Traguardi a sorpresa e cowboy: l’avventura di Selva in Texas

21.06.2025
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Fra le storie di questa estate che aspetta soltanto il Tour, dopo il rocambolesco finale del Giro, quella di Francesca Selva che sta correndo dei circuiti in Texas e da domani nel Wisconsin potrà sembrare poca cosa. Invece racconta la passione di una ragazza che ha messo la bici al centro della sua vita e non vuole privarsi di alcuna esperienza.

Quando la raggiungiamo, a Dallas è quasi l’ora di pranzo. Francesca è appena rientrata dall’allenamento e ha il timbro sicuro di chi non ha paura di mettere tutto in un trolley e partire. Anche se la trasferta americana ha una logistica complessa e l’aiuto di un suo vecchio team manager si è rivelato provvidenziale.

«Negli ultimi due anni – racconta Selva, 26 anni – sono stata tesserata per una squadra UCI pista americana, parallelamente a quella della strada. I regolamenti sono cambiati e la squadra non ha più lo stesso nome, ma Ryan Crissey, il team manager, mi sta ospitando a casa sua e mi sta portando alle gare. Era l’unico contatto che avessi. Quest’inverno gli avevo scritto per chiedergli indicazione su dove andare e quali gare ci fossero, perché non avevo idea da che parte iniziare. E lui in tutta risposta mi ha proposto di correre per lui e si sarebbe fatto carico delle spese. Avevo già messo in preventivo di tirar fuori i soldi per il viaggio della vita, quindi è andata meglio del previsto. Perciò sto correndo per il suo team nuovo che si chiama Turbo Velo Pickle Juice».

Non male avere un appoggio così…

Fa la differenza, soprattutto quando si viaggia da soli. Le conoscenze poi si fanno, ma avere una base è molto importante. Per questo sono sbarcata a Dallas, in Texas: è qui che vive Ryan.

Com’è il ciclismo in Texas?

Inclusivo, nel senso che da noi sei uomo o sei donna e corri nel gruppo dedicato. Sei FCI, oppure sei ACSI, Master oppure Elite e non ci sono commistioni possibili. Qui invece funziona a livelli e poi ci sono i Master. Se sei Master, puoi correre sia con i Master che con il livello che ti compete in base alla graduatoria. Però nelle gare più piccole, posso correre sia nella gara PRO che in quella delle donne. Finora ho partecipato a corse locali. Non posso correre con i Master, perché sono troppo giovane, ma posso correre nelle altre categorie maschili.

L’hai già fatto?

Sì, un paio di giorni fa. La gara donne era corta e per allenarmi mi sono buttata nel gruppo dei maschi. E’ bello perché in corsa ci sono atleti di tutti i livelli e tutte le età, da quello di 25 anni a quello di 60 e non è detto che il più giovane vada anche più forte.

Francesca Selva ha iniziato la trasferta americana in Texas, con la maglia della Turbo Velo Pickle Juice
Francesca Selva ha iniziato la trasferta americana in Texas, con la maglia della Turbo Velo Pickle Juice
C’è tanto pubblico?

Qui in Texas sono gare minori, quindi c’è pubblico solo all’arrivo. Ma da domenica farò una serie di prove che si chiamano Tour of America’s Dairyland in Wisconsin che durano per 11 giorni. Sono iniziate giovedì, io inizierò da domenica. Mi hanno detto che nel giro dei criterium è una delle cinque gare più grandi che ci sono negli USA: lì ci sarà una vera folla.

Sono tifosi di ciclismo?

L’approccio è diverso. Non vengono solo per la gara, ma per passare una giornata di festa al cui interno c’è una gara.

In Wisconsin vai con il tuo team manager?

Questa volta parto da sola. Mi sono organizzata con la gente di lì, devo capire se ci sono degli shuttle per arrivare dall’hotel alla gara o se devo scoccare i passaggi di qua e di là. Invece se le gare sono vicine, andrò in bicicletta.

Le gare che Selva andrà a disputare da domani in Wisconsin hanno una grande cornice di pubblico (foto Tour of America’s Dairyland)
Le gare che Selva andrà a disputare da domani in Wisconsin hanno una grande cornice di pubblico (foto Tour of America’s Dairyland)
Le strade sono transennate?

Solo dove c’è gente. Finora si è trattato di correre in circuiti di 1,5-2 chilometri, anche in un kartodromo. Mercoledì abbiamo corso nel paese del mio team manager, che organizzava la gara. Eravamo in un circuito ciclabile, come se fosse un ciclodromo di un miglio all’interno di un parco totalmente chiuso al traffico.

Ci sono premi in denaro per chi vince?

Le poche gare che ho fatto finora erano locali, quindi c’era il premio in denaro. Quello che c’è di diverso rispetto all’Italia è la gestione dei traguardi volanti, in cui i premi sono anche di “mila” dollari per chi vince. Fanno una colletta tra il pubblico che scommette e quello diventa il premio. E poi la cosa bella è che i traguardi volanti sono a sorpresa…

Cioè?

Non sai quando ci sono. La distanza di gara è misurata in base al tempo, come nel cross. Per cui inizi a correre e quando stimano che manchino 5-10 giri al termine, iniziano a contarli. Per cui quando senti la campana, sai che il giro dopo c’è il traguardo volante. A quel punto, i tifosi puntano i soldi sullo sprint del giro dopo. Può capitare che urlino mille dollari per il primo e quindi c’è molta più gente che lotta per i traguardi volanti che per la vittoria finale. Magari nelle squadre più numerose, c’è chi si dedica prettamente a fare le volate intermedie, mentre altri si dedicano alla volata finale.

Prima della gara con Ryan Crissey, il team manager che organizza e si diverte a correre
Prima della gara con Ryan Crissey, il team manager che organizza e si diverte a correre
Vuoi dire che durante la corsa, sentite la campana e viene detto anche l’ammontare del premio?

A volte sì, a volte no. Di solito lo dicono gli speaker quando passi sotto l’arrivo. Se non dicono nulla, invece dei soldi potrebbe esserci un gadget o premi di altro tipo.

Non c’è la mortadella come al Giro dell’Emilia?

Può essere (ride, ndr). L’altro giorno c’erano quattro traguardi volanti e li ho vinti tutti, più la volata finale. Di solito in quasi tutti i criterium, l’ultimo traguardo volante è alla campana, quindi quando chiamano l’ultimo giro, c’è anche il traguardo volante. E’ letale perché fai due volate di fila. Però considerando che il giro è lungo circa un chilometro, per chi fa pista è più o meno la distanza tra una volata e l’altra nella corsa a punti.

Che cosa hai vinto?

Con il primo traguardo volante, mi hanno dato i buoni per comprare i gelati. Con il secondo, avevo dei buoni per il caffè. Mentre con il terzo ho preso dei soldi. Con il quarto è arrivato un box pieno di oggetti da cui potevo scegliere delle cose da portare a casa. Fa molto fiera di paese, però è bello.

Francesca Selva, padovana di 26 anni, corre prevalentemente su pista
Francesca Selva, padovana di 26 anni, corre prevalentemente su pista
Nelle gare grandi cambia qualcosa?

Ve lo dico settimana prossima. Queste qua in Texas non erano grandi, ma erano comunque partecipate. Non hanno dietro la grande organizzazione, sono le Driveway Series, gare del martedì e del giovedì: martedì a Dallas, giovedì a Austin per tutto l’anno. In Wisconsin farò una gara al giorno. Quelle delle donne durano circa un’ora e alla fine ci sarà la classifica di tutti i giorni, che suppongo sarà a punti, dato che nessuno prende nota dei tempi.

Come ti presentano al foglio firma?

Non c’è il rituale come da noi, almeno finora era così. Però diciamo che quando vieni da fuori confine, hai gli occhi addosso. La gente sa che sono io l’italiana e quindi mi guardano sempre con un occhio di riguardo. Nel mondo del ciclismo gli italiani sono famosi per essere competitivi, perciò non me la faranno sicuramente facile. Zero favori. Agli organizzatori fa piacere avere gente che arriva da lontano, dà lustro alle loro gare.

Ci sono tanti stranieri?

Più di qualcuno, ma sono tutti ragazzi e ragazze che vengono da questa parte del mondo. Argentini, messicani, da Trinidad e Tobago. Pochi dall’Europa. C’è Alina Seitz, una ragazza svizzera che fatto le ultime Olimpiadi e ha il compagno americano, per cui si sta facendo qui l’estate. Lei l’avevo incontrata anche in pista a Brno a metà maggio.

Il 29 giugno, gran finale in Wisconsin al Cafè Hollander Tosa Village Classic (foto Tour of America’s Dairyland)
Il 29 giugno, gran finale in Wisconsin al Cafè Hollander Tosa Village Classic (foto Tour of America’s Dairyland)
Quando torni a casa?

Il primo agosto perché devo andare a Fiorenzuola, sennò Claudio Santi si arrabbia. Però mi hanno già chiesto se voglio tornare a settembre per fare uno degli altri grandi eventi per cui vediamo. Volevo fare più di un mese, ma non più di due, per tutto il discorso della miocardite. Quando ho preso i voli, non sapevo in che condizione sarei arrivata. Però l’esperienza merita. Sto quasi per due mesi. Con quello che è successo quest’inverno, non ho voluto fare il passo troppo lungo.