Reusser fermata dal long covid. Quanto è diffuso?

01.10.2024
4 min
Salva

Ai mondiali di Zurigo c’era un’assenza che ha fatto rumore. E’ quella di Marlen Reusser, la specialista della cronometro che sarebbe stata una delle più chiare speranze di podio per i padroni di casa. Sarebbe, perché l’elvetica non gareggia da maggio. Anzi, non si allena e non perché non ne abbia più voglia.

Per la Reusser l’ultima gara risale a metà maggio in Spagna. Il suo futuro è nebuloso
Per la Reusser l’ultima gara risale a metà maggio in Spagna. Il suo futuro è nebuloso

In un’intervista a SRF, la Reusser ha raccontato il suo calvario: «A fine primavera ho avuto un mal di gola trasformatosi in bronchite. Nonostante le cure continuavo a peggiorare. A giugno ho provato a riprendere ma con la febbre che saliva e scendeva non aveva senso. Ad agosto ho avuto la diagnosi di sindrome da Long Covid che mi ha trasformato in una malata cronica, con momenti buoni alternati ad altri molto brutti. E ho paura che non passerà».

Una diagnosi che dà da pensare e per questo abbiamo voluto allargare il discorso parlando con Carlo Guardascione, medico della Jayco AlUla per capire quanto il virus che quattro anni fa ha congelato non solo l’attività ciclistica ma la vita quotidiana di buona parte del mondo sia ora impattante nei suoi effetti: «Premesso che del caso in questione non possiamo saperne a sufficienza, se non quello che la ragazza ha detto, oggi con il Covid si viaggia a vista, ma mi sento di dire, anche in virtù della mia esperienza di medico di base, che i casi di long covid sono strettamente legati alla mancata vaccinazione. Chi ha fatto almeno parte delle dosi prescritte, è molto più garantito».

I sintomi principali manifestati in età adulta dalla sindrome del Long Covid
I sintomi principali manifestati in età adulta dalla sindrome del Long Covid
Quanto incide su chi fa attività ciclistica?

L’allenamento intenso influisce sulle difese immunitarie, le fa diminuire e quindi chi fa sport, senza un’adeguata protezione data dal vaccino, è più esposto. Che cosa è cambiato rispetto ai primi tempi? Ora il Covid è stato quasi sdoganato, quando si avvertono i sintomi come raffreddore e mal di gola, si pensa che siano solo questi, invece se si tratta di sintomi Covid, è importante che si stia fermi, si dia uno stop alla propria attività.

Per la sua esperienza sul campo, i casi sono molti?

Ce ne sono, e per quel che vedo nella stragrande maggioranza colpiscono chi non si è vaccinato. In base a quel che sappiamo, noi possiamo usare una terapia sintomatica, in presenza in particolare di quei segnali tipici del long covid: astenia, problemi a gusto e olfatto che persistono, turbe del sonno. E’ importante però che si agisca nei primissimi momenti, con integratori e farmaci per alzare le difese immunitarie, un po’ come avviene nella mononucleosi, per questo è importante fermarsi e riprendere solo quando il fisico tornerà a rispondere adeguatamente.

In caso di sintomi da covid è importante consultare subito il medico riinunciando al “fai da te”
In caso di sintomi da covid è importante consultare subito il medico riinunciando al “fai da te”
Nei team i controlli vengono fatti?

Noi prima di ogni corsa a tappe e di ogni serie di corse d’un giorno ravvicinate nel tempo e quindi riservate agli stessi atleti, facciamo una serie di tamponi a tappeto, a tutti i componenti della squadra, corridori e staff. Chi presenta sintomi viene fermato preventivamente. Anche noi vediamo che le maglie regolamentari sono diventate più larghe, che chi è positivo ma asintomatico viene fatto gareggiare, ma d’altronde abbiamo ormai acclarato che la risposta di ogni individuo al virus è diversa, anche in base a che cosa si è fatto come vaccinazione. Chi le ha fatte resta più protetto.

Di vaccini oggi si parla abbastanza poco. Quelli disponibili sono aggiornati alle ultime varianti del virus?

Sì, assolutamente. Il vaccino è consigliabile per bambini, anziani e persone fragili per malattie pregresse, per questi è bene fare il richiamo. Per gli altri, compresi i nostri atleti, è importante che facciano il vaccino antinfluenzale che agisce sui virus stagionali esponendo molto meno i soggetti. Anche il vaccino antinfluenzale è aggiornato alle variazioni dei virus e dà un’ottima protezione. Nel nostro team oltre l’80 per cento dei tesserati si vaccina contro l’influenza.

La vaccinazione è la principale difesa, a cominciare da quella antinfluenzale
La vaccinazione è la principale difesa, a cominciare da quella antinfluenzale
Il covid è ancora diffuso?

Sì, molto. Anche nell’ambiente ciclistico, abbiamo visto come al Giro di Francia siano stati tanti i casi e molti corridori presentando sintomi siano stati fermati. Io riscontro casi tutti i giorni di mia presenza a studio. L’unica differenza con il passato è che sono molti meno i casi che necessitano di ricovero e questo è frutto della campagna di vaccinazione.

Tadej Pogacar vaccinato e pronto per un altro Tour

24.01.2021
5 min
Salva

Ci sarà da vedere sul campo se la serenità che al momento è il mood permanente di Tadej Pogacar sia vera o sia piuttosto il modo di tenere lontane le tensioni in una fase dell’esistenza in cui il Covid, le barriere artificiali e le distanze geografiche rendono ogni confronto più ovattato.

Lo sloveno vincitore del Tour tutto sommato ha avuto svariate occasioni per raccontare il suo pazzo 2020, ma ha dovuto/potuto farlo davanti allo schermo di un computer che ha permesso alle sue emozioni di passare inosservate e impedito a chi poneva le domande di percepire il fremito dell’esitazione e il brillare dell’orgoglio. Un po’ come definire “corsa” la sfida virtuale sui rulli. L’avversario devi averlo accanto e subirne o imporgli lo sguardo per poter dire di essere stato più forte o battuto con merito.

Aver avuto il vaccino prima di tutti lo mette al riparo da grandi preoccupazioni (foto Fizza)
Il vaccino lo mette al riparo dalle preoccupazioni (foto Fizza)

Vaccino: fatto!

Fra i primi passi nel lanciare il nuovo anno, lo sloveno della Uae Team Emirates ha potuto godere come i compagni del vaccino cinese che in qualche modo renderà più semplice la vita al suo team, nel consueto “liberi tutti” del ciclismo in cui chi prima arriva alla cura, per primo ne trae vantaggio. Che cosa succederà se di colpo le compagnie aeree e i Paesi chiederanno il passaporto vaccinale e soltanto una squadra lo avrà in mano? Il ciclismo si fermerà ancora? Sgombrato comunque il campo dalla preoccupazione del Covid, la sua attenzione si è così concentrata nuovamente sul Tour.

Alla Planche des Belles Filles, Pogacar sfinito dopo l’arrivo: «Potevo anche saltare io»
Alla Planche des Belles Filles: «Potevo anche saltare io»
Qual è ora la tua preoccupazione?

Ora devo solo essere preparato fisicamente, come lo sono stato l’anno scorso e avere un buon supporto dalla squadra. Essere il vincitore uscente del Tour sarà molto, molto più difficile. E’ la prima volta che difendo una vittoria e sarà una cosa completamente nuova per me. Ma penso che se ci vado preparato e motivato, potrò fare ancora bene.

Qualcuno si è stupito delle tue prestazioni.

Ma dalla mia esperienza alla Vuelta del 2019, io sapevo di poter fare bene nella terza settimana di un grande Giro e questo mi ha dato fiducia quando siamo arrivati alla fine del Tour. Ho passato un paio di tappe in cui non mi ero sentito troppo bene, ma alla fine ero sempre con Roglic. Non si può dire che sia stato meno forte di lui. Per questo penso che lui e i suoi compagni abbiano parlato nella foga del momento. In quella crono non c’è stato niente di incredibile.

L’autista del pullman ci ha raccontato che scendendo per il riscaldamento hai visto i meccanici che preparavano la bici bianca per Parigi e hai chiesto perché non fosse gialla…

Stavo bene, ma quella è stata una battuta. Le cronometro sono abbastanza semplici, specialmente l’ultimo giorno, quando sai che quello sarà anche l’ultimo grande sforzo che dovrai fare. Sarei anche potuto scoppiare sulla salita finale e perdere il podio, ma per fortuna non è successo. Ho vissuto una giornata fantastica. Mi sono riscaldato bene, ho fatto un ottimo cambio di bici e ho dato tutto. Ho capito di aver vinto solo dopo aver passato la riga.

Alla Vuelta 2019, Tadej Pogacar aveva già tenuto testa a Roglic e Valverde, vincendo la penultima tappa
Alla Vuelta 2019, Pogacar si era misurato con Roglic e Valverde
Quali sono state le tappe difficili di cui hai parlato?

Quelle in cui ho perso Aru e Formolo, che non sono stati bei momenti per la squadra. E poi è stato duro anche il giorno dei ventagli, dove abbiamo perso troppo terreno.

Con quale spirito si ricomincia?

Quello di ogni anno, in realtà. Con l’attesa delle prime corse per scacciare la paura di non essere migliorato e tutti gli scongiuri per non avere sfortuna. In realtà per ora non ci sono grossi ostacoli. Se rimarrò concentrato e andrò avanti con gli stessi obiettivi e la stessa motivazione, penso che continuerò a migliorare.

Quanto ti infastidisci o trovi insolito dover già parlare del Tour?

Sono il vincitore uscente e di sicuro sono anche un favorito, ma non so se sono il favorito principale. Ci sono molti corridori e c’è ancora molta strada da fare. Vedremo prima del Tour chi sarà l’uomo su cui scommettere, chi avrà vinto il maggior numero di gare prima e arriverà più forte in Francia.

E’ stato davvero così stressante quest’ultimo inverno?

Non è stato un grosso ostacolo. E’ parte del mio lavoro. Cerco sempre di ricavarmi del tempo tutto mio al di fuori delle corse e degli impegni con la stampa e questo mi permette di rimanere rilassato. Credo che la mia vita non sia cambiata poi molto.

Aver vinto ti ha dato più fiducia in Tadej Pogacar?

Forse un po’, ma io sono sempre stato fiducioso e realistico circa le mie capacità. Sarò ancora super motivato per questa stagione, ma di sicuro sono più rilassato ora di quanto non fossi prima. Non dimentico il passato, ma non penso sempre a quello che ho fatto e non ne parlo, perché è già successo. Voglio concentrarmi sulle prossime gare.

Concentrazione al via dei mondiali di Imola: la testa è l’arma in più di Tadej Pogacar
Concentrazione al via dei mondiali: la testa è la sua arma in più
Le attese logorano?

Non credo. Anzi, è più difficile far passare i giorni vuoti di tensione. Mi aspetto che le corse saranno dure e veloci come sempre e il livello sempre più alto.

Vincere il Tour è stato uno step importante, paragonabile in proporzione alla vittoria nel Tour de l’Avenir?

Sono stati tutti e due molto impegnativi, ma restano difficili da comparare, perché li ho vissuti in due fasi molto diverse della mia carriera. Di certo in entrambi i casi ho dovuto dare il mio meglio.

Pensi che sarà dura ora contenere il ritorno di corridori come Nibali e la voglia di riscatto di Evenepoel?

Sono entrambi corridori di punta ed entrambi hanno qualità uniche. Ma ancora una volta cercherò di restare concentrato su me stesso più che sui miei avversari.

Pensi di aver vinto il Tour più con le gambe o più con la testa?

E’ stato un mix perfetto, ma non dimenticherei la squadra. Ho avuto un grande supporto. E anche nei momenti in cui sembrava che fossi da solo, non mi sono mai sentito davvero isolato.