Juniores e gare a tappe: dopo il Veneto anche il Friuli

27.04.2023
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Dopo il Giro del Veneto, di cui vi avevamo parlato qualche tempo fa, ecco una nuova corsa a tappe per gli juniores: il Trofeo Emozione in Friuli Venezia Giulia. Si tratta di una due giorni, per ora, ma intanto ecco una corsa che va considerata nel suo insieme.

In Italia per tanti anni c’è stato praticamente solo il Giro della Lunigiana. Ma questo era più “internazionale che italiano”, adesso qualcosa si muove. Ci sono queste due brevi gare a tappe nel Nord Est e non va dimenticato il Giro della Valdera, in Toscana.

Franco Pellizotti, in rappresentanza della Bahrain-Victorious, consegna il voucher per lo stage al vincitore Alessandro Da Ros
Franco Pellizotti, in rappresentanza della Bahrain-Victorious, consegna il voucher per lo stage al vincitore Alessandro Da Ros

Due tappe

Quella che si terrà il prossimo 8-9 luglio sarà la quinta edizione del Trofeo Emozione. Questo evento era noto in quanto al vincitore veniva data la possibilità di fare un training camp con la Bahrain Victorious, Ebbene, adesso raddoppia.

«L’idea di organizzare questa gara – spiega il patron Adolfo Sacchetto – nasce dalla passione per questo sport e dalla voglia di dare ai ragazzi una possibilità in più, un motivo di confronto diverso, anche nei confronti di chi viene da fuori. Hanno dato la loro adesione l’Ag2R, la Nexo e presto potrebbero esserci altre squadre straniere».

Passando ad una due giorni cambia anche il percorso. L’idea è stata quella di allestire due frazioni completamente differenti tra loro: una “piatta”, ideale per i ragazzi più veloci e potenti e una per scalatori, che poi di fatto è il “tappone” classico del Trofeo Emozione con arrivo in quota. Proprio come un vero “micro Giro”.

«Nel programma – prosegue Secchetto – abbiamo inserito due tappe dalle caratteristiche diverse, ma legate da un unico scopo: regalare agli atleti e al pubblico un fine settimana indimenticabile e di ottima valenza tecnica.

«La prima tappa parte e arriva a Pordenone. Si tratta di un tracciato prevalentemente pianeggiante, ma con otto settori di sterrato e un’infinità di destra e sinistra. Il tratto rettilineo più lungo non supera i 7 chilometri. Il giorno successivo invece ecco l’ormai classico arrivo a Piancavallo. La prima tappa misura circa 90 chilometri, la seconda 113 ma con ben 2.600 metri di dislivello».

Prima tappa: si parte dalle pianure del Friuli. Alla vigilia, presentazione delle squadre, come per le grandi corse dei pro’
Prima tappa: si parte dalle pianure del Friuli. Alla vigilia, presentazione delle squadre, come per le grandi corse dei pro’

Caratura internazionale

Di certo c’è spazio per tutti e potrà essere un bel banco di prova anche il cittì Dino Salvoldi. E’ bastato vedere come due ragazzi portati alla Roubaix, nonostante in Francia non siano arrivati tra i primi, la domenica successiva alla gara delle pietre abbiano vinto. Ci riferiamo a Gabriele De Fabritiis e Thomas Capra.

Ma come mai si vira verso una due giorni? Anche qui alla base c’è la passione e la voglia di regalare una grande opportunità ai ragazzi, ma anche di allestire nel tempo un evento che possa diventare sempre più grande. Un riferimento. 

«La scelta di far diventare Trofeo Emozione una corsa a tappe – va avanti Sacchetto – è stata fatta per moltiplicare lo spettacolo. Non è solo un evento sportivo, è una filosofia guidata dal cuore. A questa età i ragazzi, benché siamo consci del fatto che ormai sono sempre più dei pro’ anche in questa categoria, vivono lo sport in modo ancora puro. Le sensazioni, le emozioni sono ancora molto genuine e legate al sogno».

«Senza contare che pensiamo a delle iniziative che ruotano attorno al ciclismo, alla formazione, alla valorizzazione del territorio e alla sensibilizzazione su importanti temi sociali. Per esempio, allestiremo un villaggio partenza e in questo villaggio ci sarà un’area per la promozione dell’uso della bici dedicata soprattutto ai più giovani».

Seconda tappa di salita. L’arrivo di Piancavallo è un must di questa gara in Friuli
Seconda tappa di salita. L’arrivo di Piancavallo è un must di questa gara in Friuli

Progetti futuri

«Un altro degli obiettivi del 2023 è creare un percorso permanente che valorizzi le strade bianche del pordenonese, facendolo diventare un itinerario di spiccato valore paesaggistico-sportivo».

«Se c’è l’idea di fare più tappe per il futuro? Assolutamente sì. Anzi, posso dire di più. Già avevamo pensato ad evento di cinque frazioni con partenza da Trento e arrivo da noi in Friuli attraversando anche il Veneto. Ma prima il Covid e poi la guerra in Ucraina ci hanno tarpato le ali (meno disponibilità da parte di alcune aziende, ndr), ma piano piano ci arriveremo».

«Posso dire che proprio in questi giorni stiamo ultimando una collaborazione con un importante brand di settore. L’idea deve essere inquadrata oltre quel che concerne il breve periodo, o comunque non deve essere vista come una semplice sponsorizzazione».

Raffaele Mosca e il ritiro-premio con la Bahrain

29.07.2022
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Qualche giorno fa vi avevamo parlato del Trofeo Emozione e del suo particolare premio: lo stage con la Bahrain-Victorious. Quest’anno a vincerlo è stato Alessandro Da Ros e il prossimo gennaio volerà lui con la squadra di Mohoric, Colbrelli, Caruso e company.

Ma il suo predecessore, Raffaele Mosca, ci racconta come è andata. Come ha vissuto quella settimana da sogno in Spagna con i professionisti del WorldTour. Da Ros può prendere appunti!

La vittoria di Mosca al Trofeo Emozione 2021 (foto Trofeo Emozione)
La vittoria di Mosca al Trofeo Emozione 2021 (foto Trofeo Emozione)
Raffaele, quest’anno sei andato in ritiro con la Bahrain: prima di iniziare questo “viaggio” con te, raccontaci brevemente chi sei. Ti abbiamo intravisto all’ultimo Valle d’Aosta…

Sono un corridore umbro, di Todi, in provincia di Perugia. Direi che sono uno scalatore. Quest’anno corro al Team Qhubeka con il direttore sportivo e manager Daniele Nieri. E proprio perché sono uno scalatore Nieri mi aveva schierato al Valle d’Aosta, ma avendo avuto la scuola fino a pochi giorni prima non ero ben preparato. Mi sono fermato dopo tre tappe.

Quest’anno, dicevamo, hai fatto questo ritiro con la Bahrain-Victorious. Raccontaci come è andata sin dal tuo arrivo in Spagna…

Il ritiro si è tenuto ad Altea. Una ragazza dello staff mi aveva contattato già nei giorni precedenti per il biglietto aereo. Una volta arrivato in aeroporto mi sono venuti a prendere. Ho notato subito grande cordialità e gentilezza. Ricordo che mi chiesero se avessi mangiato.

Con chi hai passato più tempo dei corridori?

Con i più giovani: Fran Miholjevic e Marco Andreaus, che sono al Cycling Team Friuli .

Com’era una giornata tipo?

Facevo tutto quello che facevano i pro’. Quindi sveglia e stretching tutti insieme in una grande sala. Poi andavamo a colazione, quindi risalivamo in camera per prepararci all’uscita. Prima di andare in bici si faceva un meeting in cui ci spiegavano l’allenamento e quindi si stava fuori, tre, quattro e anche sei e passa ore. Poi si rientrava: pranzo, riposo, massaggio, cena e poi a dormire. 

Hai notato qualcosa di particolare nella loro alimentazione? Ti hanno dato dei consigli?

No, era tutto molto tranquillo e libero, almeno per quel che mi riguarda. Noi avevamo una sala riservata per i pasti in questo grande hotel e ai tavoli eravamo divisi in gruppetti.

Hai detto anche sei ore: avevi mai fatto così tanto?

No, un giorno abbiamo fatto più di 180 chilometri. Però devo dire che non mi sono trovato malissimo. E così ho potuto anche iniziare la stagione con un po’ di chilometri nel sacco.

Pellizotti con Mosca, il tecnico della Bahrain-Victorious è stato vicino a Raffaele
Pellizotti con Mosca, il tecnico della Bahrain-Victorious è stato vicino a Raffaele
E tu come ti sei presentato a questo training camp? 

Qualcosina avevo fatto. Chilometri più che altro, qualche distanza… ma certo non 180 chilometri. Anche perché andando a scuola ed essendo inverno non uscivo tutti i giorni.

Con i rapporti come ti sei trovato?

Nessun problema, già non avevo più il 52×14 degli juniores, ma il 53×11 degli under 23. Avevo già la bici della Qhubeka.

E invece con i rapporti umani?

Ah, se c’è una cosa semplice in Bahrain è proprio quella. Sin da subito ho parlato con tutti. Uno s’immagina un ambiente freddo e grande, e invece tutti, corridori, staff, massaggiatori, sono stati super tranquilli e disponibili. Per qualsiasi necessità bastava chiedere. Ho parlato molto con il team manager Vladimir Miholjevic (ufficialmente è il performance director, ndr), con Artuso che era colui che mi aveva consegnato il premio a Piancavallo, e anche con Pellizotti.

E con i corridori?

Ero nel gruppetto con Colbrelli, Caruso, Mader e altri. Con Sonny ho parlato un po’ di più. Lui era il mio idolo. Ho anche il suo libro.

E cosa gli hai chiesto?

Più che altro gli ho detto che ero un po’ preoccupato del passaggio di categoria. Io non sempre ingrano subito. Sin dagli allievi ho accusato il primo anno, anche perché ho una muscolatura esile. Insomma mi serve un po’ di tempo per adattarmi e lui mi diceva la sua. 

Gli altri corridori sapevano chi eri e perché eri lì?

Sì e questa cosa mi fa anche sorridere.  

Mosca (classe 2003) è un buon scalatore. Veste i colori del Team Qhubeka
Mosca (classe 2003) è un buon scalatore. Veste i colori del Team Qhubeka
Perché?

Uno dei primi giorni ci hanno portato in una grande sala e lì ognuno si è presentato. Così quando è toccato a me, mi sono alzato, ho detto il mio nome e che ero lì perché avevo vinto il Trofeo Emozione. A quel punto è scattato l’applauso. E’ stata la cosa più bella. Gente che aveva vinto la Roubaix, tappe al Giro… che applaudiva me. L’ho subito raccontata ai miei genitori. Sono stato veramente bene con la Bahrain. Sarei rimasto lì a lungo! Quando c’è stata la Tirreno, e la corsa faceva tappa ad una ventina di chilometri da casa mia, sono andato a salutarli.

C’è qualcosa che hai imparato uscendo con i professionisti?

Mi ha colpito l’alimentazione in allenamento. Tutto è stabilito in precedenza, ci sono delle indicazioni prima di ogni allenamento. Se poi uno mangia un po’ di più o in altri momenti, nessuno ti strilla. Però per quel che mi riguarda ho imparato a mangiare più spesso e a gestire meglio l’assunzione dei gel. 

Torniamo invece all’attualità: adesso come procede la tua stagione?

Come detto, sto cercando di prendere le misure con la categoria. Nieri e la squadra, che ringrazio entrambi, stanno facendo un programma specifico per me, per farmi crescere. Non mi stanno mettendo pressione e mi stanno dando i tempi e lo spazio necessari. A volte anche per familiarizzare con il ritmo, Nieri mi ha portato in corse più facili nonostante io sia uno scalatore. Però sono determinato e mentalizzato. Mi alleno al massimo anche per rispetto dei compagni e della squadra. 

Uno stage con la Bahrain, l’insolito premio al Trofeo Emozione

26.07.2022
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Chissà cosa passa nella mente di Alessandro Da Ros, della Sc Fontanafredda. Il giovane juniores sabato scorso conquistando il Trofeo Emozione, non ha solo vinto una corsa, ma si è anche guadagnato uno stage con la Bahrain Victorious. E questo, in prospettiva, potrebbe valere molto, molto di più.

Ma certo un trionfo è sempre un trionfo, tanto più se in salita. Tanto più se al termine di una corsa su un tracciato duro, come quello proposto dal Trofeo Emozione. Da Pordenone a Piancavallo con nel mezzo le salite di Clauzetto e Forcella Claupa, prima appunto dell’arrampicata finale dove vinse anche un certo Marco Pantani.

Il vincitore Alessandro Da Ros tra Sacchetto (a sinistra) e Favot, organizzatori del Trofeo Emozione (foto Bolgan)
Il vincitore Alessandro Da Ros tra Sacchetto (a sinistra) e Favot, organizzatori del Trofeo Emozione (foto Bolgan)

Idea tutta friulana

«L’idea – racconta Adolfo Sacchetto, presidente della società organizzatrice, Asd Emozione – è nata da me e dal mio socio, Andrea Favot. Io sono un educatore, lui è uno sportivo esperto di ciclismo e così abbiamo voluto unire l’utile al dilettevole. Volevamo offrire ai ragazzi non solo l’esperienza sportiva della gara, ma fargli vedere anche il mondo dei pro’».

Il gancio con la Bahrain Victorious non è stato immediato. Di mezzo ci sono stati altri due intermediari, uno dei quali è stato Alex Corazza, per quello che è un progetto tutto “made in Friuli”, come vedremo.

«Alex – riprende Sacchetto – è un bravissimo ragazzo che ha smesso di correre a causa della leucemia. E’ arrivato fino agli under 23. Lui conosceva bene Enrico Gasparotto. All’epoca Enrico non era ancora in Bora-Hansgrohe, ma con le sue conoscenze si è mosso presso diversi team e alla fine la Bahrain ha accolto questa nostra proposta.

«Dopo Artuso e Miholjevic, quest’anno è venuto Franco Pellizotti. Abbiamo chiuso il cerchio si può dire».

Il gruppo sulle colline friulane (foto Bolgan)
Il gruppo sulle colline friulane (foto Bolgan)

Fatica e vita

Sport come educazione, come insegnamento alla vita… questo conta moltissimo per Sacchetto nel suo Trofeo Emozione. La fatica insegna qualcosa, secondo lui, e anche se sul momento non la si capisce poi lascia qualcosa.

«Anche il percorso che proponiamo è duro non per caso – spiega Sacchetto – Questo perché la vita e lo sport sono complicati. E’ il legame che c’è tra loro. E noi vogliamo metterlo in risalto».

Secondo Sacchetto i ragazzi al via sono consapevoli di questa opportunità. E questo li aiuta a mettersi in gioco ancora di più.

Per il resto il Trofeo Emozione si propone di essere un po’ diverso dalle altre gare juniores, anche nell’organizzazione. L’accoglienza alla vigilia, i premi, i 200 volontari che per la maggior parte sono ragazzi anch’essi… Insomma si cerca di parlare un linguaggio differente.

Franco Pellizotti consegna a Da Ros il “voucher” per lo stage con la Bahrain Victorious (foto Bolgan)
Franco Pellizotti consegna a Da Ros il “voucher” per lo stage con la Bahrain Victorious (foto Bolgan)

Pellizotti in ammiraglia

E poi c’era appunto Pellizotti. Il “Delfino di Bibbione” ha preso la cosa sul serio e ha seguito la gara dall’ammiraglia, quella griffata Bahrain-Victorious chiaramente.

«Eh sì – racconta con piacere Pellizotti – ero in gruppo con la nostra auto. Andavo sulle fughe e nella salita finale ho seguito i primi quattro».

«Non so bene i dettagli di questo accordo, li ha curati tutti Miholjevic. E’ lui che si occupa di queste cose, però posso dire che per noi si tratta di un secondo colpo per quanto riguarda i giovani.

«Dopo l’accordo con il Cycling Team Friuli, che è la nostra continental, abbiamo stretto questo legame con il Trofeo Emozione che per noi è importante sul tema della ricerca dei giovani. Non abbiamo i budget di Jumbo-Visma, UAE Emirates o Ineos-Greandiers, però è un modo per dare un’occhio a qualche ragazzo, di farlo crescere con noi e soprattutto con la nostra mentalità. E’ un’opportunità per lui e per noi». 

Che possibilità!

Al via di una corsa così impegnativa chiaramente il numero dei partenti non era altissimo. Anche Pellizotti ci spiega che vista l’altimetria molte squadre non hanno portato i (tanti) corridori veloci che hanno in rosa. Però il livello era molto buono.

«Prima del via – racconta Pellizotti – sono andato a salutare un po’ di gente, qualche amico, e a parlare con qualche direttore sportivo… Ho ritrovato, per esempio, Eros Capecchi, che era con la rappresentativa dell’Umbria e mi ha fatto un sacco piacere, e fatalità, ho parlato anche con il diesse del ragazzo che ha vinto.

«Il suo tecnico mi ha detto che stava bene. Mi ha detto che non era un super vincente, ma che si piazzava spesso e stava attraversando un buon momento di forma».

E adesso? Adesso Alessandro Da Ros completerà la sua stagione e a gennaio volerà in ritro con la Bahrain-Victorious.

«E’ il secondo anno che un ragazzo verrà con noi in ritiro – dice Pellizotti – Questo non significa che sarà dei nostri, sia chiaro. Lo scorso anno, Raffaele Mosca, venne con la sua bici e la sua divisa, però appunto visse questa esperienza. Fu in camera con Mohoric, se ricordo bene».