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Quaranta lancia Predomo: «Nel keirin ha già fatto storia»

17.02.2023
5 min
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La spedizione italiana agli europei di Grenchen ha portato a casa 7 medaglie. Certamente le imprese del quartetto olimpionico e di Consonni (primatista di trofei conquistati con 4 medaglie al collo) sono state le più evidenti, ma c’è un risultato che a livello tecnico pesa più di altri: il quarto posto di Predomo nel keirin e non solo per la giovanissima età del talento della velocità italiana.

Mattia Predomo è appena passato fra gli under 23: lo scorso anno da junior ha conquistato due mondiali e due europei
Predomo è appena passato U23: lo scorso anno da junior ha conquistato due mondiali e due europei

Alle radici del keirin

Bisogna andare un po’ indietro con la storia, fino alle radici del keirin, introdotto a livello internazionale a cavallo degli anni Ottanta visto il grande successo che otteneva in Giappone, dove era uno dei principali oggetti di scommesse. Allora la scuola italiana della velocità era ancora fulgente, ma i nostri specialisti faticarono ad abituarsi a questo nuovo tipo di corsa, molto diverso da quello della velocità uno contro uno. Nella prima edizione mondiale, 1980, Guidone Bontempi colse comunque l’argento, poi Octavio Dazzan e ancor più Claudio Golinelli (iridato nel 1988-89) e Federico Paris salirono sul podio, ma nel nuovo secolo nessuno è riuscito nell’impresa.

Men che meno agli europei, nati solo nel 2010 e per i quali il risultato di Predomo è quindi il migliore nella storia. Lo stesso tecnico di settore Ivan Quaranta è ancora sorpreso del risultato: «Poco importa che la squalifica del francese l’abbia fatto avanzare di un posto, la sua è stata una prestazione eccezionale e per certi versi lascia persino un po’ d’amaro in bocca…».

Il keirin non è mai stato favorevole all’Italia nel nuovo secolo. Predomo invertirà la rotta?
Il keirin non è mai stato favorevole all’Italia nel nuovo secolo. Predomo invertirà la rotta?
Spiegati meglio…

Mattia è stato innanzitutto sfortunato nel sorteggio, prendendo il numero 1 e quindi dovendo partire davanti a tutti. Questo ci ha costretto a montare un rapporto leggermente più duro che lo ha penalizzato nel finale. Quando Lavreysen è partito, Predomo non è riuscito a rilanciare subito. All’ultima curva il francese ha dato una codata e tutti si sono alzati, lui no. Infatti si vede che passa sotto e recupera: altri 5 metri ed era secondo…

Che significato ha il suo risultato?

Enorme, non dobbiamo dimenticare che un mese e mezzo fa era ancora junior. Mattia ha interpretato questi europei al meglio. Anche nel torneo di velocità ha perso di pochissimo da Yakovlev, che gareggia per Israele, ma è il miglior russo in circolazione ed è finito quarto, poteva benissimo esserci lui. Oltretutto lo aveva battuto 10 giorni prima ad Anadia. Inoltre, nei 200 metri lanciati che valevano come qualificazione si è migliorato di 3 decimi che a quei livelli è un’eternità.

Tugnolo e Bianchi davanti nella velocità a squadre, dove c’è stato un nuovo record italiano
Tugnolo e Bianchi davanti nella velocità a squadre, dove c’è stato un nuovo record italiano
Che europeo è stato?

Di alto livello, non c’è che dire. Non dimentichiamoci che la concorrenza che c’è nel nostro continente non esiste assolutamente negli altri, dove ci sono scuole che dominano. Qui c’è da lottare anche per un singolo piazzamento. Questo per certi versi non ci favorisce in ottica olimpica.

Parliamo proprio di questo: con Grenchen iniziava il cammino di qualificazione che nel settore passa prevalentemente per la velocità a squadre…

Noi abbiamo davvero fatto il massimo possibile, i ragazzi hanno portato a casa il record migliorandosi di mezzo secondo in un anno. Se si guardano i tempi, ora siamo a un paio di decimi dalla Germania, una forza trainante del settore. C’è fiducia per il futuro anche se dobbiamo essere consapevoli che il cammino è difficilissimo: noi siamo obiettivamente la decima squadra al mondo e a Parigi andranno in otto. Ma se guardiamo più in là, considerando quanto c’è anche a livello giovanile, al di là della scuola olandese non c’è molto altro: Francia e Gran Bretagna faticano a trovare ricambi, lo stesso Hoogland inizia ad accusare l’età. Noi abbiamo un terzetto ancora under 23, non dimentichiamolo.

Miriam Vece resta l’esponente di punta del movimento femminile che fatica a trovare ricambi
Miriam Vece resta l’esponente di punta del movimento femminile che fatica a trovare ricambi
Come giudichi la prestazione femminile?

Il discorso è diverso. Il nostro obiettivo era partecipare con un terzetto capace di fare una prestazione regolare. La presenza della Barbieri era pensata proprio sapendo che è una che può chiudere in maniera regolare, ma non è chiaramente una specialista. Se hai una prima e una seconda atleta di buon livello, un’atleta veloce come lei può dare il suo contributo. Dobbiamo arrangiarci, visto lo scarso reclutamento.

E’ una situazione diversa rispetto ai maschi?

Completamente. Nel ciclismo femminile in piena evoluzione, tutte cercano giustamente un futuro su strada, quindi passano nel caso attraverso le gare endurance su pista. Chi vuoi allora che faccia velocità, a cui puoi al massimo garantire una maglia e trasferte all’estero, ma certamente non uno stipendio di quelli che cominciano a girare anche fra le donne?

Bianchi ha chiuso 5° nel chilometro da fermo, confermandosi un ottimo interprete della specialità
Bianchi ha chiuso 5° nel chilometro da fermo, confermandosi un ottimo interprete della specialità
Torniamo allora ai maschi: vedendo Bianchi chiudere quinto nel chilometro da fermo, tu che hai un prestigioso passato su pista non senti dolore per la cancellazione di questa gara dal programma olimpico?

Certo, non solo per questa. Sono gare che erano parte della tradizione. Bianchi è uno specialista che sa però spaziare anche nelle altre prove, non dimentichiamo che è campione europeo U23 nel keirin. Peccato che domenica mattina avesse la febbre, non ha potuto essere nel pieno della forma per affrontare il torneo a cui teneva di più.

E ora che cosa vi aspetta?

Il primo passo lo abbiamo fatto, ma ora ci sono le tre tappe di Coppa del Mondo, dove ruoteremo gli uomini. Nella prossima andranno Minuta, Napolitano e Stefano Moro, io voglio che corrano un po’ tutti e facciano esperienza, anche perché alla fine conteranno due risultati su tre. Faremo bene anche lì, ne sono sicuro.

La perfezione in 10″: la velocità secondo Napolitano

29.11.2022
5 min
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Nel giovane gruppo dei velocisti azzurri di cui si parlava nei giorni scorsi con Quaranta e stamattina con Diego Bragato, quelli che trasmettono più esperienza sono Matteo Bianchi e Daniele Napolitano, sebbene il primo abbia 21 anni e il secondo appena 19. Napolitano è di Torino e il velodromo Francone è sempre stato il suo parco giochi, con il supporto di Dario Zampieri, campione italiano del keirin nel 2017 e oggi tatuatore. Il fulmine sul polpaccio sinistro glielo ha disegnato lui, mentre è stato il team della famiglia Ceci a far salire in alto il suo tasso tecnico, in quel periodo nebbioso in cui i velocisti erano a rischio estinzione.

«Tre anni fa – dice Napolitano – c’eravamo solo Matteo Bianchi ed io, quindi non c’era grande voglia di fare risultato perché eravamo da soli in due categorie diverse. Era più difficile. Adesso che si è creato un gruppo. Ci siamo noi e se ne aggiungeranno altri. C’è più stimolo, c’è competizione in allenamento e c’è tanta voglia di far bene, perché siamo sei che hanno dimostrato di andare forte».

Napolitano (a destra) e Bianchi: l’arrivo nel velodromo di Noto dei due velocisti più esperti
Napolitano (a destra) e Bianchi: l’arrivo nel velodromo di Noto dei due velocisti più esperti

Allo stesso modo in cui Bianchi e Predomo corrono con la Campana Imballaggi-Geo&Tex Trentino, dal 2022 Napolitano è tesserato con il Team Colpack-Ballan, che già in precedenza aveva lanciato la carriera di Filippo Ganna e poi si era fatto carico del gruppo di endurance in cui correvano Consonni e Lamon. Oggi gli specialisti sono rimasti in due: Davide Boscaro, che corre nella continental, mentre Napolitano è nel team U23.

Anche tu, come Bianchi, avevi pensato di andare in Svizzera?

Avevo chiesto, mi ero informato, ma soprattutto perché nel periodo invernale Montichiari è chiuso quasi tutti gli anni per lavori. Quindi volevo avere un altro posto per andare ad allenarmi. Sarei andato per conto mio, pagando tutto di tasca mia.

Agli europei Napolitano ha trovato anche Boscaro, compagno di club (foto Team Colpack)
Agli europei Napolitano ha trovato anche Boscaro, compagno di club (foto Team Colpack)
Poi cosa è successo?

Mentre ero lì che ci pensavo, per fortuna è arrivato Ivan Quaranta e ci ha offerto di lavorare tutti insieme, così ho preferito seguire lui che farmi consigliare da un altro che poi non sai mai come va a finire.

E di colpo è rinata la velocità…

Il settore veloce per me è stato sempre molto bello da vedere, bello da vivere. Vedere le gare degli altri mi ha sempre appassionato. E adesso, avendo un gruppo di tutte le età, da Stefano Moro che è elite agli junior di primo anno, ci sono i ragazzini ancora grezzi che devono imparare e i più grandi che possono insegnargli qualcosa. E’ comunque aggiungere qualcosa che il tecnico non sa: un atleta che corre molto durante l’anno, per esempio ti può insegnare qualche malizia.

Quanto dura la costruzione di quei 10 secondi di gara?

Tanto! Passo tanto tempo in palestra, ci sto anche tre ore e mezza. Mi piace stare lì a fare un bel carico. E poi comunque anche noi facciamo i nostri 80-90 chilometri con i vari lavori. Mentre in pista si fanno giornate da 6-7 ore ogni volta. Lavori tanto finché non scendi di un decimo, finché non arrivi ai tempi per qualificarti. Tanti pensano che dietro una volata da 9-10 secondi ci sia solo il provare in pista, invece è molto più complesso di quello che sembra. Perché porti il tuo corpo al limite per quei 10 secondi e devi essere al massimo delle tue condizioni perché non hai il tempo di pensare e gestirti. In quei 10 secondi devi essere a tutta, dare tutto e non sprecare niente.

Gli scalatori hanno l’assillo del peso…

Noi, a differenza di uno stradista che magari fa uscite di 5-6 ore, facciamo molti lavori a secco più brevi in pista, quindi ovviamente dobbiamo stare molto attenti all’alimentazione. Facciamo molti più pasti al giorno di quelli che fa uno stradista. Lo stradista fa due ore in più e perde un po’ di massa grassa. Noi abbiamo questi lavori, poi si fanno 30-40 minuti di pausa, poi si risale in pista. Non hai tempo veramente di consumare la massa grassa, quindi è molto importante mangiare bene. Devi arrivare al momento in cui serve, perché devi fare le prove di gara o devi correre, che il tuo corpo ha energia da vendere.

Un altro modo di mangiare?

Sì, noi mangiamo molte proteine. Io personalmente mangio piatti non tanto abbondanti, però mangio più volte al giorno. Faccio colazione, poi lo spuntino tra la colazione e il pranzo, pranzo, la merenda e la cena. Sono di media in 5-6 pasti al giorno, ma c’è chi ne fa anche di più. Perché bisogna sempre mantenere il corpo con la giusta energia.

Dalla BMX alla pista, Tugnolo prova il modello olandese

28.11.2022
5 min
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Riavvolgiamo il nastro fino ai giorni dei campionati europei di Anadia, quando nella velocità a squadre un giovanissimo Matteo Tugnolo, 19 anni, da poco passato alla pista dal più chiassoso mondo della BMX, lanciò il terzetto azzurro a uno storico terzo posto.

C’eravamo anche noi in quelle prime volte nel 2021 in cui il cittì Tommaso Lupi iniziò a portare i suoi atleti a Montichiari, con un atteggiamento curioso e onesto verso i ragazzi. Se qualcuno avesse voluto provare le discipline veloci del ciclismo su pista, lui non si sarebbe opposto. E così diede la sua benedizione proprio a Tugnolo, vincitore di medaglie a europei e mondiali, come pure di prove di Coppa del mondo. Non uno qualsiasi.

Lo stupore di Tugnolo

Come scrivemmo d’estate, il primo a stupirsi per la tanta attenzione sul suo nome fu proprio Tugnolo, che pure a ottenere piazzamenti importanti era mezzo abituato.

«Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti – disse – sapevo che il ruolo del lancio è perfetto per me, perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, mentre nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative. Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente questa è la strada più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite
Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite

Amore a prima vista

A distanza di pochi mesi, anche Tugnolo ha partecipato al ritiro della pista che si è concluso sabato a Noto. E facendo parte del gruppo dei velocisti, era anche fra quelli che in Sicilia hanno lavorato maggiormente.

«Resto super convinto della decisione che ho preso – ci ha detto – e non me ne sono ancora pentito. Anzi, penso che non me ne pentirò. Non so come andrà a finire, ma speriamo in bene e basta. Quello per la pista è stato amore a prima vista, la prima volta c’è stato un bel feeling. Poi dalla seconda e la terza mi è piaciuto un sacco e ho sempre richiesto al mio cittì di ritornare. Alla fine ci sono ritornato un anno dopo per tutti i vari impegni che avevo con la BMX e ho scelto di restare».

La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista
La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista

Fra mente e corpo

Se è vero che il grande fenomeno olandese Harrie Lavreysen nacque proprio sulla BMX e poi se ne separò per un infortunio, l’opera di reclutamento fra i rider azzurri può essere un’operazione molto interessante. I ragazzi sono esplosivi e crescono con la cultura della palestra, così che i lavori alla base della velocità non sono per loro indigesti, come per altri che magari arrivano dalla strada.

«Punti di contatto ci sono – spiega Tugnolo – nella velocità, la forza, l’agilità e tutta la componente fisica. E poi è anche tanto mentale. Quanto alla preparazione, i lavori di palestra che si facevano con la BMX sono praticamente identici. Forse quelli erano un po’ più lunghi rispetto a quelli della pista, ma va bene così».

Bici e libertà

E va bene anche il ruolo che gli è stato attribuito, per il quale ha simulato una partenza dietro l’altra, chiedendo di essere ripreso in più video per analizzare il gesto, che non è certo banale.

«Il ruolo dello starter mi piace tantissimo – conferma – perché prendermi questa responsabilità mi gasa. Poi soltanto 250 metri di gara, mi preparo solo per quello e per ora va bene così. Però non crediate che sia una cosa semplice. Dietro c’è tantissimo. Tutti pensano che dietro 250 metri di gara ci sia poco, invece si lavora tantissimo, anche perché si lima sui millesimi. Il gesto tecnico è tutto da costruire, ci sto ancora lavorando per migliorare. Ho tanto margine». 

Cosa resta del vecchio amore? In apparenza la porta della BMX è chiusa, ma più per un fatto di gusto personale, che di interesse specifico.

«Ho fatto ancora due o tre girate -spiega – però appena ci ritornavo sopra, dopo un’ora, un’ora e mezza volevo già scendere, mentre questo non succede quando sono su una bici da pista. E neanche su quella da strada. Riesco a stare tutte le ore che voglio. Stare in bicicletta mi rilassa tantissimo e spingere sui pedali mi dà una sensazione di libertà».

Bianchi parla da leader e si mette la velocità sulle spalle

27.11.2022
5 min
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In un anno è cambiato tutto. Nella ancor breve storia di bici.PRO, quando a novembre del 2021 chiamammo per la prima volta Matteo Bianchi nel corso di un’esplorazione attraverso il mondo della velocità azzurra, avemmo la conferma che qualcosa non andasse.

«Siamo da soli – disse – a volte parlo con amici e rivali olandesi e tedeschi e fa pensare sentire il racconto di come vivono e si allenano. In Italia siamo fermi, per colpa di tutti e di nessuno. Per fortuna da gennaio scorso assieme a Miriam Vece siamo entrati nel Centro Sportivo dell’Esercito, che ci aiuta con le spese. Ma l’Esercito non può costruire un velodromo per due-tre atleti. Per questo sto valutando la possibilità di trasferirmi anche io ad Aigle. Hai la pista, la palestra, un allenatore e talenti di alto livello con cui confrontarti e crescere. Nel 2019 mi invitarono per dieci giorni di stage e mi trovai benissimo. E’ tanto che spingo per andarci. Il guaio è che non ci sono posti. Hanno un ostello che fa da base per i ragazzi della pista e ora sono pieni».

Quaranta sta insegnando l’approccio meticoloso al lavoro e Bianchi non ha paura della fatica
Quaranta sta insegnando l’approccio meticoloso al lavoro e Bianchi non ha paura della fatica

L’alternativa è restare

A vederli girare nella pista di Noto, mentre Montichiari è ancora chiuso ma in procinto di riaprire, quel senso di solitudine è un ricordo.

«Ora c’è un gruppo – dice Bianchi – sicuramente siamo un bel po’ di elementi e siamo destinati a crescere, perché anche sotto si sta muovendo qualcosa nelle categorie giovanili. Quindi sono contento. Non volevo andare via tanto per partire, era semplicemente la ricerca di quella che lo scorso anno sembrava l’alternativa migliore. Adesso invece penso che l’alternativa migliore sia restare qui, visti i risultati ottenuti».

Bianchi e Tugnolo, in arrivo dal BMX, che ha appena capito quale sia la linea fino cui dovrà scattare…
Bianchi e Tugnolo, in arrivo dal BMX, che ha appena capito quale sia la linea fino cui dovrà scattare…

Un sistema diverso

E’ bastato l’arrivo di Quaranta e la macchina si è rimessa in moto: Villa non poteva seguire tutto ed era palese che il settore endurance lo assorbisse all’estremo. Un tecnico dedicato che, come ha raccontato giorni fa lo stesso Quaranta, ci mette testa, tempo e passione, e il gioco è fatto.

«E’ cambiato il sistema – spiega Bianchi – in più adesso è meno complicato reclutare i giovani, perché vedono che ci sono degli atleti che ottengono risultati e questo sicuramente li invoglia di più. Dall’altra parte abbiamo la fortuna di essere seguiti da Ivan, che ci capisce e ci conforta veramente. Insomma, prima era un po’ più difficile. Ovviamente Marco (Villa, ndr) aveva da gestire tutti i settori e sicuramente non è facile con la mole di ragazze e ragazzi che ci sono». 

Prove di partenza, Bragato al cronometro: Bianchi ha fatto registrare i tempi migliori
Prove di partenza, Bragato al cronometro: Bianchi ha fatto registrare i tempi migliori
Che giudizio dai del Quaranta tecnico?

Ivan è sicuramente è uno con cui si lavora e vuole che i lavori siano  fatti bene. Poi ovviamente da atleta, nel momento in cui vuoi dimostrare al tuo cittì che ci sei, che sei sempre pronto e che vuoi essere il migliore, sicuramente hai più stimoli se dall’altra Ivan sa dare le giuste risposte sui risultati. Quindi credo sia un tecnico completo. Sta lavorando nel modo giusto, io mi trovo benissimo.

Contento che ci sia un po’ di competizione interna?

Sì, assolutamente. I posti per la velocità olimpica sono tre, massimo quattro, e in questo momento siamo più di tre o quattro. Quindi ovviamente, come è successo nel quartetto che la competizione ha portato a vincere le Olimpiadi, speriamo che succeda la stessa cosa anche qua.

La tua squadra ha subito creduta in te e Predomo, ti sembra che stiano arrivando anche ragazzini con l’idea delle discipline veloci?

Confermo che la mia squadra Campana Imballaggi-Geo&tTex Trentino mi dà una grossa mano su tutto, anche in termini di supporto per l’allenamento quando siamo a casa. All’inizio eravamo solo Mattia ed io, ma ora stiamo reclutando un po’ di altri ragazzi. Alessandro Coden si sta muovendo in questa direzione, appunto per dare la possibilità ad altri ragazzi che vengono dalla strada di intraprendere questa via. Trovare una squadra under che si prende l’incarico di ospitare, tra virgolette, dei giovani che non portano visibilità dal punto di vista delle gare su strada è un bell’impegno. Quindi sicuramente bisogna farle un bel merito.

Il lavoro in palestra era alla base anche della velocità di Quaranta, ma da allora i lavori sono cambiati
Il lavoro in palestra era alla base anche della velocità di Quaranta, ma da allora i lavori sono cambiati
Entrare nell’Esercito ha cambiato qualcosa?

E’ un altro elemento fondamentale che quest’anno mi ha portato avere degli ottimi risultati. L’Esercito dà tranquillità, dà conforto se hai qualche problema. Loro ci sono sempre, ci danno la possibilità di fare la nostra attività in tranquillità e questa non è una cosa scontata. E appunto, insomma, fra tutti gli elementi che ci sono adesso, si è creato un bel… cerchio di lavoro.

La qualifica olimpica è più un obiettivo o un sogno?

Un obiettivo sicuramente, senza obiettivi non si va da nessuna parte. I sogni ogni tanto magari si mettono anche nel cassetto, ma gli obiettivi sicuramente sono lì per essere raggiunti.

Un giorno fra palestra e pista a ruota di Predomo

23.11.2022
4 min
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Dice Ivan Quaranta che i velocisti sono tutti un po’ focosi. E che nel suo gruppo, il più nervosetto di tutti è Predomo. Forse perché è ancora così giovane. Mattia è del 2004 e ha chiuso la stagione con due titoli europei e due mondiali, ottimamente stilizzati sui suoi scarpini DMT. Come Bianchi, Predomo corre alla Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino di Alessandro Coden: la società che più di altre ha deciso di credere nel settore velocità e sta ora raccogliendo i frutti.

Per Predomo, partenze in serie con il 60×12: Quaranta alle spalle per sostenerlo
Per Predomo, partenze in serie con il 60×12: Quaranta alle spalle per sostenerlo

La scommessa di Quaranta

I ragazzi della velocità sono super affiatati, ma al momento giusto, soprattutto quando si mettono a fare le partenze affiancati, le battute e le provocazioni non mancano. E allora si percepisce che esiste una gerarchia non scritta, legata al palmares, all’età e in certi momenti alla stazza fisica.

Predomo è uno dei più compatti, ma quando si ingobbisce sulla bici e scatta soffiando fuori l’aria, si intuisce che i titoli vinti non sono stati per caso. Al contempo è anche critico con se stesso. E così, quando in una partenza la ruota dietro pattina e lascia gomma sul cemento, l’altoatesino è il primo a ironizzare sulle sue scarse capacità. 

Quaranta l’ha detto subito: su un buon risultato al mondiale juniores avrebbe scommesso, sul fatto che avrebbe vinto due maglie iridate e un argento, neppure Ivan avrebbe osato mettere la mano.

Il gruppo dei velocisti, con Quaranta e Bragato, appare affiatato e motivato: in preparazione non ci sono tensioni, solo goliardia
Il gruppo dei velocisti, con Quaranta e Bragato, appare affiatato e motivato
Che aria si respira in questo nuovo gruppo velocità?

Praticamente siamo partiti da zero. Siamo tranquilli, siamo come una famiglia in questo momento. In preparazione siamo molto calmi, abbiamo un obiettivo in testa e cercheremo in qualsiasi modo di raggiungerlo.

La qualifica olimpica?

Esatto, la qualifica. Ci speriamo e abbiamo dimostrato che ci siamo, soprattutto col settore giovanile. Parlando di under 23 con Matteo Bianchi e di juniores, in cui sono stato protagonista io. Cerchiamo di fare il meglio possibile e poi vediamo.

Dopo il riscaldamento e prima di iniziare con le partenze, Predomo si dedica allo stretching
Dopo il riscaldamento e prima di iniziare con le partenze, Predomo si dedica allo stretching
Quaranta ha detto che se ci fossero le Olimpiadi U23 saremmo sul podio in tutte le specialità.

Sì, credo anch’io. Comunque abbiamo fatto vedere quest’anno che siamo lì, soprattutto nelle discipline dove c’è una qualifica possibile: quindi la velocità a squadre, il keirin e la velocità. Quindi penso proprio che saremo lì a lottare con tutti gli altri.

Ti aspettavi certi risultati?

E’ stato un po’ inaspettato. Siamo arrivati all’europeo sapendo di poter fare bene e ne abbiamo portate a casa due: il keirin e la velocità. Poi ovviamente al mondiale siamo andati con un’idea diversa, cioè quella di portare a casa il miglior risultato possibile, come ovviamente l’europeo. Per me a quel punto, il risultato migliore possibile era almeno un podio e aver portato a casa due maglie diciamo che non è da tutti i giorni, ecco… (sorride, ndr).

Sulle sue scarpe DMT KRSL spicca all’esterno la fascia iridata, all’interno quella di campione d’Europa e la scritta “Gnomo”
Sulle sue scarpe DMT KRSL spicca all’esterno la fascia iridata, all’interno quella di campione d’Europa e la scritta “Gnomo”
Tanto diverso il livello del mondiale?

E’ diversa la preparazione e il fatto che puntano molto su qualifiche più prestazionali, io invece ho ancora qualche difficoltà nella qualifica sul tempo, come Ivan ha già detto. Però poi nell’economia del torneo, verso le finali viene fuori chi ha ancora l’ultima volata. E noi intanto stiamo lavorando su quello e mano a mano, con gli anni, miglioreremo anche nella qualifica.

Che cosa significa avere accanto un tecnico come Quaranta?

E’ decisivo e con lui stiamo imparando a tenere duro. Ci ha dato gli stimoli per alzare il nostro livello.

E’ un falso mito quello per cui le gare durano poco e di conseguenza ci si allena poco?

E’ proprio il mito più falso che io abbia mai sentito… (ride, ndr).

Mattinata in palestra lavorando sulla forza e sul controllo del gesto, pomeriggio in pista o su strada
Mattinata in palestra lavorando sulla forza e sul controllo del gesto, pomeriggio in pista o su strada

Immaginiamo il mal di gambe, dopo la mattinata a sollevare pesi in palestra e il pomeriggio in pista a provare una partenza dopo l’altra con il 60×12. C’è qualcosa di magico anche in questo ciclismo così diverso da quello delle salite e delle volate su strada. Nelle loro gare di dieci secondi ci sono ore e giorni di ragionamenti e fatica. Gesti da controllare e respirazione da gestire, alimentazione diversa e una diversa concezione di ogni cosa. Il sogno olimpico è una bella rotta da seguire.

Matteo Bianchi ci porta nel mondo della velocità pura

22.10.2022
6 min
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Non sarà ancora al livello di Harrie Lavreysen, ma Matteo Bianchi sta crescendo davvero bene. E’ il nostro miglior velocista per la pista. E’ stato quinto ai recenti mondiali sul parquet in Francia nella specialità del chilometro da fermo e quest’anno ha infranto il fatidico muro del minuto: 59”661 il suo tempo.

Bianchi veste i colori dell’Esercito e anche della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino, squadra diretta da Alessandro Coden, un ex della velocità su pista e vero appassionato.

«E infatti dico subito – attacca Matteo – che vorrei ringraziare tutti loro e anche la nazionale, Villa e Quaranta, che mi seguono e mi aiutano in questo percorso. In Italia di velocisti siamo pochi, è vero, ma stiamo crescendo e piano, piano anche noi stiamo diventando un bel gruppo».

In Italia abbiamo perso l’abitudine di seguire la velocità su pista e per questo a Matteo chiediamo di accompagnarci nella vita del velocista.

Su strada, il corridore di Laives (Bolzano) veste i colori della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino (foto Instagram)
Su strada, il corridore di Laives (Bolzano) veste i colori della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino (foto Instagram)
Matteo, la vita del velocista, dicevamo. Noi siamo abituati a raccontare quella degli stradisti…

In effetti ci sono un bel po’ di differenze a partire dall’allenamento in generale e dai programmi specifici. Di certo noi velocisti non facciamo le 5 ore, può capitare ogni tanto di fare una distanza simile, ma solo per simulare il tanto tempo che si passa in pista in una gara, quel genere di fatica complessiva. Abbiamo molto più lavoro specifico: medio, SFR, volate e generalmente i nostri lavori non superano i 3’… almeno su strada. Poi c’è tutta la parte in pista.

Immaginiamo che l’acido lattico sia il tuo compagno di allenamento…

Dipende, ma è chiaro che nel mio programma non ci saranno sessioni da un’ora in salita. Solitamente più si è vicini alla gara e più si lavora in pista, altrimenti lavoro su strada quando sono a casa.

E la tua bicicletta da strada ha qualche accorgimento particolare? Non so una catena più massiccia, un telaio più robusto… Dovrà sopportare wattaggi alti…

No, in realtà è una bici normale, anche perché su strada non si esprimono wattaggi allucinanti. Certi lavori come partenze da fermo si fanno su pista e lì ci sono le sollecitazioni maggiori.

Quindi quali sono i lavori che fai su strada?

Dei 30”-15”-30” rispettivamente a 800 watt, recupero, 800 watt. Oppure un minuto a 500 watt, volate da 20”… In tutto sto fuori un paio d’ore, due e mezza. Sostanzialmente su strada si lavora sulla resistenza, sul riuscire a fare più sprint ravvicinati. La velocità su pista infatti non è fare solo una volata. Si vince quando nell’arco del giorno, in pista devi fare 10 volate e la prima volata è uguale all’ultima.

Bianchi cura anche la parte alta del corpo, come si può vedere dalle spalle massicce. In fase di lancio la spinta deve essere completa
Bianchi cura anche la parte alta del corpo, come si può vedere dalle spalle massicce. In fase di lancio la spinta deve essere completa
Capitolo palestra. Come ti gestisci?

Solitamente quando si fa palestra, si fa la doppia sessione, quindi palestra alla mattina e bici al pomeriggio. E’ una formula che quest’anno ho eseguito di più. Trasformare al pomeriggio il lavoro del mattino vuol dire molto. Prima era tutto più rallentato.

Che lavori esegui in palestra?

Principalmente ci sono due esercizi per le gambe: lo squat e gli stacchi… Poi ci sono tutte le varianti del caso: monopodalico, box squat, blocchi, velocità di esecuzione… Il numero delle ripetute e il carico varia in base al periodo. Quando si fa forza pura al massimo di fanno 4 ripetizioni, ma con grandi pesi. Si lavora anche sulla parte alta e sulla schiena.

Matteo, passiamo all’alimentazione…

Di certo siamo meno vincolati rispetto agli stradisti, una pizza ogni tanto ce la possiamo fare, ma un po’ attenti doppiamo esserlo.

Colazione, pranzo e cena…

A colazione mangio del porridge, delle uova sode, ma anche delle fette da biscottate e da bere una spremuta o dell’acqua. A pranzo, dominano i carboidrati: pasta o riso, carne o pesce bianco e delle verdure. Niente pane. A cena, la parte di carboidrati la prendo tramite le patate, ma è una razione di carbo più bassa. C’è poi la carne, ancora bianca o anche rossa o del salmone. Questo è un piano alimentare che attuo anche quando faccio la doppia sessione giornaliera.

La dieta di Bianchi, chiaramente, prevede molte proteine: uova al mattino e carne (o pesce) due volte al giorno
La dieta di Bianchi, chiaramente, prevede molte proteine: uova al mattino e carne (o pesce) due volte al giorno
Passiamo alla pista: lì come accennato i lavori sono molto specifici…

Certo, molti lavori di forza, esplosivi, partenze da fermo. Su strada utilizzo un 52×11 e con le velocità che si sviluppano, vanno bene.

Chiaro tu dovrai puntare molto anche alla cadenza…

In realtà guardo molto i watt e meno le rpm, a meno che non si debbano fare dei lavori sulla frequenza e in quel caso di va dalle 95 alle 105 rpm.

In pista invece che rapporti utilizzi? E come li scegli?

Il rapporto viene scelto durante le prove e anche nei mesi prima. Ci sono delle giornate in cui si fanno delle prove gara. Si fanno un paio di giorni di scarico e si fa una simulazione della gara: riscaldamento, setup, “gara”. In questo modo impari a conoscerti e sai di cosa hai bisogno. Parlando del chilometro, a Monaco e a Parigi ho scelto il 59×14, agli europei U23 il 58×14.

Come mai questa differenza?

Perché la pista era meno scorrevole, per questo dicevo che bisogna comunque fare delle prove di setup. A Cottbus, per esempio, pista all’aperto, dove l’aria non è così ferma come al chiuso e il fondo era su cemento ho usato il 56. Ne risente la velocità, ma non ne dovrebbe risentire la cadenza.

Con i wattaggi estremi che si sviluppano nella velocità i setup specifici sono fondamentali come il cinghietto sui pedali oltre all’attacco
Con i wattaggi estremi che si sviluppano nella velocità i setup specifici sono fondamentali come il cinghietto sui pedali oltre all’attacco
Del setup fanno parte anche le ruote?

Sì, e riguarda la scelta delle gomme. Il tipo di tubolare e le sue misure.

Spiegaci meglio…

La copertura dell’allenamento non deve essere così prestazionale, mentre quella da gara ha una mescola diversa che si consuma di più. Riguardo alle misure davanti si usa un 21 mm e dietro un 23 mm (questioni aerodinamiche).

E la posizione?

Per il keirin utilizzo un manubrio tradizionale e la bici è paragonabile a quella di un pistard endurance della corsa a punti. Per il chilometro invece sono più allungato e più basso. Io devo fare al massimo tre giri, loro 150, va da sé che il concetto di comfort è ben diverso. Però neanche possiamo chiudere eccessivamente gli angoli. Da alcuni test fatti devono essere “gestibili” per la spinta e la respirazione.

Simulare la gara per vincerla in pista: il caso Lavreysen

21.10.2022
5 min
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Lo avete letto un paio di giorni fa il pezzo con le 10 domande a Harrie Lavreysen, il velocista più forte del mondo? E leggendo il suo modo di andare incontro alle sfide in pista non vi è venuta la pelle d’oca?

Sarà che lo sforzo sotto i 10 secondi a 73 di media è qualcosa che sfugge all’immaginario del ciclista più tradizionale, ci siamo chiesti come funzioni la testa dell’olandese e quanto lavoro ci sia dietro il suo modo di pensare. Per cui ci siamo attaccati al campanello della dottoressa Manuella Crini, chiedendole da psicologa di provare a interpretare quelle frasi.

«Per alcune persone – spiega – dire «Vinco» crea ansia. Lui addirittura ha bisogno di dirselo. Mi prefiggo la vittoria come unica possibilità, per cui attingo direttamente alla dopamina prima ancora di aver vinto».

Nella corteccia prefrontale si verificano le attivazioni che regolano ogni funzione esecutiva (foto Angela Savino e Ottavio De Clemente)
Nella corteccia prefrontale si verificano le attivazioni che regolano ogni funzione esecutiva (foto Angela Savino e Ottavio De Clemente)

Il cervello che cambia

E’ un meccanismo in cui viene coinvolta la corteccia prefrontale, la parte anteriore del cervello che gioca un ruolo chiave nelle funzioni esecutive, come la creazione di strategie, la pianificazione, il controllo delle emozioni, l’attenzione, la concentrazione, l’autocontrollo degli impulsi. Simulando la sfida nella sua testa, Lavreysen produce un primo rilascio di testosterone. Mentre convincendosi di correre per la vittoria e di aver già vinto, approfitta di un rilascio di dopamina che provoca sensazioni positive e alla lunga riesce a cambiare non solo la composizione chimica, ma anche la struttura del cervello del vincitore.

Potremmo pensare di essere davanti a un caso limite?

Non credo, non sono le parole di uno che dice: «Devo vincere, sennò non sono nessuno». Qui traspare una notevole autostima, calibrata e ben centrata. Segno che ci ha lavorato tanto sin da quando era bambino o che i suoi genitori sono stati bravi. Allo stesso modo in cui traspare sicurezza quando parla dei compagni. Sono super competitivi in gara, ma non lo sono fra loro. La competizione interna non determina la sconfitta a livello umano, al contrario. Se anche mi batti, posso utilizzare le tue strategie per essere migliore di te la prossima volta.

La voglia di vincere porta alla vittoria. In pista non c’è tempo per pensare: tutto è stato provato prima
La voglia di vincere porta alla vittoria. In pista non c’è tempo per pensare: tutto è stato provato prima
Deve esserci dietro un bel lavoro di coaching?

Di sicuro alle spalle c’è qualcuno molto preparato. Qualcuno che gli ha fatto capire che l’essere bravo di uno dipende dagli altri. Hanno dietro una mente di quelle importanti. Al punto di pensare che se a lungo andare Lavreysen non reggerà più questi ritmi, per il più semplice dei cali fisici o perché non riuscirà più a vivere solo per lo sport, sarà disposto a cambiare ruolo senza farne un dramma.

Il fatto che la gara duri 9 secondi cambia le cose?

Il pensiero consapevole non ha tempo per formularsi. In quei 9 secondi c’è anche tanta endorfina. Parti e vai, sapendo che il margine di errore è ridottissimo. Bisogna lavorare sugli automatismi e per fare questo, bisogna che la gara lui la viva prima.

La concentrazione prima della gara: la mente si svuota, Lavreysen crea lo scenario (foto Instagram)
La concentrazione prima della gara: la mente si svuota, Lavreysen crea lo scenario (foto Instagram)
Infatti dice: quando non c’è abbastanza tensione, mi siedo e faccio la gara nella mia testa…

E qui si entra nell’ampio mondo delle tecniche di concentrazione, anche se in questo caso bisogna parlare di attenzione focalizzata. Sarebbe curioso sapere se facciano uso di simulatori o strumenti di realtà virtuale, in cui il visore ti permette di modulare l’immagine con il controllo del cervello.

La conoscenza degli avversari come si inserisce in questo quadro?

Non credo che si possa guardare più di tanto agli altri. Il fatto di conoscerli a menadito fa sì che si possa prevederne le mosse. Per come la racconta, la gara è tutta un lavoro di previsione. Secondo me, quando scende in pista, Lavreysen la gara l’ha già fatta e vinta.

Giornata di legpress durante una fase di allenamento: 800 chili. Serve grande determinazione… (foto Instagram)
Giornata di legpress durante una fase di allenamento: 800 chili. Serve grande determinazione… (foto Instagram)
Fare la gara prima appartiene anche agli sciatori, che ripassano le curve mimando le traiettorie con le mani…

Si chiudono gli occhi e il primo lavoro è svuotare la mente, scacciando i pensieri intrusivi. Poi con l’immaginazione crei lo scenario. Il fatto di muovere gli arti inganna il cervello, che non capisce se sia vero oppure no. Se riesco a fare con costanza questo tipo di allenamento, la corteccia motoria si sviluppa di più, aumentano i terminali nervosi e in gara rendo di più.

Come si scacciano i pensieri intrusivi?

E’ parte del coaching. Il pensiero è un riflesso, non puoi impedirlo, ma puoi gestirlo quando lo hai fra le mani. E comunque serve anche una grande motivazione, senza la quale una vita così cadenzata non la metti neanche in piedi. Senza la quale non dormi con le braccia bloccate in una specie di camicia di forza. Lo fai solo perché è funzionale ad altro: hai obiettivo e motivazione. Volete davvero sapere come si scacciano i pensieri intrusivi?

Al pensiero della vittoria corrispondono le conquiste: 9 maglie iridate non sono poca cosa (foto Pim Ras)
Al pensiero della vittoria corrispondono le conquiste: 9 maglie iridate non sono poca cosa (foto Pim Ras)
Magari grazie…

Prendete un orologio con la lancetta dei secondi e fissatela girare per 60 secondi. Senza pensare ad altro, tenendo la mente sgombra. Ogni volta che arriva un pensiero diverso, mettetelo via. Se lo fate una volta al giorno, dopo tre settimane sarete capaci di gestire il pensiero. Basta provare…

Lavreysen, 10 domande all’uomo più veloce del mondo

18.10.2022
5 min
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Nove mondiali e due medaglie olimpiche a 25 anni. Harrie Lavreysen, olandese di Apeldoorn, è alto 1,81 e pesa 92 chili e, se fosse anche cattivo, sarebbe bene giragli alla larga. In realtà quando non è impegnato in qualche sfida di velocità appare un ragazzo alla mano. Forte com’è, divide lo scettro di velocista più forte con l’amico/rivale Jeffrey Hoogland e per non pestarsi i piedi, scelgono spesso gare diverse e fanno man bassa.

Da noi il settore delle donne e degli uomini veloci è in fase di ricostruzione e il quinto posto di Matteo Bianchi agli ultimi mondiali, nel chilometro vinto da Hoogland (accesso in finale con il secondo miglior tempo) fa ben sperare. Così, per preparare il terreno, noi intanto… spiamo il padrone di casa.

Olimpiadi di Tokyo, la finale della velocità è un derby olandese: oro a Lavreysen, argento a Hoogland
Olimpiadi di Tokyo, la finale della velocità è un derby olandese: oro a Lavreysen, argento a Hoogland
Che cosa fa un velocista?

Non ho un lavoro dalle 9 alle 17. Sei un grande atleta tutto il giorno, anche nel fine settimana. Ad ogni scelta che faccio, penso cosa sia meglio per questo sport. Ovviamente devi anche rilassarti, prenderti il giusto tempo. Ma se devo saltare una festa, non ho problemi. So per cosa lo sto facendo.

In cosa consiste la tua alimentazione?

Penso alla dieta tutto il giorno. Peso la colazione con molta attenzione, perché non deve darmi fastidio durante l’allenamento. Di solito mangio verso 8,15. L’orario si collega esattamente con l’allenamento del mattino. Ma certi giorni trovare gli orari giusti è un enigma. Se devo allenarmi nel primo pomeriggio, devo comunque alzarmi presto e fare colazione in base all’orario del pranzo. Alla base ci sono le proteine, se ne ho abbastanza, il resto non è così urgente. Ovviamente devo mangiare sano e assicurarmi di mantenere il peso forma.

Ai mondiali appena conclusi, Bianchi ha… assaggiato Hoogland, chiudendo il Chilometro in 5ª posizione
Ai mondiali appena conclusi, Bianchi ha… assaggiato Hoogland, chiudendo il Chilometro in 5ª posizione
Hai chiuso la carriera in Bmx a 18 anni per un infortunio alla spalla: tutto superato?

La sottopongo spesso a un trattamento separato. Non ho quasi nessun dolore, ma dormo con pantaloni speciali con due passanti. Se ci infilo i polsi, le spalle rimangono al loro posto. Devo tenerne conto anche in allenamento. Ad esempio, non posso esercitarmi su tante partenze di fila come qualcun altro. Grazie o a causa di tutte le battute d’arresto, ho avuto modo di conoscere bene il mio corpo. So esattamente cosa è possibile e cosa non lo è.

Cosa ti resta degli anni sulla Bmx?

Ho imparato cosa significa vivere come un atleta di alto livello. Ho imparato a controllare la bici. Mi sono sempre allenato sull’esplosività e ho gettato buone basi per l’allenamento della forza che faccio ancora oggi. Quindi ne traggo ancora vantaggio.

Ai recenti mondiali ha vinto il keirin precedendo Hoogland: 200 metri in 9″751 a 73,839 di media
Ai recenti mondiali ha vinto il keirin precedendo Hoogland: 200 metri in 9″751 a 73,839 di media
Hai debuttato ai mondiali del 2017 e sono venuti subito due argenti…

L’apertura mentale è stata la mia più grande forza. Non sapevo nulla degli avversari, ma ovviamente nemmeno loro sapevano di me. Allora avevo parecchi punti deboli, ma poiché non li conoscevano, non hanno potuto attaccarmi.

E’ importante conoscere gli avversari?

Ho già tutti gli scenari in testa in anticipo. Conosco la top 30 mondiale come il palmo della mia mano. So esattamente cosa fanno e come, perché li ho analizzati all’infinito. Cerco sempre di essere un passo avanti a loro. Penso a come mi guardano e cosa devono fare per battermi. Quindi mi assicuro che ciò non accada. Se uno è più forte, me ne faccio una ragione. Invece odio perdere per un mio errore.

A Tokyo ha trascinato Van den Berg, Buchli e Hoogland all’oro nel team sprint
A Tokyo ha trascinato Van den Berg, Buchli e Hoogland all’oro nel team sprint
Quanto conta la concentrazione nella velocità?

Voglio sentire la tensione solo per migliorare. Ma quando noto che sono troppo teso, parlo con alcune persone. Quando non c’è abbastanza tensione, mi siedo e faccio la gara nella mia testa. E allora la tensione e la concentrazione tornano subito al loro posto.

Altrimenti?

Non vinci. Andiamo molto in profondità in ogni sprint, in realtà è uno sport molto mentale. Non bisogna avere dubbi. Se ne hai, non vinci. La differenza tra dire «Posso vincere» e «Vincerò» è un fattore molto importante. Quando vado in gara, non penso all’argento. Avrei già perso. La parte mentale è difficile da allenare, perché semplicemente non è possibile esercitarsi al di fuori delle competizioni.

La rivalità con Hoogland è stimolo per entrambi. Qui a Roubaix 2021, dove Lavreysen ha vinto team sprint, velocità e keirin
La rivalità con Hoogland è stimolo per entrambi. A Roubaix 2021, Lavreysen ha vinto team sprint, velocità e keirin
Che rapporto hai con i tuoi compagni di nazionale?

Mi tengono sveglio. Si accorgono subito se un giorno non sono in forma e questo vale anche al contrario. Le nostre sessioni di allenamento si basano sul team sprint, l’obiettivo per le Olimpiadi. Questo ci rende molto forti come squadra. Ci spingiamo a vicenda. Ognuno di noi dà il meglio se l’altro va più forte.

Quanto potrai crescere ancora?

Sono giovane, quindi posso ancora fare meglio. Vedo che ho dei punti deboli e che i miei avversari possono battermi. Questo mi mantiene affamato. Alla fine, dopo la mia carriera, voglio avere il più grande record possibile di risultati. Lavoro per questo.

Dagli anni ’90 ad oggi, il settore velocità con Federico Paris

26.08.2022
6 min
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Dai mondiali juniores di Tel Aviv stanno arrivando altre buone notizie dal settore velocità. Mattia Predomo ha conquistato la maglia iridata nel keirin e giusto pochissime ore fa anche l’oro nella velocità. Il bolzanino milita nella squadra di Matteo Bianchi, la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino, che ha collezionato maglie europee ad Anadia tra gli under 23 e medaglie più un record italiano agli europei di Munich 2022. Sono primi segnali di un movimento che sta iniziando a muovere i primi passi, con il coordinamento azzurro di Ivan Quaranta.

Mattia Predomo fra Bragato e Quaranta, tecnico che proprio 30 anni fa conquistò questo titolo
Mattia Predomo fra Bragato e Quaranta, tecnico che proprio 30 anni fa conquistò questo titolo

Ritorno al passato

Giovani che riportano risultati in discipline in cui l’Italia iniziava a soffrire una nostalgia ancorata a nomi che hanno scritto la storia della velocità. Gli anni Novanta per il nostro movimento sono stati forse l’apice di un settore che oggi si sta riscoprendo e movimentando.

Federico Paris, Roberto Chiappa e Gianluca Capitano erano gli interpreti di un decennio costellato da titoli mondiali e vittorie in Coppa del mondo che hanno fatto sognare i tifosi italiani. Lo stesso Sir. Chris Hoy ci ha detto in una recente intervista. «A metà degli anni ’90 voi avevate gente come Roberto Chiappa e Federico Paris. Erano delle vere star. Noi britannici ci siamo ispirati a loro». 

Ripercorriamo ciò che era e chiediamo un parere su ciò che è e potrà essere il movimento velocità in Italia proprio con Federico Paris. Attualmente ricopre il ruolo di Coordinatore dei Responsabili di strada e pista per la Lombardia.

Federico Paris è coordinatore di strada e pista della Lombardia
Federico Paris è coordinatore di strada e pista della Lombardia
Come funzionava negli anni Novanta il settore velocità, c’era una coordinazione federale presente?

La maggior parte di quel periodo è stata coordinata da Mario Valentini (al centro fra Paris e Capitano, nella foto in apertura, ndr). La Federazione seguiva il settore a 360 gradi con le prime prove della Coppa del mondo che in quegli anni cominciavano ad essere organizzate e i mondiali che rappresentavano il fulcro della stagione.

Che momento era per la pista italiana?

C’era un settore solido, la squadra era composta prevalentemente da noi tre ma anche da altri ragazzi. I primi anni che ho iniziato la mia attività su pista, non c’erano le prove di Coppa del mondo così come sono organizzate ora. C’erano ancora i gran premi internazionali, si disputavano principalmente in giro per l’Europa. Ancora oggi ne esiste qualcuno. 

I gruppi sportivi erano importanti per realizzazione di una carriera in questo settore?

Facendo riferimento a noi tre, quindi il sottoscritto più Roberto Chiappa e Gianluca Capitano, facevamo parte tutti e tre di Corpi di Polizia. Io e Roberto alla Forestale e Gianluca nelle Fiamme Azzurre. Per cui sicuramente la cooperazione tra CONI e Corpi di Polizia allora come oggi veniva sfruttata e questo consentiva a noi di fare questa attività con una tranquillità economica. 

Il movimento velocità in quegli anni in cui c’era ancora il tandem ha vissuto uno dei momenti più vittoriosi di sempre
Il movimento velocità in quegli anni in cui c’era ancora il tandem ha vissuto uno dei momenti più vittoriosi di sempre
Che differenze vedi con l’attività attuale?

A livello nazionale c’era una buona attività. Forse oggi manca un po. Negli anni Novanta c’era un bel calendario fitto per i velocisti, fatto di gare nazionali e internazionali. Oggi soffriamo sul nostro territorio. Ma è come un circolo vizioso, senza puntare il dito, oggi ci sono meno praticanti e anche meno gare. La concorrenza in quegli anni era tanta.

La velocità sembra aver ritrovato nuovo entusiasmo…

Quest’anno sono stati fatti sicuramente dei risultati più importanti rispetto agli anni passati. Senza guardare i numeri e vedendo il momento. Quando ho smesso di correre in bici ho seguito per un po’ di anni il settore della velocità sia nella categoria junior che in quelle maggiori. Quando non l’ho seguito più, ho notato che sono mancati i riferimenti. Si è verificato un appiattimento non tanto di risultati ma di praticanti. Il fatto che oggi Ivan Quaranta, una persona con una passione smisurata, segua esclusivamente il settore può dare dei risultati sicuramente importanti. Una sorta di ripotenziamento del settore. 

Federico Paris ha iniziato a raccogliere i primi risultati da dilettante per poi affermarsi e diventare pistard
Federico Paris ha iniziato a raccogliere i primi risultati da dilettante per poi affermarsi e diventare pistard
Le infrastrutture sono determinanti per il movimento?

Assolutamente si. Le strutture come il nostro Montichiari, un velodromo da 250 metri coperto, è uno strumento indispensabile per lavorare e fare risultati in pista. Soprattutto per il settore veloce che ha bisogno della pista dodici mesi all’anno. E con un velodromo scoperto non è difficile da capire che sia una cosa impossibile. Pe questo molti atleti migravano in altre strutture. Ce ne fossero di più, è facile da dire, ma sarebbe un passaggio determinante. 

Voi come Regione Lombardia vi state muovendo per scovare talenti della velocità?

A livello regionale è difficile occuparsi in maniera specifica di un settore. Un occhio di riguardo per la velocità ce l’ho avendola praticata per tanto tempo. Anche Roberto Chiappa collabora con il comitato regionale attraverso il velodromo di Dalmine e anche con il responsabile tecnico della pista regionale. E’ chiaro che avendo queste caratteristiche c’è una predisposizione immediata. Se in Lomabardia ci accorgessimo di ragazzi motivati, appassionati o attratti dalla velocità quello che possiamo assicurare è un sostegno e un supporto immediato

Le squadre sono importanti per la crescita in questa direzione?

Gli atleti crescono all’interno di società. Per cui quando trovano al suo interno un appoggio e un sostegno per fare questo tipo di attività riescono a fare un certo tipo di percorso.  Bisogna tener presente che il ciclismo in Italia per tradizione è il ciclismo su strada. Quello su pista ad alti livelli si allontana sempre di più da quello tradizionale stradista.

Qui insieme a Gianluca Capitano alla premiazione del campionato del mondo nella specialità tandem
Qui insieme a Gianluca Capitano alla premiazione del campionato del mondo nella specialità tandem
Un esempio che sta facendo scuola è la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino

Non a caso il diesse è proprio Alessandro Coden. E’ un direttore sportivo che ha un’esperienza in questo settore specifico, ha fatto europei, mondiali e ha corso in pista da protagonista. La passione è l’elemento fondamentale per queste specialità. La velocità è un settore molto difficile, per tante ragioni. Per poterlo seguire ma anche per praticarlo serve una grande passione. Coden e Quaranta hanno recentemente raccolto risultati con i propri ragazzi ed entrambi hanno un background da interpreti di questo sport e non è un caso. 

Le discipline veloci sono differenti da quelle endurance anche come approccio?

La prestazione finale non è solo la realizzazione di un allenamento. Somministrare tabelle e tirare una riga come magari può essere per le discipline endurance che si avvicinano di più ad una scienza esatta, una causa effetto parzialmente prevedibile. Nella velocità c’è un aspetto psicologico che determina tanto ed è molto stressante. Se non c’è passione e dedizione questo non è possibile. Ritengo che Ivan Quaranta su questo possa fare molto bene. 

Chris Hoy vi ha citati come star e come esempi da emulare. Credi che oggi i risultati possano servire anche a creare interesse anche per atleti di altre discipline?

I risultati sono importanti per creare interesse, e farlo una specialità come questa è fondamentale. Noi nei primi anni novanta eravamo molto competitivi. La Gran Bretagna stava muovendo i primi passi. In quel periodo ha gettato le basi per il futuro diventato presente con risultati prestigiosi e un movimento che detta legge.