Si affaccia un altro Collinelli. Anche Luca cerca spazio

26.08.2024
5 min
Salva

Scorrendo gli ordini di arrivo del Turul Romaniei, nell’ultima tappa compare il nome di Luca Collinelli. Anzi il cognome, uno di quelli che ha fatto la storia del ciclismo italiano su pista e considerando che eravamo nell’immediato post Parigi 2024, con le grandi emozioni regalate dal ciclismo su pista, il suo piazzamento, un più che discreto 7° posto ha fatto un po’ di scalpore.

Per il ventenne dell’Um Tools Caffè Mokambo due Top 10 nella corsa rumena
Per il ventenne dell’Um Tools Caffè Mokambo due Top 10 nella corsa rumena

Una trasferta complicata

Luca Collinelli è un ventenne che corre per l’UM Tools Caffè Mokambo, finora non aveva ottenuto risultati di particolare rilievo se non qualche Top 10 nel calendario Under 23, ma pochi si sono accorti che nel frattempo ha fatto utili esperienze correndo con i professionisti, al Giro d’Abruzzo per esempio. Le esperienze formative si fanno però non solo correndo e lo si capisce iniziando l’intervista da come la trasferta in Romania è nata.

«Avevamo appena corso il GP Sportivi di Poggiana – racconta – quando ci siamo messi in moto per raggiungere la Romania. Non avendo trovato biglietti aerei disponibili, abbiamo dovuto affrontare la trasferta con lo staff e i mezzi: un’ammiraglia, un camper e un van con le bici. Certamente non l’ideale e infatti al martedì, quando la corsa è iniziata, la fatica si è sentita. Era una tappa semplice, eppure avevo le gambe impastate e sono finito dietro.

Il team italiano al Turul Romaniei, sotto la guida di Massimo Codol
Il team italiano al Turul Romaniei, sotto la guida di Massimo Codol

Uno sprinter dedito alla salita

«Col passare dei giorni le cose però sono andate sempre meglio. Nella terza ho provato a tenere il ritmo dei migliori chiudendo 11°, il giorno dopo c’è stata grande battaglia perché il leader della corsa, il kazako Rimkhi dell’Astana era caduto ritirandosi così si è sviluppata grande battaglia, con un gruppo di una trentina di corridori davanti ma sono riuscito a riagganciarmi finendo 10°, infine nell’ultima tappa mi sentivo ormai a mio agio e ho fatto lo sprint cogliendo il miglior piazzamento».

Può sembrare poco, ma per Collinelli è un segnale che aspettava da tempo: «Sto lavorando molto su me stesso, forse ho perso un po’ di potenza in volata ma sono migliorato in salita. Ormai gli sprinter puri non ci sono più, bisogna riuscire a tenere sul passo e quando la strada si rizza sotto le ruote se si vuole avere qualche speranza. Io vedo che ci sono, sono sempre lì a un passo dal giocarmi il bersaglio grosso, mi serve solamente un po’ di fortuna».

Andrea Collinelli oro ad Atlanta ’96 con la particolare bici con manubrio a canna di fucile (foto Getty Images)
Andrea Collinelli oro ad Atlanta ’96 con la particolare bici con manubrio a canna di fucile (foto Getty Images)

Le glorie olimpiche di papà

E’ chiaro che quando si sente il nome Collinelli si pensa a papà Andrea, ai suoi fasti di fine secolo scorso culminati con il titolo olimpico di Atlanta ’96 quando l’inseguimento individuale era ancora nel programma a cinque cerchi. Che rapporto ha Luca con i velodromi? «Fino a quando sono stato junior ho sempre abbinato le due discipline, gareggiando anche a europei e mondiali. Fondamentalmente mi piace tantissimo, è più adrenalinica dell’attività su strada, ti giochi tutto in pochi minuti. Negli ultimi tempi però ho preferito concentrarmi più sulla strada anche per non mettere in difficoltà il cittì Villa, che ha giustamente bisogno di una presenza più costante per testare i suoi ragazzi. Io sono sempre stato disponibile e Villa lo sa, per ora mi concentro sulla strada, poi vedremo».

Il giovane Luca con papà Andrea. Inizialmente ha seguito le sue gesta su pista
Il giovane Luca con papà Andrea. Inizialmente ha seguito le sue gesta su pista

Il peso del cognome

Parlando con Luca, il discorso non può non cadere sul padre e su un’eredità difficile, come capita a tanti coetanei e ciclisti prima di lui che hanno convissuto con l’essere figli d’arte. Luca non si tira indietro: «E’ un cognome che schiaccia un po’, non posso negarlo. Ho visto che molti però soffrono di più, io sono molto tranquillo al riguardo anche perché forte di uno splendido rapporto con mio padre, che è anche mio allenatore e che per molti versi sento amico. Non posso però negare che la mia scelta di privilegiare la strada è anche differenziarmi un po’, sfuggire a quei paragoni che vengono sempre fatti. Anche mia sorella Sofia un po’ risente di questa situazione, anche se nell’ambiente femminile il suo nome ha una risonanza diversa. Io comunque voglio affermarmi per quel che sono, che valgo, non perché “figlio di Andrea”. Una cosa che mi capita spesso? Molti tifosi chiedono ancora le cartoline con autografo, le sue, non le mie…».

Luca e Sofia, due figli d’arte in cerca di gloria fra i professionisti
Per Luca non è stata finora una stagione da incorniciare. In Romania il cambio di tendenza?

Si punta tutto su Friuli e Puglia

Che differenze ci sono fra i due? «Lui da corridore era il passista classico, io sono chiaramente più veloce, anche per struttura fisica e fibre muscolari, me la cavo bene soprattutto nelle volate ristrette».

Luca cerca ora di fare tesoro di quanto è riuscito a fare in Romania per proseguire su quell’onda: «Ne avrei bisogno perché finora la stagione non è stata positiva, non posso negare un voto insufficiente. Mi è mancata la continuità, anche a causa di problemi fisici e questa mi è pesata più della mancanza di risultati. Per questo non ho mollato gli allenamenti neanche nel periodo più caldo, chiedo molto al finale di stagione. In particolare mi sono focalizzato sul calendario italiano e sul Giro del Friuli e Giro di Puglia dove penso che ci siano tappe a me congeniali. Poi c’è una gara per me speciale e cerchiata di rosso, non dico qual è per scaramanzia…».