Conti e il complicato lavoro del gregario sugli sterrati

07.03.2021
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Ancora qualche riflessione sulla Strade Bianche di ieri. Una corsa così importante e scoppiettante lascia lo strascico. I protagonisti, lo abbiamo detto, sono stati tutti super campioni. Tra di loro c’era anche Tadej Pogacar. Ma se lo sloveno è andato forte il merito è anche dei suoi compagni della UAE Team Emirates. E tra chi lavora spesso dietro le quinte c’è il romano Valerio Conti.

Squadra compatta

Valerio lo pizzichiamo all’uscita dal bus poco dopo la doccia. Sta per andare in direzione di Larciano, per il Gp Industria & Commercio di quest’oggi dove correrà con la maglia della nazionale.

«E’ una corsa veramente bella dal punto di vista sportivo e paesaggistico – spiega il laziale – un arrivo fantastico in cui ha vinto il più forte. Per quanto riguarda me, purtroppo ho forato prima di Sante Marie e l’ammiraglia era molto indietro perché era caduto il nostro compagno di squadra Riabushenko. A quel punto non c’è stato più niente da fare. La gara era andata».

Conti porta davanti i capitani. Il laziale è sempre in prima fila e non si lascia intimorire
Valerio Conti porta davanti i capitani sugli sterrati

Conti consigliere

Valerio racconta del grande lavoro che richiede questa corsa per il team, per chi deve correre in supporto del capitano. Anzi, dei capitani, perché ricordiamo che c’era anche Formolo, lo scorso anno secondo alle spalle di Van Aert. Noi spesso vediamo solo il finale di corsa, ma prima ci sono 100 e passa chilometri in cui la gente non sa cosa succede. E che sono determinanti per il finale.

«Pogacar e Formolo – riprende Conti – erano i due capitani. Poi in corsa è diventato Tadej perché stava meglio. Fin quando abbiamo potuto abbiamo lavorato sodo. Ma poi da Monte Sante Marie, a prescindere dalla mia foratura, servivano le gambe. E da lì se l’è dovuta vedere da solo Tadej.

«Una gara come la Strade Bianche è molto dura perché sei sempre a tutta e così sarà sempre, perché i settori di sterrato vanno affrontati tutti davanti. C’è gente che scatta per anticipare gli ingressi. E’ tutto un rincorrersi e di conseguenza la velocità si alza. E infatti l’ordine d’arrivo è “sgretolato” peggio che in una gara in salita!».


Valerio aveva svolto un ottimo lavoro fino al momento della sua foratura, ma questa gara è piena d’insidie c’è chi fora, chi cade. A volte Pogacar lo affiancava per chiedergli qualche consiglio, per farsi riportare davanti.

«E’ capitato che Tadej mi abbia chiesto quando iniziasse questo o quel settore e come fosse. E io ho visto che l’avevo già fatta glielo spiegavo per bene. Poi per il resto si andava talmente a tutta che c’era poco tempo per parlare!».

Il gruppo lanciato sugli sterrati. In quei momenti la frenesia aumenta
Il gruppo lanciato sugli sterrati. In quei momenti la frenesia aumenta

Crossiti a nozze

Certo che quando ti chiami Conti o Pagacar, o meglio, quando non sei altissimo o non pesi 70 chili, non deve essere facile destreggiarsi in corse del genere, tra “bestioni” super potenti. Qui ci sono gli specialisti delle classiche, quelli che sono alti, hanno peso e watt da “regalare”.

«Ci vuole coraggio – dice conti – Tadej e pochi altri come lui hanno una marcia in più. Da parte nostra si cerca di dare il meglio, ma ovviamente loro sono molto più avvantaggiati. Soprattutto i ciclocrossisti. E’ molto difficile competere con loro, anche perché fanno molta meno fatica. Lo vedi dall’approccio degli sterrati, dagli ingressi in curva… Vanno a nozze. Guidano più sciolti. Poi si ritrovano sulla strada asfaltata con l’energia raddoppiata. In più per me che uscivo dall’infortunio alla clavicola non è stato facile e ogni tanto mi fa male… tipo oggi (ieri per chi legge, ndr)».

Valerio Conti, Tadej Pogacar, Davide Formolo, Monaco 2020

Assieme a Conti nel condominio incantato

05.01.2021
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Il condominio in cui vivono insieme Valerio Conti, Davide Formolo e Tadej Pogacar sta in un quartiere di Monaco che si chiama Fontvieille e si allunga verso la Francia. Il romano, che combatte ancora con la lussazione della spalla ma è ugualmente in partenza per il primo ritiro, giura che è stato quasi per caso, ma che su quelle scale si è creata una piccola enclave della Uae Team Emirates che darà certamente i suoi frutti anche in corsa. Nel condominio a rendere il quadro più variopinto, vivono anche Diego Rosa e sua moglie Alessandra.

Il Natale ad esempio l’hanno passato in sei. La famiglia Formolo, con mamma Mirna e la piccola Chloe. E con loro Valerio, la sua compagna Michela e il cane Zoe. Pogacar non c’era, è tornato nel condominio da un paio di giorni e ha trascorso le Feste in Slovenia.

«Sarei rientrato volentieri a Roma – ammette Conti – ma avrei dovuto fare due settimane di quarantena. E a quel punto, tornare per restare chiuso in casa non aveva troppo senso. Nel frattempo ho tolto il tutore e mi sforzo di tenere la spalla vicina al corpo. Da un paio di giorni pedalo sui rulli e fra una settimana vorrei tornare in bici».

Valerio Conti, Giro d'Italia 2020
Valerio Conti ha corso il Giro d’Italia 2020 in appoggio a Diego Ulissi
Valerio Conti, Giro d'Italia 2020
Conti ha corso il Giro 2020 per Ulissi

Valerio è stato stretto da un’auto contro la scarpata e gli è andata anche bene, perché invece di rompersi la spalla ha avuto la blanda lesione di un legamento, che continuerà a fargli male e a condizionarlo psicologicamente, ma alla lunga andrà perfettamente a posto.

Come va nel condominio?

I primi siamo stati Formolo e io, dato che Michela è amica di Mirna. Poi sono arrivati Tadej e la sua compagna Urska. Stiamo bene. Pur avendo allenatori diversi riusciamo a fare i nostri giri insieme e questo è importante anche per farsela passare meglio. In più spesso usciamo a cena insieme. A Natale e a Capodanno invece siamo stati insieme a Formolo, perché non si poteva uscire. Proprio come in Italia.

Com’è la zona?

Si chiama Fontvieille e sta proprio alla fine del Principato di Monaco. Due pedalate e siamo in Francia. Si esce subito da casa e non c’è traffico. Si fa una galleria che sale quasi a chiocciola e si prende la strada per allenarsi, che corre lungo il mare e porta verso il Col d’Eze verso Nizza, oppure verso l’Italia.

Mai freddo e sempre sole?

Il clima è spettacolare, meglio che a Roma. Da noi d’inverno può fare caldo, ma in certe zone dei Castelli c’è ombra e fa comunque molto freddo. Qua in un’ora di bici hai tutto quello che serve per fare i lavori specifici ed è sempre in pieno sole. Forse c’è poca pianura, ma giusto questo.

Panorama Fontvieille, Monaco
Fontvieille, ultima propaggine di Monaco verso la Francia: il condominio in cui vivono i tre si trova qui
Panorama Fontvieille, Monaco
Il condominio si trova a Fontvieille, propaggine di Monaco
Quindi si può uscire di buon’ora non dovendo aspettare che l’aria si scaldi?

A dire il vero, non mi piace partire troppo presto. Diciamo che le 9,30-10 sono un orario congruo.

Di fatto da quelle parti vive mezzo gruppo del WorldTour…

E’ bello per quando ti alleni e per le cose burocratiche. Si mettono insieme tutte le esperienze e questo per la quotidianità fa una grande differenza. Ci sono parecchi compagni di squadra. Trentin sta proprio a Monaco, mentre a Bordighera ci sono Oliviero Troìa e Stake Laengen che però ha la residenza da qualche altra parte, non a Monaco e nemmeno in Norvegia.

Come va la quasi convivenza con Pogacar?

E’ semplicissima e non lo dico perché siamo compagni di squadra. Gli piace divertirsi, non fa vita di clausura. Del resto, ha 22 anni! Gli viene tutto facile. Dire che potesse vincere il Tour era un azzardo, ma visto quante tappe dure aveva vinto nel 2019 alla Vuelta? E al Tour non ha mai perso il filo della corsa e ha vinto praticamente senza squadra.

Sai già quale sarà il tuo programma di gare?

Non è ancora ben definito. Dovrei fare il Giro e Tadej il Tour, mentre saremo insieme ai Paesi Baschi. In realtà non mi dispiacerebbe fare il Tour, ma non entrambi perché sono troppo ravvicinati e a giugno avrei in programma il Giro di Slovenia. Il mio calendario fino al Giro sarà bello pieno.

Davide Formolo, Tadej Pogacar, Uae Tour 2020
Davide Formolo e Tadej Pogacar: a detta di Conti due pianeti completamente diversi
Davide Formolo, Tadej Pogacar, Uae Tour 2020
Formolo e Pogacar, due pianeti diversi
Dici che in corsa aiuterà questo buon vicinato?

Al 100 per cento. Già ti impegni sempre, ma per un amico ti impegni di più. Lo vedo quando corro con Ulissi. Credo che anche stare a ruota di uno che conosci sia un vantaggio.

Nel condominio c’è anche Formolo.

Altro buon amico, ma con un’altra testa. Davide cambia idea in continuazione su tutto. E anche in corsa, il rendimento va di pari passo con il carattere. Formolo parte sempre a bomba nelle prime tappe e poi cala. Pogacar ha un gran motore, come ce ne sono altri. Ma ha un recupero straordinario, come in giro non ce ne sono. La sua forza è quella, nell’ultima settimana va sempre più forte e sapete anche perché? Perché si stressa talmente poco, che non butta via energie in pensieri e ansie.

Chi ha cucinato a Natale?

Le signore. E devo dire che si sono date da fare. A Capodanno invece hanno un po’ tirato i remi in barca. Abbiamo ordinato un hamburger enorme al ristorante romano che si chiama “Ai tre Scalini” e loro hanno fatto i dolci e le lenticchie.

Il 2021 è ricominciato sui rulli?

Ma non tantissimo. Faccio 40 minuti la mattina e 40 il pomeriggio. Ora posso poggiare la mano sul manubrio, ma sto già facendo le valigie. Vado in ritiro. E tra una settimana voglio tornare su strada.

Vincere o far vincere. E’ il Conti-pensiero

15.11.2020
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«E’ stata una stagione strana in generale. Abbiamo passato tantissimo tempo sui rulli e non si è mai fatta una vera base per essere costanti tutto l’anno». Valerio Conti appare ancora frastornato dall’annata più folle del millennio, tuttavia il corridore della UAE fa una disamina più che interessante.

L’abbraccio tra Conti e Ulissi a Monselice
L’abbraccio tra Conti e Ulissi a Monselice

L’altalena

«Io, come molti altri, sono partito forte, poi ho avuto un calo, poi ancora forte… E’ stata un’altalena anche mentale. Tutto in poco tempo: non mi è piaciuto».

Ciò nonostante il laziale guarda il bicchiere mezzo pieno. E ammette che questo anno gli è servito molto per crescere. Era partito bene, vincendo il Trofeo Matteotti.

«E anche al Giro andavo forte. Poi dopo la prima settimana ho sempre avuto un po’ di febbre. Ho anche avuto paura di aver preso il covid, ma non era così. Per farla breve dopo 6 giorni ero già morto. Mi sono ammalato nella tappa di Camigliatello Silano e da lì è andata sempre peggio. Non ho più recuperato».

Regista in squadra

Valerio è uno di quei corridori che spesso lavora dietro le quinte, ma che invece è presente. Per i suoi compagni è un riferimento, sia in corsa che fuori.

«Io sono una persona positiva e spesso stempero la tensione in squadra, tendo a fare gruppo. La sera prima della sua seconda vittoria, Ulissi era molto teso. Il giorno dopo in corsa lo guardo e lo vedo ancora sulle sue. Allora lo affianco e gli dico: sei qua, fai la tua corsa e come va, va. Non stare a pensare agli altri. Dopo pochi chilometri Diego mi fa: qui la fuga ha troppo vantaggio, cinque minuti. E ha mandato Bjerg a tirare. Lui tende a fare parecchio di testa sua, però di me si fida».

Sarebbe bello arrivare a vincere la classifica Uci per i team con la UAE.

Valerio Conti

E la zampata, non solo psicologica di Conti, c’è stata anche nella prima tappa in linea del Giro, quella con arrivo ad Agrigento. In quell’occasione Valerio ha suggerito un assist che Ulissi proprio non poteva mancare, con tutte le debite proporzioni tra il calciatore che deve appoggiare la palla a porta vuota e il ciclista che deve lottare con altri cento avversari. Quel giorno l’azione del romano non è passata inosservata. 

«Su quell’arrivo tutti erano freschi e riuscire a fare una cosa del genere come abbiamo fatto non è stato facile. Magari in tv non si vedeva, ma il ritmo era altissimo e già solo per prendere la salita in testa c’era stata una lotta tremenda. Senza considerare il ritmo imposto nel finale per non restare chiusi e portare fuori Ulissi».

Conti in testa al gruppo, con la sua UAE
Conti in testa al gruppo, con la sua UAE

Vincere o far vincere

Valerio ha un contratto anche per il 2021 con la UAE. Lui è conscio del suo ruolo. Ulissi, Pogacar, Oliveira… C’è la consapevolezza che la squadra sta diventando una vera corazzata per essere in prima linea su tutti i terreni.

«Potrò essere vicino a Pogacar e Ulissi e avrò anche le mie opportunità in qualche corsa minore, ma certo se ci sono loro ad un Giro, un Tour, una Liegi… ci dobbiamo mettere a disposizione. Io posso aiutare. Tanto parliamoci chiaro, nel ciclismo di oggi conta chi vince e chi fa vincere. Chi fa sesto, undicesimo… sì, è andato fortissimo, ha fatto un buon risultato, ma alla fine cosa gli cambia? Chi si ricorda di lui? Io credo che la UAE stia lavorando bene, l’arrivo di Majka è un bel rinforzo. E’ quel Sepp Kuss che mancava, l’ultimo uomo per la salita.

«Già ripetere quel che abbiamo fatto quest’anno non sarebbe male – conclude Conti – ma sarebbe bello arrivare a vincere la classifica Uci per i team. Ed ho io la percezione che stiamo costruendo una corazzata per farlo!».

Ulissi

Ulissi, ad Agrigento sprint perfetto

04.10.2020
3 min
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L’arrivo di Agrigento ricorda vagamente quello di Fiuggi del 2015. Strada che sale nel finale, velocisti che saltano, corridori potenti che si sfidano e Diego Ulissi che partendo “agile” (aveva il 53×15) li beffa tutti.

Quello che ospitò anche i mondiali del 1994, sembrava l’arrivo perfetto per Peter Sagan e Michael Matthews. Ma alla fine grazie a freddezza tattica, un grande gregario come Valerio Conti e gambe ottime, Ulissi è riuscito a far fuori l’asso della Bora-Hansgrohe. Il toscano, settimo sigillo nella corsa rosa, si riprende così dopo un approccio non perfetto al Giro.

Delusione iridata, gioia rosa

«Avevo vinto al Lussemburgo e mi aspettavo grandi cose al mondiale», racconta Ulissi. «Invece ad Imola sono stato male nel finale. Ho vomitato nel momento clou. Forse alla vigilia avevamo mangiato troppo. Cosa? Le solite cose: pasta, carne bianca… Io poi avverto molto gli sbalzi di temperatura. Ad Imola siamo passati dal caldo al freddo all’improvviso. Arrivarci con quella condizione e raccogliere così poco mi ha dato davvero fastidio.

«Non solo, ma poi sono stato male anche nei giorni successivi e temevo per il Giro. Il covid? No, non ho mai pensato di poterlo avere. Primo perché facevamo continuamente i tamponi e poi perché non ho mai avuto la febbre».

Giro d’Italia, Alcamo-Agrigento. Ulissi abbraccia il compagno di squadra Valerio Conti
Ulissi abbraccia il compagno di squadra Conti

La stoccata perfetta 

Quel momento però è alle spalle. Questa vittoria lo fa sorridere, dà certezze e morale. In conferenza stampa Ulissi indossa la maglia ciclamino. Lui assicura che non la terrà. Piuttosto cercherà di passarla al compagno di squadra Gaviria. Sempre molto generoso.

Il gioco di squadra oggi è stato un meccanismo perfetto, così come la scelta del rapporto per lo sprint e le tempistiche per l’attacco.

«Gli ho detto di provare, ma Fernando ha lasciato spazio a me. Nelle tappe veloci lavorerò per lui. In frazioni con strappi così cercherò io di portare a casa il risultato. Sapevo che dopo quel buco ai 600 metri chiunque fosse rientrato avrebbe speso tanto. Io invece prima dell’ultima curva sono anche riuscito a recuperare un po’. E infatti Sagan non mi ha rimontato. Un grande merito è di Conti che ha fatto esattamente quello che gli ho detto». 

Consapevolezza e maturità

Spesso ad Ulissi è stato imputato il limite della distanza. Sopra certi chilometraggi Diego non sfrutta le sue qualità. Perde forza e spunto veloce. 

«Noi della Uae siamo qui al Giro per vincere più tappe possibili. Per quanto mi riguarda ho fatto gare belle anche nelle classiche. Ho raccolto un terzo posto alla Freccia Vallone lo scorso anno. Però sono realista, guardo i numeri e so che certi numeri non ce li ho. Certo che mi piacerebbe vincere una Liegi, la corsa dei miei sogni, o un Lombardia. E magari chissà, un giorno ce la farò. Ad oggi però i risultati dicono che non ho vinto quelle gare». 

Quest’ultima frase è una presa di coscienza molto importante. A nostro avviso non è un ridimensionamento ma un segno di maturità. Saper valorizzare quel che si ha e non piangere per le mancanze magari potrà dargli quella serenità e quella sicurezza per spingersi oltre.