Il popolo del ciclismo a Torino per l’addio a Gianni Savio

03.01.2025
6 min
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TORINO – «Mi raccomando, teniamoci in contatto». Prendendo in prestito il suo saluto elegante e gentile, gli amici del pedale hanno voluto dire così ciao a Gianni Savio ieri mattina alla Chiesa Gran Madre di Torino, luogo che peraltro ha salutato tanti arrivi celebri del Giro d’Italia negli ultimi anni.

Uomo e diesse d’altri tempi, che ha conquistato tutti con la sua classe e la sua disponibilità, Gianni ha radunato una squadra di oltre duecento persone tra ex corridori, diesse, meccanici, dirigenti, giornalisti e appassionati di ciclismo in occasione del suo funerale, celebrato nello stesso giorno in cui ricorreva anche la morte del Campionissimo Fausto Coppi. Tra i tanti presenti alla cerimonia anche Giovanni Ellena, Wladimir Belli, il presidente federale Cordiano Dagnoni e Franco Balmamion.

Il tributo di Tafi

C’era anche il re delle classiche Andrea Tafi, che con noi ha voluto ricordarlo così: «Il primo pensiero che mi viene in mente è che ha creduto subito in me. Il mio primo contratto da professionista ho avuto il piacere e l’onore di poterlo firmare insieme a lui, nonostante in tanti mi chiedessero perché volessi andare in una piccola squadra come la sua. Ha creduto fortemente in quello che avevo fatto da dilettante, mi ha dato questa grande opportunità e senza di lui non sarei qui a dire che ho vinto la Roubaix o il Fiandre. Questo gliel’ho ripetuto tante volte e, nonostante ci siano stati alti e bassi, sono stati anni bellissimi con Gianni. Ricordo ancora anche quando ha preso Leonardo Sierra, era uno scopritore di grandi talenti e ha dato le opportunità a chi aveva talento i mezzi per poterlo esprimerlo e non è cosa da poco».

Il campione toscano aggiunge ancora: «Come hanno detto in tanti in questa giornata, la cosa che è mi è piaciuta molto in lui è che non è mai cambiato di una virgola, sempre uguale nei suoi modi cortesi e con un solo ideale: l’amore per il nostro sport. Ci lascia una grande persona, un petalo di questo fiore meraviglioso che è il ciclismo».

Tafi ha ringraziato Savio per aver creduto in lui da giovane e avergli permesso di avere la sua grande carriera
Tafi ha ringraziato Savio per aver creduto in lui da giovane e avergli permesso di avere la sua grande carriera

Lo scopritore di talenti

Più di tre lustri, Savio li ha vissuti quotidianamente con Giovanni Ellena, ora al Team Polti-VisitMalta: «Abbiamo condiviso 17 anni di lavoro, ma è difficile fermarsi soltanto a una caratteristica di Gianni. Mi ricordo i nostri “scontri lavorativi”, in senso buono. Entrambi avevamo la testa dura e magari per arrivare a una conclusione ci passava del tempo. Però, da lui ho imparato molto e una caratteristica che ho cercato di fare mia è di non infierire nel momento degli errori, perché tutti ne commettiamo. L’ho visto trovarsi davanti a situazioni complicate, ma lui non ha mai inferito con la persona che aveva commesso qualunque tipo di errore. Anzi, si è sempre comportato in maniera elegante e signorile».

Tanti talenti internazionali, ma anche tanti giovani del nostro Paese lanciati nel mondo del pedale. «Tutti parlano di Bernal o Sosa, ma Gianni ha creduto in italiani che all’inizio nessuno voleva come Vendrame e Ballerini – prosegue Ellena – e che ora tutti vediamo quanto valgono. Loro due, come tanti altri hanno fatto tanta fatica a passare professionisti e probabilmente non ci sarebbero riusciti se non avessero incrociato Gianni Savio sulla loro strada». 

Ellena ha ricordato Vendrame e Ballerini, qui con Savio alla Tirreno del 2017, come alcuni dei talenti migliori scoperti da Gianni
Ellena ha ricordato Vendrame e Ballerini, qui con Savio alla Tirreno del 2017, come alcuni dei talenti migliori scoperti da Gianni

Un terzino alla Maldini

L’ex pro’ torinese Umberto Marengo, suo corridore per una stagione con la Drone Hopper-Androni, lo ricorda con affetto: «Con lui ho vissuto un’annata difficile nel 2022, anche a causa del Covid, ma non mi ha mai fatto mancare il suo appoggio. Ogni volta, ci infondeva tutta la sua grinta e ci dava tante motivazioni. La sua eleganza era il tratto distintivo e ha sempre creduto nei giovani».

C’è poi chi rimembra persino i suoi trascorsi sul rettangolo verde del pallone da ragazzo, prima di salire con classe sull’ammiraglia e non scendere più e lanciarsi alla scoperta di talenti. «Tra il 1975 e il 1976 abbiamo giocato insieme nel Vallorco, in Prima Categoria. Era un terzino fluidificante, alla Maldini, mentre io ero ala sulla stessa fascia, a destra. Era molto generoso e ben dotato tecnicamente. Ricordo che già allora era appassionato di bici e spesso ne parlavamo in spogliatoio, lui sempre con la sua eleganza e la “r” arrotata», racconta un ex compagno di calcio, Michele D’Errico.

Sullo sfondo, mentre Gianni se ne va, la sua amata Torino in una grigia giornata d’inverno
Sullo sfondo, mentre Gianni se ne va, la sua amata Torino in una grigia giornata d’inverno

L’uomo dei sogni

Sport e famiglia, i due capisaldi di Gianni. L’amata “Pablita”, con cui ha festeggiato le nozze d’oro la scorsa estate, ha affidato il suo messaggio nella lettura di un amico per ringraziare dell’ondata d’affetto ricevuta in questi giorni tra visite, telefonate e messaggi ricevuti da lei e dalle figlie Annalisa e Nicoletta. A raccontare le gesta del nonno al piccolo nipote Edoardo Felline ci penserà papà Fabio, ritiratosi ufficialmente due domeniche fa e anch’egli grato nel suo percorso, ciclistico e umano, al compianto suocero.

«Ci mancherai, grande Gianni. Di te mancheranno la gentilezza, la disponibilità, il tuo sorriso e l’attenzione che ponevi ai rapporti umani», le parole in chiesa di Vladimir Chiuminatto, diesse del Madonna di Campagna . «Il ciclismo è stata la tua seconda casa, in cui ti sei mosso sempre in maniera elegante. Ci mancherà vederti camminare con passo spedito nei pressi del traguardo poco prima dell’arrivo dei tuoi ragazzi. Grazie alla tua determinazione e alla tua competenza, hai contribuito a far avverare i loro sogni. Mancherai a tutte quelle persone con cui hai collaborato in questi anni e per cui sei stato un condottiero carismatico, così come ai tuoi tifosi. Non solo quelli italiani, ma a quelli di tutto il mondo, in particolare a quelli sudamericani, a cui hai regalato grandi imprese». 

Noi appassionati siamo certi che il suo sorriso disponibile ci accompagnerà sempre: d’altronde, Gianni si è semplicemente avvicinato in anticipo al traguardo. 

Il gravel secondo Marengo e un messaggio per Pontoni

14.09.2024
4 min
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L’intervista a Mattia de Marchi e un commento sotto ad un nostro post sui social hanno aperto lo scrigno del gravel. Una disciplina che è nata per vivere la bicicletta in maniera diversa, all’avventura e che il ciclismo ha fagocitato rendendola, nei suoi appuntamenti iridati, una branchia del professionismo. Tra coloro che si sono “convertiti” al gravel c’è anche Umberto Marengo. Terminata la carriera da pro’ nel 2022 ha iniziato una nuova vita, fatta di un lavoro normale e di gravel.

«Prima – ci spiega nella sua pausa pranzo – c’è stato il capitolo della mountain bike, nel 2023. Mi è servito come anno di transizione, nel quale ho imparato a muovermi nel fuoristrada. Il gravel è quel mix divertente fatto di passione e uno spirito di avventura e condivisione. Ne parlavo con l’organizzatore della Monsterrato (da quest’anno rinominata Monsterrando, ndr), l’evoluzione dell’agonismo nel gravel è incredibile. C’è l’aria competitiva, ma lo spirito rimane sereno e tranquillo. Al centro rimane la passione per la bici, lontano dalla strada e dai suoi tanti stress».

La passione verso questa disciplina è sbocciata alla Serenissima Gravel nel 2022
La passione verso questa disciplina è sbocciata alla Serenissima Gravel nel 2022
Come ti sei appassionato a questa disciplina?

E’ successo l’ultimo anno da professionista, nel 2022, quando ho corso la Serenissima Gravel. Mi sono presentato al via senza sapere cosa fosse e alla fine ho fatto anche bene, sono arrivato ottavo o nono. Ricordo di essermi divertito parecchio e nel farlo avevo scoperto una nuova disciplina. Nel 2023, una volta chiusa la Androni, ho corso in mtb ma il pallino del gravel mi era rimasto. 

Ci sei arrivato quest’anno…

Grazie al posto in cui lavoro da novembre, un negozio di bici. Hanno una squadra, si chiama MenteCorpo, mi hanno proposto un calendario gravel e ho detto subito di sì. E’ stato un cambio di mentalità, quando esco su sterrati la mente si libera, stai nel tuo mondo e ti diverti. Chiaro che ci sono passaggi tecnici e difficili, ma è un confronto che riguarda se stessi e le proprie abilità. In strada c’è l’automobilista che ti chiude oppure il traffico, insomma si è più nervosi. Nel gravel non litighi con nessuno (ride, ndr) al massimo con te stesso se cadi.

Marengo grazie al team MenteCorpo ha potuto gareggiare con maggiore continuità nel gravel
Marengo grazie al team MenteCorpo ha potuto gareggiare con maggiore continuità nel gravel
Come riesci a far quadrare lavoro e preparazione?

Lavorando a tempo pieno, le ore per uscire in bici sono limitate, ma riesco a fare tutto. Il più delle volte pedalo in pausa pranzo o nel fine settimana se non corro. 

I risultati sono arrivati, tra cui il quinto posto ai campionati italiani e il settimo alla Monsterrando.

Mi ero posto l’obiettivo di andare forte, o comunque al massimo delle mie possibilità. Sto andando bene e il sogno sarebbe quello di partecipare al mondiale o all’europeo. I punti per qualificarmi alla prova iridata sono arrivati, quindi il sogno continua. Sarebbe bello anche per com’è andata la mia carriera su strada, sarebbe una soddisfazione a livello morale. 

Alla Monsterrando, il 31 agosto, ha chiuso in settima posizione
Alla Monsterrando, il 31 agosto, ha chiuso in settima posizione
Con questa professionalizzazione del gravel lo vedi ancora un obiettivo possibile?

Diciamo che le dinamiche di convocazione mi mettono un po’ con i piedi per terra, tanto che con il cittì Pontoni non ci ho mai parlato direttamente. Le priorità vanno verso altri corridori, quindi viene difficile convocare Marengo. Sarebbe bello però avere, al mondiale o all’europeo, qualche corridore in più che fa parte di questo mondo. 

Invece arrivano i professionisti. 

La nazionale è fatta da chi fa risultato. Chi fa il corridore di professione ha un’altra gamba rispetto a me che lavoro otto ore al giorno e vado in bici quando riesco. Però credo di aver dimostrato che vado forte. Non sono contrario ai professionisti nel gravel, ma penso che debba essere un’esperienza per entrambi. Il ciclista prova qualcosa di nuovo, mentre chi corre già nel gravel ha la possibilità di fare una gara accanto a dei campioni. 

Nonostante il tempo limitato da dedicare agli allenamenti, i risultati non mancano: il sogno sarebbe una convocazione in azzurro
Nonostante il tempo limitato da dedicare agli allenamenti, i risultati non mancano: il sogno sarebbe una convocazione in azzurro
Più spazio a chi vive questa disciplina tutto l’anno?

Sarebbe bello, ma questa cosa deve partire da chi fa le convocazioni. Pensate di avere in nazionale due professionisti e per il resto chi fa gravel tutto l’anno ad alti livelli. Una nazionale mista permette a tutti di fare un’esperienza bellissima a mio modo di vedere. Ma serve tutelare chi fa gravel come prima disciplina.

Marengo riparte col fuoristrada e un piccolo sogno

04.01.2023
5 min
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A fine novembre, l’ultima volta che lo avevamo sentito, l’umore di Umberto Marengo non era dei migliori. La Drone Hopper si stava ridimensionando drasticamente e lui, come altri suoi compagni, era ancora senza squadra. Tuttavia sul finire della telefonata, prima di salutarci, la sua voce aveva avuto un barlume di speranza.

«Non ho ancora il piano B ma valuterei anche un ingaggio in MTB», ci aveva confidato il 30enne torinese. Detto, fatto e accordo raggiunto sotto Natale con il Boscaro Racing Team. Così abbiamo richiamato Marengo per chiedergli come stia affrontando questa nuova fase della sua carriera. Piedi per terra, ma anche un piccolo desiderio forse non troppo impossibile da realizzare. Sentiamolo.

Non solo Mtb. Marengo punta anche alla qualificazione del mondiale gravel
Marengo punta alla qualificazione del mondiale gravel
Umberto come sei arrivato a questo ingaggio?

Mi hanno contattato i titolari della Cicli Boscaro. Hanno il negozio a Pianezza, a pochissimi chilometri da Collegno dove abito io. Loro sapevano della mia volontà di fare fuoristrada e così mi hanno proposto un progetto comprendente anche la loro attività commerciale. Per la verità avevano questa idea per il 2024, ma hanno anticipato di un anno. Spero che possa andare bene sia a loro che a me.

Cosa prevede questo progetto nel complesso?

Naturalmente farò la stagione da elite grazie alla affiliazione con la FCI. Mi hanno detto di pensare principalmente a fare il corridore, però nel nostro accordo c’è anche un lavoro in negozio. Per alcune situazioni potrei portare la mia esperienza, ma per tante altre dovrei apprendere tutto. Come i lavori meccanici ad esempio. Non sono un grande “smanettone” accanto alla bici, giusto l’indispensabile. Sono però sempre stato molto curioso e quindi potrei imparare quasi un mestiere.

Per Umberto la nascita del figlio Leonardo ha compensato un 2022 ciclisticamente difficile
Per Umberto la nascita del figlio Leonardo ha compensato un 2022 ciclisticamente difficile
E’ già un pensiero per il futuro per quando smetterai di correre?

No assolutamente. O meglio, mai dire mai. Quello che mi insegneranno sono certo che mi tornerà utile. In realtà non mi è mai piaciuto guardare troppo avanti, specialmente dopo questo 2022 che è stato ricco di batoste, anche sul piano personale. Ogni mattina mi svegliavo e mi ritrovavo a ricominciare tutto daccapo. Adesso vivo alla giornata pensando ad allenarmi e preparare una stagione in una disciplina che mi piace, ma nella quale incontrerò delle difficoltà.

C’è qualcosa che ti spaventa di questa nuova avventura?

Da molto giovane praticavo ciclocross e la Mtb l’ho sempre seguita. Sarà tutta una scoperta in cui mi tuffo con curiosità ed entusiasmo. So che troverò atleti molto più forti di me e pagherò l’inesperienza. Dovrò dimostrare di essere all’altezza. Spero di imparare in fretta e divertirmi, ma vorrei soprattutto ripagare la fiducia che Cicli Boscaro hanno riposto in me. Non è stato facile per me trovare una squadra e trovare una società di Mtb che scommette su uno stradista è stata una bella occasione, piuttosto insolita.

Che calendario farai?

Farò tutte le corse del fuoristrada, soprattutto le marathon. Per esempio, avrei sempre voluto partecipare alla Assietta Legend che si disputa al Sestriere, ma mi era impossibile vista l’attività su strada. Adesso potrò finalmente correrla. Cercherò di fare anche le gare di gravel. Nel 2022 ho fatto la Serenissima e quest’anno vorrei qualificarmi per il mondiale. Infine, per quanto possibile, cercherò di correre anche su strada. Al momento il calendario mi permette solo di partecipare al campionato italiano, ma avrei anche un sogno…

Quale?

Quello di poter correre qualche classica italiana con la nazionale. Nel 2022 i ragazzi della ex Gazprom hanno avuto questa giusta possibilità e mi piacerebbe poterla vivere a mia volta. Non conosco chiaramente i programmi del cittì Bennati e non ho la confidenza per chiamarlo e proporgli una cosa del genere, però se lo vedessi ad una gara non avrei timore ad accennarglielo. Magari potrei mettermi a disposizione degli azzurri più giovani. Ovvio che per entrare nei radar del cittì dovrò andare forte e continuare ad allenarmi seriamente anche su strada.

In questo ultimo periodo ti ha chiamato qualcuno della Drone Hopper per sapere se avevi trovato una squadra?

A parte qualche video-call per questioni solo burocratiche, l’unico con cui sono rimasto in contatto con una certa regolarità è Giovanni Ellena. Con lui mi sono sempre sentito e quasi sempre per parlare di altro, non di ciclismo. Comunque alla nostra ultima chiamata mi ha detto che ho fatto bene a scegliere la Mtb.

Marengo è passato pro’ nel 2019. Ha corso con Neri Sottoli, Vini Zabù, Bardiani e Drone Hopper
Marengo è passato pro’ nel 2019. Ha corso con Neri Sottoli, Vini Zabù, Bardiani e Drone Hopper
All’orizzonte, tipo a metà stagione, potrebbe esserci uno spiraglio per Umberto Marengo di tornare su strada?

In questi mesi nessuna squadra mi ha tenuta aperta mezza finestra. Tutti erano a posto. E dubito fortemente di poter ripetere il caso più unico che raro di Jacopo Mosca. Nel 2019 lui corse l’italiano con la D’Amico, una continental, ed un mese dopo era alla Trek-Segafredo nel WorldTour. Lui è stato bravo a meritarselo. Non voglio fantasticare però è ovvio che spererei di potervi dire il contrario magari quando ci sentiremo fra sei mesi. Mi mancano gli amici che ho avuto in gruppo e vi confesso che se una professional mi chiamasse domattina firmerei subito. Ma ripeto, resto con i piedi per terra. Mi voglio godere ed impegnare al massimo in ciò che mi aspetta.

La Drone Hopper si ferma. Chi pensa a questi sei?

26.11.2022
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Le speranze della Drone Hopper di restare professional si sono librate in aria e sono sparite. Il main sponsor spagnolo non ha più eliche per tenere in volo la formazione italiana. L’impegno economico che si era assunto la start-up per le prossime annate non può più a garantirlo. Ormai a questo punto servirebbe un miracolo, ma per quanto Gianni Savio negli anni ci abbia abituato ad operazioni straordinarie, stavolta non sarà così.

Benché non ci sia ancora nulla di ufficiale, le voci dicono che il suo team dovrebbe prendere la licenza continental facendo una “fusione” con una formazione colombiana. La prima conseguenza di questa unione sarà la riduzione del roster. Lo slot di posti per i corridori italiani è praticamente assicurato soltanto a Benedetti (che aveva un biennale in tasca) e a Ciuccarelli (neo pro’ nel 2023). Di Chirico abbiamo parlato un mese fa, Mattia Bais è appena stato annunciato dalla Eolo-Kometa (dove raggiungerà suo fratello Davide). Ma gli altri italiani che erano in scadenza di contratto cosa faranno? E come stanno vivendo il momento? Sono in sei e glielo abbiamo chiesto, naturalmente. Rubrica telefonica e via. Componiamo i numeri e ascoltiamoli.

Simone Ravanelli si sta affidando ai suoi procuratori Alberati (in foto) e Fondriest per trovare una soluzione per il 2023
Simone Ravanelli si sta affidando ai suoi procuratori Alberati (in foto) e Fondriest per trovare una soluzione per il 2023

Ravanelli al bivio

Simone si è dato un time limit per conoscere il suo futuro anche se sembra aver metabolizzato abbastanza bene la vicenda.

«Sto continuando ad allenarmi. Un po’ per svagare la mente – dice – un po’ per farmi trovare pronto se arrivasse una chiamata da Gianni o da altri. Sarei disposto a restare anche nella continental perché so che nel 2024 potremmo tornare professional. Sono dei compromessi che posso accettare con loro, ma ho 27 anni e devo avere delle garanzie. Entro metà dicembre mi piacerebbe sapere in modo definitivo cosa ne sarà della Drone Hopper. In ogni caso sto valutando il cosiddetto piano B. Vorrei restare nel mondo del ciclismo sul lato commerciale, sfruttando i miei studi al liceo scientifico. Magari qualche azienda del settore potrebbe avere bisogno, sto iniziando a buttare un occhio in giro. Diciamo che sono preparato a smettere, anche se spero di no. E anche se speravo di farlo in un altro modo o molto più in là.»

Alessandro Bisolti, classe 1985, è pro’ dal 2009. Non è preoccupato di dover smettere
Alessandro Bisolti, classe 1985, è pro’ dal 2009. Non è preoccupato di dover smettere

Bisolti, tante idee

Alessandro ha la battuta pronta appena lo contattiamo. «Se non dovessi continuare potrei venire da voi di bici.PRO visto che al Langkawi e al Rwanda vi ho fatto da inviato in corsa. Mettete una buona parola col vostro capo (dicendo ridendo, ndr). Scherzi a parte, in questa situazione sono quello che ho meno da perdere rispetto agli altri miei compagni. Ho 37 anni, sono pro’ dal 2009, le mie soddisfazioni me le sono tolte e devo solo capire se ne valga la pena correre ancora. Ho tante idee per il futuro.

«In una situazione simile mi trovai giusto dieci anni fa quando ero al Team Idea. Eravamo continental e dovevamo diventare professional nel 2013, ma vennero a mancare gli sponsor. Andai a lavorare in carpenteria con mio padre. Tornai a correre nel 2014 ma in quel periodo presi l’abilitazione da geometra che adesso può tornarmi utile. Attualmente non mi sto allenando, mi sto godendo le mie bambine di 5 e 9 anni. Fra venti giorni vedremo come andrà, mi aspetto qualche comunicazione sulla nostra chat o una chiamata anche solo per salutarci.»

Marchiori Bretagne
Leonardo Marchiori esulta al Bretagna nel 2021. Quest’anno invece ha avuto una stagione difficile. Solo 23 giorni di gara
Marchiori Bretagne
Leonardo Marchiori esulta al Bretagna nel 2021. Quest’anno invece ha avuto una stagione difficile. Solo 23 giorni di gara

Marchiori alla finestra

Leonardo è piuttosto attivo fisicamente e sul suo futuro mantiene un discreto ottimismo, forse perché avendo 24 anni è quello che potrebbe rientrare di più nei piani di Savio e Bellini o di altre formazioni.

«Sto vivendo questo momento in modo strano – spiega – pensando a cosa è successo a noi, alla Gazprom o anche alla B&B Hotels, seppur per circostanze non del tutto uguali. Esco in bici in modo blando, mentre in palestra sto lavorando più sodo. Tant’è che ho fatto già dei corsi per diventare personal trainer. Proposte di qualche team continental le ho avute, ma ovvio che sto aspettando di avere notizie dalla mia squadra. Tuttavia moralmente sono più positivo che negativo anche se all’inizio è stata dura, una vera mazzata.

«Se nessuna formazione mi chiamerà, un lavoro lo troverò. Mio padre ha un panificio che fa anche da pasticceria e bar. Di sicuro so che una persona in più gli potrebbe fare comodo. Oppure so che le aziende nell’orbita della Fincantieri cercano sempre».

Filippo Tagliani quest’anno è stato molto regolare. Ha conquistato un terzo posto sia in Turchia che in Grecia
Filippo Tagliani quest’anno è stato molto regolare. Ha conquistato un terzo posto sia in Turchia che in Grecia

Tagliani scoraggiato

Tra i ragazzi della Drone Hopper quello che appare più scoraggiato è Filippo Tagliani. Il 27enne bresciano ha faticato tanto, meritandolo, per passare pro’ che ora si trova nell’incertezza totale.

«Sto facendo fatica ad accettare questa situazione – dice – soprattutto perché avevo disputato una buona stagione. Non mi sono mai ritirato in nessuna delle 70 gare che ho fatto. Alla fine, sentendomi con gli altri miei compagni, Ravanelli, Marchiori, Marengo ed io potremmo rientrare nei piani nella continental di Savio. Non è stato facile nemmeno guardarsi attorno perché le altre squadre sono già fatte. Adesso aspetto e spero. Nel frattempo cercherò di capire cosa poter andare a fare anche se sono stato preso proprio alla sprovvista».

Edoardo Zardini nel 2022 ha disputato 74 giorni di gara. Nella Drone Hopper solo Sepulveda ne ha fatti di più
Edoardo Zardini nel 2022 ha disputato 74 giorni di gara. Nella Drone Hopper solo Sepulveda ne ha fatti di più

Zardini, un passo indietro

L’amarezza pervade anche Edoardo, ma il 33enne scalatore veronese aveva iniziato ad avere altre idee malgrado sia stato quello che ha corso di più.

«Già durante il Giro d’Italia stavo maturando l’idea di smettere. Il mio l’ho fatto. Ultimamente mi hanno cercato una continental britannica ed una professional, ma gli ho detto di no. Fare il corridore diventa sempre più difficile e devi esserne convinto al 100 per cento. Non era più così per me, non posso continuare solo per fare contenti gli altri. E poi anche l’anno scorso ho vissuto la stessa situazione (chiusura della Vini Zabù, ndr). Ormai ho deciso di ritirarmi. Posso andare a lavorare nell’azienda dei miei genitori o da altre parti. Restare nel ciclismo non mi interessa, forse un domani potrei pensare di collaborare con qualche formazione giovanile

Umberto Marengo, classe ’92, qui al Tour of Antalya. La sua ultima gara è stata la Veneto Classic a ottobre (foto Bettini Drone Hopper)
Umberto Marengo, classe ’92, qui al Tour of Antalya. La sua ultima gara è stata la Veneto Classic a ottobre (foto Bettini Drone Hopper)

Marengo, rabbia e frustrazione

L’umore di Umberto è mix tra rabbia e frustrazione. Come dargli torto. «Avevo scelto la Androni per rilanciarmi, però sembrava che fosse tutto segnato, che non dovesse andarmi bene nulla a livello agonistico. Questa è la cosa che mi fa più male. In carriera sono sempre stato in salute, ma quest’anno ho preso Covid, bronchiti e citomegalovirus che mi hanno condizionato parecchio.

«Sto uscendo in bici regolarmente come se dovessi ricominciare la nuova stagione, ma quando sono rientrato dalle ferie non volevo nemmeno ricominciare ad allenarmi. Poi la mia compagna e gli amici mi hanno detto che non sarebbero stati questi due mesi di bici a farmi difetto. Metti che succeda davvero un miracolo? Tuttavia sono consapevole che sarà impossibile continuare a correre, anche perché non ho avuto altre proposte. Valuterei anche un ingaggio in MTB. Ho in testa tante cose senza bici, ma prima di pensare a cosa farò devo elaborare bene mentalmente questa situazione.»

Il giorno di Felline: tifosi, ricordi, previsioni e la pista

30.10.2022
5 min
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Una domenica in sella con Fabio Felline. Grande festa e sole splendente ad Almese, in provincia di Torino, per il ritorno della pedalata con il trentaduenne dell’Astana Qazaqstan Team, al quale hanno partecipato anche Umberto Marengo della Drone Hopper-Androni e il campione italiano paralimpico di ciclocross 2022 Fabrizio Topatigh. A margine della IX Fellinata, i cui proventi sono stati donati in beneficienza alla Fondazione Scarponi e alla Fondazione 160cm per la ricerca sulla sclerosi multipla, abbiamo chiacchierato a tutto tondo con Fabio.

La Fellinata è tornata oggi dopo due anni di stop per la pandemia (foto Umberto Zollo)
La Fellinata è tornata oggi dopo due anni di stop per la pandemia (foto Umberto Zollo)
Che effetto fa riabbracciare gli appassionati delle due ruote dopo due anni di pandemia?

Devo ringraziare l’Associazione Sul Tornante, perché senza il loro supporto sarebbe stato impossibile fare la Fellinata: hanno fatto un bellissimo lavoro.

Dalla strada alla pista, perché il 12 e il 20 novembre ti vedremo fare da cicerone al Motovelodromo Fausto Coppi: com’è nata l’idea?

Vorrei evitare quello che è successo a me: quando sono passato pro’, non avevo un riferimento, ero l’unico piemontese. Se a quell’età avessi avuto un altro Felline che usciva con me e mi diceva cosa stavo sbagliando, magari avrei avuto una spinta in più. Non voglio essere un maestro, ma voglio essere avvicinabile e aiutare qualche ragazzino volenteroso che da grande vuol fare il ciclista. Quanti non hanno mai girato in pista? Il velodromo può essere una bella alternativa per tanti allenamenti in autunno ed è un’esperienza da provare.

Felline, il figlio Edoardo e la compagna Nicoletta nel Motovelodromo di Torino, dove girerà il 12 e il 20 novembre con chi vorrà provare
Felline, il figlio Edoardo e la compagna Nicoletta nel Motovelodromo di Torino, dove girerà il 12 e il 20 novembre con chi vorrà provare
Il tuo supporter più scatenato è il piccolo Edoardo: com’è fare il papà-ciclista?

E’ bello, ma se lo vuoi far bene diventa tutto più impegnativo. In vita mia non ho mai fatto un riposino, ma ora quando lo fa lui, mi metto giù anch’io a volte. Sono cambiati totalmente i ritmi e a volte mi stupisco di me stesso, perché prima mi lamentavo, mentre adesso mi sembra di avere molte più energie per fare più cose.

Il gadget che ha rubato il cuore dei partecipanti è stata la borraccia con il pappagallo Frankie, nel nome di Michele Scarponi: ci spieghi questa scelta?

Io e Michele siamo sempre stati avversari, ma il suo modo di essere, la sua voglia di attaccar bottone e i suoi sorrisi mi hanno conquistato. C’era un rapporto di stima e rispetto tra noi e, quando è mancato, è venuta a mancare una figura simbolo. Non solo per me, ma parlo per tutto il gruppo. Mi fa molto piacere che sia venuto a pedalare con noi suo fratello Marco, che ha molto a cuore il tema della sicurezza stradale per noi ciclisti.

Felline sul palco con Marco Scarponi e Umberto Marengo. A sinistra, il nostro Alberto Dolfin (foto Umberto Zollo)
Felline sul palco con Marco Scarponi e Umberto Marengo (foto Umberto Zollo)
Quant’è cambiato il ciclismo rispetto a quando sei passato pro’?

Le dirigenze odierne hanno capito che il ferro bisogna batterlo finché è caldo, come si fa in altri sport. Non so se sia giusto o sbagliato, ma penso a quanto poco mi allenavo, a quanto tanto andavo forte da ragazzino e tutto il tempo che ho buttato via.

Ce lo spieghi meglio?

Quando sono passato pro’, sembrava un reato che l’avessi fatto troppo giovane e avevo persino ricevuto una multa dalla Federazione italiana. Oggi c’è l’esaltazione per i giovani fenomeni, mentre i veterani vengono accantonati fin troppo in fretta. E’ una contraddizione, perché i vecchi di oggi erano quei corridori a cui si chiedeva di aspettare per maturare con calma. Se hai vent’anni e vai forte, ti fanno anche provare a vincere il Tour: guardiamo cosa è successo con Pogacar: una volta si sarebbe temuto di bruciarlo.

C’è una controindicazione?

Non sappiamo se i giovani campioni resteranno meno sulla cresta dell’onda, ma penso che non ci saranno più corridori come Valverde o Nibali che vincono per così tante stagioni. Se a 20 anni fai 6,5 watt per chilo, fai la vita da super-atleta, è inevitabile che tu non possa farlo per più di un decennio.

Hai qualche rimpianto sulla tua carriera?

Da giovane mi veniva tutto facile. Mi fa effetto pensare che il misuratore di potenza l’ho preso dopo 3 o 4 anni che ero pro’, quando avevo 23 anni mi dicevano che era presto per tutto, mentre io magari mi sentivo nel giusto. Non si può sapere, certo avessi avuto meno sfiga, con la toxoplasmosi a 27 anni, che mi ha fatto perdere un anno e mezzo nel periodo in cui il ciclismo stava cambiando di più. Mi sono ritrovato a ripartire con la sensazione di aver perso il treno e dopo è arrivata anche la pandemia. Poi, se guardo i numeri, vado più forte del 2016, ma è cambiato il modo di correre e anche le mie prospettive, così ho scelto di provare a diventare un uomo-squadra e un gran lavoratore piuttosto che provare a fare il campioncino, perché dopo i 30 anni non hai più la seconda chance. Anche se il mestiere di gregario è difficile da giudicare.

La Fellinata si è svolta ad Almese, in provincia di Torino, con il patrocinio della Fondazione Scarponi (foto Umberto Zollo)
La Fellinata si è svolta ad Almese, in provincia di Torino, con il patrocinio della Fondazione Scarponi (foto Umberto Zollo)
Perché?

Tu puoi andare anche forte, ma se poi i capitani per cui lavori non vanno, il tuo lavoro è abbastanza inutile. Quest’anno dal Giro ho avuto un ottimo riscontro e se Vincenzo (Nibali, ndr) andava forte e io ero con lui, avendo gli occhi puntati, risaltava molto. Nel 2021, invece, Vlasov era meno mediatico, ma sentivo di andare comunque forte. Al di là delle tue capacità, il lavoro di gregariato viene valorizzato in base a quanto si mette in luce il capitano.

Il tuo sogno?

Ci sono andato così tante volte vicino che, non voglio dire una classica che sembra il sogno possibile, ma dico vincere una tappa in un grande Giro. Penso sia fattibile.

Integrazione e alimentazione, l’intervista con Marengo

19.02.2022
6 min
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Continua il percorso di approfondimento che ha come soggetto l’integrazione degli atleti. Come molte categorie legate al mondo dello sport di alto livello e non solo, anche l’integrazione è soggetta ad un profondo cambiamento. Rispetto a qualche stagione fa, ci sono più conoscenza e coscienza, informazione e anche disponibilità di prodotti, pre, durante e post gara/training.

Abbiamo intervistato Umberto Marengo della Drone Hopper-Androni-Sidermec, atleta molto sensibile, preparato e curioso sul tema di alimentazione e integrazione. Il solo che durante la conferenza su Zoom con Ethic Sport si mise a far domande…

I gel con diverse combinazioni di zuccheri e carboidrati, la nuova “frontiera” della riserva di energia (foto Drone Hopper)
I gel con diverse combinazioni di zuccheri e carboidrati (foto Drone Hopper)
Se dovessi fare un confronto con il passato, come è cambiato il tuo modo di alimentarti e di integrare?

E’ necessaria una premessa: a me piace molto sperimentare quando vedo che ci sono dei margini di miglioramento. Alla Drone Hopper ho diverse possibilità in questo senso, una situazione nuova che voglio sfruttare proprio per progredire ulteriormente. Rispetto al passato ho cambiato il modo di integrare e di alimentarmi in bici, mentre una volta sceso dalla bicicletta le abitudini sono rimaste più o meno le stesse.

Un rifornimento per gli atleti del team italiano durante la Challenge de Mallorca (foto Drone Hopper)
Un rifornimento per gli atleti del team italiano durante la Challenge de Mallorca (foto Drone Hopper)
Hai ricevuto delle indicazioni precise e dei consigli?

Uno dei vantaggi è avere dei dottori nutrizionisti molto preparati che ci supportano, in parallelo all’azienda che ci fornisce gli integratori. Insieme è stato strutturato un piano di integrazione che ha come soggetto i carboidrati in diverse forme. Avevo bisogno dei consigli e delle indicazioni, e personalmente ho iniziato ad usare proprio i carboidrati nel modo corretto, apportando delle variazioni di assunzione.

Un rifornimento di metà gara, con i gel a rilascio prolungato (foto Drone Hopper)
Rrifornimento di metà gara, con i gel a rilascio prolungato (foto Drone Hopper)
Hai notato delle differenze?

Ho provato diverse soluzioni e di sicuro è migliorata la disponibilità di energia. Utilizzo un numero maggiore di Gel, nello specifico i Superdextrin, non solo in gara, ma anche in allenamento e questa è la prima novità. Oltre ad una digeribilità eccellente e nessun fastidio allo stomaco, la prima sensazione è proprio quella di avere le energie sempre pronte ad essere usate. Inoltre ho azzerato il senso di pesantezza che di tanto in tanto si verificava in passato, quando eccedevo con i cibi solidi e sfruttavo delle tempistiche di assunzione non ottimali. Ho imparato e sto imparando a sfruttare i benefici che gli integratori di buona qualità possono offrire ad un atleta.

Gel a rapida assimilazione e la borraccia con maltodestrine, un binomio ampiamente sfruttato (foto Drone Hopper)
Gel a rapida assimilazione e la borraccia con maltodestrine (foto Drone Hopper)
Generalizzando, quale è la scaletta di assunzione che utilizzi attualmente?

Nella prima parte della gara e dell’allenamento qualcosa di solido, barrette e qualche alimento preparato fresco. Inizio ad usare i gel già a metà gara, ma anche in allenamento. Questa è una pratica nuova e devo dire che funziona molto bene. Nel finale, sia in gara che in allenamento, solo i gel, carbo in forma liquida e anche quelli con caffeina. Nella borraccia non devono mai mancare le maltodestrine. Uso anche l’integratore con i sali minerali, poi ovviamente dipende dalla durata e dallo sforzo preventivato. In sostanza, ora l’alimentazione e l’integrazione del workout hanno una composizione che si rivolge molto più ai liquidi, cercando di tenere un bilanciamento ottimale anche in termini di gusto.

Hai fatto anche delle prove e dei test a livello personale? Anche per sola curiosità?

Assolutamente sì, come detto in precedenza a me piace sperimentare e sfruttare una situazione vantaggiosa che mi permette di migliorare. Ho fatto diverse prove con la fornitura di integratori a disposizione e ho provato ad alimentarmi anche solo con i liquidi, gel e maltodestrine. L’ho fatto in un allenamento molto spinto di 4 ore, dove i lavori ad elevata intensità si susseguivano. Il risultato è stato molto buono, per energia disponibile nelle gambe e per le sensazioni a livello di stomaco e digestione.

I primi collegiali sono anche l’occasione per testare i nuovi integratori (foto Drone Hopper)
I primi collegiali sono anche l’occasione per testare i nuovi integratori (foto Drone Hopper)
Riusciresti a quantificare alcune differenze?

Non ho un confronto documentabile con i numeri, perché la mia crescita fisica è tutt’ora in una fase di evoluzione. Posso esprimermi attraverso le sensazioni, legate ad un senso di comfort e benessere. E poi ci sono quelle energie sempre disponibili. Di sicuro mi sorprende in positivo il fatto di assumere tanti carboidrati liquidi e non avere acidità di stomaco. E poi una maggiore autonomia e un senso di pesante praticamente assente.

Hai notato degli aumenti di peso?

Avevo paura di questo e invece sono rimasto costante, considerando anche il periodo invernale. Qui entra in gioco anche un senso di benessere maggiore nel post allenamento, dove si riescono a limitare le abbuffate.

Cosa significa?

Per quanto mi riguarda, una migliore integrazione e alimentazione quando pedalo, si riflettono in una fame controllabile quando ho finito di allenarmi.

Il RamtechHydro di EthicSport, aminoacidi ramificati da sciogliere nella borraccia
Il RamtechHydro di EthicSport, aminoacidi ramificati da sciogliere nella borraccia
E invece in merito agli aminoacidi in gara? Li hai provati?

Non ancora, ma la mia curiosità a tal proposito esiste. Seguendo comunque una sorta di piano concordato non ho ancora avuto modo di usarli, ma la stagione è appena iniziata. Gli integratori a disposizione sono tanti, di diverse categorie e ci vuole del tempo per testarli tutti con i giusti modi. Posso dire che gli aminoacidi ramificati li assumo, ma parallelamente alle fasi di recupero, cosciente del fatto che un integratore come RamtechHydro non è banale.

La dieta quotidiana e il protocollo d’integrazione sono definiti dal nutrizionista del team con i vostri feedback, necessità ed esigenze?

Fino all’anno passato avevo un mio nutrizionista e mi affidavo a lui. Ora abbiamo anche il supporto di uno staff del team. Mi sono confrontato con loro fin dai primi giorni, ho presentato le mie necessità ed abitudini. Le variazioni quotidiane e legate all’alimentazione tradizionale sono state minime. Importanti invece quelle dell’integrazione e degli integratori stessi.

Cosa non dovrebbe mai mancare ad un ciclista?

Rimanendo in tema alimentare, l’equilibrio, che dovrebbe riflettersi in tutto. Penso che ogni cosa è fondamentale. Non si può mangiare solo pasta e bistecca. E’ necessario capire cosa è più giusto anche per se stessi e per le proprie necessità. Essere capaci di sfruttare quello che il mondo dell’integrazione ci mette a disposizione oggi, può diventare un bel vantaggio.

Aveva ragione Reverberi: Marengo si butta nel fuoco

15.05.2021
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«Umberto Marengo è uno di quei corridori che si gli dici di buttarsi nel fuoco ci si butta». Questa frase ce l’aveva detta il diesse della Bardiani Csf Faizanè, Roberto Reverberi. E aveva colpito lo stesso Umberto.

«Quando l’ho letta – dice il piemontese – mi ha fatto molto piacere. Vuol dire che Roberto ha fiducia in me. Mi ha dato la carica. Cosa significa? Che faccio quello che mi viene detto di fare». E infatti anche ieri nella tappa verso Termoli è andato all’attacco, pur sapendo che era molto difficile che l’attacco andasse a buon fine.

Lo sentiamo prima del via da Foggia. Oggi non sarà facile per lui. Ha speso molto e la tappa è bella “duretta”: i metri di dislivello sono ben 3.400.

Il piemontese (29 anni a luglio) con Cipollini (foto Instagram)
Il piemontese (29 anni a luglio) con Cipollini (foto Instagram)

Un “vecchietto”

Nell’era del “potere ai giovani”, in cui si passa pro’ sempre più presto, Marengo è l’eccezione che conferma la regola. Lui è pro’ dal 2019, quando vestì la maglia della Vini Zabù. Aveva 27 anni all’epoca.

«Sono consapevole di questa situazione. Ognuno ha i suoi tempi per maturare. Io ci messo un po’ di più rispetto ad altri ma sono sempre stato costante. Vedere gli juniores che passano e volano subito non è stato facile. Qualche dubbio negli ultimi due anni l’ho avuto eccome. Ero pieno di domande. Ho pensato: ma cosa sto facendo? Però era quello che mi piaceva fare. Ci ho creduto, ho insistito e alla fine ho avuto ragione».

Umberto Marengo in azione nella crono inaugurale di Torino
Umberto Marengo in azione nella crono inaugurale di Torino

Il primo Giro

E così la sua tenacia e il suo carattere battagliero l’hanno portato ad essere inserito nella lista del Giro d’Italia, il primo a 28 anni e con partenza neanche lontano da casa.

«Quasi 29 anni direi – aggiunge Marengo – non me lo aspettavo, ma ci speravo tanto. Io ho cercato di dare il massimo per esserci e quando me l’hanno comunicato potete immaginare la mia felicità. In quel momento ero in macchina. Stavo tornando dalla Belgrade Banjaluka ed è stata una vera gioia. La prima persona a cui l’ho detto è stata la mia ragazza, Ornella. L’ho chiamata immediatamente. Lei è anche la mia confidente. Sa delle mie mille turbe, dei miei complessi, dei momenti difficili».

Marengo in fuga verso Termoli con Christian (Eolo) e Pellaud (Androni)
Marengo in fuga verso Termoli con Christian (Eolo)

Fuoco e fughe

E adesso il miglior modo di ripagare questa fiducia è appunto “buttarsi nel fuoco”. Come ha fatto ieri. Una fuga segnata ma affrontata con grande grinta e un po’ di speranza.

«Quella non manca mai quando si va in fuga. All’arrivo ci pensi sempre un po’, altrimenti neanche avrebbe senso provarci. Io spero sempre che nel finale il gruppo possa sbagliare i calcoli, che possa succedere qualcosa. In più c’erano i traguardi volanti. In classifica non ero messo male, visto che qualcosa avevo raccolto anche nelle tappe prima.

«Come capisco chi vuol andare in fuga? Beh, si vede al mattino chi è più agguerrito, chi si mette davanti. Sai che quel corridore è un candidato alla fuga».

Marengo consegnò la spesa durante il lockdown della scorsa primavera (era ancora alla Vini Zabù)
Marengo consegnò la spesa durante il lockdown della scorsa primavera (era ancora alla Vini Zabù)

La spesa ai compaesani

Marengo, dicevamo, viene dal Piemonte. Per la precisione da Giaveno, poco più di 30 chilometri ad Ovest di Torino. Ma vive a Collegno, periferia del capoluogo piemontese. E lì durante il primo lockdown Umberto, come Davide Martinelli, si è messo a disposizione della comunità per portare assistenza a chi non poteva uscire.

«Avevo sentito che serviva gente per portare la spesa dai supermercati alle case, per evitare gli assembramenti. Così sono andato. Mi facevano trovare i sacchetti già pronti e li portavo a destinazione. E visto che si trattava di distanze sempre molto brevi, 2-3 chilometri, perché non andarci in bici? Mi ha fatto piacere e per me era anche l’occasione per prendere una boccata d’aria».