Valentin Paret-Peintre a tutto tondo: Remco, Landa, il Giro e l’Italia

24.01.2025
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CALPE (Spagna) – Nei movimenti Valentin Paret-Peintre può sembrare timido invece parla chiaro e a testa alta. Magrissimo, disponibile, simpatico: Valentin ci è sembrato un vero amante di questo sport. Lo scalatore francese lo scorso anno ha conquistato una tappa del Giro d’Italia, quella di Cusano Mutri, dimostrando di poter competere ad alti livelli nelle grandi corse a tappe e nei grandi team. In questo inverno ha fatto un importante passo nella sua carriera, passando dalla Decathlon-Ag2R alla Soudal-Quick Step, una delle squadre più storiche. Qui avrà il compito di supportare due grandi campioni come Mikel Landa e Remco Evenepoel.

Lo rivedremo al Giro d’Italia, questa volta con un ruolo chiave nel supporto di Landa, pronto a mettersi al servizio della squadra in un’edizione che si preannuncia particolarmente aperta senza Vingegaard, Pogacar e appunto il suo compagno Evenepoel e che per questo motivo potrebbe essere di nuovo una gigantesca occasione (anche) per lui (in apertura foto Wout Beel).

Valentin Paret-Peintre (classe 2001) è alla quarta stagione da pro’, la prima con la Soudal-Quick Step
Valentin Paret-Peintre (classe 2001) è alla quarta stagione da pro’, la prima con la Soudal-Quick Step
Partiamo dal cambio di squadra, Valentin. Quali sono le principali differenze tra la Decathlon-Ag2R e la Soudal-Quick Step?

Direi principalmente l’organizzazione e la mentalità. Alla Soudal-Quick Step c’è un approccio molto preciso alla preparazione, con uno staff tecnico estremamente attento ai dettagli. Ho trovato una struttura molto professionale che mi aiuta a crescere giorno dopo giorno. Anche il ruolo che mi è stato assegnato è diverso rispetto al passato: qui sono chiamato a lavorare per i leader, mettendo da parte le ambizioni personali. Non vedo l’ora d’iniziare a correre.

Come stai affrontando questo cambiamento di ruolo? Da fuori potrebbe essere un passo indietro per te: alla Decathlon eri un capitano, qui dovrai lavorare per dei leader. E sono grandi leader…

Ed è questo il punto. Lavorare per i grandi campioni… che è diverso dal fare il gregario per un capitano qualsiasi. E’ una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità di apprendimento. Quando ho cercato squadra, ho cercato un leader capace di vincere un grande Giro. La differenza è tutta qui. Se tu fai un buon lavoro sei lo stesso sotto i riflettori e sei riconosciuto per ciò che hai fatto. E penso che con Remco e Mikel io sia nella squadra giusta. Sono circondato da atleti di altissimo livello e da uno staff che sa come ottenere il massimo da ciascun corridore. Mi sto adattando bene e credo che questa esperienza mi aiuterà a crescere sia come atleta che come persona.

Curiosità: con chi sei in camera?

Con Mikel. Abbiamo subito cercato di legare e di conoscerci. Sta nascendo un bel rapporto.

Hai cambiato molto dunque?

Sì, ho cambiato allenatore, preparatore, direttore sportivo e qui c’è un modo differente di vedere il ciclismo: tutto è più strutturato e organizzato per obiettivi. Alcuni di queste obiettivi saranno più difficili da raggiungere… ma resta sempre ciclismo! In più è una squadra con atleti di tante Nazioni, tutto è più internazionale. Ho notato più scambio di idee fra il management e i corridori per affrontare le cose: allenamenti, ritiri… e questo credo sia un bene per rendere il più possibile.

Credevamo andassi al Tour e invece sarai al Giro d’Italia. Sarai un co-leader insieme a Landa?

No, no… sarò lì per aiutare di Mikel. Più o meno farò come l’anno scorso quando ho aiutato Ben O’Connor. Ma io credo che se sarò al fianco di Landa fino alla fine, se riuscirò a fare un buon lavoro sulle grandi montagne, alla fine verrà fuori un buon piazzamento. Ma l’obiettivo numero uno è aiutare Mikel, non il mio piazzamento. Se poi avrò la possibilità di vincere una tappa tanto meglio. Ma sono già contento di poter essere di nuovo al Giro. Ricordo bene l’atmosfera e il pubblico italiano. Farò anche la Tirreno-Adriatico prima: è bello correre da voi.

Valentin Paret-Peintre sfreccia a Cusano Mutri: prima vittoria da professionista
Valentin Paret-Peintre sfreccia a Cusano Mutri: prima vittoria da professionista
Qual è stata l’importanza della vittoria a Cusano Mutri nella tua carriera?

È stata una vittoria fondamentale. Mi ha dato fiducia nei miei mezzi e ha dimostrato che posso competere con i migliori. Ho imparato molto da quella giornata, soprattutto sulla gestione dello sforzo e sulla strategia di corsa. Spero di poter replicare quelle sensazioni nelle prossime stagioni.

Cosa pensi del pubblico italiano?

Il pubblico italiano è straordinario. Ama profondamente il ciclismo e sa come trasmettere il proprio entusiasmo ai corridori. Correre in Italia è sempre speciale perché ci si sente spinti dalla passione dei tifosi lungo le salite più iconiche. Tutti dicono del Tour che è grande, che è seguito. Vero. C’è anche più gente, ma da quello che ho notato in Italia la gente che è a bordo strada è competente, sa di ciclismo. Al Tour vedono l’evento, ma non è detto che tutti seguano il ciclismo.

Sei uno scalatore puro Valentin e hai una certa “sensibilità” per la strada che sale: quali sono, per te, le differenze tra le salite italiane e quelle francesi?

Sulle Alpi (specie quelle occidentali) grandi differenze non ce ne sono. Le salite italiane spesso sono più tecniche e con pendenze più irregolari rispetto a quelle francesi. Le strade sono più strette e il fondo stradale a volte è più impegnativo perché è più sconnesso. In Francia, le salite tendono ad essere più lunghe e con pendenze costanti. Questo cambia il modo di affrontarle sia fisicamente che tatticamente. In Francia si tende ad andare più regolari.

Ecco il francese con Landa: i due saranno al Giro d’Italia (foto Wout Beel)
Ecco il francese con Landa: i due saranno al Giro d’Italia (foto Wout Beel)
Chiaro…

E anche per questo credo che fra i tre grandi Giri, anche se non ho ancora fatto il Tour, quello d’Italia sia il più adatto alle mie caratteristiche.

Una salita simbolo della prossima edizione è il Mortirolo: cosa ne sai? Il tuo capitano Landa ci andò molto forte…

Il Mortirolo è una salita durissima, una delle più difficili e note nel mondo del ciclismo. So che sarà una sfida enorme, quindi sto lavorando molto sulla resistenza e sulla gestione dello sforzo. Con il supporto del team, spero di poter dare il mio contributo nel miglior modo possibile per aiutare Landa nelle tappe decisive.

E con la nuova bici come è andata?

Ah – sorride Valentin – top! Nessun problema ho trovato subito la posizione e il feeling è ottimo. Anche le ruote sono molto scorrevoli. Ho iniziato subito a lavorare anche con la bici da crono. Siamo andati sul circuito di Zolder per migliorare la posizione. E’ stato qualcosa che mai avevo fatto prima. Anche in ottica futura, se dovrò puntare alla classifica generale, questo lavoro a crono mi sarà utile.

Assalto francese. Paret-Peintre sogna. Bardet fa spallucce

14.05.2024
5 min
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CUSANO MUTRI – Succede che ad una dozzina o poco più di chilometri dall’arrivo Valentin Paret-Peintre e Romain Bardet si parlino. In francese ovviamente. Sono a ruota di Andrea Bagioli. Davanti c’è Jan Tratnik che continua a guadagnare.

Un segno. È il momento. I due scappano. E l’affondo è buono. Ora o mai più, altrimenti lo sloveno avrebbe guadagnato troppo.
Rapporto lungo per il corridore della Decathlon-AG2R La Mondiale, lunghissimo per quello della DSM-Firmenich. Sono due scalatori, se lo possono permettere.

Valentin Paret-Peintre (classe 2001) e Romain Bardet (1990) cercano di rintuzzare Tratnik
Valentin Paret-Peintre (classe 2001) e Romain Bardet (1990) cercano di rintuzzare Tratnik

Francesi all’attacco

Il più giovane dei francesi sembra più brillante. È pimpante sui pedali. L’altro giorno eravamo stati in fuga con lui verso Prato di Tivo. Nell’ammiraglia, il suo diesse Cyril Dessel approvava quell’attacco sul Gran Sasso.
«Bene, gli dà fiducia», diceva. Poi man mano che la UAE Emirates tirava, il gruppo dei big si assottigliava e lui era ancora lì, un po’ si stupiva. Forse neanche lui immaginava che il più piccolo dei Paret-Peintre stesse così bene.

«E’ stato stupendo – dice con un filo di emozione e occhi sinceri Valentin – è incredibile. La mia prima vittoria da professionista ed è una tappa in un grande Giro. Tra l’altro con un grande campione come Romain. Dall’ammiraglia mi dicevano di tenere d’occhio lui (come a Prati di Tivo, ndr)».

Ai -3 km dall’arrivo Valentin parte secco. Riprende e stacca Tratnik. Dopo quello di Thomas è il secondo successo francese in questo Giro
Ai -3 km dall’arrivo Valentin parte secco. Riprende e stacca Tratnik. Dopo quello di Thomas è il secondo successo francese in questo Giro

Dessel stratega

Oggi di nuovo in fuga, stavolta Valentin Paret-Peintre ha fatto centro. Gestito ancora magistralmente da Dessel, che gli spiegava il finale e gli immediati chilometri con precisione.

«Cyril – riprende Valentin – mi ripeteva di stare tranquillo, che la salita era lunga, che mi dovevo gestire. Però mi ha detto anche che gli ultimi tre chilometri erano i più duri. Ho capito che quello era il momento. Dovevo approfittare di quelle pendenze. E dopo che sono partito mi incitava. Mi diceva: “Vai, è il tuo momento”. “Ce la puoi fare”».

Campione in crescita

Valentin Paret-Peintre è il figlio di una nuova generazione di ciclisti cresciuti in casa. Non solo la Groupama-FDj in Francia lavora bene, anche la Decathlon-Ag2R La Mondiale, specie con gli juniores, vanta un bel vivaio. E Valentin, come suo fratello Aurelien, è un campioncino costruito in casa. E i suoi margini sono ampi.

«L’obiettivo era quello di andare in fuga – ha detto Paret-Peintre – sapevo che si poteva vincere, ma non era facile. Soprattutto nella prima parte con tutta quella pianura. E infatti mi hanno aiutato molto Touzé e Tronchon: mi hanno consentito di risparmiare molte energie. Ma tutta la squadra ha fatto un grande lavoro. La salita lunga, la fuga giusta, i compagni, le gambe buone… era questione di tante cose che si allineassero».

«Davvero sono felice. Ho preparato bene questo Giro d’Italia, ho fatto per la prima volta in carriera un ritiro in quota. Ho alzato il mio livello. Non so se in futuro vorrò puntare alla generale. Vedremo. Mi piace andare in fuga. So che ogni anno voglio puntare forte su uno dei tre grandi Giri: una volta il Giro, una il Tour, una Vuelta e poi ricominciare».

Romain Bardet all’arrivo di Bocca di Selva. Ha incassato 29″ da Valentin Paret-Peintre
Romain Bardet all’arrivo di Bocca di Selva. Ha incassato 29″ da Valentin Paret-Peintre

Ecco Bardet

Se Valentin Paret-Peintre è preso in carica dai ragazzi del podio, Romain Bardet può far scorrere la sua bici verso il massaggiatore, che lo attende con indumenti caldi ed asciutti e il bibitone per il recupero.

Magro, anzi magrissimo: le sue costole sembrano quasi corpi esterni, Bardet si cambia con calma

E’ dispiaciuto ma non deluso. «Ho cercato di anticipare – ha detto Bardet – perché non stavo benissimo. Anzi, non avevo belle sensazioni alle gambe. Ma questo succede dopo il giorno di riposo, specie quando l’età avanza».

Aurelien completa la festa di famiglia Paret-Peintre. Stacca il drappello dei big, arriva quinto e festeggia per la vittoria del fratello
Aurelien completa la festa di famiglia Paret-Peintre. Stacca il drappello dei big, arriva quinto e festeggia per la vittoria del fratello

Parole da saggio

Intanto sfila Aurelien Paret-Peintre, fratello maggiore di Valentin ed ex compagno di Romain. I due si abbracciano.

Un sorriso e Bardet riattacca: «Vero, ci siamo parlati con Valentin. Volevamo capire come stesse davvero Bagioli. Gli ho detto che dovevamo andare perché perché Tratink aveva un bel vantaggio. Bisognava fare un buon ritmo. Abbiamo collaborato bene. Sapevo che gli ultimi chilometri sarebbero stati difficili per me, come detto le sensazioni non erano positive. Complimenti a Valentin, ha giocato bene le sue tappe».

Infine prima di congedarci, a Bardet viene fatto notare che in classifica generale ha recuperato un bel po’ (ora è 7° a 4’57”). Ma lui fa spallucce. Glissa del tutto. Dice che non ne sa nulla. Scaramanzia? O dubbio eterno degli uomini da corse a tappe se mollare o tenere duro? E’ chiaro che se tiene duro i pretendenti al podio e alle posizioni di vertice non gli lasceranno spazio. Come si è visto oggi con l’inseguimento della Bahrain-Victorious.

Dentro al Giro, in fuga anche noi sull’ammiraglia Decathlon

11.05.2024
7 min
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PRATI DI TIVO – Il messaggio diceva: “Appuntamento alle 11,30 al bus della Decathlon-AG2R La Mondiale. Seguirete l’ottava tappa nella seconda ammiraglia con il direttore sportivo Cyrill Dessel”. E poi seguiva un brevissimo decalogo di regole da seguire. Ma che occasione: vivere e osservare il Giro d’Italia da dentro.

Talmente dentro che ad un certo punto avevamo Tadej Pogacar e Domenico Pozzovivo praticamente aggrappati allo specchietto destro!

Valentin in fuga

Prima di partire Dessel ci spiega più o meno come sarà la giornata. «L’idea è quella di piazzare un uomo in fuga, possibilmente Valentin Paret-Peintre o anche Alex Baudin. E per questo motivo, noi che siamo la seconda ammiraglia partiremo un po’ prima della corsa. Così da accodarci direttamente e non dover superare il gruppo (specie su strade tante tortuose, ndr). Faremo un primo rifornimento da terra al chilometro 33».

Al chilometro 33 perché in teoria la fuga doveva aver preso il largo. E così infatti facciamo. Solo che la UAE Emirates di Pogacar ha messo subito le cose in chiaro e finché il drappello di testa non si è ridotto non ha lasciato spazio. Un minuto scarso, troppo poco per seguire la fuga secondo regolamento. Morale della favola. Siamo ripartiti, ma dietro il gruppo.

I 20 chilometri che seguono sono da follia pura. Si vola. Le ruote dell’ammiraglia stridono, neanche fossimo in un poliziesco americano. E’ una danza e una lotta tra ammiraglia, moto, giudici e qualche corridore che riesce persino a rientrare. Entra ed esci dai borghi umbri. Le pietre delle case sono punti ocra (e oggi anche rosa) nel verde di questa splendida porzione di Appennino Umbro-Laziale.

Finalmente in Valnerina, quando la strada si allarga e ci sono “persino” due chilometri di pianura la giuria dà il via libera alle ammiraglie per andare sulla fuga. E’ qui che facciamolo slalom tra Pogacar, Pozzovivo e tutti gli altri. Nel risalire si lasciano delle borracce ai ragazzi della Decathlon-AG2R La Mondiale. Si ottimizza.

Paesaggi splendidi quelli dell’Appenino Centrale
Paesaggi splendidi quelli dell’Appenino Centrale

L’occhio del diesse

Da questo momento, Dessel prende in mano la situazione. E anche la radiolina. Inizia a dare indicazioni a Valentin Paret-Peintre su come gestire la corsa. Il viso del direttore sportivo, gentilissimo, si fa più concentrato.

Gli illustra la situazione. Anzi, prima ancora gli chiede se ha bisogno di acqua, malto, gel…. Poi con un tono molto calmo, inizia dirgli come saranno i chilometri successivi. Di chi è meglio messo nella generale della fuga. Gli fa notare che la  Ineos Grenadiers ne ha due e Sheffield sta tirando per Narvaez, quindi deve cercare di fare il suo, ma anche di risparmiare il più possibile.

Il tablet con VeloViewer è una fonte inesauribile di dati. Grazie alla connessione di tutta la squadra, Dessel riesce a dire a Valentin che «Fra 80 metri sulla destra c’è Sabino per il rifornimento a terra».

E nel finale Dessel calcola anche il tempo massimo. In una schermata apposita inserisce il time di Pogacar, aggiunge il dato del 18 per cento, il distacco massimo dal vincitore previsto per oggi, e automaticamente gli esce il tempo massimo: 43’36”.

Paret-Peintre attento

I chilometri passano. Si oltrepassa la splendida Leonessa. Si plana con delle curve incredibili su Posta. Quindi Borbona. Dalla Provincia di Rieti, Lazio, si entra in quella dell’Aquila, Abruzzo. Tante curve, paesi stracolmi di gente, boschi e qualche segno ancora del terremoto, anzi dei terremoti sia L’Aquila che Amatrice. Ma per questi argomenti c’è poco tempo. La corsa è sempre più nel vivo. Dietro la UAE Emirates gioca come il gatto col topo. Il distacco è una fisarmonica che non si allontana troppo dal minuto e mezzo.

L’Intergiro è posto su un rettilineo che tira, dopo di che inizia il penultimo Gpm di giornata Una salita di 4 chilometri.

«Valentin – dice Dessel alla radio – stai attento a questo traguardo. Bardet potrebbe approfittare per continuare l’attacco e portare via un drappello». Da dietro Paret-Peintre esegue alla lettera e inizia a marcare il vecchio Bardet. Ma non succede nulla. Perché?

Perché da davanti arrivano notizie che allo scollinamento di Colle Abbio c’è vento. E’ contrario e anche forte e la successiva discesa che porta all’imbocco di Prati di Tivo non è tecnica ed è poco pendente. Insomma, le peggiori condizioni per attaccare.

La Decathlon-AG2R voleva andare in fuga con Valentin Paret-Peintre: missione riuscita
La Decathlon-AG2R voleva andare in fuga con Valentin Paret-Peintre: missione riuscita

Bravo Valentin

Dessel non martella il suo atleta alla radio. Poche indicazioni, ma che gli restino in testa. Semmai qualche indicazione sulla tipologia di strada successiva, indica a chi passerà dopo una strettoia più insidiosa di altre, ma nulla più. 

E il non attacco di Bardet è giusto. Ai -25, a metà della planata l’ultimo rilevamento dice 55” tra fuga e gruppo. Ai -24 radiocorsa annuncia: «Stop per le ammiraglie in fuga. Stop. Stop». Appena troviamo un varco ci fermiamo. Si approfitta per mangiare un boccone. Si lascia passare il gruppo della maglia rosa dove viaggiano anche O’Connor, Aurelien Paret-Peintre e Baudin e quando transitano altri atleti della Decathlon-AG2R La Mondiale ci mettiamo in coda. Con i leader c’è la prima ammiraglia.

Eppure questa sosta sa quasi di beffa. Ancora una volta la UAE Emirates lì tiene lì, ma non chiude. Così succede che Valentin Paret-Peintre attacca da solo sulla scalata finale. Noi non possiamo far altro che seguire il suo tentativo dalla tv dell’ammiraglia… aspettando l’affondo di Pogacar.

Decathlon promossa

Arriviamo in cima scortando Andrea Vendrame e Damien Touzé, che salgono tranquillamente tra i 18 e 23 all’ora, dato che sarà interessante per chi conosce questa scalata. I minuti fioccano, ma i due sono abbondantemente nel tempo massimo. Meglio risparmiare energie. Lungo la scalata la gente cuoce arrosticini. Qualcuno lo prendiamo anche noi, in cambio di una borraccia. E un paio li prende anche Touzé! 

«Penso che oggi sia stata una buona corsa per noi – dice il direttore sportivo – questi attacchi e lo scatto nel finale sono stati importanti per Valentin. Lui è giovane e gli danno fiducia. Volevamo provarci con lui e ci siamo riusciti. Immaginavamo che Pogacar volesse vincere questa mattina al via. Ma dopo una fuga con tante  squadre e difficile da controllare pensavo che lasciasse un po’ più di spazio. Controllarla oggi non era facile, ma lo hanno fatto per tutto il giorno. 

«E poi penso sia stata una buona tappa anche per Ben O’Connor. Lui ha bisogno di muoversi così. E’ arrivato terzo. Ha preso l’abbuono. E se la può giocare per il podio. Credo sia qualcosa di realistico».

Ai 500 metri dal traguardo la deviazione ammiraglie interrompe la nostra avventura “dentro al Giro”. Una giornata ricca di passione e adrenalina. Lo sportello si apre. Un cinque con Dessel e il meccanico Michel Szkolnike si va… a scrivere questo pezzo.