Remco, sfuriata da calciatore, poi torna il sorriso

12.09.2021
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Remco sembra più sereno di qualche minuto fa, quando ha bellamente mandato Colbrelli a quel paese. Tuttavia dei tre del podio, il belga è il solo che non tiene la medaglia al collo. L’ha messa sul tavolo e di tanto in tanto la guarda. Passata la sfuriata, le sue espressioni sono però sempre meno livide e quando risponde alla prima domanda si scioglie in un bel sorriso.

E’ chiaro che in salita si aspettasse un aiuto da Colbrelli, ma sentire Sonny ammettere di essere al limite, lo sta aiutando a farsi una ragione di questo e forse del fatto che l’italiano sia stato anche più astuto di lui.

«Non era facile per Sonny cavarsela in una corsa di scalatori – dice il belga della Deceuninck-Quick Step – ma ha una forma che forse non ha mai avuto prima. Si è proprio meritato la vittoria. Sapevo che nel gruppo dei primi c’era un solo corridore da non portare all’arrivo. Invece quando mi sono voltato, ho visto di avere a ruota proprio lui».

Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching
Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching

Nuovo inizio

Ride, si rilassa. Apre una bottiglietta d’acqua, poi ne prende un’altra. Lucida la medaglia e poi la rimette al collo. Bentornato.

«Posso crederci che Sonny fosse al limite – prosegue – perché ho fatto l’ultima salita davvero forte. Sette minuti a tutto gas. Ma a quel punto la corsa è diventata uno scontro mentale. Quando corri in circuito, riesci a gestirti, sai quanto tenere duro e dove puoi recuperare. Io peso 60 chili, lui forse qualcuno di più, per cui deve aver fatto davvero un grande sforzo per restare agganciato. Certo che mi dispiace non aver vinto, ma sono contento di essere tornato ai miei livelli».

Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema
Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema

Nessuna paura

Nell’intervista dopo l’arrivo, Trentin ha raccontato che l’Italia aveva preparato la discesa a tutta dal Bondone proprio per metterlo in difficoltà, facendo intendere di immaginare nelle picchiate veloci un limite dovuto alla paura dopo il Lombardia 2020. Lui ascolta e la prende un po’ come una provocazione. Di fatto però alla fine della picchiata su Trento in terza posizione c’era proprio lui.

«Ora sono molto più rilassato sulla bici – risponde alla domanda se abbia dovuto lavorarci tanto – ho più fiducia in me stesso, sono meno nervoso in gruppo e faccio meno errori stupidi in gara. In squadra ho parecchi compagni in gamba che mi stanno dando ottimi consigli. Anche al Benelux Tour, finché sono stato in gara, mi sono ben difeso. Spero che ora queste domande finiscano, perché capita a tutti una volta nella vita di cadere in discesa. Non diventavo matto quando dicevano che non sono capace di guidare la bici, ma ho capito che il mio problema era non avere fiducia nel corridore che mi precedeva e di conseguenza non ero tranquillo».

Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata
Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata

Destinazione Louvain

Il discorso si sposta sui mondiali e qui le risposte di Remco diventano persino simpatiche. Colbrelli, gli chiedono, può essere uno dei favoriti?

«Spero di no – ride – altrimenti gli chiederei di darmi la maglia. Comunque con questa condizione può andare bene su ogni percorso. Dal Benelux Tour a un certo punto mi sono ritirato (il belga ha avuto un virus intestinale, ndr) e ho potuto vederlo in televisione. E’ andato forte sulle salite delle Ardenne, i muri del Fiandre e anche in volata. Per i mondiali ci sono 2-3 favoriti e uno ce l’abbiamo noi con Wout Van Aert e noi faremo di tutto per aiutarlo, ma Sonny è fra loro. Spero però che non vinca lui (ride, ndr), altrimenti dal gruppo sparirebbero le bandiere d’Italia e d’Europa».

Poi si alza. Lo aspettano i giornalisti belgi per approfondire qualche discorso e poi sarà tempo di tornare a casa. La sua ragazza, vestita come una Jessica Rabbit in miniatura, lo ha raggiunto al quartier tappa. La sfuriata è alle spalle, ma nel sentire il suo tono con i colleghi fiamminghi viene da pensare che sotto la cenere covi ancora la brace viva.

Colbrelli, queste lacrime portano al paradiso. E ora il mondiale

12.09.2021
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Se potesse mettersi a saltare, Colbrelli rimbalzerebbe da Trento fino a casa. I tifosi con le sue bandiere hanno preso il podio d’assedio e quando Evenepoel lo manda a quel paese, il campione d’Europa un po’ accusa il colpo, poi però si lascia trasportare dalla gioia e se ne infischia. Rivede il Tour. Il male al ginocchio. Lo stop forzato. Livigno a rincorrere la condizione. Rivede le speranze e poi guarda la medaglia. Cosa vuole Evenepoel? Da che mondo è mondo, il più veloce non dà cambi al più forte in salita. Anche il ragazzino, crescendo, se ne farà una ragione. Quando arriva a portata di taccuino, l’Inno è già suonato, Colbrelli ha già versato le sue lacrime e ora indossa la maglia candida e azzurra d’Europa, con l’oro che squilla sulla pancia.

Con Cosnefroy ed Evenepoel, entrambi più scalatori di lui
Con Cosnefroy ed Evenepoel, entrambi più scalatori di lui
Racconta, dai…

Sono davvero contento, non è mai semplice partire da favorito. Correvamo in casa, non ero nella super condizione, perché un po’ di pressione me la sono messa. La nazionale girava alla grande e volevo ricambiarli.

Evenepoel avrebbe gradito un po’ di aiuto…

Non potevo dargli cambi. Anche lui sta andando forte e vuol dire che stavamo salendo a un passo importante. Io non avevo più la gamba fresca, però sapevo che dovevo tenerlo e non dovevo lasciarlo. Perché finita la salita, potevamo arrivare in volata.

S’è un po’ offeso…

Lui ha giocato le sue carte, io ho giocato le mie. E anche se sono più veloce, ho voluto andare sul sicuro. Non dargli tanti cambi, non ero fresco. E’ stata una giornata impegnativa, ricordiamo il mondiale di Trentin. Anche lui era il favorito con Pedersen e abbiamo visto come è andata a finire. Non volevo cascarci. Mi ha mandato a quel paese, ma io gli ho detto che avevo un po’ di crampi ed era anche vero (sorride, ndr).

Cosa c’era in quelle lacrime dopo l’arrivo?

La pressione di questa gara. Perché me la sono messa da me, volevo fare bene. C’erano la mia famiglia e i miei fans. Non capita tutti i giorni di vincere un europeo da professionisti. Quando sto bene così, posso competere ad alto livello. Non è il mondiale, ma un tassello molto importante della mia carriera.

Dopo l’arrivo, il bresciano è scoppiato in lacrime
Dopo l’arrivo, il bresciano è scoppiato in lacrime
A chi la dedichi?

La dedico a Cassani che ci ha creduto fino alla fine, anche se è il suo ultimo anno. Penso che possa lasciare il suo ruolo ancora da vincitore. E comunque c’è ancora il mondiale, siamo una squadra molto forte. Però intanto godiamoci questo giorno.

L’ultima curva?

Volevo passare per primo. L’ho fatta un po’ forte e anche se ero concentrato, ho sentito il grandissimo boato della gente. Vincere qua è stata davvero un’emozione doppia. Ho sprintato con un 54×14.

Quali sono stati i momenti decisivi?

Sicuramente la salita del Bondone, dove sono iniziati gli scatti. Poi la discesa perché l’abbiamo fatta davvero forte. Matteo (Trentin, ndr) è rientrato sui primi e il gruppo si è frazionato. Abbiamo fatto inseguire Mohoric che era uno dei favoriti e dovevamo farlo fuori. E da quel momento è stata una gara tirata, un po’ per i belgi e un po’ per i francesi. Scatti e controscatti, siamo rimasti in otto corridori e Remco metteva sempre il compagno a tirare e fare l’andatura. Finché all’ultimo giro ha dato una botta e l’ho tenuto bene.

Perché è speciale?

Perché ho vinto da favorito, sono davvero contento. Vuol dire che ho fatto un altro step importante. Ti metti tanta pressione e anche se c’è la gamba, rischi di complicarti la vita, invece è andato tutto bene.

Sul podio con Sonny, anche i figli Vittoria e Tommaso
Sul podio con Sonny, anche i figli Vittoria e Tommaso
E adesso si cambia maglia…

Mi dispiace coprire quella tricolore, perché l’avevo fatta disegnare così per me. Ma adesso ne indosso una ancora più importante.

La folla lo inghiotte sulla strada che porta in sala stampa, dove nella conferenza di rito ripeterà più o meno le stesse cose. Quando affianca e supera Evenepoel, non si scambiano nemmeno uno sguardo. Il giovane belga ha la faccia livida e probabilmente avrà bisogno di tempo per digerire la sconfitta. Anche questo lo farà crescere. Non si poteva andare avanti a suon di vittorie. Noi lo sapevamo, lui lo sta scoprendo. Ma l’atleta non si discute. E’ davvero fortissimo.

Amadori Colnaghi 2021

Europei under 23, le complicate scelte di Amadori

02.09.2021
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Dal 9 al 12 settembre, a Trento, si correranno i campionati europei di ciclismo su strada. Perciò, dopo aver sentito Cassani per quanto riguarda i professionisti, parlando con Marino Amadori, cittì della nazionale per la categoria under 23, cerchiamo di sviscerare il percorso e le possibili opzioni tattiche e tecniche che offre. Una preparazione partita da lontano e vissuta tutti insieme, da prima ancora del Tour de l’Avenir. In un ritiro a Sestriere concluso ieri (mercoledì 1° settembre), tutti insieme, da vera squadra, perché gli appuntamenti importanti li si prepara e li e li si vive accanto ai compagni di avventura.

Lo abbiamo visto con la nazionale di Mancini, che ha vinto Euro 2020, quanto sia importante il gruppo e creare un legame tra gli atleti così da lottare ancor di più l’uno per l’altro.

Ecco l’altimetria del circuito cittadino che gli U23 dovrammo percorrere per 10 volte
Ecco l’altimetria del circuito cittadino che gli U23 dovrammo percorrere per 10 volte
Buongiorno Marino, iniziamo dal percorso

Sarà una corsa breve, come solito nelle gare UEC (Union Eropéenne de Cyclisme, ndr). Un circuito di 13,7 chilometri da ripetere 10 volte, la distanza non è proibitiva ma non dà respiro. Nel mezzo del circuito c’è la salita di Povo, 3,6 chilometri divisa in due fasi. Una prima più pedalabile, poi un falso piano di circa un chilometro porta al tratto più duro con pendenze anche all’8 per cento.

Quali insidie nasconde?

E’ vietato distrarsi, la salita a metà è particolare, mentre la parte cittadina è molto tecnica, non si potrà far uscire una fuga numerosa: già 4-5 corridori sarebbero troppi. Bisognerà correre in testa al gruppo, per tutta la gara, vista anche la lunghezza del percorso e per questo la scelta dei corridori è fondamentale.

Zana tappa Pace 2021
Dopo buone prove tra i pro’ e un grande Avenir, Zana ora punta dritto sugli europei
Zana tappa Pace 2021
La vittoria nella seconda tappa di Zana, decisiva per la classifica finale
A proposito, hai già delle idee?

Ho portato 10 corridori con me al ritiro sul Sestriere, dopo il Tour del’Avenir. Dovrò selezionarne 6, non è mai un compito semplice, è la parte più dura del mio lavoro. Non è facile escludere un ragazzo che ha delle ambizioni e dei sogni, ma come dico spesso loro: «In questa categoria siete solamente di passaggio, il vostro futuro è nei professionisti, qui fate qualche esperienza ma è ìl che vi affermerete». 

Hai dei nomi di cui sei certo?

Baroncini, Colnaghi (in apertura con il tecnico azzurro, nella foto Scanferla) e Zana correranno quasi sicuramente, gli altri tre li deciderò guardando anche le prossime corse.

Ayuso sembra meno brillante che ad inizio stagione, ma sarà osservato speciale
Ayuso sembra meno brillante che ad inizio stagione, ma sarà osservato speciale
Gli avversari? Hai qualcuno da tener d’occhio?

Siamo all’Europeo, tutti sono pericolosi, come detto non potremo neanche far andare via la fuga numerosa. Su tutte, le nazioni da marcare saranno Spagna, Norvegia, Olanda e Belgio. Ayuso e Romo su tutti mi spaventano più degli altri.

Ci sarà da preparare anche il mondiale, il gruppo sarà lo stesso?

I 10 corridori sì, ovviamente cambiando il percorso e il tipo di clima farò poi le mie scelte, sono gare completamente differenti. Trento è adatta a scalatori e gente leggera e scattante, in Belgio ci saranno pietre, vento, strappi brevi ed intensi, dovrò scegliere corridori con caratteristiche da passista veloce.

Baroncini è uno dei nomi sicuri di Amadori, qui piazzato a Poggiana (foto Scanferla)
Baroncini è uno dei nomi sicuri di Amadori, qui piazzato a Poggiana (foto Scanferla)
Siete partiti da lontano con la preparazione

Assolutamente, tra Avenir ed il ritiro al Sestriere siamo insieme da 23 giorni. Sono tanti, ma i corridori lo hanno fatto volentieri, questo mi fa capire che credono nel progetto.

E le squadre come l’hanno presa?

Quando abbiamo presentato il nostro progetto ai team ci hanno capito subito. Il loro è un grande sacrificio, nessuna squadra perde per così tanto tempo un proprio atleta. Mi fa pensare che anche loro hanno capito che lavoriamo bene, anche a livello di staff e si fidano di noi.

Marino Amadori a colloquio con Frigo
Marino Amadori a colloquio con Frigo
Per la cronometro?

Abbiamo lavorato anche per quella, sempre al Sestiere, con l’aiuto importantissimo di Marco Villa e Mario Scirea, gli uomini che faranno la prova all’Europeo e poi al Mondiale saranno: Baroncini, Coati e Frigo. Rimane solo da capire come li divideremo, potendo schierare due atleti in tutti e due gli appuntamenti.

Partiamo da Colbrelli e Trentin: gli azzurri per Trento

01.09.2021
5 min
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Si tratta di finire bene il lavoro e in qualche misura nel parlare di Cassani c’è la stessa intonazione di Aru che alla Vuelta sta vivendo gli ultimi giorni da atleta. Si intuisce che qualcosa si sia rotto solo dalle frasi brevi di un uomo che è sempre stato solito descrivere e arricchire di colori il racconto. Le ultime settimane sono state pesanti. La federazione ha avuto una caduta di stile, se non altro nella comunicazione, e anche se le cose sono state ricucite dall’incontro con Dagnoni, è chiaro che qualche segno sia rimasto. Ma adesso si parla di corse, prima gli europei di Trento e poi i mondiali di Louvain, città antiche e poderose legate a doppio filo all’università e alla storia del ciclismo.

«Ho visto il percorso di Trento dall’inizio – spiega Davide – lo conosco bene. Non l’ho fatto in bici, ma ho parlato con tutti i corridori che l’hanno provato. E’ un tracciato da capire. Il Bondone a metà percorso è un’anomalia, perché se partono forte diventa una corsa particolare. Non si tratta di farlo sino in cima, ma potrebbe succedere qualcosa. E poi nel circuito la salita è pedalabile, ma c’è poca pianura. Non credo che cambi con il brutto tempo, mentre il pavé finale inciderà soltanto sulla volata, perché uno sprint così è sempre particolare».

Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Con la vittoria di Nizzolo dello scorso anno, sono tre i titoli europei conquistati da Cassani
Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Con la vittoria di Nizzolo dello scorso anno, sono tre i titoli europei conquistati da Cassani
Sfogliando la lista dei nomi, salta all’occhio che alcuni potrebbero rientrare anche nel giro dei mondiali.

Non tutti avranno il doppio impegno, ma con alcuni lo abbiamo previsto già dall’inizio dell’anno. Trento ha più salita e può diventare più duro di quanto si pensi in base agli avversari. Se gente come Pogacar ed Evenepoel decide di renderla dura, le cose cambiano. Idem se la bagarre si scatenasse sul Bondone, lo scenario di corsa ne sarebbe condizionato.

A Trento avremo un po’ di giovani e un po’ di senatori…

Colbrelli e Trentin, Ulissi e Moscon, Aleotti e Bagioli, Covi e Cattaneo, Ganna, Affini e Albanese. C’è davvero un bel concentrato di forza e talento.

La corsa sotto i 200 chilometri è più frizzante?

Più movimentata, ce ne siamo accorti quando hanno vinto Viviani e Trentin. Al mondiale, sopra i 250 chilometri, vengono fuori altri corridori. Per Trento credo di avere un’ottima squadra per ogni evenienza, con Cattaneo che farà solo la strada e anche Ganna che correrà la prova in linea, come pure ai mondiali. Pippo bisogna metterlo sotto, perché può essere utile alla squadra e anche a se stesso.

Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti, con il Bondone e poi l’ingresso nel circuito
Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti, con il Bondone e poi l’ingresso nel circuito
Moscon che corre in casa…

Gianni di solito in maglia azzurra va forte e può essere utile anche lui alla causa.

Per la prima volta dopo tanti anni, c’è stato quasi l’imbarazzo nello scegliere i cronoman?

Stiamo tornando ad alti livelli. Se il campione del mondo arriva quarto ai campionati nazionali, vuol dire che davanti c’è comunque gente che va forte. Affini ieri è arrivato secondo al Benelux, Sobrero cresce. Nelle crono dure, Cattaneo è una bella riscoperta. Milan forse è ancora giovane, ma arriva pure lui. A Trento corrono Ganna e Affini, ai mondiali ci sarà anche Sobrero, visto che potremo correre in tre.

Cattaneo farà la strada e non la crono?

Può essere molto utile. Dopo il Tour è andato in altura e ha lavorato bene e a Plouay si è ben mosso. Se la corsa si mette in un certo modo, Mattia è uno su cui contare.

Quando arriverete a Trento?

Di giovedì.

Dove alloggerete?

Sulla cima del Bondone, scenderemo per andare a vedere il percorso.

Quali avversari ti tengono sveglio?

Il campo partenti non è ancora molto definito. Di sicuro ci sarà Sagan, non so Van Aert o Mohoric. Alaphilippe sta bene. Van der Poel ha davvero problemi alla schiena?

E tu come stai?

Più gasato che mai. In situazioni del genere spesso vengono fuori le cose migliori. Voglio finire bene il mio mandato da commissario tecnico.

Trentin, l’ultima imboscata prima degli europei

01.09.2021
5 min
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Forse per fare un regalo a Jakobsen che compiva 25 anni, ieri quasi tutte le squadre si sono rassegnate all’arrivo in volata. Non che le alternative fossero infinite, ma quando il UAE Team Emirates ha aperto il gas, si poteva provare a dargli una mano. Una bella imboscata e via. La Deceuninck-Quick Step era rimasta indietro e con un po’ di collaborazione si poteva se non altro appesantire le gambe del velocista più forte del gruppo.

Trentin ci ha provato ed è per questo che in serata non aveva poi troppi rimpianti, se non quello per la vittoria che ancora non arriva e che alla vigilia degli appuntamenti più caldi come europei e mondiali, gli darebbe le sicurezze necessarie. 

Terzo nella volata di ieri e tanti auguri a Jakobsen che compiva 25 anni. L’imboscata nel finale è andata male
Terzo nella volata di ieri e tanti auguri a Jakobsen che compiva 25 anni. L’imboscata nel finale è andata male
Stai facendo delle prove generali o volevi davvero battere Jakobsen in un testa a testa?

Bè dai, se riuscivo a batterlo non era male. E’ ovvio che se lo porti di in volata, poi diventa difficile. Stiamo parlando di uno di quelli che hanno più watt in assoluto. Ho preso la ruota di Meeus, ma più di un terzo posto non si poteva fare. Ci ha lasciati lì…

Forse si poteva provare ad anticiparlo…

Infatti siamo l’unica squadra che ci ha provato (quasi ringhia nel dirlo, ndr), gli altri se ne sono un po’ fregati. Abbiamo dovuto muoverci da lontano perché era l’unico punto dove si poteva fare. Poi però quando il vento è girato e ce lo siamo trovato in faccia, nessuno ci ha dato una mano. Magari si poteva fare qualcosa, lo si poteva stancare un po’. E infatti lui su quell’imboscata era rimasto indietro.

Come stai?

Sono stanco, ovvio, ma sto bene. Manca sempre la vittoria, però vedo che comunque sia di gambe che anche mentalmente sto sempre meglio. Vediamo il bicchiere quasi pieno, insomma…

Cassani ha dato i nomi per gli europei ed è chiaro che da te si aspetti qualcosa…

Vediamo, perché sicuramente a Trento la corsa viene molto dura, quindi bisognerà correre bene e riuscire a fare le cose come Dio comanda. E’ impegnativa per il circuito e perché prima c’è il Bondone, non ho mica capito qual era l’intenzione, però fa lo stesso. E c’è un sacco di salita prima, quindi comunque in generale verrà dura… 

Con Cimolai prima che si ritirasse: il friulano poteva essere un’ottima spalla per gli europei
Con Cimolai prima che si ritirasse: il friulano poteva essere un’ottima spalla per gli europei
Troppo dura per te, oppure per un buon Trentin è possibile fare bene?

Posso fare bene. Il circuito si farà sentire, perché la salita dura intorno agli 8 minuti, qualcosina meno. E poi ne hai altri 23-24 per fare il giro, quindi comunque ogni 20 minuti sei sotto e ricominci a salire. Sicuramente si farà sentire. La discesa è da spingere, quindi in realtà se stai a ruota recuperi…

Hai in testa più gli europei o il mondiale?

Il mondiale è molto più adatto a me e non a uno scalatore. Mentre all’europeo uno scalatore un po’ scaltro può far bene. Uno come Pogacar non aspetterà la volata, poco ma sicuro. Va sempre forte, ma a Plouay ha un po’ picchettato anche lui.

Siete compagni di squadra, vi allenate mai insieme a Monaco?

No, perché lui esce troppo tardi. Può permetterselo, non ha figli.

Il fatto di correre in casa cambia qualcosa, accende qualche lampadina in più?

Non lo so, ci tengo di sicuro. La salita la conosco parecchio bene, visto che era la strada che facevo due volte al giorno in pullman per andare a scuola. Quindi essendo vicino a casa, fa sempre piacere.

A Glasgow nel 2018, Matteo vince l’europeo con volata tirata da Cimolai, che finisce quinto
A Glasgow nel 2018, Matteo vince l’europeo con volata tirata da Cimolai, che finisce quinto
Ci sono altre tappe possibili alla Vuelta?

Adesso arrivano solo tapponi, domani e dopodomani (oggi e domani per chi legge, ndr) la vedo proprio dura. Poi c’è venerdì, una tappa in cui però dovrebbero allinearsi i pianeti in maniera importante. Diciamo che non la tiro fuori del tutto, ci provo. Poi se va, bene. Sennò pazienza. E’ stata la Vuelta con più volate in assoluto degli ultimi tempi e con più tappe piatte. Se togliamo quella che ha vinto Cort Nielsen, che siamo arrivati in pochi davanti, non ci sono state tante tappe da pensare che arriva il gruppetto. 

Nei prossimi giorni si lavora per la squadra o si salva la gamba?

Vediamo un pochino com’è la situazione. E’ ovvio che adesso parte un’altra Vuelta, perché nei prossimi 4-5 giorni c’è più salita che nelle due settimane precedenti. Tolti quelli di classifica, bisogna vedere che tipo di corridore sei e come stai. A me per esempio fa anche bene tenere duro sulle salite. E’ ovvio che non devo esagerare, bisogna sapere quel che si sta facendo, bisogna conoscersi. Non è detto neanche che faccia davvero bene stare sempre nel gruppetto per tutta la settimana, perché qua il tempo massimo è infinito e quindi il rischio è che fai anche poca fatica. Dipende da quello che stai cercando. Se sei messo come un aratro, è bene mollare prima. Altrimenti si può sempre pensare di migliorare.

A fine settembre, sul percorso dei mondiali, ritroverà invece strade che gli si addicono di più
A fine settembre, sul percorso dei mondiali, ritroverà invece strade che gli si addicono di più
Tu cosa cerchi?

Adesso come adesso sto bene, quindi mi serve tenere il fisico un po’ impegnato.

Dopo la Vuelta, vai diretto in Trentino o ti fermi a Monaco?

No, vado a casa, fatemi vedere i bambini qualche volta (ride, ndr). Si poteva pensare di portarli dai nonni, ma lunedì cominciano le scuole e il grande va alle elementari. Sono curioso, gli piace quando gli spiegano le cose. Fa la scuola in francese e lo parla già meglio di me.

Com’è il tuo francese?

Lo parlo abbastanza. Diciamo che mi capiscono tutti a parte francesi, che come sempre ti rispondono storcendo il naso finché non gli dai la pronuncia perfetta. Adesso vado a riposarmi un po’, avete visto il profilo della prossima tappa?

EDITORIALE / Europei e Coppa d’Oro, un’occasione da cogliere

30.08.2021
3 min
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Facciamo in modo che il 12 settembre diventi un grande giorno di ciclismo? Sentite cosa succede. Nel fare i programmi dei prossimi viaggi, ci siamo accorti che nello stesso giorno degli europei di Trento, a 40 chilometri di distanza si correrà la Coppa d’Oro. La classica per allievi più famosa d’Europa.

Si svolge a Borgo Valsugana dal 1965 ed è l’unico evento al mondo in cui gli atleti corrono per la gloria dei propri direttori sportivi. La organizzano Stefano Casagranda e il Veloce Club Borgo. Negli anni l’hanno fatta crescere, coinvolgendo le ragazze con la Coppa Rosa e a seguire gli esordienti e i giovanissimi. E’ tanto alto il livello degli allievi al via, che il prossimo anno alcuni fra i primi correranno probabilmente gli europei nella categoria juniores. Un certo Pogacar la corse nel 2013, non riuscì a vincerla e il 12 settembre nello stesso giorno a Trento correrà l’europeo degli elite.

Nel 2013 alla Coppa d’Oro si mise in luce Pogacar, anche se non vinse (foto Coppa d’Oro)
Nel 2013 alla Coppa d’Oro si mise in luce Pogacar, anche se non vinse (foto Coppa d’Oro)

Calendari da studiare

Siamo onesti fino in fondo. Il primo pensiero davanti alla concomitanza è stato per chi compila i calendari. Si tratta di organismi diversi, ma come si fa a sovrapporre due eventi del genere nella stessa area geografica senza pensare di metterli a sistema? Perché non coinvolgere gli allievi nel circo degli europei, studiando una formula che dia al Trentino la palma di regione ciclistica per eccellenza?

Chiaro, parliamo con occhio da appassionati prima ancora che da giornalisti specializzati. E ci rendiamo conto che in Italia la grande stampa forse neanche lo sa cosa sia la Coppa d’Oro.

Ci siamo resi conto che la corsa di Borgo si conclude alle 13. Più o meno alla stessa ora partiranno i pro’ da Trento. I due eventi sono in qualche modo conciliabili.

Ancora Nizzolo in piazza Duomo, da cui partiranno gli europei (foto Giacomo Podetti)
Ancora Nizzolo in piazza Duomo, da cui partiranno gli europei (foto Giacomo Podetti)

Agitiamo le idee

Qualcuno un giorno raccontò una celebre frase di Enzo Ferrari, secondo cui un grande giornale deve essere agitatore di idee e di uomini. Perciò questo editoriale vuole essere uno stimolo per Maurizio Evangelista e Stefano Casagranda, organizzatori delle due prove, e anche per Enrico Della Casa che presiede la Uec, perché si facciano quantomeno una telefonata. Le date non si toccano, per gli orari forse ci sarebbe tempo. Ma perché ad esempio non aggiungere una premiazione a quelle degli europei, chiamando sullo stesso palco i due vincitori della Coppa d’Oro? Oppure perché non prevedere una navetta che porti a Borgo i giornalisti interessati? Così ci rimangeremo quei pensieri e avremo per un po’ addosso la sensazione di aver reso il 12 settembre un giorno speciale per due ragazzini e i loro direttori sportivi.

Europei di Trento: arriva Simoni e ne ha per tutti

19.07.2021
6 min
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Qualche giorno fa a Milano è stato sollevato il velo sull’estate a due ruote del Trentino. E così, oltre a svelare l’approdo della Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio, si è parlato molto dei campionati europei, che (fra cronometro e strada) si svolgeranno a Trento dall’8 al 12 settembre.

In attesa di descriverveli nei dettagli quando saremo più vicini all’appuntamento, appena il discorso è arrivato alla prova degli uomini, ha destato qualche stupore il fatto che essa si correrà sulla distanza di 179,2 chilometri, tipica a partire dal 2019 ma decisamente insolita vista l’importanza del titolo che assegna. Perciò se nessuna reazione l’annuncio del chilometraggio ha suscitato in chi era al corrente dell’abitudine ormai invalsa, agli ex atleti presenti è sorta qualche perplessità.

Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti
Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti

Italiani ed europei

Se Francesco Moser si è limitato a dire che quando correva lui, le corse erano tutte mediamente più lunghe, Simoni ha fatto un’interessante distinzione. Il trentino in particolare ha puntato l’attenzione su quella che a suo dire è un’incomprensibile differenza fra gli europei e i campionati italiani e con questo argomento si è rivolto al presidente Dagnoni.

«Ho sempre detto – spiega Simoni – che 250 chilometri a fine giugno per il campionato italiano non sono per i corridori e tantomeno per il pubblico. Non a caso, negli ultimi anni non l’ho mai fatto. Per bene che lo finisci, poi stai male per tre giorni, perché si corre ormai nelle giornate più calde dell’anno. C’è poca gente e secondo me chi si occupa dei calendari, non ci sta capendo molto. E se la data è bloccata, allora caliamo la distanza, perché 180-200 chilometri sono ancora respirabili. Oltre no».

Gilberto Simoni, seduto accanto a Francesco Moser ha parlato della lunghezza della gara (foto Giacomo Podetti)
Gilberto Simoni, seduto accanto a Francesco Moser ha parlato della lunghezza della gara (foto Giacomo Podetti)

Uec ed Eurovisione

Il tema della distanza in effetti è singolare. La prima edizione degli europei, vinti da Sagan a Plumelec, si corse sulla distanza di 232,9 chilometri e così fino al 2018 con i 230,4 chilometri di Glasgow. La riduzione avvenne l’anno dopo, nel 2019 ad Alkmaar, con la vittoria di Viviani sulla distanza di 172,6 chilometri. Il perché lo abbiamo chiesto al presidetnte della Uec, l’italiano Enrico Della Casa.

«Si prese la decisione a fine 2018 – conferma – insieme all’Eurovisione. Decidemmo di limitare il chilometraggio della prova su strada degli uomini elite, mettendo il tetto dei 180 chilometri. Si voleva vedere se ne sarebbero derivate gare più vivaci e senza quelle fughe un po’ noiose in partenza, tipiche ad esempio dei mondiali. Il risultato finora ci sta dando ragione, perché le corse sono state interessanti e le hanno vinte tutti grossi nomi.

«Nello stesso contesto, si è deciso di uniformare per tutti la lunghezza delle crono: uguali per tutti e in un range tra i 20 e i 30 chilometri. Molti dicono che per i pro’ siano brevi, ma è divertente vedere i confronti sui tempi che fanno i più giovani dopo aver corso sullo stesso percorso dei grandi. Per ora è così, se poi il Direttivo vorrà ripensarci, dopo Trento faremo il punto della situazione».

Borracce e rifiuti

Simoni precisa che l’europeo di Trento sarà duro e che la sua attenzione resta focalizzata sulle gare tricolori. Il ciclismo, dice, non ha una visione compatta. Si cambia per compartimenti isolati ed è dura convincere qualcuno della bontà dell’innovazione di un altro.

«E’ tutto uguale a quando ero esordiente – il trentino rincara la dose – quando non ci si rendeva conto di far parte di questo mondo. Prendiamo il discorso delle borracce. Vi pare normale che ancora le buttino? Ed è normale tirare una borraccia addosso a qualcuno? Possono mettere tutte le green zone che vogliono, ma diventano discariche. Credo che i corridori potrebbero prestare più attenzione a queste cose e portarsi i rifiuti all’arrivo. Non tanto per loro, ma per l’esempio che danno.

«Il fatto che si vieti di tenere le braccia come nelle crono per un professionista magari è un’ingiustizia, ma quando vedo che lo fanno anche i giovanissimi, allora dico che non va. Tempo fa ero in Friuli a una gara di giovani. Eravamo in mezzo alle montagne e c’era uno che non saliva neanche a spinta. E cosa ha fatto quando è arrivato in cima? Ha buttato le borracce. L’esempio deve partire dall’alto…».

Enrico Della Casa, presidente Uec, ha spiegato il perché del limite a 180 chilometri (foto Giacomo Podetti)
Enrico Della Casa, presidente Uec, ha spiegato il perché del limite a 180 chilometri (foto Giacomo Podetti)

I diritti degli atleti

Però non si può puntare sempre il dito sui corridori e Gilberto lo sa bene, avendo ben chiaro il ricordo di quando era ancora in gruppo.

«Vi faccio l’esempio delle volate – dice – che a me piacciono molto. Mi piace vedere queste sfide spalla a spalla, in cui a volte ci può scappare la caduta. Bisognerebbe vietare il contatto, soprattutto se c’è chi esagera. Ma mentre sono a pensare a queste cose, mi viene da pensare che il Tour al contrario esalta le cadute. Quando presentano l’edizione dell’anno dopo, le prime immagini del video che proiettano sono sempre dedicate alle cadute più spettacolari. Se però succede che i corridori si lamentano per la sicurezza, magari ragazzi che neanche guadagnano fortune, le loro ragioni non vengono mai ascoltate. Perché? Non fanno parte dello stesso gioco? Se il Tour esalta le cadute va bene, mentre se un corridore si lamenta per la sicurezza no? E’ questo che non mi va giù. Il mondo del professionismo dovrebbe essere il meglio dello sport, ma certe volte…».

Letizia Paternoster, foto Instagram (@davidsondiegoagostinifns)

Un po’ star, un po’ tigre: semplicemente Paternoster!

Giada Gambino
15.12.2020
6 min
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Letizia mi accoglie con il suo bel sorriso, la sua energia e l’incredibile semplicità (la foto Instagram di apertura è stata scattata da davidsondiegoagostinifns). Ad ogni mio complimento i suoi occhi si accendono, accenna un modesto sorrido e a voce bassa mi dice: «Grazie». Parlare con lei si è rivelata un’esperienza significativa che mi ha dato davvero molto. La Paternoster è un vero esempio per le ragazze; non solo nello sport, ma anche per affrontare la vita di tutti i giorni… 

Letizia Paternoster, campionati europei Alkmaar 2019
Così nel 2019 Paternoster ha vinto i campionati europei U23 di Alkmaar
Letizia Paternoster, campionati europei Alkmaar 2019
Nel 2019 campionessa europea U23
Quali sono i tuoi punti di forza?

Ci vuole determinazione. Avere tanti sogni stampati in testa è la chiave per affrontare tutto, per rialzarti, per andare avanti sempre al meglio. Ogni momento difficile lo affronto con la voglia di arrivare più in alto di dove sono caduta. Avere una famiglia come quella che ho io alle spalle è importante e mi reputo molto fortunata in questo. La famiglia ti crea, ti insegna, ti fa crescere. La mia mi ha accompagnata in ogni caduta, per poi aiutarmi a rialzarmi ancora più forte. Avere qualcuno che ti supporta nei momenti di fragilità è davvero molto importante. Per arrivare a certi livelli bisogna essere forti, fisicamente e mentalmente, ma la fragilità, anche se nascosta, fa parte anche dei forti.

Cambieresti qualcosa del tuo carattere? 

Non cambierei nulla della mia personalità, sono così e ho imparato ad accettarmi anche nei miei aspetti negativi. Nessuno di noi è perfetto, devi saper guardare i lati positivi e mutare quelli negativi in positivi.

Da chi ruberesti, se potessi, un pezzo di carattere? 

Indiscutibilmente da Federica Pellegrini. L’ho sempre stimata molto per la sua caparbietà, determinazione e per il fatto che è sempre riuscita a rimanere ad un livello altissimo per tanti anni. Poi, vederla fuori dalla vasca con i tacchi e gli abiti eleganti è un aspetto che mi ha sempre affascinata molto. Sinceramente, se potessi, le ruberei anche una piccola parte delle sue capacità da nuotatrice, il nuoto è uno sport che non fa per me. Dopo qualche bracciata… potrei affondare (ride).

Letizia Paternoster, palestraLetizia Paternoster, palestra (foto Instagram)
Paternoster in palestra, con il look ugualmente curatissimo (foto Instagram)
Letizia Paternoster, palestra (foto Instagram)
In palestra, ogni cosa al suo posto (foto Instagram)
Peccato, avremmo potuto fare triathlon insieme…

Fai triathlon? Grande! E’ uno sport fantastico. Sicuramente è molto duro e impegnativo, mi piace davvero molto. Se non fosse per il nuoto… 

Essere donna… 

E’ una grande fortuna. Privarsi di qualsiasi tipo di cosa non è assolutamente corretto. Bisogna sentirsi libere di fare tutto ciò che si vuole ed essere costantemente sicure di se stesse. Una volta trovato il proprio equilibrio e la propria autostima si può riuscire davvero in tutto ciò che si vuole. Non devi mai farti influenzare dagli altri e devi rimanere sempre te stessa.

Hai un debole per la pista, si sa. Ma la strada?

E’ stata il mio primo amore, in futuro mi vedo molto di più nelle gare su strada. Correre accanto alle mie compagne è una continua emozione; ogni sforzo viene sempre ripagato sia a livello individuale che di team. Quando fatichi tanto e poi vedi una tua compagna vincere è sempre gratificante. Lo stesso è arrivare con le braccia alzate, qualcosa di indescrivibile, un’energia unica che ricerco sempre.

Mantenere la propria femminilità per una sportiva…

E’ molto importante. I primi anni sono anche stata criticata per essere molto femminile anche nel mio mondo, magari arrivavo truccata in diverse occasioni e avevano da ridire. Dopo un po’ di anni ho notato che questo aspetto è stato anche apprezzato, molte ragazze hanno iniziato a fare lo stesso e questo mi ha resa felice. Sinceramente, però, è stato un po’ difficile da affrontare quel periodo. Ero davvero piccolina e ricevere critiche da ragazze più grandi, magari anche affermate, faceva trasparire il mio lato fragile. Ma, con determinazione, il pensiero era solo ed esclusivamente rivolto ad arrivare al mio obiettivo e tutto il resto me lo lasciavo scivolare addosso.

Letizia Paternoster, Madrid 2019
Dopo il primo anno con l’Astana, la Trek-Segafredo si è affrettata a farla firmare
Letizia Paternoster, Madrid 2019
Un anno all’Astana e dal 2019 alla Trek-Segafredo
A tal proposito, una curiosità personale, che trucchi usi?

Principalmente quelli della Mac, mi trovo davvero bene. Anche in gara quando sudo molto, non si sciolgono minimamente, rimangono intatti

Sono resistenti all’acqua? 

Sì, ma solo la matita e il mascara. Per quando riguarda fondotinta e altro no. 

Grazie mille. Ora possiamo ritornare all’intervista… 

No no, se vuoi possiamo parlare di questo anche per ore. Mi piace parlare di queste cose (ridiamo).

Anche in pista riesci ad essere elegante…

Elegante? Sono sempre super sudata (ride). Sono felice, però, che dall’esterno si veda questo, non è per nulla semplice.

Sei molto seguita sui social. Un’influencer che, essendo sportiva e affermata, si ritrova una marcia in più rispetto a molte altre… 

(Sorride, si imbarazza lievemente). Mi piace condividere certi momenti della mia vita quotidiana con le persone che mi seguono, principalmente della mia vita sportiva ma anche di certi aspetti simpatici che vanno al di là dello sport. E’ tutto molto naturale. Ci sono giornate in cui non ho voglia di pubblicare e non lo faccio, tutto ciò che si vede è molto spontaneo. L’aspetto che non mi piace, però, sono i leoni da tastiera che magari sono gli stessi che alle corse ti chiedono un autografo. Ma rendermi pubblica sui social è stata una scelta mia e, quindi, questa è una situazione che si può presentare e che devo anche accettare. Ormai ho imparato a riderci sopra.

Sapere che Letizia Paternoster è un’icona per molte ragazze sia come sportiva che come donna…

Mi fa sentire orgogliosa e mi piace tanto. Spero in tutti i modi di potere essere un esempio positivo per tutte quelle ragazze che vogliono raggiungere un obiettivo e vogliono conquistare i propri sogni. Nulla è semplice, ci vuole sempre tanto coraggio, ma bisogna farlo. Chiudere gli occhi e crederci fino in fondo. Poterlo trasmettere a ragazze più giovani è sicuramente una cosa che mi rende orgogliosa e che dà tanta forza anche a me.

Belle le vittorie, scrive Paternoster, ma lo shopping è sempre lo shopping… (foto Instagram)
Letizia Paternoster, shopping (foto Instagram)
Uno po’ di shopping dopo le vittorie (foto Instagram)
Chi rappresenta, invece, un’icona per Letizia Paternoster?

Marianne Vos sicuramente, per quanto riguarda il ciclismo, lo è sempre stata e sempre lo sarà. Sia per il suo lato di atleta sia quello umano.

Se ti dicessi “Tokyo 2021”… 

E’ il mio grande sogno. Andrei lì per puntare al massimo, all’oro. Devo lavorare ancora tanto ma, sicuramente, non vado per partecipare. Quello che verrà sarà sempre bello, ma parto con un grande sogno che voglio con tutta me stessa realizzare.

Tra un allenamento e l’altro studi. Cosa prevede il tuo progetto di vita?

Ho intrapreso la facoltà di Scienze Politiche. Penso che faccia bene a chiunque tenersi impegnati e allenati mentalmente. Non voglio precludermi nessuna strada, il tempo per me è preziosissimo e cerco di sfruttarlo sempre al meglio.

Il problema al ginocchio… 

E’ stato un periodo un po’ buio. Sono stata cinque mesi senza poter lavorare, allenarmi, fare ciò che più amo. In questo periodo, però, ho conosciuto il mio ragazzo che mi ha supportata tantissimo e mi ha fatto crescere sotto diversi aspetti. Il suo supporto, anche oggi, è sempre fondamentale. Quando mi alleno in palestra mi fa da coach, ne sa più di me e io mi fido ciecamente.  Anche la mia compagna della Trek-Segafredo, Ellen van Dijk mi è stata molto vicina durante quel periodo e le sono molto grata.

Fare la mamma e fare la ciclista professionista… 

E’ forse l’unica cosa che ancora non ho mai provato (ride). E’ molto impegnativo, per questo motivo stimo molto la Bastianelli. Vedere i sacrifici che fa, è incredibile. Uno dei miei desideri futuri è quello di avere una famiglia, può essere che anch’io dovrò affrontare certi momenti legati a questo aspetto. Per ora i miei obiettivi, naturalmente, sono altri, ma essere madre è uno dei miei grandi sogni.

Se potessi tornare indietro nel tempo, cosa diresti alla Letizia Paternoster bambina che iniziava a fare ciclismo?

Magari di affrontare certi eventi senza demoralizzarmi molto per cose che prima vedevo come enormi quando, ad oggi, capisco che non lo erano poi così tanto.

Consiglieresti ad una ragazza di fare questo sport?

Certo. Ti insegna a vivere, a crescere, anche se non ne farai una professione, avrai sempre una marcia in più nella vita.