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L’esordio di Gasparrini alla Uae, con un record

25.02.2023
4 min
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Se non è una prestazione da Guinness dei Primati, poco ci manca… Alla Volta Comunitat Valenciana femminile disputata la scorsa settimana, Eleonora Camilla Gasparrini ha infilato una serie di prestazioni uniche, almeno statisticamente: quattro tappe e quattro quinti posti in sequenza, né più né meno. Se a questo si aggiunge che la ventenne torinese era al suo debutto assoluto con il Uae Team Adq, con il quale è entrata nel WorldTour.

La Gasparrini sul podio della Volta Valenciana, prima nella classifica delle giovani
La Gasparrini sul podio della Volta Valenciana, prima nella classifica delle giovani

Il particolare non le è sfuggito e la fa sorridere: «Se ci provavo direttamente, non ci sarei mai riuscita… Nel complesso posso dirmi soddisfatta, ho avuto sensazioni più che buone. Ci tenevo a far bene non solo per la squadra, ma anche per avere buone indicazioni per il prosieguo della stagione e in particolare le classiche belghe».

Ottenere quattro volte lo stesso piazzamento denota anche una certa poliedricità…

Effettivamente è quello che mi hanno detto i tecnici, ho dimostrato di poter andar forte su svariati terreni. La prima tappa si è conclusa con una volatona di gruppo, la seconda sempre allo sprint dopo che il gruppo si era spaccato. Nella terza c’erano ben 3.000 metri di dislivello, molto dura, ho chiuso seconda nel gruppo delle prime inseguitrici, nella tappa finale la salita conclusiva ha fatto selezione, ma ho fatto comunque la volata del gruppetto inseguitore delle prime due. Alla fine ho dimostrato di cavarmela ovunque.

Per la ventenne un esordio più che positivo nel nuovo team, protagonista in ogni frangente
Per la ventenne un esordio più che positivo nel nuovo team, protagonista in ogni frangente
Che cosa ti ha detto questa prima esperienza stagionale?

Mi ha confermato di essere una ciclista abbastanza polivalente, ma devo ancora scoprire molto su me stessa. Non mi sono ancora testata su un percorso con tanta salita, soprattutto su salite lunghe. Era la prima volta che provavo a stare al passo di atlete con maggiore propensione per i tracciati duri. Ero abituata a gestirmi su certi percorsi, andare un po’ al risparmio energetico, ma questa volta ho corso spesso andando oltre i miei limiti e questo mi conforta.

Era la tua prima esperienza in un team della massima serie. Che cosa è cambiato?

Le gare in fin dei conti sono le stesse che frequentavo lo scorso anno con la Valcar, team al quale devo davvero tanto. Quel che cambia però sono le responsabilità: le aspettative sono molto alte, io le sentivo anche prima, ma la situazione è certamente diversa. Ora si parte sempre per vincere, come team e bisogna farsi trovare sempre pronti. Vincere è quasi un obbligo se corri a questi livelli, la struttura della quale sono entrata a far parte è molto diversa.

Per la torinese due anni di “apprendistato” alla Valcar, team al quale resta molto legata
Per la torinese due anni di “apprendistato” alla Valcar, team al quale resta molto legata
Da quel che si è visto anche in Spagna e considerando anche le tue prove della scorsa stagione, in questo momento la tua propensione pare rivolta alle brevi corse a tappe…

Sì, è un po’ la dimensione ideale per le mie caratteristiche. Ho un buon recupero, spesso nelle ultime tappe vado più forte che all’inizio. Resta il fatto però che devo ancora scoprire del tutto le mie possibilità e per farlo devo ampliare le mie gare, le mie esperienze. Ogni competizione è un test importante per capire. Ho ancora tanta strada da fare, ogni manifestazione è un mattoncino da aggiungere alla casa. Spesso in squadra mi dicono che sono giovane e devo fare legna ed è vero…

A proposito della squadra, come ti trovi?

Molto bene, è davvero un bel gruppo e credo che l’ambiente sia il punto di forza del nostro team. Siamo tutte molto legate e ci si diverte, anche con lo staff.

Anche il cittì azzurro Sangalli ha apprezzato le sue prestazioni spagnole. Futuro in azzurro?
Anche il cittì azzurro Sangalli ha apprezzato le sue prestazioni spagnole. Futuro in azzurro?
Siete una squadra con una forte presenza italiana, addirittura la metà delle tesserate pur essendo un team estero. Quanto incide questo?

Io credo molto, ma noi ci teniamo a fare gruppo tutte insieme, non siamo italiane e straniere, ma un tutt’uno. Per questo ad esempio parliamo inglese, per permettere a tutte di integrarsi. Resta però il fatto che c’è comunque un clima scherzoso, allegro, positivo, insomma tipicamente italiano, forse anche un po’ “casinaro”, che trascina anche le altre.

Che cosa ti aspetta ora?

Siamo in Belgio per due corse importanti, l’Omloop Het Nieuwsblad di oggi e le Samyn di martedì. Sono gare che conosco bene, che ho già affrontato e che mi piacciono molto proprio perché sono dure, devi stare sempre all’erta. Correrò in funzione delle altre, per fare esperienza, continuando a costruire.

Carbonari, profumo di WorldTour con la UAE Development

02.02.2023
5 min
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Tasto rewind, si torna indietro di cinque mesi esatti. Il 2022 di Anastasia Carbonari era finito il 2 settembre al Simac Ladies Tour contro un pick-up nero a 20 chilometri dalla fine della seconda tappa. La 23enne italo-lettone di Montegranaro aveva avuto paura di compromettere la carriera per la quale il suo diesse Arzeni aveva previsto un futuro nel WorldTour.

Rimandiamo avanti il nastro. Adesso per Carbonari la massima categoria è davvero a portata di mano. La Valcar – che ha mantenuto la propria identità per l’attività giovanile dalle junior in giù – si è trasformata nella UAE Development Team, ovvero la sorella minore della UAE Team ADQ in cui è arrivato “Capo” in ammiraglia. La particolarità di queste formazioni di sviluppo è proprio la possibilità di interscambiarsi le atlete con la prima squadra a seconda del calendario, con la condizione obbligatoria che dove corre un team non può esserci l’altro. Abbiamo quindi voluto sapere da Anastasia come si sta apprestando a vivere questa nuova fase professionale.

Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Innanzitutto come è stato il ritorno in bici?

Ci è voluto un po’ di tempo per superare il momento più brutto dell’incidente perché ripensavo ad un altro che mi era successo qualche anno fa. A settembre ero tornata in auto dall’Olanda, piena di dolori e di preoccupazioni. D’altronde non poteva essere altrimenti con una scapola, cinque vertebre e sei costole rotte. Non ero depressa, ma non l’ho vissuta bene, tanto che ad Arzeni dicevo che non ero convinta di riuscire a ripartire. Poi a novembre ho fatto le prime pedalate facendo attenzione ad ogni minima buca per non sentire nuovamente male e per non sollecitare la schiena e il torace. Ed ora quella botta è un lontano ricordo.

Proprio in quel periodo ti avevano riconfermato alla Valcar. Sapevi già che sarebbe diventata il devo team della UAE?

A dire il vero no. Prima della mia caduta al Simac se ne parlava, ma ancora non si prevedeva una situazione del genere. Ho saputo tutto quando sono tornata dalle vacanze in Lettonia, fatte appena terminata la mia convalescenza. Ho preso subito bene la notizia pensando che fosse una occasione maggiore per crescere e lavorare meglio. Ero rimasta alla Valcar per quello. Adesso ho una motivazione in più per passare nel WorldTour.

Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
In teoria potresti correre con la prima squadra. Cosa sai già dei nuovi programmi?

Noi del Devo Team abbiamo fatto dieci giorni di ritiro a Calpe verso fine gennaio dove ci siamo conosciute meglio e dove ci hanno presentato come sarà il nostro calendario. Tra le due squadre in effetti ci sarà una costante interazione. Capiterà che alcune di noi correranno con loro e viceversa. Il mio debutto è fissato per l’1 marzo con l’Umag Trophy in Croazia. Poi indicativamente dovrei fare corse in Olanda, Belgio e il Liberazione. Salvo cambiamenti, con la formazione WorldTour potrei correre lo Scheldeprijs e il Festival Elsy Jacobs, la gara a tappe in Lussemburgo. La seconda parte di stagione la vedremo più avanti.

Sei pentita di non aver accettato le proposte di altri team WorldTour dove avresti potuto fare un calendario più ampio?

No, assolutamente. Ovvio che il sogno di ogni ragazza è quello di essere e restare nella categoria più alta, ma qui so che posso completare il mio processo di maturazione. Sinceramente non pensavo di avere una esclation del genere se penso dov’ero nel 2021, però so che devo fare ancora esperienza e qui sono nel posto giusto. Il nostro gruppo di lavoro resta la stessa famiglia di prima con un livello generale più alto. Non che non lo fosse l’anno scorso, ma l’ambiente è ancora più professionale.

Ti peserà non poter disputare, almeno sulla carta, gare come Vuelta, Tour Femmes o Giro Donne in cui ti eri fatta conoscere?

Naturalmente per tutte le cose c’è il rovescio della medaglia. Io la sto già vivendo serenamente. Saltare queste corse è un sacrificio che ci sta e che si può fare. Lo vedo come un investimento per il futuro.

A che punto sei dell’escalation di cui parlavi prima?

Sono più consapevole dei miei mezzi, ma ci sto ancora lavorando. Mi sono resa conto di poter essere parte della corsa e di poter avere un mio ruolo. Diciamo che avendo un contratto fino al 2024 con la UAE Development Team so che posso fare le cose con la giusta pressione.

Quali sono gli obiettivi di Anastasia Carbonari per il 2023?

L’idea sarebbe quella di togliermi qualche soddisfazione, sia come risultati che come prestazioni. Punto ad arrivare molto performante al Liberazione, una gara nelle mie corde e che solitamente c’è nel periodo in cui inizio ad andare meglio. Per il resto vorrei confermare il titolo di campionessa lettone, magari vincendo la gara unica che c’è per noi dei Paesi Baltici. E naturalmente correre europeo e mondiale con la mia nazionale.

Il treno, la Bastianelli, l’adrenalina: il rock di Chiara

21.12.2022
6 min
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Il sorriso è inconfondibile, la sua gioia contagiosa: Chiara Consonni non cambia neanche dopo essere passata dalla Valcar Travel&Service (di cui è atleta fino a fine anno), alla UAE Adq.

La giovane bergamasca sta parlando con i nuovi fornitori del vestiario per affinare le taglie. E anche in questo caso non passa inosservata. Ribatte in modo colorato, ma mai eccessivo. Seduta ad un pianoforte nell’hotel di Lido di Camaiore ci parla del treno, delle sue volate, di come vive uno sprint… E l’intervista si trasforma in un viaggio tecnico e di emozioni.

Chiara Consonni (classe 1999) durante il ritiro a Lido di Camaiore
Chiara Consonni (classe 1999) durante il ritiro a Lido di Camaiore
Chiara, con l’ultima intervista eravamo rimasti che avevi un po’ di ansia nel passare alla UAE Adq? C’è ancora quest’ansia?

No dai – ride Chiara – niente ansia. Alla fine con i primi ritiri ho visto che ho già conosciuto tante persone, tutto è molto organizzato e funzionale. E’ un’altra cosa, chiaramente, rispetto alla vecchia squadra però sono più motivata che spaventata, mettiamola così.

Quando dici più organizzate rispetto alla alla vecchia squadra cosa intendi?

Per adesso due secondi fa stavamo discutendo del vestiario, come ci sta? Ci prendevano le misure per affinare tagli personalizzati. Curano tutto nel minimo dettaglio e anche questo ti fa capire che organizzazione ci sia dietro. Per ogni ragazza hanno un programma e delle cose diverse: tutti cercano di dare a tutte noi il massimo per essere competitive e perfette al 100%.

Parliamo di preparazione, Chiara: avete fatto due ritiri, qualche allenamento un po’ più corposo, avete iniziato a farlo?

Sì, anche se io ho iniziato un po’ più tardi perché con la pista ho finito più tardi. Nei primi giorni, siamo state impegnate con tanti meeting: foto, vestiario, test, interviste. Dalla seconda metà invece faremo un po’ di chilometri.

Tu e Marta Bastianelli siete le ruote veloci della UAE Adq. Proverete i treni?

Sicuramente. Non non vedo l’ora di provarli e mettermi a disposizione di Marta, che è un mio piccolo grande sogno, perché la vedevo come il mio idolo quando ero più piccolina. Mi ricorda quando mio fratello (Simone, ndr) si ritrovò con Viviani. Quando è passato, e imparava tirando le volate al suo idolo, al suo campione. Mi rivedo tantissimo in lui in questo momento. E poi Marta la conosco già da un anno perché siamo state compagne nelle Fiamme Azzurre.

Secondo Chiara tra le compagne del treno deve esserci una fiducia che vada oltre la bici
Secondo Chiara tra le compagne del treno deve esserci una fiducia che vada oltre la bici
E se fosse il contrario? Se sarà Marta a tirare per te?

Eh, in quel caso sì sarei più ansiosa! Non capita tutti i giorni d’imparare da un’atleta così. E non è da tutti i giorni che una del suo calibro si metta a tua disposizione. Però lo metterò in conto, cercherò di prendermi le mie responsabilità e sarò ancora più motivata. 

A proposito di tuo fratello, Simone ti ha dato qualche consiglio?

Più sulla pista che sulla strada. Mi ha sempre detto: “Divertiti e basta”. Questo per lui è l’importante, mi dice di non prendere tutto sul serio. Anche se adesso è arrivato il momento… di prenderla sul serio.

Chiara Consonni è una “rompiscatole” quando si tratta del treno? Per esempio parli molto? Vuoi essere protetta? Richiami spesso le tue compagne?

Dipende. Io cerco di fare come Elisa (Balsamo, ndr) ha fatto con me. E’ un’esperienza che spero mi sia di aiuto. Noi due ci siamo insegnate tantissimo a vicenda. Si tratta di mettere in pratica quelle piccole cose che ci ha insegnato Arzeni. Cerchiamo d’imparare dagli errori. Però secondo me, finché non sei in gara è tutta un’altra cosa. Io sono un po’ spericolata e per fortuna al mio fianco, nel treno, ho sempre avuto ragazze, persone, a cui tenevo e con le quali avevo un rapporto anche fuori dalla gara. E secondo me questo è un altro fattore importante quando si fa un treno: fidarsi delle compagne che ti portano a far la volata. 

La fiducia conta eccome…

Io, per esempio con Ilaria (Sanguineti, ndr), sapevo che mi dovevo mettere alla sua ruota e che se lei era in giornata mi portava ai 250 metri nella posizione migliore. Io non dovevo dirle: «Più avanti, più indietro, aumenta…». Sapeva già tutto lei. E questa fiducia viene dal rapporto che abbiamo fuori dal ciclismo. Alla Valcar ci ha aiutato e spero di trovarlo anche con le nuove ragazze. 

Tra passato e futuro. La Bastianelli (al centro) e la Consonni (a destra): da rivali a compagne di squadra
Tra passato e futuro. La Bastianelli (al centro) e la Consonni (a destra): da rivali a compagne di squadra
Chiara cos’è per te una volata?

Se penso a una volata, mi viene in mente sicuramente quella di Valencia dell’anno scorso. La prima volata dell’anno: sono caduta, ho fatto un volo assurdo e mi sono graffiata tutta. Squalificarono Barbara Guarischi perché aveva cambiato traiettoria. Dopo quello sprint lei mi disse: «Ma tu non potevi frenare?». Io quando sono in volata non penso di frenare. Mi vien di dare tutto, di accelerare. Ecco cos’è per me la volata… E’ difficile da spiegarlo, non so se ci sono riuscita.

E anche bene…

Mi dico che devo dare tutto in quei 30”-40”. “Chiudo gli occhi” e non guardo più in faccia nessuno fino alla linea d’arrivo per poi esultare o sbattere il pugno sul manubrio. E’ un’esplosione di emozioni. In quei secondi riesco a esprimermi al 100 per cento anche grazie alle mie caratteristiche.

E allora portaci in volata con te. Siamo ai 250 metri e?

Parto, mi alzo sulla sella, metto il rapporto giusto, perché certe volte mi è capitato di sbagliare rapporto, sguardo a terra e faccio 20” dove davvero guardo solo il computerino. Poi inizio a vedere com’è la situazione, nel senso che alzo la testa, guardo come sono messa e continuo a dare tutto fino all’arrivo. Quando tiro su la testa, guardo la linea oppure guardo anche le avversarie a che punto sono. In quel momento riesco a capire se può essere la volta buona oppure no.

Le abilità acquisite in pista, Chiara le riversa anche su strada. Ecco l’ottimo colpo di reni con cui ha vinto la tappa finale del Giro donne
Le abilità della pista utili anche su strada. Ecco il colpo di reni con cui ha vinto la tappa finale del Giro
Quanto dura una volata nella tua testa?

Per me parte dai meno due chilometri. Dopo che l’ho fatta dura 3”, ma quando sono lì non finisce più. Quando sei lì ti sembra un’eternità, ma poi è un attimo, uno schiocco di dita. E dopo l’arrivo dici: «Cavoli, mi è mancato un colpo di pedale o mezza pedalata», ma lì per lì non è facile.

L’adrenalina e la paura?

La paura non tanto, ma l’adrenalina sì: tantissimo. Mi gasa tanto stare in gruppo o avere un treno delle compagne che lavora per me. Mi aiuta poi a sprintare quando è il mio momento. 

Come lo riconosci il rapporto giusto? 

A furia di far volate lo senti e lo capisci dalla cadenza. E se è giusto o no lo capisci subito. Adesso comunque siamo anche avvantaggiate perché facciamo le stesse corse. Per dire, quest’anno ho vinto una corsa in cui c’era un cavalcavia nel finale. Lo scorso anno in quella corsa avevamo sbagliato a tirare la volata alla Balsamo, che infatti fece seconda. Quest’anno conoscendo l’arrivo ho vinto. Ho aspettato e sono uscita giusto gli ultimi 150.

Un anno da Balsamo e la Sanguineti sotto l’albero

16.12.2022
5 min
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Il regalo sotto l’albero per Elisa Balsamo e il suo tricolore ha il volto, le risate e le gambe di Ilaria Sanguineti. L’ultimo elemento del suo treno negli anni della Valcar-Travel&Service ha accettato l’offerta della Trek-Segafredo. Non correvano insieme dal The Womens Tour 2021, quando misero in mezzo Lorena Wiebes e Balsamo iridata vinse l’ultimo sprint. Si sono ritrovate la scorsa estate agli europei e non sono servite parole per ritrovare l’intesa. Quella volta vinse l’olandese, ma il treno azzurro funzionò a meraviglia.

Sanguineti e Balsamo (e Confalonieri nel mezzo): agli europei di Monaco si è ricomposta la coppia Valcar
Sanguineti e Balsamo (e Confalonieri nel mezzo): agli europei di Monaco si è ricomposta la coppia Valcar

Laurea in arrivo

Oggi Balsamo è un’atleta realizzata, a un passo dalla laurea e non certo appagata. Ha sempre addosso un buon umore contagioso e la risata argentina di chi prova ancora stupore. Tuttavia il suo palmares inizia ad assumere un carattere importante e le propone sfide ancor più alte. Il ritiro della Trek-Segafredo a Calpe procede fra uscite e sessioni di foto per esigenze di marketing. Il professionismo è anche questo.

«Ilaria mi è mancata – ammette Balsamo – sono davvero felice di correre di nuovo insieme, perché è la miglior leadout che abbia mai avuto. In più, è anche una cara amica e questo sicuramente aiuta. Quest’anno la Trek mi ha fatto dei treni pazzeschi. Elisa Longo Borghini, che alla fine era pur sempre l’atleta che doveva fare classifica, si è impegnata tante volte per aiutarmi. Ed è giusto che con l’arrivo di Ilaria, lei possa dedicarsi al suo terreno più congeniale. Mentre io ritrovo un bel riferimento. Fare le volate con lei è come andare in bici: una volta che hai imparato, non lo dimentichi più».

Le stesse Trek degli uomini, ma celesti. Allo stesso modo delle maglie Santini: bianche e celesti
Le stesse Trek degli uomini, ma celesti. Allo stesso modo delle maglie Santini: bianche e celesti
Che anno è stato questo primo nel WorldTour? 

Sicuramente non me l’aspettavo così. E’ stata la stagione più bella della mia carriera. I risultati parlano da soli. Io sono molto soddisfatta e so che sarà difficile ripetersi.

Qual è stato il giorno più bello?

E’ difficile sceglierne uno solo. Direi però quei dieci giorni di primavera con le tre vittorie (Trofeo Binda, De Panne e Gand-Wevelgem, ndr) sono stati fantastici. Anche il Giro d’Italia è stato è stato molto bello, il mio primo Giro. Indossare la maglia rosa è stato bellissimo e poi anche il mondiale pista è stato una soddisfazione immensa. L’oro del quartetto ci ha dato molto morale. Siamo molto contente e speriamo di continuare così.

Da cosa si vede il tocco di Villa e del fare pista con gli uomini?

Dico sempre che il fatto di lavorare con gli uomini e condividere con loro gli allenamenti, secondo me è stato molto importante per noi. Un po’ perché stando semplicemente a ruota loro, possiamo fare dei lavori che da sole non sarebbero possibili. E un po’ anche perché il clima è più scherzoso. Forse quindi questo.

Il quartetto azzurro campione del mondo ai mondiali di St Quentin en Yvelines
Il quartetto azzurro campione del mondo ai mondiali di St Quentin en Yvelines
Com’è stato riporre la maglia iridata?

E’ stato abbastanza difficile, sinceramente. Mi ero affezionata, nel senso che ormai le cose stavano andando bene. Però, come ho sempre detto, spero che sia un arrivederci e non un addio. Ci riproveremo nei prossimi anni. E poi, poche settimane dopo, è arrivata quella in pista. E anche se alla fine non la puoi indossare tanto come quella su strada, il valore è lo stesso.

Torniamo a Wollongong: quando hai capito che non avresti fatto il bis?

Secondo me il mondiale è stato un po’ sottovalutato. Sembrava dovesse essere una corsa per velocisti, poi in realtà sono arrivati gli scalatori o comunque gli uomini e le donne delle corse più dure. Io sicuramente non ho avuto una giornata super positiva, però d’altra parte penso anche che neanche la migliore Elisa sarebbe riuscita a vincere quel mondiale. Anche se avessi avuto la forma di Cittiglio, ma con i se e con i ma non si va lontano. Alla fine ci sono anche le giornate un po’ storte, succede.

Mondiali di Wollongong: Balsamo mostra il fianco, Cecchini resta con lei a dettare il passo
Mondiali di Wollongong: Balsamo mostra il fianco, Cecchini resta con lei a dettare il passo
Il prossimo anno, sulla via del mondiale dovresti fare il Tour…

Il prossimo anno avere il mondiale pista e strada così attaccati non è proprio il massimo (la rassegna di Glasgow si svolgerà dal 3 al 15 agosto, ndr). Secondo me è una cosa non molto intelligente, però cercheremo di organizzarci al meglio. Stiamo aspettando di vedere il percorso e poi spero che i due cittì, Villa e Sangalli, si parlino. Penso che almeno il quartetto sia fattibile dopo la strada, perché dovrebbe esserci una settimana per recuperare. Si spinge tanto per la multidisciplina, ma facendo dei calendari così, mettendo anche le Coppe del mondo in concomitanza con le classiche, tutto diventa più difficile. Comunque farò il Tour: questo resta.

Elisa è un’atleta in evoluzione?

Penso di essere cresciuta anno per anno e spero di farlo ancora ancora nei prossimi. Nel 2023 avrò 25 anni, un’età in cui non puoi più dire di essere una giovane del gruppo. Insomma, inizi a essere in quell’età in cui la maturità si avvicina e quindi spero sia l’anno giusto per raccogliere ancora dei buoni risultati. Mi sono sempre definita una velocista e ho sempre detto che l’obiettivo immediato era avvicinarmi a essere una donna da classiche. Il prossimo anno cercherò di avvicinarmi ancora di più, anche se voglio tenermi stretto il mio spunto vincente. Sicuramente non affronterò mai salite lunghe e troppo impegnative con l’idea di vincere. Una Liegi per ora è fuori discussione. Ci penseremo tra 8-10 anni. No, forse fra 10 anni anni avrò smesso di correre (ride, ndr).

A Cittiglio, la vittoria è dedicata al cugino scomparso
A Cittiglio, la vittoria è dedicata al cugino scomparso
Com’è correre in questa squadra?

La Trek sicuramente è stata una delle prime squadre a investire davvero in maniera importante nel ciclismo femminile e sinceramente questo si vede, perché secondo me sono un passo avanti a tutti. Anche il fatto ad esempio di aver lasciato a Lizzie Deignan il tempo di fermarsi per la gravidanza e poi di tornare. Il fatto che versino la differenza dei premi per equipararli a quelli maschili. E poi non ci fanno mancare nulla. Per me è davvero una squadra fantastica. 

Fra strada e cross, Silvia Persico al lavoro sulla forza

21.11.2022
5 min
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L’ultimo impegno su strada della stagione di Silvia Persico è stato il mondiale di Wollongong, il 24 settembre. Quel giorno la portacolori della Valcar Travel&Service, in procinto di passare alla UAE Adq, si è fermata dopo un’annata tanto intensa quanto ricca di soddisfazioni.

Per Silvia 55 giorni gara, 3 vittorie, l’ottimo piazzamento al Tour de France Femmes (quinta) e il bronzo proprio al mondiale. Stagione che a sua volta era stata preceduta da un’ottima chiusura nel ciclocross, ancora con un bronzo iridato.

Ebbene ora che il ciclocross per lei sta ricominciando, come si sta preparando? Come ha lavorato? Le direttrici a quanto pare sono due: sfruttare l’immensa base che le ha dato la stagione su strada e lavorare sulla forza.

Silvia, parliamo della tua preparazione: come ti sei traghettata dalla fine della strada alla ripresa con il cross?

Dopo l’ultima gara su strada ho fatto un mese di stop. Andavo a camminare e facevo qualche corsetta, mentre proprio non ho più voluto vedere la bici! Poi quando sono andata negli Emirati Arabi Uniti per il camp con la nuova squadra ho ripreso a fare qualche pedalata, ma molto, molto easy. Di fatto ho ripreso con la bici quando sono tornata, il 24 ottobre.

Giusto un mese dopo il mondiale…

Esatto. Non è stato facile ricominciare e non lo è ancora, in quanto non mi sono ripresa del tutto. E’ stata davvero una stagione dispendiosa sia dal punto vista mentale che fisico. E infatti adesso quando esco e faccio il confronto con qualche mese fa dico: «Aiuto!». Ma sono tranquilla…

Come stai lavorando?

Mi sto concentrando molto sulla forza. Speriamo che possa partire bene questa stagione di ciclocross, ma come ho già detto più volte non credo che sarà al livello dell’anno scorso, perché avevo cominciato molto prima. Però cercherò di prendermi il titolo italiano e di confermarmi al meglio di ciò che posso fare.

Hai detto di aver fatto un mese di stop, quando invece hai ripreso la bici hai ripreso anche la palestra?

Sì, sì…  Ho iniziato con palestra anche prima della bici. Già quando ero al camp negli Emirati, la mattina facevo sempre qualche esercizio. Poi da quando vado in bici, la faccio due volte a settimana.

Per Silvia Persico delle belle camminate dopo lo stacco dalla strada (foto Instagram)
Per Silvia Persico delle belle camminate dopo lo stacco dalla strada (foto Instagram)
Silvia, quando parli di palestra ed esercizi intendi solo core zone, stability o anche pesi?

Anche pesi. Gli esercizi più importanti sono gli squat: squat normale e squat bulgaro che sarebbe quello monopodalico. Sto insistendo parecchio sugli esercizi monopodalici perché puoi differenziare i carichi e io sto lavorando molto con la gamba sinistra perché spingo meno. In questo modo cerco di compensare. Per quanto riguarda questo lavoro a secco, Enrico Campolunghi mi ha dato le tabelle, mentre Giovanni Gilberti e Paride Piantoni mi seguono appunto in palestra a Cazzago San Martino.

La bici da cross la prendi spesso?

Non molto a dire il vero. La uso quando devo fare degli allenamenti specifici di cross o se devo fare un giretto tranquillo di scarico. Uso più la bici da strada.

Dopo parecchi mesi che non la usi non senti il bisogno di riprenderla per ritrovare il feeling giusto, rispolverare la tecnica…

Sicuramente dopo 7-8 mesi qualcosa di tecnica mi manca, ma per adesso è più importante concentrarsi su altri aspetti come quello della forza. E poi correndo si ritrova la tecnica. Io riprenderò le gare il 26 novembre (sabato prossimo, ndr) a Genova.

Anche se sta preparando il cross, Persico fa più chilometri (e lavori specifici) con la bici da strada (foto Instagram)
Anche se sta preparando il cross, Persico fa più chilometri (e lavori specifici) con la bici da strada (foto Instagram)
Visto che parliamo di un’attività che al massimo dura un’ora, che tipo di lavori fai?

Lavori in salita soprattutto. Per ora poca intensità, ma più lavori di forza. Quindi SFR, partenze da ferma, sprint in progressione. 

Quanto dura una seduta in bici in questa tua fase?

Su strada faccio più o meno tre ore. 

Ti alleni mai facendo la doppia seduta: mattina palestra e pomeriggio bici?

Non mi piace molto fare la doppia attività, però quando faccio il lavoro a secco prima di andare in palestra, corro a piedi per una ventina di minuti, faccio appunto palestra e a seguire vado un’oretta in bici. Un’oretta molto tranquilla.

Visto che stai curando molto la forza, osservi qualche accorgimento particolare in merito all’alimentazione?

Non troppo, ma ci sto attenta. Io sono seguita da Erica Lombardi. Mi trovo molto bene con lei. Inizialmente ci sentivamo tutti i giorni. Io le davo il programma giornaliero e lei la mattina mi scriveva cosa mangiare, ora invece seguo un suo protocollo. Si mangia sempre in modo equilibrato, i carboidrati non mancano, ma quando lavoro sulla forza ci si sbilancia leggermente sulle proteine.

Consonni alla UAE: un filo d’ansia e voglia di volare

20.11.2022
7 min
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Le vacanze a Santo Domingo con le amiche di sempre, poi chiara Consonni si è messa a studiare la sua nuova vita con il UAE Team Adq. Per qualche mese la notizia è rimasta sotto traccia, poi è stata annunciata. Adesso che il nuovo team WorldTour l’ha accolta, la bergamasca sta ancora cercando i punti di riferimento. Non che sembri particolarmente preoccupata, ma fra le righe di certe risposte un po’ d’ansia traspare. Il 2022 ha portato su strada alcune vittorie di peso ( la tappa finale del Giro d’Italia) e qualche classica di assaggio come la Dwaars door Vlaanderen e Isbergues, mentre in pista il mondiale del quartetto ha dato all’autunno i colori di una splendida estate.

La pagina Valcar-Travel&Service è voltata. Prima di lei sono andate via le compagne di una vita e così a un certo punto anche Chiara ha deciso di spiccare il volo.

Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Una scelta difficile?

Era arrivato il momento di cambiare, avere nuovi stimoli, magari qualcosa di diverso. Fosse stato per me, sarei rimasta fino a quando non smettevo di correre, ma sono andate via tutte. Pian piano si vedeva che anche le altre ragazze avevano bisogno di nuovi stimoli. Volevano crescere e anche per me è arrivato il momento. Penso che abbiamo dato tanto alla Valcar e l’abbiamo fatta proprio arrivare al punto più alto.

Il fatto che Arzeni passasse nel tuo stesso team ha condizionato la tua scelta?

Un po sì. Il fatto che Davide sia venuto qui alla UAE in parte mi ha influenzato, perché comunque non ho mai cambiato preparatore. Ho sempre avuto lui. E’ stato il mio primo allenatore, mi ha dato le prime tabelle e mi ha fatto fare i primi lavori. Mi sono sempre trovata bene, quindi penso che per adesso, visto che mi sto facendo vedere e sono a un buon punto, dovremo solo sistemare delle cose. Siamo cresciuti insieme, penso che mi aiuterà a crescere ancora.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
A che punto è Chiara Consonni che arriva nel WorldTour?

E’ una piccolina con i suoi sogni. Non sono spaventata, è difficile dire come mi senta. Non avverto tante pressioni, anche se la nuova squadra si aspetta tanto. Sono tranquilla, perché so che le cose che ho sempre fatto mi sono venute facili e posso rifarle. Non mi preoccupo, però un po’ di ansia magari c’è. Cercherò di dare quello che si aspettano, penso faccia parte del gioco. Spero che questo mi dia sempre più voglia e forza di fare meglio.

In ogni caso anche con la Valcar facevate corse di alto livello. Non sarà quello il problema, no?

Esatto, sin dal primo anno, siamo sempre stati abituati alla pressione. Magari non così tanta, perché alla fine la Valcar ti dava tanto e non chiedeva. Sapevano che poi i risultati arrivavano. Qui invece è un po’ diverso, però come ho detto sono tranquilla e spero di vivere al meglio anche questa esperienza.

L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
Che impressione hai avuto? Hai già conosciuto, Rubens Bertogliati?

Sì, ho conosciuto tutti ed è diverso. Si vede che è molto più organizzata rispetto alla Valcar, ma non voglio fare paragoni. Però comunque passare da un mondo così piccolino e familiare a un mondo così grande, dove si fanno riunioni di due ore e mezza in inglese, ti fa capire che davvero sei in un posto tanto diverso e più organizzato.

Nel tuo cammino verso le Olimpiadi questa squadra come si mette?

Ovviamente mi appoggiano. Non voglio rinunciare alla pista, anche perché quest’anno ci siamo tolti una bella soddisfazione, penso la più bella del 2022. Anche se il calendario non è fatto benissimo per conciliare pista e strada, parlando con Marco (Villa, ndr) e le Fiamme Azzurre, riusciamo a mettere giù un bel programma. Ricco di strada nella prima parte della stagione, per poi concentrarci un po’ di più sulla pista. Comunque alla fine, anche preparando la pista, puoi fare benissimo la strada, come abbiamo sempre fatto.

Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Quale sarebbe il tuo programma per la strada?

Scuramente inizierò con l’Abu Dhabi Tour, che praticamente è il mondiale della mia squadra. Poi ci saranno le classiche e da lì mi concentrerò un po’ sulla pista, visto che le Coppe del mondo non sono a portata di mano. Bisognerà fare qualche sacrificio in più, essendo comunque l’anno preolimpico. Ci sarà da qualificarsi, quindi magari sarà un anno più tirato. Però cercherò di arrivare alla fine ancora in forma e ancora… viva (ride, ndr).

Come ti trovi nelle Fiamme Azzurre? 

Sto benissimo, non pensavo di trovarmi così bene con i miei capi, i collaboratori e soprattutto con le compagne. Diciamo che l’italiano finora è stato l’unica gara che ho fatto con loro e non è andato benissimo. Però si sono messi a mia disposizione fin da subito e sinceramente non me l’aspettavo. Questo mi ha dato anche un po’ di consapevolezza in più per l’anno prossimo. Comunque correre con gente molto più grande di me, che si metterà magari a mia disposizione, mi motiverà e mi spingerà a farlo a mia volta nei loro confronti.

Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Che rapporto hai con Marta Bastianelli?

Secondo me (ride, ndr), mi vede un po’ come un’altra figlia. Sin da quando son passata, Marta è stato un punto di riferimento. E’ il mio idolo, ha vinto tutto quello che io magari un giorno vorrei vincere anch’io. Ha un palmares enorme e anche una bambina bellissima, con cui mi trovo benissimo. Possiamo tranquillamente dire che Marta è il mio punto di riferimento nel ciclismo. Quest’anno ci siamo conosciute e spero di imparare tantissimo da lei. Penso che si sia un motivo in più per fare le cose bene e con la giusta motivazione.

Seguirete un programma parallelo?

Finché pariamo di classiche, penso di si. Poi magari lei farà gare un po’ più dure, mentre io non so se farò il Tour o il Giro. Però nella prima parte di stagione dovremmo incontrarci abbastanza di frequente, nella seconda invece non lo so ancora.

Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Qual è secondo te l’abitudine che cambierai di più?

Tutto, tante cose. La mia paura è quella di cambiare tutto in maniera drastica, però anche di questo ho parlato tanto con i miei direttori sportivi, i capi e i dirigenti. Sono stati loro i primi a dirmi che alcune cose devono cambiare, però capiscono che non si può pretendere di farlo da un giorno all’altro. Anche perché comunque le cose sono sempre andate bene così, ma questo è il momento di introdurre cose nuove e intervenire sulle piccole pecche che gli altri anni non riuscivo a migliorare.

Com’è cambiato il rapporto con la nazionale? 

Con Sangalli purtroppo quest’anno non sono riuscita a fare neanche una gara. Ho rotto la spalla e quindi posso parlare solo della pista. Sicuramente è tutto molto più tranquillo. Vedo che ci pesa molto meno andare in pista e la viviamo come un allenamento tranquillo, pur facendo magari più cose dell’anno scorso e facendole meglio. Forse l’organizzazione non è ancora il massimo, perché capiamo anche noi che siamo in tanti fra ragazzi e ragazze e non è facile gestire 30 persone in un raduno in pista. Però penso che anche da parte dei tecnici ci siano sicuramente i buoni propositi per migliorare. Sono convita che con gli anni andrà sempre meglio.

Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Inizi anche tu dalla Sicilia?

Sarò a Noto dalla settimana prossima, perché ho appena iniziato la preparazione, quindi ho deciso di fare la prima settimana un po’ più tranquilla a casa e poi di andar giù una settimana. Poi faremo il ritiro la UAE dall’8 al 16 dicembre, forse in Toscana 

Elena Pirrone, voglia di rilancio con la Israel femminile

24.10.2022
6 min
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«Spero di tornare presto ai miei livelli. Sarebbe anche ora». L’incipit dell’articolo ce lo dà proprio lei a metà della nostra chiacchierata. Elena Pirrone cambia aria. Lascia la Valcar-Travel&Service e dal 2023 correrà nel WorldTour con la Israel Premier Tech Roland.

A ben pensarci è stata una stagione piuttosto difficile quella appena trascorsa dalla 23enne di Laives. Tuttavia l’ex iridata junior 2017 di strada e crono è riuscita a concludere il 2022 con belle sensazioni e con un incoraggiante settimo posto alla Tre Valli Varesine Women. Per Pirrone entrare nella cosiddetta “off season” con un buon morale è probabilmente il primo punto da cui ripartire per l’anno prossimo. Di quello che l’aspetta e di ciò che è passato abbiamo parlato con lei durante il suo primo giorno di riposo assoluto.

Sulle strade della Tre Valli Varesine, Pirrone ha colto un incoraggiante 7° posto (foto Ossola)
Sulle strade della Tre Valli Varesine, Pirrone ha colto un incoraggiante 7° posto (foto Ossola)
Elena partiamo dalla strettissima attualità. Pensavamo di trovarti in vacanza all’estero e invece no…

In effetti sarei dovuta andare a Parigi per qualche giorno poi, complice qualche imprevisto, sono rimasta a casa. Vi dirò che la cosa non mi dispiace però. Onestamente è difficile avere voglia di prendere ancora un aereo dopo che per tutta la stagione sei in giro. Poi, a causa dei tanti stop che ho avuto quest’anno, ero riuscita a fare una settimana di mare in Toscana a luglio pur portando la bici. Diciamo che non ne sentivo il bisogno di fare altre vacanze lontano. Fino al 5 novembre starò a riposo poi riprenderò ad allenarmi.

A cosa sono stati dovuti i molti stop di cui parlavi?

Ad una serie di cose. Ho sempre inseguito la condizione. E’ stato un tira e molla. Dopo la preparazione invernale, a inizio gennaio ho preso il Covid. Sono rimasta ferma per diversi giorni, poi ho ricominciato in pratica col ritiro a Calpe con la nazionale. Ho ritrovato una discreta forma alla Vuelta Valenciana. Alla terza tappa però mi sono volate addosso mentre io avevo schivato la caduta. Lì per lì non riuscivo a agganciare la scarpa al pedale, ma sono ripartita. Al traguardo però mi faceva male la caviglia sinistra e si temeva una lesione ad un tendine. Per fortuna non era così, ma sono dovuta restare ferma due settimane facendo esercizi al piede ed allenamenti poco intensi.

Ne hai avuti altri dopo?

Sì, purtroppo. Alla Strade Bianche ho fatto solo 50 chilometri con un gran male. Ho saltato le classiche del pavé perché era già prestabilito dal programma iniziale e ho fatto rotta sulle Ardenne. Anche lì però altri problemi. All’Amstel mi si è infiammata la cartilagine del ginocchio destro. Ho finito la corsa benino, ma quando sono scesa dalla bici avevo un forte dolore alle ginocchia. Ho ripreso a maggio e solo a Burgos, verso fine mese, ho ritrovato un buon ritmo pur avendo fatto una grande fatica. Ci ho messo poi tanto ad entrare in forma. Al campionato italiano sono stata a lungo in fuga. Stavo bene, ma a luglio non ho corso, saltando Giro e Tour. Poi da agosto a ottobre ho corso il 60 per cento delle mie gare avvertendo finalmente buone sensazioni. Alla Tre Valli Varesine ho fatto una prestazione che non facevo da tanti anni. Sono contenta.

Com’è stato convivere con questa situazione?

Non facile, ma ho la testa dura, me lo hanno sempre detto, fin da quando ero ragazzina. Partivo alle gare WT dove andavano tutte come ventole, mentre io faticavo senza avere quella necessaria continuità di ritmo. Ci voleva tanta pazienza. Lo sapevo e sono sempre ripartita senza fretta. In tutto ciò devo ringraziare la Valcar che mi ha sempre aspettato e capita, anche nel 2021 quando sono iniziati i primi problemi fisici.

Che annate sono state quelle con loro?

Ho fatto tanta esperienza, non posso che ringraziarli anche per questo. Nella Valcar sono maturata come persona ed atleta. Lascio la squadra sapendo di essere cresciuta per merito loro. Mi dispiace di non aver potuto dare quello che so che posso dare.

Ora ti aspetta la nuova avventura con la Israel Premier-Tech Roland. Com’è andata la trattativa?

Anch’io come vi ha detto Yaya (Sanguineti, ndr) ho iniziato a fare dei pensieri quando ho saputo che molte compagne sarebbero andate via. Però io dovevo pensare a me, a ritrovare condizione e risultati per potermi eventualmente proporre meglio. Solo ad agosto mi sono realmente guardata attorno, capendo che forse era giunto il momento per cercare nuovi stimoli. Non avevo alcun procuratore, però in quei giorni mi sono affidata all’agenzia GGLL Promotion che mi ha subito aiutata molto (è l’agenzia di Luca Mazzanti, ndr). Ho avuto diverse proposte ma alla fine ho scelto la formazione svizzera (contratto biennale, ndr).

Come mai hai deciso di andare lì?

Hanno mostrato molto interesse per me. So che hanno molta voglia di crescere e creare un buon gruppo tra atlete e staff. Stanno ringiovanendo un po’ il roster e puntano a fare risultati. Personalmente non avrò alcun ruolo in particolare, vedremo quando faremo il primo ritiro a Girona a dicembre. Mi fa piacere conoscere nuove compagne. Ci sarà Sofia (Collinelli, ndr), con cui non ho mai corso, e ritroverò sia Lara (Vieceli, ndr), mia compagna nel mio primo anno da elite alla Astana Women sia Silvia (Magri, ndr), che era con me in Valcar fino all’anno scorso.

Europei 2021, crono U23. Oro a Guazzini, bronzo a Pirrone. Per la bolzanina è stata l’ultima volta in nazionale
Europei 2021, crono U23. Oro a Guazzini, bronzo a Pirrone. Per la bolzanina è stata l’ultima volta in nazionale
Quali obiettivi ti sei posta per il 2023?

Ne ho diversi, che possono essere tutti uno la conseguenza dell’altro. A prescindere dal programma gare, la priorità sarà tornare a fare buone prestazioni con regolarità. I risultati poi potrebbero venire da sé. Dare il massimo e prendere il massimo dalle corse in cui posso farlo. Cercherò di rilanciarmi a crono, nelle quali mi è mancata la pedalata dell’Elena di una volta. Ho la volontà di riconquistarmi un posto in nazionale in quella specialità, anche su strada. Vorrei parlare con Paolo e Marco (rispettivamente il cittì Sangalli e il cittì delle prove contro il tempo Velo, ndr) non appena avrò il mio calendario agonistico. Come dicevo, le motivazioni non mi mancheranno.

Cipressi, idee chiare per l’Argentina, per il 2023 e per la meccanica

12.10.2022
6 min
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Mentre quasi tutte le sue colleghe sono ormai in “off-season”, per Carlotta Cipressi il calendario ha riservato ancora qualche giorno di gara. E forse è meglio così dal suo punto di vista. La 19enne della Valcar Travel&Service infatti è una delle quattro U23 convocate dal cittì Paolo Sangalli per la spedizione azzurra in Argentina alla Vuelta a Formosa in programma dal 21 al 23 ottobre.

Dopo la trasferta sudamericana si concluderà la sua prima annata da elite e solo allora sarà tempo di bilanci definitivi, ma con la giovane forlivese abbiamo voluto farne uno provvisorio alla luce della chiamata in nazionale. E così, parlando con Cipressi del suo 2022, abbiamo scoperto che il record dell’Ora di Ganna lo ha guardato con gli occhi non necessariamente della ciclista amante delle crono quanto più di una… meccanica.

Carlotta perché ti ha colpito l’impresa di Pippo?

Prima di tutto perché ha saputo andare contro tanta gente che non si aspettava una prestazione del genere. Quando Ganna deve dimostrare chi è, per me è invincibile. Però principalmente sono stata attratta dalla tecnologia sviluppata attorno alla bici, stampata in 3D. Prima del record avevo visto tanti video e seguito tanti studi su questa novità. Mi sarebbe piaciuto essere nello staff che ha lavorato a questo progetto, sarebbe stato un sogno.

Da cosa deriva questa passione?

Dal mio percorso scolastico, indotto a sua volta da quello che facevo da piccola con mio nonno e mio padre. Con loro, appassionati ciclisti, mi divertivo a fare alcuni lavoretti di meccanica. Poco per volta ho imparato a lavorare al tornio, a saldare e soprattutto a curarmi da sola la bici. Infatti adesso, tranne per qualche emergenza per la quale non ho il necessario a casa, la bici me la sistemo e riguardo da sola. Sono piuttosto ricercata nel dettaglio. Diciamo che se me la dessero smontata, non avrei problemi a rimontarmela da sola.

Carlotta Cipressi e Emma Redaelli, entrambe classe 2003. La Valcar 2023 punterà tanto sulle giovani (foto Ossola)
Carlotta Cipressi e Emma Redaelli, entrambe classe 2003. La Valcar 2023 punterà tanto sulle giovani (foto Ossola)
Potrebbe essere il tuo futuro dopo il ciclismo?

Sì, assolutamente. Sono affascinata dalla progettazione e vorrei che diventasse il mio lavoro quando non correrò più. Magari restando proprio nel ciclismo. Quest’anno mi sono diplomata all’istituto tecnico tecnologico “Marconi” con un indirizzo meccanico (uscendo con 97/100, ndr). Farò l’università, ma la inizierò a settembre dell’anno prossimo. Quest’anno avevo già passato i test d’ingresso di ingegneria meccanica, ma quando ho chiesto di entrare all’università di Forlì, dove non c’è l’obbligo di frequenza, era troppo tardi. Peccato, ma mi terrò aggiornata e pronta per l’anno prossimo. Intanto sfrutterò al massimo l’occasione di fare la ciclista.

Ecco, torniamo al presente. Che stagione è stata considerando la maturità?

Divisa in due, come mi aspettavo. Fino all’esame ho corso poco, era tutto concordato con Arzeni. Avevamo previsto un calendario con un certo tipo di gare anche se poi abbiamo aggiunto alcune corse extra. Due su tutte. Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi: è stato un onore partecipare. Gare durissime, per la prima ci ho messo tre giorni per riprendermi. Però Capo mi ha davvero fatto un grande regalo portandomi su.

Dopo invece com’è andata?

Chiaramente meglio. Ho curato dei problemi alla schiena che mi porto dietro da una brutta caduta quando ero esordiente e che, quando vado poco in bici, si fanno sentire. Luglio, visto che c’erano Giro e Tour, l’ho passato tutto a casa ad allenarmi come si deve senza assilli dovuti dalla scuola. In quei giorni ho trovato un buon ritmo. Poi ho avuto un periodo intenso di gare tra Giro di Toscana e Simac Tour in Olanda.

Che differenze hai riscontrato tra queste due fasi?

Una maggiore tranquillità e consapevolezza nelle ultime gare che ho fatto. Ho esordito ad inizio marzo a Le Samyn. Ricordo che Yaya (Sanguineti, ndr) mi chiese se avessi l’ansia vedendomi un po’ tesa. Mi aspettava una gara difficile con freddo e pavè, non il massimo per partire. Però Arzeni mi aveva detto che sarebbe stato difficile l’inizio e che le eventuali delusioni, o bastonate come le chiama lui, mi sarebbero comunque servite per crescere e fare esperienza. Aveva ragione perché ora sono più serena. E riesco a gestire meglio anche le mie emozioni.

Resterai in Valcar anche nel 2023. Ti sei prefissata già qualche obiettivo?

Qui si sta veramente bene ed è davvero una grande famiglia. Ambiente ideale per crescere per giovani come me e altre ragazze. Mi hanno aiutata tutti. Sempre Yaya è stata tra quelle che più mi insegnava e urlava nella radiolina. Urla buone, di incitamento. Lei è perfetta per quel ruolo. Quello che aveva fatto l’anno scorso con Gasparrini lo ha fatto con me e la stessa Eleonora mi ha aiutato dandomi consigli. Sono contenta di com’è andata questa stagione. Per l’anno prossimo non ho particolari obiettivi ma vorrei affrontare le gare con un approccio diverso. E da lì spero di poter fare qualche risultato e buone prove.

Cipressi, qui all’europeo 2021, rivestirà la maglia azzurra alla Vuelta a Formosa in Argentina a fine ottobre
Cipressi, qui all’europeo 2021, rivestirà la maglia azzurra alla Vuelta a Formosa in Argentina a fine ottobre
Intanto un piccolo traguardo lo hai già raggiunto con la convocazione per la trasferta in Argentina. Sarà una gara che si potrebbe decidere a crono. Come ci arrivi?

La chiamata di Paolo (il cittì Sangalli, ndr) è stata inaspettata. E’ un grande orgoglio indossare nuovamente la maglia azzurra ora da elite dopo le volte da junior (nel 2020 fu terza alla crono degli europei, ndr). La condizione non è male, vedremo come andrà. Però posso dirvi che sono molto carica. Visto che ho iniziato a correre con regolarità solo dopo la maturità, ho voglia di spendere tutto quello che mi è rimasto.

Tra Covid e delusioni, la Arzuffi rimette tutto in gioco

11.10.2022
4 min
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Che fine ha fatto Alice Arzuffi? Della lombarda della Valcar Travel & Service si erano un po’ perse le tracce, la sua ultima gara internazionale è stata il 27 agosto in Francia, poi più nulla. Intanto si è cominciato a parlare delle sue prospettive nel ciclocross, ben diverse da quel che eravamo abituati a supporre: anche lei salterà almeno tutta la prima parte della stagione e forse non solo…

Ce n’era abbastanza per soddisfare le mille curiosità parlando direttamente con lei per capire che cosa attendersi: «Perché ho finito prima? Colpa del Covid, avevo in programma di gareggiare anche a settembre ma il virus mi ha messo KO e quindi abbiamo deciso d’accordo con la squadra di staccare prima. Attualmente sono ferma e lo sarò per tutto il mese, poi si valuterà il da farsi».

Una stagione difficile per la Arzuffi su strada, con 49 giorni di gara senza risultati
Una stagione difficile per la Arzuffi su strada, con 49 giorni di gara senza risultati
Come mai una pausa così lunga?

Nei giorni del Covid ho riflettuto, è come se il mio fisico mi stesse mandando dei messaggi: per anni sono andata avanti senza soste fra l’inverno nel ciclocross e le stagioni su strada, ora che sono negli anni principali della carriera (la Arzuffi ha 27 anni, ndr) devo cominciare a selezionare e intanto devo recuperare. E’ come se fossi andata in overtraining. Una volta che avrò ripreso gli allenamenti capirò che cosa fare.

Ti rivedremo nel ciclocross?

Per quest’anno non so ancora bene che cosa fare, come detto valuterò in corso d’opera. Potrei preparare la parte finale della stagione, quella più importante con le tappe finali di Coppa e i Tricolori oppure pensare direttamente alla stagione su strada, devo pensarci bene e valutare le situazioni createsi nel frattempo. Anche perché il prossimo anno cambierò squadra, entrando a far parte di un team del WorldTour, ma non posso ancora ufficializzare il nome.

A Boom, nel Superprestioge 2019-20, la sua ultima vittoria internazionale (foto cxmagazine.com)
A Boom, nel Superprestioge 2019-20, la sua ultima vittoria internazionale (foto cxmagazine.com)
La sensazione è che l’ultima stagione sui prati ti abbia lasciato qualche strascico psicologico…

Effettivamente sono rimasta delusa da alcuni episodi. Penso di aver dato molto a questo ambiente negli anni, anche con vittorie prestigiose, ho fatto grandi investimenti sulla mia carriera aprendo la strada verso l’ingresso in grandi team multinazionali, ma ho avuto la sensazione che tutto sia stato presto dimenticato. Poi per carità, ognuno fa le proprie scelte, ma alcune non mi sono piaciute e mi hanno un po’ tolto la voglia.

Con le compagne di team e di nazionale sei in buoni rapporti?

Sicuramente, ci sentiamo spessissimo, Silvia (la Persico, ndr) è stata un riferimento per tutte sia d’inverno che su strada. I suoi risultati se li merita tutti perché so bene quanti sacrifici ha fatto, quanto sia stata lunga e lenta la scalata verso i vertici, ma tra studio e problemi fisici la sua esplosione non arrivava mai. Ora ha fatto vedere di che cosa è capace.

Nel cross la lombarda ha vinto 5 titoli nazionali (di cui 4 fra le U23) e 3 medaglie europee
Nel cross la lombarda ha vinto 5 titoli nazionali (di cui 4 fra le U23) e 3 medaglie europee
Ti hanno sorpreso i suoi risultati su strada?

Io ho sempre pensato che fosse un po’ più stradista che crossista, ma solo trovando la sua dimensione avrebbe potuto ingranare le marce e acquisire la consapevolezza necessaria per i grandi risultati.

E la tua di stagione su strada com’è stata?

Di segnali positivi ne ho avuti pochi, forse proprio per quel discorso di eccesso di allenamento e gare fatto in precedenza. Ho fatto tanta fatica, mi sono allenata con puntiglio, ma ho raccolto poco e mi spiace perché non ho potuto compensare come avrei voluto gli sforzi della squadra, che mi è sempre rimasta accanto non facendomi mancare nulla.

La Arzuffi si è spesso spesa per le compagne: qui con la Baril (CAN), prima al GP Ciudad de Eibar
La Arzuffi si è spesso spesa per le compagne: qui con la Baril (CAN), prima al GP Ciudad de Eibar
Le tue gioie le hai vissute per interposta persona, attraverso i grandi risultati del tuo fidanzato Luca Braidot vincitore in Coppa del mondo Mtb e bronzo mondiale…

Anche il pensiero suo, di come è arrivato a questa bellissima annata, è stato oggetto di riflessione. So bene quanti sacrifici abbia affrontato, quanti anni ha passato arrivando sempre alle soglie di quel salto di qualità che non arrivava mai. Lui ha cambiato molte cose nella sua preparazione, si è rivolto a un mental coach e i risultati si sono visti.

Con lui hai parlato delle tue scelte?

Sì, ci confrontiamo spesso, mi stimola molto ad andare oltre la delusione di non aver portato a casa quanto volevo. Mi spinge a prendere le cose con più leggerezza senza guardare sempre i numeri. Forse faremo quest’inverno qualche gara insieme, ma senza l’assillo del risultato, pensando ai nostri obiettivi estivi. Poi comunque, settimana dopo settimana, deciderò il da farsi.