UEC, altri 4 anni con Della Casa, pronto ad agire su più fronti

14.03.2025
5 min
Salva

Enrico Della Casa è stato riconfermato per altri 4 anni alla guida della UEC. Quando un presidente viene mantenuto in carica, è solito dire che avrà così la possibilità di portare avanti il suo lavoro iniziato 4 anni prima e nel suo caso non sono parole di circostanza. «E’ un po’ la continuazione degli 8 anni già volti da segretario generale, in questi anni ho visto il ciclismo espandersi e cambiare profondamente, c’è ancora molto da fare per adeguarsi. Tra l’altro lavoreremo con un consiglio quasi tutto nuovo, con 5 elementi su 7 che non erano in carica, sarà una sfida importante proprio per procedere con idee nuove» ha affermato a proposito della sua rielezione.

Da sinistra il presidente dell’UCI David Lappartient, Olav Kooij campione europeo 2024 e Della Casa
Da sinistra il presidente dell’UCI David Lappartient, Olav Kooij campione europeo 2024 e Della Casa

Il dirigente italiano ha sempre avuto una visione del ciclismo a 360°, non incentrata solo sulla strada e vuole assolutamente continuare su questa linea: «In questi anni ad esempio l’offroad si è evoluto tantissimo, sia nella mountain bike che nel ciclocross, poi stiamo assistendo all’affermazione del gravel, ancora molto legato alla strada ma che credo troverà una propria direzione. Il settore più delicato è la pista, dove si attende la conferma delle specialità olimpiche e il programma di qualificazione per poter ragionare sul calendario e dimostrare al CIO che facciamo abbastanza attività in ogni continente».

C’è poi il discorso strada…

Già e lì ci stiamo muovendo soprattutto sul tema sicurezza che per noi è primario. Allestire un evento ciclistico è sempre molto complicato, spesso dobbiamo confrontarci con le autorità locali che vorrebbero il passaggio in centro, ma non sempre troviamo condizioni stradali idonee e questo è ancora più dirimente scendendo di categoria. Spesso le gare vedono al via ragazzi ancora non abbastanza esperti, inoltre si organizza in Paesi meno evoluti, per questo dico che la sicurezza è un tema delicatissimo e deve essere al centro della nostra attività.

Il gravel è la specialità in maggiore evoluzione. Per Della Casa troverà una sua dimensione
Il gravel è la specialità in maggiore evoluzione. Per Della Casa è ancora molto legata alla strada ma troverà una sua dimensione
Parlando di calendari, è innegabile che essi ostacolino la multidisciplina. Quando su strada l’attività va da gennaio a novembre, il ciclocross ne rimane schiacciato, la pista anche e le difficoltà per chi vuole differenziarsi sono enormi. C’è davvero bisogno di così tanti eventi?

Il ciclismo è cambiato, non è più quello della mia giovinezza quando tutti gli eventi erano in Europa. Ora inizi in Australia e finisci in Cina, vai oltreAtlantico, anche in Africa. Come puoi ridurre se le richieste aumentano di numero e di Paesi coinvolti? – si chiede Della Casa – Bisogna trovare una quadra, una nostra commissione ci sta lavorando da tempo. Un’idea sulla quale stiamo spingendo è quella di attribuire punti agli atleti che vanno a gareggiare in altre discipline, così i team avranno interesse a venire loro incontro, ma servono tabelle adeguate, i giusti pesi e contrappesi. Noi dobbiamo tutelare la pista, non dimentichiamo che assegna 12 medaglie olimpiche…

Tra cui però sono andate perdute quelle di specialità storiche come inseguimento e chilometro da fermo…

Purtroppo credo sia un processo ineluttabile che a me dispiace molto, ma l’orientamento del CIO finora è stato quello di coinvolgere sempre più i giovanissimi e si è visto anche con l’inserimento di discipline come la breakdance. Forse sarò di parte, ma quando sento che si giudicano nostre discipline come poco appetibili a livello di attenzione non ci sto. Di spettacoli sportivi “noiosi” ce ne sono, ma non sono i nostri…

E’ alle viste una profonda revisione del calendario. Anche in seno alla UEC ci si sta lavorando
E’ alle viste una profonda revisione del calendario. Anche in seno alla UEC ci si sta lavorando
E’ tutto un problema di audience televisiva?

Per certi versi sì. Noi ad esempio siamo riusciti a inserire la madison, ma ci si è dovuto lavorare molto sopra per renderla facilmente comprensibile a chi non è del nostro mondo. Non dimentichiamo che alle Olimpiadi arrivano giornalisti e commentatori Tv che non sono del nostro ambiente, che non conoscono dettagliatamente le regole. Noi dobbiamo ragionare sempre nell’ottica di chi guarda per la prima volta.

Il ciclismo va verso lo schema juniores-devo team-world tour (le professional come soluzione di ripiego). Paesi come l’Italia vedono sparire corse e società storiche: si può ragionare sulle categorie a livello centrale oppure ognuno fa da sé?

Bisogna ragionarci – e abbiamo una commissione che lo sta facendo – per adeguare i regolamenti. I tempi cambiano e il valore delle stesse anche. C’è uno sviluppo precoce, è innegabile, quindi le categorie attuali non lo rispecchiano. Noi abbiamo già agito liberando i rapporti per gli juniores, ma non basta. Consideriamo poi che il gruppo va sempre più veloce e su strade sempre più complesse. Gli juniores ad esempio su strada non possono competere con i grandi, ma su pista sì e questa è una discrasia che non ha molto senso. Un’idea potrebbe essere tornare a un calendario semplificato, com’era per dilettanti e professionisti, ma non è così semplice.

L’attività juniores è sempre più fondamentale, a scapito di quella U23
L’attività juniores è sempre più fondamentale, a scapito di quella U23
Il problema della velocità si è fatto allarmante, con bici sempre più performanti e che agevolano le alte velocità. La Formula Uno è intervenuta sui regolamenti, andando anche contro le case produttrici, perché non si può fare lo stesso nel ciclismo?

Su questo non sono d’accordo perché l’UCI è molto attenta. Ad esempio telai e ruote devono essere omologati prima di ogni gara. La tecnica è in continuo sviluppo, ma deve tenere conto sempre della sicurezza. Casi come quello del quartetto australiano a Tokyo 2020, con la caduta dettata dal manubrio spezzatosi non devono più avvenire. Si cerca di andare oltre i limiti, con manubri sempre più stretti, caschi posizionati in maniera sbagliata dove non è più la sicurezza il primo fine ma l’aerodinamicità. Abbiamo anche visto Paesi investire talmente tanto in tute super performanti da non avere poi i soldi per fare attività. Bisogna agire su questi paradossi, mettere un freno.

La caduta del quartetto australiano a Tokyo 2020, dettata dalla rottura di un manubrio
La caduta del quartetto australiano a Tokyo 2020, dettata dalla rottura di un manubrio
Si candiderà alla presidenza dell’UCI?

Vedremo che cosa avverrà il 20 marzo con l’elezione del presidente CIO, noi facciamo un grande tifo per Lappartient, avere la massima carica sportiva proveniente dal ciclismo sarebbe un grande risultato. Per ora diciamo che è nel gruppo di testa, vediamo come andrà la volata…

Bertolotti, ci racconti il mestiere dello speaker?

06.08.2021
6 min
Salva

Non tutti gli speaker nascono con il microfono in mano, ma a volte lo incontrano e non lo lasciano più. Alcuni degli “oratori” del ciclismo hanno iniziato per caso, per gioco o per occorrenza, quasi per un’emergenza. Qualche giorno fa chiacchierando con Claudio Santi sulla sua Seigiorni delle Rose di Fiorenzuola ci aveva detto che fu lui a scoprire Stefano Bertolotti come speaker più di venti anni fa.

E noi abbiamo voluto sentire il lodigiano che è una delle voci del Giro d’Italia dal 2011 – al pari di Paolo Mei – e che negli anni è diventato l’attuale addetto stampa dell’UEC, l’Unione Europea Ciclistica. Nelle prossime settimane viaggerà su diverse manifestazioni tra Slovenia, Serbia, Olanda, Portogallo e Trentino per conto della federazione continentale con diversi ruoli.

Prima edizione degli europei pro’, Plumelec 2016: vince Sagan, Bertolotti lo intervista
Prima edizione degli europei pro’, Plumelec 2016: vince Sagan, Bertolotti lo intervista
Stefano raccontaci i tuoi inizi.

La primissima esperienza al microfono è stata quando non ero ancora diciottenne. Mia madre era presidente del Comitato Provinciale di Lodi, si organizzavano alcune gare di dilettanti dove tutti facevano tutto e io, che avevo smesso di correre tra gli allievi da poco, chiesi di fare radio-corsa. Mi divertii, ricevetti dei complimenti da tutti. Per me era finita lì, invece mia madre mi aveva trovato un paio di gare di giovanissimi da commentare. Non ci volevo andare perché non mi sentivo pronto a parlare in pubblico, ma mia madre mi fece capire che non potevo tirarmi indietro e che al limite non ne avrei più fatte. Alla fine invece mi trovai a mio agio e ho continuato con le gare dei bambini.

Santi però rivendica di essere stato il tuo talent scout.

In un certo senso è vero. Lo conobbi nel 1996 mentre facevo la presentazione del Pedale Castellano (formazione piacentina giovanile di Castel San Giovanni, ndr) poi due anni più tardi, quando avevo 23 anni, mi affidò il ruolo di speaker della prima edizione della Seigiorni e da allora non ne ho saltata una. Nel mezzo, nel 1997, avevo fatto da spalla al mitico Bruno Ronchetti proprio in una prova di Coppa del mondo di pista disputata a Fiorenzuola. 

Il debutto di bertolotti alla Seigiorni di Fiorenzuola, prendendo il posto di Bruno Ronchetti
Il debutto di bertolotti alla Seigiorni di Fiorenzuola, prendendo il posto di Bruno Ronchetti
Ci ha detto che fu criticato per quella scelta. Pensa un po’ alle volte…

Sì sì, mi ricordo che glielo disse più di una persona che era un azzardo, soprattutto perché avrei sostituito Ronchetti, giustamente ritenuto una istituzione che già faceva Giro d’Italia, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo e che per me era un modello da seguire. Non so, magari qualcuno negli anni si è ricreduto. Di sicuro devo dire che sono molto grato a Claudio Santi, che mi ha dato fiducia che ero un ragazzo.

Sembra però che ora non ci sia nessun giovane che voglia fare lo speaker. Benché tu ed altri tuoi colleghi non siate vecchi, si può dire che non ci sia un ricambio generazionale?

Sì, mancano le nuove leve, quantomeno in alcune zone. Tante volte ricevevo proposte di andare a fare lo speaker fino in fondo alle Marche ed io pensavo subito “Ok, vado molto volentieri ma possibile che tra Lodi e Macerata, ad esempio, non ci sia uno speaker per il ciclismo?”. In altre parti d’Italia invece c’è un ricambio migliore. 

Bisogna dire però che ci sono speaker e speaker, quindi è comprensibile che ti chiamino da lontano.

Sì vero, ci possono essere delle differenze tra di noi, però è anche meglio che ci siano. Ognuno ha il proprio stile, non rischiamo di uniformarci ed essere tutti uguali.

Con Paolo Mei, una coppia affiatata da 10 anni
Con Paolo Mei, una coppia affiatata da 10 anni
Cosa ti piace di uno speaker?

Vado nello specifico e personalmente sono fortunato a lavorare con Paolo Mei, grande professionista, con cui faccio coppia di microfoni da 10 anni esatti e sembra che lavoriamo insieme da una vita. Non abbiamo mai avuto un mezzo problema, ci intendiamo al volo, sia nelle difficoltà sia negli spunti, sappiamo essere complementari. Quindi apprezzo lo speaker che sa cavarsela nelle situazioni più scomode, come quando alle gare giovanili non va radio corsa oppure hai la gente che sale sul palco per chiederti informazioni strane o viene a disturbarti. Bisogna avere una buona capacità di problem-solving, poi dipende dal nostro carattere. 

E cosa non ti piace?

Non mi piace invece quando uno speaker non ha alcuni accorgimenti, come quando tendono ad accentuare una caduta, magari in volata, descrivendola come un evento catastrofico. Dobbiamo ricordarci, specialmente alle gare giovanili o dei dilettanti, che sono presenti genitori e parenti dei corridori che possono allarmarsi più del dovuto. Dobbiamo avere certe delicatezze in certe circostanze pur senza perdere la cronaca e il racconto della corsa.

E gli eventuali errori come si gestiscono?

Può capitare, non siamo infallibili, la svista è dietro l’angolo. Certo, ci vuole molta attenzione perché il pubblico ci ascolta e letteralmente pende dalle nostre labbra, però come dico da sempre anche ai miei colleghi del Giro d’Italia, non siamo chirurghi che devono salvare vite umane e pertanto il paziente lo portiamo sempre a casa vivo.

La bicicletta (gravel) è la sua grande passione (foto Instagram)
La bicicletta (gravel) è la sua grande passione (foto Instagram)
Piccolo break, tu sei anche addetto stampa. Cosa ti piace e cosa no dei comunicati stampa.

Mi piacciono i comunicati essenziali, con tutte le informazioni e le fasi salienti della gara descritte in modo sintetico. Il comunicato non deve essere un articolo di giornale, errore che tendono a fare in tanti. Infatti non mi piacciono quei comunicati prolissi e soprattutto che non hanno una firma o un riferimento telefonico di chi lo ha redatto.

Torniamo al microfono. Quanto è cambiato il ruolo di speaker da quando hai iniziato ad ora.

C’è una bella differenza. Sono cambiate tante cose ed io sono riuscito ad adattarmi bene. Prima lo speaker era una figura didascalica, che elencava tutto quello che aveva fatto un corridore, quasi a monopolizzare la cronaca della gara in questo modo e non c’era quasi nessuna parte di show, se mi concedete il termine. La mia estrazione giornalistica mi portava a questo agli inizi. Ora invece c’è un vero e proprio intrattenimento, soprattutto nelle gare pro’ o di alto livello, grazie anche alla musica o ad un dj che spezza giustamente il racconto dello speaker. Ci vuole una buona sintonia e bisogna saper conoscere o rispettare i tempi.

Bisogna essere un po’ intrattenitori?

Bisogna saper giocare con la voce per coinvolgere il pubblico anche mentre fai la cronaca degli ultimi chilometri. Personalmente preferisco lo stile moderno dove lo speaker dà le informazioni essenziali a chi ascolta, in modo che anche la signora non appassionata di ciclismo che però è a bordo strada a seguire i corridori possa capire subito chi è in fuga o chi sta per vincere o come si sta svolgendo la corsa.

La collaborazione fra Santi e Bertolotti è ormai storica: fu davvero Santi a lanciare il lodigiano
La collaborazione fra Santi e Bertolotti è ormai storica: fu davvero Santi a lanciare il lodigiano
Come si prepara uno speaker per un evento?

Deve farlo come se fosse la prima gara che commenta. Rispetto a tanti anni fa ora è facilissimo reperire tante informazioni sui corridori e sulle corse. Talvolta lo smartphone ci è stato di aiuto per prendere notizie di un corridore sul quale magari sei meno preparato. Avere una buona memoria può aiutare, ma non è fondamentale perché bisogna studiare sempre tutto. Anzi io sono per scriversi sempre tutti gli appunti o una scaletta anche se sono semplici. Non bisogna dare nulla per scontato, io mi scrivo ancora che ruolo ha un dirigente o cosa ha vinto un corridore che conosco benissimo.

Chiudendo, hai qualche nuova sfida che ti piacerebbe affrontare?

Non so, visto che siamo in periodo, forse le Olimpiadi (ride, ndr) ma chissà quando le faranno in Italia. Battute a parte, non ci crederete ma già arrivare al Giro d’Italia era un sogno che mai avevo preso in considerazione. Tutto quello che viene per me va bene, l’importante è che io abbia ancora questo entusiasmo per fare questo lavoro. Quando non ce lo avrò più dovrò farmi delle domande e trovare delle risposte in fretta.

Alé maglia Campione Europeo

Alé con la UEC: accordo rinnovato fino al 2024

25.05.2021
3 min
Salva

Il brand Alé, una delle realtà di riferimento a livello mondiale per quanto riguarda la produzione di abbigliamento tecnico per il ciclismo, ha recentemente rinnovato ed esteso fino al 2024 la propria partnership operativa con l’Unione Europea di Ciclismo (UEC), la più importante ed ovviamente prestigiosa tra le cinque confederazioni facenti parte dell’Union Cycliste Internationale (UCI) e deputata all’organizzazione dei campionati europei di ciclismo nelle differenti discipline: strada, Mtb, pista, Bmx, ciclocross e ciclismo indoor.

I prossimi Campionati a Trento

Proseguendo gli accordi in essere, e come già avvenuto negli anni passati, Alé continuerà a ricoprire il ruolo di partner ufficiale dell’ente europeo continuando letteralmente a “vestire” con le proprie maglie tutti i campioni che saliranno sul podio dei prossimi Campionati Europei di ciclismo, ricordando che la prossima rassegna continentale su strada si svolgerà proprio in Italia, a Trento.

La maglia è il bestseller PR-S

Le maglie espressamente disegnate da Alé per la UEC fanno parte della collezione PR-S. Studiata specificamente per l’impiego in competizione, questa linea è stata costantemente sviluppata sfruttando i feedback ricevuti dai moltissimi professionisti che nel passato e ancora oggi indossano Alé, come i team Bahrain Victorious, Movistar, Groupama FDJ, Bardiani CSF Faizanè e la femminile Alé BTC Ljubljana, unica italiana del “circus” World Tour. Tessuti leggeri e performanti, tagli ”race-fit” progettati in galleria del vento, massima traspirabilità grazie alla tecnologia del Body Mapping. Grazie a queste esclusive caratteristiche le maglie della collezione Alé PR-S vantano dei “plus” tecnici davvero di gran rilievo.

Anche per i granfondisti

La rinnovata collaborazione con la UEC si estende inoltre anche alla Gran Fondo Alé La Merckx. L’evento è in programma il prossimo 6 giugno a Verona, e di cui Alé è primo promotore, che per il secondo anno consecutivo sarà prova unica per l’assegnazione delle prestigiose maglie di Campione Europeo Gran Fondo.
«Personalmente è davvero un gran piacere poter annunciare il proseguo della partnership con la UEC – ha dichiarato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG la realtà a cui Alé fa capo – e pensare che i migliori ciclisti e le migliori cicliste d’Europa vestiranno le nostre maglie sul podio dei Campionati Europei di Ciclismo mi riempie di orgoglio. A pochi minuti dalla loro vittoria porteranno sul cuore, insieme alle stelle simbolo della bandiera europea, anche il logo Alé».

alecycling.com