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Germani, la mia prima Vuelta: si continua tra salite e fatica

11.09.2023
5 min
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La seconda settimana di Vuelta è alle spalle, sei giorni di grande fatica, passando dalla cronometro al Tourmalet. Insieme a Lorenzo Germani continuiamo il diario di questo suo primo grande Giro. Dopo tanti giorni in sella la fatica si sente eccome, ma la determinazione per arrivare fino in fondo è maggiore. 

«Il giorno della crono – racconta Germani poco prima di uscire con i compagni per una sgambata – stavo malissimo. Avevo sensazioni strane, non riuscivo a stare bene in posizione, ero costantemente fuori sella. Sensazioni orribili che mi sono portato dietro per tutta la settimana praticamente».

Durante la cronometro le sensazioni peggiori per Germani: gambe vuote e fatica a stare in posizione
Durante la cronometro le sensazioni peggiori per Germani: gambe vuote e fatica a stare in posizione

Fatica accumulata

Avere una cronometro il giorno dopo quello di riposo non è mai facile, ce lo ha raccontato anche Vincenzo Nibali. Anche quando non si hanno velleità di classifica bisogna comunque spingere, perché in questo ciclismo rallentare sembra quasi proibito

«Nei due giorni dopo la cronometro – riprende Germani – avevo quella sensazione di gamba vuota. Pian piano è andata sempre meglio, ma ho vissuto con una sensazione di stanchezza generale. A questa ha contribuito anche il raffreddore che da qualche giorno condiziona me e i miei compagni. Non credo si tratti di un virus o altro, semplicemente è dovuto agli sbalzi di temperatura e alla fatica».

Per Germani le prime tappe dopo il giorno di riposo sono state difficili (foto Groupama-FDJ)
Per Germani le prime tappe dopo il giorno di riposo sono state difficili (foto Groupama-FDJ)
In squadra che si dice, i tuoi compagni hanno le tue stesse sensazioni?

Più o meno sì. I ritmi sono davvero esagerati, basti pensare che nella tappa di Laguna Negra, il giorno dopo la cronometro, abbiamo tenuto una media di 46 all’ora. Considerando anche la salita finale. 

Ritmi alti, che non permettono mai di rifiatare…

Sì, anche Lenny (Martinez, ndr) li ha sofferti. Praticamente il giorno dopo la tappa del Tourmalet tutta la squadra ha fatto gruppetto. 

Com’è andata sul Tourmalet? E’ stata la tappa che ha scombussolato la Vuelta..

Quel giorno io ho solamente pensato al tempo massimo, dovevo starci dentro e basta. E’ stata una tappa durissima, già dalla prima salita il ritmo era altissimo, tanto che molti corridori si sono staccati subito (tra cui Evenepoel, ndr).

Nella tappa del Tourmalet la testa era focalizzata sul tempo massimo, nient’altro
Nella tappa del Tourmalet la testa era focalizzata sul tempo massimo, nient’altro
C’è stata subito una partenza in salita, anche se corta.

Tosta anche quella, poi i 30 chilometri successivi di discesa sono stati fatti a blocco. La Jumbo ha deciso di fare corsa dura fin da subito ed il rischio per me era il tempo massimo. La tappa era corta, quindi non c’era troppo margine (il limite era a 37 minuti, Germani e compagni sono arrivati a 31’57”, ndr).

Com’è stato gestirsi?

La cosa che ho capito fin da subito era che non sarebbe stato utile fare un fuori giri già dalla prima salita lunga, il Col d’Aubique. L’avrei pagato con gli interessi dopo, quindi ci siamo messi al nostro ritmo, ma comunque abbiamo dovuto menare tanto. Solo sull’ultima salita abbiamo potuto gestire di più lo sforzo. Per fortuna avevo dietro l’ammiraglia, quindi potevo andare a prendere i rifornimenti quando volevo, in più ci davano indicazioni per il tempo massimo. 

Il giorno dopo però avete faticato ancora, e non poco…

Quella tappa è stata difficile per tutti, anche per Lenny Martinez. Lui sul Tourmalet aveva tenuto più di noi, arrivando a 8 minuti. La tappa successiva però non ci ha nemmeno provato, troppa fatica. 

Martinez nella tappa del Tourmalet è stato il primo corridore della Groupama-FDJ a tagliare il traguardo, a 8’25” da Vingegaard
Martinez nella tappa del Tourmalet è stato il primo corridore della Groupama-FDJ a tagliare il traguardo
Come vi siete fatti forza per arrivare al traguardo?

Io quel giorno da Lenny mi sono fatto spingere (dice ridendo ndr). Con tutte le borracce che gli ho portato un aiuto era più che dovuto. Come detto eravamo tutti nel gruppetto, c’era solo Storer in fuga, ha provato a vincere, ma ha trovato un Evenepoel esagerato.

La sua è stata una super reazione dopo il giorno a vuoto…

Da dentro abbiamo tutti detto: «Chapeau!». Reagire così non è da tutti, anzi, il giorno dopo (ieri, ndr) ci ha provato ancora. 

Cosa si dice del dominio Jumbo-Visma?

Ce lo aspettavamo, sono la squadra più forte. Forse non ci si aspettava di vedere Kuss in maglia rossa. Ma fanno davvero paura, erano il team da battere e così è, per il momento in maniera abbastanza incontrastata. 

Germani (dietro) e Martinez (davanti) sono entrambi al primo grande Giro (foto Groupama-FDJ)
Germani (dietro) e Martinez (davanti) sono entrambi al primo grande Giro (foto Groupama-FDJ)
La fatica di quest’ultima settimana si chiama Angliru, cosa ti aspetti?

Fatica, tantissima. In tappe così penso solamente ad arrivare all’imbocco della salita finale e poi sfilarmi. Per fortuna abbiamo un pacco pignoni che va dall’11 al 34 e nonostante questa scala ampia riusciamo a montare il 54-36 davanti. Se avessi dovuto montare il 52 mi sarei sentito come un allievo in mezzo ai professionisti (ride ancora, ndr). 

Da qui a fine Vuelta manca una settimana, obiettivi?

Mi piacerebbe entrare in una fuga, in questi giorni ci ho provato qualche volta, ma è tostissima. Le tappe sono state vinte solamente da grandi campioni, non c’è praticamente spazio per gli altri. Domenica ho provato ad uscire, stavo anche abbastanza bene. Dopo 10 chilometri la strada si stringeva e avevo individuato quello come punto ideale. Invece la fuga è andata via 50 chilometri dopo. Anche questa è tutta esperienza, bisogna saper attendere e muoversi al momento giusto. 

Poi Germani ci racconta del raffreddore che sta passando e di altri problemi. Verso le 11,30 lo lasciamo andare, a breve deve prendere la bici per fare una sgambata, sperando che sciolga un po’ le fatiche di queste 15 tappe.

Vuelta, secondo test in montagna. Remco contro Vingegaard?

31.08.2023
4 min
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Si torna in salita. Dopo l’esibizione di Evenepoel sabato scorso ad Andorra, la Vuelta propone oggi l’arrivo al Pico del Buitre (Observatorio Astrofísico de Javalambre), dopo 10,9 chilometri di salita con una media dell’8 per cento e passaggi al 16.

Il verdetto di sabato ha fatto vedere come in realtà i big fossero tutti lì: il solo a non essere riuscito a tenere il passo dei primi è stato Geraint Thomas, arrivato a 47 secondi e salvato da sicuro naufragio dall’aiuto del compagno Bernal. Remco invece è parso in grande spolvero, al punto da lasciarsi dietro Vingegaard con un’azione fulminea ai 200 metri dal traguardo di Arinsal. Se però la vittoria di tappa poteva essere un’opzione prevedibile, data la tipologia dell’arrivo, forse Evenepoel non aveva messo in conto di indossare così presto la maglia di leader.

«Non era affatto previsto prendere la maglia di leader così presto – ha ammesso il belga nella conferenza stampa del dopo tappa – per cui ora dovremo stabilire una tattica intelligente e decidere se vogliamo mantenerla».

Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna
Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna

Il traguardo volante

Per il momento le cose gli stanno andando bene, al punto che durante la quinta tappa è andato anche a caccia di un traguardo con abbuono a 10 chilometri dall’arrivo.

«Ho visto la UAE Emirates arrivare al gran completo – ha spiegato il leader della corsa – e ho pensato che Ayuso avrebbe provato a guadagnare qualcosa. Ecco perché sono entrato in prima persona. Però ogni secondo conta. Il Giro si è deciso con 14 secondi tra i primi due, non si lascia nulla, soprattutto se non costa grossi sforzi. La cosa più importante è che sia andato tutto bene nelle ultime due tappe e che tutti abbiano tagliato il traguardo sani e salvi».

Oggi però non ci sarà tanto da scherzare: il secondo arrivo in salita della Vuelta promette di essere esigente.

«E’ il secondo grande confronto in montagna – ha detto Evenepoel – immagino che ci sarà battaglia, ma non so assolutamente cosa aspettarmi. Penso che questa salita possa fare al caso mio, ma contro i migliori corridori del mondo dovremo stare attenti. Spero soprattutto che una fuga possa andare fino in fondo».

La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo
La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo

Largo agli sfidanti

Roglic scalò queste salite nel 2019, per questo nel clan della Jumbo-Visma sembrano tutti abbastanza tranquilli. Lo sloveno arrivò sesto sulla vetta di Teruel e si lasciò dietro Pogacar per 30 secondi. Questa volta Primoz si trova a 43 secondi da Evenepoel e ad Andorra il compagno di squadra Vingegaard è parso leggermente superiore, ma anche lui deve recuperare 37 secondi che non sono pochi.

Oggi sulle strade del Pico del Buitre c’è da aspettarsi che corridori come Ayuso, Mas, Vlasov o Uijtdebroeks proveranno a essere della partita, mentre noi aspettiamo di vedere all’opera Damiano Caruso (già in fuga ad Andorra), con una punta di curiosità per Lenny Martinez, che nel 2021 di questi tempi vinceva il Giro della Lunigiana e sabato ad Andorra è arrivato settimo con tutti i migliori. Inaspettatamente al terzo posto in classifica, a soli 17 secondi dal leader belga, il giovane corridore del team Groupama-FDJ misurerà sicuramente le sue ambizioni.

Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?
Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?

Sopravvivere e non perdere

La tappa di oggi verso l’Osservatorio Javalambre termina con una salita di 10,9 chilometri con una pendenza media dell’8 per cento. Dopo due tappe per velocisti e doppietta di Groves, ci sarà di nuovo da salire.

«E’ una salita finale difficile, a gradini – dice Evenepoel – una tappa dura, durissima. Termina con 30-40 minuti di salita piuttosto ripida. Non necessariamente per corridori estremamente esplosivi, quindi mi va bene. Anche ad Andorra si è trattato di circa mezz’ora di scalata. Dovremo stare attenti soprattutto a Vingegaard, il miglior scalatore del mondo. Guarderò la sua ruota più del solito. Speriamo che parta una bella fuga per la vittoria di giornata, mentre vedremo cosa fare con la maglia. Sopravvivere e non perdere tempo, questa è la cosa più importante».

Quanto sono cambiati i tempi di recupero? Spiega Guardascione

26.08.2023
4 min
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Si continua a dire che per vedere il miglior Bernal bisognerà attendere il prossimo anno, che questa stagione è fondamentale per il recupero. L’incidente che ha messo fuorigioco il colombiano, all’inizio del 2022, ha conseguenze che si protraggono ancora oggi. Bernal è tornato a correre un grande Giro solamente nel 2023, con il Tour de France (nella foto di apertura alla presentazione della 20ª tappa). A poche settimane di distanza è stata annunciata la sua partecipazione alla Vuelta, altro gradino importante verso la scalata alla sua miglior condizione. 

Dopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della volata) Cipollini recuperò in tempi record
Dopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della voltata) Cipollini recuperò in tempi record

Il punto di vista medico

Carlo Guardascione, medico del team Jayco-AlUla, è uno dei nomi più noti ed importanti del gruppo. Abbiamo deciso di chiedere a lui un parere su quelle che sono le tempistiche di recupero. Ora i tempi sembrano allungarsi e non poco, si parla sempre più di “stagione di recupero”. Anche in passato era così oppure si tratta di un cambiamento portato dal ciclismo moderno?

«Bisogna fare delle distinzioni – spiega Guardascione – tra traumi singoli e politraumi. Dal punto di vista medico è meglio rompersi il femore in tre punti diversi e sottoporsi ad un’operazione, piuttosto che subire un politrauma come quello di Bernal. Un incidente come il suo allunga notevolmente i tempi di recupero, perché si subiscono diversi scompensi che poi l’atleta si porta dietro una volta tornato in bici».

Nonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincere
Nonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincere

Jakobsen ed Evenepoel

Uno degli incidenti più recenti, accaduti in corsa, che è rimasto maggiormente nella memoria dei tifosi, è quello di Jakobsen al Tour de Pologne del 2020. L’altro è la caduta di Evenepoel al Giro di Lombardia dello stesso anno. 

«Jakobsen – dice Guardascione – ha subito un trauma facciale spaventoso, ma una volta sistemato è riuscito a tornare in sella in tempi davvero brevi. Per quanto brutto e doloroso possa essere un trauma come quello di Jakobsen o dello stesso Evenepoel sono più “semplici” da far rientrare. Tant’è che entrambi, nel giro di un anno, anche qualcosa meno, sono tornati alle corse e a vincere. Nel subire un trauma come la frattura del bacino (nel caso di Evenepoel, ndr) entra in campo anche l’aspetto psicologico. Sai che per guarire da una frattura del genere hai bisogno di 5 mesi e ti dai un obiettivo in termini di tempo.

«In un caso come quello di Bernal – riprende – l’obiettivo principale era rimettere in piedi la persona prima del corridore. Non ci si è dati dei tempi di recupero, perché i traumi erano talmente tanti che non si potevano ipotizzare delle tempistiche».

Evenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021, quasi un anno dopo
Evenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021

Tutto estremizzato

Nel ciclismo moderno, però, è tutto estremizzato, nel bene e nel male. Le terapie di guarigione e recupero permettono di riprendersi in maniera completa. Tuttavia le prestazioni, in gara, sono talmente elevate che bisogna essere al top per pensare di essere competitivi

«Un conto è voler tornare competitivo – ci dice nuovamente Guardascione – un conto è tornare a pedalare in gruppo. Se si vuole vincere non basta essere al 95 o al 99 per cento. Nel ciclismo moderno devi essere perfetto se vuoi provare a vincere, dieci anni fa non era così. Non c’era questa estremizzazione della performance, siamo come in Formula 1. E per raggiungere la perfezione ci vuole tempo, quindi non si allungano i periodi di recupero, ma quelli per tornare competitivi. Una frattura si cura sempre in 2 mesi, ma per tornare in gruppo con l’ambizione di vincere si deve lavorare tanto. Lo si vede da anni, in gara vai solo se sei perfetto, con i numeri giusti. Non esiste che si vada alle corse con la gamba da “costruire”. Soprattutto dopo un infortunio».

Una nuova “veste” per la Ultralight alla Vuelta

26.08.2023
3 min
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La Vuelta di Spagna 2023 parte oggi da Barcellona, con una spettacolare cronometro a squadre all’interno del circuito del Montmelò. La destinazione finale sarà Madrid: la capitale iberica che come tradizione accoglierà i corridori, celebrando il vincitore di questa attesa edizione, domenica 17 settembre.

Come accade ogni anno, molte delle biciclette utilizzate dalle squadre in gara si presentano al via con livree, grafiche e soluzioni tecniche assolutamente originali e ricercate. Come nel caso delle biciclette BH in dotazione al team spagnolo Burgos-BH, nello specifico si parla del modello Ultralight.

Il modello Ultralight ha un telaio estremamente leggero, adatto per le tappe con tanto dislivello
Il modello Ultralight ha un telaio estremamente leggero, adatto per le tappe con tanto dislivello

Ultralight è il modello di bicicletta da corsa più leggera del catalogo BH, e giusto alcuni mesi fa è stata presentata l’ultima versione di questo autentico “best seller” prodotto dallo storico marchio basco. Riconosciuta per il peso estremamente contenuto del telaio, questa nuova versione della Ultralight ha contribuito a renderla una bicicletta ancora più polivalente grazie alla previsione di una vera e propria “extra-dose” di concreti elementi aerodinamici.

E proprio durante la Vuelta, tutti gli atleti del team Burgos-BH pedaleranno su una versione estremamente personalizzata di questo modello. Una bici che si contraddistinguono per una linea estetica estremamente pulita in grado di mettere in mostra “a vista” la fibra di carbonio del telaio, il tutto “condito” con l’aggiunta di un tocco di colore per renderle ancora più inconfondibili…

Gruppo FSA a 12 velocità

Per quanto invece riguarda l’equipaggiamento di questa bicicletta, occorre ricordare che il team Burgos-BH prevede l’utilizzo del nuovo gruppo elettronico completo FSA WE a 12 velocità (2.400 grammi il peso completo, compatibilità esclusiva con freni a disco e con capacità massima 32 denti).

Le ruote sono le affidabilissime e veloci Vision, brand che proprio per questa Vuelta ha preparato per la squadra un’edizione speciale delle sue nuove Metron (i modelli 45SL oppure 60SL da montare nel corso delle tappe più scorrevoli e veloci…). Le coperture montate sulle ruote Vision sono i tubeless Veloflex Corsa da 28 millimetri. Le BH della Burgos-BH in corsa alla Vuelta hanno inoltre montato il manubrio integrato Vision 5D, mentre la sella è Prologo, nello specifico verrà usato il modello Scratch M5 (è Prologo anche il nastro manubrio “Esatouch”). I pedali sono infine il modello Thrust 8 in titanio ideati e prodotti da Xpedo.

BH Bikes

San Sebastian, doppio mondiale e Vuelta: è tornato Remco

28.07.2023
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Tirato per la maglia per l’arrivo di Vingegaard alla Vuelta, torna a parlare Remco Evenepoel. Domani correrà a San Sebastian, sulle strade che ha conquistato per due volte. Poi andrà a Glasgow per difendere il titolo mondiale, infine alla Vuelta. Inutile negarlo: ci siamo chiesti tutti che cosa avrebbe potuto fare al Tour contro quei due.

«E’ una domanda molto difficile – risponde nel collegamento voluto dalla Soudal-Quick Step – probabilmente non lo sapremo mai. Forse l’anno prossimo. Per i numeri che ho visto giorno dopo giorno, penso che quest’anno abbiano raggiunto un livello incredibile. Quindi ho davanti un anno di lavoro per fare grandi passi avanti e avvicinarmi».

San Sebastian è il ritorno alle corse dopo i campionati nazionali (foto Soudal-Quick Step)
San Sebastian è il ritorno alle corse dopo i campionati nazionali (foto Soudal-Quick Step)
Intanto si chiude in anticipo il tuo anno in maglia iridata…

L’ho vinta il 25 settembre, la rimetto in palio il 6 agosto. E’ un po’ triste perché è troppo presto. Penso però che domenica prossima ci sarà un bel mondiale. Farò del mio meglio e cercherò di divertirmi il più possibile. Prima però pensiamo a San Sebastian, una gara davvero importante per me. So che posso vincere e diventerei il detentore del record condiviso della gara (per ora l’ha vinta tre volte soltanto Marino Lejarreta, nel 1981, 1982, 1987, ndr). Anche questa è una grande motivazione. In più voglio provare a godermi le ultime ore di gara con la maglia iridata, anche se spero per la mia carriera che non sia l’ultima volta che la indosso.

Che stagione è stata finora?

Buona, con 8 vittorie, alcune delle quali molto belle. La Liegi, ma anche il campionato nazionale in maglia iridata è stato speciale (foto di apertura, ndr). Detto questo, non credo di essere arrivato abbastanza pronto al debutto in Argentina, perché l’inverno è stato molto lungo, fra i vari obblighi. Sono andato bene al Catalunya ed è stata molto bella l’atmosfera delle prime tappe del Giro con la maglia rosa.

Quante possibilità ci sono che tu rivinca il mondiale?

Il percorso è meno difficile di quanto si possa pensare, c’è meno dislivello del 2022, ma la distanza è notevole. Dovremo fare salite brevi, ma ormai penso di poter competere in qualsiasi gara di un giorno, quindi c’è sicuramente una possibilità.

Evenepoel ha vinto il mondiale di Wollongong il 25 settembre del 2022: la maglia torna in palio il 6 agosto
Evenepoel ha vinto il mondiale di Wollongong il 25 settembre del 2022: la maglia torna in palio il 6 agosto
Guardando i percorsi, hai più possibilità di giocarti la strada o la crono?

Penso entrambe. La crono è lunga e non super tecnica e la mia posizione aerodinamica mi sarà di aiuto contro Ganna, che resta il favorito numero uno. La gara su strada invece è piuttosto tecnica e lunghissima. Molte curve, molti saliscendi, saranno circa sette ore di gara. Questo metterà molta fatica nelle gambe, per cui di conseguenza anche andare in fuga potrebbe rivelarsi interessante. Noi abbiamo una nazionale molto forte, con diverse carte, come Philipsen e Van Aert. Speriamo solo di non dover adattare i nostri piani a causa di incidenti o sfortuna. E speriamo anche che non piova.

Che cosa hai pensato leggendo che Vingegaard verrà alla Vuelta?

Dovrebbero essere tutti contenti per questo, dato che ci sarà più spettacolo in una gara che si annuncia super difficile.

Pare infatti che la Vuelta sarà durissima da subito….

Quest’anno ogni tappa potrebbe essere teatro per qualcosa di spettacolare. Bisogna arrivare freschi all’ultima settimana, ma anche essere pronti in avvio, perché non puoi perdere 3-4-5 minuti nella prima tappa di montagna (l’arrivo ad Andorra ci sarà il terzo giorno, ndr). Non è questa l’intenzione, quindi si tratterà di sopravvivere ai momenti difficili.

Se a Glasgow non si confermerà campione del mondo, vedremo Remco vestito così (foto Soudal-Quick Step)
Se a Glasgow non si confermerà campione del mondo, vedremo Remco vestito così (foto Soudal-Quick Step)
Hai cambiato qualcosa nella tua preparazione per la Vuelta?

Ho fatto copia e incolla rispetto all’anno scorso. Oggi ho avuto buone sensazioni, ho provato a forzare ed è andato tutto bene. Ho un buon adattamento quando torno dall’altura, ma so anche che puoi avere la miglior condizione e qualcosa può andare storto.

Si vocifera che tu abbia avuto qualche problema durante le ricognizioni della Vuelta…

Sono andato a provare le tappe 16-17-18: Bejes, Angliru e Cruz de Linares, che ai miei occhi saranno i giorni decisivi dell’ultima settimana. Solo che è cominciata col piede sbagliato. Ad Amsterdam hanno pensato bene di non spedire la valigia, per cui sono arrivato in Spagna con lo zainetto. C’erano 30 gradi e sono dovuto andare in giro con una gabba, ma ugualmente ho fatto un’ottima ricognizione. Ho imparato molto.

Che cosa?

L’Angliru è davvero un mostro, ma quello cruciale è il Cruz de Linares, che non è certamente meno duro. Le percentuali non arrivano al 20 per cento, ma sono attorno al 15-16 e lo dobbiamo scalare per due volte. Non sottovaluterei neppure la tappa 16, dopo il riposo. E’ tutta piatta e con l’arrivo in salita. La tipica salita asturiana di 5-6 chilometri, ma per tutto il tempo al 10-13 per cento.

Dopo la vittoria del campionato nazionale belga, Remco è l’anima della festa (foto Soudal-Quick Step)
Dopo la vittoria del campionato nazionale belga, Remco è l’anima della festa (foto Soudal-Quick Step)
Quali possibilità hai di vincere ancora?

Se pensassi di essere sconfitto, sarebbe meglio non partire. La Jumbo-Visma ha i due corridori più forti, ma con loro ci sono anche io. Credo che alla fine sarà favorito il vincitore del Tour e per me sarà un’utile esperienza per il prossimo anno.

Perché dici così?

Penso che tutto dipenda da come è uscito dal Tour e per me Jonas non era al limite, si vedeva dalla sua faccia nelle ultime tappe di montagna. Come per me l’anno scorso alla Vuelta: non ero affatto stanco, sono andato al mondiale e ha funzionato tutto al meglio. Quindi mi aspetto lo stesso da lui. Forse sarà il 2-3 per cento in meno, ma con una forma del genere, è comunque superiore a tutti gli altri.

E’ giusto dire che puntare ancora alla Vuelta non fosse il piano per quest’anno?

E’ vero, ma abbiamo cercato di adattarci dopo il ritiro dal Giro. Normalmente dopo il Giro avrei fatto il Wallonie e San Sebastian prima dei mondiali.

A Remco è andata male nel campionato belga a crono: 4° all’arrivo, ma con i postumi di una brutta caduta
A Remco è andata male nel campionato belga a crono: 4° all’arrivo, ma con i postumi di una brutta caduta
In Belgio si parla del futuro della squadra, riesci a vivere la situazione serenamente?

Non è troppo difficile, in realtà è divertente perché dall’esterno ne sapete più di me. Leggo di cose che starebbero accadendo di cui non so nulla io, né il mio entourage e la mia famiglia. E’ piuttosto speciale. Penso di essere abbastanza forte per concentrarmi su quello che devo fare nell’estate che sta arrivando e non vedo ragioni per essere infelice. Se posso, le definirei delle piccole cavolate…

Vingegaard alla Vuelta, cosa pensano Roglic ed Evenepoel?

26.07.2023
5 min
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Sarà rimasto peggio Roglic o Evenepoel? Garzelli sogghigna, per rispondere c’è comunque bisogno di sbilanciarsi. «Entrambi – dice – secondo me il fatto che alla Vuelta arrivi anche Vingegaard, per motivi diversi dà fastidio a entrambi».

Il Tour è finito da tre giorni. In Belgio impazzano i criterium, gli inviati resettano il cervello ed entrano in clima mondiali, ma la prospettiva della Vuelta con Roglic, Vingegaard ed Evenepoel tiene già alta la fiamma sotto la pentola. Probabilmente sono cose che capisci a fondo soltanto quando ci passi, ma non è difficile immaginare che l’annuncio del danese abbia colto di sorpresa i due campioni attesi alla sfida spagnola.

Garzelli ha commentato il Tour assieme ad Andrea De Luca. Il 16 luglio ha festeggiato i 50 anni (foto Instagram)
Garzelli ha commentato il Tour assieme ad Andrea De Luca. Il 16 luglio ha festeggiato i 50 anni (foto Instagram)

Motivazioni diverse

Magari il discorso di Remco è diverso: lui non è contento perché pensava di avere rivali già noti e… misurati, invece gli arriva fra capo e collo il vincitore del Tour. Mentre Roglic, che da giugno lavora per essere leader nella corsa già vinta per tre volte, si ritroverà allo stesso tavolo un ex gregario, ormai diventato capitano. Come successe a Simoni con l’arrivo di Cunego. Come quando Armstrong piombò in casa di Contador. E come quando al Giro del 2000 di Garzelli capitano, all’improvviso saltò fuori Pantani.

Stefano, qual è la ricetta perché la coppia funzioni?

E’ difficile che funzioni. Io sono sempre stato dell’idea che se vuoi vincere un grande Giro, devi andare con un capitano, altrimenti ogni volta si creano situazioni particolari. Nel mio caso, Marco arrivò all’ultimo momento. Insomma, era Marco Pantani e io ero un ragazzo giovane. Poi strada facendo la situazione si andò delineando, ma neppure allora fu troppo facile. Alla fine io sapevo bene che con Marco in corsa, non sarebbe stata la stessa cosa. Sia per me, sia per tutta la squadra. Non sarà facile per Roglic e Vingegaard.

Al Giro del 2000, Garzelli era il capitano, poi arrivò Pantani. Non fu facile, ma alla fine vinse Stefano
Al Giro del 2000, Garzelli era il capitano, poi arrivò Pantani. Non fu facile, ma alla fine vinse Stefano
Perché?

Perché nel ciclismo moderno è cambiato il modo di correre, si sta sempre tutti molto vicini. Però se ci sono situazioni particolari, devi stare vicino a due capitani, che magari per qualche necessità corrono in modo differente. Penso al Tour del 2022 nella tappa del pavé quando Vingegaard rimase senza bici e Roglic cadde. Insomma, la gestione si fa difficile. Diciamo che sarà bello vederli, sarà divertente…

Di solito in questi casi si dice che il polso della situazione deve averlo l’ammiraglia.

In teoria è così. Però se guardate, l’inizio del Tour per la Jumbo-Visma non è iniziato benissimo. C’erano anche lì due capitani – Vingegaard e Van Aert – sia pure con obiettivi differenti e già il secondo giorno Van Aert si è ritrovato senza appoggi. La situazione era complicata, Wout non era contentissimo. E anche se sono due corridori diversissimi, hanno rischiato comunque una piccola rottura iniziale, che per fortuna è stata subito chiarita.

Le tensioni fra Van Aert e Vingegaard al Tour si sono sciolte a Cauterets. La vittoria di Pogacar ha unito la Jumbo-Visma
Le tensioni fra Van Aert e Vingegaard al Tour si sono sciolte a Cauterets. La vittoria di Pogacar ha unito la Jumbo-Visma
Sono bocconi faticosi da mandare giù…

Infatti alla fine rimane sempre qualche piccola spina. Non è semplice, ci sono otto corridori, due fanno i capitani… Vedremo alla Vuelta! Chiaramente loro sono superiori. Io penso che Vingegaard, anche con una condizione inferiore a quella del Tour, può vincere la Vuelta.

C’è da capire quanto la sua presenza possa infastidire Roglic…

Io penso che un po’ sia scocciato. Loro vogliono entrare nella storia, vincere Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione, quindi forse per questo motivo hanno deciso di portare anche Vingegaard. E Jonas è coraggioso, è bello vedere che viene alla Vuelta e si mette in gioco nuovamente. Ha solo da perdere. Ha già fatto una stagione straordinaria: tranne la Parigi-Nizza, in cui è arrivato secondo, ha vinto tutte le corse cui è andato. Io credo che il suo obiettivo sia diventare il numero uno al mondo a fine 2023 e con la Vuelta e magari il Lombardia, potrebbe riuscirci. 

Alla Vuelta Roglic ritroverà Thomas e la sorpresa inaspettata del compagno Vingegaard (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Alla Vuelta Roglic ritroverà Thomas e la sorpresa inaspettata del compagno Vingegaard (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Anche perché ha detto: vado in Spagna a fare il capitano…

Assolutamente. Roglic ha vinto il Giro, lo ha gestito bene, però sarà una Vuelta durissima, la più dura degli ultimi quarant’anni. Gli organizzatori hanno approfittato del fatto che i mondiali ci saranno già stati, per disegnare una Vuelta spettacolare, per scalatori. Gli altri anni avevano un occhio di riguardo nei confronti degli uomini per il mondiale, questa volta invece nessuna pietà. E Vingegaard, come pure Pogacar, sono di un altro pianeta.

Pensi che Roglic pretenderà che Vingegaard lo aiuti?

Ora il capitano è Jonas, poco da dire: ha vinto il Tour. Il livello del Giro era più basso rispetto al Tour e la dimostrazione è stata comunque anche il Tour dell’anno scorso. Erano partiti alla pari e alla fine ha vinto Vingegaard, anche per la caduta di Roglic. Il danese va in Spagna da capitano, poi sarà la strada semmai a dire cose diverse.

Evenepoel ha vinto la Vuelta 2022, su un percorso non particolarmente impegnativo. Quest’anno sarà molto più dura
Evenepoel ha vinto la Vuelta 2022, su un percorso non particolarmente impegnativo. Quest’anno sarà molto più dura
Invece con Evenepoel come la mettiamo?

L’anno corso ha vinto la Vuelta, ma una Vuelta di due settimane, perché la terza era veramente facile. Dopo Sierra Nevada, che era la quindicesima tappa, il resto scorreva via facile, con Navacerrada e salite pedalabili. Lui ha vinto la crono di Alicante, però a Sierra de la Pandera è andato in crisi, anche perché era caduto due giorni prima. Insomma, eravamo tutti a chiederci quando incontrerà Pogacar al Tour e si ritrova con Vingegaard alla Vuelta. Quest’anno sarà un bel banco di prova.

Due picchi di forma nella stessa stagione: come si fa?

15.07.2023
5 min
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«Ad aprile e maggio ho fatto terzo al Romandia e poi quarto al Giro. Ora lavoriamo per avere un secondo picco di forma e andremo alla Vuelta». Questa frase detta da Damiano Caruso durante la nostra ultima intervista merita un approfondimento. Il ragusano ha incentrato la sua stagione su due picchi di forma: il primo al Giro ed il secondo alla Vuelta. Ma come si lavora per arrivare pronti a due momenti così diversi della stagione?

Come il corridore della Bahrain Victorious, anche Remco Evenepoel si presenterà alla Vuelta, dopo il ritiro dalla corsa rosa per Covid. Il campione del mondo è stato terzo al Tour de Suisse (foto di apertura), ha poi conquistato il campionato belga su strada e ora si preparerà a difendere la maglia rossa.

I corridori di punta delle varie squadre tendono ad avere due picchi di forma durante la stagione (foto Instagram Hindley)
I corridori di punta delle varie squadre tendono ad avere due picchi di forma durante la stagione (foto Instagram Hindley)

Parola ad Artuso

Il caso specifico di Caruso è interessante ed apre spiragli e ragionamento che prendono il mondo della preparazione a 360 gradi. Abbiamo chiamato in causa Paolo Artuso, che con Caruso ha lavorato molto negli anni passati, prima di andare a seguire i corridori della Bora Hansgrohe

«Di base – spiega Artuso – un corridore può decidere tre modi diversi di affrontare la stagione. Il primo è quello di avere un solo picco di forma, di solito in corrispondenza del Tour. E’ un metodo che ha usato per anni Froome, ma è diventato sempre più raro nel ciclismo moderno. Il secondo, è quello deciso da Caruso (ma anche da Thomas, ndr), con due grandi picchi di forma. Questi possono essere in corrispondenza di Giro e Vuelta o di Classiche e Tour. L’ultimo è avere tre macro momenti di forma durante la stagione, in questo caso non si arriverà mai al 100%. Questa scelta di solito la si fa con dei gregari forti che si vogliono portare a più corse possibili».

Il terzo posto al Romandia è servito a Caruso per avere le prime risposte sulla preparazione in vista del Giro
Il terzo posto al Romandia è servito a Caruso per avere le prime risposte sulla preparazione in vista del Giro
Quando si opta per due picchi di forma come si lavora?

Solitamente si fa un performance plan, partendo dal determinare gli obiettivi durante la stagione. In questo caso Giro e Vuelta. Poi all’interno della stagione ci possono essere dei sotto obiettivi, le classiche “tappe di avvicinamento”. Queste consistono in corse dove arrivare pronti ma non al massimo (Caruso quest’anno ha optato per il Romandia, chiuso terzo, ndr). 

E poi?

Da qui si individuano i processi per raggiungere gli obiettivi, come i volumi di allenamento ed il peso. Per esempio: si decide che a dicembre si arriveranno a fare 90 ore di bici e che il peso sarà uno o due chili sopra quello ideale. Le tappe di preparazione variano a seconda dei periodi, più ci si avvicina alla corsa più si entra nello specifico. Magari verso marzo e aprile inserisci dei lavori ad alta intensità, come ripetute sui 30 minuti. 

Una volta portato a casa il risultato come si lavora per preparare il secondo obiettivo?

E’ come se si fosse ad ottobre, praticamente diventano due stagioni in una, così da arrivare freschi alla Vuelta, nel caso di Caruso. Diventa fondamentale fare del recupero attivo, per non perdere tonicità muscolare. Damiano ha un motore rodato e questo gioca a suo favore, ha tante stagioni alle spalle e ciò è un punto a favore. 

Andare ad allenarsi in altura permette agli atleti di essere monitorati e di aver maggior supporto tecnico
Andare ad allenarsi in altura permette agli atleti di essere monitorati e di aver maggior supporto tecnico
Anche se forte delle sue qualità lo stesso Caruso ha detto che ha fatto un recupero attivo, per non arrivare troppo riposato al ritiro in altura, che vuol dire?

Semplice. Se arrivi troppo riposato, passi da zero a cento in breve tempo e il fisico ne risente. In altura per forza di cose si fa fatica, si accumulano chilometri e tanti metri di dislivello, se sei troppo fresco rischi di non lavorare bene. C’è la possibilità di dover rivedere i carichi di lavoro e cambiare i programmi e questo non va bene.

Quando si è a casa come si lavora per arrivare pronti al ritiro?

Si attuano dei protocolli dedicati. Noi avevamo tre fasi, gestite sia per allenamento, che per nutrizione e monitoraggio. La prima fase riguarda l’adattamento: per arrivare pronti in ritiro non bisogna stare fermi ma nemmeno accumulare troppa fatica, solitamente si sta sulle 20 ore di allenamento settimanali. Un paio di settimane prima del ritiro si fanno gli esami del sangue, per capire i livelli di: transferrina, ferro, ematocrito ed emoglobina. Si fa anche un check dei profili ormonali. Da questi dati si decide la strategia alimentare. 

Per quali motivi si va in altura?

Per tre motivi: il primo è avere una risposta ematica, quindi rinnovare i globuli rossi. Quando hai la squadra al seguito si è monitorati al meglio, si tengono sotto controllo tutti i valori: frequenza cardiaca, saturazione, qualità del sonno, peso e idratazione. 

In altura si dorme in quota e ci si allena più in basso (foto Instagram Hotel Spol Livigno)
In altura si dorme in quota e ci si allena più in basso (foto Instagram Hotel Spol Livigno)
Una volta saliti in ritiro?

Per i primi giorni, dai due ai quattro, si riduce il volume di allenamento del 25% più o meno, in funzione dell’adattamento. Va detto che se non è il primo ritiro in altura dell’anno, l’atleta si adatta più velocemente. Nei giorni successivi si lavora, con l’obiettivo di dormire in alto e allenarsi in basso, così si può tenere alta l’intensità. 

E nell’ultima fase?

Si valuta quanto ridurre i carichi in base agli obiettivi. Solitamente chi va alla Vuelta corre prima alla Vuelta Burgos e al Tour de Pologne (questo è anche il programma di Caruso, ndr). Solitamente si riducono i carichi di lavoro anche del 50% rispetto a quando si era in altura. Al termine del periodo di adattamento, a casa, si fanno tre o quattro giorni con allenamenti ad alta intensità, come dietro motore o simili. 

Poi si va a correre…

Le corse di avvicinamento funzionano allo stesso modo della prima parte di stagione. Si va alle gare per vedere lo stato di preparazione e per fare qualche buon risultato in vista dell’obiettivo principale. 

Santini non solo Tour…ecco la Vuelta!

11.07.2023
4 min
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Santini non si ferma davvero mai. In questi giorni l’azienda bergamasca è protagonista sulle strade del Tour de France in una doppia veste. Da un lato è fornitore ufficiale delle maglie di leader delle singole classifiche, a partire naturalmente dalla maglia gialla. Dall’altro è partner tecnico della Lidl-Trek, che proprio al Tour ha sfoggiato la sua nuova divisa per celebrare l’ingresso della famosa catena di supermercati come primo sponsor. 

Nei giorni che hanno preceduto la partenza del Tour, Santini è però stata protagonista di un altro evento, questa volta in Spagna: la presentazione della maglie ufficiali dell’edizione 2023 de La Vuelta, in programma dal 26 agosto al 17 settembre (foto sprintcycling in apertura).

Sette anni

Quella con la corsa a tappe spagnola è una collaborazione davvero solida, tanto da essere arrivata al suo settimo anno. 

La presentazione delle nuove maglie ufficiali destinate ai leader de La Vuelta si è svolta nell’insolita ma affascinante cornice dell’Ippodromo della Zarzuela a Madrid.

«Una partnership giunta al settimo anno quella che abbiamo instaurato con La Vuelta e che conferma il nostro costante impegno nell’ambito del ciclismo professionistico – ha commentato Monica Santini, Amministratore Delegato Santini Cycling Wear – che oggi festeggiamo presentando le maglie che vestiranno i campioni dell’edizione 2023».

«Queste maglie – continua – sono il segno distintivo de La Vuelta e rappresentano non solo quattro classifiche, ma anche cultura, città e salite emblematiche della gara», ha aggiunto Javier Guillén, direttore generale de La Vuelta.

Ricordiamo che le maglie destinate ai leader de La Vuelta sono le seguenti: la Maglia Rossa sponsorizzata Carrefour per il leader della classifica generale, la Verde a logo Skoda per il migliore nella classifica a punti, la maglia Bianca brandizzata Plenitude che andrà al miglior giovane, quella a Pois, sponsorizzata Loterías y Apuestas del Estado, che incoronerà il Re della Montagna.

Tre kit speciali

Come da tradizione, oltre alle maglie leader, Santini ha realizzato dei kit speciali da collezionare, ma anche da indossare, per celebrare le tappe più significative de La Vuelta. Ciascun kit è formato da jersey, pantaloncini e baselayer, e per ognuno è proposta anche una t-shirt in cotone con la grafica del kit.

La prima maglia coincide con la prima tappa de La Vuelta in programma a Barcellona. Il completo disegnato da Santini gioca sui colori nero, blu e viola con una grafica che richiama la personalità vibrante della famosa città spagnola. Presente anche l’icona di un cronometro dal momento che la tappa di apertura sarà una prova contro il tempo.

La seconda maglia celebra la salita dell’Angliru, una delle scalate più dure e famose al mondo. Il completo Santini gioca su variazioni di verde, a richiamo delle foreste che caratterizzano la regione delle Asturie dove ha sede l’Angliru. Sui capi spiccano elementi che ricordano la salita e la Croce della Vittoria, emblema della regione, che presenta un alfa ed un omega poste sotto i bracci orizzontali.

Anche quest’anno La Vuelta si concluderà con la passerella finale di Madrid e proprio alla capitale spagnola è dedicata l’ultima maglia. Protagonisti due elementi che caratterizzano la città, e in particolare la Piazza Puerta del Sol: lo stemma della città, il famoso orso con il corbezzolo, e la placca che indica il Kilómetro Cero, cioè il punto della città dal quale partono le strade che collegano i luoghi più importanti della Spagna.

Le repliche delle maglie leader e i tre kit speciali sono già disponibili per l’acquisto online sul sito di Santini e in negozi di ciclismo specializzati.

Santini

Zambanini si prepara per due mesi di grande ciclismo

03.05.2023
4 min
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CAVALESE – Zambanini è stato uno dei corridori più richiesti allo scorso Tour of the Alps, il ragazzo della Bahrain-Victorious vede avvicinarsi sempre più il suo secondo Grande Giro da professionista. Il Giro d’Italia, che partirà sabato da Fossacesia, sarà un altro gradino nella crescita del corridore trentino. Dopo la Vuelta dello scorso anno e le parole incoraggianti di Pellizotti, è giunto il momento di crescere ancora. 

Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps
Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps

Un piccolo intoppo

Zambanini è andato in fuga nell’ultima tappa del Tour of the Alps e successivamente si è presentato al Gp Francoforte. La gamba c’è, anche se prima della Tirreno-Adriatico c’è stato qualche ostacolo lungo il cammino. 

«Dopo il Giro dei Paesi Baschi ho fatto un po’ di riposo – racconta – e poi sono andato al Tour of the Alps. Purtroppo prima della Tirreno-Adriatico ho avuto una bronchite che mi ha fermato per una settimana ed ho saltato Strade Bianche e la Corsa dei Due Mari. Avevo in programma di fare un ritiro in altura, ma i programmi sono cambiati. Così insieme alla squadra abbiamo deciso di andare a correre il Giro dei Paesi Baschi (foto in apertura). Avevo ancora pochi giorni di gara e mi serviva mettere fatica alle spalle prima del Giro d’Italia. Nel periodo tra la fine del Tour of the Alps e l’inizio della Corsa Rosa mi sono riposato un po’ ed ho fatto qualche lavoro per mantenere la condizione». 

Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro
Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro

Passo in più

L’esperienza della Vuelta ha lasciato in Zambanini un sorriso che ancora si accende quando ci ripensa. Una prima volta che lo ha portato molto vicino al successo di tappa a Les Praeres, ora però serve una nuova spinta. 

«L’occasione avuta lo scorso anno è stata bellissima – continua – la squadra è andata bene quasi tutti i giorni ed è importante. E’ arrivato anche il terzo posto nella nona tappa, nonostante arrivassi da un periodo non troppo positivo visto che avevo preso il Covid a metà stagione. La convocazione per la Spagna era arrivata quasi all’ultimo ed ero partito senza preparare la corsa al meglio. Da un lato sono stato contento perché non ho avuto il tempo di farmi tante paranoie. Quest’anno la preparazione è andata meglio, c’è stata più programmazione. Cerco di non pensarci troppo, sono uno molto riflessivo ma devo cercare di distrarmi un pochino».

Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione
Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione

Giro in casa e non solo

Il percorso del Giro d’Italia è duro, le difficoltà non mancheranno e saranno presenti fin dalle prime tappe. Non ci sono grandi possibilità di nascondersi o di sbagliare troppo. 

«E’ duro – ammette con un leggero sospiro – tutte le tappe saranno toste e poi l’intensità sarà sempre alta. Qualche tappa o fuga vorrei provare a centrarla, però bisogna anche coordinarsi con la squadra e le esigenze dei capitani. Abbiamo molte punte a nostra disposizione: Caruso, Haig, Buitrago e Mader. Il primo compito sarà quello di dare supporto, dopo vedremo, ma qualche occasione mi piacerebbe coglierla. C’è la tappa di casa in Trentino che è la più difficile in assoluto, vedremo che cosa riuscirò a fare. Il Giro lo senti nel cuore, fai più fatica a prepararlo mentalmente, in più correre in casa non è mai semplice. Rispetto allo scorso anno cerchiamo di fare il salto, ho aumentato il carico degli allenamenti.  Dopo un Grande Giro si ha uno step di crescita e devo dire che ho sentito dei miglioramenti nel preparare questa stagione.

«Finita la corsa rosa – conclude – tirerò fino ai campionati italiani, che saranno ugualmente in casa (si correrà a Comano Terme, Trento, ndr). E’ un percorso che ho già provato molte volte e risulta estremamente difficile. Insomma, tra maggio e giugno le occasioni non mancheranno».