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Cosnefroy, la vittoria in Canada e la rinuncia all’Australia

16.09.2022
4 min
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Se Atene piange, Sparta non ride, dicevano gli antichi. In Italia la partenza imminente della nazionale di Bennati è circondata dallo scetticismo legato a una stagione obiettivamente difficile, ma al di là di superpotenze come il Belgio, non tutti possono prendere l’aereo per l’Australia in tranquillità. Non lo farà la Francia, non lo farà Thomas Voeckler, che pure ha ritrovato in extremis il suo pupillo Alaphilippe alla ricerca di un tris consecutivo difficile soprattutto per le conseguenze della caduta alla Vuelta. Ma il suo malumore è legato ad altro, al gran rifiuto di Cosnefroy.

Tutto è nato immediatamente dopo la vittoria di quest’ultimo al GP de Quebec, la prima delle due classiche canadesi inserite nel WorldTour. Il 26enne francese aveva fatto saltare i piani dei favoriti anticipando la volata del gruppo ai -2 chilometri dal traguardo, vincendo con 4” sull’ex trionfatore in terra canadese Matthews, Girmay e Van Aert (guarda caso tre dei favoriti per Wollongong). Una grande dimostrazione di forma non solo fisica ma anche mentale, attuando un piano perfetto.

Il podio del GP de Quebec con Matthews (1° nel 2018 e 2019) e Girmay
Il podio del GP de Quebec con Matthews (1° nel 2018 e 2019) e Girmay

Una vittoria che cambia tutto

«Era premeditato – raccontava al traguardo il 26enne di Cherbourg en Cotentin – Io dovevo e volevo attaccare mentre Van Avermaet poteva giocare di rimessa. Per me questa vittoria rappresenta tanto, se prima era stata una stagione che mi aveva relativamente soddisfatto, ora è eccezionale».

Una stagione, quella di Cosnefroy, con 7 podi, con la doppia piazza d’onore dell’Amstel Gold Race e della Freccia del Brabante («ma su quella in Olanda ci ho rimuginato tanto, sono andato davvero vicino alla vittoria e avrebbe cambiato tutto»), ma anche un Tour de France da assoluto comprimario. Dopo, Cosnefroy aveva già dimostrato di essere in crescita e quello in Canada era uno squillo che non poteva passare inosservato.

L’amarissimo finale dell’Amstel con Kwiatkowski che beffa il francese di un niente
L’amarissimo finale dell’Amstel con il francese che si arrende a Kwiatkowski

Il pressing del cittì

Nel viaggio di tre ore in bis da Quebec City a Montreal, Benoit ha trascorso tutto il tempo a guardare il suo smartphone, a leggere la pioggia di messaggi arrivati. «E neanche li ho letti tutti…». Tra questi c’era anche quello di Voeckler, che si complimentava ricordando la sua vittoria nel 2010, l’unica di un francese su quelle strade ugualmente francofone. Con il cittì, Cosnefroy aveva già parlato prima di partire per oltreAtlantico, esprimendo le sue perplessità circa la sua presenza, ma da allora molto era cambiato.

Intanto prima Cosnefroy era un piazzato, ora un vincente al cospetto degli stessi eventuali rivali di Wollongong. Inoltre l’assetto della Francia rischiava di cambiare: senza Alaphilippe o con l’iridato a mezzo servizio, serviva una punta di ruolo in grado di finalizzare il lavoro. E il corridore dell’AG2R Citroen poteva esserlo.

Cosnefroy con Van Avermaet. I due hanno lavorato in piena sinergia in Canada
Cosnefroy con Van Avermaet. I due hanno lavorato in piena sinergia in Canada

Una decisione difficile

Voeckler è tornato alla carica, ha provato a convincerlo, a ripetergli questi concetti, ma Cosnefroy non ne ha voluto sapere. Anzi, riparlando dell’argomento con i giornalisti il transalpino è parso un po’ stizzito: «Non ho più cose da dire rispetto a prima. E’ stata una mia scelta quella di non partecipare e avevo le mie ragioni. Nello sport di alto livello bisogna prendere delle decisioni difficili: questa lo è stata». E chiuso l’argomento…

La scelta di Benoit ha una spiegazione molto semplice: il francese ritiene troppo impegnativa la trasferta in Australia, soprattutto per i problemi legati al jet-lag. Difficile recuperare in tempo per la gara, ancora di più dopo, quando comunque ci saranno da onorare tanti appuntamenti per il suo team, l’AG2R che con la sua vittoria ha contribuito a “far respirare” nel ranking Uci portandolo al 13° posto, ma ancora non in salvo per evitare una dolorosissima retrocessione dal WorldTour.

Il transalpino ai mondiali di Leuven 2021: 19° posto finale, correndo in supporto di Alaphilippe iridato
Il transalpino ai mondiali di Leuven 2021: 19° posto finale, correndo in supporto di Alaphilippe iridato

«Un esempio per gli altri…»

Ci saranno state pressioni da parte del team? Difficile dirlo, è pur vero però che Cosnefroy è legato a doppio filo con la squadra e soprattutto con la società. Lì è nato, lì ha seguito tutta la trafila e lo stesso Vincent Lavenu, fondatore del team lo ritiene un esempio come altri big come Bardet o Latour.

«Cosnefroy è l’esempio del concept del centro di formazione – raccontava il dirigente francese a velo-club.net – che viaggia su due binari: studi e ciclismo. Ora ci sono altri giovani talenti, ma tanti ragazzi sono attratti, quasi accecati dal contratto immediato, da parte di chi cerca il novello Evenepoel. Noi andiamo avanti per la nostra strada, come facciamo da trent’anni passati attraverso 500 vittorie».

Se a Cosnefroy, con già in tasca il contratto per il 2023, chiedevano un sacrificio poteva mai dire di no?

O’Connor alza la testa: «Voglio un altro grande Tour»

06.03.2022
5 min
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Ben O’Connor aveva deciso di smettere. La NTT Pro Cycling stava chiudendo i battenti e nessuno aveva chiesto di lui, l’australiano di 25 anni che pure nel 2020 aveva vinto una tappa all’Etoile de Besseges. Si trattava semplicemente di prendere la decisione che aveva già sfiorato in precedenza, spiazzato da un approdo forse prematuro nel WorldTour e da un inizio tardivo di carriera. Avrebbe finito il Giro e avrebbe appeso la bici al chiodo. Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe successo proprio nei giorni in Italia…

Tour 2021, sfinito e incredulo dopo la vittoria di Tignes che lo ha fatto rientrare in classifica
Tour 2021, sfinito e incredulo dopo la vittoria di Tignes che lo ha fatto rientrare in classifica

Dubbi e domande

I dubbi gli facevano compagnia da qualche anno. Ad agosto del 2019, quando aveva 23 anni ed era sul punto di iniziare la prima Vuelta, Ben era fuggito dall’hotel svuotato di motivazioni e divorato dai dubbi

«Ero in uno stato terribile – ha ricordato a margine del debutto alla Vuelta Andalucia – quella sera andai a nuotare e passai la serata in spiaggia, da solo. Avevo bisogno di pensare a qualcosa di diverso dalla bici. Mi sentivo davvero inutile. Non avevo più voglia».

Troppo in fretta

Al professionismo era arrivato tre anni prima, con qualche lampo interessante nel 2017 del debutto, compresa una vittoria al Giro d’Austria e poi due anni senza capo né coda.

«Invece di progredire, stavo regredendo – ha raccontato – sentivo di essere capace di cose belle, ma non riuscivo a raggiungerle».

Vincent Lavenu, 66 anni: è stato lui a portare O’Connor alla AG2R (foto Le Dauphinee)
Vincent Lavenu, 66 anni: è stato lui a portare O’Connor alla AG2R (foto Le Dauphinee)

Se è vero che la carriera di un atleta professionista richiede step progressivi, la sua storia potrebbe apparire sufficientemente scombinata da spiegarne le difficoltà nei primi tempi. I genitori, entrambi britannici, avevano lasciato Liverpool molto prima che lui nascesse per stabilirsi in Australia, alla periferia di Perth, dove Ben iniziò a pedalare seriamente a 18 anni, approdando nel WorldTour due stagioni dopo. 

«Quando sono arrivato in Europa – ha spiegato – non conoscevo nessuno, il mondo del ciclismo professionistico mi era completamente sconosciuto e facevo fatica a socializzare».

Arriva Lavenu

La storia era segnata. O’Connor sarebbe stato uno dei tanti destinati a smettere dopo la prima stagione del Covid. Invece si misero di mezzo il destino e quel brav’uomo di Vincent Lavenu, team manager della Ag2R. Chi doveva dirglielo a O’Connor che il francese si era accorto di lui da un pezzo, da quando nel 2016 lo aveva visto lottare al Tour de Savoie-Mont Blanc con Enric Mas e Tao Geoghegan Hart?

Il giorno dopo l’accordo con Lavenu, al Giro del 2020 arrivò la vittoria di Campiglio
Il giorno dopo l’accordo con Lavenu, al Giro del 2020 arrivò la vittoria di Campiglio

E così, quando gli dissero che l’australiano era senza squadra per la stagione successiva, il francese gli offrì un anno di contratto. Parlarono la sera di San Daniele del Friuli al Giro, dopo la tappa vinta da Jan Tratnik, in cui l’australiano era arrivato secondo. Tanto fu l’entusiasmo, che il giorno dopo O’Connor vinse a Madonna di Campiglio.

Il Tour per caso

Lavenu aveva visto giusto. Il quarto posto all’ultimo Tour de France, dietro Pogacar, Vingegaard e Carapaz, lo ha confermato. Non lo avevano portato per fare classifica, ma per tutta la stagione il suo rendimento era stato costante. Sesto al Romandia, ottavo al Delfinato. E al Tour, oltre alla grande continuità, la vittoria di Tignes (foto di apertura) in cui guadagnò oltre 5 minuti fu decisiva per il bilancio finale.

«Non so cosa abbia visto in me Lavenu – disse a Parigi – ma gli sarò per sempre grato per avermi dato un’altra possibilità. E’ il manager più simpatico che abbia mai incontrato. Si dice spesso che i francesi non siano accoglienti: in AG2R, invece, ho trovato solo rispetto e gentilezza. Vado fiero del risultato del Tour, perché non è stato per fortuna né per caso. Ho avuto fortuna, ma sono certo di aver lavorato bene. Quello che mi è successo, l’ho provocato io».

Con il 31° posto nella crono di Saint Emilion ha difeso il 4° posto del Tour da Kelderman, passato da 32″ a 11″
Con il 31° posto nella crono di Saint Emilion ha difeso il 4° posto del Tour da Kelderman, passato da 32″ a 11″

Cambio di pelle

Cosa cambia ora? Il periodo dopo il Tour è stato pesante. Da vergognarsi, sorride, di essere andato così piano. Tre corse e addio. Perciò ha staccato e non potendo tornare in Australia a causa della quarantena, si è concesso una vacanza in giro per l’Europa. Ma la fiducia fa miracoli e le sue parole al rientro nei ranghi raccontano di un atleta che ha cambiato pelle e attitudine.

«Quest’anno sarò seguito di più – ha detto a L’Equipe – e questo è un bene, non mi spaventa. Credo di essere fatto per il ruolo di leader nelle classifiche generali. Ci aspiravo da quando ho iniziato a pedalare. Avevo smesso di crederci, ma la AG2R mi ha rianimato. Ora è il momento di confermarlo. Non mi tirerò indietro. Voglio rivivere quello che ho vissuto al Tour dell’anno scorso».

AG2R-Citroen, cosa manca per il salto di qualità?

31.01.2022
4 min
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Chi ha chiuso quarto all’ultimo Tour? Alzi la mano chi ha risposto subito Ben O’Connor, corridore della AG2R-Citroen (foto di apertura). Eppure a 3 minuti dal terzo posto di Carapaz c’era lui, ma in questo ciclismo che parla solo dei vincitori, del piazzamento dell’australiano si è quasi persa la memoria. Che cosa avremmo detto se fosse stato un italiano?

La squadra è la casa di Vendrame, come prima di lui lo era stata per Nocentini, Pozzovivo, Montaguti e pure Appollonio. La vecchia Ag2R con i suoi cubetti lo scorso anno ha incontrato Citroen e si è trovata nel WorldTour con il quinto budget, non lontano da quello della Quick Step-Alpha Vinyl, rivoluzionando l’organico. Via Bardet, passato al Team DSM, dentro Van Avermaet e Jungels con il proposito di puntare sulle classiche Monumento.

Lavenu ha 66 anni, è stato pro’ dal 1983 al 1991, dal 2000 guida la AG2R (foto Le Dauphinee)
Lavenu ha 66 anni, è stato pro’ dal 1983 al 1991, dal 2000 guida la AG2R (foto Le Dauphinee)

Il primo bilancio

La novità ha infiammato i tifosi e acceso i riflettori, ma alla fine del primo anno le 12 vittorie hanno fatto storcere il naso allo stesso Vincent Lavenu, proprietario della squadra e manager di lunghissimo corso.

«Il dna della squadra restano le corse a tappe – ha spiegato a L’Equipe – anche se abbiamo deciso di ampliare il gruppo classiche. Prendere un velocista e investire troppo sul suo treno ci porterebbe via dal nostro obiettivo. Ma ovviamente bisognerebbe vincere di più: 15 vittorie sarebbero buone, 20 perfette. Ma l’obiettivo resta fare bene nelle grandi classiche. Siamo l’unica squadra francese ad aver vinto una tappa in ciascuno dei tre grandi Giri l’anno scorso, con Vendrame al Giro, O’Connor al Tour e Champoussin alla Vuelta».

Era partito per il Giro con l’idea di vincerne una ed ecco Bagno di Romagna
Era partito per il Giro con l’idea di vincerne una ed ecco Bagno di Romagna
Il dna è per i grandi Giri, ma gli uomini dove sono?

Abbiamo fatto di tutto per prendere Almeida, abbiamo trattato a lungo con i suoi agenti essendo disposti a sforzi enormi, ma ha scelto di andare negli Emirati Arabi. Gli altri più forti sono tutti sotto contratto e lo saranno a lungo. Non ce ne sono poi molti di quel livello, quindi dovremo fare come in passato per aiutare i nostri giovani a raggiungere il livello più alto. Abbiamo preso Bardet che era un bambino ed è salito due volte sul podio del Tour. Ricominceremo allo stesso modo, finché non troveremo un altro diamante.

Hai già un’idea?

Aurélien Paret-Peintre è arrivato 15° al suo primo Tour nel 2021, come Bardet nel 2013. Non so dove potrà arrivare, si impegna, è intelligente e proveremo a fare di lui un leader senza però dargli troppa pressione. Ben O’Connor ha 26 anni e l’anno scorso è arrivato 4° al Tour, potrà migliorare? Non facciamo pressioni sui nostri corridori. Anche Champoussin ha potenziale, ma il potenziale non basta per fare un campione.

Lo scorso anno a Plouay, Cosnefroy ha avuto la meglio su Alaphilippe
Lo scorso anno a Plouay, Cosnefroy ha avuto la meglio su Alaphilippe
Van Avermaet e Jungels hanno deluso?

Greg ha mantenuto il suo livello fino al Giro delle Fiandre dove è stato terzo, poi ha avuto un calo, soprattutto al Tour dove non ha mai sofferto tanto. Ma ha portato tanto in termini di serenità e umiltà… E’ un vero leader. Preferiremmo che vincesse, certo, ma con i giovani è stato esemplare. Jungels ha subito due operazioni all’arteria iliaca, sono sicuro che riacquisterà il suo livello

Una Monumento è alla portata?

Ci proviamo da tanto tempo. Abbiamo corridori con il potenziale per vincerne una. Cosnefroy al top può battere Alaphilippe e vincere la Liegi. Jungels l’ha già vinta. Van Avermaet vive solo per il Fiandre. Ci ispiriamo alla gestione della Quick Step e al loro essere killer nelle corse a cui puntano.

Van Avermaet non ha vinto, ma è stato trainante per tutta la squadra (foto AG2R-Citroen)
Van Avermaet non ha vinto, ma è stato trainante per tutta la squadra (foto AG2R-Citroen)
E voi?

Vogliamo diventarlo, rimanendo umili. Niente mi fa infuriare di più di un grande atleta spocchioso. Ai nostri corridori insegniamo a essere gentili, a sorridere sempre. Se un atleta pensa di essere amato solo perché vince, ha sbagliato tutto. Il corridore un po’ meno forte che però risponde ai giornalisti anche quando è deluso, che regala il suo cappellino a un giovane, quello entra nei cuori. Sono stato cresciuto così e non posso sopportare che uno dei miei corridori non abbia la stessa filosofia.

Ag2R La Mondiale Citroen

L’Ag2R Citroen mette le classiche nel mirino

21.12.2020
4 min
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«Cercheremo di vincere classiche monumento e tappe». Se a dirlo fosse stato Patrick Lefevere sarebbe stato normale, invece sono parole di Vincent Lavenu, team manager dell’Ag2R Citroen.

La squadra francese è tra quelle che destano più curiosità in vista della prossima stagione. I bianco-azzurri-marrone infatti sono nel bel mezzo di una rivoluzione: dai corridori agli obiettivi e persino allo sponsor e alle maglie. Spariscono definitivamente infatti i famosi cubetti e si passa ad una tonalità bianca con le scritte Ag2R e Citroen a dominare la maglia. Non bellissima, ma che di sicuro non passa inosservata. Lo stesso Lavenu ha detto che ci hanno lavorato per cinque mesi e che l’impatto avrebbe dovuto lasciare il segno: «Un cambio netto che si sposa con la rivoluzione della nostra squadra».

Vincent Lavenu
Vincent Lavenu, team manager della Ag2R La Mondiale-Citroen
Vincent Lavenu
Vincent Lavenu, team manager della Ag2R La Mondiale-Citroen

Rivoluzione francese

Questa squadra ha infatti lasciato andare via due pezzi importanti: la spina dorsale Romain Bardet e uno storico corridore del sodalizio di Lavenu come Pierre Latour. Bardet è andato alla DMS (ex Sunweb) e Latour alla Total-Direct Energie. Al loro posto però sono arrivati due corridori di spessore: il campione olimpico Greg Van Avermaet e Bob Jungels.

«È vero – ha detto Lavenu in occasione della presentazione del team qualche giorno fa – vogliamo vincere una Classica Monumento. Guardando la nostra rosa e i nostri acquisti si può pensare che punteremo alle Classiche e così sarà, ma non per questo non vogliamo fare bene al Tour de France. Quello rimane il nostro obiettivo principale, ma non punteremo alla top five come abbiamo fatto negli ultimi anni con Bardet, e com’era giusto che fosse. La squadra era per lui, correvamo con una certa mentalità. Dal prossimo anno avremmo una squadra di guerrieri, anche per le tappe del Tour, tanto più con il percorso 2021 che lascia spazio ad imboscate. C’è spazio per puntare alla maglia gialla nelle prime frazioni e magari tenerla per un po’, come è successo quest’anno con quella a pois».

Greg Van Avermaet
Greg Van Avermaet con la sua bici color oro, come quello conquistato a Rio 2016
Greg Van Avermaet
Van Avermaet con la sua bici color oro, come quello conquistato a Rio 2016

Il Fiandre per Greg

Il grosso della rivoluzione passa dal belga Greg Van Avermaet. Il campione olimpico in carica è sì un 35 enne, ma sente di poter dare ancora molto. Lui è un vero lottatore e forse proprio per questo ha voluto (e dovuto) cambiare squadra (era alla CCC-Sprandi, che ha chiuso i battenti). Ma attenzione per le classiche non ci sarà solo lui: Greg avrà al suo fianco Benoit Cosnefroy (bravo nelle classiche e maglia a pois per alcuni giorni), Nasn Peters (vincitore di una tappa al Tour 2020) e Oliver Naesen (vincitore di alcune classiche minori e in grado di fare 2° alla Sanremo 2019). E chiaramente Bob Jungels.

«Il mio sogno è quello di vincere il Giro delle Fiandre – ha detto Van Avermaet, nella presentazione del team – non l’ho mai vinto e quest’anno neanche l’ho fatto dopo essere caduto alla Liegi. E magari vorrei andare molto forte anche alla Roubaix, ma il Fiandre viene prima. E’ l’obiettivo della mia carriera. Mi rendo conto che ci sono nuove generazioni che vanno davvero forte, ma ho una buona squadra. Intanto pensiamo ad arrivarci in forma.

«Arrivare in un nuovo team è stato un enorme stimolo per me che in tutta la carriera ne avevo cambiate solo due (Lotto e gruppo Bmc, ndr). È positivo per la squadra concentrarsi maggiormente sulle Classiche, per me è davvero importante. Essere l’unico leader? No, non è un problema questo. Ho già un buon palmares, ma voglio continuare a vincere grandi gare, non ci sono riuscito nel 2020, spero possa succedere con Oliver e Bob al mio fianco».

Bob Jungels
Bob Jungels (28 anni) in azione all’ultimo Tour
Bob Jungels
Bob Jungels (28 anni) in azione all’ultimo Tour

Jungel non solo classiche

E poi c’è Jungels. Il lussemburghese sembra tagliato per la nuova Ag2R-Citroen e per il percorso del Tour che verrà. Un tracciato che a dire il vero pare essere stato disegnato sulle caratteristiche di Julian Alaphilippe. Bob è forte a crono, ma per chi ha vinto la Liegi, quelle tappe movimentate d’inizio Tour e le salite nel complesso non impossibili (per numero e pendenze) potrebbero giovare anche a lui. E chissà che l’esperto manager francese, quando dice che non correranno per la classifica, non faccia pretattica. Una cosa è certa. I primi obiettivi di Jungels sono le Ardenne. Alla Deceuninck-Quick Step non aveva vita facile con tutti quei pretendenti. Qui, invece, potrà essere capitano e avere così più fiducia: dalla squadra e da sé stesso.

«Pestarsi i piedi? No, non ho nessuna preoccupazione – ha detto Lavenu – Greg e Bob sono grandi professionisti e sanno cosa ci si aspetta da loro. Abbiamo quattro leader forti, ognuno avrà il suo posto anche se in certi momenti li coinvolgeremo in modo diverso. È sempre bello avere due o tre leader nelle gare molto grandi. Questo ti consente di avere diversi “assi nella manica”».

E a proposito di Alaphilippe, in Francia (Cyclism’Actu) si vocifera che il campione del mondo possa far rotta proprio sulla Ag2r-Citroen. Il suo contratto con la Deceuninck-Quick Step scade nel 2021, se si considerano anche l’investimento (importante) di Citroen e il cambio di rotta della squadra di Lavenu, la cosa non sembra impossibile. Corridore francese, in squadra francese con sponsor francesi…