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Al Giro si riparte, parola a Radioinformazioni…

10.05.2022
5 min
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Potrebbe sembrare strano, nell’era della massima tecnologia, della digitalizzazione, dei social che trasmettono tutto (anche gli eventi più luttuosi e nefasti) in tempo reale, che un servizio vecchio di quasi 50 anni sia ancora così basilare per il Giro d’Italia. Eppure Radioinformazioni è ancora lì, puntuale, ascoltato da ogni addetto ai lavori. E questo vale non solo per la corsa rosa, ma per ogni evento federale. Certamente nel corso del tempo il servizio si è aggiornato, ha sfruttato le possibilità messe a disposizione dal progresso. A ben vedere però gran parte è rimasta come prima, a cominciare dalla passione.

Radioinformazioni gruppo
Il gruppo radioinfo in corsa: da destra Virgilio Rossi, Daniele Reggiori, Gianni Seghetti, Federico Roganti
Radioinformazioni gruppo
Il gruppo radioinfo in corsa: da destra Virgilio Rossi, Daniele Reggiori, Gianni Seghetti, Federico Roganti

Un servizio presente da 47 anni

Virgilio Rossi è al suo 30° Giro d’Italia, ma conosce bene la storia di Radioinformazioni e la descrive quasi con amore, ricordando quando nel 1975 il servizio venne introdotto al Giro grazie ai radioamatori milanesi che convinsero lo storico organizzatore Torriani a utilizzarli: «Già allora c’era il professor Enrico Fagnani, che poi non ha saltato un’edizione. Iniziò da liceale, ora è un affermato audiologo. Dopo la fondazione del gruppo, su iniziativa dello stesso Torriani, il servizio si è andato progressivamente attrezzando. Nel corso degli anni ci sono stati passaggi importanti, come nel ’79 quando il servizio venne inserito fra quelli ufficiali Fci, al pari di giudici e commissari di gara».

Il servizio di Radioinformazioni col passare degli anni è stato più volte “rimpallato” fra Federazione e Lega. Chiaramente col passare degli anni il servizio si è evoluto, soprattutto grazie prima all’avvento della Rete e poi dei sempre più sofisticati telefonini: «Questo progresso è andato di pari passo con l’affermazione del servizio che ha iniziato a essere utilizzato anche all’estero, nelle prove organizzate da italiani, ad esempio ricordo che dal 2013 lavoriamo al Giro di Polonia, dal 2014 al Dubai Tour ora diventato Uae Tour e anche questo nell’orbita WorldTour».

Radioinformazioni strumenti
La sofisticata apparecchiatura in auto, con Rossi collegato con più postazioni
Radioinformazioni strumenti
La sofisticata apparecchiatura in auto, con Rossi collegato con più postazioni

Le nuove tecnologie

L’utilizzo delle nuove tecnologie ha permesso anche di offrire un prodotto sempre più qualificato a fronte di un impiego di personale che non si è poi così allargato nel tempo: «Al Giro abbiamo due vetture e due moto, un paio di addetti al ponte radio, un altro paio che si alternano al traguardo. Quando siamo sulle Dolomiti si rende necessario un secondo ponte terrestre, quindi le persone aumentano, ma siamo sempre nell’ordine della decina, poco più poco meno».

E per quanto riguarda i mezzi? «Il conto è presto fatto: una vettura e due moto in gara, due vetture al traguardo e una o due auto per il ponte. Molti ci chiedono se abbiamo al seguito anche un mezzo di trasporto di tutta la strumentazione, un caravan o che dir si voglia, ma non è necessario, perché ormai si tratta di una strumentazione molto sofisticata ma anche contenuta nel volume, quindi possiamo portarla con i mezzi al seguito. Anche se parliamo sempre di moltissimi pezzi, nell’ordine di qualche centinaio. D’altronde dobbiamo distribuire informazioni da 8 fonti: due dalle moto, una in testa e l’altra in coda, poi il canale direzione, quello commissari, il “ponte”, l’arrivo, il servizio medico e uno di supporto per il resto».

Radioinformazioni ponte
La vettura ponte, fondamentale per tenere i collegamenti. Sulle Dolomiti ce n’è una in più
Radioinformazioni ponte
La vettura ponte, fondamentale per tenere i collegamenti. Sulle Dolomiti ce n’è una in più

Una settimana al montaggio

Il montaggio però di tutta quest’apparecchiatura, le prove, le verifiche richiedono tempo. Gianni Seghetti si è trasferito a Budapest quasi una settimana prima, per preparare il tutto. Romano (Rossi è imolese) è al suo 38° Giro e “da tempo immemore” guida l’auto di Radioinformazioni dove Rossi fa lo speaker (insieme a Isabella Negri, che rilancia le informazioni in inglese e francese per poi presenziare alle conferenze stampa sempre nelle vesti di interprete): «Sono un po’ il veterano del gruppo, chiaramente quando il Giro parte dall’estero ci sono molte più verifiche da fare. Noi in questo caso abbiamo portato solo il materiale radio. Per il resto (vetture, moto e quant’altro) abbiamo utilizzato materiale del posto. Tutte le nostre abituali strutture nel frattempo sono state portate in Sicilia. Altrimenti avremmo dovuto utilizzare un aereo cargo per portare il tutto…».

Seghetti può testimoniare di come il lavoro sia cambiato nel corso degli anni: «Enormemente, adesso per molti versi è più semplice. Abbiamo strumenti molto più performanti, oltretutto siamo sempre in contatto fra noi grazie ai cellulari. E’ tutto più facile e ci permette di essere sempre più precisi e utili. Quel che non è assolutamente cambiata è la passione che ci mettiamo e anche l’ambiente, rimasto genuino come alle origini».

Il lavoro di Radioinformazioni non scatta con la partenza: «Noi dobbiamo essere sul posto almeno un paio d’ore prima – riprende Rossi – sia per testare tutta l’attrezzatura, sia per dare le informazioni a chi man mano arriva. Poi si resta anche nel dopo tappa, fino alle premiazioni per poi mettere tutto a posto e iniziare il viaggio verso l’albergo. Staremo in giro minimo 12 ore al giorno, ma spesso sforiamo alla grande…».

Radioinformazioni Negri
Isabella Negri, preziosa per dare le informazioni in francese e inglese ai vari team WorldTour
Radioinformazioni Negri
Isabella Negri, preziosa per dare le informazioni in francese e inglese ai vari team WorldTour

I ricordi di una vita

In così tante edizioni, i ricordi si assommano nella mente: «Sono talmente tanti che è difficile fare una cernita. Ricordo bene ad esempio la tappa interrotta sul Colle dell’Agnello per una valanga, c’era lo svizzero Richard in fuga, quello che aveva vinto il titolo olimpico. Poi non posso dimenticare l’incidente di Weylandt, quel giorno ha segnato la vita di tutti quelli che c’erano”.

«Io vorrei invece riportare alla mente degli appassionati l’epica tappa del Gavia sotto la neve – interviene Seghetti – quella vinta dall’americano Hampsten perché per noi che c’eravamo sembrava una situazione surreale, persa nel tempo, come se fosse stato davvero uno scherzo temporale che ci aveva d’improvviso riportato al ciclismo dei suoi primordi».

In così tante edizioni, spesso ci si è ritrovati a girare l’Europa, vista la scelta di partire dall’estero: «Il Giro ci ha dato anche questa possibilità, abbiamo potuto conoscere angoli che forse non avremmo altrimenti mai visto – sottolinea Rossi – Il posto più bello? Per me Belfast, quella è stata una vera avventura in una città che aveva davvero tanto da dire».