La Rave SLR della Serenissima Gravel di Lutsenko ai raggi X

23.10.2021
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Della prima edizione della Serenissima Gravel, la corsa organizzata da Pozzato e vinta da Alexey Lutsenko, vi abbiamo già raccontato. Ora, invece, ci vogliamo concentrare sulla bici del corridore dell’Astana. Quasi per ironia del destino Wilier aveva presentato pochi giorni prima la Rave SLR bici dedicata al Gravel che Alexey ha utilizzato per la Serenissima. A raccontarcela ci pensa Gabriele Tosello meccanico dell’Astana Premier Tech.

La Wilier Rave SLR di Lutsenko che ha vinto la prima edizione della Serenissima Gravel
La Wilier Rave SLR di Lutsenko che ha vinto la prima edizione della Serenissima Gravel

Nessuna rivoluzione più comfort

«Il telaio ha geometrie simili a quelle da strada ci dice Tosello – devo dire che in Wilier hanno mantenuto un assetto molto competitivo. Il carro posteriore e l’avancorsa sono più lunghi per permettere di montare dei copertoni fino a 42 millimetri. La serie sterzo è un po’ più alta, si parla di mezzo centimetro, ma non ha causato problemi di misure, anzi ha fornito più stabilità sull’avantreno così Alexey ha potuto spingere al massimo».

I corridori hanno utilizzato la misura di bici che usano su strada?

Assolutamente, le bici ci sono state consegnate giovedì ed i corridori le hanno provate immediatamente così da darci un primo feedback. Anche perché poi il giorno dopo ci avrebbero già corso, insomma, un battesimo di fuoco.

Come si sono trovati?

Molto bene, il primo impatto è stato subito positivo, la caratteristica di non cambiare le misure ed il posizionamento in sella ci ha avvantaggiato. Per questo abbiamo già chiesto a Wilier di poter utilizzare la Rave SLR anche per Strade Bianche e Parigi-Roubaix per il prossimo anno.

Vi ha particolarmente impressionato allora…

Oltre a non dover cambiare le misure, quel che ci ha colpito maggiormente è la capacità del telaio di assorbire le sconnessione del terreno, il che è un vantaggio enorme. Il peso è maggiore rispetto alla Wilier Zero che utilizziamo tutto l’anno ma alla fine in queste gare il peso non conta.

Passiamo all’assetto, abbiamo visto molti monocorona, ma voi no, perché?

Avevamo la possibilità di provare in anteprima il nuovo Dura Ace a 12 velocità e quindi l’abbiamo colta al volo. Le scelte erano 54-40 o 52-36 per la guarnitura anteriore, mentre il pacco pignone era il classico 11-30, abbiamo optato per la compact (52-36 ndr). La monocorona abbiamo visto che non era la scelta migliore, i corridori sviluppano una velocità troppo elevata per usarla al meglio, diciamo che è più una scelta cicloturistica.

Subito uno stress test per il nuovo Dura Ace…

Diciamo di sì – dice ridendo Gabriele –

I copertoni utilizzati?

La scelta è ricaduta sui Vittoria Terreno, sezione da 35 millimetri. Anche in questo caso c’è stata una novità per noi: abbiamo usato per la prima volta dei tubeless.

Come mai non li avevate mai provati?

Su strada non avevamo la necessità di usarli, invece, su gare del genere sono fondamentali, lo abbiamo visto anche sulla bici di Colbrelli alla Roubaix. Pensiamo di riproporre i Vittoria Terreno in accoppiata al telaio Rave SLR alle prossime Strade Bianche e Roubaix. Magari non sezioni così grandi ma con un 30 millimetri, massimo 32 millimetri, queste da 35 diventerebbero troppo complicati da spingere sui tratti di asfalto.

Alexey Lutsenko in azione sulla nuova Wilier SLR con la quale ha vinto la Serenissima Gravel
Alexey Lutsenko in azione sulla nuova Wilier SLR con la quale ha vinto la Serenissima Gravel
Vi siete “adattati” facilmente?

Per le pressioni ed il montaggio non ci sono stati problemi, abbiamo gonfiato i copertoni a 2,7 o 2,8 bar. La cosa più complicata su cui abbiamo chiesto un piccolo aiuto per i dosaggi è il liquido da inserire all’interno del tubeless.

Lo userete anche in futuro?

La tecnologia e lo sviluppo spingono in quella direzione, ma è anche giusto così, soprattutto in gare con terreno sconnesso. La pressione è più bassa grazie all’utilizzo del liquido ed in più è auto sigillante sulle micro forature…

Per quanto riguarda freni e manubrio?

I freni erano gli stessi di sempre, diametro da 160 millimetri all’anteriore e 140 millimetri al posteriore. Il manubrio era quello da strada.

Giant Tcx DP66

Asciutto o bagnato, quali gomme scegliere?

09.01.2021
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Nella prima giornata dei campionati italiani di ciclocross a Lecce abbiamo voluto capire quali scelte tecniche vengono fatte dai corridori. Come ben si sa le condizioni atmosferiche e quindi del terreno condizionano le scelte dei materiali e soprattutto delle gomme da usare in gara. Ne abbiamo parlato con uno dei meccanici del Team DP66 Race Academy, Mauro Bandiziol.

Il terreno cambia tutto

Le condizioni meteorologiche a Lecce hanno visto la pioggia nella serata del venerdì con qualche goccia anche nella mattina del sabato. Il percorso che si snoda nel parco di Belloluogo sulla carta è veloce, ma il fango lo ha reso scivoloso. La domanda è, quali coperture scegliere?
«Siamo partiti con una situazione abbastanza umida, ma non pioveva – inizia così Mauro Bandiziol – per cui il terreno era da pneumatici mix, da situazione mista. Però questa pioggia potrebbe cambiare un po’ le condizioni e potremmo montare le gomme da fango».

La gomma da bagnato in dotazione al Team DP66
La gomma da bagnato in dotazione al Team DP66

Gomme Mix o Wet?

Ma quali differenze ci sono fra una gomma da condizioni miste e una da fango? «Le gomme da condizioni miste hanno dei tasselli non molto alti e servono per dare direzionalità alla bici senza creare troppi attriti, quindi rendono la bici più scorrevole nei pezzi dritti, ma si ha un po’ meno grip nelle curve. Mentre la gomma da bagnato ha i tasselli più alti e molto più aperti tra l’uno e l’altro per fare espellere meglio il fango e l’acqua».

Solo in casi estremi

Fra le stesse gomme da bagnato ci sono delle differenze.
«Esistono delle gomme da bagnato con tasselli molto più alti – continua Bandiziol – ma sono per condizioni estreme quando piove per due o tre giorni e c’è bisogno del massimo grip a discapito della scorrevolezza ma non è il caso di oggi».

Il pneumatico Vittoria Terreno Mix della DP66
Il pneumatico Vittoria Terreno Mix in dotazione alla DP66

E i cerchi?

Oltre alle gomme anche i cerchi hanno la loro importanza.
«Diciamo che negli ultimi anni si tende molto ad andare sulle ruote alto profilo – ci spiega sempre Mauro Bandiziol – che nel ciclocross vuole dire delle misure fra i 40 e i 50 millimetri». Ma non ci sono solo vantaggi nelle ruote ad alto profilo: «Il problema è che l’altezza del cerchio deve essere messa in relazione con le caratteristiche dell’atleta. Alle categorie giovanili non possiamo dargli profili troppo alti, perché non hanno ancora la forza per sfruttarli bene e preferiamo montargli dei cerchi più bassi per favorire la guidabilità».

Anche le condizioni del terreno influiscono sulla scelta del profilo del cerchio, infatti con condizioni fangose anche alcuni atleti più esperti preferiscono montare cerchi bassi per avere un controllo migliore della bicicletta, mentre il cerchio ad alto profilo viene usato molto sui terreni sabbiosi oppure asciutti. Il percorso di Lecce sarebbe ideale per fare velocità con i cerchi alti, ma il fango non aiuta.

Attacco manubrio sulla bici di un atleta del Team DP66
Attacco manubrio sulla bici di un atleta del Team DP66

Attacchi corti

A proposito di guidabilità, un altro aspetto che abbiamo notato sono gli attacchi manubri molto corti.
«Il discorso è un po’ diverso rispetto alla strada – continua a spiegarci Mauro Bandiziol – anche nel ciclocross si tende ad avere telai più piccoli, però il tempo delle gare è corto, quindi si tende ad avere telai compatti con attacchi corti per favorire la guidabilità e ricercare la massima spinta. Ovvio che si va a discapito della comodità per ricercare la massima potenza». In definitiva si cercano telai compatti con attacchi compatti per avere la migliore reattività e guidabilità, senza guardare il fattore comfort.