Le radici di Thomas Capra, vincitore non senza sorpresa della Gand-Wevelgem per gli juniores, affondano negli anni trascorsi al Veloce Club Borgo, la società che da tantissimi anni organizza la Coppa d’Oro. Ce ne siamo già occupati in questa veste, ma abbiamo forse lasciato un po’ da parte tutto quel che il sodalizio trentino ha fatto e fa nella promozione del ciclismo, nella costruzione di talenti. Abbiamo allora preso il telefono in mano e richiamato Stefano Casagranda, presidente della società nonché ex pro’ dalla lunga carriera.
La chiacchierata non poteva che nascere dalla grande impresa di Capra, che ha corso a Borgo fino agli allievi ed è poi passato alla Assali Stefen Makro.
«E’ ovvio che non me l’aspettavo – dice Casagranda – anche se a dir la verità un piazzamento nella top 10 era nelle sue corde e glielo avevo anche detto. Quando poi, nel corso della gara ho saputo che era nella fuga a 4, a quel punto ho pensato che potesse farcela, perché conosco quanto sia forte in quelle situazioni. Thomas ha un carattere vincente, si è visto sin dai suoi primi anni».
Com’era da ragazzino?
Ha sempre vinto tantissimo, più di altri nelle primissime categorie. Suo padre correva ai miei tempi, anche se rimase a livello dilettantistico. Posso anzi dire che sono più le corse che non ha vinto… Avevamo paura che, passando fra gli allievi, con un livello maggiore vincesse di meno e ne soffrisse, invece ha dimostrato di saper anche incassare le sconfitte e soprattutto di saper anche correre per i compagni, mettendo da parte le ambizioni personali.
Ha un difetto?
Diciamo che fa più fatica quando sente addosso la pressione, quando viene indicato come uno dei favoriti. Uno col suo talento avrebbe dovuto vincere titoli italiani di categoria in serie (anche se ne ha conquistati due, da esordiente 2° anno su strada e nell’omnium), invece in quelle gare soffriva quasi sempre. A Gand, partendo fra gli outsider, era nella condizione migliore e infatti i risultati sono arrivati.
Parliamo un po’ della società: quanti ragazzi ci sono?
Attualmente sono 45, fra giovanissimi, esordienti e allievi, ma siamo arrivati anche a più di 60, dai 6 ai 16 anni. La maggioranza è fatta da ragazzini, per loro il ciclismo è e deve essere un gioco, per questo cerchiamo di coinvolgere anche i genitori, perché per loro portare i bambini non deve essere un sacrificio, ma l’occasione per stare insieme. Infatti organizziamo molte occasioni d’incontro legate all’attività dei figli, in modo che si sentano coinvolti.
Veniamo alle categorie più grandi, dove avete conquistato nel complesso ben 7 titoli uno tra l’altro tuo, nel 1989 da allievo su strada…
Cerchiamo di procedere per gradi. Da esordienti iniziamo a far capire loro com’è il ciclismo agonistico, quali difficoltà comporti, che cosa richieda anche come allenamento. Da allievi iniziamo anche a farli correre non più come singoli, ma come squadra, aiutandosi l’uno con l’altro. Da noi non ci sono capitani: se una domenica si corre in favore di uno, quella dopo il leader sarà un altro e così via.
Una scuola che ha fruttato.
Beh, abbiamo avuto Matteo Trentin che ha militato con noi per 8 anni e conquistato due titoli italiani nel ciclocross, ma va ricordato anche Marco Andreaus, che sta facendo molto bene con il Cycling Team Friuli e che con noi ha vinto il tricolore allievi nel 2019. Non va dimenticato neppure Andrea Pasqualon, anche lui ha iniziato con noi. Abbiamo avuto un decennio di veri campioni e campioncini usciti dalle nostre fila. Ora però stiamo cercando di concentrarci più sui giovanissimi. Cerchiamo di fare proselitismo fra i più piccoli, chissà che non si nasconda il campione di domani.
L’attività viene svolta prevalentemente in zona?
Non solo. Ad esempio, con gli allievi, programmiamo sempre una trasferta in Slovenia, per ricambiare la presenza di un folto gruppo locale che partecipa sempre alla Coppa d’Oro. Inoltre partecipiamo a una gara a tappe di 3-4 giorni in Austria. Sono esperienze che per i ragazzi sono utilissime, sempre in quell’ottica che dicevo prima, correndo di squadra senza un leader predefinito.
Tra esordienti e allievi c’è un altro Capra?
Chissà, lo sapremo solo con il tempo, ma anche Thomas può e deve crescere tanto. Ricordo che da allievo era arrivato a 8 vittorie e voleva assolutamente raggiungere il mio record in società, 10 successi. Poi però si ruppe entrambe le clavicole e rimase fermo. Comunque in totale almeno una quindicina di vittorie anche nelle stagioni di magra le mettiamo insieme. Per questo devo dire grazie a tutti i tecnici, che lavorano con il cuore e per pura passione. Hanno l’unico obiettivo di veder crescere i ragazzi nella maniera giusta, e non parlo solo dal punto di vista ciclistico…