Gavia Lite Jacket: la miglior alleata contro pioggia e vento

05.10.2024
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Il cambio di stagione porta via il sole e ci lascia l’arrivo delle prime piogge e del freddo. Allenarsi diventa quindi diverso a causa proprio del tempo, servono i giusti capi d’abbigliamento per riuscire a contrastare questi fenomeni climatici. Pedalare sotto l’acqua e con il freddo che entra nelle ossa non è per tutti, ma con i giusti prodotti si  riuscirà a rimanere asciutti anche quando il tempo non sarà dei più favorevoli. Castelli da questo punto di vista presenta una soluzione definitiva per il periodo invernale e autunnale: è la giacca Gavia Lite. 

Comoda e leggera

Realizzata in tessuto Gore-Tex risulta comunque molto leggera da indossare e non crea fastidio lungo tutto l’arco della giornata. Pedalare sotto la pioggia non sarà più un problema per nessun ciclista. La Gavia Lite è tagliata per adattarsi al meglio agli altri strati indossati, senza aggiungere nessun altro tipo di ingombro. Una fedele compagna quando la vostra voglia di uscire in bici diventa irrefrenabile, anche se chiunque altro preferirebbe rimanere a casa.

Castelli nello scegliere il Gore-Tex Active ha pensato quindi di garantire una protezione totale dall’acqua. Il design ne è una prova, infatti la coda lunga protegge dagli schizzi evitando di bagnare il soprasella. Nella parte superiore della schiena, invece, la protezione dal vento è totale e non permette all’aria fredda di entrare. Nonostante questo forte isolamento la termoregolazione non manca, in modo da evitare accumuli di sudore. 

Dettagli tecnici

Passando invece alla parte frontale la cerniera è la YKK AquaGuard impermeabile di Vislon. Un prodotto che scorre facilmente al fine di garantire la giusta aerazione, quindi può essere aperto anche con una mano sola. Nella parte dei polsi le chiusure sono riflettenti, così che il ciclista risulti visibile anche in condizioni di scarsa luminosità, una scelta di Castelli votata alla sicurezza. Anche le tasche posteriori sono pensate per resistere alla pioggia. Infatti hanno dei fori a laser che servono per drenare l’acqua.

La Gavia Lite è dotata di un buon isolamento termico. I suoi punti forti sono la resistenza al vento e un’ottima impermeabilità. Il range di temperatura consigliato nel quale indossare questa giacca è tra 2 e 16 gradi centigradi. Mentre il peso è di solamente 269 grammi. Prezzo al pubblico: 359,95 euro.

Castelli

Salice Vento, aerodinamica e freschezza Made in Italy

28.06.2023
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COMANO TERME – Un nome emblematico che rappresenta l’anima e la propensione di questo casco. Il Salice Vento è infatti un concentrato di velocità e aerodinamica rivolto alle massime prestazioni. Non a caso lo abbiamo incontrato sulle strade dei campionati italiani di Comano Terme. A indossarlo erano gli atleti del Team Biesse Carrera. In particolare abbiamo chiesto a Michael Belleri di raccontarcelo. 

Ci sono 11 fori dedicati all’aereazione
Ci sono 11 fori dedicati all’aereazione
Da quanto usi questo modello?

Da un anno, l’anno scorso avevamo il Levante in colorazione bianca. Quel modello in particolare era un po’ più chiuso.

Da quanto utilizzi invece Salice?

Ormai sono quattro anni. Devo dire che mi sono sempre trovato bene e ho notato una notevole cura dei dettagli.

Parlando di dettagli cosa hai notato in questo modello Vento?

Mi piace il colore nero. E’ un casco leggero e compatto, mi piace molto questa sensazione. 

E’ un casco fresco?

Sì. Sempre paragonandolo al modello precedente devo dire che ho notato una migliore aerazione in condizioni di caldo vero, sopra i 30 gradi specialmente. Certo, il Levante è più chiuso e ha pregi aerodinamici evidenti.

Ti trovi bene con il sistema di chiusura?

Sì assolutamente. Lo metto e trovo subito la regolazione ideale. Durante la corsa mi capita di aggiustarmelo ma più che altro perché sono abituato a farlo, non per altro. Sono regolazioni che si fanno facilmente grazie al rotore posteriore. 

I cinturini invece, che riscontro hai in merito?

Sono molto comodi. Non svolazzano alle alte velocità perché sono rigidi al punto giusto. Mentre sotto il mento il cinturino è imbottito. Io lo lascio leggermente lento, ovviamente in sicurezza, per permettere maggiore comfort e mobilità durante la corsa. 

Quali sono le qualità di questo casco Vento?

Beh, direi sicuramente l’aerazione. I fori sono disposti molto bene e permettono alla testa di rimanere fresca. Un’altra qualità è la leggerezza. Come dicevo prima, la sensazione migliore è quella di avere un casco che non “pesa” e lascia piena mobilità. Questo è un aspetto molto importante durante gli allenamenti e le corse. 

Un sistema semplice e pratico per avere sempre saldi sul casco gli occhiali quando non si indossano
Un sistema semplice e pratico per avere sempre saldi sul casco gli occhiali quando non si indossano
Come valuti il comfort?

L’imbottitura è sicuramente comoda. Non mi dà mai fastidio ed è spessa al punto giusto. Ogni due o tre mesi la sostituisco per il sudore e le molte ore in sella, lo ritengo necessario. Però la lavo facilmente e non crea nessun tipo di scollamento

Il colore ti piace?

Sì molto. La bandiera italiana che si unisce a quella degli occhiali è il particolare che mi piace di più. 

Giusto, gli occhiali. Tu utilizzi i Salice 023. Formano una combinata ideale?

Sì, formano una linea continua non solo per il colore ma anche per la linea aerodinamica. Lasciano poco spazio tra casco e occhiali, circa 1 cm. In più il Vento ha due particolari fori per poterli inserire facilmente e far si che rimangano sempre fermi.

Sei i colori disponibili in versione lucida oppure opaca
Sei i colori disponibili in versione lucida oppure opaca

Misure e struttura

Il Salice Vento è stato studiato a Gravedona, in provincia di Como, ed è un casco dall’aggressività moderna e con un design pulito. La calotta, con la tecnologia costruttiva In-moulding, lo rende leggero e resistente agli urti. Dotato di sistema “antiscalzamento”, è regolabile in altezza con luce Safety sul rotore di regolazione. Undici fori per l’aerazione. La proposta colori spazia tra tonalità lucide e opache. Vento è disponibile nelle misure S-M (51-58 cm) e L-XL (58-61 cm). Il prezzo consigliato al pubblico è di 129 euro.

Wind Jacket WPT: la mantellina super tecnica di Outwet

21.03.2023
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Outwet allarga la propria collezione di accessori dedicati all’abbigliamento per il ciclismo con la nuova mantellina Wind jacket WPT. Un capo di grande fattura tecnica e di design, che unisce una impareggiabile leggerezza ad una protezione da vento e pioggia

La mantellina Wind Jacket WPT è costruita interamente con tessuto ripstop protettivo ed ultra leggero, con trattamento water repellent. Nella parte che c’è tra l’ascella e la schiena è presente un inserto bielastico che permette al capo di seguire il corpo del ciclista in ogni suo movimento. 

Tra la spalla e la schiena è presente un inserto bielastico per garantire maggiore comfort una volta in bici
Tra la spalla e la schiena è presente un inserto bielastico per garantire maggiore comfort una volta in bici

Protegge da acqua e vento

All’interno della giacca, nella parte del collo, Outwet ha inserito un tessuto di poliestere idrofilo, adatto a mantenere il colletto sempre all’asciutto. Anche nella zona della zip è stato inserito un inserto windproof per un’azione anti acqua migliorata. 

La mantellina Wind Jacket WPT è un capo adatto ad ogni stagione, questo grazie alla sua estrema leggerezza e traspirabilità. L’idrorepellenza è massima, per proteggere il corpo dall’acqua anche nelle situazioni più estreme. A questo si unisce anche un’altra caratteristica importante: la protezione dal vento. 

Il tessuto, leggero, è adatto a tutte le condizioni climatiche
Il tessuto, leggero, è adatto a tutte le condizioni climatiche

Caratteristiche

E’ una mantellina antivento leggera e tascabile, indispensabile nei cambi di stagione o durante lunghi percorsi con situazioni climatiche differenti o variabili. Composta al 100% in poliestere con tessuto idrofobico per una perfetta regolazione dell’umidità

Il prezzo al pubblico è di 90 euro ed è disponibile in cinque diverse colorazioni: bianco/rosso, bianco/verde, nero/bianco, senape/bianco ed infine verde/bianco.

Outwet

La Passione Rain Jacket: pioggia e vento sono sconfitti

06.12.2022
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La Passione rinnova la propria serie di capi di abbigliamento dedicati al ciclismo: ecco la Rain Jacket, la prima giacca interamente impermeabile. Realizzata con un mono-tessuto accoppiato a tre strati tra i più leggeri e performanti del mercato. Leggerezza, comodità e protezione sono le caratteristiche principali di questo nuovo prodotto. Sviluppato grazie anche all’esperienza maturata dal contatto continuo con i professionisti

Impermeabile

E’ importante proteggere il ciclista dalla pioggia, soprattutto in questo periodo dell’anno dove il meteo cambia velocemente, tuttavia è fondamentale lo scambio termico. Questo è possibile nella Rain Jacket grazie ad un sistema di ventilazione interna che mantiene il corpo sempre asciutto non permettendo al calore di accumularsi.

La protezione dall’acqua è garantita da cuciture nastrate e da un doppio colletto. Sulla schiena il pannello è più lungo rispetto alle comuni giacche per garantire una migliore protezione. In più è dotato di un pannello riflettente per aumentare la visibilità del ciclista durante la pedalata.

Il doppio colletto evita che l’acqua possa entrare all’interno della giacca
Il doppio colletto evita che l’acqua possa entrare all’interno della giacca

Tecnica

La Rain Jacket di La Passione ha un taglio aerodinamico, la giacca è completata da una zip a due cursori rivestita per facilitare la ventilazione dall’alto o dal basso. E’ stato aggiunto anche un tiretto per facilitare l’apertura anche quando si indossano i guanti. Il tessuto è il softshell in grado di resistere ad una colonna d’acqua di 20.000 millilitri. 

Si tratta di una giacca leggera e ultra sottile, che può essere ripiegata e riposta nella tasca posteriore come un antivento tradizionale. Questo capo non è solamente un perfetto alleato in caso di pioggia, ma può essere utile anche indossato sopra altri strati per ripararsi dal vento.

La Passione

Titici Relli: il gravel su misura realizzato in Italia

05.05.2022
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Titici presenta il nuovo modello gravel Relli. Un concentrato di velocità, stabilità, comfort e divertimento alla guida, pronto a soddisfare le esigenze delle gare e del bikepacking avventuroso. Una bici in carbonio su misura che dispone del rivoluzionario sistema AAT (Arch Absorber Technology). Un’innovazione che permette di non avere complicati ammortizzatori ma bensì di assorbire ogni sconnessione con le caratteristiche geometriche del materiale.

L’anima racing eleva questo modello gravel Made in Italy e traduce le caratteristiche in prestazioni pure. Relli deriva dall’evoluzione del modello F-GR02 e affianca nella linea gravel il modello ALL-IN in alluminio, completando la proposta di Titici per l’off-road. 

Il piantone sfrutta la curva per ammortizzare le vibrazioni, rendendo la guida più fluida
Il piantone sfrutta la curva per ammortizzare le vibrazioni, rendendo la guida più fluida

Meno vibrazioni più veloce

Una caratteristica imprescindibile di questa Relli è il sistema di assorbimento delle vibrazioni. Nel 2017 Titici sviluppò in esclusiva e lanciò il il sistema PAT (Plate Absorber Technology). Un concetto che traduceva a livello ingegneristico, la forma delle tubazioni e la deformazione dei materiali per regalare un elevato impatto sul comfort percepito dal ciclista. Con questa tecnologia infatti l’assorbimento delle vibrazioni viene aumentata del 19%, senza alterare la rigidezza torsionale del telaio

Con Relli l’innovazione si ha con il sistema AAT (Arch Absorber Technology). Un secondo elemento di riduzione delle vibrazioni, questa volta nella zona verticale. Infatti il tubo piantone è stato ridisegnato con una speciale forma ad arco che ha la funzione di attenuare le sollecitazioni tra i due nodi del movimento centrale e della sella. In questo modo, le vibrazioni non si trasmettono in maniera diretta e immediata dal terreno al corpo del ciclista. Oltre al comfort percepito si ottiene un beneficio prestazionale dovuto alla guida fluida e non muscolarmente stressante.

La forcella si ispira alle versioni aerodinamiche per una sensazione di scorrevolezza anche alle alte velocità
La forcella si ispira alle versioni aerodinamiche per una sensazione di scorrevolezza anche alle alte velocità

Stabile e aerodinamica

Una bici completamente ridisegnata rispetto alle precedenti che vede un carro posteriore originale. I foderi ribassati garantiscono maggiore stabilità sullo sterrato e alta reattività. Infatti l’innesto con il tubo piantone è 30 mm più basso rispetto al tubo orizzontale. 

La linea pulita e filante è stata ripresa dal modello stradale Vento. Aerodinamicità e leggerezza sono due caratteristiche che fanno parte delle sensazioni che il ciclista percepisce quando si mette alla guida. Il tubo sterzo di dimensioni maggiorate 1 1/2”, offre stabilità e precisione di guida e consente il passaggio di cavi interno. Carro e forcella sono progettati per ospitare pneumatici di dimensioni generose, fino a 700x42c.

Su misura

Un telaio su misura è un valore aggiunto se poi viene realizzato in Italia questo diventa un pregio incontestabile senza. Ogni esemplare di Relli è quindi unico, cucito nelle geometrie e nei colori. Titici fa di questo aspetto una parte determinante della propria filosofia, curando dalla progettazione, all’ingegnerizzazione, fino alla creazione dei telai e all’assemblaggio del prodotto finale. 

La bici è realizzata in carbonio ad altissimo modulo utilizzando il metodo di fasciatura PBW (Progressive Bandage Workmaship) con resine lente. Questa tecnica permette di creare telai perfetti al millimetro partendo dalle misure antropometriche del ciclista e dalle analisi biomeccaniche.

Titici

Strettoie, vento, borracce: in avanscoperta con Algeri

13.03.2022
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Parte l’ultima tappa della Tirreno-Adriatico, prosegue il nostro viaggio dietro le quinte. Oggi con Vittorio Algeri, uno di quei direttori sportivi cui spesso tocca il singolare compito, a metà fra la staffetta e l’osservatore, di andare in avanscoperta. Li vedi partire davanti, soprattutto nelle giornate di vento o salita. Le ammiraglie che anticipano il gruppo e dalla testa della corsa segnalano il vento ed eventuali difficoltà che i corridori si troveranno sotto le ruote.

Vittorio Algeri in avanscoperta per il Team Bike Exchange, con la seconda ammiraglia
Vittorio Algeri in avanscoperta per il Team Bike Exchange, con la seconda ammiraglia

«Un’abitudine che c’è da tanto – dice Algeri, direttore sportivo del Team Bike Exchangediciamo almeno degli ultimi dieci anni. Non si fa sempre, solo quando serve ed è possibile. Soprattutto al Giro d’Italia. Avere qualcuno davanti è sempre importante per le condizioni del tempo, il vento, gli intoppi dell’ultimo momento. Ci sono talmente tanti ostacoli adesso, che è sempre meglio vedere, capire come funziona».

Come comunichi con la prima ammiraglia?

Di solito con i messaggi whatsapp. Scriviamo che al chilometro tot si gira a destra e c’è il vento che arriva da sinistra. Oppure che c’è una salita nel centro abitato o la strada è molto stretta. Tutte queste cose insomma, che fanno parte del nostro lavoro.

Da dentro la macchina riesci a valutare bene il vento?

Il vento si vede dagli alberi e dalle eventuali bandiere. Speriamo sempre che ci sia qualche bandiera (ride, ndr). Il rischio di ventagli è sempre dietro l’angolo. Avevo una tecnica per vedere da che parte tirasse il vento, annodavo un filo di lana all’antenna della radio. Alcuni hanno l’anemometro? Può essere uno strumento utile.

Quanto sei avanti rispetto al gruppo?

Intorno ai 5-6 chilometri, al massimo 10. Stando troppo avanti, il traffico sarebbe ancora aperto. Ti devi fermare a tutti i semafori. Invece stando più vicino, trovi le strade già chiuse.

Ti è mai capitato di segnalare qualcosa che sarebbe stato davvero pericoloso?

Più di una volta. Non mi ricordo in quale gara, capitò che una macchina avesse perso del gasolio in una curva. Ho avvisato dietro perché stessero attenti e passassero a destra. Sono segnalazioni che fanno anche gli organizzatori e grazie alle radioline riusciamo a comunicarle tempestivamente ai nostri corridori. Ecco, l’uso delle radioline io l’ho sempre inteso come strumento di lavoro e anche tattico. Ci sono tante persone contrarie e per certi versi forse è giusto. Però io le ho sempre intese come uno strumento di lavoro.

Il rifornimento dall’ammiraglia può essere dispendioso, così si ricorre a punti fissi
Il rifornimento dall’ammiraglia può essere dispendioso, così si ricorre a punti fissi
Gli attacchi con i ventagli quindi nascono quando da davanti segnalate il vento giusto?

In questo soprattutto, il maestro è stato Manolo Saiz ai tempi della Once (direttore sportivo spagnolo attivo dal 1989 al 2006, ndr). Lui è stato il primo ad avere la macchina davanti di poco. Era maniaco di queste cose ed era anche uno spettacolo. Appena c’era un po’ di vento, metteva la squadra a tirare, perché aveva corridori molto forti e poteva permetterselo. E’ stato il primo che appena c’era una piccola possibilità di fare i ventagli, li faceva.

Che cosa si segnala oltre alle chiazze di gasolio?

Gli incroci. Le rotonde… E’ diventato un problema. Ci sono talmente tanti ostacoli… Se poi andiamo in Paesi come l’Olanda e la Svizzera, fra spartitraffico, fioriere e rotonde, c’è di tutto e di più. Bisogna stare molto attenti anche in macchina, perché gli ostacoli sono molteplici e questa è un’altra delle cose risolte grazie alle radioline. Non abbiamo più bisogno di andare in mezzo al gruppo a parlare con i corridori. Un’altra cosa molto pericolosa sono i dossi. I corridori li saltano via, alzano le bici e saltano. Con la macchina non lo puoi fare. E se tu fossi in gruppo con dei corridori dietro, dovresti frenare e sarebbe un’altra cosa molto pericolosa.

I dossi rialzati sono fra i pericoli da segnalare, per i quali è bene che l’ammiraglia non sia in gruppo
I dossi rialzati sono fra i pericoli da segnalare, per i quali è bene che l’ammiraglia non sia in gruppo
Nel finale vai via oppure racconti anche gli ultimi chilometri?

L’ultimo chilometro è il più importante, soprattutto nei casi di arrivi in volata. Anche l’autista del bus che arriva parecchio tempo prima, lo mandiamo a vedere l’ultimo chilometro, a descrivere la curva. Se è meglio impostare la volata a destra piuttosto che a sinistra. Il vento e l’eventuale pendenza della strada. I 2 chilometri finali sono molto importanti, è necessario che i corridori sappiano tutto.

Se ogni squadra manda un’ammiraglia, davanti ci sarà un bel traffico?

Adesso c’è anche un altro motivo per cui si va avanti con tante macchine. Ha iniziato un po’ di anni fa sempre la Sky. Avendo spesso il leader della corsa, avevano per tanti chilometri la squadra in testa al gruppo. E allora, piuttosto che mandare un corridore in coda per prendere le borracce e costringerlo poi a risalire, si sono inventati di mandare avanti due o tre macchine per fare dei “bottle point”, così li chiamano: punti borracce. Se la squadra in testa ne ha bisogno, un’ammiraglia davanti si ferma e li aspetta. E’ nata come loro idea e adesso è un’abitudine per tutte le squadre che cercano di adeguarsi. 

L’antenna sull’ammiraglia permette i collegamenti con i corridori
L’antenna sull’ammiraglia permette i collegamenti con i corridori
Quindi altri punti di rifornimento da terra?

Esatto, un supporto che si somma al rifornimento della macchina, che si fa dai 30 chilometri fino agli ultimi 20 o 10, dipende dai percorsi. E visto che l’UCI ora ci lascia liberi di fare il rifornimento da terra dove vogliamo, ci sono anche queste ammiraglie davanti che si fermano e assistono la squadra.

Insomma Algeri, quando si viaggia là davanti, il tempo passa bene o si muore di noia?

Io sono sulla seconda ammiraglia, quindi sono col meccanico, perché la seconda in caso di una fuga, aspetta e si mette dietro. Poi ci sono altre ammiraglie che a turno fanno dei tagli dove si può per assistere i corridori in più punti possibili. Non sono da solo, la giornata passa bene. Non ci si annoia mai…

Raffica di vento improvvisa, caduta inevitabile

06.03.2022
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Sempre Strade Bianche. L’impresa di Tadej Pogacar è ancora calda. Il gelo della notte senese non ha raffreddato quella che è stata un’impresa con la “I” maiuscola. Un’impresa nata non solo dal genio e dalle gambe dello sloveno, ma anche da un momento specifico della gara: la maxi caduta avvenuta verso metà corsa.

Chilometro 84 di gara, 100 al traguardo. La carovana sta affrontando il settore di sterrato numero 5, quello di Lucignano d’Asso. Si tratta del settore più lungo (11,9 chilometri), ma soprattutto uno dei più esposti in “quota”.

Ambiente per raffiche

Togliendo infatti il picco di Montalcino, questa è la porzione di gara più elevata della Strade Bianche. Si viaggia sul filo dei 400 metri di altezza, appena sotto. Ma soprattutto la corsa in corrispondenza di questa quota corre sulle crete senesi.

Le crete sono queste colline scoperte. Solo campi e prati. Non ci sono neanche i tipici cipressi del paesaggio toscano, ma solo questa lingua bianca che corre come un filo su e giù per le crete. Ed è qui che avviene la caduta più importante quella che incide nell’economia della corsa. E’ qui che avviene il capitombolo, ormai famoso, di Julian Alaphilippe che fa un 360 gradi seguito da un tuffo nell’erba.

Ed è sempre qui che cadono almeno 30 corridori, che scivola persino Pogacar e va a casa Tiesj Benoot, vincitore nel 2018. 

Il punto di Vendrame

«Siamo entrati nello sterrato e c’era già del vento – racconta Andrea Vendrame – Ad un tratto abbiamo girato verso sinistra e c’è stata una raffica laterale fortissima. Inaspettata. Una raffica che ci ha fatto cadere in tanti. Sono caduto anche io. Era davvero impossibile restare in piedi e purtroppo è andata così».

E questo è un elemento molto importante per l’analisi della caduta. Quando Vendrame dice: “abbiamo girato verso sinistra”, si riferisce al punto più ad Est della corsa. E’ lì che è avvenuta la caduta. E’ lì che la Strade Bianche ha cambiato direzione. Magari quello che fino a pochi chilometri prima era stato vento contro moderato, in una svolta è diventato laterale. Tutto torna.

«E’ stata fortissima – riprende Vendrame stremato all’arrivo – incredibile. Il vento ci ha spostato verso sinistra, verso il bordo della carreggiata, sul ciglio. La strada al lato era finita e a quel punto mettendo le ruote sullo sconnesso (di terra ed erba, ndr) siamo caduti. Io ero nei primi trenta, neanche troppo dietro. Davanti erano caduti. Vedevo bici che cadevano di fronte a me e altre al mio fianco. Vedevo corridori che volavano e scarpette che si sganciavano».

Questione di ruote?

E la questione vento è emersa già prima del via. Poco dopo lo start delle donne, avvenuto alle 9:10, ecco le prime folate su Siena. «Se qui è così, chissà sulle crete», aveva fatto una battuta uno degli steward del posto. Si stima, che la raffica da Nord Est possa aver superato i 70 chilometri orari (dati MeteoAm).

E infatti all’arrivo dei bus qualcuno si è domandato se non fosse il caso di cambiare le ruote. Ma la maggior parte sono partiti con quelle alte da 50-45 millimetri, anche se più del solito si è visto il “basso” profilo da 32-35 millimetri (a seconda del marchio). Gli Specialized per esempio avevano scelto le ruote Roval Alpinist da 33. Ciò nonostante non è bastato ad evitare la caduta.

Gianluca Brambilla aveva ragione quando gli abbiamo fatto notare delle sue ruote alte e del vento che si alzava. «Ma se è forte davvero cambia poco», ci aveva detto prima del via.

La ferita di Covi. Nonostante la botta, Alessandro era felicissimo per la vittoria di Pogacar
La ferita di Covi. Nonostante la botta, Alessandro era felicissimo per la vittoria di Pogacar

Parla Covi

Un’altro corridore che ci ha lasciato un po’ di pelle è stato Alessandro Covi. All’arrivo il corridore del UAE Team Emirates si tocca il gomito sinistro, anche se a catturare l’attenzione è il suo ginocchio sanguinante e impolverato.

«C’è stata questa folata e siamo caduti in tantissimi – dice Covi – Io sono stato uno dei primi, penso… Ero abbastanza davanti. Ho preso una bella botta. Non credo sia stata una questione di ruote alte o basse. E’ stato un vento talmente forte che anche se avessimo avuto le ruote basse ci avrebbe spazzato via.

«E penso anche che sarebbe successo sull’asfalto. Ci avrebbe spostato lo stesso (le immagini tv mostrano come ci sia uno scarto di almeno 5 metri verso sinistra del gruppo, ndr), ma sullo sterrato era ancora più difficile tenere la bici chiaramente».

«Vedevo i corridori a cui partiva la ruota davanti talmente il vento era teso. E poi iniziavamo ad andare forte. Eravamo in un falsopiano, penso sui 35-40 allora».

Titici Vento: aerodinamica, fatta a mano, anche su misura

16.05.2021
3 min
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La nuova Titici Vento si presenta in modo elegante. Montata con freni a disco, è frutto di una lavorazione manuale attenta a ogni dettaglio, che vuole soddisfare le esigenze dei corridori garantendo comfort e performance e permettendo anche la realizzazione su misura.

Rigidità e comfort

Il telaio è da osservare con particolare attenzione. La geometria è immancabilmente sloping. Il tubo orizzontale parte schiacciato all’innesto col reggisella (appena 8 mm) e arriva al tubo di sterzo con la sezione che aumenta progressivamente. E’ un tratto distintivo di Titici, realizzato secondo il brevetto PAT (Plat Absorber Technology). Grazie a questo disegno è possibile ridurre del 18 per cento le vibrazioni.

Dalla vista frontale della Vento si apprezza la pulizia delle linee
Dalla vista frontale della Vento si apprezza la pulizia delle linee

Sterzo da 1-1/2″

Proprio nella parte anteriore del telaio si apprezza il completo passaggio interno di cavi e guaine, che comporta linee precise, superfici pulite e un’eccellente penetrazione aerodinamica. Il tubo sterzo con sezione maggiorata di un pollice e mezzo conferisce precisione e sicurezza nella guida, soprattutto in discesa e nelle curve veloci. Anche il carro sembra distinguersi dagli standard tradizionali, dal momento che i foderi orizzontali in realtà sono leggermente obliqui e i pendenti sono stati ridisegnati con un leveraggio ribassato sul tubo di sella, per aumentare la reattività in salita e la rigidità laterale, senza compromettere il comfort.

Fatta a mano

La bici è realizzata in fibra di carbonio, prodotta artigianalmente con il sistema PBW (Progressive Bandage Workmanship). Equipaggiata con Campagnolo Super Record elettronico e ruote Campagnolo Bora WTO 45 Disc.

L’intero telaio è realizzato artigianalmente in fibra di carbonio, utilizzando il sistema PBW (Progressive Bandage Workmanship) che prevede l’avvolgimento dei tubi con resine. Il tubo obliquo tondo contribuisce a un look elegante ed essenziale.

Manubrio integrato

Il manubrio è il Titici monoscocca, integrato con l’attacco al fine di migliorarne la rigidità e progettato dall’analisi della postura del ciclista, con una conformazione che asseconda la posizione naturale delle braccia e ne aumenta il comfort.

Il look è molto appariscente, colorata di verde con inserti grigi per le punte della forcella, il raccordo tra foderi e pendenti e lungo il piantone. Il prezzo consigliato al pubblico è a partire da 4.790 euro.

titici.com

Vento e cadute più decisivi degli sterrati

06.03.2021
4 min
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La Strade Bianche femminile parte di buon mattino, quando le crete senesi sono ancora avvolte da un po’ di nebbia.  E’ stata una gara “strana” più del solito. Un gara nella quale il vento forse ha inciso più degli sterrati. E anche le cadute hanno avuto il loro bel peso.

Erica Magnaldi a caccia di una Coca subito dopo l’arrivo
Erica Magnaldi a caccia di una Coca subito dopo l’arrivo

Posizioni fondamentali

Erica Magnaldi si presentava alla Strade Bianche forte della vittoria nella gara inaugurale della stagione a Ceriale. Certo, il livello non era paragonabile, ma le vittorie portano morale e condizione.

«E’ stata una corsa durissima come sempre – racconta ancora con il fiatone Erica dopo l’arrivo – c’era vento e credo proprio che sia stato quello a stancarmi di più, almeno fino a metà percorso. Probabilmente ho sprecato troppo per tenere le posizioni e portarmi avanti e ne ho preso molto. Essendo la prima gara WorldTour dell’anno ho avuto più difficoltà a stare in gruppo. Su ogni salita ho sprecato più del necessario per portarmi nelle prime posizioni. E poi, ripeto, il vento non mi ha aiutato. In questa gara ogni briciolo di energia è necessario per fare la differenza nel finale, dove si è veramente decisa la corsa. In quel momento non ho avuto le gambe. In una gara così non si può fare il minimo errore.

«Però è sempre una prova affascinante ed è un’emozione arrivare in questa piazza».

Il computerino di Tatiana Guderzo segna i dati dal Km0
Il computerino di Tatiana Guderzo segna i dati dal Km0

La disamina della Guderzo

E Tatiana Guderzo sintetizza al meglio questa situazione. L’esperienza ha doti di sintesi ineguagliabili…

«Oggi il vento è stato determinante – dice la vicentina – ce n’era molto e spesso anche laterale. Ed è stato questo a creare la selezione, perché comunque gli sterrati erano decisamente belli, puliti, compatti, c’era solo un po’ di brecciolino ogni tanto, ma è normale… non si chiamerebbe Strade Bianche!

«E’ stata una gara un po’ anomala, forse proprio a causa del vento. Pensavo partissero in modo più aggressivo, invece erano tutte sull’attenti. Questo ha fatto sì che dopo lo sterrato lungo (quello di Asciano poco dopo metà percorso, ndr) ci fosse un gruppo ancora molto folto e la selezione l’hanno fatta appunto il vento e qualche caduta, dovuta a molte ragazze o troppo cotte o con poca esperienza».

Tatiana è soddisfatta della sua prova. Anche lei ama questa gara.

«E’ bellissima – dice – Oggi c’erano la temperatura ideale per correre, il sole, e la gamba… Il mio inizio di stagione è stato difficile in quanto i primi 15 giorni dell’anno ho avuto una colica renale, con calcoli ed infezione, che mi hanno destabilizzato. Ho lavorato nell’ultimo mese e mezzo e la gamba sta rispondendo bene. Adesso mi ci vuole solo un po’ di “fortuna” , un’occasione per riportare su il morale. Anche se comunque è alto. Ma una soddisfazione spero di prendermela. Cittiglio? Ogni gara è buona!».

Elisa Balsamo dopo tanta pista era qui per trovare la gamba anche su strada
Dopo tanta pista la Balsamo era qui per trovare la gamba anche su strada

Balsamo controcorrente?

Il tema del vento resta centrale anche per le ragazze arrivate un po’ più indietro, tuttavia la percezione di una di loro, Elisa Balsamo, è leggermente diversa dalle altre.

«Per me è stata una gara un po’ sfortunata, però sento la condizione in miglioramento e questa è la cosa importante. Sono caduta nel secondo tratto sterrato. Poi ho inseguito, sono riuscita a rientrare e quando ai -25 chilometri c’è stata un’altra caduta sono rimasta coinvolta e ho preso i muri decisivi indietro. Non credo che il vento abbia inciso sulle cadute, semmai in gruppo c’era chi non è troppo esperta. E credo anche che senza vento l’andamento tattico non sarebbe stato troppo diverso. Di certo ha inciso, però secondo me non così tanto: in Belgio è stato più determinante».

E proprio in Belgio tornerà Elisa con la sua Valcar, per affinare la gamba in vista del Trofeo Binda.