Parte oggi da Bilbao la 110ª edizione del Tour de France, tra tutte le domande che ci accompagneranno fino a Parigi c’è anche quella che riguarda la maglia verde. L’anno scorso la vinse Van Aert con bel 194 punti di vantaggio su Philipsen. Chi riuscirà a vincerla? Sarà ancora terreno di caccia per il belga (in apertura sul podio di Parigi nel 2022) oppure tornerà sulle spalle di un velocista?
Ne parliamo con Alessandro Petacchi, ultimo italiano a vincere la maglia verde, nel 2010. L’ex velocista, seguirà questo Tour da casa e poi volerà a Glasgow per commentare i mondiali con la RAI.
Ricordi “verdi”
«Da quel Tour del 2010 – racconta Petacchi – è passato qualche anno, ma i ricordi si fanno più vivi quando si avvicina la Grande Boucle. Negli ultimi anni ho fatto anche le ricognizioni e mi è capitato di passare per certi posti e città dalle quali ero passato anche in quell’anno. Salire sul podio degli Champs Elysées ha un fascino incredibile, ti lascia un qualcosa dentro di indescrivibile. Quel podio rimane il più particolare del mondo ciclistico, rivivere ricordi e foto è sempre bellissimo».
In quel Tour lottasti per la maglia verde con Cavendish, che oggi sarà al via di Bilbao…
Ricordo bene la tappa di Parigi, io ero in maglia verde, ma dovevo stare attento, perché a Cavendish bastavano pochi punti per superarmi. E’ stata una giornata difficile, dove però sono riuscito a fare una bella volata: ho perso, ma ho mantenuto la maglia verde.
Quest’anno Cavendish potrà lottare per la maglia verde?
Non è il primo favorito, lo metterei tra quelli con quattro stelle. Lui arriva al Tour con l’obiettivo della 35ª vittoria: per superare Merckx, gli basta una sola vittoria. Ora ci sono tanti velocisti giovani e forti, ma lui è sempre in grado di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Basti pensare al 2021, arrivava senza grandi ambizioni, ha vinto quattro tappe e la maglia verde.
Il percorso quest’anno sorride un po’ più ai velocisti?
Le possibilità sono più alte di vedere un velocista puro in maglia verde a Parigi. Tuttavia la condizione deve essere più che al massimo. Ovvio che chi va al Tour sta bene, ma a volte non basta nemmeno questo.
Il tour favorito chi è?
Dipende dagli obiettivi suoi e della squadra, ma su tutti direi Van Aert. Può vincere o comunque fare punti nelle volate di gruppo. E potrebbe anche mettere in piedi un numero come quello dello scorso anno a Calais… Però c’è un’incognita…
Quale?
La squadra. Vingegaard corre per vincere il Tour e dovranno supportarlo al meglio, lo stesso Van Aert dovrà mettersi al suo servizio. Lo ha fatto anche lo scorso anno, però non è sempre semplice gestirsi. Sicuramente il belga va forte ovunque, anche in salita, ma in alcune tappe i velocisti potrebbero tirare il fiato e recuperare, mentre lui lavorerà per la squadra.
Passiamo ai velocisti, chi vedi tra i favoriti per la maglia verde?
Philipsen è il più gettonato, considerando il supporto che avrà da Van Der Poel. Avere un corridore del suo calibro come “pesce pilota” può far uscire qualcosa di bello.
Altri?
Il velocista più forte del mondo: Jakobsen. Se è in forma ha davvero un qualcosa di incredibile. Nel suo caso la squadra lavorerà tutta per lui, quindi godrà di un bel supporto. Anche se c’è da dire che lui in montagna soffre tantissimo, basti ricordare la tappa di Peyragudes quando si è salvato per dieci secondi dal tempo massimo. Poi ci sarebbe Groenewegen, anche lui velocista puro.
E’ un Tour che parte subito molto duro.
Le prime tappe saranno importanti, soprattutto la prima e la seconda. Il percorso non si addice ai velocisti e se un uomo come Van Aert dovesse già prendere la maglia verde potrebbe essere difficile tirargliela via.
Presentati il Tour Femmes e il Tour uomini. Presenti Vollering e Vingegaard, vincitori 2023. Alpe d'Huez per le donne. PIrenei poi le Alpi per gli uomini
Richard Carapaz vince a Superdevoluy e corona il suo sogno. Alle sue spalle, si ripete lo show di Pogacar. Ma forse si impone una riflessione su Vingegaard
Quella che tra qualche giorno andrà in archivio verrà ricordata da Shimano come una stagione a dir poco favolosa. Un anno di grandi soddisfazioni, di vittorie conquistate sui traguardi più prestigiosi da un “pool” di atleti a dir poco eccezionali. Una stagione lunga, che ha impegnato come sempre Shimano sia da un punto di vista tecnico, attraverso la fornitura ai team dei propri migliori componenti – su tutti il nuovo Dura Ace a 12 velocità – sia a livello di servizio con la celeberrima assistenza neutrale organizzata in moltissime corse WorldTour.
All’ultima occasione disponibile Hindely ha tolto la maglia rosa dalle spalle di CarapazVan Aert ha dominato su tutti i terreni al Tour de FranceIl danese Vingegaard ha conquistato con maestria il Tour de France 2022
Una pioggia di vittorie
La stagione delle corse su strada 2022 si chiude per Shimano con la vittoria nei tre grandi Giri: il Giro d’Italia con l’australiano Hindley, il Tour de France conquistato da Jonas Vingegaard, e La Vuelta dominata da Remco Evenepoel, in grado quest’ultimo, ad appena due settimane dal trionfo di Madrid, di vestire la sua prima maglia iridata nel mondiale australiano di Wollongong…
Ma Shimano quest’anno ha accompagnato e contribuito anche ai successi di Wout Van Aert – tre tappe al Tour e maglia verde di leader della classifica a punti – del compagno di squadra e rivelazione francese Christophe Laporte, dell’eritreo della Intermarché-Wanty-Gobert Biniam Girmay, che nel corso della sua prima stagione WorldTour si è aggiudicato la Gand-Wevelgem, oltre ad una emozionante tappa in volata al Giro d’Italia.
E poi come dimenticare i successi di altri grandissimi corridori che quest’anno hanno corso con equipaggiamento Shimano… Tra questi, Primoz Roglic (Parigi-Nizza e Delfinato), Mathieu Van der Poel (Giro delle Fiandre), Dylan van Baarle (Parigi-Roubaix) e Richard Carapaz (tre tappe a La Vuelta e maglia di miglior scalatore).
Anche in campo femminile non sono mancati grandi successi e rivelazioni di atlete che hanno avuto modo di portare alla ribalta il nuovo gruppo top di gamma proposto dal brand del Sol Levante. Qualche esempio? La velocista olandese e campionessa europea Lorena Wiebes, in grado di vincere per ben 23 volte nel corso della stagione. Spazio anche all’eterna Marianne Vos e alla “nostra” Marta Cavalli, con i suoi successi alla Amstel Gold Race, alla Freccia Vallone ed alla Dénivelé Challenges.
La “macchina blu” di Shimano è a supporto in numerosi eventiLa “macchina blu” di Shimano è a supporto in numerosi eventi
Sempre… in corsa
Come anticipato, anche quest’anno Shimano non ha fatto mancare il proprio prezioso supporto per quanto riguarda il servizio di assistenza neutrale in moltissime corse World Tour, ma non solamente su quei palcoscenici. Lo Shimano Neutral Service team ha risposto presente, con le proprie inconfondibili auto e moto blu, in numerosi eventi ciclistici. I meccanici Shimano sono così entrati in azione, grazie alle proprie ed attrezzatissime officine mobili, per cambiare ruote, sostituire biciclette e risolvere problemi tecnici di diversissima natura: una vera e propria “missione” che dura tutto l’anno, che si tratti del pavé della Parigi-Roubaix, della ghiaia delle Strade Bianche, di eventi junior e di paraciclismo, oppure delle montagne del Giro d’Italia o del Tour de France. In Europa operano sei squadre di “Neutral Service” Shimano in grado di presenziare ad un totale di 560 giorni di gara all’anno!
A Yates la tappa di Torino, mentre Carapaz ritrova la rosa dopo il 2019. La tappa di Torino entra negli annali del Giro, ma domani come andrà verso Cogne?
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bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Nel secondo giorno di riposo, prosegue il nostro percorso tra le curiosità del Tour de France 2022. Biciclette, capi tecnici e soluzioni che vedremo nel prossimo futuro, alcuni di questi prodotti non ancora ufficializzati e già vittoriosi. E poi c’è la conferma che il ciclismo interessa anche alle serie tv (e non è la prima volta), un bello spot promozionale che fa bene al nostro sport.
La nuova Propel vittoriosa con Groenewegen (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Più sfinata, ma sempre aero (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Con un anteriore meno voluminoso (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
C’è il reggisella integrato e un carro più “sottile” (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
La nuova Propel vittoriosa con Groenewegen (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Più sfinata, ma sempre aero (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Con un anteriore meno voluminoso (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
C’è il reggisella integrato e un carro più “sottile” (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Altre bici nuove, anche la Propel
La nuova Giant Propel, non ancora presentata ufficialmente e già vittoriosa. E’la bicicletta aerodinamica di Giant, prodotto massiccio e importante nelle forme. Nel caso della nuova versione, vittoriosa con Groenewegen, si nota una bicicletta sì aero, ma più sfinata e magra, soprattutto nel comparto centrale e posteriore.
Altrettanto interessante è l’aver mantenuto il seat-post integrato, una sorta di marchio di fabbrica Giant, con una forma mutuata dal modello TCR. Dopo averla vista in corsa e poi in mano ai meccanici nel giorno di riposo, la vedremo ufficialmente con tutte le sue specifiche prima della fine dell’estate?
Il microfono sul cappellino di Van Aert: lo seguiranno anche nel giorno di riposo?
La Cannondale SystemSix di Magnus Cort (foto EF-EasyPost-Jeredgruber-Ashleygruber)
Interessante e particolare la struttura della maglia Le Col
Generazioni Dura Ace a confronto: 11 vs 12
C’è il CeramicSpeed, ma il cambio è a 11
Il microfono sul cappellino di Van Aert: lo seguiranno anche nel giorno di riposo?
La Cannondale SystemSix di Magnus Cort (foto EF-EasyPost-Jeredgruber-Ashleygruber)
Interessante e particolare la struttura della maglia Le Col
Generazioni Dura Ace a confronto: 11 vs 12
C’è il CeramicSpeed, ma il cambio è a 11
Tra fatica, tecnologia e serie tv
Vista quella scatoletta sul cappellino post gara di Van Aert? L’oggetto in questione è il trasmettitore del microfono, perché l’atleta della Jumbo-Visma è… spiato costantemente. Ma non solo Van Aert, in alcune occasioni i microfoni sono stati montati anche sulle biciclette dei corridori, generalmente agganciati al supporto del computerino. Il Team Jumbo Visma al Tour de France 2022 sarà soggetto di una serie Netflix, come già accaduto per il Movistar Team, che vedremo in futuro.
Magnus Cort, il corridore danese, grande protagonista nella sua terra natale, è l’unico del Team EF-Easypost ad utilizzare la aero Cannondale SystemSix. Il resto degli atleti utilizza la Cannondale SuperSix Evo.
Se analizziamo i capi tecnici, quelli normalmente utilizzati al Tour de France e finalizzati per combattere il caldo, gli spunti d’interesse sono sempre numerosi. Ci ha colpito la maglia Le Col della Bora-Hansgrohe, con un girocollo molto basso, ma con una ribattitura doppia. Una pannellatura frontale fitta e aderente e un tessuto dalla trama a micro-celle sulla parte superiore delle maniche. Il fondo-manica invece è molto sottile ed è una sorta di rete elastica.
Shimano Dura Ace a 11v. Sono due i team che hanno scelto di optare per le trasmissioni ad 11 rapporti: la Total Energies e la Israel-Premier Tech. L’obiettivo è quello di far scendere il più possibile le variabili che si generano nel mix di componenti delle diverse famiglie di prodotti.
La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposoLa trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo
Una trasmissione Sram Eagle in futuro?
Nessuno vieta di immaginarlo e pensarlo e la trasmissione montata nelle tappe della Super Planche des Belles Filles e Losanna sulla bici di Skujinsè una sorta di conferma. L’ultimo pignone (quello nero) non è un 50, come quello utilizzato sulla versione mtb, ma è di sicuro un fuori misura, una sorta di salva-gamba. E poi ci sono i pignoni dorati che appaiono senza grossi salti tra l’uno e l’altro. Staremo a vedere.
Le scarpe Louis Garneau
Le Q36.5 con livrea silver
Nuove scarpe Giant per Matthews? (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Due stili di pedalata a confronto, Stuyven vs Pogacar
Le scarpe Louis Garneau
Le Q36.5 con livrea silver
Nuove scarpe Giant per Matthews? (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Due stili di pedalata a confronto, Stuyven vs Pogacar
Ma che scarpe sono?
Louis Garneau. Sono due gli atleti della Israel-Premier Tech che indossano le calzature del marchio canadese, quasi scomparso e che ora è tornato tra i professionisti di primissima fascia. Micheal Woods e Simon Clarke indossano la costosa versione Course Air Lite XZ.
Q36.5 per Geschke. Sono di colore argento e sono il modello Unique Silver dell’azienda di Bolzano, le calzature indossate dal corridore tedesco ora in forza al Team Cofidis.
Nuove scarpe Giant per Matthews? Già in passato, nel suo trascorso al Team Orica-Green Edge, Michael Matthews è stato uno dei principali artefici nello sviluppo delle Shimano S-Phyre. Il corridore australiano è particolarmente ambito dalle aziende, per le fasi di test dei prodotti. Quelle che indossa al Tour de France hanno tutta l’aria di essere una nuova versione top di gamma delle calzature Giant.
Pogacar e Stuyven, corridori diversi in tutto. Doti atletiche a parte, i due corridori rappresentano anche gli antipodi nel modo di utilizzare le calzature ed i pedali. Pogacar, pedali Look Keo, scarpe DMT KR SL con i lacci e tacchette grige, pedala con le punte verso l’esterno. Stuyven, pedali Shimano (in realtà dovrebbe avere i Look), calzature Bontrager e tacchette Shimano blu, pedala con le punte rivolte all’interno.
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM
Uno dei più visti, il nuovo Specialized Evade (@foto eam TotalEnergies)
S-Works Prevail di Specialized (foto Team TotalEnergies)
Il bollino che sancisce la fornitura 2022 delle ruote
Gomme nuove e ruote in versione 2021
Tubeless e Roval nuove per il team di Sagan
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM
Uno dei più visti, il nuovo Specialized Evade (foto Team TotalEnergies)
S-Works Prevail di Specialized (foto Team TotalEnergies)
Il bollino che sancisce la fornitura 2022 delle ruote
Gomme nuove e ruote in versione 2021
Tubeless e Roval nuove per il team di Sagan
Tra caschi e gomme
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM. Rispetto al “vecchio” modello top di gamma Furo, il nuovo casco Bollè ha delle feritoie più ampie nella sezione frontale e lateralmente, forse meno votato all’aerodinamica, ma non per questo meno efficiente. C’è sempre la calandra posteriore tronca, ma il casco è meno pronunciato verso il retro ed è maggiormente arrotondato sopra.
S-Works Prevail e Evade. Il primo è quello meno calottato, spesso scelto dagli uomini di montagna e per le giornate da canicola. Lo Specialized Evade è quello “aerodinamico”, più chiuso e tra i caschi più efficienti mai sviluppati. Entrambi adottano anche un nuovo sistema Mips al loro interno.
Tre team in gara, tra tubeless copertoncino. Per le tappe tradizionali (esclusa quella del pavé) tutti i team supportati da Specialized si dividono tra tubeless e copertoncino. E’ necessario ricordare che la Quick Step-Alpha Vinyl è stata coinvolta in modo diretto nello sviluppo dei nuovi pneumatici Turbo di Specialized. Inoltre, le ruote Roval del team belga arrivano anche dalla fornitura del 2021, come si vede da una delle immagini. Nessun riferimento di “inventario” per le ruote TotalEnergies, considerando la sponsorizzazione recente.
Cockpit ultra leggero e manubrio tondo
I tanti spessori usati da Gaudu: il riposo offre la conferma
Taglia piccola per la Xelius SL3 di Gaudu
Cockpit ultra leggero e manubrio tondo
I tanti spessori usati da Gaudu: il riposo offre la conferma
Taglia piccola per la Xelius SL3 di Gaudu
Manubri super leggeri e spessori
Interessante la scelta di Patrik Konrad, che utilizza l’attacco manubrio full carbon Vibe Carbon da poco più di 100 grammi e la piega Pro Vibe Carbon SL compact. Il peso di quest’ultima è intorno ai 200 grammi, per un’accoppiata che supera di poco i 300 grammi e con una rigidità complessiva molto elevata.
Ma quanti spessori sulla bici da Gaudu? Oltre al cap in battuta, ci sono ben 3,5 centimetri di spacers (sono sette da 0,5 cadauno) tra lo stem e lo sterzo della bici di Gaudu. Già al Tour of the Alps avevamo documentato i bike fitting “non estremi” del gruppo di scalatori del Team Groupama-FDJ. Osservando con maggiore attenzione la bici del corridore transalpino, vediamo anche un seat-post con un abbondante arretramento.
Facendo la somma dei dettagli, cosa potremmo scrivere? Un telaio piccolo e una posizione non facile da adattare, con la necessità di portare il peso del corpo sulla ruota posteriore e lasciare scaricate le ginocchia. Inoltre il corridore non si schiaccia mai in modo eccessivo verso l’anteriore e verso il basso.
Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interniColnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni
Quel vedo non vedo
Gli inserti dentro le gomme, nel giorno di riposo c’è modo di parlare anche di questo. Torniamo per un attimo alla tappa del pavé di questo Tour de France 2022. Non si vedono perché inseriti dentro i tubeless, ma Pogacar ha utilizzato gli inserti tra gomma (Pirelli TLR da 30 millimetri) e cerchio, una sorta di salsicciotto di schiuma/spugna densa e compatta, non assorbe il liquido anti-foratura ed evita lo stallonamento del tubeless, anche e soprattutto con i colpi proibiti che subiscono le ruote in carbonio. I liner non sono Pirelli, che ad oggi non ha in gamma questa tipologia di accessorio. Inoltre, Pogacar ha corso quella frazione con la Colnago Prototipo, molti suoi compagni hanno utilizzato la “vecchia” V3Rs.
Il countdown sul sito ufficiale del Tour de France continua la sua lenta discesa verso lo zero. Oggi alle 16, da Copenhagen, scatterà la Grande Boucle, e poche ore dopo conosceremo il nome della prima maglia gialla. I protagonisti, che si daranno battaglia sulle strade francesi, saranno molti. Uno su cui tutti punteranno lo sguardo è un ragazzone olandese che l’anno scorso ha indossato la maglia gialla per cinque tappe: Mathieu Van Der Poel. Kristian Sbaragli, da anni ormai in squadra con lui, sarà uno dei corridori incaricati di fare da guardia del corpo a Mathieu ed alla vigilia della partenza cerchiamo di scoprire qualche segreto di casa Alpecin-Fenix.
Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italianoDopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano
Una vigilia tranquilla
Kristian ci risponde dall’hotel dopo pranzo, la Alpecin dorme ad una trentina di chilometri da Copenaghen. E’ giovedì, giorno di vigilia della crono.
«Questa mattina siamo usciti in bici per una pedalata tranquilla – racconta il toscano – una sgambata di un’oretta e mezza. Abbiamo deciso di non andare a vedere il percorso della crono, siccome sarà un tracciato cittadino oggi sarebbe stato complicato visionarlo visto il traffico che c’è in città. Domani (oggi, ndr) prima della partenza le strade saranno chiuse ed andremo a vedere il tracciato con calma. Parto col dire che mi sento bene, le sensazioni sono buone anche per tutti i miei compagni. Ieri abbiamo superato il primo ostacolo dei tamponi, non ci sono stati positivi e quindi partiremo tutti e 8, senza sostituzioni, il che è già un buon punto di partenza, alcune squadre hanno avuto dei positivi».
La Liegi è stata l’ultima gara della prima parte di stagione, poi una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram) Dopo la Liegi, una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)
Preparazione in altura
Il Tour de France è uno di quegli appuntamenti che occupa i pensieri dei direttori sportivi già dalla prima parte di stagione. La programmazione ed il lavoro per arrivare alla prima tappa in condizione ottimale sono un percorso lungo che va fatto passo per passo.
«Mi sono preparato bene – prosegue con tono deciso Kristian – era da inizio stagione che sapevo già di far parte della squadra del Tour. Quindi, da dopo la Liegi ho iniziato a lavorare per arrivare pronto e con la giusta carica. Insieme ai miei compagni che domani prenderanno il via da Copenaghen abbiamo fatto un ritiro di 3 settimane in altura. Tutti meno Mathieu. Lui arrivava dal Giro e doveva recuperare, quindi ha fatto meno giorni di ritiro».
Sbaragli arriva al Tour in forma: dopo il ritiro di tre settimane in altura, la sua gara di rifinitura è stato il Giro di Slovenia Sbaragli arriva al Tour in forma, dopo il ritiro in altura e il Giro di Slovenia
Prima settimana di fuoco
La prima settimana di un grande Giro è sempre la più stressante, oltre al caldo, alla fatica ed ai chilometri si aggiungono tantissime insidie esterne. E, quest’anno, partendo dalla Danimarca, l’insidia principale è il vento.
«Domani – dice Sbaragli – per alcuni di noi, compreso il sottoscritto, la crono sarà la tappa più semplice dei primi dieci giorni di corsa. Per il resto dei giorni dovremo drizzare le antenne, abbiamo una squadra senza uomini di classifica e senza scalatori, nella prima settimana ci giocheremo tanto. Arriviamo con due corridori di punta: Philipsen per le volate e Van Der Poel per le tappe mosse. Una delle tappe che abbiamo segnato sul calendario è la quinta, quella con il pavé. Nelle frazioni che correremo qui in Danimarca e nella tappa di Dunkerque, ci sarà da stare attenti al vento. Ci potranno essere tanti ventagli, il vento è un pessimo cliente, non guarda in faccia a nessuno. Se ci sarà, tutti vorranno stare davanti, anche gli uomini di classifica e la situazione si farà davvero stressante».
La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert
Obiettivo maglia gialla
Replicare ciò che ha fatto lo scorso anno per Van Der Poel sarà difficile, la partenza a cronometro potrebbe avvantaggiare il suo rivale Van Aert e allontanare l’olandese dalla maglia gialla.
«La cronometro – riprende il corridore della Alpecin-Fenix – sarà un primo grande spartiacque. Se prendi un minuto in un percorso così breve vuol dire che ti ritrovi davanti 40-50 corridori, ed in quel caso risalire la classifica e prendere la maglia diventa difficilissimo. Sarà diverso, invece, se riuscirà a perdere meno, diciamo 20 secondi, perché la tappa del pavé potrebbe permetterci di fare selezione, siamo preparati per questo, non avendo scalatori potremo lavorare tutti per Mathieu. Van Aert è forte, se dovesse prendere la maglia già a Copenaghen sarà dura strappargliela, anche perché sul pavé è al pari di Van Der Poel».
Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continentalAl Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental
Ecco il terzo italiano: Conci
Nel nostro viaggio accanto ai ragazzi della Gazprom vi abbiamo raccontato per filo e per segno cosa è successo. La situazione per loro non si è mai sbloccata, qualcuno è riuscito a trovare una soluzione ed una squadra per questa seconda parte di stagione. E’ il caso di Conci che nel Development team della Alpecin ha trovato il modo di riuscire a correre almeno fino a fine stagione, per poi passare con la “prima squadra”.
«Abbiamo fatto il giro di Slovenia insieme – spiega Kristian – è stata la sua prima corsa con noi. Lo conoscevo poco, abbiamo sempre corso accanto in gruppo, ma non avevo mai avuto modo di approfondire il nostro rapporto. E’ un bravo ragazzo che ha dimostrato di farsi trovare pronto e questo è un bel segnale di serietà e dedizione anche nei momenti difficili. In Slovenia ha fatto bene, ha fatto vedere cose buone. Sinceramente non abbiamo parlato del discorso Gazprom, è contento di essere qui ma è dispiaciuto per i ragazzi che non hanno trovato una squadra, ci sarebbe da parlare per ore di una cosa del genere, e di come è stata trattata».
Ieri è andata in scena la cronometro individuale al Delfinato e a vincerla, come sappiamo, è stato Filippo Ganna. Ancora una volta una super prova per l’iridato in carica. Una prova che Adriano Malori ha seguito con passione e l’attenzione tecnica che lo contraddistingue.
E questa sua attenzione l’ex tricolore a crono l’ha messa a nostra disposizione. Il duello con Wout Van Aert è stato entusiasmante. Ma sul piatto non c’è stato solo quello…
Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Adriano, partiamo proprio da qui. Ganna contro Van Aert…
Sicuramente Pippo è già in forma Tour. E’ stato perfetto. Mentre Van Aert ha qualche problema di gestione dello sforzo. Ieri ha perso come al mondiale. E’ partito molto forte, 10” di vantaggio. Poi ha mollato passando a 10” di ritardo e poi ha ripreso a spingere chiudendo a 2” da Ganna. Questo è sintomo di due cose.
Quali?
Che è partito troppo forte ed è stato costretto a calare. Oppure che dalla macchina, dove vedono in tempo reale i suoi wattaggi, gli hanno detto di calare. In ogni caso questa gestione non va bene per una crono. Serve più regolarità.
Come te lo spieghi?
Un po’ credo faccia parte delle sue caratteristiche. Alla fine Wout viene dal ciclocross, vince le volate, quindi è e tende ad essere molto esplosivo. Tra il riscaldamento e l’adrenalina prima di una prova simile ci sta che gli “scappi la gamba” nelle prime fasi e che si ritrovi subito fuori soglia.
Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del TourVan Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Ieri però si diceva che il vento fosse cambiato nel lasso di tempo tra la prova di Ganna e quella di Van Aert. Per il belga era più forte, sia a favore che contro a seconda di come girava il percorso…
Sì, il vento può anche aver inciso un po’, però è stato l’unico atleta che ha avuto uno sbalzo così ampio. Altri hanno avuto trend più regolari. Se migliorasse l’aspetto della gestione delle crono ne vincerebbe di più. Ne ha vinte anche nelle corse a tappe, come lo scorso anno al Tour, ma quando poi ti trovi specialisti come Ganna non basta più. Serve una gestione migliore.
Il fatto che l’avversario sia proprio Ganna, che lo ha già battuto più volte ai mondiali, può incidere a livello psicologico?
Non credo. Uno come Van Aert che vince a crono, nel cross, che in volata batte Cavendish non ha paura di nessuno. Anche in salita è stato più forte di Roglic alla Parigi-Nizza. Semmai è il contrario, con avversari così grandi è ancora più motivato.
Hai parlato di Roglic: come lo hai visto pedalare? E secondo te questa cosa del ginocchio che ancora gli fa male è vera?
Per me è un po’ di pretattica. Roglic, a parte la Vuelta 2021, ha sempre avuto un calo nella terza settimana di un grande Giro, e se andiamo a vedere ha ridotto progressivamente le gare di avvicinamento ai grandi Giri. Quest’anno ne ha fatte pochissime. Per me ha fatto la scelta di arrivare fresco al Tour. E vista la sua età (32 anni, ndr) sa che è l’ultima chance contro Pogacar. Avrà ragionato: “tutto o niente”. Ieri tutto sommato è andato bene, però a volte era agile, altre duro, non è ancora al top e poi la sua gamba non mi sembra ancora definita. Primoz sa che va in condizione con poco e sta sfruttando questo Delfinato proprio per essere al meglio per il Tour.
Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescitaPer Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Però uno che ha fatto tanta altura come può non avere la gamba definita? Vuoi dire che si è volutamente allenato poco?
Dipende dal livello da cui si parte. Magari dopo i Baschi ha fatto due settimane senza bici. Sono ipotesi, chiaramente. In più non dimentichiamo che se non dovesse andare bene al Tour, avrebbe il “Piano B”, la Vuelta, dove arriverebbe più fresco. A naso, dico che questo è l’anno buono per lui. Roglic mi piace: è uno che ha preso tante botte, è caduto e si è sempre rialzato.
Mattia Cattaneo. Ma quanto è stato bravo?
Sono contentissimo per Mattia! Fece il primo anno da pro’ in squadra con me e si vedeva che aveva delle doti stratosferiche. Ma non è mai riuscito ad esprimerle perché fisicamente era indietro. Negli ultimi anni invece è si è formato. Adesso ha messo su i muscoli necessari. Anche se è un classe 1990, per me ha ancora 4-5 anni buoni. Se fossi un Lefevere lo farei preparare per bene per una corsa a tappe tipo i Baschi o la Parigi-Nizza, dove c’è sempre una crono, per fargli fare la classifica.
Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Adesso è secondo nella generale a 53″ da Van AertMattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Ora è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Adriano, c’è qualcuno che ti ha colpito?
Etan Hayter – risponde secco Malori – anche lui è di quelli che vince in volata, tiene in salita, va forte a crono. Ieri ha messo dietro fior di specialisti.
Il problema per me è la componente mentale. Se parti per un grande Giro da gregario o per vincere qualche tappa è più rilassante, se invece ogni giorno devi lottare perché non puoi perdere 2” neanche dopo una curva è un altro conto. Ricordate cosa si diceva di Ganna dopo la sua vittoria a Camigliatello? Tutti a dire che doveva provare a puntare sulle corse a tappe. Quindi sarebbe dovuto dimagrire. Ma il rischio di snaturarsi è troppo alto per fare un 5°-6° al Giro e poi non vincere più neanche una crono o una corsa. E questo nel ciclismo di oggi non te lo puoi più permettere. E dico una cosa brutale.
Cosa?
Nei grandi Giri finché c’è Pogacar si lotta per il secondo posto.
Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Adriano, passiamo invece a chi non ha brillato. Ci verrebbe da dire Gaudu…
Esatto. Quando l’ho visto con quella posizione ho avuto un colpo al cuore! Non solo la posizione. Aveva un ritmo di pedalata non redditizio. Inguardabile. E sinceramente non capisco questa impostazione. In Groupama-Fdj hanno Kung che a mio avviso ha la posizione migliore di tutti, anche di Ganna, quindi le strutture e le conoscenze per lavorare bene ce le avrebbero. Non so se sia una loro scuola di pensiero. Sinceramente non riesco a capire.
Dai, noi ci godiamo Ganna!
Ieri era stabile, spingeva. Per come era composto era una macchina da guerra. Nella prima tappa del Tour si lotterà per il secondo posto. Anzi per il terzo, al secondo metto Van Aert. E poi è una crono corta, “stile inseguimento”. Se Pippo starà così non ce ne sarà per nessuno.
Cura dei materiali massima, grande condizione e "gioco di squadra": così la Svizzera si prende le due crono europee con Marlen Reusser e Stefan Bissegger
Dopo averla... preparata nei giorni scorsi, rileggiamo con Malori la crono di Tokyo per capire che cosa insegna. Da Roglic a Ganna, passando per Van Aert
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«La paura adesso è anche più alta. Non devi nemmeno essere malato per pensare di aver contratto il Covid, basta un test positivo e tutta la tua preparazione è vanificata», parole di Wout Van Aert. E ancora: «Presto dovremo prendere in considerazione l’idea di non basarci più su un test positivo. Dovremo iniziare a guardare al Covid nello stesso modo in cui vediamo le altre malattie».
Il belga ha messo in discussione l’atteggiamento della società, e indirettamente anche dell’UCI, riguardo al Covid.
Ci si chiede allora: ha ragione quando dice che certe restrizioni sono esagerate? Il tema non è affatto banale. La variante Omicron ha scombussolato il sistema sanitario e, ancora una volta, la società. Stavolta a fronte di un numero di positivi impressionante si è tenuto botta.
Un tampone rapido negativo. La lineetta T non è comparsa quindi l’atleta è liberoUn tampone rapido negativo. La lineetta T non è comparsa quindi l’atleta è libero
Dottor Magni, ha ragione Van Aert quindi?
Io direi di sì. Tutti dobbiamo pensare che la pandemia va rivista. Si è trattato di un evento devastante a livello sociale, psicologico, economico, sanitario… ma adesso le dimensioni sono meno gravi rispetto ai mesi scorsi.
Nonostante Omicron…
Certo. Omicron, che è stata molto contagiosa, ha avuto un’aggressività epidemiologica più lieve. Ed è stato così per i cittadini comuni e per gli sportivi. Bisogna pertanto prendere dei provvedimenti nel limitare le restrizioni. Il tutto però senza sottovalutare la cosa.
Cioè?
Il fatto che sia meno contagiosa, non deve farci dimenticare cosa è stata questa pandemia in passato. Non si deve abbassare la guardia.
In caso di positività al Covid, cosa prevede la norma attuale per i corridori?
Dalla prima positività c’è uno stop di una settimana. Si fa un tampone, anche quello antigenico va bene. Se questo è negativo l’atleta può fare la visita di idoneità, la “Return to Play”. Se anche questo dice che tutto è okay, il corridore può riprendere la sua attività.
Anche se non hanno mai avuto sintomi devono fermarsi?
Sì: anche se non hanno avuto sintomi. Meglio che stiano fermi. Non dimentichiamo che i loro “motori” sono sempre spinti al massimo. E’ preferibile una ripresa graduale e moderata. Dopo il Covid, c’è chi è stato subito pronto e chi invece l’ha pagato un po’ di più e prima di tornare ad avere sensazioni piacevoli ci ha messo del tempo.
Giro d’Italia 2020, Giulio Ciccone si ritira. E’ accompagnato dal dottor Emilio Magni (all’epoca in Trek-Segafredo)Giro d’Italia 2020, Giulio Ciccone si ritira. E’ accompagnato dal dottor Emilio Magni (all’epoca in Trek-Segafredo)
L’esempio di Ciccone al Giro 2020 è emblematico in tal senso. Giulio si allenò anche sotto Covid e nonostante fosse guarito aveva grosse difficoltà respiratorie in quel periodo. Quindi coloro che sono asintomatici non fanno neanche i rulli?
Attualmente no: il protocollo è abbastanza restrittivo. E’ meglio non fare niente, almeno all’inizio. Per fortuna abbiamo visto che quest’ultima ondata non si prolunga. Mediamente dopo 4-6 giorni ci si negativizza. Però, ripeto, anche se non ci sono sintomi, problemi più grandi sono dietro l’angolo.
Omicron è stata meno aggressiva perché c’erano i vaccini?
Grazie al vaccino sicuramente si va verso una remissione dei contagi. Ma ci si va anche perché le varianti di un virus, di base, sono una “sconfitta” per il virus stesso. Questo, per attecchire deve mutare e nel mutare perde forza, anche se qualche volta può creare comunque dei problemi.
Insomma, detto in parole molto povere, dottore, adesso possiamo paragonare il Covid all’influenza che arriva tutti gli anni?
Direi di sì. I sintomi sono pochi per fortuna. Ma mi rendo conto che anche psicologicamente dopo due anni di lotta non è facile. La si può paragonare ad un’influenza, ma è bene stare attenti.
Vaccino per (quasi) tutti, virus meno forte e una conoscenza maggiore del Covid: ci si auspica che presto anche gli atleti non siano fermati in caso di positività. E che addirittura si abbandoni il “concetto del tampone”. Ma come? Saranno i sintomi a determinare lo stato di un atleta? Vedremo la comunità scientifica come si proporrà. Intanto godiamoci il pubblico sulle strade che abbiamo rivisto in Belgio.
Si chiama “Full Circle” il progetto che quest’anno vedrà protagonista Nathan Haas, un passato da biker e stradista di ottimo livello, oggi pronto a lanciarsi nel mondo del gravel. Accanto a lui ci sarà Colnago che fornirà all’atleta, originario di Brisbane in Australia, cinque biciclette modello G3-X da utilizzare nel corso della stagione (foto Laura Fletcher in apertura).
Telaio della Colnago G3-X personalizzata per Nathan Haas Telaio della Colnago G3-X personalizzata per Nathan Haas
Chiusura del cerchio
La scelta di chiamare “Full Circle” il progetto non è affatto casuale. Nathan Haas ha infatti esordito in mountain bike arrivando a rappresentare l’Australia in ben due edizioni del campionato del mondo. Successivamente nel 2011 è passato alla strada cogliendo diverse affermazioni come due Japan Cup e l’Herald Sun Tour. Il passaggio al gravel va ora a chiudere un cerchio ideale nella sua carriera di ciclista professionista. In questo nuovo capitolo della sua vita sportiva potrà contare sul supporto di un brand di prestigio mondiale come Colnago.
«Il ciclismo per me è sempre stato sinonimo di evoluzione – esordisce lo stesso Nathan Haas – come atleta, come persona e soprattutto come espressione. Mi sono cimentato in quasi tutte le discipline e sebbene la mia carriera nel ciclismo su strada sia stata il mio più grande risultato fino ad oggi, non mi sono mai definito uno stradista. Non potevo sognare un partner migliore di Colnago per questa nuova avventura. So che non ci saranno compromessi tra prestazioni e stile. Parteciperò a ogni gara con i migliori prodotti che potessi desiderare».
Nathan Haas in sella alla sua Colnago G3-X personalizzata (foto Laura Fletcher) Nathan Haas in sella alla sua Colnago G3-X personalizzata (foto Laura Fletcher)
Il cross nel dna Colnago
Nella storia di Colnago il ciclocross ha sempre avuto un ruolo di rilievo. Con bici Colnago hanno infatti corso e vinto campioni del calibro di Wout Van Aert, Sven Nys, Niels Albert, Adrie van der Poel, Lars Boom, Paul Herygers e l’italiano Luca Bramati, per citare i più conosciuti. Complessivamente sono stati vinti ben otto titoli Mondiali di ciclocross.
Il passaggio oggi al gravel non rappresenta per Colnago una novità in senso assoluto. Lo scorso anno la statunitense Lauren De Crescenzo, in sella ad una Colnago G3-X, si è infatti aggiudicata la UNBOUND Gravel 200, corsa durissima considerata la più importante al mondo del panorama gravel.
Manolo Bertocchi, Direttore Marketing di Colnago, ha così espresso la soddisfazione dell’azienda per la nuova collaborazione con Nathan Haas: «Il marchio italiano più di successo della storia dell’off-road drop bar ha trovato in Nathan il partner ideale. Gusto, creatività, stile e forza si uniscono in un progetto che vedrà nascere ben cinque biciclette uniche, esclusive e, francamente, bellissime. Nathan è l’uomo giusto per rappresentare Colnago sugli sterrati di tutto il mondo. Non è solo stile: è correre per vincere con stile!».
La Colnago G3-X di Nathan Haas monterà il gruppo Campagnolo Ekar a 13 velocità La Colnago G3-X di Nathan Haas monterà il gruppo Campagnolo Ekar a 13 velocità
G3-X, nata per il gravel
Nel corso della sua stagione Nathan Haas avrà a disposizione cinque modelli della nuova G3-X verniciati in cinque modi differenti. Stiamo parlando di una bicicletta nata espressamente per il gravel mettendo a frutto la grande esperienza maturata da Colnago nel ciclocross.
Ha una geometria ottimizzata per montare pneumatici di dimensioni maggiori, con angolo di sterzata e lunghezza complessiva progettati per offrire maggiore stabilità e comfort alle alte velocità. Sulla G3-X è inoltre possibile montare fino a quattro portaborracce, insieme ai bagagli ideali per le pedalate più lunghe. La Colnago G3-X viene proposta in cinque taglie, tutte sloping.
Nulla è stato lasciato al caso. Il look di Nathan è stato infatti curato dal designer Richard Pierce, in collaborazione con Colnago e Castelli.
Sulla Colnago G3-X di Nathan Haas il manubrio è di Deda Elementi Sulla Colnago G3-X di Nathan Haas il manubrio è di Deda Elementi
Il programma gare
Nathan Haas sarà al via delle principali gare del calendario UCI Gravel World Series, oltre ad alcune delle più importanti gare del calendario internazionale. L’esordio è previsto il prossimo 6 marzo in Spagna per La Santa Vall. Seguiranno The Traka (Spagna) 30 aprile-1 maggio, UNBOUND Gravel (USA) 4 giugno, The BWR North Carolina (USA) 11 giugno, Migration Gravel Race (Kenya) 23-26 giugno, The Rift (Islanda) 23 luglio, SBT GRVL (USA) 14 agosto, King’s Cup Gravel Race (UK) 24 settembre oltre ad alcuni degli eventi Nova Eroica (Italia e altri Paesi).
La giornata di ieri ha visto i campioni del ciclocross provare e testare il circuito di Vermiglio, Coppa del mondo cx. Pidcock e la Vos, Iserbyt ed i nostri azzurri, Eva Lechner a guidare il folto plotoncino delle nostre atlete, tutti sulla neve alla ricerca del setting ottimale della bici.
Van Aert ha corso e vinto in Belgio, ma sarà della partita. Abbiamo rubato qualche immagine che stimola la curiosità degli appassionati e non solo. E poi il meccanico della FAS-Valcar&Service ci ha detto quali potrebbero essere le scelte degli atleti.
Un bel dettaglio della Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale che agevola la presa in spallaSulla Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale agevola la presa in spalla
Le soluzioni di Pidcock
Tre le Pinarello Crossista per Pidcock, tutte con differenti soluzioni, a partire dalla trasmissione, fino ad arrivare alle gomme. Due biciclette sono pronte con il doppio plateau anteriore, la combinazione è 46-39 (il pacco pignoni 11-30). Mentre la trasmissione è la Shimano Dura Ace Di2 11v. Una bicicletta invece è pronta con la monocorona da 44 denti (la corona è unbranding).
Una delle bici è gommata con i tubolari Challenge Limus Seta, specifiche per il fango, mentre una seconda è pronta con i tubolari Dune, sempre di casa Challenge e spesso utilizzati sui terreni sabbiosi ed inconsistenti. La terza bici invece, è settata con un tubolare “multipuntinato”, tanto veloce e scorrevole, un Team Edition di Challenge, ma senza riferimenti specifici in fatto di nome e misura.
La Crossista di Pinarello mantiene il fil rouge del progetto Dogma
Gli pneumatici Limus su una delle tre bici
Questi invece i Challenge Dune
Una Challenge Team Edtion con battistrada multipuntinato
Il doppio plateau 46-39 sulla bici di Pidcock
Su una delle bici di Pidcock, una monocorona da 44 denti
Scatola del movimento davvero grossa e muscolosa. Le calotte sono esterne
La Crossista di Pinarello mantiene il fil rouge del progetto Dogma
Gli pneumatici Limus su una delle tre bici
Questi invece i Challenge Dune
Una Challenge Team Edtion con battistrada multipuntinato
Il doppio plateau 46-39 sulla bici di Pidcock
Su una delle bici di Pidcock, una monocorona da 44 denti
Scatola del movimento davvero grossa e muscolosa. Le calotte sono esterne
Nel corso delle prove ufficiali, dalle 14 alle 16, il campione britannico ha provato i diversi setting, combinando anche le gomme più veloci a quelle maggiormente tassellate, tra anteriore e retrotreno. La scelta definitiva dovrebbe ricadere sui tubolari Challenge Grifo da 33. Tutte le bici sono equipaggiate con le ruote Shimano Dura Ace full carbon dal profilo medio. L’area tecnica del Team Ineos Grenadiers è condivisa con i corridori della compagine Trinity che in dotazione hanno le biciclette Specialized.
Due bici per Iserbyt
Il cockpit della Ridley X-Night è firmato DedaSuperzero, con uno stem da 70 o 80 millimetri. Curiosa la scelta della sella, una Specialized S-Works Mimic. Interessante come soluzione, se pensiamo che questa sella corta è originariamente sviluppata per le donne.
La sella Specialized Mimic di Iserbyt
La bici di Iserbyt ha il cockpit by Deda Elementi
Qui invece la gomma da fango, prima soluzione per Vermiglio
La gomma veloce dell’ex campione europeo, seconda soluzione
E poi la terza soluzione per la neve di Vermiglio: gomma da fango da 32
La sella Specialized Mimic di Iserbyt
La bici di Iserbyt ha il cockpit by Deda Elementi
La gomma veloce dell’ex Campione Europeo
Qui invece la gomma da fango
Sempre Iserbyt, con la gomma da fango da 32
Iserbyt utilizza delle ruote DT Swiss dal profilo medio, per tubolari e nella versione CRC. I tubolari sono Dugast: abbiamo notato due versioni, una veloce e una da fango. Quello veloce ha la banda del battistrada con il contrassegno 11Storm, sviluppata da Hutchinson (dettaglio curioso). Il belga ha compiuto diversi giri proprio con questi ultimi, senza fermarsi ai box e utilizzando una pressione compresa tra 1,1 e 1,2 bar. Doppia corona anteriore anche per lui, 46-39.
Gli shifters Dura Ace della Vos, posizionati con la punta verso l’interno
Dppia bici, con gommatura veloce da 33 e con pneumatico da fango da 32
Il giovane Vandenbossche aveva anche uno pneumatico da 30 millimetri
Gli shifters Dura Ace della Vos, posizionati con la punta verso l’interno
Dppia bici, con gommatura veloce da 33 e con pneumatico da fango da 32
Il giovane Vandenbossche aveva anche uno pneumatico da 30 millimetri
Vos, spettacolo da vedere
Marianne Vos guida come un uomo (di quelli bravi) e spinge forte sulla neve, senza mai dare l’impressione di subire le condizioni del terreno. La sua Cervélo R5 tutta nuova ha il doppio rapporto anteriore 44-36 e undici velocità posteriori (11/30). Tre le gommature pronte per lei, tubolari e firmati Dugast. Una per il fango con la sezione da 32, una veloce da 33 e una sorta di “multipuntinato” da 30. La Vos ha girato provando anche la pressione di 1 bar. E poi c’é quella gomma da 30 del belga Vandenbossche!
Le Challenge della Teocchi per la gara di VermiglioLe Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio
E l’Italia cosa fa?
Molto interessanti i tubolari di Chiara Teocchi, montati sulle Zipp. Challenge Team Edition anche in questo caso, ma con tasselli bassi e piramidali al centro, più pronunciati e spaziati ai lati. Jakob Dorigoni ha provato subito con le Challenge Grifo (veloci), per fare un secondo test con le Limus Team Edition rosse. In entrambi i casi la pressione di esercizio compresa tra l’1,1 e 1,25 bar.
Parla il meccanico
Geert Rombauts, storico meccanico del circus e agli inizi alla Telekom con Jan Ullrich, dopo tante stagioni nel WorldTour dà supporto alle ragazze del FAS-Valcar Travel&Service. A Vermiglio c’è anche lui.
Geert Rombauts, dopo anni tra i professionisti, ora è nel circus del ciclocrossGeert Rombauts, ora nel circus del ciclocross
«Molti atleti hanno già deciso e opteranno per le gomme veloci – spiega – ma con una tassellatura in grado di offrire trazione e grip in curva. La scelta delle pressioni dipenderà molto dal peso del ciclista e anche dallo stile di guida. Ci sarà qualcuno che sceglierà all’ultimo, dopo aver provato ancora una volta a ridosso dell’orario di partenza. Dobbiamo considerare che le condizioni della neve potrebbero essere diverse da quelle di oggi, anche in base alla temperatura.
«Le donne staranno intorno ad 1 bar di pressione, 0,9, comunque non credo si superi 1,1. Gli uomini potranno arrivare anche a 1,2. Qualche belga ha provato 1,3, ma poi ha mollato un poco, subito dopo il primo giro. Inoltre sarà importante tenere la catena ben lubrificata, un buon trucco per evitare che la neve si depositi».
Il campione italiano della mountain bike in stage tra i pro’ è già una notizia, ma cos’è poi lo stage? Durante le corse finali della stagione le squadre hanno modo di prendere all’interno della propria rosa di corridori appunto degli stagisti. Lo stage è un periodo limitato di tempo, un mese per la precisione, durante il quale un corridore può mettersi in mostra e ritagliarsi un posto tra i professionisti per la stagione successiva. Avevamo già sentito Riccardo Lucca per quanto riguarda questo tipo di esperienza, ora abbiamo deciso di chiedere a Roberto Reverberi come viene gestita questa esperienza dal punto di vista manageriale. La Bardiani CSF Faizanè, inoltre, ha avuto nel suo team, sempre come stagista, Juri Zanotti, campione italiano e vicecampione europeo e mondiale del cross country in mountain bike. Parlando con Juri e Roberto abbiamo voluto sviscerare le motivazioni di questo stage e cosa si aspettassero da questa esperienza.
Juri Zanotti in azione alla Coppa Agostoni durante lo stage con la Bardiani-CSF-Faizanè Juri Zanotti in azione alla Coppa Agostoni durante lo stage con la Bardiani-CSF-Faizanè
Iniziamo da Reverberi
Il tecnico della Bardiani spiega e si capisce che a fronte di tanti stage che si svolgono da anni, quello del biker di Lecco costituisce un’eccezione.
«Aveva l’obiettivo di testarsi su strada – spiega – diciamo che voleva vedere a che punto fosse il suo livello in questo genere di gare. Lui ha corso anche su strada fino agli Juniores, quindi queste corse, non erano una novità per lui. Abbiamo deciso di prenderlo con noi perché uno dei massaggiatori della sua attuale squadra, la KTM Protek Elettrosystem, ha lavorato con noi fino al 2020».
Sei contento delle risposte avute in questo periodo?
Il mese fatto insieme ci ha fatto capire che il corridore c’è, ha una capacità di esprimersi a valori elevati di potenza per lunghi periodi (un’ora e mezza), che poi è la durata delle prove di cross country. Da questo punto di vista ha un vantaggio rispetto agli altri. Quel che gli manca è il fondo, dopo tre ore, che per lui sono molte si spegne, che è la difficoltà avuta alla Milano-Torino.
Roberto Reverberi, classe 1956, è diesse e dirigente della Bardiani Roberto Reverberi, classe 1956, è diesse e dirigente della Bardiani
Quindi dovrebbe fare il periodo di preparazione invernale su strada?
Juri mi ha spiegato come nel cross country si allenino molto su strada anche perché non riuscirebbero ad allenare bene la forza altrimenti. L’idea iniziale era quella di fare un doppio tesseramento ma il suo obiettivo è quello di mantenere come attività principale il cross country in vista di Parigi 2024, di conseguenza non è possibile esprimersi in tutte e due le discipline al meglio.
C’è qualche differenza rispetto al ciclocross?
Se il paragone che si intende fare è con Van Aert o Van Der Poel la differenza è che loro fanno ciclocross prettamente in inverno. Di conseguenza questi due non tolgono tempo all’attività su strada, che rimane il loro principale obiettivo. Il cross country, invece, si corre nello stesso periodo dell’attività su strada e ciò toglie tempo a tutte e due le discipline. In questo modo l’atleta non eccelle in nessuna delle due e non diventa né carne né pesce.
Parola al corridore
Zanotti è del 1999 e fino al 2017 ha corso su strada, poi è passato alla mountain bike e nel 2020 ha firmato un contratto di due anni con il KTM Protek Dama. Con tre tricolori sulle spalle e l’argento 2021 sia all’europeo di Novi Sad, sia ai mondiali di Val di Sole, l’idea di provarsi su strada gli sarà venuta guardando l’interscambio di discipline fra colleghi anche più famosi.
«Abbiamo visto come il ciclismo negli ultimi anni sia cambiato – dice –la multi-disciplina è sempre più praticata e di conseguenza ho voluto testare le mie capacità nel professionismo. E’ stato motivo di orgoglio per me e la mia famiglia ma soprattutto ho capito il mio livello in questo tipo di competizioni».
Juri Zanotti ai mondiali di cross country under 23 in Val di Sole dove è arrivato secondo alle spalle del cileno Martin Vidaurre Juri Zanotti ai mondiali Xc under 23 in Val di Sole dove è arrivato secondo
A quale livello ti senti?
Le gare fatte erano molto competitive ed i corridori in gara erano tra i top mondiali. Ho fatto Giro dell’Emilia, Milano-Torino e Coppa Agostoni. Mi sono accorto di come ai due terzi di gara io mi ritrovi a corto di energie mentre loro aprono il gas. Ovviamente non mi aspettavo di essere competitivo ma è stato un bel banco di prova.
Quali di queste gare ti è stata più utile?
Direi Milano-Torino e Coppa Agostoni. La prima perché sono riuscito ad entrare nella fuga e nel momento dei ventagli, ai meno 50 dall’arrivo ho capito come “giocano” i professionisti. Alla Agostoni, invece,mi sono testato maggiormente sulle salite, nel circuito in Brianza i metri da scalare si susseguivano senza respiro, sono riuscito a completare bene due dei quattro giri previsti e mi ritengo soddisfatto.
Hai fatto il punto della situazione poi con Reverberi?
Sì, anche lui era molto curioso di un mio feedback anche perché era la prima volta che aveva in squadra un corridore come me. Ero consapevole dal punto di vista della preparazione di non essere al top, gli ultimi impegni della stagione di cross country erano ravvicinati con i primi su strada. Essendo la mountain bike la mia attività principale, mi ero allenato molto sulla forza e l’intensità sul breve periodo. Come ha detto anche lui, quel che manca è il fondo che si allena principalmente in inverno. Alla Milano-Torino poi erano tutti in preparazione del Lombardia ed il livello era davvero elevato.
Juri Zanotti vuole mantenere il cross country come attività principale con obiettivo le Olimpiadi di Parigi 2024. Juri Zanotti vuole mantenere il cross country come attività principale con obiettivo le Olimpiadi di Parigi 2024.
Parlando con Reverberi abbiamo capito che il tuo obiettivo è Parigi 2024 e fare bene nella tua disciplina: il cross country.
Vero, fino a Parigi 2024 la mia attività principale rimarrà sullo sterrato. Non abbandonerò completamente la strada, ma ancora non so bene cosa fare. Diciamo che l’olimpiade di Parigi sarà un po’ la svolta.
Ma non corri il rischio di perdere il treno? Nel 2024 a 25 anni passare su strada non sarà così scontato.
Per il ciclismo attuale passare professionista a 25 anni è tardi, vero anche che io arrivo da un mondo diverso ma pur sempre di gare e competizioni di alto livello. Da questo punto di vista l’esperienza in Bardiani mi è servita molto e li ringrazio per questo. Diciamo che mi è venuta voglia di non abbandonare completamente l’attività su strada.
Il monito di Van Aert: «Con una positività al momento sbagliato si rischia di perdere la stagione». Per Magni ha ragione, va la pandemia va pensata come un'influenza stagionale