Cavalli e le distanze crescenti, una tendenza che piace

15.01.2024
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Il trending topic femminile dell’inverno è stato senza dubbio il “lungo”. Le tante ore di bici in funzione delle distanze sempre maggiori delle gare hanno quasi monopolizzato le sessioni di allenamento di tante atlete. In questo senso Marta Cavalli sta lavorando sodo, anche se per lei non è stato un cambiamento così grande rispetto a prima.

I tanti chilometri da fare durante la preparazione e in gara non hanno mai spaventato la 25enne cremonese della Fdj-Suez. Anzi, forse per un’atleta con le sue caratteristiche, le distanze crescenti sembrano essere il giusto sfogo. Dopo quelle del cittì Paolo Sangalli, abbiamo sentito le impressioni di Cavalli. Grazie al suo occhio attento abbiamo approfondito l’argomento.

Al Tour Femmes il vento potrebbe condizionare tappe, tattiche di corsa e anche la classifica generale
Al Tour Femmes il vento potrebbe condizionare tappe, tattiche di corsa e anche la classifica generale
Marta in questi mesi anche tu hai ulteriormente intensificato gli allenamenti?

Sì, certo, anche se già in passato io facevo tante ore di bici. Adesso abbiamo dosato i blocchi di lavoro in periodi diversi. Ho sfruttato il ritiro di dicembre per mettere una prima base. Poi visto che pedalare al caldo è davvero una buona cosa e a casa mia è difficile trovare un bel clima, ho fatto una settimana di allenamenti vicino a Sanremo come faccio tutti gli anni. Ora farò questa settimana a casa abbassando l’intensità, facendo magari simulazioni brevi poi torneremo a Calpe dal 20 al 30 gennaio. Per me l’inizio delle gare sarà alla Volta Valenciana a metà febbraio.

Su cosa hai lavorato nella Riviera Ligure?

In pratica ho diviso la settimana in due. Quattro giorni di lavori specifici con uscite al massimo di quattro/quattro ore e mezzo. Negli altri tre giorni ho curato di più l’aspetto endurance ed il dislivello. Una volta sono riuscita a fare sei ore e venti, un’altra volta invece mentre facevo il Poggio in modo regolare, sono stata letteralmente sverniciata a tripla velocità (sorride, ndr) dal gruppo velocisti della Lidl-Trek che stavano provando una situazione di gara.

Sangalli ci ha detto che in queste lunghe uscite bisogna saper allenare anche la mente. Condividi?

Assolutamente sì. A dicembre prendo le ore in bici con tranquillità, spesso togliendo il computerino e quasi sempre andando a scoprire nuove strade su cui poi tornare più avanti per fare dei lavori mirati. Si fa presto quindi a stare fuori tanto. A gennaio invece, con l’avvicinarsi delle gare, tendo di più ad immaginarmi in gara. Tuttavia cerco di dosare le energie senza farmi prendere dall’euforia qualora trovassi il vento a favore.

Quattro vittorie nel 2023 per Cavalli (qui ad Hautacam) che quest’anno vuole riscattarsi nelle gare più importanti (foto Fdj-Suez)
Quattro vittorie nel 2023 per Cavalli (qui ad Hautacam) che quest’anno vuole riscattarsi nelle gare più importanti (foto Fdj-Suez)
Quindi sarai d’accordo col cittì anche sul fatto di fronteggiare certe situazioni con più ore di gara…

Ha ragione Paolo. Non mi dispiace questa nuova tendenza con gare molto più lunghe. Così come per le volate, c’è tanta differenza anche in salita se la affronti con una o due ore in più di gara. Prima accennavo a simulazioni perché mi piace sempre inserire salite nel finale di allenamento per abituarmi a certi ritmi e vedere come le affronto. Talvolta mi capita di fare una sorta di piccolo circuito attorno ad un paio di salite per capire come le faccio la prima e la seconda volta. Sono tutti test necessari per farsi trovare pronte in gare sempre più lunghe.

Con le crescenti distanze si vedranno gare diverse?

Penso proprio di sì. Già al Tour dell’anno scorso abbiamo visto come sia stata approcciata la tappa più lunga. Spazio alla fuga che poi è arrivata fino in fondo, sulla falsariga delle tattiche maschili. In corsa si avverte come un senso di destabilizzazione, però dalle ammiraglie giungono direttive precise. Poi credo che si assisterà a gare diverse perché quest’anno le squadre nei giri a tappe avranno sette atlete anziché sei, quindi vedremo ulteriori stravolgimento. Infine ci sarà un altro aspetto da tenere in considerazione.

Quale?

Concordo con ciò che diceva Sangalli. In gruppo non ci sarà più Van Vleuten, che ha sempre corso con lo spirito della cannibale. Senza di lei cambierà tutto e potrebbe esserci tanto tatticismo. Sicuramente non ci sarà più nulla di scontato, sarà tutto più incerto e quindi anche tutto più bello da vedere. Si rimescoleranno le carte. Magari sulle salite più importanti tutte si guarderanno e poi l’attacco decisivo potrebbe arrivare in altri punti, meno indicati sulla carta.

I percorsi di Giro Women e Tour Femmes prevedono alcune frazioni molto lunghe. Sarà così anche alla Vuelta?
I percorsi di Giro Women e Tour Femmes prevedono alcune frazioni molto lunghe. Sarà così anche alla Vuelta?
Secondo te potremmo assistere ad una gara nella gara nei grandi giri a tappe?

Sì, ma con qualche riserva. Ogni squadra potrebbe presentarsi al via con due capitane, una velocista ed una che va forte a crono. Le altre sarebbero scalatrici, di cui una forte, quasi una mezza punta. Qualcuna di loro potrebbe uscire di classifica quasi subito per poi essere un punto di appoggio nelle frazioni decisive quando verranno mandate in avanscoperta. Queste circostanze potrebbe verificarsi, però…

Cosa?

Nelle nostre gare finora quando c’è bagarre tutte le capitane sono davanti e danno il tutto per tutto. Se inizieremo a gestire come succede nelle gare maschili, allora a quel punto potrebbe esserci la famosa corsa nella corsa. Davanti quella per la tappe e dietro quella per la generale.

Questo cambiamento si vedrà anche nelle classiche?

Secondo me no. Nelle gare di un giorno sai sempre qual è il punto decisivo. Al Fiandre o alla Liegi si sa dove potrebbe esserci la differenza. Così come alla Strade Bianche che si attacca quasi sempre da lontano. Nelle corse a tappe invece ci sono più variabili. Devi fare i conti con i giorni precedenti, col recupero, le sorprese, il meteo variabile e cosi via.

In inverno Cavalli lavora a fondo al caldo, mentre a casa complice temperature più basse cala l’intensità (foto Fdj-Suez)
In inverno Cavalli lavora a fondo al caldo, mentre a casa complice temperature più basse cala l’intensità (foto Fdj-Suez)
Cosa intendi per sorprese?

Vi faccio un esempio. Mi posso immaginare un Tour nel quale tante atlete partono forte e poi hanno un calo fisiologico. Magari arrivano da Giro Women e Olimpiade con una buona condizione, ma in calando. Considerate che al Tour Femmes si inizierà con tappe ventose in Olanda, poi arriveranno giorni sulle Alpi da mettersi le mani nei capelli (sorride, ndr).

Marta Cavalli è pronta per la sua stagione?

Innanzitutto spero proprio di riscattare un 2023 un po’ sottotono nonostante non siano mancate alcune vittorie. Il mio calendario è quasi fatto fino alle Ardenne. A maggio poi dovrei fare qualche gara a tappe spagnola come ripresa dal periodo di stacco. I percorsi del Giro e del Tour sono belli e duri. Da italiana il Giro Women ha un valore eccezionale per me, però la mia squadra è francese, quindi è giusto valutare bene cosa fare e come. Nel mezzo dovremo conoscere anche il percorso delle Olimpiadi per capire se potrei essere adatta e focalizzarmi anche su quell’obiettivo. La seconda parte di stagione verrà poi di conseguenza a tutto ciò.

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Marturano, un bello Scandinavia ma peccato quella caduta…

01.09.2023
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Una caduta all’ultima tappa l’ha privata di una sicura Top 10 nella generale del Tour of Scandinavia. La sfortuna ci vede sempre troppo bene purtroppo, ma questo ritiro forzato non cancella le belle prestazioni di Greta Marturano tra Norvegia e Danimarca.

Ultimi venti chilometri scarsi della seconda frazione, quella più dura dello Scandinavia. Una decina sono di salita impegnativa (punte addirittura al 20 per cento), gli altri che portano al traguardo di Norefjell sono di mangia e bevi. E’ in quello spazio di gara che la 25enne della Fenix-Deceuninck fa capolino in testa riportandosi sulle battistrada Ludwig e Van Vleuten assieme alla giovane neozelandese Cadzow. Il quarto posto di tappa tuttavia ha garantito a Marturano il terzo in classifica (per due giornate) dietro la danese della FDJ-Suez e la quarantenne olandese della Movistar. Là davanti la scalatrice di Mariano Comense non c’è arrivata per caso anche se ha certamente sorpreso perché forse tutti – soprattutto quelli che la conoscono bene – si aspettavano che raccogliesse dei risultati prima. Quell’azione e l’attuale periodo di riposo sono stati complici per fare con lei una panoramica della sua annata.

Greta innanzitutto come stai e cosa è successo in quella quinta tappa?

Sono ancora un po’ scossa perché ho battuto forte la testa. Ho toccato terra anche col mento e mi sono fatta male al labbro. Infatti sto parlando un po’ piano perché ho ancora le croste. In più ho picchiato entrambe le ginocchia col destro che mi dà più fastidio. Però va meglio ogni giorno che passa, sono già riuscita a fare poco più di un’ora di bici un paio di volte con molta calma. E’ stata una caduta stupida, dopo circa 90 chilometri di gara. Due ragazze davanti a me stavano cadendo, c’è stato un brusco rallentamento e mi hanno ruotato buttandomi a terra. Ho avuto un po’ di paura perché sono cadute altre e tutte addosso a me, forse qualcuna mi è passata sopra. Peccato davvero, non ci voleva…

Stavi disputando la tua miglior gara stagionale. Le prove convincenti restano…

Diciamo che me ne devo fare una ragione perché chiudere con un DNF (acronimo di “did not finish”, ovvero gara non finita, ndr) non è mai bello e perché non c’è indicato il motivo. In ogni caso sono contenta per le mie prestazioni. Ho fatto tre top ten nelle prime tre tappe. Malgrado l’abbandono ho contribuito alla vittoria della classifica a squadre. Quello lo riteniamo un grande risultato perché alla fine lo abbiamo ottenuto con solo tre atlete. Anche il mio team era soddisfatto di me. Sicuramente sono tornata con delle botte ma anche con del morale.

Dovevi essere tu la capitana dello Scandinavia?

No, sono partita libera da obblighi di classifica. Il nostro diesse mi aveva detto che avevo carta bianca, addirittura mi aveva dispensato dall’aiutare le compagne ma quello mi sembrava troppo. Mi sono buttata nel primo arrivo ed è andato bene. Il secondo giorno ho visto che stavo bene e a quel punto mi hanno lasciata libera di seguire le più forti anche se c’era Yara (Kastelijn, vincitrice di una tappa al Tour Femmes, ndr) che era nel gruppetto dietro il mio di pochi secondi. In realtà è stata lei che da dietro ha rotto i cambi per proteggere la mia avanscoperta. Anche nello sprint della terza tappa mi sono buttata nuovamente facendo bene. E’ stata poi la crono del quarto giorno che ha ridisegnato la mia generale. Mi sono ritrovata ottava ma con una buona gamba per difendere quel piazzamento.

Che sensazioni hai provato a trovarti così davanti in una gara WorldTour?

Non mi era mai capitato e devo dire onestamente che lì per lì erano più contente le mie compagne di me. Sul bus anche i miei diesse mi facevano i complimenti però caratterialmente sono una pacata. Il giorno della crono sono partita un minuto prima della Van Vleuten ed il mio pensiero era di farmi riprendere il più tardi possibile. Così è stato solo negli ultimi due chilometri ed ero mediamente soddisfatta. Nella seconda tappa invece ho pensato alla vittoria o comunque ad un attacco ma non è stato per nulla semplice. Subito ero quasi in imbarazzo ad essere in mezzo a Ludwig, Van Vleuten ed una Jumbo Visma poi ho capito cosa volessero fare ed ho collaborato. Quando però sono partite ai 200 metri per lo sprint, io avevo le gambe che bruciavano (sorride, ndr). I miei tecnici mi hanno detto cosa fare meglio la prossima volta che capiterà.

Abbiamo notato che quest’anno hai “solo” 27 giorni di gare e solo WorldTour in pratica. C’è un motivo in particolare?

La nostra squadra non ci fa correre molto. Ha una sua filosofia ben precisa in merito. Non porta le atlete alle gare prendendole come allenamento. Ci porta alle gare più adatte alle nostre caratteristiche e dove noi possiamo essere più performanti. A parte l’esordio di febbraio alla Valenciana (che è una 2.PRO, lo step sotto le gare WT, ndr), ho sempre fatto corse WorldTour perché volevano che io conoscessi e mi abituassi nel miglior modo possibile a quel tipo di gare. In effetti si cresce e si impara tanto.

In cosa sei migliorata?

Difficile dire un aspetto nello specifico. Direi che ho notato che la qualità degli allenamenti fa tanto. Adesso faccio sedute di allenamenti che non ho mai fatto prima. Più distanza, più dislivello. Si fanno sentire perché talvolta mi sento al limite però danno i loro frutti. Quest’anno sono stata in altura due volte nell’arco di poco. A La Plagne prima del Giro Donne con la condizione in crescendo. Poi altri sedici giorni da sola a Livigno e la mia forma è cresciuta ancora tanto. Allo Scandinavia l’ho sentito. Adesso sono più consapevole dei miei mezzi. Dovevo crederci prima e un po’ di più perché le mie compagne mi hanno detto di non essere sorprese del mio recente rendimento. Rientrerò al Romandia (dal 15 al 17 settembre, ndr) e cercherò di mettermi ancora in mostra fino a fine stagione.

Che consiglio si sente di dare Greta Marturano alla ex compagna Vigilia che nel 2024 approderà nel WT?

Sono contenta per Alessia, sia per il passaggio in FDJ-Suez sia per la vittoria al Toscana. La sento spesso, anche dopo questi due momenti. Non mi sento di darle suggerimenti particolari, le dico solo che quello che abbiamo imparato alla Top Girls con Lucio (il team manager Rigato, ndr) torna utile nella massima categoria. Sento spesso anche lui assieme a sua moglie. Personalmente se sono nel WT lo devo a lui che mi ha spronato a capire che ci potevo stare. Mi fa piacere anche per Tonetti che andrà all’estero (alla Laboral Kutxa, ndr) così come aveva fatto Masetti. Significa che la scuola di Lucio funziona.

Il minimo salariale nel WT femminile? Parla Guercilena

27.02.2023
5 min
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«Nel WorldTour femminile c’è un problema legato al salario minimo. Non si può pagare 60.000 euro un’atleta che non è in grado di gareggiare. Una cifra difficile da giustificare». Si è un po’ smorzata l’eco delle parole di Patrick Lefevere, uno che ogni volta che parla smuove le acque o solleva un polverone.

Per la verità il 68enne general manager della Soudal-Quick Step e del team continental femminile AG Insurance ha usato bastone e carota nel trattare un argomento che lo riguarda da vicino. Nel corso delle sue dichiarazioni rilasciate in Belgio, Lefevere ha infatti affermato di credere appieno nel potenziale del movimento femminile tanto da aver cambiato idea sul tema rispetto ad un paio di stagioni fa, decidendo di investire budget importanti. Sulla scia di queste affermazioni abbiamo voluto sentire il parere di Luca Guercilena, general manager della Trek-Segafredo, che ha fortemente voluto la parità di trattamento sia per uomini che donne nella sua squadra e che ha lavorato con Lefevere fin dai tempi della Mapei.

Luca Guercilena è il general manager della Trek-Segafredo che dal 2019 ha un team femminile
Guercilena è il general manager della Trek-Segafredo che dal 2019 ha un team femminile
Luca cosa ne pensi di quello che ha detto il tuo ex collega?

Secondo me bisogna fare una valutazione come premessa. Dal 2019 ad oggi il ciclismo femminile è cresciuto in maniera esponenziale. Ha avuto tanta attenzione mediatica, spinta anche da messaggi etici, come l’uguale considerazione con gli uomini in questo sport. Negli ultimi anni possiamo dire che la situazione sia esplosa e il movimento, o parte di esso, è stato costretto a fare delle scelte.

Intendi proprio quelle di tipo economico?

Sì, ma non solo. Siamo tutti consapevoli che il volume di cicliste di alto livello non fosse molto grande prima. Normale quindi che ci fossero ragazze che venissero pagate oltre la media. Adesso c’è quasi un centinaio di atlete competitive, perché tutte possono allenarsi come si deve proprio perché percepiscono un salario minimo, che permette loro di vivere. L’anno scorso, ad esempio, tra Giro Donne, Tour Femmes e Vuelta abbiamo visto una buona qualità media per questo motivo. Alla fine è stata una scelta che ha dato dei frutti. Le gare sono belle da vedere, anche se ancora qualche tattica può essere rivedibile.

Per Guercilena una come Balsamo nei prossimi anni potrebbe guadagnare come un top rider maschile
Per Guercilena una come Balsamo nei prossimi anni potrebbe guadagnare come un top rider maschile
Quindi lo stipendio minimo di cui parlava Lefevere è giustificato?

E’ giusto che tutte vengano pagate in modo adeguato o proporzionale perché le carriere ormai sono sempre più veloci. Vi do alcuni parametri. La base salariale lorda prevede circa 27.000 euro per le neopro’ dipendenti e 44.000 euro per le neopro’ autonome. Mentre sono circa 32.000 euro per le elite dipendenti e circa 52.000 euro per le elite autonome. Detto questo, il movimento economico attorno al ciclismo femminile è ancora in crescita. Per me da qua a tre anni si posizionerà al livello di quello maschile. Non mi stupirei se una atleta venisse pagata un milione di euro. In gruppo ce ne sono già che lo valgono. E penso a Van Vleuten, Wiebes o Balsamo. Da noi alla Trek-Segafredo, come sapete, le atlete partono dal mimino salariale previsto per gli uomini, ovvero 65.000 euro.

Secondo te le cicliste come possono aver reagito alle affermazioni di Lefevere?

Posso dirvi che con le mie ragazze ne ho chiacchierato spesso. Loro sostengono giustamente che ci voglia un minimo salariale anche sotto il WorldTour. D’altronde si sa che ci sono squadre che pagano poco o nulla. Tuttavia le mie stesse ragazze sono consapevoli che mancando una categoria cuscinetto come le U23, le giovani vengono catapultate in realtà troppo grandi per loro.

Sperando di trovare nuovi talenti come Realini da far crescere, Guercilena pensa ad un futuro Devo Team femminile
Sperando di trovare nuovi talenti come Realini da far crescere, Guercilena pensa ad un futuro Devo Team femminile
L’UCI potrebbe fare una ulteriore riforma nel femminile su questo aspetto?

Andando avanti ci sarà sempre più la corsa ad avere le licenze WT per poi andare ad allestire un development team magari legato al territorio. E lì a quel punto potrai far crescere le giovani di cui parlavamo prima. Credo che sarà inevitabile questo passaggio.

Anche per la Trek-Segafredo?

Sì, ci stiamo pensando sul medio termine. Stiamo buttando un occhio in giro e vedere che opportunità ci sono per trovare ragazzine talentuose. Dal 2024 potremmo fare un devo team in cui fare crescere con tranquillità.

Voi vi siete sempre contraddistinti per la parità di trattamento, ma c’è mai stato tra maschi e femmine un atleta che Luca Guercilena si è pentito di aver pagato troppo?

No, mai. La Trek-Segafredo è sempre stata una fautrice dell’ingaggio minino uguale perché noi ragioniamo come una squadra unica tra uomini e donne. Certo ci sono ragazzi in generale che hanno reso di più o di meno come capita spesso, ma siamo soddisfatti al 100 per cento di tutti quelli che sono stati con noi. Siamo sempre stati fortunati ad aver avuto atleti di alto livello. Magari mi sento di dire che alcuni aspetti regolamentari si possono indicizzare. Chi resta a casa per la maternità non la si può sostituire se non prendendo una ciclista dalle continental. Oppure la figura del procuratore che non ha una associazione propria andrebbe regolamentata.

A luglio ci sono Giro Donne e Tour Femmes. Secondo Guercilena vanno cambiate le date
A luglio ci sono Giro Donne e Tour Femmes. Secondo Guercilena vanno cambiate le date
Molte caratteristiche del WorldTour femminile si legano fra loro. Ce ne sono alcune che possono cambiare ancora?

Bisogna trovare il giusto mix tra il buono del maschile e quello del femminile. Bisogna prendere le misure alla crescita ed evitare che il calendario diventi iper fitto. Che poi porta le logistiche ad impazzire. Ad esempio, credo che il format da dieci giorni delle grandi gare a tappe sia più che soddisfacente, anche perché bisogna tenere conto dell’aspetto fisiologico della donna. Poi non si possono avere Giro e Tour a luglio. Oppure la Vuelta a maggio dopo tutta la campagna delle classiche considerando i roster attuali. Se a medio-termine li porteranno a venti atlete, allora si potrà pensare a gare di due settimane o più lunghe come chilometraggio. Ma io vorrei che si evitassero gli errori del maschile.

La Fenix-Deceuninck è WT. Che sorpresa per Marturano

14.12.2022
5 min
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Greta Marturano sta toccando il cielo con un dito. Due mesi fa è passato quasi inosservato il suo trasferimento all’estero. Forse perché la Plantur-Pura era “solo” una formazione continental con una spiccata vocazione al ciclocross. Da qualche giorno però il team belga ha ottenuto la licenza WorldTour e dal 2023 si chiamerà Fenix-Deceuninck. Per intenderci, la squadra femminile della Alpecin-Deceuninck di Van der Poel.

Mica male come colpo per la 24enne di Mariano Comense, che ha lasciato la Top Girls Fassa Bortolo dopo quattro stagioni dense di crescita e risultati. L’ultimo di questi, in ordine cronologico, Marturano (in apertura foto PH Rosa) lo aveva piazzato ad inizio ottobre col secondo posto nella gara di San Daniele del Friuli dopo essere rientrata dalla frattura alla clavicola di agosto. Il modo migliore per salutare la società di patron Lucio Rigato e concentrarsi appieno sull’avventura che è appena iniziata.

Julie De Wilde e Yara Kastelijn posano con la nuova maglia della Fenix-Deceuninck (foto Facepeeters)
Julie De Wilde e Yara Kastelijn posano con la nuova maglia della Fenix-Deceuninck (foto Facepeeters)
Greta ci avevi detto di aspettare questa ultima settimana per sentirci. Cosa è successo nel frattempo?

Mi attendevano i primi giorni con la mia futura squadra. A fine novembre abbiamo fatto due giorni in Belgio, dove all’ospedale di Hasselt abbiamo svolto le visite mediche. Poi siamo partite subito da Bruxelles per Valencia per fare nove giorni di ritiro a Benicasim, dove c’era anche la squadra maschile.

Che impressione hai avuto?

Di grande professionalità. Le visite in Belgio sono state approfondite come mai mi era successo prima. Prove sotto sforzo, esami vari, tac al cuore… Visto che nessuno mi ha detto nulla di strano, direi che sono andati tutti bene (sorride, ndr). In Spagna eravamo in una quindicina (il roster sarà di venti atlete, ndr) e abbiamo svolto lavori differenziati divisi in due gruppi in base alle proprie caratteristiche. Io ero in quello con più scalatrici. Percorso di allenamento uguale per tutte. Prima partiva un gruppo poi l’altro dopo quindici minuti. E l’ammiraglia era in mezzo per assisterci ad ogni evenienza. Bello lavorare così.

Sorpresa. Marturano aveva firmato per la Plantur-Pura che poi è diventata WT chiamandosi Fenix-Deceuninck (foto Pierre Fontaine)
Sorpresa. Marturano aveva firmato per la Plantur-Pura che poi è diventata WT chiamandosi Fenix-Deceuninck (foto Pierre Fontaine)
Come ti sei trovata in generale?

Non nascondo che il primo impatto mi ha spaventata. Entravo in un mondo nuovo con una lingua nuova. Attenzione, parliamo l’inglese, mica il fiammingo (risponde divertita, ndr) però devo prenderci confidenza. Tuttavia mi sono buttata per rompere il ghiaccio. Mi piace la loro organizzazione, sono schematici e precisi. Anch’io sono così. Ogni sera ci mandavano il programma del giorno successivo in modo molto dettagliato con gli orari delle attività. Dalla colazione al debriefing serale, sapevamo cosa dovevamo fare.

Sarai l’unica italiana mentre nel team maschile ci sono Conci, Mareczko, Oldani e Sbaragli. Laggiù hai avuto modo di parlare con loro?

Eravamo nello stesso hotel ma siamo sempre rimasti divisi. Chiaramente loro avevano altre tabelle e altri itinerari di allenamenti. Eravamo nello stesso salone per le colazioni e le cene ma sempre separati, condividevamo solo i tavoli del buffet. Certo, mi sono incrociata con loro e ci siamo scambiati solo un paio di battute. Devo dire però che non gli ho chiesto alcun consiglio perché ho capito subito che è un buon ambiente. In ogni caso avrò tempo di parlarci e conoscerci meglio.

Che effetto ti fa essere nel team di Van der Poel? Te lo aspettavi di approdare nel WorldTour quando hai firmato?

Mi fa molto strano se ci penso. A Benicasim c’era anche lui. L’ho osservato quando eravamo col team maschile. Mi fa strano anche pensare di correre nella massima categoria. Al momento del contratto (biennale, ndr) sapevo che c’era la possibilità di diventare WT, in lizza c’erano anche la Ceratizit-WNT e la AG Insurance-NXTG che forse stavano inseguendo la licenza da più tempo. Non so se nella nostra promozione abbia influito lo status del team maschile, ma ora mi ci ritrovo e voglio fare il meglio possibile.

Marturano è una scalatrice. Nel 2022 è andata forte sui muri bretoni e nelle lunghe salite dei Pirenei (foto Ossola)
Marturano è una scalatrice. Nel 2022 è andata forte sui muri bretoni e nelle lunghe salite dei Pirenei (foto Ossola)
Cosa ti hanno detto i tuoi tecnici?

Lo staff della Fenix-Deceuninck è stato fantastico con me. Ogni giorno mi chiedevano se andasse tutto bene. Per quello che ho vissuto finora posso dire che siamo trattati allo stesso modo degli uomini. Siamo ben seguite da diversi preparatori atletici. Il mio e di alcune altre atlete sarà Elliot Lipski. E’ inglese ma abita a Lucca dove ha lavorato col gruppo Qhubeka. Comunque direi di aver fatto una buona impressione. Anzi, mi hanno fatto tanto piacere le parole del nostro diesse Michel Cornelisse (al pari di Kris Wouters, ndr). Mi ha detto che ha apprezzato il mio carattere, la mia precisione e anche la mia audacia per come ho affrontato un allenamento sotto la pioggia torrenziale senza lamentarmi troppo. Sentirselo dire dal tecnico che fino all’anno scorso guidava i maschi per me è un grande motivo di orgoglio e soddisfazione.

Con le compagne invece com’è andata?

Alcune le conoscevo già di nome e basta. Ho fatto conoscenza con tutte perché sono tutte molto socievoli. Io sono una piuttosto timida all’inizio, poi mi lascio andare. Quelle con cui ho parlato di più sono state Yara Kastelijn e Sophie Wright. Con la prima, soprattutto in allenamento, perché avendo le stesse caratteristiche eravamo nello stesso gruppo. E infatti faremo gran parte delle stesse gare. Con la seconda invece perché era la mia compagna di camera. Ma in realtà durante gli allenamenti facevamo in modo di stare in coppia con una ragazza diversa per 5/10 minuti per conoscersi meglio.

Greta ha trascorso quattro stagioni nella Top Girls cogliendo importanti piazzamenti all’estero (foto Ossola)
Greta ha trascorso quattro stagioni nella Top Girls cogliendo importanti piazzamenti all’estero (foto Ossola)
Quale sarà il calendario di Greta Marturano?

A grandi linee lo abbiamo già stabilito. Esordirò alla Valenciana, poi farò Strade Bianche e Cittiglio. Al Nord l’intenzione è di farmi correre Fiandre, Amstel, Freccia e Liegi. Tutte gare che non ho mai fatto. Dovrei fare un periodo di altura a La Plagne, poi Giro di Svizzera e Giro Donne. La seconda parte la programmeremo dopo.

E gli obiettivi quali saranno?

Punto a migliorare in tutto. E’ un sogno per me essere nel WorldTour con la Fenix-Deceuninck ed è un punto di partenza. So che posso correre in modo diverso e voglio impararlo. Non abbiamo ancora parlato del mio ruolo ma non c’è fretta, lo faremo durante il nuovo ritiro a Benicasim dal 20 al 30 gennaio. Voglio arrivarci pronta e in forma. La speranza è quella di potermi togliere delle soddisfazioni, sia di squadra che personali.

Realini al Giro per crescere ancora, poi il WorldTour

28.06.2022
4 min
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L’anno passato abbiamo imparato a conoscerla meglio al Giro d’Italia Donne prima e al campionato europeo U23 dopo. Lei è una ragazza che parla poco, ma si fa sentire bene quando pedala, specie se la strada sale. Gaia Realini (in apertura, foto Ossola), dopo un avvio di stagione piuttosto opaco, è tornata sotto i riflettori alla vigilia della gara che l’ha fatta scoprire a tutti, tanto da avere già in tasca un biennale con una formazione WorldTour a partire dal 2023.

La classe 2001 della Isolmant-Premac-Vittoria a maggio al Giro di Campania in Rosa ha sbaragliato la concorrenza conquistando una tappa e la classifica generale. Nella frazione ondulata che si snodava nelle colline irpine con l’arrivo in salita a Montefalcione, la scalatrice pescarese ha praticamente fatto gara a sé chiudendo con più di due minuti sulle inseguitrici. A inizio giugno poi ha nuovamente infiammato le salite del Memorial Bandini a Meldola ottenendo un buon quinto posto. Insomma, il modo migliore, soprattutto morale, per guardare ai prossimi appuntamenti.

Realini a braccia levate a Montefalcione al Campania in Rosa a maggio. Il covid-19 preso a marzo è alle spalle (foto Ossola)
Realini a braccia levate a Montefalcione al Campania di maggio. Il Covid è alle spalle (foto Ossola)

L’abbiamo incontrata a Medolla prima della partenza del campionato italiano donne organizzato da ExtraGiro nella bassa modenese. «Non mi aspetto nulla da questo tricolore – ci ha raccontato Realini dopo aver attaccato il dorsale di gara sul retro della maglia – mi metterò a completa disposizione della squadra visto che abbiamo un paio di ragazze veloci che possono puntare al titolo U23.». E Gaia si è fatta poi vedere negli ultimissimi chilometri tirando per le sue compagne prima dello sprint finale.

Com’è andata la stagione finora?

L’ho iniziata senza staccare dal ciclocross, poi ho preso il Covid a marzo e non sono stata molto bene. E’ assurdo dirlo, ma è stato quasi provvidenziale il virus, perché ho potuto approfittarne per recuperare sia dagli sforzi di inizio anno sia dallo stesso Covid. Quando sono guarita, ho ripreso ad allenarmi e correre. Ho fatto il Campania e Meldola con bei risultati, poi altre corse per riprendere ritmo. Infine ho fatto due settimane di altura a Livigno per preparare al meglio campionato italiano e Giro d’Italia Donne, gli appuntamenti più importanti della stagione.

La Realini è dotata di grande grinta e lo dimostra in ogni gara
La Realini è dotata di grande grinta e lo dimostra in ogni gara
Al Giro l’anno scorso sei stata la rivelazione. Con che obiettivi parti?

Come ho sempre detto, non ci vado con grandi ambizioni perché sono una ragazza che non si pone tanti obiettivi. Vivo un po’ alla giornata. Guarderò tappa dopo tappa, voglio godermi la corsa e capire cosa salta fuori strada facendo.

In classifica avevi chiuso all’undicesimo posto ad 11” dalla top ten. Hai dei termini di paragone in generale rispetto al 2021?

No, nessuno. Ovviamente voglio e cercherò di fare meglio visto il piazzamento di un anno fa, però voglio partire senza stress. Se non dovesse andare bene la prenderò come un insegnamento per il futuro. Sono ancora giovane e ho molto da imparare. Tuttavia mi sento bene e parto con una condizione giusta.

A proposito di futuro, sappiamo che nei prossimi due anni correrai con la Trek-Segafredo. Come hai vissuto questa notizia?

Attenzione, vi posso solo dire che ho firmato con una formazione WT, ma non in quale. In ogni caso per me è un ulteriore stimolo a farmi notare sempre di più o fare bene al Giro. Prendo questa situazione come trampolino di lancio per imparare da atlete più grandi ed esperte di me. E’ una grande soddisfazione, non mi aspettavo assolutamente la loro chiamata. Ma, ripeto, è un punto di partenza per crescere.

Al Giro Donne non ci saranno tantissime salite, ma Realini vuole essere protagonista (foto Ossola)
Al Giro non ci saranno tantissime salite, ma Realini vuole essere protagonista (foto Ossola)
Il primo contatto quando c’è stato?

Dopo il Giro dell’anno scorso. Per quanto mi riguarda, posso dire che la corsa rosa per me è stata una grande vetrina. Anzi mi sento di dire a tutte le ragazze giovani come me che il Giro Donne è un grande stimolo per mettersi in mostra in qualunque circostanza. Una gara così ti dà uno sprone in più per fare sempre meglio nelle gare successive e in quelle più importanti.

Nel frattempo con qualche tua futura compagna o tecnico hai già avuto modo di parlare?

No, zero. Sarà tutto nuovo. Ora resto concentrata totalmente sulla mia attuale squadra e sulle corse che mi attendono.