Velocisti da 2.000 watt e uomini veloci: l’analisi di Pasqualon

21.01.2024
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Velocisti da 2.000 watt e uomini veloci: quali differenze ci sono? Tempo fa a parlarci dei super velocisti, quelli davvero potenti, fu Andrea Pasqualon. Poi Scaroni, uomo veloce ma non sprinter, ci ha detto che durante una volata con il compagno di squadra Lutsenko, dopo 100 metri lo vedeva andar via.

E allora proprio al corridore della Bahrain-Victorious abbiamo chiesto di più. Pasqualon è forse il profilo ideale per questo articolo: velocista, ma non da 2.000 watt, corridore molto tecnico, apripista esperto.

Het Nieuwsblad: Pasqualon al centro con la maglia della Bahrain. Una volata per uomini veloci e non velocisti puri
Andrea ci avevi detto che gli sprinter puri sprigionano ormai 2.0000 watt, poi c’è una schiera piuttosto larga di gente molto veloce. Qual è l’identikit del velocista non puro?

Quello come me! Gli uomini veloci, ma non velocisti puri, sono corridori che vanno dai 68 ai 73 chili. Non hanno quel picco di potenza massima assurdo, ma riescono comunque ad esprimere i 1.300-1.400 watt per più secondi. Si difendono bene in volata e digeriscono un pelo meglio le salite. Il velocista puro invece è in grado di dare una mega botta anche da fermo e in volata tocca i 1.800 anche i 2.000 watt. Ma ci lavora molto per sviluppare questi wattaggi e fa fatica su altri terreni.

Cioè?

Lavora parecchio a secco e per tutto l’anno, per mantenere certi wattaggi. Di conseguenza oltre a pesare un po’ di più ha una muscolatura diversa e in salita fa più fatica. Molti di questi super velocisti neanche fanno l’altura. Un corridore veloce come me invece prima dei grandi Giri in quota ci va e per quanto poco, il suo picco di potenza cala un po’. I velocisti puri magari preferiscono restare a casa e fare lavori focalizzati sugli sprint. E’ loro interesse avere un chilo o anche due in più, che uno di meno.

Parlando della volata da un punto di vista tecnico che differenze ci sono tra i due identikit? Facciamo un esempio. Siamo nell’ultimo chilometro: come fanno la volata Lutsenko e come la fa Philipsen? Com’è la curva della velocità?

L’unico modo che un Lutsenko ha per battere un velocista puro è quello di anticipare, quindi partire lungo. Tutto sta se gli riesce di guadagnare quel metro (posto che poi lo deve mantenere), perché se avviene il contrario poi non lo recupera più. Per farlo dovrebbe andare più forte di uno che sta sui 1.800 watt. Difficile… Poi è chiaro che non basta solo anticipare.

Cos’altro serve?

Avere una buona posizione, essere dei “gatti”, scegliere i giusti tempi. Per esempio, il nostro Bauhaus non ha questo grande picco di potenza, però è un gatto in gruppo, in bici ci sa stare, lima tantissimo, non frena mai e cerca di fregare gli altri proprio perché parte dalla posizione migliore. Per questo a volte riesce a battere tanti velocisti più potenti di lui. Al Tour faceva secondo, quarto, terzo perché ci sapeva fare. Arrivava dietro Philipsen, ma lui oltre ad essere potente aveva anche Van der Poel come ultimo uomo. E se VdP partiva da posizione perfetta, poi Philipsen era difficile anche solo affiancarlo.

Pesi massimi. Pedersen precede Philipsen, Van Aert, Groenenwegen al termine di una volata velocissima che non ha lasciato spazio all’altra tipologia di sprinter
Pesi massimi. Pedersen precede Philipsen, Van Aert, Groenenwegen al termine di una volata velocissima che non ha lasciato spazio all’altra tipologia di sprinter
Chiaro…

Philipsen ha una grandissima potenza, un’accelerazione fortissima, in più è portato fuori a velocità altissima: così è praticamente imbattibile. Anche quando per lui sembrava persa, perché magari era messo male, VdP si spostava e lo portava fuori ad un velocità pazzesca. A quel punto Philipsen ci metteva del suo e vinceva. Uno come Mathieu nel finale ti mette il gruppo in fila indiana da solo e questo fa sì che alla peggio gli altri velocisti debbano partire dalla stessa posizione o dalla ruota dello sprinter. Poi vallo a rimontare un Philipsen che ti è davanti, che deve iniziare ad accelerare e mentre si viaggia già a 70 all’ora. 

Prima hai fatto una distinzione: l’uomo veloce va dai 68 ai 73 chili. Prendiamo quelli più leggeri di questa fascia, in questo caso i “piccoletti” possono sfruttare la loro buona aerodinamica per sopperire alla mancanza di watt?

Se è per questo in teoria hanno anche una bici più piccola e scattante. E’ chiaro che un Milan della situazione deve esprimere più watt rispetto ai suoi avversari, tanto più lui che davanti non è bassissimo e prende più aria. Anche questi sono aspetti da tenere in considerazione. Nelle volate controvento il velocista grosso è svantaggiato. Un Cavendish, che ha la testa praticamente sotto il manubrio, invece è avvantaggiato. In queste situazioni aiuta un po’ essere piccoli. Pensiamo ad Ewan.

Un uomo veloce alla Pasqualon ha meno picco, ma ha una durata maggiore?

Corridori come me, se vogliono vincere una volata è necessario che la strada tenda a salire. Più del vento contro. Questo perché il fattore potenza/peso si sposta a nostro vantaggio. In una volata al 3-4 per cento di pendenza i velocisti più leggeri riescono a salvarsi. Il loro picco di velocità cala di meno.

Come varia l’espressione di potenza e quindi di velocità negli ultimi 200-300 metri tra le due tipologie di sprinter?

Un velocista super potente cerca di aspettare, perché sa di poter disporre di un picco molto alto e violento, specie se gli altri non sono ancora partiti. Nel momento in cui parte lo sprint, a parità di tempistiche, loro guadagnano subito 20-30 centimetri. L’altra tipologia di velocista è più lineare: magari uno come me o Scaroni hanno un buon picco sui 20” o 30”, ma non sui 10” o sui 5”.

Lutsenko, uomo veloce ma non velocista, batte Hirschi allo sprint. Volata lunga, buono spunto veloce e un gran bel colpo di reni per il kazako
Lutsenko, veloce ma non velocista, batte Hirschi allo sprint. Volata lunga, buono spunto veloce e un gran bel colpo di reni
Uscendo per un attimo fuori da questi due identikit: chi sono gli scalatori, o comunque gli uomini da grandi Giri, più veloci?

Pogacar di sicuro. Lui è uno scattista vero. Un Vingegaard non ha quell’esplosività. Poi penso a Pello Bilbao. Lui in una volata di 4-5 corridori è molto pericoloso. E non dobbiamo dimenticare Evenepoel, che nell’ultimo anno è migliorato moltissimo sotto questo aspetto.

Come è recepito lo sprint tra il velocista puro e l’uomo veloce?

Quando fa la volata lo scattista che non è un velocista puro, per lui è come se fosse uno scatto normale. Per il velocista è lo sprint. Ma conta ogni minimo dettaglio nel ciclismo attuale. Conta tenere la testa bassa, avere il casco aerodinamico, il calzino alto, le ruote giuste, il body perfetto che non faccia una piega… sono dettagli che fanno una grandissima differenza e il velocista puro lo sa. Ad esempio, molti velocisti sotto al body da sprint stanno usando un corpetto tipo quello dei cronoman, per fa sì che l’aria scorra via in modo migliore sulle spalle. Lo scorso anno al Giro, per esempio, Jonathan Milan ha perso una volata perché aveva la giacca sbagliata. Ad una ventina di chilometri dall’arrivo, l’ho affiancato e gli ho detto: «Devi assolutamente togliere la mantellina». Ma lui era congelato e non l’ha tolta. Pedersen, che ha vinto, se l’era tolta. Io sono sicuro che quella volata se non avesse avuto il giacchino inzuppato l’avrebbe vinta Jonathan.

Tra le due tipologie di uomini veloci c’è una differenza di cadenza durante lo sprint?

Più che di cadenza c’è differenza di rapporti. I velocisti puri cercano sempre di avere un rapporto molto lungo. Proprio Milan per esempio voleva il 56 e a volte gli era piccolo. Infatti chiedeva il 58. Questo perché solitamente questi sprinter puri hanno una leva lunga e una potenza stratosferica. Davvero un Milan sprigiona 2.000 watt, quindi è normale che cerchi il rapportone. Il problema è che oggi le corse sono sempre più dure. C’è sempre almeno una salita e diventa complicato portarsi dietro quei rapporti e arrivare a fine corsa con le gambe a posto per esprimere la massima potenza.

E l’uomo veloce è quindi avvantaggiato rispetto allo “sprinterone”…

Mi ricordo certe volate al Tour in cui facevo quarto, quinto, settimo, pur non essendo un velocista puro, ma perché? Perché gli ultimi 30 chilometri si andava talmente a tutta che per la maggior parte dei corridori il picco di potenza quasi si annullava. Erano volate “da morti” e quindi un corridore come me, che ha fondo e magari sa anche limare, riusciva ad arrivare meno affaticato nel finale. E solamente rimanendo sulle ruote riusciva a fare il piazzamento. In quei momenti facevi 3 chilometri a 70 all’ora, veri. Cosa ti poteva restare per lo sprint?