Numero di Langellotti che va in giallo. E si rivede un bel Sobrero

09.08.2025
5 min
Salva

BUKOWINA TATRZANSKA (Polonia) – La fiondata che piazza Victor Langellotti è di quelle che vale la classica accoppiata tappa e maglia. Il monegasco della Ineos-Grenadiers sorprende tutti con un numero favoloso nell’ultimo mezzo chilometro andando a conquistare la sesta tappa del Tour de Pologne e la leadership della corsa.

A 750 metri dal traguardo sembrava che McNulty con un deciso allungo avesse mandato i titoli di coda della giornata disputata a grande ritmo, specie nel finale. Invece no. Mentre un generoso Tiberi (poi quinto all’arrivo) perdeva le ruote dello statunitense della UAE Emirates e tutti gli altri erano un po’ al gancio, Langellotti sbucava quasi dal nulla con la sparata decisiva superando tutti e trionfando a braccia alzate, centrando il terzo successo in carriera, primo nel WorldTour. Ora guida la generale con 7” su McNulty e 20” su Tiberi, ma i primi dieci (con tanti italiani) sono racchiusi in meno di mezzo minuto.

Di nuovo davanti

Tra i nostri che avevamo messo sotto osservazione in questa 82a edizione del Tour de Pologne c’era anche Matteo Sobrero. Una chiacchiera quasi ogni giorno per capire come stesse e se avesse recuperato appieno dal brutto infortunio di marzo. Le impressioni sembravano positive, tuttavia mancava il risultato come lui stesso ci aveva detto. Ed eccolo qua, l’ottavo posto in cima a Bukowina che lo proietta nella stessa posizione anche nella generale.

«Oggi era l’ultimo giorno in cui si poteva attaccare – racconta Sobrero mentre è sui rulli sulla bici da crono e ringrazia i suoi compagni di squadra – quindi ci aspettavamo una tappa dura. Nel finale la Bahrain aveva tre corridori, idem la UAE e sapevamo che sarebbero stati loro a fare la corsa e attaccare. Stamattina sono rimasto solo io a fare classifica perché Finn (Fisher-Black, ndr) aveva la febbre ed è andato a casa. Noi abbiamo corso su di loro e visto che da due giorni mi sentivo bene, negli ultimi chilometri sono stato attento alla situazione.

«Ci sono stati tanti scatti – prosegue l’analisi – ma non potevo seguirli tutti. Sono contento, anche se forse potevo osare di più nell’ultimo chilometro perché ho capito che le gambe c’erano. Tuttavia penso che possano essere energie risparmiate per la crono di domani. Darò tutto e quello che sarà, sarà. Comunque, come vi avevo detto nei giorni scorsi, tornare a fare un Pologne a questo livello significa tanto. Ho corso senza pressione, mi sono guadagnato questa attuale top 10 e al momento mi sono tolto un peso. Finalmente è tornato Matteo e questa è la cosa più importante».

Percorso rispettato

Il programma di Sobrero per riprendere una buona condizione passava per la Polonia. E’ una gara che conosce e con la quale forse ha piccolo conto in sospeso dal 2022. Lui non vuole saldarlo a tutti i costi, però sa che il morale è già comunque buono.

«Sappiamo – va avanti – che questa corsa spesso si decide sul filo dei secondi e forse questa circostanza mi ha permesso di crescere ulteriormente di condizione. Mi ricordo che tre anni fa avevo vissuto qualcosa di simile quando dopo la crono del penultimo giorno ero quarto nella generale, poi in quello successivo mi ero ammalato ed ero uscito di classifica.

«Ero arrivato al Pologne – spiega dopo aver ricevuto una stretta di mano sia dal suo procuratore Lombardi che dal diesse Cesare Benedetti – da un periodo di altura a Livigno con la squadra. Ho corso a San Sebastian, ma dovevo affinare la preparazione in vista della Vuelta, che è l’obiettivo di questa parte di stagione. Per il momento sta andando tutto secondo i piani».

Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)
Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)

Recupero, altura e Vuelta

Dopo un inizio di anno problematico, Sobrero è anche felice di aver trovato anche una buona condizione mentale oltre che fisica. In un ciclismo che va sempre a tutta, quando ti fermi per un lungo e brutto infortunio, puoi avere periodi difficili. La squadra lo ha aiutato dandogli il necessario supporto col medico sociale, così come la fidanzata e la famiglia. E poi contano anche gli amici, o meglio gli amici-colleghi-parenti. Infatti si parla di una prossima altura a Macugnaga con Ganna e Pellizzari.

«E’ vero – risponde Matteo con un sorriso – ne stiamo parlando per capire come organizzarci. Sarebbe un gran bel gruppo di lavoro. In ogni caso sarebbe solo una settimana di ritiro tra fine Polonia e inizio Vuelta. Devo ancora parlare con la squadra dei programmi tra le due gare.

«Da lì in avanti – continua – andremo dritti alla Vuelta che parte dal Piemonte. L’obiettivo per me potrebbero essere alcune tappe, però principalmente andrò in supporto a Jai (Hindley, ndr) che punta alla generale. Poi vedremo il nostro Giulio cosa ci combina (dice sorridendo e riferendosi a Pellizzari, ndr). A grandi linee i piani sono questi.

«Mentre per il resto della stagione – conclude Sobrero – dovrò ancora deciderlo con la squadra. Se penso che in primavera non potevo pedalare e mi sentivo un leone in gabbia, adesso sono contento di non essermi fatto prendere dalla foga e aver saputo gestire tutte quelle energie per rientrare in modo graduale. Domani ci sono 12,5 chilometri a crono da fare a tutta, poi penserò ai prossimi impegni».

La settima ed ultima frazione del Tour de Pologne sarà appunto la cronometro individuale con partenza e arrivo alle miniere di sale di Wieliczka, che deciderà tutto. L’avvio è il leggera salita, ma è un percorso adatto agli specialisti e agli uomini di classifica che si sentono a proprio agio in prove contro il tempo. Si parte con distacchi contenuti alle spalle di Langellotti: per tanti corridori è lecito sperare e sognare di fare il colpaccio.

Langellotti, un monegasco che vive con i campioni in casa…

18.08.2024
6 min
Salva

E’ ormai risaputo che a Montecarlo c’è una clamorosa concentrazione di ciclisti professionisti. Il buon clima e le agevolazioni fiscali convincono ormai da anni a spostarsi nel Principato, dove sulle strade e in bici si parlano tutte le lingue del mondo. Non ci si è mai chiesti però che cosa ne pensino i corridori locali, se quest’agglomerato di talento sta avendo effetti anche sul movimento locale.

La notizia di pochi giorni fa è che la Ineos Grenadiers, nel suo processo di rinnovamento per il 2025, ha ingaggiato anche un corridore monegasco, Victor Langellotti già nel giro delle professional, venendo dalla Burgos BH. Tocca a lui farci un po’ da Cicerone per le strade di Montecarlo per capire come viene vissuta la presenza di tanti campioni.

Per il monegasco nel 2024 la piazza d’onore al Classic Grand Besançon Doubt
Per il monegasco nel 2024 la piazza d’onore al Classic Grand Besançon Doubt
Come sei arrivato a praticare il ciclismo?

Ho cominciato a circa 12 anni. Mio padre andava in bicicletta quando ero piccolo e quindi è stato lui a trasmettermi la passione per il ciclismo.

Nel 2022 hai vinto la prima corsa per un ciclista monegasco: che ricordi di quel giorno?

Era un sogno. Non pensavo che un giorno sarei riuscito a vincere una gara professionistica. E’ stato un grande momento per me e per il mio team Burgos BH perché erano passati 2 anni dall’ultima volta che la squadra era riuscita a vincere una gara. Quindi è stato un momento fantastico e ho potuto condividerlo con tutta la squadra. Inoltre è diventato un momento storico per il mio Paese. Il Principe mi ha chiamato per farmi i complimenti quindi ho davvero un bel ricordo.

La vittoria di Langellotti alla Volta a Portugal nel 2022, precedendo Moreira e McGill
La vittoria di Langellotti alla Volta a Portugal nel 2022, precedendo Moreira e McGill
A Monaco risiedono molti campioni di ciclismo, capita mai d’incontrali anche in allenamento?

Sì, molto regolarmente poiché sono moltissimi i ciclisti professionisti che vivono a Monaco. Penso che attualmente siano una quarantina, relativamente solo al WorldTour. Quindi, ogni giorno in allenamento ci incontriamo. Alcuni pedalano insieme, ne incontriamo moltissimi. Anche stamattina sono andato ad allenarmi e ho potuto incontrare Mohoric e Pogacar.

Con quali corridori fra quelli che risiedono a Monaco hai più legato?

Con il mio connazionale Antoine Berlin, che corre nella squadra continental di Bike Aid. E’ davvero quello a cui sono più vicino e con cui mi alleno più spesso. Di regola però preferisco allenarmi da solo. Infatti mi permette di concentrarmi sugli esercizi che devo fare in allenamento.

Nei suoi allenamenti il monegasco incontra sempre grandi campioni, dirigendosi verso l’Italia
Nei suoi allenamenti il monegasco incontra sempre grandi campioni, dirigendosi verso l’Italia
Come sono le strade per allenarsi nella tua città, che percorsi ci sono?

Monaco è molto piccola, è solo 2 chilometri quadrati. Quindi per allenarci dobbiamo partire da Monaco e andare in Francia e Italia perché il confine italiano non è lontano. Penso che siamo a 14-15 chilometri da Ventimiglia, da lì troviamo terreno molto montuoso, ci sono tantissime salite e colline, l’ideale per allenarsi. Poi c’è tutta la parte sul mare, tutta la costa, quella è per la maggior parte piatta. E poi, appena torniamo, ci addentriamo nell’entroterra. Lì ci sono molte salite e di conseguenza l’allenamento può diventare rapidamente molto duro. Ma è anche un fantastico parco giochi per un allenamento perfetto tutto l’anno. E anche le condizioni meteorologiche sono molto, molto buone. Il tempo è sempre molto molto bello a Monaco… Anche in inverno, le condizioni sono piacevoli per l’allenamento. E’ anche per questo che ci sono tanti professionisti che vivono qui e che sono felici di vivere a Monaco.

Le cronometro non sono il suo forte, ma spera di avere qualche miglioramento
Le cronometro non sono il suo forte, ma spera di avere qualche miglioramento
La presenza di tanti campioni sta cambiando qualcosa in città, i ragazzi monegaschi sono più interessati a fare ciclismo?

Sì, ma non ci sono solo ciclisti. Abbiamo anche la fortuna di avere molti piloti di Formula 1 che vivono a Monaco, giocatori di tennis e anche alcuni calciatori. Ci sono molti atleti che vivono qui e questo permette soprattutto ai giovani di incontrarli. Per chi va in bicicletta, la possibilità di pedalare con loro è un valore enorme. Le scuole e le federazioni sportive di Monaco puntano su questo per incoraggiare i ragazzi a fare sport. A volte capita che certi professionisti vadano a parlare nelle scuole, vadano a parlare in diversi club. Per poter interagire con i giovani e poterli motivare a fare sport, invogliarli e ispirarli. Intanto nella vita quotidiana e poi per alcuni, quelli che lo vogliono e che possono farlo ad alto livello, farne anche la propria professione.

Victor Langellotti ha conquistato le sue 2 vittorie in salita, nel 2022 in Portogallo e nel 2023 in Turchia
Victor Langellotti ha conquistato le sue 2 vittorie in salita, nel 2022 in Portogallo e nel 2023 in Turchia
Che tipo di corridore sei e quali sono le corse dove ti trovi meglio?

Uno scalatore, non per le salite lunghe ma sugli strappi brevi è il mio terreno preferito. Diciamo dai 2 agli 8 chilometri, mi trovo a mio agio quando l’arrivo è in salita. Le mie due vittorie le ho ottenute sempre attaccando in un finale in salita. Ma sto lavorando per migliorare anche sulle salite più lunghe.

Tu hai un cognome italiano: che rapporti hai con il nostro Paese, vieni spesso qui?

Mio padre è italiano. Venne a vivere a Monaco quando aveva 18 anni ed era originario di Napoli. Buona parte della mia famiglia è a Napoli e quindi metà della famiglia è italiana. Io ci vado regolarmente ad allenarmi e a rivedere i parenti, anche se non spesso quanto vorrei. L’italiano lo parlo molto poco, ma lo capisco.

A 29 anni Langellotti ha firmato un biennale con la Ineos Grenadiers, come uomo per le salite
A 29 anni Langellotti ha firmato un biennale con la Ineos Grenadiers, come uomo per le salite
Il prossimo anno passerai alla Ineos: che cosa rappresenta per te entrare in un team del WorldTour?

Beh, per me è davvero un sogno diventato realtà. Quando ero junior e promettente, era il Team Sky, il riferimento per tutti. E così sono sempre cresciuto con il sogno di far parte un giorno della squadra Sky. Ora sono molto, molto felice di potermi unire a loro l’anno prossimo. E’ per la mia carriera un progresso molto grande. C’è un enorme divario di livello tra Burgos BH ed Ineos, vedo quanto lontano posso andare, come esprimere il mio pieno potenziale, magari partecipare un giorno al Tour de France, quello sarebbe il mio obiettivo. Oppure la Vuelta 2026 che inizierà proprio a Monaco.