fidanza. Alla presentazione erano presenti molti atleti di spicco come l’oro olimpico Francesco Lamon e campioni di altri sport come Jury Chechi.

Technogym

Ciclismo indoor, analogie e differenze: sentiamo Cigala

12.03.2022
6 min
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Matteo Cigala, ex corridore o ancora corridore: dipende dai punti di vista! Italiano, trapiantato in Irlanda, Matteo è un preparatore ma anche uno dei più forti ciclisti indoor al mondo. Ha preso parte anche al mondiale su Zwift.

All’inizio aveva provato per conoscere meglio il suo strumento di lavoro, il rullo, poi con la pandemia c’è stato il boom. «Pensate – racconta Cigala – che le gare che avevo proposto alla Federciclo irlandese erano diventate l’evento sportivo maggiore dell’isola. Si gareggiava il sabato mattina. E da lì in poi è stato un crescendo».

Di certo il mondo del ciclismo indoor è enorme e meno scontato, molto meno scontato, di quel che si possa pensare. Non è solo salire su un rullo e pedalare forte. C’è molto di più: tecnologia (del rullo e dei rilevatori), realtà virtuale e gare hanno rivoluzionato questo settore… Anche se forse sarebbe meglio dire che lo hanno creato, visto che non esisteva fino a pochi anni fa. Almeno non in questa misura. E si capisce anche perché molti pro’ eseguano alcune sessioni di allenamento proprio sui rulli.

Matteo Cigala è stato un dilettante di ottimo livello. Adesso è un preparatore e un granfondista di spicco
Matteo Cigala è stato un dilettante di ottimo livello. Adesso è un preparatore e un granfondista di spicco
Matteo, che analogie ci sono con il ciclismo su strada?

In molti pensano che si tratti di pedalare su un rullo e via. Ma bisogna invece conoscere bene la piattaforma sulla quale si sta facendo l’attività. Bisogna conoscere il percorso, gli avversari, gli strumenti. Di analogia c’è il fatto che si pedala e si fa fatica. 

Cosa significa conoscere il rullo?

Devi sapere come reagisce il rullo alla potenza che esprimi. Le “power up” che sono delle “fortune” (dei bonus, ndr) quando passi sotto un arco di un Gpm, di un traguardo volante… ti danno dei piccoli vantaggi da sfruttare in determinati momenti. Per questo dico sempre che devi essere un tutt’uno col tuo avatar.

Non è un semplice rullo, ma si parla di “realtà virtuale”…

Per esempio si sente la scia. Come? Diminuisce la potenza richiesta per stare in quel gruppo o mantenere quella velocità. Una gara virtuale non è una “crono” come molti pensano. C’è tattica.

Che tipo di corridore è quello indoor?

Certamente è un corridore esplosivo, un atleta che sa trarre il massimo in determinate tempistiche e che sa capire il momento in cui attaccare. Anche perché non puoi vedere il linguaggio del corpo, cioè guardare in faccia un rivale per capire come sta.

L’avatar: per Cigala è ben più di un disegno, bisogna “sentirlo” in qualche modo. La differenza coi vecchi rulli è tutta lì
L’avatar: per Cigala è ben più di un disegno, bisogna “sentirlo” in qualche modo. La differenza coi vecchi rulli è tutta lì
Ci sono molte variabili?

Sì e sono variabili realistiche e per capirle bisogna avere esperienza. E’ come in un videogioco di F1, non è che la prima volta giochi subito al livello massimo.

Ti alleni e vai anche su strada: come adatti i “due ciclismi”?

Sì, sì… vado anche su strada. Recentemente ho vinto la Medio Fondo della Strade Bianche. C’è una bella differenza. Su strada le gare sono più lunghe, su Zwift si parla di un’ora circa. E anche la pedalata è diversa.

Ecco, in che cosa è diversa? Facciamo un paragone nel fare una salita su strada e indoor…

Su strada sicuramente si va un po’ più agili. E questo succede sia negli allenamenti che in corsa. E forse io faccio meno fuorisella. Sul rullo invece la pedalata è diversa: non ci sono buche, non ci sono curve e il rullo trasmette (e richiede) sempre la tua potenza. Continuamente, non c’è sosta. La cadenza è un po’ più bassa, la potenza più alta e costante appunto. Non fluttua.

Wattaggi: che differenza c’è?

Non dico che sono gli stessi, ma sono molto simili. In volata, o comunque negli sforzi che vanno dai 3” ai 20” sono più bassi perché non usi al massimo anche la parte alta del corpo. Mentre sono più alti per gli sforzi dai 30” ai 2′ proprio perché tutto è più fluido, non ci sono buche, curve… Mentre oltre i 10′, subentrano altri fattori come la ventilazione.

Van der Poel oltre ad essere un uomo immagine di Zwift, usa spesso questa piattaforma per allenarsi (Foto C. Vos)
Van der Poel oltre ad essere un uomo immagine di Zwift, usa spesso questa piattaforma per allenarsi (Foto C. Vos)
La ventilazione?

E’ uno dei fattori fondamentali per performare indoor. Se, come me, lavori spesso sui rulli (3-4 volte a settimana; 2 anche d’estate) devi investire sull’ambiente in cui fai il tuo allenamento. E per investire non intendo in denaro, o almeno non solo. Intendo curare il tuo ambiente.

E come deve essere la stanza in cui si pedala?

Sicuramente fresca ed areata. Io per esempio faccio la mia attività indoor in una stanza vetrata che si può aprire moltissimo (come si nota nella foto di apertura, ndr). Pensate che c’è quasi la stessa temperatura esterna. In più ho il ventilatore Wahoo che è molto valido. Per farla breve: io raramente sudo. Di sicuro per terra non c’è il classico laghetto di sudore da rulli.

Con l’abbigliamento come ci si veste?

Pantaloncino corto e maglia traforata. Ho sempre un asciugamano che appoggio sul manubrio o, molto più spesso, su un “mobiletto” al mio fianco, dove ci sono anche i gel e la borraccia.

Bene, hai introdotto anche il discorso dell’alimentazione. Come ci si regola?

Si corre per un’ora circa. Mangio tre ore prima. Ma non molto. Cerco di ingerire carboidrati e cibi glicemici: quindi riso o pasta, ma poca. E poi aggiungo una barretta se ne sento il bisogno. Prima del via prendo un gel e in gara assumo un gel e un mix di carboidrati nella borraccia. Al mondiale, che è stato un po’ più lungo, ho preso tre gel, ma solo acqua nella borraccia. Poi ognuno ha le sue abitudini e le sue strategie. Per gare meno importanti e allenamenti chiaramente mangio meno.

E’ chiaro: l’intensità dello sforzo fa variare molto il dispendio energetico…

Per il mondiale sono stato sui rulli per quasi due ore: 40′ di riscaldamento e un’ora e un quarto di gara, che era lunga 55 chilometri. Lì, ho cercato d’ingerire 70-80 grammi di carboidrati all’ora, che è una dose molto elevata. 

Servono grandi quantità di carboidrati in relazione alla breve durata per rendere al massimo in una gara indoor visto lo sforzo violento
Servono grandi quantità di carboidrati in relazione alla breve durata per rendere al massimo in una gara indoor visto lo sforzo violento
Quanto fuorisoglia si fa mediamente in una gara su Zwift?

Dipende molto dalla gara, dal livello, dal percorso… Spesso si è sotto la soglia, anche se di poco, ma ci sono anche diversi periodi di 1′-3′ anche in Z5-Z6 (le intensità più elevate, ndr). 

Puoi darci qualche numero?

Il mondiale, per esempio, è durato un’ora e 15′. Ho tenuto una cadenza media di 78 rpm (alla Strade Bianche è stata di 87 rpm). Ho passato il 22% in Z1; il 27% in Z2; il 16% in Z3; il 12% in Z4; l’8% in Z5, il 9,4% in Z6 e il 5,8% in Z7. In pratica il 36% del tempo è passato tra soglia (Z3-Z4) e fuorisoglia (Z5, Z6, Z7), questo in rapporto ai watt. Questa percentuale scende al 22% se si fa riferimento alle frequenze cardiache.

Altri accorgimenti particolari, Matteo?

Come ho detto l’esperienza conta moltissimo. Io per esempio cerco di rendere molto stabile il mio rullo e ci metto un peso. Mentre per guadagnare delle piccole percentuali di watt sgonfio un po’ la gomma per avere quell’”effetto molla” quando si pedala fuori sella o si sprinta.

Stepgear: dalle supercar a Marte, il concetto di rullo del futuro

18.02.2022
5 min
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Ricordate il ciclomulino? Stepgear ha rivoluzionato il concetto e lo ha proiettato nel futuro. Le tecnologie per la creazione di questi rulli sono utilizzate da supercar da centinaia di migliaia di euro e dai rover che attualmente macinano metri sulla terra rossa di Marte. Tanta innovazione, interamente progettata e prodotta in Italia, per la precisione a Ronconfreddo (FC). Il tutto in un’azienda a impatto zero che con un occhio costante all’ambiente riscrive dalla base la filosofia di allenamento indoor. Scopriamo insieme al titolare Daniele Bartoli, Stepgear e i suoi prodotti. 

SG-3 è Il’home trainer interattivo che combina le tecnologie Air Drive e un generatore a flusso assiale
SG-3 è Il’home trainer interattivo che combina le tecnologie Air Drive e un generatore a flusso assiale
Come’è nata Stepgear?

Siamo un’azienda giovane, fondata nel 2019, con la mission di fare attrezzature sportive legate al ciclismo. Siamo partiti con un prodotto, l’SG-1, che partiva con le caratteristiche del ciclomulino. Partendo dai vantaggi della fluidità del ritmo di pedalata. Abbiamo cambiato il design e il funzionamento rendendolo meno ingombrante e meno rumoroso. 

Come si è evoluto il progetto?

Abbiamo visto che il primo prodotto ha riscontrato successo e feedback positivi e da li abbiamo creato altri due prodotti come SG-3 e SG-360. Il primo è un prodotto interattivo, con simulazione di resistenza che varia in base all’intensità. Mentre il secondo è un Totem utilizzato come interfaccia grafica e simulazione salita.

Quali referenze avevate prima di fondare questa azienda?

Io da diversi anni ho uno studio tecnico, sono un ingegnere meccatronico, abbiamo sempre fatto per conto di terzi robotica e automazione industriale. Sistemi che non centrano con il mondo del ciclismo. Poi per passione e possibilità ci siamo lanciati in questo mondo. L’idea era di differenziarsi dalla concorrenza. Tolte le grandi marche e la grande produzione. Abbiamo deciso di concentrarci su di un prodotto che si differenziasse e fosse fabbricato interamente in Italia. Incentrato sulla qualità dei materiali e la personalizzazione.

SG-360, il totem è progettato per un allenamento multifunzionale e multisensoriale
SG-360, il totem è progettato per un allenamento multifunzionale e multisensoriale
Il materiale che utilizzate vi rende già esclusivi e differenti dalla concorrenza…

Il materiale che abbiamo scelto è il Krion®. Un sinterizzato di bauxite PMMA. Rientra nelle plastiche, ma è molto differente. I suoi pregi sono: flessibilità, leggerezza, isolamento acustico e resistenza ai graffi.

Parlaci di questo materiale…

E’ una sorta di un mix di materiale plastico e bauxite realizzato in fogli che poi viene trattato. Sono quindi lastre con caratteristiche di resistenza simili alle plastiche come leggerezza ma più resistenti e rigide. Un materiale costoso che viene utilizzato nei lavandini dei bagni e nell’ambiente casalingo perché molto qualitativo e versatile.

A rendere questi prodotti unici un altro aspetto importante è la personalizzazione…

Lavoriamo artigianalmente. Abbiamo la possibilità di fornire caratteristiche specifiche come colori e dimensioni. Mettere accessori specifici piuttosto che altri. Sono concepiti come se fossero delle supercar e la personalizzazione su misura è alla base di questo concetto.

SG-1 permette un allenamento professional con semplicità di utilizzo e di trasporto
SG-1 permette un allenamento professional con semplicità di utilizzo e di trasporto
Oltre alla ricerca e sviluppo siete attenti anche all’ambiente?

Ci teniamo molto all’aspetto green dell’azienda. Gli stabilimenti di produzione e progettazione sono a impatto zero e certificati CasaClima Gold Nature. Inoltre utti i prodotti, non hanno bisogno di alimentazione elettrica. Funzionano meccanicamente. SG-3 ha un motore che viene utilizzato come alimentatore. Quindi il rullo viene frenato ma genera alimentazione elettrica. Può inoltre essere utilizzato anche per caricare anche dispositivi esterni.

Come si chiama questa tecnologia?

Generatore a flusso assiale. Prodotto da Lucchi R. di Rimini. Questi motori sono i più compatti e con il migliore peso potenza in circolazione. Tant’è che aziende come: Lamborghini, Porche, Ferrari e molte altre si riforniscono da loro e li usano per le loro parti ibride. Lo stesso motore viene utilizzato sui rover che ci sono su Marte. Ci siamo spinti molto oltre. 

Il generatore di flusso assiale garantisce potenze maggiori, dimensioni ridotte e maggiore robustezza ed affidabilità
Il generatore di flusso assiale garantisce potenze maggiori, dimensioni ridotte e maggiore robustezza ed affidabilità
Parliamo della tecnologia del SG-1, il vostro prodotto di entrata…

SG-1 sfrutta la funzione Air Drive. Tecnologia che grazie a delle pale che muovono l’aria, simula la resistenza che si ha in strada. SG-3 ha la stessa tecnologia ma viene combinata anche con quella magnetica del motore. Per il resto come strutture sono analoghe. Se non per il fatto del motore e della gestione elettronica e della console dedicata del nostro top di gamma.

Il Totem SG-360 è un altro prodotto della vostra gamma. Come funziona?

E’ un prodotto a sé stante. Può funzionare non solo con i nostri rulli ma anche con altri prodotti. Legato a Zwift e altre piattaforme. La sua struttura è fatta in Krion® e curato anche come caratteristiche tecniche e visive. Può essere utilizzato combinandolo con il rullo ma anche per altre attività in casa, visto che è un computer touch da 32’’. 

A chiudere le vostre proposte, troviamo l’SG-H, ideato per handbike…

Esatto, è stato inoltre pensato e sviluppato con Obbiettivo3, l’associazione di Alex Zanardi. E’ un prodotto di nicchia ma a cui teniamo molto. È unico nel suo genere perché interamente concepito per questa pratica. Non è un rullo standard adattato ma si è partiti quasi da un foglio bianco. Questo ci ha permesso di sponsorizzare anche atleti paralimpici.

Collaborate con team nel mondo del ciclismo?

Si, tra questi siamo partner tecnici della Drone Hopper-Androni, a breve annunceremo la BePink, e collaboriamo anche la squadra neozelandese Global 6 Cycling. Siamo presenti nel mondo della Mtb, molti triatleti e varie discipline correlate al ciclismo. Siamo orientati al ciclismo professionistico. Un passo alla volta, stiamo prendendo confidenza con questo mondo e iniziamo a essere ricercati. 

Stepgear

Zwift e il Tour Femme: cosa c’è dietro? Scopriamolo…

14.12.2021
4 min
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La notizia che il Tour de France Femme si faccia è una certezza e si aspetta con trepidazione il 24 luglio. Ma accanto al nome della Boucle femminile si è aggiunto un “avec Zwift: la piattaforma di allenamento online infatti sarà sponsor ufficiale della competizione. Un grosso indizio che conferisce sempre più importanza a questa competizione che mancava all’appello ormai da tempo.

Il montepremi è di circa 250.000 euro, non è certo lo stesso importo degli uomini ma abbastanza per diventare la corsa femminile più ricca al mondo. Un punto di partenza che fa riflettere, così come la partecipazione di uno sponsor come Zwift che si occupa di corse virtuali, per cui il sostegno allo sport femminile è sempre stato un cavallo di battaglia

Nel 2020 era andato in scena il Virtual Tour de France sulla piattaforma Zwift
Nel 2020 era andato in scena il Virtual Tour de France sulla piattaforma Zwift

Che cos’è Zwift?

Per comprendere il messaggio dell’azienda, si deve prima capire che cosa sia il sistema. Zwift è un programma di allenamento fitness online per il ciclismo. Gli utenti utilizzano un rullo fisso a casa mentre navigano in mondi virtuali. Escursioni di gruppo, corse e allenamenti insieme ad altri utenti. I dati del rullo, il peso dell’atleta e il tipo di attrezzatura vengono trasmessi alla pedana che traduce in velocità e potenza. Viene applicato inoltre un sistema di resistenza adattivo a seconda del terreno, così come per la pendenza. La piattaforma è disponibile sia dal web utilizzando un computer sia tramite un’applicazione mobile su Android o iOS. Per usufruire della piattaforma è necessario un abbonamento mensile.

La Zwift Accademy è nata nel 2016 e ha portato al professionismo sei atleti
La Zwift Accademy è nata nel 2016 e ha portato al professionismo sei atleti

Zwift Academy

Una delle campagne che rendono Zwift un precursore anche sotto l’aspetto della parità di genere, è la Zwift Academy, nata nel 2016: il programma di allenamento che ha spopolato nel durante il lockdown del 2020. Dà la possibilità al migliore di sottoscrivere un contratto con l’Alpecin-Fenix per gli uomini e Canyon-Sram per le donne. Una sorta di test democratico che fa eccellere le qualità senza procuratori e altri elementi esterni. Dalla sua nascita, la Accademy ha portato al professionismo ben sei atleti.

La piattaforma virtuale è diventata così un trampolino di lancio per il professionismo partendo dal proprio salotto. Questo concetto è potenzialmente lo stesso che si vuole raggiungere con la partnership del Tour donne. Dare quindi il contributo a una corsa che sia di ispirazione e porti le giovani ragazze dal sogno nel cassetto alla sua realizzazione, e perché no anche attraverso i mezzi virtuali.

La piattaforma online permette di allenarsi in modo interattivo con il proprio rullo
La piattaforma online permette di allenarsi in modo interattivo con il proprio rullo

Realtà e virtuale

Un parallelismo tra realtà e virtuale, con un unico scopo, che spiega il perché della sponsorizzazione. Kate Veronneau, direttore della strategia e dei contenuti femminili di Zwift, commenta così alla presentazione del Tour de France Femme avec Zwift.

«Sì, Zwift è un mondo virtuale e noi possiamo fare le nostre regole – dice – per cui uomini e donne siano uguali. Ma come azienda vogliamo usare questa influenza oltre il mondo virtuale. Vogliamo essere leader anche nella realtà. Per costruire un modello sostenibile per il ciclismo femminile. Dobbiamo portare con noi l’intero sistema».

Pare chiaro che questo interesse dell’azienda californiana sia solo il punto di partenza e non un fine immediato, al di la della visibilità legata alla pubblicità dirette.

La volontà di esserci

Alla base del sostegno a questa grande corsa, c’è sicuramente la volontà di farne parte. «Questo è un annuncio incredibilmente importante – dice Eric Min, CEO e co-fondatore di Zwift – per aiutare a far crescere e sviluppare lo sport. Il successo del Virtual Tour de France su Zwift lo scorso anno è stato notevole, ma ci sono voluti molti mesi per realizzarlo. E adesso sia Zwift che l’ASO sono lieti di trasformare il sogno in realtà. Sono stato a lungo un fan dello stile offensivo delle corse femminili. Credo davvero che il gruppo femminile disponga di alcune delle corse ciclistiche più emozionanti da guardare. Sono orgoglioso di poter svolgere un ruolo importante nel rendere il Tour de France Femmes avec Zwift una realtà nel 2022. Insieme possiamo portare il ciclismo femminile a un pubblico più ampio e ispirare le nuove generazioni di cicliste per gli anni a venire».

Castelli supporta l’iniziativa “Ride with Reggie”

06.11.2021
3 min
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Pedalare insieme per creare un mondo di possibilità. L’abbinamento tra Castelli e l’ex stella NBA Reggie Miller potrebbe essere sintetizzato così. Un binomio vincente con un grande obiettivo: quello supportare i College e le Università frequentati dalla comunità afroamericana. Sport, comunità, inclusione e visione: sono questi gli ingredienti per creare un vero e proprio cambiamento significativo.

Appuntamento su Zwift

Castelli ha da qualche giorno ufficializzato l’iniziativa “Ride with Reggie”. Finalizzata a supportare i College e le Università storicamente frequentate dalla comunità afroamericana negli Stati Uniti. Miller e il noto brand veneto dell’abbigliamento si sono uniti per creare una sinergia vincente, con l’obiettivo di generare delle possibilità concrete attraverso una raccolta fondi. Un’iniziativa che nasce dalla convinzione che il ciclismo possa dare speranza e possibilità.

L’appuntamento è per una pedalata su Zwift, mentre parallelamente si svolgerà anche una vendita online di maglie e scaldacollo Castelli in edizione limitata. I proventi saranno devoluti alle Università e ai college per supportare il programma di sviluppo del ciclismo.

«Per tutto il corso della mia vita – ha dichiarato Miller – ho superato ostacoli e mi sono messo continuamente alla prova con gli altri. Che fosse giocare a basket nel cortile di casa o calcare il parquet della NBA. Ho cambiato l’area di gioco e sono passato dal campetto da basket alla strada. Adesso indosso un’altra divisa da gioco, ma sempre con lo stesso obiettivo: rendere lo sport che amo più accogliente ed inclusivo».

La bici oltre le barriere

Ma l’intervento di Miler non si ferma qui. «Credo che il ciclismo – dice – possa trascendere dalle limitazioni personali e dalle abilità fisiche. E’ indipendente dal noi e voi, dal lui e lei. Il ciclismo può dare una voce a tutti quelli che si sentono inascoltati e dare loro speranza. Voglio che tutti provino quest’esperienza, queste emozioni e queste opportunità. Abbiamo la possibilità di urlare con forza che vogliamo maggiore diversità nel ciclismo, e credo che collettivamente possiamo portare un cambiamento significativo in questo sport e nella nostra società. Aiutami a confermare che insieme possiamo farcela».

Una causa importante

“Ride with Reggie” si svolgerà oggi, sabato 6 novembre alle 16, sulla piattaforma Zwift e “lungo” un percorso di 49 chilometri. Castelli Cycling, che dal 1876 anima e veste il mondo del ciclismo, ha creato questo progetto per coniugare passione, speranza e inclusività. L’iniziativa mira ad accogliere tutti coloro che desiderano fortemente una possibilità e che vogliono riscoprirsi nel ciclismo. Una vera e propria “scossa” per donare speranza attraverso l’aiuto e la solidarietà di tutti coloro che vogliono contribuire a questo importante cambiamento.

Castelli