Dal ciclocross alla caccia alla rosa, l’epopea di Kastelijn

03.06.2025
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Nella Vuelta a Burgos che ha decretato il ritorno al successo di Marlen Reusser dopo i gravi problemi fisici dello scorso anno, sul podio finale è salita Yara Kastelijn, non senza una certa sorpresa. Già, perché l’olandese eravamo abituata a vederla protagonista sui prati d’inverno, capace anche di vincere un titolo europeo nel 2019, poi una lenta e costante trasformazione che l’ha portata a essere una protagonista assoluta su strada, centrando la Top 10 alla Vuelta e conquistando il podio finale di Burgos.

L’olandese della Fenix, a 27 anni è nel pieno della sua maturazione e le sue capacità in salita ne fanno la leader di una squadra dove, non per caso, abbondano le cicliste multidisciplinari, che si dividono fra strada e ciclocross, non ultima la nostra Sara Casasola. Per lei questo inizio stagione è stato foriero di una nuovaa dimensione.

Per la 27enne di Neerkant quest’anno 26 giorni di gara e già 6 Top 10 con due podi
Per la 27enne di Neerkant quest’anno 26 giorni di gara e già 6 Top 10 con due podi

«In realtà, sono davvero contenta di aver iniziato così. A Valencia mi sentivo già abbastanza bene, ma poi all’improvviso sono crollata l’ultimo giorno ed ecco perché non sono entrata nella Top 10. Ma poi la settimana successiva ho chiuso sesta alla Strade Bianche. Quindi ho dimostrato di essere in ottima forma e penso di essermi fatta notare nelle classiche di primavera, con un’altra presenza nelle 10 a Liegi».

Il terzo posto significa che ti trovi meglio nelle corse a tappe e che stai diventando una ciclista da classifica?

Sì, in passato ero sempre un po’ nervosa prima delle gare e ho iniziato a lavorarci su durante le corse. E’ il frutto dei miei miglioramenti. Ora posso semplicemente sfruttare la mia concentrazione, divertirmi senza nervosismi. E quando mi diverto e sono semplicemente me stessa, libera da pressione o stress, ho capito di poter raggiungere livelli davvero alti. Sapevo già di potercela fare, ma è sempre molto difficile dimostrarlo. Oltretutto vedo che le condizioni climatiche più diventano difficili e più mi esalto, forse proprio per le mie radici da ciclocrossista.

Una giovanissima Kastelijn sul podio degli europei juniores 2015, nella prova a cronometro
Una giovanissima Kastelijn sul podio degli europei juniores 2015, nella prova a cronometro
Preferisci le corse a tappe o le classiche in linea?

Diciamo che mi piace sempre… la prossima corsa. In realtà mi piace che ci siano tappe lunghe, quindi preferisco pedalare per cinque ore invece di tre. Ma credo che la dimensione legata alle gare di più giorni mi sia più vicina.

Fino a un paio d’anni fa eri più conosciuta come ciclocrossista, ma nell’ultima stagione hai fatto solo 5 corse internazionali: il ciclocross è sempre più parte del tuo passato o hai ambizioni anche in quello?

Al momento non ho un’idea precisa. Abbiamo cambiato le cose circa due anni fa, in inverno, puntando più sulla preparazione su strada. Quindi abbiamo dimostrato che funziona davvero fare meno ciclocross e per ora è solo parte del mio allenamento per l’estate. Perché penso di poter essere davvero brava. E quando ci riesco, tipo l’ultima volta, riesco a concentrarmi di più. Quindi ora per me il ciclocross è più adatto come forma di allenamento. Non ci rinuncio, ma le gare voglio interpretarle così.

L’olandese ha conquistato l’oro U23 agli europei di ciclocross 2019, la sua punta sui prati
L’olandese ha conquistato l’oro U23 agli europei di ciclocross 2019, la sua punta sui prati
Tu hai iniziato prima su strada o nel ciclocross?

In realtà ero più un ciclista su strada. Mi allenavo su strada d’estate, ma non facevo molte gare. Poi ho provato il ciclocross e ho visto che andavo bene, così sono entrata nel ciclismo professionistico da quella porta, anche perché vedevo che su strada ero ancora un po’ indietro. Al tempo poi mi dicevo che era meglio fare 40 chilometri piuttosto che 120 o 140, vedevo che per emergere su strada dovevo allenarmi troppo e i risultati non arrivavano, così mi buttavo giù. Per me il ciclismo è una questione prima di tutto mentale. Il ciclocross ha avuto il grande merito di restituirmi l’amore per quest’attività.

Alla Fenix siete molte a fare doppia attività: quanto aiuta avere un inverno agonistico per preparare la strada?

Io credo di sì, fare la doppia attività ha degli indubbi vantaggi. Il ciclocross ti dà, attraverso le sue gare, quell’intensità che in un certo senso non puoi vivere altrimenti, e penso che sia semplicemente perché partecipiamo a gare di ogni tipo, a un livello di intensità elevato che ci rende più forti per la strada. E’ importante riuscire a pianificare tutto e questo è un grande merito del nostro staff, che ci segue tutto l’anno e sa dosarci d’inverno come nelle altre stagioni.

La Kastelijn sulle orme della Reusser. A Burgos l’olandese ha mostrato le sue doti di scalatrice
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Quale pensi sia la tua caratteristica principale nel ciclismo su strada?

Penso che tutti sappiano che sono uno scalatore perché sono pessima nello sprint, ma in realtà mi piace quando do il massimo fin dall’inizio, la mia caratteristica principale è dare tutto dal primo all’ultimo metro. Niente di meglio di una gara durissima mi si addice di più.

Hai vinto due anni fa una tappa al Tour: che cosa ti è rimasto di quella giornata?

Oh sì, quel giorno è stato davvero folle. Con i miei genitori che erano alla partenza e avevo paura di deluderli. All’inizio non andava, mi dicevo «Ok, la prossima volta», poi invece ho visto che potevo provarci e ho pensato «Vai a fare spettacolo». Ho preso il comando e ho dato il massimo fino al traguardo. All’arrivo non avevo parole per esprimere la mia gioia, ne vado molto orgogliosa di quel che ho fatto. Ancora oggi quando vedo video o foto di quel giorno mi esalto.

Il giorno più bello della sua carriera, la vittoria in solitaria al Tour 2023 sul traguardo di Rodez
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Ora che cosa ti attende in questa stagione, quali sono i tuoi obiettivi?

Ho finito la mia prima prova a tappe e sono davvero felice di essere salita sul podio. Era un obiettivo. Ora sto preparando con attenzione il Giro d’Italia e non nascondo che mi piacerebbe fare lo stesso perché credo che il percorso possa esaltare le mie qualità.