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Bike Exchange, il nuovo anno inizia dalla tavola

27.10.2022
6 min
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Cambiare squadra è più complesso del ricevere una maglia d’altro colore e un nuovo modello di bici. Spesso significa entrare in un ecosistema in cui le differenze riguardano la lingua, la preparazione e anche il modo di mangiare. Se il nuovo team ha infatti una struttura all’avanguardia, metterà a disposizione del corridore anche professionalità con le quali dovrà interagire per raggiungere gli obiettivi concordati. Laura Martinelli è dal 2022 la nutrizionista della Bike Exchange-Jayco, chiamata dal team manager Brent Copeland con cui aveva lavorato già dai primi tempi al Team Bahrain-Merida. E se il suo lavoro è ormai avviato con gli atleti che già c’erano, come Sobrero ad esempio o Michael Matthews, questo è il periodo in cui si gettano le basi per la conoscenza dei nuovi e non è sempre una fase di poco conto.

«Farei un distinguo iniziale – spiega – se l’atleta è esperto o non lo è, perché l’esperienza è preziosa. Se l’atleta è esperto, mi può dare anche un giudizio affidabile di cui posso fare veramente tesoro, risparmiando anche un po’ di tempo. Mentre magari con i giovani siamo noi che dobbiamo dare dei punti di riferimento. Con l’atleta giovane ci si trova non dico una tabula rasa, però lui per primo potrebbe dare delle opinioni legate a esperienze passate, che magari non sono proprio così veritiere. Perché ha 18-19 anni e quindi potrebbe avere una visione falsata di quello che è effettivamente bene per lui. Mentre l’atleta esperto sa già cosa va bene e cosa non va bene, quindi nell’anamnesi iniziale do paradossalmente più spazio all’atleta esperto, perché so già che andrà a facilitare il mio lavoro».

Con Matthews, qui vincitore della tappa di Mende al Tour, si tratta di dare un seguito al lavoro già impostato
Con Matthews, qui vincitore della tappa di Mende al Tour, si tratta di dare un seguito al lavoro già impostato
DI solito i preparatori studiano i file e ricevono le tabelle di allenamento del nuovo atleta. Per il nutrizionista è la stessa cosa?

Per come lavoro io, chiedere il materiale di altri colleghi è l’ultima cosa, proprio per rispetto verso di loro. Poi se è l’atleta che lo vuole condividere, allora perché no? Alla fine è proprietà sua. Piuttosto vado a chiedere informazioni sul percorso fatto finora. Gli chiedo quale tipo di cammino abbia seguito. Difficilmente, se c’è una necessità di cambiamento, l’atleta arriva e mi fa vedere la tabella del vecchio nutrizionista. Magari me lo dice a voce. Se invece vuole darmela, mi serve come base di partenza. Io ho un approccio forse molto… latino, molto caldo. Quindi preferisco sempre guardarli negli occhi, soprattutto all’inizio. E chiedergli come stiano mangiando, sganciandomi dalla tabella, che magari neanche sono sempre riusciti a seguire.

Ci sono abitudini diverse in ogni squadra, in ogni atleta, in ogni parte del mondo…

Diciamo che ci sono sempre più modi di fare le cose fatte bene, secondo me, per arrivare a certi livelli, soprattutto ad una certa età. Quindi se prendiamo Letizia Paternoster che, pur essendo giovane, ha dalla sua una buona impostazione alimentare, anche se non ottima, ha il fisico che le permette di compensare le eventuali lacune. Invece mi è capitato di lavorare con un atleta di 35 anni, che mi ha detto: «Proprio perché sto invecchiando, mi accorgo che non riesco a compensare fisicamente, per cui vorrei aggiungere più attenzione alimentare». Non aveva mai lavorato con un nutrizionista, ma se era arrivato bene a quell’età, evidentemente l’impostazione era corretta. Perché l’atleta vede, sente e percepisce che se ad esempio mangia lo spezzatino prima di andare in allenamento gli viene mal di pancia. Se invece mangia il porridge sta bene. Quindi magari tante volte ci si arriva con tentativi empirici

Tra i nuovi alla Bike Exchange c’è Zana, con cui il lavoro parte dall’anamnesi per individuare semmai nuove linee guida
Tra i nuovi alla Bike Exchange c’è Zana, con cui il lavoro parte dall’anamnesi per individuare semmai nuove linee guida
Hai parlato di Paternoster, che nel 2023 sposterà l’attenzione dalla pista alla strada: cambia anche l’alimentazione?

Cambierà proprio tutto. L’alimentazione sarà completamente diversa perché diverse sono le esigenze. Anche in termini di composizione corporea, le cose cambiano totalmente. Quindi, già in termini di rapporto potenza/peso le esigenze della pista sono diverse rispetto a quelle della strada, per cui sarà una bella sfida. Ne abbiamo parlato insieme proprio a Torino alle visite mediche. Ci siamo guardate negli occhi e le ho detto: «Bene, qua bisogna tirarsi su le maniche». Una letteratura che studi chi faccia insieme strada e pista non c’è. La letteratura magari studia i pistard e studia i ciclisti su strada, quindi ho detto: «Letizia, uniamo le forze spalla a spalla!». Poi lei è super, nel senso che è partita carichissima. Dobbiamo cercare l’equilibrio, perché è difficilissimo secondo me farli andare forte in pista e anche su strada.

Perché?

I periodi non devono coincidere e non è banale farlo comprendere alla squadra, che magari vede di buon occhio che un atleta oggi vada in pista, purché domani sia lì a fare la volata. Senza considerare che le esigenze fisiche sono totalmente diverse

Stybar, qui seguito da Van der Poel al mondiale gravel, sarà uno dei nuovi innesti nel Team Bike Exchange-Jayco
Stybar, qui seguito da Van der Poel al mondiale gravel, sarà uno dei nuovi innesti nel Team Bike Exchange-Jayco
Fra i nuovi c’è Stybar, non proprio l’ultimo arrivato…

L’approccio del corridore fa la differenza e io da lui sono rimasta veramente molto stupita in positivo. Inizialmente gli ho offerto anche la possibilità di non coinvolgermi troppo, dato che parliamo di un vincitore di classiche. Di andare avanti come sempre e poi di iniziare a collaborare. Lui invece era curioso di sapere in cosa potrebbe ancora migliorare. A questi livelli, gli errori ci sono raramente. Ci possono essere delle imperfezioni, ma soprattutto delle situazioni, delle abitudini, degli scenari che andavano bene una volta e non vanno più bene ora.

Ad esempio?

L’arrivo di un bambino, che magari ti costringe a cambiare gli orari della cena, come nel caso di Stybar. Sono situazioni da analizzare e non trascurare. Quindi magari si possono trovare delle soluzioni migliori rispetto a quelle che ci sono. A volte si continua a fare come si è sempre fatto, senza capire che da un lato si può perdere l’effetto e dall’altro il corridore potrebbe aver cambiato abitudini. Tante volte non ci sono errori, però ci sono cambiamenti necessari, chiamiamoli così.

Come per l’allenamento, in fondo…

Il corpo di per sé è restio al cambiamento, per cui una volta che lui trova il suo equilibrio, si ferma lì. Stybar invece è molto proattivo e propositivo e ha già detto che dovremo sederci a tavolino, io gli spiegherò come lo vedo e poi lui con la sua esperienza valuterà se provare o non provare.

Al via del Giro 2022 da Budapest, Laura Martinelli con Eros Stangherlin, chef del Team Bike Exchange
Al via del Giro 2022 da Budapest, Laura Martinelli con Eros Stangherlin, chef del Team Bike Exchange
Quanto tempo serve per poter dire di conoscere il nuovo atleta? 

Non c’è una scadenza. Lo capisco quando viene da me e mi chiede di bere un caffè insieme. Quando si comincia a interagire, anche non per necessità. Per piacere è un parolone, però capita appunto che l’atleta venga e non sei tu ad averlo chiamato. Quindi magari ti vede al bar, ti vede a fare una camminata, si affianca e si comincia a parlare. In questo devo dire grazie a Brent Copeland che ci permette di vivere questa fase senza fretta. So di squadre in cui l’obiettivo comanda sui rapporti umani, per cui si imposta una tabella e da quella non si prescinde. Francamente, preferisco il nostro modo di fare.

Stybar sui mondiali tiene alta l’asticella

27.01.2021
4 min
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I fasti dei titoli mondiali sono ormai lontani, bei ricordi nelle fredde sere invernali, eppure Zdenek Stybar ha ancora voglia e forza per provarci. Senza le stesse ambizioni, senza le stesse forze ora che le primavere sulle spalle sono 35, senza forse lo stesso colpo di pedale, ma il ceko della Deceuninck-Quick Step ha deciso di esserci, domenica a Ostenda, anche se le sue ultime uscite nel ciclocross risalgono a 7 anni fa.

Nel 2015, tre volte iridato di cross, Stybar vince la Strade Bianche-Eroica
Nel 2015, tre volte iridato di cross, vince la Strade Bianche-Eroica

Per il Covid

Una scelta, quella del corridore della Deceuninck ormai da anni passato alla strada (per lui vittorie anche di peso come la Strade Bianche 2015, una tappa al Tour dello stesso anno, alla Vuelta del 2013 e soprattutto la piazza d’onore alla Parigi-Roubaix del 2015, il suo anno migliore) dettata dai tempi che corriamo.

«Il Covid ha influito fortemente anche sulla preparazione e sulle scelte da fare – dice Stybar – viviamo in tempi di grande incertezza su quando e dove potremo correre su strada, così ho pensato che potevo cogliere quest’opportunità. Il ciclocross è rimasto la mia grande passione, ho visto in tivù le principali gare internazionali e sentivo nello stomaco crescere la voglia di esserci ancora. Ne ho parlato col team che ha deciso di supportare la mia decisione, così ho iniziato a preparare i materiali necessari».

Tre mondiali

Stybar vinse i mondiali nel 2010, 2011 (nella foto di apertura) e 2014, ma al suo attivo ha anche due argenti (2008 a Treviso e 2009), due titoli under 23 (2005-2006) e due bronzi da junior. Insomma, il ciclocross ha sempre fatto parte della sua vita.

«I mondiali sono una parte importante nella mia carriera – racconta – certamente non posso partire pensando di poter vincere, ma voglio mettermi alla prova e tirare fuori il meglio che posso».

Nella primavera del 2015, per Stybar arriva anche il secondo posto alla Roubaix, dietro Degenkolb
Nel 2015 arriva anche il secondo posto alla Roubaix

Cari scettici…

Il campione ceko è abbastanza fiducioso, anche verso chi nell’ambiente afferma che dopo tanto tempo non può più avere la tecnica necessaria per competere con gli specialisti.

«E’ chiaro che ci sono due netti favoriti, Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert e la lotta per la vittoria sarà roba loro – dice – ma gli altri, quelli che dovranno contendersi l’ultima medaglia in palio, non è che poi siano così distanti».

Questione di gambe

D’altro canto, chi conosce il corridore di Plana sa che la tenacia è una delle sue principali caratteristiche.

Il 2015 è anche l’anno della vittoria di tappa del Tour a Le Havre
Nel 2015, la tappa del Tour a Le Havre

«Il percorso di Ostenda mi piace – dice – lo conosco e so che non è molto tecnico, per emergere servono soprattutto resistenza e condizione fisica, oltre alla necessaria esperienza. E sono tutti ingredienti che porto sempre con me. Gli ultimi allenamenti in ritiro sono andati bene, so che posso giocarmela».

Certo, quei due saranno là davanti, ma dietro, nella nuvola di belgi e olandesi in lotta per le posizioni di rincalzo, un posticino per lui potrebbe anche saltar fuori…