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Ursus e Vittoria: test congiunti con l’obiettivo qualità

01.08.2023
2 min
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Ursus e Vittoria: un’attenta collaborazione tecnica tutta italiana con l’obiettivo di migliorare i reciproci prodotti a beneficio di tanti, tantissimi appassionati ciclisti. Non a caso, appena qualche giorno fa un team tecnico di Ursus spa ha viaggiato in direzione Brembate (Bergamo), presso il quartier generale di Vittoria Group, per condurre alcuni importanti test di resistenza al rotolamento (“rolling resistance”) in collaborazione appunto con Vittoria.

«Il nostro impegno costante per l’innovazione e per il raggiungimento dell’eccellenza – hanno dichiarato i tecnici Ursus – ci porta costantemente a ricercare nuovi metodi e rinnovati contesti per migliorare le prestazioni delle nostre ruote. Durante questi specifici test, i nostri tecnici hanno lavorato a stretto contatto con il team di Vittoria, mettendo alla prova diverse combinazioni di pneumatici e di ruote. Queste differenti procedure ci hanno permesso di raccogliere dati incredibilmente preziosi per analizzare le performance dei nostri prodotti con l’obiettivo di ottimizzarne il futuro livello di efficienza e di prestazione. Ed i risultati di questi test sono stati più che positivi, confermando quello che ci aspettavamo: ovvero che la sinergia tra le due realtà ha innescato una combinazione vincente destinata ad un miglioramento e ad uno sviluppo continuo».

Ursus e Vittoria hanno collaborato insieme facendo numerosi test su prodotti e materiali
Ursus e Vittoria hanno collaborato insieme facendo numerosi test su prodotti e materiali

Il cliente al centro

Ursus Spa è una azienda tutta italiana, con sede a Rosà (Vicenza), specializzata da oltre cinquant’anni nel settore delle lavorazioni meccaniche. Alle porte degli anni 2000, il business dell’azienda si è allargato anche al mondo delle biciclette, sia da corsa che Mtb, e questo grazie ad uno specifico “focus” nella produzione di ruote di alta gamma. Un esperimento fruttuoso, quest’ultimo, estremamente efficace che nell’ultimo decennio ha permesso all’azienda di addentrarsi nel mondo del ciclismo professionistico facendo leva su un prodotto in continua evoluzione con un punto di qualità sempre elevatissimo.

Mirko Ferronato, CEO Ursus Spa
Mirko Ferronato, CEO Ursus Spa

Un vero e proprio partner da sempre orientato al cliente. Un produttore che punta costantemente sull’elevata qualità, aperto all’innovazione ed alla continua ricerca dell’eccellenza… Questa è Ursus, una realtà che fa della “customer satisfaction” un elemento imprescindibile della propria quotidiana attività.

Ursus

Petacchi in Ursus: un incontro di valori condivisi

25.05.2023
2 min
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Alessandro Petacchi, ex-professionista e pluri-vincitore al Giro d’Italia, e oggi seconda voce RAI alla corsa rosa e “ambassador” Ursus, ha recentemente avuto l’opportunità di visitare la sede di Rosà (Vicenza): un vero e proprio punto di riferimento per l’industria delle biciclette italiane. Fondata nel 1967, Ursus ha da sempre puntato sulla qualità e sull’innovazione, producendo componenti per biciclette di altissimo livello, sia per professionisti quanto per gli appassionati ciclo amatori. La visita di Alessandro Petacchi in Ursus ha rappresentato un momento significativo per entrambe le parti coinvolte.

Durante la visita, Petacchi ha avuto l’opportunità di immergersi nell’ambiente di produzione e di scoprire da vicino i processi che stanno dietro alla creazione dei componenti Ursus, in modo particolare le ruote. Ha potuto incontrare gli ingegneri e gli artigiani, che lavorano quotidianamente con passione realizzando prodotti che uniscono tradizione e tecnologia davvero all’avanguardia. Petacchi ha espresso la propria ammirazione per l’impegno e la dedizione che l’azienda veneta, oggi guidata dal CEO Mirko Ferronato – infonde nella creazione di prodotti di altissima qualità.

Alessandro Petacchi durante la visita nella sede di Rosà
Alessandro Petacchi durante la visita nella sede di Rosà

Innovazione e sostenibilità

Da porre in evidenza che la visita di Petacchi ha altresì fornito un’opportunità unica per discutere di innovazione nel settore ciclistico e di come l’azienda Ursus stia contribuendo a promuovere lo sviluppo della bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile ed ecologico.

Petacchi, che durante la propria, lunga carriera ha sperimentato personalmente l’importanza delle prestazioni e dell’affidabilità di moltissimo componenti legati alla bicicletta, ha condiviso la sua esperienza e la sua visione su come una reale innovazione possa influire positivamente sul mondo del ciclismo.

Ursus è in corsa al Giro d’Italia sulle bici della Corratec Selle Italia
Ursus è in corsa al Giro d’Italia sulle bici della Corratec Selle Italia

Come ambasciatore Ursus, Petacchi rappresenta i valori di eccellenza, di passione e di dedizione che caratterizzano sia l’azienda quanto il ciclismo stesso. La presenza di Petacchi presso la sede Ursus ha contribuito a rafforzare l’immagine di un marchio che punta all’eccellenza e che quotidianamente si impegna a supportare gli appassionati di ciclismo in tutto il mondo.

Alessandro Petacchi e Ursus condividono la stessa passione per il ciclismo, oltre all’importanza del lavoro di squadra, dell’innovazione, dell’impegno e del fondamentale rispetto per l’ambiente.

Ursus

Ursus: qualità e produzione tutta italiana

18.04.2023
4 min
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«La Ursus di oggi è esattamente quella che immaginavo qualche anno fa, nel momento in cui la mia responsabilità in azienda è diventata effettiva…». A parlare con bici.PRO è Mirko Ferronato, che di Ursus spa è il CEO. Quella che vi riproponiamo di seguito è la sintesi di una chiacchierata, decisamente molto interessante, che tra aneddoti, curiosità, trasformazioni e soprattutto obiettivi da raggiungere nel prossimo futuro, svela dell’azienda veneta un lato umanissimo e decisamente molto rispettoso del nostro ambiente.

Ursus affianca moltissimi team nel mondo del ciclismo
Ursus affianca moltissimi team nel mondo del ciclismo
Aprile 2023: che cosa è la Ursus di oggi?

Ursus oggi è lo specchio di un’azienda che ha raggiunto già molti dei traguardi che ci eravamo imposti. Produciamo il 100% dei nostri prodotti in Italia, e il 2022 è stato il nostro migliore anno, una stagione che è andata in archivio con il record del fatturato: 32 milioni di euro. I nostri impiegati sono oggi 63, ma possiamo arrivare ad occupare anche 75 collaboratori. Si, collaboratori più che dipendenti. In Ursus contano più le persone che i numeri, e questo rapporto speciale che abbiamo con tutte le persone che lavorano con noi, e per noi, ci da innegabilmente molta forza per fare sempre meglio…

Numeri importanti, dunque. Come sta procedendo la stagione?

Quella che stiamo vivendo non è una stagione numericamente positiva, se paragonata al trend degli ultimi anni. Ma ce lo aspettavamo e non siamo preoccupati. La nostra previsione è quella di chiudere con una contrazione di fatturato pari al 20-25% rispetto al record messo a segno nel 2022. In epoca pandemica ed immediatamente post pandemica, il settore ha vissuto un boom senza precedenti. E’ normale che adesso ci possa essere un assestamento…

E cosa si fa?

Noi lo avevamo previsto e siamo organizzati per gestire questo fisiologico decremento. Ci muoviamo in modo prudente, ma le nostre aspettative rimangono molto positive per il futuro. Il settore della bicicletta è forte ed importante, sia lato sportivo che considerandola poi come un mezzo di trasporto sostenibile, e la nostra è un’azienda estremamente sana. Non a caso il mio obiettivo rimane immutato: il traguardo ambizioso per i prossimi anni è fissato a 50 milioni di euro di fatturato.

La produzione di Ursus è al 100% Made in Italy
La produzione di Ursus è al 100% Made in Italy
Come è strutturata l’azienda da un punto di vista prettamente operativo?

Operativamente, come anticipavo, abbiamo la possibilità di occupare fino a 75 persone. Siamo flessibili, e questo aspetto ci permette di essere molto aderenti alle mutanti condizioni di mercato. Onestamente, come capita a molti, abbiamo addirittura difficoltà a trovare personale nuovo da formare ed inserire. Ho come l’impressione che dopo il periodo Covid la testa di molte persone sia cambiata. Soprattutto dei più giovani, che devono approcciarsi al mondo del lavoro… E questo non è solo un peccato, ma è anche una fonte di preoccupazione per le generazioni future.

Grande è l’attenzione alle fasi cruciali di ricerca & sviluppo, corretto?

Corretto. La nostra è un’azienda moderna, con una mentalità moderna. In Ursus amiamo ripeterci che non partiamo dal prezzo per arrivare al prodotto, ma bensì il contrario. E la qualità di quello che produciamo – e lo facciamo 100% in Italia – che guida totalmente il nostro lavoro. Qualità che origina ancor prima che un determinato prodotto venga realizzato, e questo è il passaggio della ricerca e dello sviluppo che in Ursus impiega in azienda un team composto da ben 7 persone.

Ursus e la qualità: un vero e proprio mantra aziendale…

Da quando abbiamo deciso di posizionare i nostri prodotti per il ciclismo verso l’alto, cosa che è avvenuta circa una decina di anni fa, l’attenzione per una produzione tutta italiana e di altissima qualità è divenuta quasi maniacale. Le nostre ruote alto di gamma in fibra di carbonio, così come i manubri, gli attacchi manubrio e gli altri componenti bike che produciamo, sono realizzati seguendo standard di produzione rigorosi e certificati. E l’aver deciso nel 1999 di non delocalizzare, quando invece il trend era quello in quel preciso momento storico, ci fa capire oggi quanto giusta sia stata quella scelta. Oggi più che mai…

Ursus e la sfida sostenibile: come siete organizzati?

Quella della sostenibilità per noi è una sfida vera. Il mio personale obiettivo è quello di poter lasciare ai miei figli un mondo migliore rispetto a quello che ho conosciuto io. E per questo cerchiamo di fare la nostra parte… Ursus è certificata ISO 14001 a conferma che l’azienda ha scelto responsabilmente di adottare un efficiente ed efficace sistema di controllo degli impatti ambientali connessi alle proprie attività, prodotti e servizi nel segno di un’innovazione intelligente ed ecosostenibile. La nostra può definirsi come un’azienda metalmeccanica a sostegno della mobilità alternativa. Un’eccellenza italiana che crede nel rispetto dell’ambiente e che promuove una linea produttiva a impatto ridottissimo. La battaglia per la conservazione climatica del nostro pianeta parte da ciascuno di noi e questo in Ursus lo sappiamo bene…

In che modo ve ne occupate?

Il nostro polo produttivo di Rosà (la provincia è quella di Vicenza) ci ha permesso di raggiungere diversi step di eccellenza come quello ad esempio dalla riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre è stato attuato un vero e proprio processo di riorganizzazione completa della filiera produttiva, ampliata e ristrutturata secondo i principi di Industry 4.0 e dei più alti standard di qualità europei. Inoltre, la tecnologia al servizio dell’azienda viene supportata da un massivo impianto fotovoltaico in grado di produrre fino a 550 KWh di elettricità pulita. E forte è anche il nostro impegno nel ridurre il più possibile i materiali inquinanti degli imballaggi dei prodotti, portando avanti un programma molto ambizioso di progressiva riduzione dell’utilizzo di materie plastiche.

Ursus

Vinales in Ursus: la visita in azienda di un grande pilota

23.03.2023
3 min
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Ursus e il motociclismo sportivo: un binomio ed un rapporto importante che si rinnova anno dopo anno, anche attraverso degli accordi di collaborazione e di sponsorizzazione con piloti MotoGP di primissimo piano. Come nel caso di Maverick Vinales, ambasador Ursus, estimatore del brand e grande ciclista nei momenti liberi lontano dai circuiti del mondiale. E proprio Vinales ha recentemente fatto visita ai moderni (e super sostenibili) stabilimenti Ursus di Rosà (Vicenza) per conoscere più da vicino la produzione 100% Made in Italy di ruote alto di gamma e componentistica proposta e prodotta dall’azienda della famiglia Ferronato.

Il pilota di MotoGp durante la sua visita in azienda a Rosà
Il pilota di MotoGp durante la sua visita in azienda a Rosà

Un marchio, una storia…

«Siamo molto contenti della visita in azienda di Maverick Vinales – ha dichiarato Mirko Ferronato, il CEO di Ursus spa – un’occasione che è servita anche per soddisfare la curiosità tecnica di Maverick. E’ un vero ciclista che, come moltissimi piloti, utilizza la bici per ottimizzare i propri allenamenti durante il corso di tutta la stagione. Durante questo incontro in sede abbiamo avuto anche modo di raccontare a Vinales l’origine del marchio Ursus… Una storia particolare, alla quale teniamo molto. Un racconto che nasce nel lontano 1967 quando al fondatore, e mio padre, Sergio Ferronato, occorreva un nome, un marchio di fabbrica con cui distinguersi sul mercato dalla concorrenza. L’idea giusta lo colse… al cinema, durante la proiezione di un vecchio film: “Quo Vadis”.

La bellissima e nuova sede Ursus di Rosà
La bellissima e nuova sede Ursus di Rosà

«In alcuni fotogrammi di questo colossal – continua – il gladiatore Ursus lotta a mani nude nell’arena con un toro inferocito nel disperato tentativo di salvare Lidia, la sua principessa. Mio padre fu letteralmente ispirato dagli ideali di dedizione e di motivazione trasmessi dal personaggio di Ursus. Pensò che proprio questi ideali sarebbero stati fondamentali per la riuscita del suo progetto imprenditoriale. Decise, quindi, di dare alla sua nuova azienda il nome dell’eroico gladiatore.

«Ma non si dimenticò del toro, al quale affidò il compito di simboleggiare gli ostacoli che il suo personale eroe, la sua compagnia, avrebbe dovuto superare per riuscire nell’impresa… Da quel momento in poi le figure del Gladiatore e del Toro costituirono il marchio Ursus, con il quale ebbe inizio la nostra avventura che negli anni ci ha portato ad essere quotati in Borsa e soprattutto a registrare numerosi brevetti nel settore della componentistica meccanica per le biciclette».

Ursus

Ruote Ursus per il Team Bingoal WB: obiettivo vittoria!

30.12.2022
3 min
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La presenza di Ursus nel gruppo dei professionisti si espande e si rafforza. Il brand veneto, produttore di componenti alto di gamma per biciclette da corsa e Mtb (ruote complete, attacchi e pieghe manubrio, reggisella e mozzi), ha difatti definito e ufficializzato nei giorni scorsi una rilevante partnership di collaborazione tecnica con il team belga Bingoal WB. L’accordo è stato siglato direttamente da Christophe Brandt, il team manager della competitiva squadra fiamminga, con Mirko Ferronato che di Ursus è il CEO. Obiettivo dichiarato di questa sinergia è l’incremento della presenza e della visibilità delle ruote complete Ursus nel ciclismo professionistico che conta. 

Christophe Brandt e Mirko Ferronato, il CEO di Ursus
Christophe Brandt e Mirko Ferronato, il CEO di Ursus

Miura è sinonimo di qualità

Giusto nelle ultime settimane, in occasione dei primissimi ritiri in vista dell’avvio della stagione agonistica 2023 oramai in… rampa di lancio, sono stati effettuati degli accuratissimi test per la selezione e la scelta, da parte degli atleti del team belga, dei materiali Ursus più adatti. In base alle caratteristiche dei percorsi e alle differenti condizioni ambientali che si andranno via via ad affrontare durante il lungo calendario internazionale, i corridori della Bingoal WB avranno a disposizione le ruote ad alta scorrevolezza Miura TC37 Disc, Miura TC47 Disc e Miura 67 Disc: tutte dotate di tecnologia CeramicSpeed. Per affrontare al meglio le frazioni a cronometro, si è invece optato per l’affidabile lenticolare posteriore Gauro da abbinare all’anteriore TS87 Disc. Ursus è davvero pronta alle grandi sfide che attendono i corridori del Team Bingoal WB sulle strade delle grandi Classiche, e il debutto ufficiale avverrà dal 23 al 29 gennaio in Africa in occasione del Tour de Gabon!

Il marchio veneto sarà accanto al team Bingoal per la stagione 2023
Il marchio veneto sarà accanto al team Bingoal per la stagione 2023

Collaborazione & sviluppo

«Siamo molto, molto felici di aver stretto una partnership così importante con Ursus – ha commentato a caldo il team manager della squadra Christophe Brandt – e lo siamo non solo per la qualità delle ruote prodotte nelle splendide officine di Rosà, ma anche per i riscontri e le analisi che ci giungeranno durante la stagione direttamente dai tecnici Ursus.

«I nostri corridori sono costantemente alla ricerca dei migliori materiali da poter utilizzare in corsa e in allenamento. La nostra certezza è che l’interazione tra i collaboratori Ursus e lo staff del nostro team ci consentirà di sfruttare ruote di altissima qualità che aiuteranno i nostri corridori ad ottenere delle grandi prestazioni. Siamo grati della fiducia che Ursus, in primis nella persona di Mirko Ferronato, ha deciso di accordarci».

Ursus è sinonimo di ruote complete, ma anche di manubri, reggisella e mozzi
Ursus è sinonimo di ruote complete, ma anche di manubri, reggisella e mozzi

«Iniziamo questa nuova partnership con grande entusiasmo – ha ribattuto Mirko Ferronato, il CEO di Ursus spa – anche perché molta parte dell’attività del Team Bingoal WP si svolgerà nel Nord Europa, esattamente sulle strade lungo le quali si sono scritte pagine leggendarie del ciclismo mondiale. I primi test effettuati con le nostre ruote ci hanno già offerto degli ottimi riscontri, e sento che partiremo con il piede giusto!

«Voglio personalmente ringraziare il team manager Christophe Brandt per questa opportunità. Da parte nostra posso affermare con estrema convinzione che metteremo a disposizione della squadra il meglio della nostra tecnologia e tutta la nostra esperienza».

Ursus

Ursus Miura TC, viaggio nelle scelte di Petacchi

03.11.2022
5 min
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Rigidità e leggerezza dei migliori cerchi in carbonio con un livello di comfort mai raggiunto finora da questo tipo di prodotti. Il risultato dell’equazione sembra proprio essere racchiuso nella serie TC. Le ruote Ursus Miura TC37, TC47 e TC67 sono un concentrato di comfort, duttilità e performance con prestazioni al top su ogni tipo di terreno. Oggi Parigi-Roubaix e domani Strade Bianche con queste ruote sono possibili.

Questi cerchi sono adattabili a percorsi diversi. Grazie al tubeless si può essere competitivi come un pro’ su asfalto senza preoccuparsi troppo del rischio di forature. Il giorno seguente si può decidere di mettersi alla prova su un percorso con pavé, oppure di tipo gravel: basterà abbassare la pressione di gonfiaggio delle coperture per ottenere più grip e per ammortizzare le asperità del terreno ghiaioso. Le abbiamo scoperte insieme all’ambassador d’eccellenza di Ursus che di ruote ne ha provate di tutti i tipi e serie: Alessandro “Alejet” Petacchi.

Performance aeronautiche

Il profilo aerodinamico nei cerchi della serie TC è progettato sulla base del NACA 0027, di stampo aeronautico. Le fibre di carbonio sono stese seguendo un particolare processo di bendaggio: questo consente l’ideale distribuzione del materiale, che rende la struttura delle ruote leggerissima ed estremamente bilanciata. Tutte le varianti montano l’ultimo modello di mozzi Ursus in alluminio. Un concentrato di tecnologia, preciso al micrometro, enfatizzato dalla presenza di cuscinetti a sfera ad alta scorrevolezza. Si parla di capolavori tecnici da professionisti che nella loro versione Disc aggiungono all’elenco dei pregi una frenata mai così reattiva ed efficace, ideale anche in condizioni di pioggia o asfalto bagnato.

Le tre versioni

Nella loro versione da 37 mm queste ruote mantengono alte prestazioni sia su lunghe distanze che su percorsi misti. Hanno risposto molto bene ai test di Ursus anche in ambito gravel e su bagnato, denotando una grande stabilità. Sono disponibili nella versione V-brake Miura TC37 e in quella per freno a disco Miura TC37 Disc.

Le ruote da 47 mm per bici da corsa con freno a disco sono adatte per ogni tipo di percorso. Il profilo medio del cerchio, consente ai ciclisti amanti di percorsi misti di pedalare al massimo delle prestazioni in ogni occasione. La particolare stesura della fibra di carbonio consente di controllare la distribuzione del materiale in modo che il cerchio risulti perfettamente bilanciato. Le ruote in carbonio Miura TC47 Disc montano il nuovo modello di mozzi Ursus minuziosamente assemblati a mano dai meccanici e controllati con degli appositi macchinari a controllo ottico prima di essere montati nelle ruote.

Infine c’è la versione da 67 mm, che assicura alla bici un elevato impatto estetico, ma non è di certo questo il suo pregio principale. Si tratta infatti di ruote progettate per dare il meglio a cronometro, quando l’aerodinamicità del loro profilo GOE 775 Airfoil consente di ridurre al minimo la resistenza al vento contrario. Nessun problema anche in situazioni di vento laterale, che scivolerà via senza destabilizzare.

Petacchi è product e brand ambassador di Ursus
Petacchi è product e brand ambassador di Ursus
Alessandro, che tipo di ruote sono?

Sono ruote un po’ diverse ma simili, perché le TC37 sono leggermente più leggere e con un’indole più da salita e da scalatore. Per percorsi più impegnativi. Le TC47 sono il compromesso giusto tra rigidità e guidabilità. Io mi sono trovato molto bene anche in discesa. Sono ruote molto scorrevoli, hanno un ottimo cuscinetto. Le TC67 invece sono le più aerodinamiche e veloci della serie.

Qual è la misura che ti piace di più?

La TC47. E’ la dimensione dal punto di vista amatoriale più completa. Si può fare di tutto, dalle corse più veloci a quelle più impegnative. 

Sono ruote che avresti usato anche da pro’?

Sì, assolutamente. Un professionista magari può ricercare una ruota più alta come la 67 mm, per avere più rigidità e più scorrevolezza. Questa scelta viene dettata ancora di più dal percorso. Per esempio in una gara piatta o un arrivo veloce sarebbero la scelta ottimale. 

Mentre delle TC37 cosa ci dici?

Sono fantastiche. Ma l’utilizzo dipende anche dalla fisicità del ciclista. Per esempio io questa misura la userei raramente. In salita però sceglierei proprio queste. Per fare un esempio, se dovessi correre una tappa con 5000 metri di dislivello non avrei dubbi nello sceglierle. 

Le Miura TC si prestano anche ad un utilizzo offroad come per il gravel
Le Miura TC si prestano anche ad un utilizzo offroad come per il gravel
Cosa dici della loro adattabilità a strada, gravel, pavé?

Sono studiate per avere sollecitazioni elevate, per una Roubaix o un Fiandre sono le ruote ideali. Anche per le strade bianche non hanno problemi. In quel caso le sollecitazioni non sono paragonabili all’Inferno del pavé. 

Per terreni difficili quale sceglieresti?

Una Roubaix si può correre tranquillamente con la 47 mm visto che più di una volta abbiamo visto i corridori con le alto profilo cavarsela più che bene. 

Sono ruote complete quindi?

Sì. Poi dipende molto anche dal copertoncino che viene scelto e anche se vengono messe in configurazione tubeless. Dopo si gioca con le pressioni, ma le TC rimangono la scelta migliore anche per queste condizioni. 

Che impressione hai avuto sulla scorrevolezza?

Sono ruote molto scorrevoli. Mi hanno dato delle sensazioni buone in ogni uscita. Sia a velocità basse che alte. E’ difficile trovargli dei difetti. Si ha un compromesso su tutti i terreni di affidabilità, rigidità, guidabilità e tenuta.

Le tue TC47 in che configurazione le usi?

Io da amatore le uso in configurazione copertoncino, ma è una scelta dovuta al fatto che è comodo in caso di foratura. Nulla da togliere al tubeless che sta dimostrando di essere una tecnologia che si sposa perfettamente anche con le TC. 

Ursus

Ursus Diablo e Cliff: la nuova frontiera del fuori strada

10.09.2022
3 min
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Bici, accessori, scarpe, ruote, sotto il cielo dell’Italian Bike Festival si riuniscono distributori e marchi di ogni tipo. C’è anche lo stand di Ursus, che si trova poco distante dall’ingresso principale, leggermente spostato sulla destra. Ci accoglie Enrico Stragliotto: sales and product manager di Ursus. Il marchio di Rosà, provincia di Vicenza, propone due nuove ruote: le Diablo XC (foto di apertura) e le Cliff. 

Le Diablo XC hanno 28 raggi, questo le rende più resistenti alle sconnessioni dei tracciati off-road
Diablo XC: 28 raggi che le rendono più resistenti alle sconnessioni dei tracciati off-road

Le Diablo di Paez

«Si tratta delle nostre nuove ruote da Marathon e Ciclocross – ci spiega Enrico – sono le ruote in carbonio con le quali sta correndo da inizio stagione Leonardo Paez, della Soudal Lee Cougal. Una delle caratteristiche principali di queste ruote è la leggerezza, infatti pesano 1300 grammi. Sono disponibili in due canali: interno da 25 millimetri o da 30, Paez ed il team usano la ruota con il canale più stretto, quello da 25 millimetri».

Hanno 28 raggi, un dettaglio che fornisce maggiore rigidità ed una guidabilità elevata nei single track. Si tratta di cerchi tubeless ready e lockless: ovvero il fatto che non ci sia più la spalla interna al canale, questo aumenta la leggerezza. In più nel mondo dell’off-road le pressioni sono più basse e questo dettaglio evita stallonature». 

Le Ursus Cliff sono costruite in alluminio, un materiale più leggero e resistente, perfetto per l’enduro
Le Ursus Cliff sono costruite in alluminio, un materiale più leggero e resistente, perfetto per l’enduro

Le Cliff

Sono ruote pensate per l’utilizzo da enduro, di conseguenza aumenta la larghezza del cerchio: la scelta è tra il canale da 27,5 millimetri oppure da 29 millimetri. Il dettaglio sul quale Ursus si è concentrata maggiormente, per le ruote Cliff, è la resistenza, cosa fondamentale nel mondo dell’enduro.

Queste ruote hanno il cerchio in alluminio, un materiale molto resistente ed anche abbastanza leggero. La bilancia, per questo paio di ruote, infatti, si ferma a 1800 grammi. Si tratta di un buon compromesso un per una disciplina che prevede tante ore in sella e percorso accidentati.

Il test con gli atleti

«Una delle fortune che abbiamo – riprende Enrico – è quella di lavorare a stretto contatto con atleti di alto livello e di grande sensibilità tecnica. Anche i meccanici sono un grande valore quando si parla di prodotti, ma soprattutto di dettagli, la loro grande esperienza rende anche più semplice migliorare e perfezionare il prodotto. Ovviamente prima di fornire qualsiasi prodotto come test o prototipo facciamo dei controlli interni, molto dettagliati e stressanti, e questo è già un primo step importante. Questo genere di test e di confronti li abbiamo anche con i team che corrono su strada. Spesso ci affidiamo anche alle conoscenze tecniche di ex atleti, come Petacchi, uno degli ultimi entrati nella nostra squadra».

Ursus

Ursus: sfida al futuro tra produzione, organizzazione e ambiente

02.08.2022
4 min
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Oramai chiusa da qualche giorno la rassegna expo Eurobike, per Ursus è tempo di effettuare un primo bilancio parziale sull’andamento dell’attività commerciale 2022. E per poterlo fare “a caldo”, abbiamo colto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere, direttamente allo stand Ursus presente alla rassegna di Francoforte, con Mirko Ferronato che della stessa realtà imprenditoriale veneta è il CEO.

«Mi piace definire la nostra azienda come un’impresa metalmeccanica a sostegno della mobilità alternativa – ha detto Ferronato – Proprio qui a Eurobike abbiamo toccato con mano, una volta di più, quanto la bicicletta, in tutte le sue forme, sia strategica e funzionale alla complessa rivoluzione ambientale che ci attende».

«E al tema generale del rispetto dell’ambiente in Ursus crediamo moltissimo, impegnandoci quotidianamente a promuove una linea produttiva green».

La bellissima e nuova sede Ursus di Rosà
La bellissima e nuova sede Ursus di Rosà
Come si sta sviluppando il vostro lavoro? Qui in fiera abbiamo notato grande folla allo stand e molti prodotti in uscita…

La nostra azienda, in continua crescita, guarda al futuro con ottimismo, questa spinta viene dal percorso di consolidamento intrapreso negli ultimi anni, che ha visto nascere la sede operativa di Rosà. Una struttura che ha offerto a Ursus una produzione ed una direzione di ultimissima generazione. L’intero ciclo produttivo avviene nel pieno rispetto degli standard qualitativi più alti. Tutto 100% Made in Italy. Abbiamo attuato un vero e proprio processo di riorganizzazione della filiera produttiva, ampliata e ristrutturata secondo i principi di Industry 4.0 e i più alti standard di qualità europei (ISO 9001 e ISO 14001).

Un grande impegno…

Per fare tutto ciò abbiamo fatto ingenti investimenti. E’ stato aumentato lo spazio dedicato alla manifattura e allo stoccaggio dei prodotti, tramite la costruzione di un secondo capannone industriale da 3.000 metri quadrati che si è aggiunto a quello esistente che di metri ne misura 9.000.

Ursus fornisce le ruote anche al team Corratec, la neonata continental guidata da Serge Parsani
Ursus fornisce le ruote anche al team Corratec, la neonata continental guidata da Serge Parsani
E sempre con un occhio alle tematiche ambientali?

Il tema del rispetto ambientale è diventato il nostro mantra. Sempre riferendoci alla nostra struttura operativa, ad esempio, quest’ultima è stata dedicata ad una produzione pulita, che comprende lo stoccaggio e l’assemblaggio di componenti semi-lavorati. Mentre l’area già esistente è stata razionalizzata per contenere le lavorazioni pesanti delle materie prime. La tecnologia al servizio dell’azienda viene supportata da un impianto fotovoltaico che produce 550 KWh. La battaglia per la conservazione climatica parte da ciascuno di noi, e questo in Ursus lo sappiamo bene.

Una grande sensibilità green, insomma…

La nostra realtà metalmeccanica ha scelto di orientare l’attività alla produzione di componenti concepiti per supportare lo sviluppo della mobilità in bicicletta. Ma non è tutto: Ursus spa ha scelto di diventare un motore del cambiamento, attenendosi ad un’etica green anche per quanto riguarda la trasformazione pulita delle materie prime. Rispetto per l’ambiente, ma rispetto anche per il lavoro e la salute dei nostri dipendenti.

Mirko e Sergio Ferronato, titolari Ursus spa
Mirko e Sergio Ferronato, titolari Ursus spa
Differenziazione dei prodotti per tutte le declinazioni della bicicletta, attenzione massima per l’ambiente e poi?

Aggiungo un terzo fattore chiave. La razionalizzazione dei sistemi di produzione. Tutte le nostre attività produttive sono oggi gestite tramite M.E.S. (Manufacturing Execution System) e S.P.C. (Statistical Process Control).

Può spiegarci meglio?

Il primo è uno strumento gestionale che permette di ottimizzare i processi aumentando la produttività dell’impianto, migliorando al tempo stesso le condizioni ambientali. L’S.P.C. è invece un software di monitoraggio che utilizza i big data per fornire tutta una serie di statistiche utili al continuo miglioramento dei nostri apparati. Abbiamo poi reso più efficienti le operazioni di stoccaggio grazie al nuovo magazzino automatico e al gestionale Stockforce WMS.

Ursus

Ursus Miura C37 Disc e TC47 Disc per la Colpack-Ballan

18.06.2022
5 min
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Affidabilità e reattività: sono la caratteristiche principali delle ruote Ursus Miura C37 Disc e Miura TC47 Disc, le ruote che non a caso sono state scelte dalla Colpack-Ballan per i suoi corridori.

Al Giro d’Italia U23, i ragazzi di Bevilacqua e Valoti le stanno usando entrambe, tra l’altro con ottimi risultati. Per loro già due podi in altrettante tappe.

Parola al corridore

Davide Persico (nella foto di apertura, ndr) il corridore con maggior sensibilità tecnica del clan bergamasco, ci parla di queste Ursus.

«Non solo affidabilità direi – dice Persico – sono anche molto performanti. Si tratta di ruote molto rigide e scorrevoli. Io utilizzo molto spesso quella con profilo da 37 millimetri (nonostante Davide sia un velocista, ndr), specie su percorsi ondulati, come per esempio è stato quello dell’altro giorno a Peveragno.

«Questo profilo va bene un po’ dappertutto: è aero e leggero al tempo stesso. Anche perché questa è una ruota per copertoncino. Noi la utilizziamo con delle speciali camere d’aria molto leggere, ovvero le Smart Tube e coperture Pirelli da 28 millimetri. Il peso resta basso e la massa rotante ne guadagna.

«Abbiamo anche quelle con profilo da 47 millimetri che utilizziamo nelle tappe più piatte, laddove la velocità e la volontà di mantenere alta l’andatura diventano i fattori più importanti».

Raggi curatissimi

E allora “studiamole” queste ruote. Le Miura C37 sono per copertoncino (o comunque tubeless ready) come detto. Una soluzione “nuova” per Ursus, che ricalca quel che si vede in alcuni team WorldTour. Hanno il profilo da 37 millimetri, il canale interno da 17 millimetri e mozzo RD30, chiaramente per perno passante. Le Miura C37 pesano 1.600 grammi (710 all’anteriore e 890 al posteriore).

Le Miura TC47 hanno invece un’altezza di 47 millimetri e il canale interno da 21. Il mozzo RD50 è più corposo. Queste ruote fermano l’ago della bilancia a 1.660 grammi (780 grammi all’anteriore e 890 al posteriore). In termini di peso, rispetto alle 37, la differenza non è molta, ma le performance cambiano parecchio.

I due modelli hanno anche delle caratteristiche in comune, come ad esempio i raggi: i Sapim CX-Sprint. Si tratta di raggi di tipo straight-pull: in pratica sono dritti anche nell’innesto col mozzo e questo aumenta a dismisura la rigidità e la reattività della ruota. Si spiega così la necessità di mantenere le flange dei mozzi con un profilo non eccessivamente pronunciato.

Tra l’altro, per le TC47 il meccanico tensiona i raggi in modo diverso per i velocisti. Un “giro di nipples in più” per renderle un po’ più reattive.

Tornando ai raggi e al cerchio. I primi sono sono costituiti da un materiale estremamente rigido chiamato “acciaio al carbonio”. Altra caratteristica in comune è il materiale utilizzato per i cerchi monoscocca: carbonio con finitura UD.

Infine un dettaglio (decisivo visto che si lega alla sicurezza): le etichette possono essere personalizzate (nero o bianco) ma entrambe sono riflettenti, a tutto vantaggio della visibilità passiva.

Maneggevolezza sempre

Quando si ha a che fare con profili più alti, spesso quando ci si alza sui pedali si ha una sorta di “effetto pendolo”, ma con queste Ursus, tale sensazione pare non esserci.

«Niente effetto pendolo – dice Persico – la ruota è stabile e non flette mai, neanche sotto sforzo o in volata. Grazie al perno passante e alla struttura robusta che si ha per il freno disco, la ruota resta rigida.

«La differenza tra i due profili non si sente poi tantissimo, a meno che non ci sia vento laterale e in quel caso scegliamo il set sul momento. Solo quando ci si alza in piedi, si avverte una leggera differenza di peso chiaramente, ma la scorrevolezza maggiore delle TC47 Disc colma questo gap. E anche la maneggevolezza non ne risente: merito del canale largo. Personalmente mi trovo molto bene.

«Le due ruote si equivalgono anche dal punto di vista del comfort. Per assurdo quella da 47 è un po’ più comoda, perché almeno nel nostro caso le abbiamo con il tubeless. Senza contare che dall’inizio del Giro non abbiamo mai forato».

Ma se il corridore bada alla prestazione, il meccanico bada anche alla sostanza e alla praticità. Stefano Casiraghi, meccanico della Colpack-Ballan, esalta il sistema del corpetto estraibile. 

«Si tratta – dice Casiraghi – di un sistema molto pratico. Io ormai non smonto più i pacchi pignoni. Con questo sistema a pressione cambio direttamente il corpetto. Ed è compatibile con tutti i gruppi».