Negrente riparte dalla Grecia, ma quel pari tempo non va giù…

06.03.2025
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Se lo scorso anno l’inizio di stagione di Mattia Negrente era stato incoraggiante, questo 2025 ha preso il via ancora meglio per il diciannovenne del devo team della XDS Astana. L’anno scorso aveva colto la terza piazza al Visit South Aegean Islands, in Grecia, questa volta ha fatto ancor meglio con la seconda piazza condita però da una vittoria di tappa. Ma in generale è tutta la sua corsa che ha destato molta sensazione, come se anche nel suo caso fosse in corso una vera evoluzione, al pari di altri corridori del “team madre” kazako.

Lo scorso anno Negrente ha colto una vittoria in Slovenia e 7 Top 10. Un bilancio da migliorare
Lo scorso anno Negrente ha colto una vittoria in Slovenia e 7 Top 10. Un bilancio da migliorare

La protezione del team

Questa volta però il veronese aveva avuto già occasione per rompere il ghiaccio partecipando alle 4 corse di Mallorca nelle file del team WT, lavorando per i compagni, ma evidentemente quel lavoro ha avuto buon influsso.

«Ho sentito subito che la gamba girava bene – afferma da Rodi dove tornerà in gara sabato – avevo belle sensazioni, ma la corsa positiva è stata anche che sul percorso della prima tappa, pieno di su e giù, la squadra ha corso davvero bene. Mi hanno permesso di risparmiare molte energie stando a ruota e quelle forze mi sono venute utili quando a una trentina di chilometri dal traguardo abbiamo ripreso la fuga. Sull’ultima salita i compagni mi hanno aiutato a chiudere un importante buco e a mettermi in buona posizione per la volata finale. Parte della vittoria è anche loro».

Alla fine però, nella classifica generale hai perso dal danese Hansen pur essendo a pari tempo. Quanto ti è dispiaciuto?

Enormemente, qualche parolaccia quando l’ho saputo mi è uscita… E’ come perdere per mezzo millimetro e stai lì a chiederti dove potevi guadagnare, recuperare, se hai fatto qualche sbaglio… Non era certo una gara WorldTour, però dispiace sempre, perché una vittoria ci sarebbe servita. Probabilmente nella seconda tappa eravamo in tanti e ho perso qualche posizione, dovendo partire così presto. Abbiamo chiuso con Mellano quarto e io quinto. Hansen era davanti, con poco potevamo batterlo. Ma come team siamo andati bene, abbiamo anche vinto la classifica a squadre, quindi nel complesso non ci possiamo lamentare.

La volata vincente di Koskinou, battendo Hansen che però lo befferà il giorno dopo (Cyclingphoto.gr)
La volata vincente di Koskinou, battendo Hansen che però lo befferà il giorno dopo (Cyclingphoto.gr)
La sensazione è che però ci troviamo di fronte a un Negrente diverso dallo scorso anno…

Sicuramente l’inverno è stato molto proficuo, abbiamo lavorato molto con il nuovo staff. In generale tante differenze non ci sono, io ero con loro già lo scorso anno e devo dire che avevo visto subito un’organizzazione di prima qualità. La cosa che apprezzo molto è che non ci mettono pressione, chiaramente la nostra situazione è diversa da quella del team principale dove c’è da fare i conti con il ranking.

Tu però hai “assaggiato” anche l’attività principale, hai trovato qualche cambiamento?

Diciamo che noi del devo team prendiamo un po’ ispirazione, perché si vede come riescano a correre di squadra. Per noi sono uno stimolo e così cerchiamo di replicare quell’affiatamento. Inoltre, non è cosa di poco conto che quasi la metà della squadra sia italiana, quindi si è formato un bel gruppo, ma non solo con noi, anche con i russi, i kazaki, il danese Wang.

In Grecia fondamentale è stato l’affiatamento nel team, con Delle Vedove e Vinokourov a proteggerlo (Cyclingphoto.gr)
In Grecia fondamentale è stato l’affiatamento nel team, con Delle Vedove e Vinokourov a proteggerlo (Cyclingphoto.gr)
E’ questione anche di lingua? Spesso si dice che un ostacolo per molti che vanno all’estero è riuscire a superare l’ostacolo della comunicazione…

Questo è un tema interessante. Noi parliamo principalmente inglese perché ormai nel ciclismo se non lo sai sei davvero in difficoltà. Poi è chiaro che nel nostro gruppo riusciamo a intenderci più rapidamente con l’italiano, ma bisogna dire che molti dello staff lo sanno parlare. Il massaggiatore è italiano, il meccanico è russo ma parla quasi meglio l’italiano dell’inglese. Le riunioni si fanno comunque sempre in inglese, questa è una regola di base.

Tu avevi ottenuto buoni risultati anche lo scorso anno, ti è rimasto qualche rammarico per essere ancora nella development?

Assolutamente no, sono convinto che sarebbe stato troppo presto. Mi ero ripromesso che mi servivano almeno un paio d’anni fra gli Under 23, per imparare, capire bene e infatti vedo che già rispetto al 2024 la differenza da questo punto c’è, ma mi sento ancora un “work in progress”. Vedremo come andranno le cose quest’anno, ma se alla fine mi diranno che serve ancora una stagione nel team accetterò di buon grado.

Negrente ha iniziato la sua stagione correndo le 4 corse di Mallorca, insieme al team maggiore
Negrente ha iniziato la sua stagione correndo le 4 corse di Mallorca, insieme al team maggiore
Avrai ancora occasione di correre con il team principale?

Sicuramente, come ho già fatto in Spagna e come avevo fatto lo scorso anno. Andrò ad esempio alla Settimana Coppi e Bartali dove sarò al servizio di chi sarà scelto come leader, poi da aprile a giugno avremo tanta attività di categoria e lì spero davvero di tirare fuori qualcosa di buono. Non mi pongo obiettivi particolari, non c’è una gara che mi piace più di altre. Voglio solo tirare il colpo quando ci sarà l’occasione per avvicinarmi sempre più a quel grande traguardo di fine stagione…

Esordio in Grecia per Negrente e arrivano subito risultati

07.03.2024
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Esordio migliore non ci poteva essere per Mattia Negrente, che alla sua prima esperienza agonistica in assoluto nel devo team dell’Astana Qazaqstan ha portato subito a casa podi importanti. Soprattutto per il suo morale, dimostrando da subito che la nuova dimensione, all’esordio fra gli U23, si adatta perfettamente a lui, come un vestito fatto su misura.

Negrente si è presentato al via della Visit South Aegean Islands, una gara a tappe greca (anche se chiamarla “gara a tappe” è un po’ un azzardo avendo caratterizzato solo il weekend) portando a casa una piazza d’onore nella prima tappa e il 10° nella seconda che gli sono valsi il podio assoluto finale e soprattutto la vittoria nella classifica dei giovani. Nella successiva chiacchierata però, Negrente parte da spunti diversi rispetto alla classifica nuda e cruda.

«Sono tornato dalla Grecia con ottime sensazioni, davvero soddisfatto ed esaltato perché ho ottenuto molto più di quel che immaginavo in termini di prestazioni. Ero partito senza obiettivi specifici, anche perché non ero al massimo, recentemente ho anche avuto problemi al tendine di un ginocchio. Quando siamo partiti avevo paura di spingere, invece poco a poco ho visto che rispondevo sempre meglio e alla fine sono venute fuori prestazioni davvero importanti».

La premiazione a Salakos, Negrente è stato il miglior giovane, finendo 3° assoluto (foto Instagram)
La premiazione a Salakos, Negrente è stato il miglior giovane, finendo 3° assoluto (foto Instagram)
Per te era una prima assoluta: nuovo team, nuova categoria, nuovo modo di correre…

E’ cambiato davvero tutto e ho avuto un assaggio di quel che sarà, visto che il nostro team farà tutte prove internazionali. Il livello è davvero alto e penso che si alzerà sempre di più, soprattutto se, come spero, avrò occasione di confrontarmi con i pro’ e di correre con la squadra maggiore. Dopo due sole gare è difficile sbilanciarsi, ma posso dire che l’organizzazione del team è davvero al top, non manca nulla.

Cambia davvero il sistema di corsa rispetto a quello a cui eri abituato?

Per quel che ho visto sì. Qui ti trovi all’inizio che parte la fuga, guadagna minuti e nessuno se ne preoccupa. Bisogna cambiare il proprio schema mentale, non farsi prendere dal nervosismo. Nella prima tappa hanno raggiunto anche i 7’30” di vantaggio, ma a 30 chilometri dall’arrivo eravamo già tutti insieme. Questo perché i team sono molto più compatti e organizzati.

La volata della prima tappa in Grecia, con il veronese battuto dal norvegese Drege (foto Nassos Triantafyllou)
La volata della prima tappa in Grecia, con il veronese battuto dal norvegese Drege (foto Nassos Triantafyllou)
Com’erano dal punto di vista tecnico e climatico le due corse greche?

Non durissime, al di là del chilometraggio. Percorsi sicuramente abbordabili, giusti per essere a inizio stagione, anche se in fin dei conti il dislivello non era male, 1.700 metri. Alla vigilia della partenza pensavo che, essendo in una piccola isola, le gare sarebbero state caratterizzate dal vento, invece non è stato così, abbiamo anche trovato il sole e temperature di 20°, anche se il secondo giorno alla partenza ci siamo presi una bella grandinata…

Che cosa dici dei chilometraggi così lunghi? Non ci eri abituato…

No, infatti cambia molto e pensavo fosse lo scoglio principale da superare, perché non sapevo come avrebbe reagito il mio fisico a sforzi così prolungati. Con i compagni dicevo che mi sarebbe bastato finire le due tappe per essere a inizio stagione, invece non ho avuto problemi e ho chiuso sempre con molte energie ancora in corpo.

Per Negrente i ritiri con la squadra in Spagna sono stati fondamentali, accumulando molti chilometri in più
Per Negrente i ritiri con la squadra in Spagna sono stati fondamentali, accumulando molti chilometri in più
Hai cambiato preparazione in vista del cambio di categoria?

Non in maniera particolare. Ho iniziato prima, questo sì, sia con la bici che con la palestra. La differenza l’hanno fatta i due ritiri fatti con la squadra in Spagna, dove abbiamo macinato un gran numero di chilometri e infatti rispetto a prima ne ho molti di più nelle gambe.

Come ti trovi con i compagni?

Molto bene. In squadra ci sono altri 3 italiani (Romele, Toneatti e Zanini, ndr) con i quali abbiamo formato un bel gruppo, per il resto uno spagnolo, un francese, un tedesco e tutti kazaki. Ci siamo integrati bene anche nella comunicazione, poi in Grecia si è aggiunto a noi il britannico Max Walker, appena arrivato. L’hanno messo in camera con me e abbiamo subito legato. Anche il gruppo fuori dalle gare credo che contribuisca ai risultati.

Il veneto è uno dei 4 italiani del devo team Astana, il gruppo più numeroso dopo i kazaki
Il veneto è uno dei 4 italiani del devo team Astana, il gruppo più numeroso dopo i kazaki
A tal proposito, questa era la tua prima trasferta all’estero in un team che non fosse la nazionale. Quanto cambia?

Quando viaggiavo con la squadra azzurra avevo compagni con i quali ci conoscevamo, si lavorava insieme ma per un breve periodo di tempo, poi a casa tutti uno contro l’altro com’è normale che sia. In un club è diverso, si è più propensi a lavorare l’uno per l’altro, sei più spinto a dare una mano al compagno. E’ come se davvero la squadra fosse una cosa sola perché si cementifica settimana dopo settimana. In nazionale segui le direttive del cittì, ma è un po’ diverso.

Ora torni a viaggiare?

Sì, dal 17 al 24 marzo sarò in Slovenia per quattro corse d’un giorno, poi tornerò a casa e con il team affronteremo le prime classiche internazionali: Belvedere, Recioto, Piva. A quel punto si farà un primo quadro della situazione per decidere come andare avanti. Spero per allora che il mio bilancio sia ancor di più in attivo…