A Trento con Roglic tra passato, presente e futuro

19.10.2023
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TRENTO – Un abbraccio rosa e sogni a tinte gialle. Dopo aver fatto da grande ospite alla presentazione del Giro d’Italia 2024, Primoz Roglic si è raccontato al Festival dello Sport di Trento, ripercorrendo la sfavillante carriera fino al trionfo sul Monte Lussari che gli ha consegnato la sua prima Corsa Rosa dopo le tre affermazioni alla Vuelta (in apertura, foto di Mattia Pistoia). Ora resta il Tour de France per chiudere il cerchio e, proprio perché l’ex campione mondiale juniores di salto con gli sci non è uno che si accontenta, ecco la nuova sfida con la Bora-Hansgrohe.

Il giorno dopo la presentazione del Giro d’Italia, Roglic ha incontrato il pubblico di Trento (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)
Il giorno dopo la presentazione del Giro d’Italia, Roglic ha incontrato il pubblico di Trento (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)
Comincia una nuova era: che cosa ti aspetti?

Le aspettative non devono mai essere troppo alte, perché altrimenti c’è il rischio di rimanere delusi. Diciamo che voglio rimanere sorpreso, non vedo l’ora di scoprire tutto. Voglio vedere come lavorano e come sono, ma dall’altro lato spero che ci stimoleremo a vicenda per essere i migliori.

Hai parlato con Jay Hindley alla presentazione del Giro?

Un pochino sì. Abbiamo già avuto qualche incontro informale con lo staff e questa settimana ci sarà il primo raduno tutti insieme, per cui sono davvero curioso di conoscere tutti.

Hai detto che hai cominciato a pensare al cambio di squadra a inizio 2023: perché?

Sono passato dal salto con gli sci al ciclismo, un cambiamento direi abbastanza marcato, mentre stavolta passo soltanto a un’altra squadra, per cui direi che le differenze sono minori. Sono una persona che ama le nuove sfide, provare cose differenti. Quando ti trovi ai piedi di una salita, devi arrivare in cima, ma per farlo ci vuole un percorso e non sai cosa troverai dopo, finché non l’hai raggiunta. Per me è così, andare a caccia di qualcosa di diverso.

Il 27 maggio Roglic vince la cronoscalata del Lussari davanti ai suoi tifosi: il Giro è conquistato
Il 27 maggio Roglic vince la cronoscalata del Lussari davanti ai suoi tifosi: il Giro è conquistato
Perché proprio la Bora?

Diciamo che è andato tutto così veloce, alla fine. Tante squadre erano interessate, ma poche diciamo che avrebbero potuto permettersi di avermi in squadra. Da quando abbiamo parlato con Bora, c’è stato subito entusiasmo e abbiamo trovato immediatamente un buon feeling, andando alla ricerca di una sfida comune. Vedremo come andrà nel corso della prossima stagione.

Come la lasci la Jumbo-Visma?

Diciamo che non è stata un’avventura passeggera. Abbiamo cominciato insieme nel 2016 e insieme siamo arrivati al vertice. Il ciclismo è cambiato molto e tante squadre ora lottano per la vittoria, per cui sarà divertente. Lascio la miglior squadra del 2023, quindi non mi aspetto di trovarne una ancora più forte, è chiaro, ma vedremo cosa porterà il futuro

Pensi mai al Tour che ti ha strappato Tadej Pogacar nel 2020?

Avrei potuto vincere quel Tour, è vero, ma forse poi non avrei ottenuto tanti altri successi: posso affermare che quel secondo posto mi abbia insegnato molto. Tutto dipende sempre da come guardi quello che ti capita nella vita. Puoi essere deluso, ma devi sempre prendere qualche aspetto positivo da cui ripartire per costruire il tuo futuro. 

Roglic ha avuto la conferma di essere uno dei beniamini dei tifosi italiani
Roglic ha avuto la conferma di essere uno dei beniamini dei tifosi italiani
Ci racconti qualche retroscena dell’ultima campagna spagnola?

Alla Vuelta ci siamo trovati in una nuova posizione, con tre compagni ai primi tre posti. Forse, se mi fossi spinto al limite, avrei potuto distruggere questo quadretto, ma non si può mai sapere quello che sarebbe potuto succedere. Il ciclismo è uno sport di squadra ed ero il primo a essere felice perché Sepp se l’è davvero meritata. E’ stato il migliore e non ha mostrato debolezze. E’ stato incredibile essere sul podio con i due ragazzi che sono cresciuti alle mie spalle e hanno imparato qualcosa anche da me, diventando campioni. E’ stato speciale essere parte di questa storia.

Pensi che avrai più libertà nella nuova squadra?

Direi soprattutto in alcune corse, in particolare al Tour de France. Ho sempre voluto avere il massimo supporto, con 7 compagni che lavorano soltanto per me e prima era impossibile. Voglio vincere ancora tanto, sono affamato, ma preferisco prendere una cosa alla volta e godermi quello che faccio, senza caricarmi di troppe pressioni. So quello che manca nel mio palmares e tutto quello che, invece, ho vinto: il Tour non è un’ossessione.

Che consiglio daresti ai giovani che sognano di seguire le tue orme?

Abbiate passione e godetevi quello che fate. Lottate sempre per quello che amate, non è mai facile, ma per ottenere le vittorie più dolci, dovete spingervi oltre i vostri limiti e superare ostacoli che a volte sembrano insormontabili.

Nel 2023 Roglic ha vinto il Giro d’Italia, in precedenza per tre volte la Vuelta (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)
Nel 2023 Roglic ha vinto il Giro d’Italia, in precedenza per tre volte la Vuelta (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)
Hai mai pensato a quanto ancora potremmo goderci le tue gesta in sella?

Ho cominciato tardi col ciclismo, per cui non mi metto a contare gli anni. Quando hai la possibilità di coronare i tuoi sogni, devi continuare a farlo finché ti piace. Continuerò a pedalare finché mi diverto, mi piace e sono felice di come mi colloco nel mondo del ciclismo. Quando capirò che è tempo di dedicarmi ad altro, darò spazio ai giovani che stanno emergendo velocemente.  

Ci ricordi che cosa ti ha portato dalla neve all’asfalto?

Quando avevo 22 anni e non ero ancora un campione olimpico e la mia carriera non stava andando secondo i piani, ho capito che forse era ora di cambiare sport. Mi sono reso conto che il ciclismo era fatto per me e così mi sono lanciato in questa sfida. Il salto con gli sci era una disciplina totalmente diversa e sono passato da fare uno sforzo di pochi secondi a uno di ore. Però, il background che avevo mi è servito, in particolare la meditazione e le tecniche di visualizzazione, mentre ho dovuto lavorare tanto sulla resistenza. La tenacia è stato sempre uno dei miei punti forti.

Giro d’Italia: ancora una sfida per scalatori, ma spazio per tutti

13.10.2023
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TRENTO – E’ un Giro d’Italia nel segno dell’equilibrio. Anticipazioni, rumors… la rincorsa per dare il tracciato prima di tutti si è conclusa. Questa sera infatti, presso il Teatro Sociale di Trento, sono definitivamente calati i veli sulla prossima corsa rosa, il 107° Giro d’Italia, che andrà in scena dal 4 al 26 maggio 2024.

Da Torino a Roma: 21 tappe, 3.321,2  chilometri, 42.900 metri di dislivello, 7 arrivi in quota, due giorni di riposo, due crono e Cima Coppi fissata sul Passo Stelvio alla 16ª frazione. Tante novità, tra cui il Mottolino, regno dei biker a Livigno, che sarà l’arrivo off-limits tipo il Lussari l’anno scorso.

Ma in generale non sarà un Giro d’Italia impossibile e questo potrebbe essere un vantaggio per lo spettacolo, con una corsa meno ingessata.

Un Giro diverso

E’ un Giro diverso. Che segna un cambio di rottura con i percorsi del passato. Mauro Vegni ha disegnato qualcosa che potremmo interporre tra l’ultima Vuelta e l’ultimo Tour de France, ma senza perdere la personalità del Giro.

Due crono lunghe, per i tempi attuali, un pizzico di sterrati, una bella dose di salite ben distribuite nell’arco delle tre settimane…

Vegni stesso ci parlò dell’obiettivo di spalmare il dislivello e a quanto pare ci è riuscito. E lo ha ribadito con orgoglio sul palco di Trento. Come dicevamo: un Giro all’insegna dell’equilibrio.

Si parte… con Nibali

Ma entriamo nel dettaglio del percorso. E iniziamo dalla Grande Partenza, presentata qualche giorno fa a Torino e fino ad arrivare al primo giorno di riposo.

La partenza con Oropa piazzata alla seconda tappa ha catturato Vincenzo Nibali. «E’ un bel Giro – ha detto lo Squalo, che ha anche presentato la serata – ma non mi avrebbe messo nelle condizioni ideali, perché quell’arrivo ad Oropa mi avrebbe costretto ad arrivare in condizione. Essere subito pronti sarà una chiave tecnica di questa edizione».

«Però vedendo il finale, dico che c’è davvero tanto: è bello. E’ un Giro in controtendenza rispetto a quelli degli ultimi anni. Questo percorso mette i corridori che vogliono far classifica sulle spine. Come detto, partenza dura. Poi c’è una parte centrale molto tecnica, difficile, con delle cronometro, dei passaggi che possono essere tranelli come lo sterrato (Rapolano Terme, ndr) o alcune frazioni sull’Appennino. Infine c’è la terza settimana, che lascia tanto spazio per mettersi in mostra e inventarsi qualcosa».

Velocisti, a voi

La seconda settimana, si apre con l’insidiosissima Pompei-Cusano Mutri, arrivo inedito per il Giro d’Italia. E questa cosa ci ha colpito moltissimo. Però propone anche due arrivi totalmente per i velocisti: Francavilla e Cento.

«Io credo che la frazione che parte da Pompei – prosegue lo Squalo – Vegni l’abbia messa lì appositamente. Si sa che il giorno seguente a quello di riposo propone delle difficoltà e per questo dico che per me è una scelta voluta. Se stai male in un giorno così sono dolori. Si potrebbe assistere anche ad un cambio importante in classifica».

Il che è legittimo. E’ legittimo pensare di arrivare a quella frazione con una classifica ben assestata dopo la doppietta di Perugia (crono individuale) e Prati di Tivo (arrivo in salita). Ed Oropa chiaramente.

La seconda settimana si chiude poi con quella che Nibali reputa la tappa più dura: la Manerba del Garda-Livigno: 220 chilometri. Nel finale ci sono il Foscagno, salita “cattiva” e lunga, e il Mottolino. Per salire ai suoi 2.300 metri si sta già pensando a compattare il fondo di quella che di fatto è una pista da sci d’inverno e un trail in mtb d’estate.

«Questa è dura davvero. Per me è la tappa simbolo di questo Giro d’Italia. Se io vi avessi partecipato, avrei cerchiato in rosso questa frazione. Le salite sono lunghe, dure e arrivano dopo altre salite e comunque al termine di due settimane intense. Senza contare che si raggiungono quote importanti»

Dolomiti, Grappa e Roma

Dopo il giorno di riposo a Livigno, il Giro d’Italia riparte in direzione delle Dolomiti. E lo fa ancora con tante salite in successione: Eira, Foscagno e soprattutto la Cima Coppi per eccellenza, lo Stelvio.

Abbiamo detto che ci sembra una terza settimana meno monster, ma a ben vedere, le salite non mancano neanche stavolta. Santa Cristina di Val Gardena, Brocon, Sappada, che su carta è la più facile ed è anche l’ultimo arrivo in quota del Giro, e infine il Monte Grappa, il cui traguardo però è a Bassano, in pianura.

Nibali rievoca bei ricordi di questa tappa. E’ qui – ad Asolo – che lo Squalo conquistò la prima tappa al Giro nel 2010 con una planata delle sue. Probabilmente questa sarebbe stata ancora la sua frazione.

«La tappa del Monte Grappa – spiega Nibali – non va sottovalutata. La sua doppia scalata non è uno scherzo. Il Grappa, già quando lo fai una volta, ti fanno male le gambe. Farlo due volte è durissimo. In generale, il bello di questo percorso fa sì che ci si debba muovere prima del finale. E non essendo così impossibile potrebbe regalare una corsa più aperta. E quindi più spettacolare».

Elia: un altro Andreaus alla ruota di Fondriest

11.09.2023
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SARZANA – La partenza dell’ultima tappa del Giro della Lunigiana, per molti corridori, è stata una passerella per salutarsi e scherzare sulle fatiche di questi giorni. Tra i primi della classifica generale, vinta poi dal francese Bisiaux, i sorrisi erano meno accesi. Nei pressi del foglio firma si aggirava, con la maglia della rappresentativa del Trentino, Elia Andreaus. E’ il fratello piccolo di Marco, e la somiglianza è così marcata che si potrebbero confondere. In un’intervista di qualche mese fa Marco ci aveva raccontato del fratello, al primo anno da junior e molto forte. 

Elia Andreaus, a sinistra, si riposa al traguardo di Casano di Luni dopo la fine del Giro della Lunigiana
Elia Andreaus, a sinistra, si riposa al traguardo di Casano di Luni dopo la fine del Giro della Lunigiana

Adattamento difficile

Con l’introduzione dei rapporti liberi però il salto dagli allievi alla categoria juniores si fa sentire maggiormente. Le gare si fanno più impegnative e il livello degli avversari è alto, così questi appuntamenti internazionali servono a prendere le misure e crescere.

«E’ difficile – dice con una risata Andreaus – poi anche io ho avuto un po’ di problemi. Cambiano la categoria, le distanze in gara e i rapporti. Passare dal 52×16 al 53×10 (il rapporto usato in gara al Lunigiana, ndr) non è facile. Bisogna adattare gli allenamenti e capire come gestire questa scelta sempre più ampia». 

Andreaus, al centro, al via della seconda tappa, la più dura, con partenza da Portofino
Andreaus, al centro, al via della seconda tappa, la più dura, con partenza da Portofino
Cosa hai fatto tu per adattarti a questa nuova categoria?

Ho aumentato le ore di allenamento e modificato tanto il modo di andare in bici. Quest’anno ho iniziato ad usare un po’ le tabelle.

Come ti trovi?

Sinceramente preferivo come ci allenavamo l’anno scorso, che ci si tirava un po’ il collo – ride – ma decideva tutto Maurizio (Fondriest, ndr). Ci seguiva in moto o in macchina e dava il ritmo lui. 

Tuo fratello Marco ti da una mano?

C’è rivalità – ride ancora – cerco di ristabilire tutti i record che ha fatto. Da esordiente e allievo qualcuno l’ho battuto.

Tanti corridori trentini possono contare sul supporto di Maurizio Fondriesti, qui a destra
Tanti corridori trentini possono contare sul supporto di Maurizio Fondriesti, qui a destra
Com’è avere un fratello grande che va in bici?

Mi fa da riferimento, mi dà qualche consiglio, minimo e indispensabile, altrimenti lo batto subito! Per ora mi pongo l’obiettivo di vincere qualche corsa, ci ho provato un paio di volte. 

Qualche pedalata insieme l’avete fatta?

Sì sì. Qualche uscita insieme c’è stata, con noi sono venuti anche Maurizio Fondriest e Thomas Capra

Essere al Giro della Lunigiana ti permette di imparare molto però, no?

Assolutamente, non è come le corse normali in Italia. Il livello è molto più alto, quindi. Non è la mia prima corsa internazionale, ho già corso l’Eroica, il Trofeo Emilio Paganessi e poi il Lunigiana. Le gare sono molto più tirate, si fa tanta fatica, ma così mi piace di più!

Gare come il Giro della Lunigiana servono per fare esperienza e confrontarsi con i corridori più forti
Gare come il Giro della Lunigiana servono per fare esperienza e confrontarsi con i corridori più forti
Maurizio Fondriest è con voi qui al Lunigiana, com’è averlo accanto?

Ci dà molti consigli, soprattutto per queste corse internazionali: cose come correre davanti e divertirsi. Oppure di non stare passivi. 

Fondriest è procuratore di tuo fratello, tu che rapporto hai con lui?

L’ho conosciuto quando ero esordiente, al secondo anno. E’ una figura davvero importante, ci sentiamo praticamente dopo tutte le corse. Gli racconto com’è andata e in che modo ho corso e lui mi dice cosa ho sbagliato o, invece, ho fatto giusto. 

Le pedalate con lui come sono?

Belle. Ci riempie di racconti e aneddoti, io poi sono curioso e ascolto sempre. E’ molto presente, spesso viene a mangiare da noi oppure vado da lui con mio fratello. Avere un punto di riferimento come lui per me è stimolante.

Santini veste con stile i mondiali di Trento

14.09.2022
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Mancano davvero poche ore ai campionati del mondo gran fondo UCI che per quattro giorni trasformeranno Trento nella capitale mondiale delle Gran Fondo.

Dal 15 al 18 settembre il capoluogo trentino tornerà ad ospitare un grande evento di ciclismo dopo essere stato teatro dei campionati europei su strada dello scorso anno. A Trento si assegneranno infatti le maglie iridate dei campionati del mondo UCI gran fondo. L’evento è organizzato in sinergia dall’Azienda per il Turismo Trento Monte Bondone e da Trento Eventi Sport.

In occasione della conferenza stampa di presentazione della manifestazione iridata, svoltasi nei giorni scorsi, il comitato organizzatore ha presentato con giustificato orgoglio la divisa ufficiale dell’evento. A realizzarla è Santini, storico partner ufficiale dei campionati del mondo UCI delle varie specialità.

Omaggio a Trento

La divisa è un omaggio alla città di Trento. La composizione grafica traduce con linee semplici e d’effetto la cultura del territorio e il suo legame storico col mondo della bicicletta. Sulla maglia è possibile ritrovare i merli del Castello del Buonconsiglio, uno dei simboli della città, accostati alla ruota di una bicicletta analogamente al logo di TrentoRide. Si tratta del brand che identifica l’incontro tra la città e la bici come mezzo per scoprire un territorio di indubbio fascino.

Il progetto di design si concretizza sulla maglia con un disegno lineare che unisce la parte anteriore a quella posteriore, aggiungendo un’ulteriore nota di colore sulle tasche e sul colletto. L’uso di soli tre colori (blu, giallo e verde) sintetizza con efficacia e semplicità i tre elementi che maggiormente caratterizzano questo territorio: cultura, natura e sport. Tale scelta cromatica si ritrova anche nei pantaloncini e negli altri capi d’abbigliamento, conferendo linearità e armonia alle piccole varianti grafiche adottate.

La presentazione dei campionati del mondo gran fondo UCI (foto Dennis Parisi/Vitesse)
La presentazione dei campionati del mondo gran fondo UCI (foto Dennis Parisi/Vitesse)

Stile e performance

Entrando nei dettagli, per la maglia Santini ha scelto il modello Tono UV, caratterizzato da una vestibilità slim performante. Realizzata in tessuto superleggero Think Opaco, è dotata di maniche tagliate a vivo in Bodyfit per garantire una perfetta armonia tra corpo e tessuto. Presenta una pratica zip lunga coperta, dettagli rifrangenti e una banda elastica con grip in silicone interno. Sul retro troviamo una tasca aggiuntiva con chiusura zip.

Abbinata alla maglia troviamo i pantaloncini Kevo. Sono realizzati in tessuto Thunderbike Power e in Lycra Monica. Sono rifiniti con grip elastico tagliato al vivo a fondo gamba, con bretelle in rete traspirante rinforzata. Possono tranquillamente essere considerati un mix di vestibilità classica e durevolezza.

L’intero kit potrà essere acquistato presso il quartier generale della manifestazione durante le quattro giornate di gara.

Franco Ianeselli, Sindaco di Trento, con la maglia di Santini (foto Dennis Pasini/Vitesse)
Franco Ianesellei, Sindaco di Trento con la maglia di Santini (foto Dennis Pasini/Vitesse)

Scopriamo l’evento

Il programma messo in atto dal comitato organizzatore è davvero ricco. Si parte giovedì 15 settembre con la gara a cronometro di 19,6 chilometri.

Nella serata di venerdì andrà in scena il Team Relay, la prova a staffetta a squadre su un anello di circa 2 chilometri, che non prevede l’assegnazione di una maglia iridata ma che promette grandi emozioni e divertimento.

Sabato è invece prevista la prima edizione assoluta della Cronoscalata Charly Gaul-Monte Bondone powered by Sportler, la prova individuale rivolta agli atleti non qualificati.

Domenica il gran finale con l’assegnazione delle maglie iridate per la Mediofondo (86,8 chilometri) e la Granfondo (143,8 chilometri), con il Monte Bondone ad ergersi supremo giudice della sfida.

Nel corso dell’intero evento, dal mercoledì di vigilia fino alla domenica, il Quartiere Le Albere di Trento sarà il cuore pulsante del Mondiale Gran Fondo. Qui è stato allestito un parco divertimenti a cielo aperto adiacente all’area di partenza e arrivo. Nella stessa area sarà inoltre possibile per bambini e ragazzi sperimentare la Sportler Pump Track per mettere alla prova le proprie abilità.

Trento 2022 UCI GranFondoWorlds

Santini

Callovi in azzurro, finalmente una donna fra le donne

27.11.2021
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Nel turbinìo di inizio novembre delle nuove nomine della nazionale, c’è anche l’effetto domino che ha riguardato la squadra femminile. Dello staff del cittì Paolo Sangalli (per anni “vice” di Dino Salvoldi e suo successore naturale) fa parte ancora Rossella Callovi, stavolta in qualità di collaboratrice tecnica del settore strada per junior ed elite. 

Per la trentenne originaria della Val di Non – che da due anni vive a Trento dove lavora presso la caserma del 2° Reggimento Genio Guastatori Alpini (in apertura con Letizia Paternoster nella foto Ossola) – è un upgrade professionale importante. Da atleta è stata capace di vincere il mondiale junior 2009, poi nel 2016, a fine carriera, ha intrapreso gli studi universitari a Verona laureandosi in Scienze motorie e conseguendo la Magistrale in Scienze dello sport e della prestazione fisica.

In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Giorgia Bronzini al campionato del mondo
In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Bronzini al mondiale
Rossella ti aspettavi questa chiamata?

Diciamo di sì. Erano già tre anni che collaboravo nel settore pista con Salvoldi. Nell’ultima stagione ho intensificato questa mansione con due presenze fisse in pista. Grazie al distacco che ho potuto avere con l’Esercito ed anche al protocollo d’intesa tra le Forze Armate e il Coni, mi è stato permesso di andare a lavorare con la nazionale.

Il tuo ruolo quale sarà e come cambierà rispetto a prima?

Sarò dirottata sulla strada e farò da spalla a Paolo Sangalli, il quale ci darà il calendario delle corse da seguire sia per le elite che per le junior. Sarà fondamentale essere presenti nei campi gara per avere un occhio costante sulle ragazze e valutare le loro performance e risultati. Sarò una sorta di osservatrice che poi dovrà relazionare al cittì in vista di europei e mondiali.

Sarà difficile proseguire il lavoro fatto da Salvoldi?

L’eredità che ha lasciato Dino è enorme e credo che sia merito di ciò che ha seminato in tutti questi anni. Ora la via da percorrere è quella della continuità e cercare di mettere le ragazze nelle condizioni ottimali per fare bene.

Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Ti spaventa questo nuovo ruolo?

No, sarà stimolante, perché arricchirò il mio bagaglio. Lavorerò sodo mettendo a disposizione le mie risorse e competenze. Credo che operando in una certa maniera, dando il cento per cento, ciò che arriverà sarà una conseguenza.

In questa prima stagione da “vice” di Sangalli quale potrebbe essere una tua soddisfazione?

Eh, bella domanda (sorride, ndr). Per me una grossa soddisfazione è quando ottieni la fiducia delle atlete con cui lavori. In pista, ad esempio, è stato così e vorrei fosse altrettanto anche per la strada. E’ chiaro che, seguendo una certa programmazione di allenamenti e ritiri, avere degli obiettivi come europei e mondiali è fondamentale per fare tutto al meglio.

Come tecnico, qual è la qualità in cui ti senti più forte e quella che vuoi migliorare?

La migliore direi quella di tradurre le sensazioni e le necessità che l’atleta ti riporta sulla propria condizione fisica. Mettere tutto sul lato pratico e quindi trovare le eventuali soluzioni. Credo che l’aver corso in bici e i miei studi mi aiuteranno a recepire meglio il messaggio delle ragazze. La qualità invece che vorrei approfondire di più è quella dei rapporti che ci sono attorno alle atlete e alle società.

Bulleri Vuelta CV 2021
Rossella Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Bulleri Vuelta CV 2021
Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Nel 2022, a parte le solite note, ci sono alcune atlete da cui ti aspetti qualcosa?

Sì, ne ho tantissime per la verità, ma alcune le osserverò maggiormente. La prima è la Paternoster, cui sono stata molto vicina nell’ultimo periodo. Sono curiosa di rivederla su strada. Si è rilanciata in pista nel finale di stagione dopo che aveva avuto un po’ di problemi per un anno abbondante. La seconda è la Zanardi, che mi piace particolarmente e che ha ampi margini di miglioramento. Nome scontato anche il suo, ma che dovrà confermare l’enorme crescita fatta nel 2021.

Altri nomi?

Un’altra ragazza è la Bertizzolo. Ha un potenziale incredibile che vorrei lo mettesse bene in mostra nella nuova squadra e vorrei che il suo percorso di corridore crescesse ulteriormente. Poi c’è Chiara Consonni, che ha uno spunto molto veloce e sarà la prima punta della Valcar. Per me lei è un trattore (ride, ndr) e potrà togliersi delle soddisfazioni.

Siamo tutti curiosi di capire cosa potrà fare Barale (qui al centro dopo l’arrivo di Leuven 2021) al primo anno fra le elite
Cosa potrà fare Barale (a destra, a sinistra Ciabocco) al primo anno fra le elite?
Per quanto riguarda le più giovani, da chi sei incuriosita?

C’è un bel vivaio tra le junior. Ad esempio Venturelli e Ciabocco (rispettivamente primo e secondo anno, ndr) sono molto forti ma le lascerei libere da pressioni. Piuttosto vi faccio un paio di nomi di ragazze neo-elite. Valentina Basilico (andrà alla BePink, ndr) che quest’anno ho visto da vicino in pista dove ha vinto l’europeo junior e quattro medaglie ai mondiali al Cairo. Mi ha colpita il suo modo di correre. L’altra è Francesca Barale (passerà al Team Dsm, ndr) per il suo approccio alla gara. Non sta sulle ruote, non si risparmia ed ha la mentalità giusta per attaccare.

Trento 2021, due mesi dopo i numeri del successo

16.11.2021
4 min
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Ci sono le corse, il pubblico e i corridori. E poi c’è il backstage, quello che la televisione non mostra e che cogli (se ti va bene) leggendo gli sguardi degli organizzatori e di chi a vario titolo ha partecipato a costruire l’evento. I campionati europei di Trento sono finiti in archivio con le vittorie di Colbrelli, Silvia Zanardi e della staffetta a cronometro di Ganna e compagni, ma a distanza di due mesi, in una conferenza stampa che si è svolta oggi a Trento sono stati letti gli altri numeri. Quelli che giustificano tanto lavoro e che domani si potranno mostrare ad altri investitori.

«Che l’evento sia andato meglio di quanto ci aspettassimo – spiega Maurizio Evangelista, direttore dell’organizzazione – è chiaro. La risposta c’è già stata. Ho visto nei volti e negli occhi di chi ci ha aiutato la convinzione di aver fatto una bella cosa e averla fatta bene. Ma partendo da questo, l’ufficio marketing ha valutato di fare una valutazione economica, affidandosi a Nielsen: azienda americana specializzata nella misurazione dell’audience di tv, radio e giornali».

La vittoria di Colbrelli in Piazza Duomo ha concluso in modo trionfale gli europei di Trento
La vittoria di Colbrelli in Piazza Duomo ha concluso in modo trionfale gli europei di Trento

La giusta consapevolezza

Gli europei di Trento tornavano dopo la scelta di non disputarli nel 2020 per il rischio che le complicazioni Covid vanificassero gli sforzi. Proprio il fatto di aver attraversato un periodo di grandi incertezze ha reso il successo della manifestazione ancora più eclatante.

«La nostra esigenza – conferma Maurizio – è fare in modo che il territorio e i soggetti coinvolti serbino un buon ricordo e abbiano consapevolezza di quello che si è avverato. Affinché un domani proprio le realtà imprenditoriali coinvolte abbiano gli strumenti per valutare ogni fattore se e quando gli verrà proposto di nuovo qualcosa del genere».

I numeri delle gare

I campionati europei Trentino 2021 hanno visto cinque giorni di gare con 13 titoli in palio. A fronte di 2.762 tamponi rapidi eseguiti in loco, hanno gareggiato 768 atleti in rappresentanza di 39 Paesi, con 439 fra tecnici e accompagnatori, 130 rappresentanti della stampa. In totale 1.967 accrediti consegnati, compresi quelli per la produzione televisiva curata dalla Eurovisione con uno staff di 72 persone.

Da sinistra: Villotti, Della Casa (Uec), Bertagnolli (APT), Ianeselli (Sindaco di Trento), Failoni, Rossini (Trentino Marketing), Evangelista
Oggi a Trento: Villotti, Della Casa, Bertagnolli, Ianeselli, Failoni, Rossini, Evangelista

Il dato complessivo sull’occupazione alberghiera attesta un +20 per cento nella città di Trento rispetto all’analogo periodo del 2020 e +15 per cento nei territori limitrofi. La ricaduta economica dell’evento si è propagata in molte altre zone del Trentino integrando l’offerta alberghiera della città.

I numeri di Nielsen

I dati di Nielsen danno l’esatta dimensione del successo. A fronte di un investimento di 1,6 milioni di euro, fra costi organizzativi, compensi e investimenti in comunicazione, il media value generato dall’evento è di 48.494.868 euro. Il successo della manifestazione ha moltiplicato di oltre 30 volte il valore dell’investimento.

A ciò si aggiungono i dati di audience televisiva, con 15 emittenti collegate in diretta, 71 Paesi coperti in Europa e Asia, 20 ore di produzione totale di cui 17 in diretta.

Maurizio Evangelista, presentazione Tour of the Alps
Maurizio Evangelista, già direttore del Tour of the Alps, ha condotto molto bene in porto anche gli europei
Maurizio Evangelista, presentazione Tour of the Alps
Maurizio Evangelista, già direttore del Tour of the Alps, ha condotto molto bene in porto anche gli europei

I numeri dei social

Non mancano neppure i dati sui digital media, che oggi come oggi spostano il gradimento in maniera davvero importante.

Instagram ha collezionato 1.236.000 utenti, per 2.347.000 impressions. Facebook 277.000 utenti e 445.000 impressions. Sul fronte video, 265 ore complessive di visualizzazioni. Mentre il sito ufficiale dell’evento ha avuto 186.000 sessioni per un totale di 116.700 utenti.

Asticella più alta

«Questi numeri – prosegue Evangelista – mettono dei paletti, dei riferimenti per i quali potremo dire di aver portato bene a casa un compito di cui inizialmente non eravamo tutti convinti. Ma c’era fiducia nelle strutture che lo avrebbero organizzato, che hanno dimostrato di avere gli strumenti per farlo. Il risultato ottenuto alza l’asticella e anche la Uec in futuro potrà faticare per trovare una località alla stessa altezza e insieme potrà pretendere uno standard superiore rispetto ai primi anni, quando gli europei non erano eventi così ben organizzati. Hanno lavorato molto bene per promuoverli, portandoli a una dimensione economica sostenibile. Magari noi abbiamo dato una spinta dal basso perché crescano ancora. Non si tratta di lodarsi, quando piuttosto di apprezzare i risultati di valutazioni economiche importanti».

Europei, quattro anni di successi azzurri

13.09.2021
5 min
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Il primo si sarebbe dovuto correre a Nizza, ma a 40 giorni dall’attentato sul lungomare, il sindaco della città francese ritenne che non fosse opportuno far svolgere il campionato europeo di ciclismo su quella stessa strada. Così il presidente Lappartient, allora a capo dell’Unione Europea di Ciclismo che tanto aveva voluto la nascita della rassegna continentale per professionisti, portò la gara sulle strade di casa. I primi europei si corsero a Plouay e vinse Sagan su Alaphilippe. Primo italiano Diego Ulissi. La storia iniziò così.

Che all’Italia i nuovi europei piacessero si cominciò a capirlo dall’anno successivo, nel 2017 di Alexander Kristoff. Nell’edizione di 241 chilometri, prima che si decidesse per il taglio del chilometraggio, il norvegese ebbe il suo da fare per battere Elia Viviani che aveva appena iniziato la sua scalata ai vertici dopo l’oro di Rio. Era solo l’inizio e nel 2018 a Glasgow si aprì il ciclo azzurro che ieri a Trento con Colbrelli ha scolpito nel porfido trentino un poker senza precedenti.

Nel 2018 Cimolai tira la volata a Trentin che diventa campione europeo
Nel 2018 Cimolai tira la volata a Trentin che diventa campione europeo

L’urlo di “Cimo”

Era il 12 agosto quando si capì che nella nazionale italiana dei professionisti battesse ancora il cuore azzurro inaugurato da Ballerini e ripreso da Cassani. In quella giornata fredda e fradicia, un commovente Davide Cimolai ancora senza squadra, che con un podio avrebbe dato probabilmente una svolta alla carriera, prese per mano Matteo Trentin e lo lanciò nella volata vincente.

«E’ incredibile, dopo tutto quello che ho passato – spiegò il trentino – come nazionale ci siamo comportati in maniera perfetta. Volevo ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, niente era andato dritto in questi ultimi mesi. Non voglio dimenticare nessuno, è una grandissima giornata. Ci eravamo parlati con Cimolai, doveva attaccare per portare i migliori allo scoperto. La caduta nel finale ci ha semplificato le cose. E’ stata una Italia spettacolare».

Cimolai riassunse benissimo su Instagram la sua scelta da uomo, prima che da atleta.

«Non ci sono parole per descrivere certe emozioni – scrisse – vanno solo vissute. Sono un ragazzo cresciuto con dei valori che per me vanno al di sopra di tutto come l’onestà e la generosità e che vive ancora di emozioni. Ieri è stata una delle giornate più belle della mia carriera, ha vinto l’amico Matteo Trentin, ma ad esultare per primo ed a commuovermi sono stato io».

Nel 2019 Viviani, già olimpionico su pista a Rio 2016, vince gli europei su strada ad Alkmaar
Nel 2019 Viviani, già olimpionico su pista a Rio 2016, vince gli europei su strada ad Alkmaar

Un Viviani inedito

Ancora il 12 agosto, ma l’anno successivo e sui 176 chilometri voluti dalla Uec per provare a rendere più frizzante la corsa, sulle strade di Alkmaar tocca a Elia Viviani. La crescita del veronese è sotto gli occhi di tutti. Ha già vinto il campionato italiano correndo in modo sbarazzino. Tuttavia il suo atteggiamento sulle strade olandesi spiazza tifosi, rivali e addetti ai lavori. Il veronese attacca, dimentica di essere un velocista e vince per distacco. Alle sue spalle per un solo secondo arriva Lampaert, poi Ackermann a nove. Kristoff che lo aveva castigato nel 2017 vince a 33 secondi la volata dei velocisti battuti.

«Credo che oggi abbiate conosciuto un Elia nuovo – dichiara – un Viviani che non ha paura di fare una gara dura e che corre anche qualche rischio. Quando ci sono le gambe, però, è giusto farlo».

Nella squadra della doppietta italiana corrono ancora Trentin e Cimolai, con l’aggiunta di Consonni, il cui legame con Viviani affonda le radici in pista.

Giacomo Nizzolo, Arnaud Demare, Campionato europeo, Plouay, 2020
Agosto 2020, Giacomo Nizzolo vince gli europei di Plouay
Giacomo Nizzolo, Arnaud Demare, Campionato europeo, Plouay, 2020
Agosto 2020, Giacomo Nizzolo vince gli europei di Plouay

L’anno del Covid

Si corre d’agosto anche nel 2020, nella stagione balorda del Covid in cui il ciclismo riesce a mettere in strada le sue corse più belle. L’europeo si sarebbe dovuto correre a Trento. La città trentina ha avuto l’assegnazione e punta forte sulla rassegna continentale, ma quando ci si rende conto che le restrizioni, i DPCM e i rischi oggettivi renderebbero ingestibile la situazione, si preferisce fare un passo indietro. E’ ancora una volta Lappartient a salvare l’europeo, che nella conferenza stampa tenuta sabato a Trento ha definito «i miei figli». La corsa si svolge a Plouay, ancora Francia, sulle strade del Gp Ouest France e sfruttandone la logistica.

Dall’Italia, gli ultimi azzurri arrivano in auto e in quella di Cassani viaggia Giacomo Nizzolo, fresco, come Viviani l’anno precedente, della vittoria nel campionato italiano.

Per la tripletta azzurra, il corridore dell’allora Ntt Pro Cycling si lascia indietro l’eroe di casa Demare con una grande volata.

Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
A Plouay, Cassani centra con Nizzolo il terzo titolo europeo
Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
A Plouay, Cassani centra con Nizzolo il terzo titolo europeo

«Una giornata incredibile – commenta il milanese dopo il traguardo – la squadra mi ha lanciato alla perfezione, al termine di un grande lavoro da parte di tutti i miei compagni. Sinceramente nella volata non pensavo di aver avuto un buon colpo di reni, ma alla fine è bastato e sono molto felice così. Avevamo un piano preciso, che se nell’ultimo giro la corsa era ancora chiusa, avremmo lavorato per lo sprint e così abbiamo fatto».

E adesso i mondiali

Nella squadra del fantastico tris azzurro, corrono ancora Trentin e Cimolai. Il gruppo di Cassani ha un’anima forte che ruota attorno a un manipolo di campioni e veri uomini. Quel che manca ai mondiali, i cui percorsi sono disegnati per scalatori, è l’atleta di punta che possa giocarsela con Alaphilippe, Pogacar e Roglic. Si va per cicli, questo è quello degli uomini da classiche veloci, in passato abbiamo avuto quelli per le corse più dure. Il poker di Trento parla nuovamente di un campione italiano divenuto campione d’Europa. Ai mondiali di Leuven 2021 troveremo strade più adatte ai nostri uomini. E chissà che dopo la vittoria di Fourmies, non torni in ballo anche Viviani…

Fierezza Trentin: «E adesso vediamo i sapientoni…»

12.09.2021
4 min
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Trentin ha la faccia scura, la maglia sudata, gli occhi che fiammeggiano di fierezza, il volto scavato e un sorriso che non glielo togli neanche a ceffoni. Per il quarto europeo di fila, Cassani si è affidato a lui come regista e la missione è riuscita perfettamente. Quando nel finale si sono sganciati Evenepoel, Colbrelli e Cosnefroy, il bresciano del Team Bahrain Victorious aveva in tasca la benedizione di Matteo, che lo aveva già battezzato come il più in forma dei nostri.

«Abbiamo corso come sempre alla grande – dice – poi alla fine, all’attacco del penultimo giro chi aveva le gambe era lì e chi non le aveva non c’era. Punto! Peccato per il terzo posto, ma avendo Sonny davanti non potevo rischiare di menare le danze per riprendere Cosnefroy. Ho vinto la volata con un chilometro di vantaggio, potevo portare a casa una medaglietta che non era male».

Trentin è stato il regista di Cassani in corsa: un ruolo svolto con precisione e fierezza
Trentin è stato il regista di Cassani in corsa: un ruolo svolto con precisione e fierezza

In sottofondo si capisce che sul palco stiano per suonare l’Inno di Mameli, ma qui intanto si ragiona ancora. E Trentin è già alla fase dei sassolini nelle scarpe.

Cosa si è visto oggi?

Per l’ennesima volta si è vista l’Italia. Nonostante tutti i sapientoni che ci sono in giro a dire non ci sono i corridori – rivendica con fierezza – oggi i corridori c’erano e abbiamo vinto lo stesso. Domani voglio vedere chi dice che non siamo bravi. Abbiamo vinto il quarto europeo di fila. Mancavano solo Van Aert e Alaphilippe.

Su un percorso comunque duro, no?

Penso che ho fatto poche gare così dure. Bastava vedere l’altimetria, la brevità della corsa e i corridori che erano presenti. La nostra tattica era di riuscire a tenere la corsa insieme e attaccare nella discesa del Bondone, per sgretolare un po’ il gruppo e mettere in difficoltà Evenepoel.

Obiettivo non raggiunto…

Bisogna fargli i complimenti perché è venuto giù proprio bene, non lo abbiamo messo in difficoltà proprio per niente. E da lì però ci sono stati un grande Ulissi e un grande Ganna, ma sono stati grandi tutti. E quando si corre così, si porta a casa un grande risultato.

Sei riuscito a parlare con Sonny prima degli ultimi attacchi?

Avevo visto che aveva una bella gamba. Noi eravamo fuori in cinque. Di quelli che sono rientrati, c’erano Evenepoel, Ben Hermans e lui. Si è visto che le possibilità di andare con il belga le aveva. E così gli ho detto che lui aveva solo Remco da curare e io avrei pensato agli altri. Giro dopo giro si andava sempre più piano. La salita che hanno attaccato è forse quella che si è fatta più lentamente. Eravamo tutti finiti.

Fierezza sul traguardo per la volata vinta facilmente: se avessero ripreso Cosnefroy, c’era il bronzo
Fierezza sul traguardo per la volata vinta facilmente: se avessero ripreso Cosnefroy, c’era il bronzo
Che vigilia è stata?

Bella. Si sono un po’ rilassati gli animi post Olimpiadi e il gruppo c’è. Quando è così, è un piacere venire a correre.

Poi alza lo sguardo e strilla: «Claudia, guarda che sono qua…». Sua moglie è passata di gran carriera con Jacopo al collo, mentre Giovanni lo porta Quinziato, prima amico e poi procuratore. Gli chiede quanto pesi e il bimbo risponde che sono 22 chili, che però a Monaco sono 20.

«Ci credo – risponde Claudia – qua in Trentino ci sono i salumi e i formaggi, mentre a Monaco quando c’è Matteo, dobbiamo stare tutti attenti…».

Moscon ha fatto la sua parte, rintuzzando gli attacchi sul Bondone
Moscon ha fatto la sua parte, rintuzzando gli attacchi sul Bondone

Percorso da mondiale

Intanto è arrivato Moscon, sfinito e sorridente. Magari non sarà stato risolutivo, ma si è mosso anche lui dietro alcuni attacchi importanti e adesso fa rotta verso i mondiali e percorsi che più gli sorridono.

«Agli altri è mancato il gruppo che abbiamo noi – dice – il nostro obiettivo era non trovarci ad inseguire e ci siamo riusciti. Anche i leader delle altre squadre hanno dovuto muoversi in prima persona, perché eravamo in tutti i movimenti. Il circuito si è rivelato molto bello, un percorso durissimo che andrebbe benissimo per un campionato del mondo. E’ stato bello correre in casa. Avevo già vissuto questa esperienza a Innsbruck, che è la mia casa adottiva, però qui è stato qualcosa di speciale. Non avevo la condizione per esaltare i miei tifosi, ma speriamo di trovarla per i mondiali».

Cassani, vittoria figlia dei programmi (e dell’orgoglio)

12.09.2021
4 min
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Cassani ha raggiunto la zona del podio camminando tra la gente con un sorriso mai visto prima. Aveva gli occhi che splendevano, come avendo raggiunto il suo traguardo o avendo dimostrato qualcosa. Facile intuire cosa. Il cittì è un uomo dotato di orgoglio. E al netto di ogni considerazione tecnica più o meno condivisibile, quando ti mettono pesantemente in discussione e riesci a vincere, la gioia è doppia. Per questo, magari sbagliando e volendo ugualmente scommettere un euro bucato, crediamo che alla fine non accetterà le offerte federali, sulla cui entità ci sarà da ragionare: saranno fatte perché rimanga? Questo ovviamente lo dirà lui dopo aver parlato con il presidente Dagnoni.

Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo agli ordini di Trentin
Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo
Perché ridevi?

E’ stata un’emozione, una gioia. Perché sapevo che potevamo vincere. Non è una vittoria nata ieri, è nata cinque mesi fa, è nata in primavera. A dispetto di tutte le critiche che si facevano, queste vittorie si programmano. Con Sonny, Trentin e le loro squadra abbiamo detto: vogliamo puntare ai mondiali? Loro hanno accettato e abbiamo individuato il percorso. Ci hanno creduto. Per questo resto sbalordito quando qualcuno diceva che bisognava portare Colbrelli alle Olimpiadi, sono discorsi da bar. Così alla fine ho costruito una squadra che ha funzionato. Abbiamo battuto un fenomeno come Evenepoel. E’ una vittoria dei ragazzi, della federazione, di noi, che siamo andati avanti su questa strada.

Con quale spirito l’hai vissuta?

L’unica cosa che posso dire è che una settimana fa ho sentito Pioli e gli ho detto che avevo pensato spesso a lui in questi giorni e avrei voluto fare come lui. Anche se io al 30 settembre finirò. Però sai, sapere di andare via e avere i miei ragazzi al mio fianco è stata una bella soddisfazione. Ma ribadisco, è stata una vittoria della federazione, perché fino al 30 sono il cittì. E devo dire che il presidente e Amadio mi hanno messo nelle condizioni di fare bene il mio mestiere.

Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Sei sparito dalla circolazione nei giorni scorsi…

Volevo stare con i miei ragazzi, per condividere con loro. Decifrare il loro sentimento, creare quel gruppo che era necessario. Quindi isolarmi dal mondo esterno per concentrarmi su quello che dovevamo fare oggi. E’ stata una vigilia veramente bella, perché l’ho vissuta meglio che in altre occasioni. Sereno, tranquillo, con un grande gruppo. Parti con Trentin come regista, Sonny che sta bene e tutti gli altri che hanno corso in modo impeccabile.

Trentin come Cassani con Martini?

Quando c’è lui in gruppo, sono tranquillo. Gli do le indicazioni e lui gestisce al meglio. Remco aveva dimostrato di stare bene, ma lo abbiamo ingabbiato a dovere. Sonny è cresciuto ancora. Tenere Evenepoel su quell’ultima salita era complicato.

Stasera si brinda?

La vittoria svanisce nello stesso istante che la conquisti. E comunque stasera non si brinda (sorride, ndr), perché vanno via tutti. Per i mondiali partiamo il mercoledì sera, perché giovedì ci sarà la possibilità di visionare il percorso. Sonny farà il Matteotti con me, altri correranno in Toscana, poi ognuno va a casa. I cronoman invece partono giovedì con Velo e Villa.

Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Rimarrai in federazione?

Non è sicuro. Con il presidente dobbiamo parlare dei contenuti, sono quelle le cose importanti. A me piace fare. Non sarò più il commissario tecnico anche se vincessi tre medaglie d’oro in Belgio. Però bisogna vedere quali sarebbero i miei ambiti in federazione, se posso essere utile. Ambassador cosa vuol dire? Io voglio fare, mi sento ancora giovane per fare qualcosa. Se il presidente ritiene che posso essere utile, dobbiamo parlare.

Era proprio necessario cambiare il cittì?

Dopo otto anni, ritengo sia anche giusto. Poi bisogna vedere i modi e le forme. Io sono rimasto zitto negli ultimi tempi. Ho la maglia azzurra, la voglio onorare e dare onore a chi mi ha dato la possibilità di fare questi europei e questi mondiali.