Con “capo” Velasco, nei segreti di Sram e Movistar al Giro

26.05.2022
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Nella giornata di riposo di Salò, ci siamo fermati anche al camion officina del Movistar Team e abbiamo sbirciato le soluzioni adottate da Valverde e compagni, che utilizzano le forniture Sram, Zipp e Canyon.

Gomme tubeless, ma anche tubolari, tantissime ruote con profili diversi e quegli impianti frenanti che non hanno bisogno di manutenzione. E le leve dei freni curvate all’interno del manubrio? Più che altro una moda, secondo Ivan Velasco, tecnico del team iberico, anche se alcuni aspetti positivi ci sono. Entriamo nel dettaglio.

Si ultimano le operazioni di setting, in merito ai rapporti richiesti dai corridori
Si ultimano le operazioni di setting, in merito ai rapporti richiesti dai corridori

Sram, Canyon e Movistar, collaborazione totale

Un team WorldTour come la Movistar non ha bisogno “solo” della fornitura dei materiali, ma anche di un supporto costante e completo dei partner. Non di rado, proprio tra i corridori, il team e le aziende che forniscono i materiali, si instaurano anche dei rapporti profondi che contribuiscono alla ricerca e sviluppo. Canyon è con la squadra di Valverde da più stagioni, Sram e Zipp sono entrati nel 2019.

«Abbiamo iniziato la collaborazione con Movistar a fine 2019, proprio alla vigilia dell’anno del Covid – spiega Carlo Anzolin, Road Race Technician di Sram per i team pro’ – e non è stato semplice. Le difficoltà erano rappresentate dalle prime forniture e dal fatto che noi, come tecnici, non potevamo andare in Spagna per effettuare i collegiali a stretto contatto dei meccanici. Proprio in queste occasioni lo staff della squadra si è dimostrato all’altezza, per competenze meccaniche e capacità di fornire dei feedback. Dettaglio, quest’ultimo, tutt’altro che secondario».

La grafica dedicata a Valverde
La grafica dedicata a Valverde

Il punto con Ivan Velasco

Ivan Velasco è arrivato al Movistar Team da quest’anno, dopo essere stato responsabile dei materiali e del loro sviluppo per l’Astana. Basco classe 1980, prima dell’Astana ha anche lavorato per Specialized. E prima ancora è stato corridore con Orbea, Euskaltel e Caja Rural.

«Dal punto di vista tecnico e di approccio, il ciclismo è cambiato davvero tanto – spiega il responsabile tecnico del team Movistar – i corridori giovani talvolta montano in sella senza il minimo problema, mentre quelli con diversi anni di attività sono pignoli in tutto».

Buona parte dei corridori più giovani usa i tubeless
Buona parte dei corridori più giovani usa i tubeless
Tubeless o tubolari?

Posso dire che abbiamo metà dei corridori che usano i tubeless e l’altra metà che monta i tubolari, per dare un riferimento. Poi la scelta viene fatta anche in base alla tipologia di percorso alla soggettività del corridore. Diciamo che gli atleti più anziani preferiscono ancora il tubolare, mentre i più giovani montano i tubeless da 28. La nostra fortuna è anche quella di avere un parco davvero importante in fatto di scelta delle ruote Zipp, tra queste ci sono le versioni hookless.

A che pressioni vengono utilizzati i tubeless, sulle Zipp hookless?

La pressione è soggettiva e il parametro da considerare è il peso del corridore, prima di ogni altro fattore. Indicativamente siamo intorno alle 4,2 bar, fino alle 4,8/5.

La raggiatura delle Zipp del team è Sapim
La raggiatura delle Zipp del team è Sapim
Sempre nel comparto ruote, le raggiature sono Sapim?

Sì, le raggiature sono Sapim, una sorta di customizzazione per il team, anche se il carico dei raggi è quello standard, che si può ritrovare anche nelle ruote con raggi classici. Anche le ruote in dotazione ai corridori hanno i raggi in acciaio.

Passando invece alla trasmissione, caricate le batterie dopo ogni tappa?

No, indicativamente ricarichiamo le batterie del deragliatore e del bilanciere dopo 3 tappe, ma comunque facciamo un check quotidiano del sistema e dello stato della batteria, semplicemente usando la app di Sram. Le trasmissioni e le batterie sono quelle che si trovano in commercio, non abbiamo delle serie dedicate.

Con quale intervallo viene sostituita la catena?

Premetto che le catene Sram hanno una longevità amplificata e fin dalle prime forniture ci hanno colpito la durata e l’efficienza. Sulle bici da gara cambiamo la catena una volta a stagione, a meno che non si verifichino problemi, magari una botta oppure un incidente. Le variabili esterne sono comunque da considerare. Se dovessi quantificare in termini di chilometri, potrei dire che una catena Sram è efficiente anche per 12.000 chilometri, forse di più. Le batterie sugli shifters le cambiamo una volta l’anno, per essere sicuri.

Ci sono anche i pignoni Sram Force, con la scala 10-33
Ci sono anche i pignoni Sram Force, con la scala 10-33
I corridori usano i pulsanti eTap Blips?

Hanno iniziato ad usare quelli della generazione precedente, collegati con il filo ai manettini, ma quasi tutti stanno passando gradatamente ai nuovi che sono wireless. Questi ultimi li troviamo ad esempio sul manubrio di Valverde, posizionati sotto la parte orizzontale. Il vantaggio è che questi pulsanti satellitari vengono alloggiati ovunque sul manubrio, senza problemi.

E cosa ne pensi delle leve girate all’interno?

E’ più che altro una moda, anche se qualche aspetto positivo può essere argomentato. Ad esempio si può sfruttare una sorta di doppio appoggio per mano e polso, ma bisogna stare attenti alla rotazione del polso. In termini di aerodinamica si guadagna qualcosa, i test lo confermano, ma anche in questo caso è fondamentale non sacrificare in modo eccessivo il comfort dell’atleta, che è portato a chiudere la spalle. Rannicchiarsi in modo eccessivo può portare a tensioni sul collo e sulla schiena.

E invece per quanto concerne la scelta dei rapporti?

E’ molto soggettiva, ma tendenzialmente i corridori spaziano tra la doppia anteriore 54-41, 52-39 per le frazioni con tanta montagna, 10-30 e 10-33 per i pignoni. Valverde ad esempio usa quasi sempre la seconda combinazione per le corone e i pignoni 10-30. La scala 10-33 l’ha chiesta per la tappa con arrivo ad Aprica.

Leve leggermente interne per Valverde, non troppo
Leve leggermente interne per Valverde, non troppo
Quali sono le considerazioni del team in merito ai freni a disco?

Le opinioni sono soggettive, anche se ormai le biciclette con i freni a disco non sono più una novità. Anche il limite del peso è un fattore quasi secondario, noi con le Aeroad siamo a 7 chilogrammi, nelle taglie più piccole andiamo anche sotto questa cifra. Il grosso vantaggio per i corridori e per i meccanici è l’affidabilità dell’impianto idraulico Sram, che non richiede il cambio dell’olio. Viene fatto una volta all’anno e nel circuito non si accumulano bolle pericolose. E poi i dischi, che non si storcono e non danno fastidio, anche dopo discese molto lunghe e tecniche.

Alaphilippe regale. Tempi perfetti e la Freccia è sua

21.04.2021
5 min
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«Grazie ragazzi». Julian Alaphilippe non è neanche sceso dalla bici, che si “aggrappa” al bottoncino della radio e ringrazia i compagni ancora intenti a sgambettare sul muro d’Huy. In questo modo li informa anche della sua vittoria. E infatti Vansevenant all’improvviso esulta e chi gli sta attorno, se non fosse del mestiere, lo prenderebbe per matto. 

Appena arrivato Alaphilippe schiaccia il bottone della radio per ringraziare i compagni
Alaphilippe schiaccia il bottone della radio per ringraziare i compagni

Il “Loulou” spavaldo

“Loulou” è il ritratto della tranquillità e della sicurezza. E questa nostra sensazione trova conferma mezz’ora dopo l’arrivo durante le interviste di rito. Quando Alaphilippe risponde schietto, veloce e con una battuta, vuol dire che sta bene.

La gara è andata secondo i programmi per la Deceuninck-Quick Step. La fuga, tra l’altro con dentro due italiani, Diego Rosa e Simone Velasco, è stata il pass per arrivare sotto al Muro nelle prime posizioni e con le gambe piene. E in questa situazione da “botta secca”, viste le sue caratteristiche, Alaphilippe era il favorito. Roglic è più scalatore e meno esplosivo di lui. Pogacar non è partito per i “presunti” casi di Covid in seno alla UAE e Pidcock, forse il più pericoloso, è rimasto coinvolto in una caduta.

La grinta e la fatica del campione del mondo dopo l’arrivo
La grinta e la fatica del campione del mondo dopo l’arrivo

Sicurezza Deceuninck  

“Loulou” era tranquillo, dicevamo. Al penultimo passaggio sul Muro era piuttosto indietro. Non esageriamo se vi diciamo di averlo visto in 60ª posizione, almeno… Però è anche vero che si voltava a cercare i compagni e che la sua bocca era socchiusa. Insomma stava bene. Era in pieno controllo. E quando glielo facciamo notare, lui risponde così.

«L’importante è essere stati davanti nell’ultimo di passaggio! Scherzi a parte, non ero mica tanto tranquillo, ma ho chiesto alla squadra di portarmi davanti nel momento giusto, sapevo che potevano farlo. E infatti alla “flamme rouge” (all’ultimo chilometro, ndr) avevo un’ottima posizione e ho rifinito il loro lavoro con le mie gambe».  In poche parole, il “Wolfpack” ha colpito ancora!

All’uscita dalla “S” Roglic attacca, alle sue spalle Alaphilippe e Valverde
All’uscita dalla “S” Roglic attacca, alle sue spalle Alaphilippe e Valverde

Roglic come Niewiadoma

Giusto la mattina, al via da Charleroi, Julian aveva detto che sarebbe stato importantissimo azzeccare il momento dell’attacco, perché questo muro ti inganna. E forse è quel che ha sbagliato Roglic, che era al debutto alla Freccia Vallone e ha anticipato un po’ i tempi. Lo sloveno però a fine gara ha detto di non aver rimpianti.

Roglic ha ricalcato esattamente quello che aveva fatto Katarzyna Niewiadoma poche ore prima. La polacca aveva sferrato l’affondo decisivo un po’ troppo presto, cioè all’uscita dalla S del Muro. E il risultato è stato lo stesso. Tra l’altro anche in quel caso a vincere era stata la campionessa del mondo.

«Dopo essere passati sotto l’ultimo chilometro, con la posizione che avevo ho solo controllato il più possibile – ha detto Alaphilippe – poi quando Roglic è partito e ho visto che ha fatto il vuoto dietro di lui… ho dato tutto.

«Oggi i ragazzi hanno fatto tutti un grande lavoro, devo ringraziarli. Honorè? Sì, lui sta facendo una grande primavera e sta correndo in un modo importante. Ha dato il massimo».

Temperatura intorno ai 18°, sulla Vallonia splendeva il sole
Temperatura intorno ai 18°, sulla Vallonia splendeva il sole

Erede di Evans

Quando Alaphilippe taglia il traguardo si leva un piccolo boato nell’aria, neanche fossimo in Francia. Sarà che ad organizzare la Freccia è l’Aso, la società del Tour, sarà che Alaphilippe è “internazionale”, ma non ci aspettavamo tanto clamore.

Vansevenant cerca Julien e si abbracciano. E lo stesso fa Valverde. Il murciano gli dà una carezza, come fosse un passaggio di testimone. Lui la Freccia l’ha vinta cinque volte e nonostante i suoi 40 anni (li compirà domenica durante la Liegi) è arrivato terzo. Primo dei “terrestri” a 6 secondi da Roglic e Alaphilippe. Questo per dire che i due hanno fatto gara a sé, ma anche per sottolineare che Alejandro c’è sempre. Avesse avuto cinque anni in meno, magari le sue gambe avrebbero avuto ben altra esplosività.

La carezza di Valverde. In due hanno vinto 8 Freccia
La carezza di Valverde. In due hanno vinto 8 Freccia

Testa già alla Liegi

Con la sua vittoria, Alaphilippe riporta la maglia iridata in testa sul Muro d’Huy. Non accadeva dal 2010, quando tale onore toccò a Cadel Evans.

«Eh sì, vincere qua con questa maglia è veramente speciale – ha aggiunto il francese – è solo la seconda dell’anno, ma è una vittoria importante. Non è mai facile vincere. Avevo la stessa fiducia in me stesso anche l’anno scorso, ma le cose non sono andate allo stesso modo. Bisogna sempre lavorare. La condizione è buona, ho lavorato per questo. E spero di fare bene anche alla Liegi, ma già così è qualcosa di super».

Tre volte la Freccia Vallone non è poco, specie se si hanno “solo” 28 anni. Julian volendo può agguantare e superare Valverde. «Non guardo a queste cose, veramente. I record verrano», ha detto.

A fine intervista, con l’adrenalina un po’ scesa, lo sguardo di Julian era di nuovo quello famelico visto la mattina al via della Freccia. A Liegi lo rivedremo molto, molto competitivo.

Michael Woods, Vuelta 2020

Vuelta, “vecchietti” alla riscossa

27.10.2020
2 min
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Dopo il giorno di riposo la Vuelta Espana riparte a tutta e con tutti i corridori, visto che i tamponi effettuati sono stati tutti negativi. E lo fa con la Vitoria-Gasteiz a Villanueva de Valdegovia di 159 chilometri. Ancora una frazione nel Nord della Spagna e ancora una frazione affatto intermedia. Il menu prevede infatti due volte l’Alto de Orduna.

Non c’è un metro di pianura e per lunghi tratti è anche piovuto. Tappa da attaccanti. E da corridori esperti a caccia di riscossa.

La stoccata di Woods

E in fuga ci va un foltissimo drappello. Dentro ci sono nomi buoni, Michael Woods, Alejandro Valverde, Davide Formolo, George Bennet… In tanti hanno piazzato un uomo davanti. E proprio Bennet della Jumbo Visma lascia presagire un attacco di Primoz Roglic.

Ma quando in fuga ci sono 36 corridori è chiaro che qualcosa deve succedere. E così vanno via in quattro: Valverde, Woods, Fraile e Peters. 

Alejandro, tira più di tutti. In qualche modo deve (vuole?) pensare anche alla classifica generale. Gli altri invece sono, una volta tanto, più predatori del fuoriclasse murciano. E così ai 1.400 metri Woods pianta l’assolo. “El Bala” taglia il traguardo terzo. Il canadese della Education First conferma così il suo buono stato di forma dopo la vittoria nella terza tappa della Tirreno-Adriatico. Anche quella dopo una bella fuga e con un attacco nel finale.

A sinistra Enric Mas, a destra Alejandro Valverde
A sinistra Enric Mas, a destra Alejandro Valverde

“Vecchietti” in testa

Questo arrivo fa un po’ da contraltare al risultato finale del Giro d’Italia e di quelli di molte sue tappe. Se in Italia infatti l’hanno fatta da padrone i giovani, in Spagna (almeno in questa settima frazione) si è assistito alla riscossa dei “vecchietti”. Woods ha 34 anni anche Fraile è un over 30 e Alejandro ne ha addirittura 40.

Valverde mastro

Dopo il Tour de France Valverde ha corso il mondiale e poi ha saltato le classiche. Niente Ardenne. E adesso è lì. Competitivo come sempre: nono nella generale. Chi lo conosce giura che punterà al podio. O comunque vuole stare davanti per concedere la doppia carta alla sua Movistar, visto che c’è anche Enric Mas. Il fatto che oggi abbia tirato in vista del traguardo la dice lunga. Quando punta uno come lui è un cecchino.

E proprio Mas lo ha elogiato a fine corsa. «Hai fatto una tappa da 10 e lode. Ancora ci fai emozionare». Nell’anno in cui Movistar ha rivoluzionato il suo team, il saggio Eusebio Unzue non ha rinunciato il suo pupillo di sempre. E non è un caso che lo abbia affiancato a Mas. I due hanno corso il Tour: quinto Mas, dodicesimo Valverde.

«Oggi ci ho provato – ha detto Valverde – ma il mio obiettivo principale resta quello di aiutare Enric. Sono consapevole di non essere più un ragazzino».

Sarà, ma intanto quella trenata nel finale ci lascia pensare…

Puppio, la cultura del lavoro prima di tutto

21.10.2020
3 min
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Antonio Puppio da due anni milita nella formazione Kometa-Xstra Cycling, la Continental spagnola guidata da Ivan Basso e Alberto Contador. 

Quella appena conclusa è stata per il corridore varesino stagione d’investimento. Nel senso che è mancato l’acuto, ma ha accumulato molta esperienza. Va detto che il 21 enne di Samarate ha corso moltissimo con i pro’: in pratica è andato all’università. La facoltà? Lavoro e vita da corridore.

«In questi giorni – racconta Puppio – ho già iniziato con le attività alternative: qualche camminata, palestra e Mtb. E ci vuole perché il 2020 è stato breve ma intenso. Ho fatto molte gare di alto livello e devo dire che il feeling è stato buono. Mi sono sentito a mio agio con quei ritmi.

«Dopo la quarantena abbiamo avuto l’opportunità di rivedere i nostri obiettivi. Se in una stagione normale fai dei programmi che vanno da febbraio ad ottobre e punti ad andare forte in un certo periodo, quest’anno è stato gioco forza che si cercasse di andare tutti forte per il tempo che restava».

L’anno scorso Puppio ha disputato i mondiali a crono U23
L’anno scorso Puppio ha disputato i mondiali a crono U23

Esordio a doppia velocità

Il varesino parla in modo calmo. Racconta che correre con i pro’, specie nelle gare in cui ci sono squadre WorldTour, è parecchio differente.

«Sono due modo differenti di fare la corsa e di soffrire. Nelle gare dei pro’ è tutto più ordinato. Soffri perché quando una WorldTour decide di andare forte si va forte davvero. Negli U23 magari soffri anche di più ma non sai quando. Magari l’attacco buono arrivano all’inizio e non sono dei più forti, ma dei più coraggiosi o di chi si ritrova al posto giusto al momento giusto.

«Ricordo il mio debutto tra i grandi alla Vuelta Murcia 2019 con Valverde in maglia iridata. C’era una tappa per velocisti. Si andò tranquillamente. La velocità aumentò solo nel finale. Fu un esordio soft. Il giorno dopo invece c’era una tappa mossa. Sì parti a tutta, bagarre totale, e infatti dopo 100 chilometri fui costretto a fermarmi. Mi chiedevo: ma è lo stesso gruppo di ieri?».

Puppio ha compiuto 21 anni ad aprile (foto Kometa Xtra)
Puppio ha compiuto 21 anni ad aprile (foto Kometa Xtra)

Obiettivo crescere

Avere come maestri Basso e Contador non è cosa da poco. Esperienza e carisma non mancano. «Ogni loro parola è importante. Insistono molto sull’importanza del lavoro, sulla serietà, sul fare la vita del corridore. Dobbiamo rispettare una certa routine, impegnarci negli allenamenti, stare attenti a tavola, andare a dormire sempre negli stessi orari. Insomma essere corridori H24».

Ad oggi Antonio Puppio ancora non sa dove correrà il prossimo anno. Tutto è in divenire. Team, procuratore… c’è anche la possibilità che resti alla Kometa, ma una cosa è certa. «Io – dice il varesino – voglio fare il corridore e arrivare al massimo livello».