Aggiorna la bici con Vision per prestazioni senza compromessi

18.09.2024
3 min
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Per gli appassionati di ciclismo, mantenere la propria bicicletta al massimo della efficienza e al massimo delle prestazioni è a dir poco essenziale. Un mezzo aggiornato, e dotato dei migliori componenti, può fare realmente la differenza sia in termini di velocità che di comfort. 

Vision ha ideato un offerta per “aggiornare” la propria bici con accessori più performanti
Vision ha ideato un offerta per “aggiornare” la propria bici con accessori più performanti

Da oltre trent’anni, Vision è sinonimo di innovazione nel settore del ciclismo, con un’attenzione particolare alla riduzione della resistenza aerodinamica. Brand nato negli anni ’90 a Kona (Hawaii), una località storica per gli appassionati di triathlon, fin dall’inizio si è distinto per l’impegno nella ricerca di soluzioni che potessero sfidare e ridurre la resistenza del vento. Questo obiettivo ha portato la stessa realtà a sviluppare prodotti sempre più performanti, rivoluzionando il settore con l’introduzione della fibra di carbonio.

Negli ultimi anni, Vision ha consolidato la propria leadership nel campo delle prove a cronometro e del triathlon, grazie a componenti progettati per offrire un’aerodinamica superiore. Il ciclista che sceglie Vision può contare su prodotti in grado di portarlo ai propri limiti, migliorando le prestazioni durante le gare più impegnative.

La gamma di prodotti Vision, con particolare attenzione alla famiglia Metron, rappresenta anche un punto di riferimento per i ciclisti professionisti. Le ruote Metron, infatti, sono la scelta di squadre di alto livello come EF, Bahrain Victorious, Astana Qazaqstan e Arkea B&B Hotels. La fiducia che questi team ripongono in Vision testimonia la qualità e l’affidabilità dei prodotti del marchio, sviluppati per garantire le migliori prestazioni in gara.

L’offerta “Aggiorna la tua bici”

Ma Vision non si limita solamente ad innovare, offrendo oggi anche un’opportunità per rendere l’aggiornamento della propria bicicletta più accessibile. Portando difatti un vecchio set di ruote presso un Vision Point, si potrà da subito ottenere fino a 650 euro di valutazione per l’acquisto di una nuova coppia di ruote Metron: un’occasione unica per migliorare la bicicletta con uno dei prodotti più avanzati sul mercato.

Vision si impegna costantemente a proporre prodotti che anticipano le esigenze dei ciclisti, combinando tecnologia all’avanguardia con materiali innovativi. Affidarsi a Vision significa scegliere prestazioni, velocità e affidabilità…

«Non perdere l’opportunità di aggiornare la tua bicicletta con Vision – dichiarano con soddisfazione dall’ufficio comunicazione del marchio con sede europea a Busnago, alle porte di Milano – e di usufruire di questa offerta vantaggiosa. Cerca subito il Point più vicino a te e scopri come le ruote Metron possano migliorare la tua esperienza di guida, sia che tu sia un ciclista amatoriale o un professionista».

Vision

Nuovo Vision Metron 5D Evo, il gamechanger degli integrati

13.03.2024
4 min
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Vision lancia ufficialmente l’evoluzione del suo manubrio integrato di altissima gamma, uno degli integrati maggiormente richiesti anche in ambito professionistico. Vide la luce nel 2017: la prima versione di un cockpit integrato che ha cambiato le carte in tavola, grazie alla sua aerodinamica, alla sua ergonomia e quell’angolo di 10° aperto verso l’avantreno.

Marzo 2024, ecco il nuovo Evo: un manubrio che anche di recente ha primeggiato in alcune delle competizioni WorldTour più ambite: la Tirreno-Adriatico. Si, è il manubrio utilizato da Vingegaard sulla Cervélo R5. Entriamo nel dettaglio del nuovo Metron 5D Evo.

Vingegaard lo monta sulla R5 (foto Vision)
Vingegaard lo monta sulla R5 (foto Vision)

Stessa famiglia, ma più leggero

Il valore alla bilancia dichiarato è di soli 320 grammi (misura 110×42): un peso contenuto che comporta un’elevata rigidità, peculiarità che da sempre caratterizza il Metron. Ma non è solo una questione di grammi, perché anche l’ergonomia ricopre un ruolo di primaria importanza nello sviluppo del nuovo cockpit di Vision. Il nuovo Metron 5D è disponibile in due misure per quanto concerne la sezione superiore. Evo L e Evo XL, il secondo ha una superficie di appoggio maggiorata, ma non cambia il disegno e la sagoma.

Più asciutto e magro

Si nota in particolare sulla sezione frontale, con una superficie che è stata ridotta (in particolar modo nella parte centrale) rispetto alla versione precedente. Anche la zona dedicata allo stem (integrato) è stata cambiata, con una abbassamento dello spessore (stack) che ora è di soli 40 millimetri (in precedenza era 54,6). Significa una riduzione del peso, significa un’efficienza aerodinamica migliorata, il tutto senza sacrificare la rigidità e con un angolo dell’attacco manubrio di 6°.

Il nuovo Metron 5D Evo ha mantenuto l’apertura frontale di 10°, ha un drop ed un reach rispettivamente di 125 e 80 millimetri ed è compatibile con le serie sterzo ACR, per un’integrazione totale delle guaine. Inoltre ha una svasatura di 5 millimetri dei terminali bassi della piega.

Otto taglie in totale

Le misure sono quattro per la versione XL e quattro per la L (tutte mantengono i 6° dello stem). La XL va da una lunghezza dello stem di 110 millimetri, fino alla 140, con larghezze di 42 e 44 centimentri centro/centro. Evo L invece va dai 90, fino ai 120 millimetri, con larghezze della piega compreese tra i 38 e 42 centimetri (sempre centro/centro). Per tutti c’è la finitura 3K, con un nero, tono su tono per le grafiche.

Per il nuovo Metron 5D Evo sono state disegnate delle nuove basi di appoggio per le serie sterzo (di soli 12 grammi ciascuna), costruite grazie alla tecnologia 3D. Il prezzo di listino del nuovo Vision è di 698 euro, come per il modello precedente.

Vision

Impresa a crono, sguardo attento al manubrio di Vingegaard

19.07.2023
5 min
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COMBLOUX – Quelli che sulle crono puntano davvero hanno spesso componenti speciali. Succede in tutte le squadre e certo non poteva fare eccezione la Jumbo-Visma. Sulla bici di Vingegaard per la crono facevano bella mostra di sé delle appendici Vision in composito: le stesse che avevamo visto al Giro con Roglic. In realtà le hanno quasi identiche anche Bahrain Victorious, EF Education-EasyPost e Arkea-Samsic, ma tutte hanno un diverso innesto sul telaio.

Nel grande caldo della crono di ieri, ci siamo soffermati a osservare la Cervélo di Vingegaard e il suo manubrio. Il risultato finale è stato a dir poco esaltante, per cui ci siamo concessi un approfondimento con Francesco Ragazzini, l’ingegnere che ha sviluppato il progetto.

Al fianco di Cervélo

Le appendici Metron TFE Pro P5 sono nate in collaborazione con la squadra olandese e con Cervélo che dà loro le bici: P5 è infatti la sigla che contraddistingue il modello da crono della casa canadese. Sono acquistabili al prezzo di 3.459 euro.

Le appendici sono prodotte in tre misure (small, medium e large) e sono nate da un primo passaggio del team in galleria del vento, utilizzando delle estensioni standard. La Jumbo Visma infatti ha portato gli atleti nel tunnel alla presenza dei suoi specialisti biomeccanici e dell’ingegnere aerodinamico. Una volta che è stata individuata la posizione più redditizia, è stata fatta una scansione in 3D e a quel punto Vision ha ricevuto l’immagine del sistema corridore+bici.

«Quello è stato il punto di partenza – spiega Ragazzini – per sagomare l’appendice sul corpo del corridore, una cosa che con le appendici tradizionali non si può fare, visto che sono tubi orizzontali oppure obliqui. Visto il risultato, la squadra ci ha dato via libera e abbiamo prodotto un primo esemplare in RP (rapid prototype) in nylon, con cui i corridori hanno potuto pedalare su strada e in condizioni di sicurezza».

Composito made in Italy

Si trattava dell’ultimo passaggio prima della realizzazione definitiva in composito: quella che non avrebbe permesso correzioni di alcun tipo.

«La versione definitiva – spiega Ragazzini – viene realizzata con carbonio e resine, per questo è corretto dire che siano realizzate in composito. Ci siamo rivolti ad una carbon factory di Imola, un’azienda con cui abbiamo l’esclusiva sulla produzione di componenti speciali in composito e dove produciamo anche la nostra ruota lenticolare posteriore TT: un pezzo monoscocca da 883 grammi DB CH-TL.

«Non conta tanto il tipo di carbonio che si usa, quanto il mix con la resina. Non si può neanche dire che siamo partiti per realizzare le appendici più leggere o più aerodinamiche: cambia l’approccio. In Formula Uno si punta a realizzare i componenti migliori, per cui anche in questo caso la leggerezza non è mai stata un obiettivo, ma è diventata la conseguenza del lavoro ben fatto».

Non solo Vingegaard, al Giro d’Italia queste appendici erano sulle biciclette di Roglic e pochi altri
Non solo Vingegaard, al Giro d’Italia queste appendici erano sulle biciclette di Roglic e pochi altri

Piantone unico

Una volta che sono stati realizzate e messe in catalogo le tre protesi, l’intervento sugli atleti riguarda l’altezza, il posizionamento dei comandi della trasmissione (perché Sram ad esempio è diverso da Shimano) e i poggioli in schiuma.

«La differenza fra il manubrio Jumbo e gli altri – spiega ancora Ragazzini – sta nel fatto che gli altri hanno tutti due punti di fissaggio sul manubrio, mentre alla Jumbo-Visma hanno un solo braccio che si inserisce nello sterzo. E’ un perno unico, molto più grande, che a livello di resistenza alla torsione deve superare dei test parecchio esigenti. Un’ultima cosa riguarda le misure. Andiamo a prenderci tutti i millimetri che l’UCI ci consente, per questo l’individuazione delle misure giuste resta un passaggio fondamentale. Altrimenti i giudici ti fermano e non ti fanno correre».

Ieri Vingegaard non l’hanno fermato i giudici e tantomeno la salita e neppure Pogacar. La crono di Combloux ha messo una forte ipoteca sul Tour de France. Se Pogacar ha ancora birra in corpo già da oggi sarà chiamato ad attaccare.

Manubrio, la qualità della prestazione passa anche da qui

23.07.2022
4 min
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Continua il nostro percorso che mette insieme i diversi dettagli tecnici della bicicletta. Dall’aerodinamica alle geometrie, dalla biomeccanica agli pneumatici, dal manubrio alla sella, una via infinita che è in costante evoluzione, proprio come la bicicletta.

Abbiamo chiesto all’ufficio tecnico di FSA e Vision, quanto conta il manubrio nei termini di efficienza e se possiamo fare degli accostamenti tra le biciclette “normali” e quelle da crono. Ci rispondono a quattro mani Matteo Palazzo e l’ingegnere Francesco Ragazzini.

I corridori e i partener Jumbo-Visma utilizzano la galleria del vento di Eindhoven (foto FSA-Vision)
I corridori e i partener Jumbo-Visma utilizzano la galleria del vento di Eindhoven (foto FSA-Vision)
Quanto conta un manubrio da crono in termini di efficienza aerodinamica del sistema mezzo meccanico/corridore? 

Chiaramente nelle prove a cronometro ci sono una miriade di aspetti da tenere in considerazione, ma possiamo affermare che l’aerodinamicità gioca un ruolo predominante, anche rispetto alla potenza. Sicuramente il cockpit da cronometro, che sviluppiamo e personalizziamo per ogni atleta dei team con cui lavoriamo è uno degli aspetti principali.

Perché?

L’accoppiata manubrio/estensioni può portare ad un guadagno fino al 10%, ovvero 374 watt su uno sviluppo medio di 350. Questo significa che il corridore può essere più veloce di circa 7 secondi su 40 km di gara, e sappiamo bene che ormai le cronometro vedono i primi 5 atleti anche in meno di un secondo di distacco (il ricordo della crono di apertura del Tour de France è ancora fresco, ndr).

I test sulle protesi Vision (foto FSA-Vision)
I test sulle protesi Vision (foto FSA-Vision)
Si può fare un parallelo con i manubri delle bici tradizionali, oppure le bici da crono sono un mondo a se? 

Negli anni, soprattutto grazie alle possibilità che il carbonio offre in fatto di lavorazioni, non si è più legati alle sezioni tonde o ovali dei tubi. Quindi possiamo tranquillamente affermare che le biciclette sono totalmente diverse, soprattutto come geometrie. Questo porta ovviamente anche a differenze nette tra i manubri crono e road.

Di che tipo?

Nei primi ovviamente la base di studio è quella delle più elementari leggi sull’aerodinamica. Infatti non hanno solo funzione aerodinamica ma sono pensati anche per generare un certo carico aerodinamico sulla ruota anteriore per garantire anche la stabilità massima.

Damiano Caruso con le appendici personalizzate
Damiano Caruso con le appendici personalizzate
Quali sono i punti chiave nello sviluppo di un manubrio da crono? E per uno tradizionale?

I punti fondamentali sono sempre il comfort, inteso come corretta posizione dell’atleta, i flussi d’aria e la generazione delle turbolenze. Un manubrio tradizionale ha misure relativamente standard, le variazioni tendenzialmente sono sulla lunghezza dell’attacco e la larghezza del manubrio. Mentre in quelli da cronometro, il cockpit è composto da due parti, ovvero il base-bar o aerobar, che è pressoché standard se non nelle misure e dalle estensioni superiori. Queste ultime sono sviluppate in modo specifico per ogni atleta, attraverso studi 3D, la galleria del vento e test su strada.

Cos’altro?

A quanto sopra citato si aggiunge l’altra costante fondamentale, ovvero la rigidità. Infatti i manubri in carbonio hanno il grande vantaggio di poter essere costruiti anche pensando a quanto devono essere flessibili per smorzare le vibrazioni del terreno, un fattore che è parte dello studio e sviluppo che c’è dietro ogni modello.

Rispetto al passato notiamo le appendici sempre più alte e sagomate con una sorta di allineamento degli appoggi alla sella? Cosa è cambiato e perché? 

In passato si tendeva a tenere la posizione delle braccia molto bassa a favore dell’aerodinamica. Studi successivi più moderni, hanno portato a considerare in maniera significativa il gesto della respirazione. Quest’ultimo è uno dei motivi principali che hanno portato ad alzare la posizione nella parte frontale.

L’aerodinamica, fondamentale anche per i manubri delle bici standard (foto EF-Easypost/Gruber)
L’aerodinamica, fondamentale anche per i manubri delle bici standard (foto EF-Easypost/Gruber)
Perché molti corridori utilizzano ancora oggi una importante differenza tra sella e manubrio sulla bici tradizionale? Sarebbe più conveniente limitare lo svettamento? 

Con le tecnologie attuali si può studiare il corpo umano in maniera più approfondita, soprattutto il movimento del muscoli. I posizionamenti in sella sono frutto di questi studi e anche di quelli aerodinamici. Una posizione particolarmente svettante della sella, porta ad una migliore distribuzione dei pesi. In questo passaggio, dobbiamo considerare che a differenza delle crono, sulle biciclette standard mancano le estensioni atte ad allungare il corpo.

Quindi?

Quindi nel caso delle bici tradizionali si tende sempre a cercare una maggiore chiusura del corpo, alzando il più possibile la zona posteriore. Questo porta a una forma più aerodinamica e offre più controllo sul manubrio e sulla bici.