Segatta alla Visma, per Alberati un punto di partenza

21.06.2025
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Dal prossimo anno Fabio Segatta (in apertura, Photors) sarà uno dei ragazzi del devo team della Visma-Lease a Bike. Il trentino approda a uno dei principali team del WorldTour senza aver mai vinto una corsa e la cosa suona apparentemente strana. Eppure parliamo di un corridore che ha una particolare capacità, quella di esserci sempre nei momenti che contano. Non a caso è finito nella top 10 nel 90 per cento delle corse disputate quest’anno, a prescindere da percorsi, climi atmosferici, tattiche e non è certo cosa comune.

Segatta insieme al suo preparatore Paolo Alberati, che lo ha portato in Olanda
Segatta insieme al suo preparatore Paolo Alberati, che lo ha portato in Olanda

Gibo Simoni garantisce per lui

Volevamo saperne di più, così abbiamo chiamato il suo preparatore Paolo Alberati che ci ha aperto un mondo perché la storia di Segatta e del suo ingaggio è qualcosa che riguarda un po’ tutto il ciclismo attuale: «Io lo seguo dallo scorso ottobre – racconta – vedevo gli ordini di arrivo dello scorso anno e notavo che la sua presenza c’era molto spesso. Oltretutto è un trentino come il mio amico Simoni al quale Maurizio Fondriest, con cui collaboro, ha chiesto subito lumi su questo ragazzo e GIlberto gli ha dato molte rassicurazioni sul suo valore. Così l’ho chiamato per fare un test gratuito e capire con chi mi trovassi davanti e sono rimasto sbalordito dai dati.

«Fabio è un ragazzo di 1,84 con un fisico asciutto, magro ma tonico. Io pensavo di trovarmi di fronte a uno scalatore, i suoi dati mi davano buoni riscontri in tal senso, ma erano quelli sull’esplosività che erano straordinari, da velocista puro. Gli ho chiesto se avesse mai fatto volate e mi ha detto di no, se aveva paura e mi ha detto ancora di no, così ha cominciato a buttarsi dentro e i risultati si sono visti subito. Uno che in salita non lo stacchi e in volata se la gioca è una vera rarità, che fa gola a tanti…».

Durante i test, Segatta ha mostrato inconsueti valori relativi all’esplosività per uno scalatore
Durante i test, Segatta ha mostrato inconsueti valori relativi all’esplosività per uno scalatore

Sui muri fiamminghi non lo stacchi…

Alberati si è fatto quindi un’idea precisa su che corridore sia, ma non solo lui: «Io penso che sia l’ideale per le classiche, uno che sul Kwaremont è in prima linea e non cito questo muro a caso perché è andato a correre nel GP Harelbeke di categoria e per due volte su quel muro è transitato tra i primissimi. Mi aspettavo di vederlo nell’ordine di arrivo, ma poi è caduto all’ultima curva e i sogni sono svaniti, ma la sua prestazione non è sfuggita a chi c’era.

«Pochi giorni dopo infatti ci hanno contattato i dirigenti della Visma-Lease a Bike e il loro interesse era tangibile, tanto è vero che ci hanno pagato il viaggio verso ‘s-Hertogenbosch. Ci hanno immerso nella loro straordinaria realtà, con il palazzo diviso per piani in base alle squadre (WorldTour uomini, donne, devo team). Hanno fatto un bike checking a Fabio e anche loro sono rimasti stupiti: loro hanno un particolare software che analizza le stagioni su trainingpeaks e distingue le prestazioni fra resistenti ed esplosivi. Segatta era esattamente nel mezzo e questo per loro è un valore enorme. Tanto è vero che ci hanno subito fatto un’offerta per due anni e non c’è voluto molto per accettarla…».

Nelle stanze della Visma-Lease a Bike, davanti alle foto di tanti campioni. Dal 2026 ci sarà anche lui
Nelle stanze della Visma-Lease a Bike, davanti alle foto di tanti campioni. Dal 2026 ci sarà anche lui

Un corridore davvero completo

Parliamo quindi di un ragazzo che spicca per la sua duttilità: «E’ uno che sa correre su ogni percorso, in salita come in pianura. Anche all’Eroica si è distinto, ma ha anche una bella capacità di fare gruppo, di essere parte di un team e questo dai responsabili dell’Unione Sportiva Montecorona me l’hanno confermato. E’ uno che va forte anche a cronometro. Molti mi chiedono: perché allora non vince? Io rispondo che preferisco che prenda aria in faccia, che sia davanti, che sia sempre nel vivo dell’azione piuttosto che guadagnare vittorie, poi se arrivano meglio ancora, ma non è fondamentale».

Uno così però non rischia di essere un piazzato, che fa punti, ma non vince e quindi resta nel gruppo di una squadra di spicco, relegato a ruoli di contorno? «Faccio mia la risposta di Pellizzari: non mi sembra che un direttore sportivo freni un ciclista che mostra di avere i mezzi per emergere. E’ così anche per Fabio, ne siamo sicuri. Mettiamo in chiaro un punto: il vero cammino di Fabio inizierà il prossimo anno, quando si troverà in quel consesso, dove dovrà dimostrare pian piano quel che vale. Ora deve lavorare in quella funzione, per questo i risultati di quest’anno hanno un valore relativo».

L’ultima vittoria del trentino è stata nel 2024 al Trofeo Commercio Industria e Artigianato (foto team/Facebook)
L’ultima vittoria del trentino è stata nel 2024 al Trofeo Commercio Industria e Artigianato (foto team/Facebook)

Un lavoro appena iniziato

Ma dal prossimo anno, quando Segatta sarà in un team dove ci saranno propri preparatori, con un contratto di due anni, che apporto potranno dare Fondriest e Alberati? Il loro lavoro è finito nei suoi confronti? «Finito? E’ appena cominciato. Possiamo anche mettere le carte in tavola: noi prendiamo una commissione del 5 per cento sui suoi contratti futuri, ma per ora non prendiamo nulla. Abbiamo fatto anche noi un investimento,, quindi significa che continueremo a seguirlo, con un contatto stretto. Non so se ricordate il film “Jerry McGuire” con Tom Cruise che seguiva un giovane talento del football americano. Per noi è così, se Segatta cresce, è nostro interesse ma perché avvenga dobbiamo stargli vicino».

Farlo passare in un team italiano sarebbe stato più semplice? «No, la realtà per un team italiano professional è lo stesso, è proprio il ciclismo che funziona così come un vero sport di squadra. Un procuratore deve seguire tantissime cose, anche della vita di tutti i giorni come una trasferta, una visita medica. E’ il nostro lavoro».

Lo sprint al Giro del Friuli. Su 16 gare quest’anno, il trentino è andato in Top 10 ben 13 volte (foto team/Facebook)
Lo sprint al Giro del Friuli. Su 16 gare quest’anno, il trentino è andato in Top 10 ben 13 volte (foto team/Facebook)

Esplosività enorme e particolare

Prima si parlava di Simoni e chiaramente, essendo Segatta trentino, il riferimento a Gibo viene naturale. Che differenze ci sono? «Simoni era uno scalatore puro, ma aveva la legnata in salita, lo scatto bruciante. Fabio ha un tipo di esplosività diversa. Ad esempio il suo VLA Max è 0,55, Simoni aveva, presumo, lo 0,3. Io conoscevo perfettamente il suo preparatore Camorani che è stato un mentore per me. Segatta può emergere dappertutto, deve solamente imparare e prenderne coscienza. Noi l’aiuteremo in questo».

Enrico Simoni, uno scalatore diverso da papà Gilberto

18.09.2024
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Negli ultimi tre weekend di gare ha sempre pedalato nei piani altissimi degli ordini d’arrivo e quando vede la strada salire si scatena come faceva il padre. Enrico Simoni non è solo il figlio di Gilberto, ma uno scalatore fisicamente diverso da lui, che sta finendo la stagione con una serie incredibile di piazzamenti.

La vittoria in solitaria a Piancavallo del 7 settembre si piazza nel bel mezzo dei secondi posti ottenuti prima alla Sandrigo-Monte Corno (replicando lo stesso risultato di papà “Gibo” 35 anni fa) e poi alla Orsago-Col Alt. L’ottimo stato di forma dello juniores dell’Us Montecorona è arrivato un po’ in ritardo sulla tabella di marcia per snervanti problemi fisici, però baby Simoni vuole recuperare il tempo perso. E ad occhio si direbbe che ci stia riuscendo, anche grazie ai consigli di Simoni senior.

Enrico Simoni, classe 2006, è uno scalatore alto 1,78 metri per 57 chilogrammi. Si trova a suo agio su salite superiori ai trenta minuti
Enrico Simoni, classe 2006, è uno scalatore alto 1,78 metri per 57 chilogrammi. Si trova a suo agio su salite superiori ai trenta minuti

Enrico visto da Gibo

La salita è un affare di famiglia in casa Simoni. Gilberto ci ha costruito una carriera e le due vittorie al Giro d’Italia, Enrico sta cercando di fare il suo percorso al meglio, superando anche la “montagna” del cognome importante.

«Non possiamo fare paragoni tra lui e me – puntualizza Gibo – perché apparteniamo ad un ciclismo molto diverso. Così come è differente la nostra fisionomia (Enrico è alto 1,78 metri per 57 chilogrammi, Gilberto era 1,70 per 59 chili, ndr). La sua vera forza è che non ha paura di fare fatica e in questo mi somiglia molto. Non so quali siano i suoi margini di miglioramento perché a volte faccio fatica a vederli in quegli juniores che vanno forte veramente. Potrebbe dipendere da quanta voglia abbia di continuare a fare questo sport come si deve. L’importante è che capisca che il ciclismo non è la vita, ma una esperienza, come ripeto sempre.

«Adesso vedo Enrico sereno – prosegue – perché prima avvertiva la tensione dell’essere mio figlio. Sentiva il peso di dover fare risultato a tutti i costi. I parenti e gli amici, pur dicendolo con simpatia, lo caricavano di responsabilità e inconsciamente lui si creava delle aspettative. Sono riuscito a calmarlo e dirgli di non pensarci. Lui sa che io lo sostengo in ogni cosa e so che si sta impegnando tanto. Le difficoltà sono altre».

Il primo podio di Enrico arriva il 4 maggio, ma i problemi posturali continuano ad affliggerlo
Il primo podio di Enrico arriva il 4 maggio, ma i problemi posturali continuano ad affliggerlo

Juniores e problemi annosi

La schiettezza è sempre stata una dote preziosa di Gilberto Simoni e gli basta un assist sul futuro di suo figlio per analizzare i problemi della attuale categoria.

«E’ vero che faccio parte della MBH Bank Colpack Ballan – dice – e che qualcuno potrebbe pensare che potrei farlo passare lì, ma è presto. Deve ancora maturare e pensare a finire bene la stagione. Non mi pongo limiti, magari potrebbe arrivare anche un team straniero. Diciamo che vorrei che non ci fossero troppe persone di mezzo nel suo trasferimento, come quello degli altri in generale.

«Negli juniores – conclude Gilberto Simoni – è tutto una pazzia, come in tutte le altre discipline di quella età. Lo sport è socialmente degradato. Ormai non è fatto più per far crescere i ragazzi, quanto invece per finalizzare l’interesse di certi tecnici o dirigenti. Lo vedo nei kart, nello sci, nel calcio. E il Coni è il primo organo che lo concede. Avete notato che si è abbassata l’età media dei ragazzi che smettono di fare sport? E’ perché si arrendono prima alle pressioni spropositate della ricerca di risultati. Spero che cambi in fretta questa tendenza».

Simoni (tra Cobalchini e Manfè) ha vinto in salita a Piancavallo sfruttando allunghi e cambi di ritmo, le sue doti meno forti
Simoni (tra Cobalchini e Manfè) ha vinto in salita a Piancavallo sfruttando allunghi e cambi di ritmo, le sue doti meno forti
Da un Simoni ad un altro. Enrico che tipo di corridore sei?

Sono scalatore che sfrutta la sua leggerezza, anche se non la cerco apposta. Mi trovo bene su salite lunghe e non è un caso che i risultati migliori siano arrivati su quelle che duravano 30/40 minuti o addirittura un’ora. Sto migliorando sugli scatti e sui cambi di ritmo. La vittoria di Piancavallo infatti me la sono costruita in questa maniera, giocando al meglio su queste caratteristiche che mi appartengono meno. Ho vinto anche gestendo un po’ la troppa foga di vincere. Anche perché finora non era stata una stagione semplice.

Per quale motivo?

Ho trascorso un inverno travagliato con dolori alla schiena e problemi posturali. Fino a maggio è stato un calvario, era frustrante vedere tutti che andavano in bici e facevano risultato. Mi piace spingermi al limite, ma non ero più disposto a questo tipo di sofferenza. Poi ho risolto questa noia proprio grazie al vostro articolo su Kevin Colleoni.

Cioè?

Sono risalito allo stesso studio di osteopati, che mi ha rimesso letteralmente in sesto curandomi una rotazione del bacino ed un gonfiore addominale. Mi manca solo di sistemare il problema della masticazione che farò nel prossimo inverno.

E così ti sei sbloccato definitivamente.

Esattamente. Da luglio in avanti ho avuto la svolta. Mi sono ritrovato con più energia da spendere e non ho più dovuto pensare ad altro. Sono arrivati tanti bei risultati, ma soprattutto una continuità di prestazioni e rendimento. Ora voglio solo concludere il 2024 in questo modo. Sabato ad esempio c’è una cronoscalata organizzata proprio dalla nostra società e vorrei fare molto bene visto che corriamo a Palù sulle strade di casa. Punto però anche ad una gara ondulata che ci sarà a Firenze la settimana prossima ed è aperta a tanti tipi di corridori. All’anno prossimo prossimo ci penserò più avanti.

Risolte le noie fisiche alla schiena, Simoni ha ritrovato il giusto colpo di pedale da luglio in avanti
Risolte le noie fisiche alla schiena, Simoni ha ritrovato il giusto colpo di pedale da luglio in avanti
A parte tuo padre, c’è un atleta a cui fai riferimento?

E’ vero, mi sono sempre ispirato a lui, ma ho cercato di imparare a correre guardando i suoi vecchi video e discutendone con lui. Nel presente invece mi piacciono molto Enric Mas e Joao Almeida. Lo spagnolo per una questione prevalentemente fisica dato che sono molto simile a lui. Il portoghese invece per il modo di correre visto che anche lui affronta le salite con grande regolarità. Per il resto devo ancora capire chi sono e dove posso arrivare.