Da Roubaix a Roubaix, Bertazzo iridato (e forse senza squadra)

22.10.2021
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Al via del quartetto c’erano tre bici e tre caschi d’oro, mentre una bici e un casco erano semplicemente azzurri. Ed erano quelli di Liam Bertazzo. Il veneto ha fatto parte della spedizione per Tokyo, ma come lui stesso ci disse: si è visto passare la storia davanti.

Stavolta invece della storia fa parte anche lui. E ci fa parte di diritto. Per merito, per prestazioni importanti anche in corsa. Magari ci prenderete per matti, pensando che al suo fianco c’era gente come Milan e Ganna, ma quasi, quasi Liam era quello che pedalava più sciolto dei quattro ieri sera. E sì che ci sfrecciavano a due metri, a bordo pista, e certe sensazioni quasi le senti, le vedi, le riconosci se sei andato in bici e magari hai anche provato a fare il corridore!

Il quartetto in azione ieri sera. Liam è riconoscibile in quanto è l’unico con bici e casco azzurro
Il quartetto in azione ieri sera. Liam è riconoscibile in quanto è l’unico con bici e casco azzurro

Da Roubaix a Roubaix

Ieri sera è stata anche la sua serata. Un bel riscatto, una bella storia. E con Liam partiamo proprio dal quel suo casco e da quella sua bici diversa.

«In questi momenti – racconta Bertazzo con la voce quasi strozzata – ovviamente ci si diverte e si gioisce, però proprio due anni fa in questo velodromo, nel 2019 io rientravo dopo una caduta in Colombia. Una caduta rovinosa nella quale mi ero spaccato la faccia. Da lì erano iniziati i mei problemi e si era presentata l’ernia soprattutto.

«Provai a tenere duro perché ci sarebbero stati i mondiali poco dopo e iniziava la qualificazione olimpica. Quindi dovevo impegnarmi. Ma da lì è cominciato il calvario. Tanto tempo lontano, non avevo più certezze, nel frattempo nel quartetto era entrato Milan, il quale ci ha fatto alzare tanto l’asticella… La situazione insomma non era facile. Sono stati due anni in cui ho sofferto e lottato, ci ho creduto. Ho creduto in me stesso. E adesso sono di nuovo qui come campione del mondo».

Da sinistra: Milan, Bertazzo, Ganna e Consonni nella mix zone a fine gara
Da sinistra: Milan, Bertazzo e Ganna nella mix zone a fine gara

Dimostrazione di forza

Liam ha un grande motore, di quelli che spingono forte. Un motore particolare e specifico per certi lavori, è chiaro, ma quando c’è da tirare fuori i cavalli li sa tirare fuori. E anche tanti… Servivano solo l’occasione e l’ambiente giusto per farlo.

«Ringrazio la famiglia perché mi è stata vicinissima – racconta Bertazzo – mi sono preparato al meglio. Sono stato riserva alle Olimpiadi e sono stato felicissimo per il titolo. Tuttavia mi ero promesso che i mondiali sarebbero stati la mia Tokyo. Volevo mostrare a questi ragazzi che potevano tornare a contare su di me, perché prima del mio infortunio comunque ero sempre parte del gruppo. E questa finale ha detto tutto ciò.

«Ieri sera quando sono partito non ero teso perché dentro di me ero sicuro di me stesso. Ci ho messo tutta la rabbia e la tristezza di questi due anni. Credetemi, faccio fatica a crederci però sono felicissimo. Non riuscivo neanche più a camminare e ora sono campione del mondo».

Iridato cerca squadra

Certo però che viene quasi da sorridere, per modo di dire chiaramente, che un campione del mondo rischi di restare a piedi in vista del prossimo anno. La sua Vini Zabù infatti quasi certamente chiuderà i battenti e la situazione è molto complicata, tanto più che siamo ad ottobre inoltrato. Okay che la Federazione di solito aiuta in questi casi, ma un iridato è pur sempre un iridato.

«L’anno prossimo spero di trovare squadra – spiega Bertazzo – Però io quest’anno ho trovato una figura di altissimo livello, molto professionale, che si chiama Francesco Frassi (che tra l’altro Liam stesso è stato tra i primi a chiamare appena dopo la corsa, ndr). Francesco mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista umano e tecnico. Mi ha dato l’opportunità di lavorare su me stesso, mi ha dato la forza di buttarmi nella mischia. Mi ricordo ancora alla prima gara che ho fatto quest’anno in Croazia. Pioveva e con l’acqua mi si era bloccata di nuovo la schiena. Facevo fatica. Ho pianto. Ho rivisto il baratro. Frassi mi ha consolato e mi ha detto: vai tranquillo, il nostro cammino è appena iniziato. Gli obiettivi sono più avanti. E passo dopo passo sono arrivato ad oggi, quindi lo devo ringraziare moltissimo. E’ stato un diesse e un papà».

Liam con le braccia al cielo insieme ai compagni del quartetto
Bertazzo esulta, il padovano è campione del mondo!

Il nuovo Bertazzo

Passista potente e veloce, adesso Bertazzo sarà anche più consapevole. Certe vittorie servono anche a questo.

«E adesso? Da oggi c’è un altro Liam perché il mio infortunio lo guardo sempre dal lato positivo. Mi ha fatto capire la fortuna che abbiamo ogni singolo giorno che passiamo stando bene, cosa che diamo per scontata. Dobbiamo sfruttare appieno le opportunità che riceviamo impegnandoci al massimo. Vediamo cosa verrà più avanti. Per adesso ho ripagato anni di sacrifici. Sono felice di essere tornato e meglio di prima».

«Stando vicino a dei campioni olimpici si migliora. Loro sono migliorati nell’alimentazione, nella concentrazione, in tutto… E qualcosa lo apprendi anche tu. Per assurdo ho fatto più fatica nella semifinale che in finale. Perché erano due anni che non correvo in un quartetto di questo livello. La mia pressione in semifinale era tantissima. Avevo paura di non essere all’altezza. E se sbaglio qualcosa? Mi ripetevo… Il mio ultimo quartetto vero era stato nel 2019 in Australia. Ho fatto parte di quello agli europei, ma con gli altri ragazzi. Questo era quello serio… ed ero teso. Ma ieri sera la paura se n’era andata. C’era solo la consapevolezza che c’ero, che ero presente. Dovevo dare tutto per me e per questo fantastico gruppo».

Mareczko, si lecca le ferite e già guarda avanti

09.05.2021
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Sulla rampa della crono di Torino ieri ci sarebbe dovuto essere anche Mareczko. Ma soprattutto oggi Jakub e i suoi compagni della Vini Zabù avrebbero lottato per la volata di Novara, primo appuntamento per i velocisti. Invece…

«Invece prendo atto di tutto ciò. Non c’è niente da fare. Abbiamo perso una bella occasione – commenta laconico Kuba – E se mi chiedete come va adesso cosa dico? Che la facciamo andare bene».

Mareczko nella volata vinta alla Coppi e Bartali battendo Cavendish
Mareczko nella volata vinta alla Coppi e Bartali

Delusione e rabbia

Prepararsi un inverno intero, costruire un treno che faccia perno attorno a te, cambiare squadra, ripartire da una Professional, con grinta, entusiasmo, fame, vedere l’obiettivo… e poi all’improvviso doverci rinunciare, tra l’altro per colpe altrui. E’ il copione perfetto della storia in cui è protagonista Jakub Mareczko, solo che non è uno spettacolo teatrale, bensì la realtà.

E’ sconsolato Kuba. Quando ha saputo della notizia, De Bonis positivo all’Epo, era a casa, pronto ad uscire per l’ennesimo allenamento in vista del Giro d’Italia e non l’ha presa affatto bene. Non ricorda neanche i dettagli di quel momento tanta è stata la rabbia.

«Non mi aspettavo una news del genere e soprattutto che potessero ancora accadere certe cose. Non ricordo neanche certi dettagli perché ho pensato subito ad andare avanti. Probabilmente dovevo uscire in bici e l’ho fatto col morale a terra.

«I rapporti con la squadra? No, no… sono rimasti buoni come erano prima. Alla fine non dipende da loro. Non posso colpevolizzarli».

Kuba a ruota di Frapporti durante il miniritiro in Emilia
Kuba a ruota di Frapporti durante il miniritiro in Emilia

Testa bassa e lavorare

La Vini Zabù era stata invitata al Giro d’Italia e sappiamo quanto sia importante la corsa rosa per la sopravvivenza di una squadra professional, tanto più se italiana. Era un’occasione per i suoi atleti, ma anche una speranza di futuro importante per il team stesso. Se poi le cose fossero andate bene avrebbero potuto progettare bene le stagioni a venire.

«Ci speravamo tutti – riprende Mareczko – per noi il Giro era l’obiettivo principale e se hanno deciso di sospenderci non possiamo farci nulla. In quei giorni di “limbo” però (tra l’auto-sospensione e lo stop dell’Uci, ndr) io mi sono allenato come se fossi dovuto andare lo stesso al Giro. Ho seguito il programma originario. Poi invece quando ci hanno detto che eravamo fuori, in accordo con il Centro Mapei che mi segue, abbiamo riformulato il programma, con criterio. Sostanzialmente abbiamo mollato un po’. Era inutile continuare a spingere sapendo che avremmo ripreso a correre a metà maggio. Rientreremo infatti al Giro d’Ungheria che parte il 12 maggio».

E proprio perché si deve guardare avanti, Jakub è andato con il “capitano” della Vini Zabù, Marco Frapporti, a Fiorenzuola per fare alcuni giorni di allenamento intenso. 

«Sono andato con Marco da Matteo Provini. Abbiamo fatto tanto dietro moto, ritmo. Qualche giorno fa per esempio abbiamo fatto un’uscita a 38 di media con 2.000 metri di dislivello. Quando siamo a casa invece si lavora in altro modo: si fanno lavori meno intensi, si fa più fondo».

Il lavoro intenso per Mareczko passa anche dai massaggi
Il lavoro intenso per Mareczko passa anche dai massaggi

Rabbia agonistica

Ma se nei giorni immediatamente successivi alla notizia della positività di Matteo De Bonis e all’esclusione dal Giro hanno regnato rabbia, delusione ed incertezza, presto si è mandato giù il boccone amaro. Jakub, anche nel corso dell’intervista ha cambiato il suo tono: più “mogio” quando si ricordavano i brutti momenti, più grintoso quando si parlava del futuro. Un po’ lo specchio dei suoi sentimenti.

«Come ho detto abbiamo perso una grande occasione. Era tutto perfetto. Il lavoro di avvicinamento era stato buono. Saremmo andati al Turchia avremmo scaricato un po’ e quindi saremmo andati al Giro. Eravamo usciti bene dal Croazia e dalla Coppi e Bartali. In quest’ultima corsa avevamo dimostrato di essere una vera squadra, di avere un gran bel treno. E mi viene un nervoso a pensarci… Tra di noi, poi, ci siamo sempre sentiti. Siamo stati uniti.

«Cosa farò adesso? Cercheremo di correre il più possibile e di vincere il più possibile».

La grinta non manca. Si poteva immaginare che questo incidente di percorso potesse “smontare” la squadra, invece ha sortito l’effetto contrario. Ha cementato ancora di più ragazzi di Scinto. Se Kuba trasformerà quella rabbia in energia da scaricare sui pedali nei prossimi sprint potrà tornare presto ad alzare le braccia al cielo. Ne siamo certi.

Corratec CCC Evo, una freccia per Mareczko

02.04.2021
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Corratec CCT EVO Disc è la bici che mette d’accordo scalatori e velocisti ed è la specialissima che usano i corridori della Vini Zabù. Durante il ritiro di Montecatini abbiamo avuto modo di esaminarla da vicino, anche grazie al meccanico del team toscano, Sandro De Gennaro, che ci ha svelato alcune chicche.

Ma prima diamo un’occhiata generale a questo telaio che sembra piuttosto massiccio. E che molto è piaciuto a Jakub Mareczko.

La Corratec CCC Evo griffata Vini Zabù
La Corratec CCC Evo griffata Vini Zabù

Ponticello “magico”

«Il Corratec CCT EVO Disc è un telaio monoscocca in carbonio T1000 – dice De Gennaro – è molto rigido ma al tempo stesso i tubi hanno profili aerodinamici».

In effetti i diametri dei tubi sono marcati. In particolare gli steli della forcella e i foderi (alti e bassi) del carro ci hanno dato questa impressione.

La forcella è la Corratec Pro Control Carbon Disc, davvero massiccia. Il profilo degli steli è aero e piatto nella facciata interna. Questo consente di utilizzare coperture anche molto larghe.

Anche il carro presenta questi tubi dalla sezione maggiorata ma una delle particolarità è che rispetto a molti modelli attuali l’attacco dei foderi alti sul piantone non è abbassato, ma è più “tradizionale”. Tuttavia la rigidità è assicurata dal ponticello: benché parliamo di una bici con freno a disco questo è rimasto. E la soluzione a quanto pare è piaciuta anche ai corridori. «La bici non flette ed è molto veloce», hanno detto in coro. Quel ponticello fa una bella differenza.

Sandro De Gennaro, meccanico del team di Angelo Citracca
Sandro De Gennaro, meccanico del team di Angelo Citracca

Manubrio futuristico

Se il telaio è pulito e rifinito al meglio (la colorazione è fortemente personalizzata), meritano attenzione due elementi di Ursus: il reggisella e il manubrio.

Il reggisella è decisamente rigido, ma al tempo stesso comodo. E’ in fibra ad alto modulo Ud. Pesa solo 180 grammi, ha un diametro di 27,2 millimetri ed è particolare la sua testa: questa è “oversize”. E’ un blocco unico che smorza molto le vibrazioni.

Il manubrio è integrato. E’ il Magnus ma con finiture estetiche leggermente diverse rispetto a quelle da catalogo. La piega ha un profilo aerodinamico. L’attacco ha una forma affusolata e per non intaccare minimamente la struttura. In Ursus hanno inserito due placchette di alluminio per il serraggio sul tubo della forcella. Una scelta il cui impatto estetico è notevole (la placchetta argentata spunta in mezzo a tutto il nero del carbonio) ma al tempo è stesso è davvero valida: non si va a “disturbare” la struttura della piega. Un elemento che ci dice quanto sia curata questa bici.

Il manubrio consente anche il passaggio interno dei cavi (idraulici) dei freni. Particolari le sue misure, definite per taglie in proporzione a larghezza della piega e lunghezza dell’attacco. Attacco che propone misure massime di 125 millimetri, seguendo le nuove tendenze che li vogliono più corti.

Equipaggiamento top

«Riguardo alle selle – spiega De Gennaro – abbiamo a disposizione tutta la gamma di Selle Italia. I corridori in base alle proprie preferenze e caratteristiche scelgono il modello. Il 90% di loro utilizza la Slr Boost o la Superflow, che sarebbe quella aperta, ma qualcuno opta anche per quella chiusa».

«Le ruote – riprende De Gennaro – sono le Ursus disc da 37 o 47 millimetri. Le coperture sono Challenge. Per le gare ne abbiamo due modelli: gli Strada, che sono da 25 millimetri, e i Roubaix, che sono da 27. I ragazzi quasi sempre scelgono gli Strada, ma per la Strade Bianche tutti utilizzeranno i Roubaix. I dischi che montiamo sono da 140 millimetri, sia all’anteriore che al posteriore». 

La scheda tecnica

GruppoSram Red eTap AXS
RuoteUrsus
PneumaticiChallenge
ManubrioUrsus
Sella Selle Italia
ReggisellaUrsus
PedaliXpedo

Discorso rapporti, che molto fece penare i ragazzi della Zabù lo scorso anno. La squadra è rimasta fedele al gruppo Sram Red eTap AXS che di sicuro è valido da un punto di vista meccanico ed anche estetico: non ci sono cavi e la bici è di una “pulizia” unica, ma presto cambieranno i rapporti. «Per adesso abbiamo ancora le guarniture con il 50-37, ma in vista del Giro d’Italia arriveranno i 52-39».

Infine un piccolo sguardo al peso. Qualche corridore ci ha confidato che gradirebbe qualche grammo in meno. Tuttavia ci è sembrata una bici assolutamente nella media con le “colleghe” del gruppo.

Ma come va “l’inverno nomale” di Stacchiotti?

18.02.2021
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«Finalmente passerò un inverno normale». Con Riccardo Stacchiotti ci eravamo lasciati così. Il marchigiano qualche mese fa era il ritratto della serenità per il rinnovo, adesso è quello della felicità dopo la notizia che la sua Vini Zabù farà il Giro d’Italia.

«La serenità – racconta Stacchiotti – è fondamentale, cosa che era mancata l’inverno scorso».

Nel 2019 vinse la 1ª tappa del Giro di Sicilia con la maglia della Giotti Victoria
Stacchiotti nel 2019 vinse la 1ª tappa del Giro di Sicilia

Concentrato sul lavoro

«Io firmai a febbraio inoltrato, giusto un anno fa – dice il marchigiano – Venivo da due anni di continental ed ero andato bene. Avevo fatto sei vittorie e meritavo il passaggio tra le professional. Dovevo andare nella famosa squadra ungherese che però non vide mai la luce. Fatto sta che a dicembre 2019 ero rimasto a piedi. E trovare una sistemazione non era facile. Quando non hai un futuro certo le cose non le fai al meglio. Quest’anno invece è stata tutt’altra storia. La Zabù mi ha rinnovato il contratto già ad ottobre. In questo modo mi sono potuto concentrare solo sul lavoro e devo dire che sin qui è stato proprio un buon inverno».

Riccardo Stacchiotti è al secondo anno con la Vini Zabù
Riccardo Stacchiotti è al secondo anno con la Vini Zabù

Tra Bergamo e Recanati

“Stacchio” osserva un giorno di riposo, ma dice subito che veniva da tre-quattro giorni “fatti bene”. Vuol farsi trovare bello pronto per il ritiro che la sua squadra farà a Montecatini a partire da questo weekend.

«Fin qui non abbiamo fatto nessun ritiro – dice Stacchiotti – io mio sono diviso tra Bergamo (dove vive con la fidanzata Martina Fidanza, ndr) e casa mia, Recanati. E nei momenti più freddi venivo nelle Marche, dove c’è un clima decisamente più mite per allenarsi. Con la squadra dovevamo fare un ritiro a metà gennaio prima dell’Argentina, ma essendo saltato il San Juan, Citracca e Scinto hanno deciso di spostare tutto più avanti, lasciandoci la possibilità di allenarci come meglio credevamo».

E Riccardo si allenato bene. Tanti chilometri e tante salite, anche se ammette di non amarle troppo. 

«Ho fatto spesso la Castelletta, che è una salita simbolo delle nostre parti. Ci andavo sempre con Michele Scarponi. In cima hanno posato anche una stele per lui. Che dire: è sempre un’emozione». 

Stacchiotti vicino alla stele dedicata a Scarponi sulle strade marchigiane
Stacchiotti vicino alla stele dedicata a Scarponi sulle strade marchigiane

Assalto al Giro

La notizia del Giro per Stacchiotti è quasi una sorpresa.

«Davvero una bella notizia! Anche perché con due wild card e la Alpecin Fenix che voleva venire sarebbe stata davvero dura esserci. Poi l’Uci per fortuna ne ha concessa un’altra. Nonostante le critiche che ci sono arrivate sono convinto che faremo un bel Giro e anzi queste critiche ci daranno più energie. E poi questa notizia è una bella iniezione di fiducia».

Stacchiotti poi è pressoché sicuro di esserci. E’ uno dei leader della squadra. Lo stesso Scinto ci aveva detto che starà vicino a Jakub Mareczko. E per questo, Riccardo non dovrebbe essere costretto a fare i “trials” per staccare il pass per il Giro. Avrà la possibilità di fare il suo programma di avvicinamento senza l’assillo del risultato.

«Sicuro no – dice Stacchiotti – la formazione sarà fatta a ridosso del Giro e io con il mio preparatore, Alessandro Malaguti che mi conosce molto bene, stiamo facendo il massimo per arrivarci al meglio. L’apripista l’ho fatto già per Grosu e Marin e mi sono trovato bene in quel ruolo, poi tutto sta a trovare il feeling con il velocista, ma credo che con Jakub non ci saranno problemi».

“Stacchio” è sin troppo modesto e quando gli facciamo notare che comunque è un corridore completo, che può attaccare e magari andare a caccia dei traguardi volanti, insomma che può fare un Giro come ha fatto Pellaud quest’anno, lui sorride… e ribatte: «Di certo sono un corridore che non si tira mai indietro, come Pellaud. Se c’è da aiutare aiuto, se c’è da andare in fuga ci vado. Se devo tirare tiro!».

Jerome Cousin

Ursus non si accontenta, anzi rilancia!

16.02.2021
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Dopo aver messo in archivio una stagione di corse professionistiche particolarmente complicata, per i motivi a tutti noi ben noti, Ursus non arretra: ma al contrario rilancia. Anche per questa stagione difatti, la realtà produttiva 100% Made in Italy con sede – bellissima nuova sede – a Rosà, alle porte di Bassano del Grappa, riveste il ruolo ufficiale di fornitore e partner tecnico di diversi team professionistici.

Giro, Tour e Vuelta

La stagione 2021 vede le ruote Ursus ancora ben montate sulle biciclette Wilier Triestina del Team Total Direct Energie, la compagine francese capitanata dal neo acquisto Boasson-Hagen, che lo scorso anno ha regalato ai propri sponsor e tifosi la prima, storica partecipazione al Tour de France. Prosegue anche l’impegno e la collaborazione, ormai storica con la Vini Zabù di Angelo Citracca e Luca Scinto, “fresca” di invito per partecipare al prossimo Giro d’Italia, che ha si salutato il capitano Giovanni Visconti, ma che ha accolto nuovamente nel proprio organico il velocista Jakub Mareczko: il bresciano dal cognome polacco sarà difatti una freccia in più per puntare a qualche vittoria di rilievo, perchè no proprio al Giro d’Italia.
Ma come detto il marchio veneto non si ferma qui, e oltre a questi due team importanti inizia una stretta collaborazione con una delle squadre più longeve e riconosciute dell’intero panorama agonistico: la spagnola Caja Rural-Seguros RGA, che consentirà ad Ursus di aprire un nuovo canale commerciale sulla penisola iberica e a livello agonistico di completare con la Vuelta la partecipazione a tutti e tre i grandi Giri in calendario.

In gara e non solo su strada

Occorre ricordare che nel triathlon Ursus è al fianco di Davide Uccellari, atleta in lizza per rappresentare l’Italia a Tokyo nell’olimpico. Mentre nella Mtb, la ruota Kodiak, l’ammiraglia Ursus per quanto riguarda il mondo offroad, si cimenterà nel circuito Xc assieme al Team Torpado-Ursus di Mauro Bettin. Il gruppo sportivo italiano lancerà sugli sterrati alcuni giovani e promettenti talenti come l’austriaco Mario Bair, il danese Oliver Vedersø e l’elite Marcel Guerrini. Nel Cross invece, l’azienda italiana ha conquistato ben due maglie rosa al Giro d’Italia di categoria al fianco del Team Guerciotti-Selle Italia-Elite.

ursus.it

Wild Card, Bardiani e Vini Zabù volano al Giro

10.02.2021
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Rcs ha comunicato le wild card solo poche ore fa che è subito scattata la giostra dei commenti. In ballo le corse di primavera: dalla Strade Bianche alla Tirreno, dalla Sanremo al Giro d’Italia, il piatto prelibato che c’era sulla tavola.

Noi abbiamo sentito subito chi gioisce, vale a dire la Bardiani Csf Faizanè e la Vini Zabù (oltre alla Eolo-Kometa). Quest’ultima in particolare forse era quella più a rischio con l’alzata di mano da parte della Arkea-Samsic della maglia rosa 2014, Nairo Quintana.

Angelo Citracca, classe 1969, è il manager della Vini Zabù
Angelo Citracca, classe 1969, è il manager della Vini Zabù

Entusiasmo Vini Zabù

«Sono contento – commenta il team manager Angelo Citracca – il Giro era l’obiettivo principale. Questa partecipazione ci darà la visibilità necessaria per noi e per i nostri sponsor. E soprattutto ci darà una prospettiva futura. Ringrazio Rcs: siamo consapevoli che senza la terza wild card sarebbe stata difficile davvero».

Quando lo sentiamo Citracca è in bici, si gode così questo importante momento per lui, per la squadra e per il suo staff.

«Mi dispiace per l’Androni, perché ci sono passato. Però quella terza wild card sarebbe stato sbagliato darla ad un team straniero. Okay, Quintana sarebbe stato un valore aggiunto per il Giro, ma sarebbe venuto per vincere o per allenarsi in vista del Tour?».

Scinto già al lavoro

A Citracca fa eco Luca Scinto. Anche il diesse non sta nella pelle. Sa che l’occasione è ghiotta nonostante abbia tra le mani ha un gruppo inesperto, fatto di molti giovani.

«Siamo una squadra giovane è vero – dice Scinto – Ci davano tutti per spacciati, ma sono convinto che alla fine questa stagione raccoglieremo più dell’anno scorso. C’è gente che ha voglia, che corre in un certo modo. Adesso potremmo lavorare con più tranquillità e ci faremo trovare pronti. Mareczko sarà il corridore di riferimento e con lui cercheremo di sfruttare quelle poche tappe per i velocisti che ci saranno. Immagino che vicino a lui ci sarà Stacchiotti che potrebbe essere il suo ultimo uomo e che a sua volta potrà avere i suoi spazi nelle frazione più mosse. E poi vediamo. E’ un bel gruppo. C’è lo svizzero Joab Schneiter che va forte davvero. C’è Mattia Bevilacqua che è con noi da quando era juniores. Lo abbiamo cresciuto gradualmente e potrà far bene. Insomma, noi ci saremo».

Roberto Reverberi, classe 1956, è diesse e dirigente della Bardiani
Roberto Reverberi, classe 1956, è diesse e dirigente della Bardiani

E alla Bardiani cosa dicono?

Dall’altra parte dell’Appennino, in Emilia, Roberto Reverberi è contento di andare al Giro, ma è anche più consapevole se così può dire, di questa notizia. Roberto sembra quasi più dispiaciuto per la “non presenza” alla Tirreno piuttosto che contento per il pass del Giro. La squadra esiste da 40 anni, è stata rinforzata, annovera quasi solo corridori italiani: esserci poteva essere “doveroso”.

«Siamo contenti di essere al via della corsa rosa – commenta Reverberi – La Bardiani questo inverno si è rinforzata molto. Noi lavoriamo e lavoravamo per essere al Giro, a prescindere dall’ufficialità, soprattutto con quei corridori che avrebbero comunque avuto più possibilità di esserci. Però le porte sono aperte a tutti, anche ai neoprofessionisti.

«E’ chiaro che quest’anno ci sarà più lotta per essere convocati vista la nostra rosa. Si va in otto e, a meno che non vadano proprio “a piedi”, Battaglin e Visconti ci saranno. Gente così aiuta anche i più giovani. Restano quindi sei posti. Penso a Fiorelli che l’anno scorso al primo anno si è sempre ben piazzato negli sprint. Ci sarà poi una bella lotta tra gli scalatori. Covili, Marengo, Garosio, Gabburo, Carboni…  ho 22 corridori, decideremo verso il Tour of The Alps (19-23 aprile, ndr)».

Non solo Androni, i contendenti principali potevano essere la Gazprom-RusVelo e l’Arkea soprattutto, che come detto poteva far leva su Quintana. 

«Quando ho visto che l’Arkea era stata invitata al Tour – conclude Reverberi – ho capito che potevano restare fuori al Giro. Non hanno una struttura tale per correre ad alti livelli entrambi i due grandi Giri. Ma sai, con Quintana dentro non sei mai totalmente tranquillo. Però sinceramente anche in caso ci fossero stati loro non saremmo dovuti essere noi quelli a restare fuori».