I ventagli sono sempre affascinanti. Tattica e gambe, squadra e materiale: tutto si fonde e il mix diventa esplosivo… per chi guarda e per chi pedala. Nella seconda frazione del UAE Tour Women questa situazione si è verificata e ne è uscita fuori una tappa da urlo con 5 big in fuga praticamente dal chilometro zero o poco più. Pazzesco!
Maria Giulia Confalonieri è stata parte attiva della Al Dhafra Fort – Al Mirfa: 111 chilometri nel deserto. La brianzola ha contribuito all’economia della corsa. Ed è proprio lei, atleta della Uno-X Mobility, che ci porta in gruppo. Allacciate il casco, fate un lungo respiro e andiamo in corsa con Maria Giulia.
Maria Giulia, una tappa velocissima quella verso Al Mirfa… In rete la foto dei ventagli nel deserto ha raccontato tanto. Tu cosa ci dici?
E’ stata una tappa velocissima, una frazione caratterizzata dal vento a volte contro, più spesso laterale a favore o a favore pieno. Siamo partite e, appena uscite dal breve trasferimento, la velocità era già altissima. Dopo poco più di un chilometro il gruppo si è spezzato. Davanti sono andate via cinque atlete, mentre dietro ci siamo ritrovate in un drappello di circa trenta unità che provava a inseguire.
E poi ancora tanti altri drappelli da quel che abbiamo visto…
Purtroppo non c’è stato subito accordo tra noi e in quei pochi chilometri con vento contrario nessuno ha voluto assumersi la responsabilità di chiudere. Così la fuga ha preso tre minuti in poco tempo. Quando abbiamo provato a ricucire, siamo arrivate a meno di un minuto, ma ormai era troppo tardi. Io sono arrivata nona, quarta del gruppetto inseguitore.
Vi aspettavate una giornata così difficile? Ormai in riunione, prima del via sapete già tutto, giusto?
Sì certo, anche perché non è il primo anno che facciamo la tappa in questa zona. Tutte le squadre sapevano che il vento avrebbe giocato un ruolo chiave. Già dai giorni prima si vedeva nelle previsioni meteo che ci sarebbe stata una situazione complicata. Siamo andate alla partenza consapevoli che quel giorno si sarebbero potuti creare ventagli. Era fondamentale stare davanti e starci sin da subito. Infatti in tantissime siamo arrivate alla partenza parecchio prima del solito… tipo granfondo! Ma anche così c’è chi stava davanti e chi dietro.
Chiaro…
La classifica generale ne avrebbe risentito. Magari non si sarebbe deciso il nome della vincitrice finale, ma certamente chi si fosse trovata fuori dai giochi quel giorno non avrebbe più avuto speranze di vincere. Nella tappa in salita del giorno dopo chi aveva perso 2′-3′ non avrebbe potuto più lottare per la generale, chiaramente parlo più delle scalatrici. Qualcuna ha creato qualche buco, un po’ di caos…
A livello tecnico, avete adottato accorgimenti particolari?
La maggior parte delle atlete ha montato una corona da almeno 53 denti, io avevo un 54×40. Le ruote erano per lo più alte, da 50 millimetri in su, per massimizzare l’aerodinamica e anche perché di vento laterale per davvero ce n’era poco. In generale, per gare come questa la bici aerodinamica è la scelta migliore e infatti tutte le squadre avevano questa opzione. Io ho corso con la Ridley Noah Fast, la mia bici aerodinamica di riferimento.
Cosa si prova a stare in un ventaglio così veloce? C’è una componente di adrenalina?
Nei primi minuti c’è tantissima tensione, a prescindere dalla forza di chi pedala. Tutte vogliono stare davanti e si parte come per uno sprint di 300 metri. Dopo un po’, quando le posizioni si delineano, la situazione si stabilizza un po’. Anche se bisogna comunque stare super concentrati. Quel giorno viaggiavamo a 60 all’ora e c’era con pochissimo spazio tra un manubrio e l’altro. Era una situazione ad alto rischio, ma siamo abituate. In gare così devi essere sempre vigile, non puoi permetterti distrazioni.
Maria Giulia, ma oggi con tante giovanissime in gruppo le atlete sanno ancora fare i ventagli?
Negli ultimi anni la situazione è migliorata, ma si vedono ancora ragazze che non sanno bene come affrontarli. Il problema è che durante la stagione ci sono poche occasioni per esercitarsi veramente con i ventagli. Qualche classica come la Gand-Wevelgem o la Dwars door Vlaanderen offre opportunità per affinare la tecnica, qualche gara in Spagna, ma non sono molte le occasioni per correre con queste condizioni. Il vento laterale è un elemento che si incontra solo in alcuni contesti e quindi non tutte hanno l’esperienza necessaria per gestirlo al meglio.
A livello di watt e frequenza cardiaca, quanto si spinge nei momenti più duri?
Nei primi minuti, quando scoppia il ventaglio, tutte sono al limite delle proprie capacità. Si sta sulle zone alte della potenza sostenibile, da Z5 in sù… Anche dopo, il ritmo rimane alto. E anche chi nel ventaglio riesce a stare a ruota continua comunque a spingere forte. Nonostante la velocità altissima, la tappa è stata molto impegnativa dal punto di vista fisico e anche dello stress.
Chiaro, lo stress…
Devi limare, guardare le altre, la strada… devi girare bene e tenere il ritmo. Quello incide moltissimo.
Con quel vento e stando nel deserto, la sabbia si sentiva sulla pelle? Era fastidiosa?
Nella seconda e nella quarta tappa la sabbia si è sentita parecchio, ma quando sei in gara non ci fai troppo caso. Sei talmente concentrata che questi dettagli passano in secondo piano.
Si riesce a bere e mangiare regolarmente in un contesto così?
Bisogna trovare il tempo: il momento giusto te lo devi cercare. Con tappe così impegnative, si punta molto su gel e malto in borraccia, più pratici da assumere in situazioni concitate. E questo è un bel vantaggio rispetto al passato. Ma è fondamentale alimentarsi, altrimenti la benzina finisce.
Presa bassa o alta? Quale posizione sul manubrio preferisci nel ventaglio?
Dipende dal momento. Quando si va davanti a tirare, la presa bassa aiuta con l’aerodinamica. Ma se sono in mezzo al gruppo preferisco tenere le mani sopra, così ho più controllo e posso reagire più velocemente agli imprevisti. Inoltre, essendo non molto alta, mi aiuta ad avere una visuale migliore della corsa davanti a me.
Se chiudi gli occhi e pensi a quella tappa, qual è l’immagine che ti rimane impressa?
La partenza fulminea. Siamo uscite dal trasferimento e anche la macchina della giuria ha dato subito il via forte. Di solito si parte a 30-35 chilometri orari, invece ci siamo trovate subito a velocità massima. Il primo pensiero è stato mantenere la posizione e tenere ben saldo il manubrio.