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I dilettanti ripartono. Persico e Nencini primi re

27.02.2021
5 min
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E’ stato Davide Persico il primo vincitore della stagione dei dilettanti. E’ lui ad alzare le braccia al cielo alla Coppa San Geo. Il ragazzo della Colpack, ha preceduto di una quarantina di minuti Tommaso Nencini, re della Firenze-Empoli.

Due corse, un pomeriggio di rinascita. Voglia di correre, di fare fatica, di misurarsi… Il Covid ha tenuto lontano il pubblico e le gare sono state organizzate secondo le normative imposte dalla pandemia: un bel messaggio per amministrazioni locali e altri organizzatori.

Alla San Geo misure anticovid attivate (foto Rodella)
Alla San Geo misure anticovid attivate (foto Rodella)

San Geo thrilling

La gara lombarda era un po’ più veloce rispetto a quella toscana. Nonostante il vento, sembrava che i ragazzi avessero già molti giorni di corsa nelle gambe.

Attacchi, contrattacchi e alla fine il gruppo si presentava compatto nel finale. Una bellissima azione è stata quella di Matteo Zurlo della Zalf-Euromobil-Désirée-Fior. Il corridore di Ciano Rui, che per la prima volta dopo 35 anni non era in ammiraglia, è stato ripreso a 700 metri dall’arrivo, poco prima dell’ultima curva. Spianato sulla bici, Zurlo è stato fuori nei chilometri finali tenendo il vantaggio sempre intorno ai 20″. Poi la Iseo-Rime e la Colpack Ballan negli ultimi 2.000 metri non gli hanno lasciato scampo.

Davide Persico conquista la Coppa San Geo numero 97 (foto Rodella)
Persico conquista la Coppa San Geo numero 97 (foto Rodella)

Persico capitano a tavolino

Poi Persico, fratello d’arte, ha fatto il resto. Si è messo dietro a Colnaghi, che forse è partito troppo presto, e quando lo ha affiancato lo ha staccato di un paio di bici immediatamente. Quasi una vittoria per distacco. Tanto che ha smesso di pedalare in anticipo e ha dovuto riprendere a spingere per accompagnare la bici sull’arrivo.

«Siamo entrati nella curva velocissimi – racconta Persico – davanti a me c’era Gazzoli che ha accelerato e ai 200 metri sono partito, ho dato tutto. Ai 50 metri mi sono girato e ho visto che non c’era nessuno e mi sono detto: ho vinto!».

Però non è stato tutto facilissimo. Per qualche istante Persico ha creduto che la corsa fosse andata.

«Quando mancavano 50 chilometri dall’arrivo c’era davanti una fuga con 15 corridori – riprende – noi avevamo dentro Luca Rastelli, ma la situazione era incerta. Abbiamo aspettato. Poi altre tre squadre hanno chiuso. Infine c’era Zurlo, era sempre lì a una ventina di secondi. Abbiamo aumentato per davvero e solo all’ultimo siamo andati a prenderlo. Un po’ ci ha fatto paura».

Persico ha lavorato bene durante l’inverno e in ritiro. Tutti si aspettavano Gazzoli, specie con un arrivo in volata, invece Davide stesso ci dice che erano già due giorni che avevano deciso di puntare su di lui. 

Per la cronaca, a completare il podio sono stati Samuele Zambelli, secondo, e Tommaso Fiaschi, terzo. Da segnalare la presenza del neo presidente Dagnoni: è lui che ha premiato i ragazzi.

Il Cycling Team Friuli al via della Firenze-Empoli (foto Scanferla)
Il Cycling Team Friuli al via della Firenze-Empoli (foto Scanferla)

Un toscano in Toscana 

Anche in Toscana splendeva il sole, meno forte degli altri giorni ma si respirava pur sempre aria di primavera. E di rinascita.

«Tommaso è un ragazzo in cui ho creduto fortemente – racconta entusiasta Claudio Lastrucci manager della Petroli Firenze Hoppla – E’ un bel corridore davvero, era da un po’ che lo volevo e finalmente quest’anno sono riuscito a convincerlo. E poi oggi è una giornata doppiamente bella visto che in Belgio ha vinto Ballerini, altro nostro gioiello. Questi ragazzi hanno cognomi importanti. Ci tengo a questa cosa. Quando ti chiami Nencini la gente si gira, non puoi arrivare “dopo la banda”. Nencini è di Calenzano, non lontano da casa di Alfredo Martini. La Toscana aveva bisogno di un fiore così da piantare».

Tommaso Nencini conquista la Firenze-Empoli numero 34 (foto Scanferla)
Nencini conquista la Firenze-Empoli numero 34 (foto Scanferla)

Nencini intelligente e veloce

Lastrucci ci dice che Nencini aveva lavorato bene. I test degli ultimi giorni erano incoraggianti. E infatti Tommaso non è andato forte solo in volata.

«Siamo partiti subito a tutta – racconta Nencini – sempre “a blocco” anche sulle salite. La gara è stata veloce. Il Cycling Team Friuli, tra le più organizzate, ha controllato parecchio. Sulla salita delle Casette ho provato a fare la differenza ma non ci sono riuscito. Quindi siamo arrivati nel finale compatti. Devo dire che sono stato un po’ fortunato (noi diremmo attento, ndr) perché agli 800 metri è partito un ragazzo della Delio Gallina e l’ho seguito. Mi sono voltato e ho visto che c’era un piccolo buco. Così ho aspettato, ho aspettato e quando ho visto che stavano rimontando, anche se mancavano 300 metri, sono partito e… non mi ha passato nessuno. C’era gente veloce come i due della Continental Qhubeka Assos (Luca Coati, secondo, e Kevin Bonaldo, terzo, ndr).

«Che corridore sono? Sprinter è un parolone. Non sono un velocista ma mi difendo in volata. Non sono uno scalatore ma mi difendo in salita. Diciamo che quando c’è la gamba vado forte dappertutto».

Infine una battuta. Spesso i giovani corridori di oggi non conoscono la storia del ciclismo e quando chiediamo a Tommaso se sa chi fosse Gastone Nencini risponde secco: «E’ un mio parente! Ma Gastone era Gastone e Tommaso è Tommaso». Insomma meglio non fare troppi paragoni, specie con chi la sua carriera deve ancora scriverla.

Luciano Rui, Marco Frigo, 2019

E alla fine Rui porta Zalf tra le continental

29.10.2020
4 min
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Alla fine sta per cadere anche l’ultimo baluardo del vecchio dilettantismo italiano: la Zalf Desiree Fior diventa continental. E siccome non si tratta di voltare le spalle alla gloriosa storia della squadra di Castelfranco, ci permettiamo di salutare la novità con un applauso. Da troppo tempo infatti i corridori avevano smesso di considerarla un approdo che agevolasse l’accesso al professionismo. E questo indubbiamente significava tradirne la tradizione.

«Per questo motivo – spiega Luciano “Ciano” Rui, carismatico direttore sportivo del team – negli ultimi anni abbiamo perso corridori come Dainese, Battistella e Frigo (i due sono insieme in apertura, foto Scanferla), che ha vinto la maglia tricolore e se l’è portata in Olanda. Loro me lo hanno detto in modo esplicito. Siamo riusciti a trattenere soltanto Moscon, grazie all’attività con i professionisti svolta con la nazionale. E speriamo che qualcuno vada a riprenderlo, Gianni. Era duro di testa allora, temo lo sia rimasto…».

Alessio Portello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Go Rinascita 2020
Alessio Portello, nuovo acquisto, vincitore del Gp Rinascita 2020
Alessio Portello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Go Rinascita 2020
Portello, nuovo acquisto, al Gp Rinascita
Insomma, vi siete decisi…

E’ stata versata la fideiussione, direi che ormai è fatta, anche se ci siamo mossi nel momento più sciocco, con questo Covid ancora nell’aria. Però serviva una svolta, per non perdere i giovani che cresciamo e poi vanno via. Dà fastidio rendersi conto che la Lotto Under 23 non sia continental, ma loro sono il vivaio di una WorldTour…

E poi all’estero ti fanno correre lo stesso.

Qua invece alcuni organizzatori hanno la puzza sotto il naso e altri per correre ti chiedono di pagarti le spese. Ma va bene, si doveva fare e si farà.

Quanti corridori avrete?

Saranno in 15 e sull’ammiraglia torna Faresin. Gianni se ne era andato per fare esperienza continental, ma ha visto che con i corridori lontani da casa non riusciva a seguirli come voleva. Lui sarebbe rimasto se fossimo già stati continental. E assieme a Gianni, tornano a casa suo figlio e Zurlo.

Dici che sarà amore tra Faresin e Contessa, che gli è subentrato l’anno scorso?

Posso dire che sto… mescolando la pasta. Io farò un passo indietro, diventando più manager che tecnico, e ho cominciato a raccomandargli che dovranno lavorare nell’interesse della società. Faresin è super motivato, Contessa ha l’entusiasmo del giovane. Speriamo bene. La squadra del resto è sempre la stessa. Faremo solo corse importanti, qualcosa tra i pro’ e qualcosa all’estero.

Ben figurare tra i pro’ vale quanto vincere una corsa del martedì?

Probabilmente è anche meglio, spero lo capiscano gli sponsor. Ma certo dovremo fare esperienza. Saremo con loro alla partenza, magari non saremo tutti all’arrivo, ma per crescere serve ragionare così.

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca Aido del Giro
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Zambanini, miglior giovane del Giro U23
Su quali nomi puntate?

E’ arrivato Gabriele Benedetti, che nel 2019 alla Mastromarco aveva fatto due vittorie e cinque podi, poi è passato alla Casillo e non ha brillato, ma ha tanto da dare. Abbiamo preso un paio di buoni juniores, Moro e Portello dalla Borgo Molino. E non dimentichiamo Zambanini, che ha vinto la maglia bianca al Giro d’Italia U23.

Al Giro è arrivata anche la maglia rossa di Colnaghi. Come hai vissuto la sua positività?

Male. Ha fatto una cavolata, ma non me ne lavo le mani. Abita vicino a Spreafico, entrambi positivi allo stesso integratore comprato su internet. Non capisco perché rovinarsi la carriera, dopo essere stato in nazionale e avere delle prospettive. Gli ho parlato da padre. Gli ho consigliato di andare in procura e raccontare la verità, sperando che trovi qualcuno che capisca e non abbia la mano troppo pesante. La domanda che mi faccio è se l’abbiano fregato, nel senso che non c’erano avvisi sul prodotto, oppure no. Internet è un posto rischioso, ma peggio ancora è la mentalità di cercare certe cose.

Correrete ancora con bici Pinarello?

Sì, avremo le F12 con freno a disco. Fausto ci teneva ad avere una continental a Treviso. Il futuro ha i freni a disco. A parte Ineos che fa come vuole, hai visto che al Giro le avevano tutte così? E voi come andate con bici.PRO?

Si lavora, Ciano, si mena e si spera di conquistare pubblico.

– Solo sul web, giusto? Come per i freni a disco. Il futuro è sul web. In bocca al lupo.

Filippo Conca, Giro d'Italia Under 23, 2020

La Lotto chiama, Conca risponde

28.10.2020
3 min
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Conca è stato negli ultimi due anni l’altro gemello alto della Biesse-Arvedi. Quando alle corse c’erano Pippo e Colleoni, te ne accorgevi subito per via delle Pinarello di grossa taglia e i caschi che svettavano sulle teste del gruppo. Kevin è alto 1,80, Conca addirittura 1,90. Eppure entrambi vanno forte in salita ed entrambi hanno corso un bel Giro d’Italia. Colleoni, come già raccontato, chiudendolo al terzo posto. Conca, come stiamo per dirvi, piazzandosi al quinto come già l’anno scorso.

«Ma non ne sono soddisfatto – ammette – perché ero partito per vincere. Speravo di più da questa stagione. Ci conosciamo bene, abbiamo i nostri parametri e sappiamo quanto possiamo andare forte. E posso dire che sono stato al di sotto dei miei standard, come quest’anno è successo a molti, anche tra i pro’. La verità però è che se anche fossi stato al 100 per cento, contro Pidcock sarebbe stato impossibile. Perché è un fenomeno. Ma almeno avrei avuto la coscienza di aver reso al massimo».

Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Filippo Conca in azione nel Giro del Belvedere del 2020 (foto Scanferla)
Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Conca al Belvedere 2020 (foto Scanferla)

Conca ha 22 anni e arriva da Lecco. Approfittando della vicinanza del Giro d’Italia alle sue zone, la sera prima della crono è andato all’hotel della Lotto Soudal ed ha ritirato la bicicletta con cui, a partire da gennaio, inizierà la sua avventura nel WorldTour. E sarà che l’appetito vien mangiando, dopo aver assistito ai portenti dei giovani del Giro dei grandi, l’idea di chiedergli che cosa manchi a lui per essere come loro c’è balenata nella testa.

Che cosa manca?

Faccio prima a dire che io sono un buon atleta, ma gli altri sono fenomeni. Evenepoel. Pidcock. Pogacar. In Italia purtroppo non ce ne sono. Il miglior talento da noi è Bagioli, ma non credo che siamo a quel livello. La riflessione da fare è che forse, essendo venuti fuori così presto, magari altrettanto presto caleranno. Io spero in una carriera che duri a lungo, ma dove potrò arrivare non so proprio dirlo.

Avevi il contratto con l’Androni, eppure passerai con la Lotto Soudal.

Ero tranquillo. La Androni è una buona squadra, ma dopo il Covid ci siamo trovati con meno certezze. Corridori e squadre. E quando è capitata l’occasione di una squadra WorldTour, non ho potuto dire di no. Al quarto anno da U23, era un treno da prendere.

Il tuo procuratore è Manuel Quinziato?

Me lo ha presentato Rabbaglio (team manager della Biesse-Arvedi, ndr) a inizio anno. Mi ha seguito durante il Covid e mi ha detto che la Lotto cercava in italiano che andasse forte in salita. Mi sono fidato di lui al 100 per cento, ma non ho potuto chiedere troppe informazioni, perché la cosa doveva rimanere riservata.

Avresti potuto chiedere a Oldani, che corre lì da quest’anno?

Ci conosciamo da quando avevamo sei anni e ho pensato che se si trova bene lui, allora è un bel posto.

Quanto tempo servirà per capire la tua dimensione?

Ne servirà un po’. Un conto è andare bene in una gara di 10 tappe, altro vedere cosa accade in tre settimane. Magari avendo resistenza e recupero, vengo fuori meglio.

E se ti diranno di tirare?

Sono pronto, non è un problema. Il ciclismo è la mia passione e non mi vergogno di pensare che potrei diventare un gregario. So benissimo che non potrò mai diventare un capitano, come so che la maturazione potrebbe cambiare qualcosa.

Hai già preso la bici…

Ho preferito portarmi avanti perché non si sa cosa accadrà nelle prossime settimane. Così sono andati da loro in hotel e me l’hanno data. Passo da Pinarello a Ridley. Hanno riportato le stesse misure, ma mi trovo incredibilmente più lungo.

Stesse misure, posizione diversa?

Sono più disteso e forse sarà un bene per la schiena, visto che sono sempre stato molto raccolto. In ogni caso andrò dal mio biomeccanico per mettermi a posto.

A casa sono contenti del contratto?

Soprattutto mio padre, che sotto sotto è felicissimo, ma non fa trapelare nulla.

Cosa ti porti dietro degli insegnamenti del tuo diesse Milesi?

Il fatto di vivere il ciclismo in modo tranquillo. La squadra non ci ha mai messo pressioni. Semmai ero io che me la mettevo da solo, perché non mi bastava mai…