Zanini al lavoro: nasce il treno Astana per Cavendish

21.02.2023
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«Era la prima volta che lavoravo con “Cav” e ho avuto un’ottima impressione. L’ho visto davvero come un leader». Stefano Zanini, storico direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan entra subito nel merito parlando di Mark Cavendish.

Il grandissimo sprinter inglese, tra l’altro campione nazionale in carica, è approdato quest’anno al team kazako. Team che non ha mai avuto un velocista così importante nel peso della squadra stessa. Senza Lopez e senza Nibali, un corridore così rischia di delineare i connotati della squadra stessa.

L’obiettivo principale, oltre che correre e fare bene, è prendersi il record assoluto di tappe vinte al Tour de France, che al momento condivide con Eddy Merckx: 34 vittorie.

Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi storici dell’Astana Qazaqstan: è col team kazako dal 2013
Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi storici dell’Astana: è col team kazako dal 2013
Stefano, cosa ti è sembrato di Cavendish all’Astana?

Come detto è la prima volta che ci lavoro. Ho trovato un leader nei modi, nel modo di rapportarsi con i compagni. Si è subito integrato. In ritiro l’ho visto effettivamente poco, giusto un paio di giorni, ma in Oman ci sono stato di più. Mark ti coinvolge.

Sa fare squadra, dunque.

Sì, sì, parla… Per esempio nella prima tappa dell’Oman ha raccolto la squadra e ha spiegato ai ragazzi come fare per lo sprint, cosa voleva. «Facciamo così, facciamo “colà”»… E in effetti non avevo mai visto un’Astana così unita ai 200 metri dall’arrivo. Bello! E l’ho visto coinvolto anche in altre tappe: ha dato il suo contributo per Lutsenko e Tejada.

Descriviamo meglio quel “così, colà”.

In Oman aveva stabili due uomini per il suo “treno”, chiamiamolo così: Fedorov e Laas. Gli ha detto che gli dovevano essere vicini per davvero e gli ha spiegato come dovevano comportarsi nel finale. Per esempio: se diceva destra una volta, si dovevano spostare a destra di un metro. Se lo diceva due volte, di due metri… E la cosa bella è che loro lo hanno fatto e lui gli ha dato fiducia. Mark si fidava, li seguiva. In riunione gli diceva: «Tu fai così che io ti seguo».

Cav si è ben ambientato. Eccolo scherzare con Tejada, uno dei leader per la generale in Oman (foto Instagram)
Cav si è ben ambientato. Eccolo scherzare con Tejada, uno dei leader per la generale in Oman (foto Instagram)
Beh, in effetti è bello! Sono tecnicismi che da fuori non si vedono…

E poi sai, se lo dice un campione come lui, cosa fai: non lo ascolti? Il palmares conta.

Ieri è iniziato il UAE Tour e prima eravate stati in Oman, avete lavorato sul treno magari prima dell’Oman?

No, non c’è stato modo. Abbiamo soprattutto parlato. E sono rimasto stupito di come poi sia andata in corsa. Da quel che ho visto è uno stimolo per i ragazzi. Per chi deve svolgere un certo lavoro ha una determinata motivazione.

E quindi come sarà il treno che vedremo? Avete un’idea?

Al UAE Tour ci sono Bol, Gruzdev e Martinelli che vanno ad aggiungersi a Laas e Fedorov, presenti invece in Oman.  E sono già cinque nomi. Fedorov è colui che allunga il gruppo: ha una “trenata” davvero importante. Poi ci sono anche Gidich e Syritsa, il ragazzo nuovo che abbiamo preso – ha una potenza impressionante – che sono veloci e potrebbero fare l’ultimo uomo.

Siete voi che decidete la posizione dei corridori nel treno o è Cavendish?

Lo si farà insieme man mano che passeranno le corse da qui al Tour (a tal proposito ieri Vinokourov ha lasciato una porta aperta anche per il Giro, ndr). L’importante è fare delle prove ogni volta che ce ne sarà occasione, anche sbagliando. E al UAE Tour ci sono già occasioni importanti (Ieri Cavendish è entrato assieme a Cees Bol nel ventaglio che ha deciso la corsa, piazzandosi terzo in volata, ndr).

Cees Bol porta fuori Cavendish nel finale della tappa di ieri al UAE Tour. Secondo Zanini, anche Fedorov può svolgere bene questo ruolo
Bol porta fuori Cavendish nel finale della tappa di ieri al UAE Tour. Secondo Zanini, anche Fedorov può svolgere bene questo ruolo
Stefano Zanini è stato un ottimo velocista e un grandioso apripista: gli sarebbe piaciuta una situazione così, scortare un campione quale Cav?

Eh, mi sarebbe piaciuto. E lo dico perché, ripeto, ho notato un’Astana ma vista prima. Avrei avuto belle possibilità con lui. Io ho lavorato con Minali, Steels, Boonen e qualcosa anche con McEwen e loro si sono sempre fidati di me. Per chi ricopre questo ruolo è uno stimolo importante per fare bene il tuo mestiere e dare tutto in gara. In diverse interviste Steels ha detto: «Quando sono in volata con Zazà, chiudo gli occhi e mi lascio portare da lui».

E secondo te Cavendish conosce il passato del suo direttore sportivo?

Boh, credo di sì! Però io non gliel’ho detto. Se posso do un consiglio, ma non sto lì a dire: «Io facevo così, o così».

Qual è quindi il segreto per un buon treno?

La fiducia, soprattutto nell’ultimo uomo. E per questo ho detto che è importante lavorare insieme. Il capitano, il velocista non deve avere mai l’intenzione di saltare su qualche altra ruota.

Bastianelli, un treno sotto l’albero per chiudere alla grande

24.12.2022
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Marta Bastianelli si muove con sicurezza nella hall dell’hotel in cui era in ritiro con la sua squadra a Lido di Camaiore. Anche in gesti comuni, normali… si nota una certa sicurezza, una certa personalità in lei. Lo si vede da come parla con i tecnici, da come gestisce le interviste, come s’interfaccia con le altre ragazze. C’è una sicurezza in Marta che ti cattura e che è impossibile non notare.

L’atleta della  UAE Adq, sta per iniziare la sua 18ª e ultima stagione da professionista. La Bastianelli ne ha viste di ere del ciclismo, ciononostante è determinata come sempre. E in breve, come vedremo, il discorso scivola su temi tecnici, tanto è “sul pezzo” Marta. Una cosa però è sicura: Babbo Natale le ha portato un nuovo treno… e non è un trenino giocattolo! E’una grossa bella sfida su cui mettere le mani.

Marta Bastianelli con il diesse Davide Arzeni, entrambi sono esperti in materia di treni e volate. Ci faranno divertire…
Marta Bastianelli con il diesse Davide Arzeni, entrambi sono esperti in materia di treni e volate. Ci faranno divertire…

Marta, quindi confermi: si chiude in questa stagione? Nessun ritorno sui tuoi passi…

Assolutamente basta. Fine. Stop. Il Giro d’Italia donne sarà l’ultima gara. Massima professionalità sino a quel punto, ma poi basta!

C’è un grande rinnovamento alla UAE Adq, molte giovani e molte nuove atlete: avrai anche il famoso ruolo della chioccia? Ammesso che questo ruolo oggi valga ancora…

Beh, se loro vogliono fare bene gli conviene ottenere anche delle buone informazioni da chi ha più esperienza. Magari è vero anche che oggi le giovani si sentono subito arrivate dal punto di vista del sapere o sono molto avanti rispetto ai tempi nostri, però non è sempre una cosa buona. Devono prendere spunto e conoscenze delle altre. Magari su come ci si gestisce in corsa, perché non servono soltanto le gambe, ma soprattutto l’esperienza. Come si gestiscono dei momenti di panico, situazioni di gara nervose… ci sono diverse cose da tenere in considerazione per una vittoria importante.

In chi ti rivedi di più tra le giovani di questa squadra?

Forse più nella Persico, per la sua voglia di fare, per il suo carattere, per lo stare sempre concentrata. Forse lei ha un po’ troppo carattere! A volte bisogna anche tenere un po’ le ali basse, perché qui prendi schiaffi a destra e a sinistra senza accorgertene. Però Silvia è secondo me un’atleta che può fare tanto.

Beh, avremmo detto la Consonni, viste le caratteristiche tecniche…

Chiara ha un carattere totalmente diverso. Lei è molto più estroversa, più festaiola. Io ero più pacata, tranquilla, però sapevo già cosa volevo. A Chiara viene già molto più facile il risultato con il “motore” che ha. Può fare davvero tanta strada. Poi sì, per caratteristiche fisiche, mi rivedo più nella Consonni, siamo parecchio simili: due velociste. Però a livello di carattere mi riconsoco più nella Persico: sin da piccole sia lei che io sapevamo già cosa volevamo.

Parlando con le altre, e anche con la stessa Consonni, è emerso il discorso del treno: sarai tu l’ultima donna per lei in volata o viceversa? 

Lo vedremo strada facendo, anche negli allenamenti invernali che faremo insieme. Cercheremo di capire. Certe cose si provano in allenamento. E’ un po’ come andare a scuola guida: se non fai le guide, non passi l’esame. E la stessa cosa vale per le volate. E’ importante farle insieme… quando si può, perché poi non abbiamo neanche tutto questo tempo. Abbiamo solo i ritiri per farle.

Ci fai un esempio concreto di come si prova un treno in allenamento?

Si provano vari tipi di treni, con i vari posizionamenti. Posizioni che sono dettate in linea di massima dalle caratteristiche, che già si conoscono, delle atlete. Dalle più lente alle più veloci e scaltre. E poi serve anche fiducia. Chiara ha sempre lavorato con un gruppo di persone diverso, ma affiatato. Alcune di loro sono nuove nel nostro team. Per dire, se dovessi fare un treno io, conoscendo le mie ragazze, quelle con cui ho lavorato da sempre, so già chi metterei e chi potrebbe fare l’ultima donna. Una cosa è certa: a prescindere da chi sarà di noi l’ultima a lanciare lo sprint entrambe abbiamo uno spunto veloce e ci lanceremo ancora meglio.

Le strade degli Emirati Arabi Uniti sarebbero ideali per provare gli sprint. Marta sulla sinistra, guida le compagne (foto Instagram)
Le strade degli Emirati Arabi Uniti sarebbero ideali per provare gli sprint. Marta sulla sinistra, guida le compagne (foto Instagram)
Provare in allenamento è ben diverso dalla gara. In allenamento siete sole ed è “solo” una questione di posizione, in gara c’è bagarre… Per esempio c’è qualcuna di voi che appositamente va a disturbare l’azione?

No, no… quando facciamo queste cose le facciamo in massima sicurezza, perché purtroppo appunto in allenamento non è come in gara. Le strade sono aperte, quindi dobbiamo trovare i giusti momenti, le giuste strade per provare questo tipo di situazioni. Chiaro che non sarà mai identica ad una gara, ma è importante per valutare i tempi di uscita e prendere occhio con le compagne, per capire come ci si può organizzare poi in corsa.

Come fate a capire qual è la disposizione migliore? 

Di solito i coach scelgono una strada sulla quale si prova questo tipo di attività. Definiamo un treno provandolo più volte, due o tre. Di più non ha senso perché poi il rendimento non è lo stesso. Fare una volata costa energia, quindi onde evitare di non fare le ultime con qualcuna che si faccia male, cerchiamo di farne poche, ma fatte bene. 

Cioni: «Per Elia volate di rimessa». Vedremo un nuovo Viviani?

10.01.2022
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Dopo cinque anni e quattro stagioni Elia Viviani torna alla Ineos Grenadiers. Un periodo nel quale il talento veronese è cambiato moltissimo. E’ maturato, è definitivamente diventato un grandissimo e adesso si appresta ad affrontare questa sua maturità nel miglior modo possibile e nel team forse più forte.

In questi giorni si trova in Spagna per allenarsi con il team. E con lui c’è anche un indaffaratissimo Cioni. Si lavora a tutta e su ogni fronte.

Nel 2019 Viviani conquista gli europei ad Alkmaar, una delle vittorie di maggior peso su strada
Nel 2019 Viviani conquista gli europei ad Alkmaar, una delle vittorie di maggior peso su strada

Prima volta con Cioni

Per questo ritorno Viviani sarà affidato in tutto e per tutto alle cure di Dario David Cioni, preparatore e direttore sportivo della corazzata inglese.

«Ai tempi della Sky – dice Cioni – Elia non era uno dei miei corridori, non lo allenavo io. Siamo contenti che abbia scelto di tornare da noi, è un atleta molto importante. Da quando ha lasciato la nostra squadra ha avuto un grande cambiamento, soprattutto con la Quick-Step, dove ha vinto molto e speriamo possa vincere ancora».

«Anche se Elia era in altre squadre ci siamo sempre salutati e il distacco con lui non è mai stato completo. In passato ho potuto ammirare la sua professionalità. Aveva vinto in altre squadre dopo di noi e ha vinto anche in pista. Lo abbiamo preso con qualche anno in più e quindi è anche più esperto».

Con la Sky al Giro 2015 l’imperiosa volata di Genova, vinta “per distacco”
Con la Sky al Giro 2015 l’imperiosa volata di Genova, vinta “per distacco”

Da Sky a Ineos

Viviani mancava dal gruppo di Sir Brailsford da quattro stagioni, che corridore troverà quindi il tecnico toscano dopo questo lasso di tempo? Ci sono dei punti sui quali Cioni sta lavorando con Elia, magari per coprire delle “lacune”?

«Numericamente non si può dire quanto sia cambiato e poi conta relativamente adesso, quello si vedrà alle corse. Anche perché per il momento abbiamo lavorato molto sulla base. Abbiamo pensato ad accumulare chilometri e non abbiamo fatto ancora qualità. Tra l’altro con il fatto che l’Argentina è saltata (Vuelta San Juan, ndr) stiamo valutando dove debutterà.

«Lacune io poi non ne vedo. Ma anche queste eventualmente le valuteremo dopo le prime corse. Lì sapremo in cosa andrà meglio e in cosa andrà peggio e di conseguenza potremo aggiustare il tiro».

«La stagione di Viviani sarà comunque finalizzata alla strada principalmente e a fine anno si lavorerà anche per la pista.

«L’obiettivo è sempre quello di migliorare lo spunto massimo, ma è chiaro che sarà chiamato più spesso a fare delle volate di rimessa che non con il treno. E questo sarà un lavoro che sarà integrato anche con la parte in pista, insieme a Villa. Come di fatto già accade con Filippo (Ganna, ndr)».

Il passato di Viviani in una foto: la Quick, a destra, e lui stesso con la Cofidis, al centro
Il passato di Viviani in una foto: la Quick, a destra, e lui stesso con la Cofidis, al centro

Volate “fai da te”?

Cioni ci parla di volate di rimonta. L’idea del Viviani velocista col treno sfuma un po’. Ma non per una mancanza di programma, ma proprio per il modus operandi che vige alla Ineos. Lo stesso Tosatto ci aveva parlato di volate per Elia, ma anche della possibilità di essere al fianco di Hayter.

«Per Viviani – riprende Cioni – vale la regola che c’è per tutti gli altri. E cioè con tanti potenziali corridori molto forti in squadra diamo la leadership a chi ha più probabilità di vincere. Se in quel momento Elia avrà le carte per poter vincere una volata avrà anche il supporto della squadra.

«Ineos in questi anni ha mostrato che l’obiettivo è vincere corse, non solo le volate. E’ più difficile che da noi avrà un treno come magari poteva avere alla Cofidis, avrà invece delle situazioni in cui si potrà adattare».

Il riferimento di Cioni è chiaro. La Ineos va al Giro e al Tour con uomini di classifica e nel ciclismo moderno si è visto che difficilmente chi punta alla maglia rosa o gialla porta in squadra anche il treno per il velocista. Anzi, il più delle volte non porta neanche il velocista.

Viviani pertanto dovrà essere bravo a saltare da una ruota all’altra. O ad affidarsi ad un solo uomo, qualora la Ineos, come sembra, verrà in Italia con Carapaz

Mondiali di Roubaix 2021: ultimo giro, Viviani mette il portoghese Oliveira nel mirino. Lo divora in volata e diventa iridato nell’eliminazione
Mondiali di Roubaix 2021: ultimo giro, Viviani mette il portoghese Oliveira nel mirino. Lo divora in volata e diventa iridato nell’eliminazione

Ruolo in divenire

Viviani era stato alla Sky dal 2015 al 2017, poi due stagioni con la Quick-Step e due con la Cofidis, le più difficili, tra cadute e Covid. Solo nel finale della recente stagione, il re dell’omnium di Rio 2016 aveva ritrovato lo smalto che gli compete e infatti aveva dominato sia su strada che su pista.

Questo è un ritorno particolare. Forse Viviani stesso ha capito che dovrà abbandonare l’idea di un treno tutto suo, ma proprio per questo potremmo vederlo in altre vesti. Da buon pistard Viviani sa saltare da una ruota all’altra. E’ molto scaltro. E non saremmo stupiti di vederlo anche attaccare, magari con una fucilata nel finale. Tanto più dopo aver visto come è andata l’eliminazione di Roubaix.

Insomma ci si potrebbe staccare dallo stereotipo del Viviani velocista. Di certo siamo curiosi di vedere come andrà questa stagione, senza più i fidati Sabatini e Consonni.

«Di Viviani – conclude Cioni – mi piace la sua professionalità. Una professionalità che si riscontra un po’ in tutto, anche nel suo essere un capitano. Lui può essere un riferimento anche per i più giovani e tutti possono imparare da lui. Come ho detto, rispetto al Viviani dei tempi della Sky è più maturo e questo può essere un qualcosa in più. Ha colto delle vittorie importanti che ne fanno un leader».

Quale progetto per Viviani alla Ineos? Chiediamo a Tosatto

30.12.2021
5 min
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Quando Viviani lasciò la Quick Step per passare alla Cofidis, la sua più grande preoccupazione fu costruire un treno al livello di quello belga. Diventò una missione così assillante, cercando un nuovo Morkov che lo lanciasse, da far passare in secondo piano il fatto che il veronese non avesse la condizione sperata. L’insicurezza che da questo derivò, impedì al treno di compattarsi e diventare efficiente.

Nel 2019, Viviani vince Amburgo per la terza volta: qui con Morkov, ultimo uomo super
Nel 2019, Viviani vince Amburgo per la terza volta: qui con Morkov, ultimo uomo super

A Livigno con Tosatto

Al momento di firmare per la Ineos Grenadiers, la richiesta di un treno Viviani non l’ha neanche fatta trapelare e si è affidato al gruppo che i britannici gli costruiranno intorno. E dato che il suo direttore sportivo di riferimento sarà Tosatto, a lui ci siamo rivolti per capire in che modo sarà gestito Elia (che in apertura è ritratto al Giro d’Onore della Fci). Matteo si trova a Livigno, per l’ultimo scampolo di vacanza prima di ripartire.

«Quando torneremo a casa – ride – si metterà il numero e andremo a testa bassa fino a ottobre. Io comincio alla Valenciana, mentre la squadra aprirà il 2022 in Argentina, ma ci sarà Cookson, che prima andrà in Colombia per un ritiro con i colombiani. In Argentina ci sarà anche Cioni, perché ci saranno anche Elia e Filippo (Viviani e Ganna, ndr)».

Tosatto è diventato diesse del team britannico dopo aver smesso, diventandone un riferimento importante
Tosatto è diventato diesse del team britannico dopo aver smesso
Cosa pensi del ritorno di Elia in squadra?

Io penso che sia una bellissima notizia. Aveva già dimostrato con noi e poi alla Quick Step di essere forte e di poter essere un faro per i giovani e lo stesso Ganna. E’ maturo, è un bravo ragazzo e molto intelligente. Andò via perché non poteva fare i grandi Giri, però alla fine in quell’ultimo anno con noi vinse dieci corse. Rispetto ad allora, il quadro è leggermente diverso. Ora abbiamo dei ragazzi che lo possono aiutare e cui lui potrà dare un bel contributo di esperienza, a partire da Hayter. Sarà importante anche per lo stesso Filippo. Ha ritrovato un ambiente che già conosceva. Per quello che ho visto a Mallorca a dicembre, è molto contento e sereno.

Lasciò la Sky di Froome ancora al top e di Thomas. Ora per Elia ci sarà più spazio nei grandi Giri?

L’obiettivo suo e anche nostro è di essere al Giro d’Italia. Poi vediamo come andranno i primi mesi. Abbiamo valutato anche la Vuelta per preparare i mondiali, però col calendario che abbiamo impostato, agosto e settembre saranno due mesi importanti e si può preparare il mondiale bene lo stesso. Elia ha dimostrato che in un grande Giro sa vincere e aiutare. Ricordo l’anno che ha vinto la tappa al Tour e poi ha lavorato per Alaphilippe. E al Giro conosce le zone e può essere di aiuto anche per il leader.

Al Tour del 2019, Viviani vinse una tappa e aiutò Alaphilippe in giallo
Al Tour del 2019, Viviani vinse una tappa e aiutò Alaphilippe in giallo
Quindi l’obiettivo sarà partire bene?

Sarà importante riuscire a vincere presto. Se cominci bene, ti viene tutto facile. Invece se qualcosa comincia ad andare storto, ti viene di cambiare programma e non ne esci. Per cui Elia andrà in Argentina e al UAE Tour per fare bene. Poi l’obiettivo sarà arrivare bene alla Tirreno e alla Sanremo. Potrebbe essere l’uomo di punta o il riferimento per altri che cercheranno di fare bene.

Farà ancora pista?

Sicuramente sì, perché ha visto come negli ultimi anni sia stata per lui decisiva. Su questo ha l’appoggio totale dalla squadra, avendo anche un rapporto speciale con Pinarello. Poi non ci dimentichiamo che lui e Filippo sono due fari importantissimi per la nazionale e possono essere trascinatori dei giovani anche in squadra. Hanno affrontato Olimpiadi e mondiali. Possono spiegare ai nostri giovani come convivere con la grande pressione.

Si è pensato al treno o al nome dell’ultimo uomo?

E’ prematuro parlarne e non è stato un argomento troppo trattato. Bisognerà vedere chi verrà al Giro. Lo stesso Swift è nella lista ed è uno che con lui ha già corso. Si vedrà strada facendo chi saranno l’ultimo e il penultimo uomo. Non si è ancora parlato, però abbiamo qualcosa in serbo per lui.

Ai mondiali di Roubaix 2021, Viviani ha vinto la maglia iridata dell’eliminazione
Ai mondiali di Roubaix 2021, Viviani ha vinto la maglia iridata dell’eliminazione
Chi sarà il direttore di riferimento di Viviani? E il suo preparatore?

Come direttore ci sono io, come preparatore Cioni. Dario segue anche Filippo, è bravo e ci dedica tempo.

Filippo è stato davvero così importante nell’arrivo di Elia?

Non so dire nel dettaglio, so però che quando se ne parlava, Ganna ha detto che gli sarebbe piaciuto essere suo compagno di squadra. In più hanno lo stesso procuratore, Lombardi, e penso che questo abbia aiutato. Ho visto Filippo molto contento per questa decisione.

Ci eravamo detti che la tua missione l’anno scorso fosse rilanciare Moscon. Ti dispiace che sia andato via?

Un po’ sì, però io ho parlato molto con Gianni. Gli ho detto che l’ho conosciuto meglio e ho trovato una persona super. Dopo sei anni nello stesso club, magari vuole cambiare, anche per avere motivazioni diverse. Gli ho detto che per la sua carriera potrebbe essere molto importante. Abbiamo parlato da amici, non da direttore a corridore. E io sono contento che lui sia soddisfatto della nuova squadra, della possibilità di essere leader nelle corse in cui qui non poteva esserlo. Secondo me è stata la scelta giusta, per lui come persona.

La prima volta ad Amburgo in maglia Sky nel 2017
La prima volta ad Amburgo in maglia Sky nel 2017
Avete deciso chi sarà il vostro leader per il Giro?

Non è un mistero, penso che il nostro leader sarà Carapaz e con lui ci sarà anche Pidcock. Tom l’anno scorso è andato alla Vuelta e adesso vuole provare il Giro, ma intanto fa ciclocross e ha le classiche già in mente. Però gli piacciono le corse italiane e questo per noi è una cosa bella. Faremo una grande squadra per vincere il Giro. Oltre a Carapaz e Pidcock, ci sarà anche Geoghegan Hart che l’ha vinto a sorpresa nel 2020. Ad ora è così, poi nel training camp di gennaio rifiniremo anche i programmi.

Volate. L’arte (quasi persa) del fare da soli: parola ad Endrio Leoni

26.08.2021
6 min
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Anche alla Vuelta lo stiamo vedendo, vincono i velocisti che hanno un treno o quel che ne resta dell’immaginario comune, cioè il treno rosso della Saeco di Cipollini. E quando manca almeno quel paio di compagni fidati lo sprinter non vince. L’esempio Guarnieri-Demare ne è la prova più calzante. Dov’è finito il velocista che fa tutto da solo? Dov’è finito l’Endrio Leoni della situazione?

Beh, lo chiediamo proprio all’ex ruota veloce veneziana. Oggi Leoni lavora nel settore immobiliare, ma è sempre molto attento a quel succede nel ciclismo. Segue anche i giovani. Leoni ha vinto molto, ma spesso ha avuto degli infortuni e la sua bacheca poteva anche essere più folta.

Endrio Leoni, classe 1968, vanta oltre 20 vittorie in carriera e 13 anni da pro’
Endrio Leoni, classe 1968, vanta oltre 20 vittorie in carriera e 13 anni da pro’
Endrio, dicevamo: facevi le volate da solo. Pronto a fare a spallate, ad infilarti, a saltare da una ruota all’altra…

Le mie volate diventavano un lavoro. Quando non avevi un treno dovevi adattarti. Dovevi portare un risultato a casa ed ogni volta poi era una guerra per trovare un contratto. Oggi magari le cose sono un po’ cambiate, in ogni senso. Velocisti così ce ne sono pochi. In pochi hanno pelo sullo stomaco. Forse un po’ Groenewegen, ma gli altri sono tutti sui binari e se salta il treno non vincono, anzi non riescono neanche a fare la volata.

Sagan però è uno che sa fare anche da solo…

Però Peter non è un velocista puro e poi adesso ha perso un po’ di esplosività. E si è anche un po’ adagiato. Rischia meno.

Che differenze c’erano tra i tuoi tempi (gli anni ’90-2000) e le volate attuali?

Adesso i “treni” partono ai meno due chilometri, tre al massimo. Una volta iniziavano ai -10. Il treno di Cipollini era quello super-collaudato, ma lo poteva fare perché aveva gente adatta e dei “centochilometristi”: Poli, Vanzella, Scirea, Calcaterra, Ballerini… già in quella fase. Era già tanto stargli a ruota. Lì c’era la vera lotta. Però sapevi che stando lì, male che ti andava, facevi secondo o terzo. Era durissima restarci, perché una spallata, un colpo d’aria a 60 all’ora e perdevi un sacco di energie.

Ricordi una delle volte che hai battuto Mario?

A Bassano, avevo preso la sua ruota. Lui aveva Chioccioli e Ballerini. Quel giorno stranamente fu facile prendergli la ruota e restarci. Non ci fu troppa bagarre e arrivai “fresco” allo sprint, altrimenti facevo sempre la volata con “mezza gamba”. In carriera ho fatto 42 secondi posti, una ventina dei quali dietro di lui! Purtroppo non avendo un treno tutto mio negli d’oro è andata così.

Prendevi proprio la ruota di Cipollini o quella di un suo uomo?

No, no la sua. Mario era talmente tranquillo che non metteva nessuno dietro di lui. Anche perché quella gente che aveva lo portava allo sprint ad un velocità pazzesca. Credo che con le bici di oggi Cipollini avrebbe toccato 3-4 chilometri orari in più. Con i nuovi telai e le nuove ruote non disperdi energia.

Prima hai detto che gli sprinter attuali sono tutti “sui binari”, però è anche vero che hanno molte più regole da rispettare. Il “fair play” è, come dire, molto imposto…

Vero. Non dico che bisogna fare come negli anni ’60 quando in tanti arrivavano senza numero perché si attaccavano alla maglia, ma un po’ più di libertà ci vorrebbe. Le mani non vanno staccate dal manubrio e va bene, era così anche ai miei tempi, 20 anni fa. Però c’era più spazio per delle furbizie, come tenere un avversario alle transenne, mettergli paura, tenerlo in spazi stretti… E si vedeva chi aveva l’esperienza e la scuola della pista. Oggi invece una volta partito lo sprint devono mantenere la linea. Una regola un po’ estremistica per me.

Hai parlato di “guerra di posizione”: come ti sentivi quando era il momento di allargare il gomito?

Istinto – risponde secco Leoni – negli ultimi 10 chilometri sei come il toro che vede rosso. Non ricordi niente. Il velocista senza treno deve solo difendersi dall’avversario che viene a disturbarti, devi chiudere sulla ruota che hai battezzato. Però era bello. Io vivevo per quei dieci chilometri. Era adrenalina pura. E ancora oggi m’immedesimo nelle volate che vedo.

Come proteggevi quella posizione? Dove guardavi?

Ripeto: istinto. Facevi tutto sul momento. Eri a tre centimetri da quello davanti (gli spazi si restringevano) ma non guardavi davanti. Cercavi di capire dov’eri e chi c’era intorno a te. Per questo la volata non è per tutti. Ce n’è di gente forte e veloce, ma non tutta è adatta per la bagarre.

Si frenava?

Il freno non si toccava – esclama Leoni – In volata ti appoggiavi. Se frenavi perdevi posizioni e poi era un bel dispendio energetico per recuperarle. In quel caso, se non ne perdevi troppe, meglio restare dove eri finito e fare la volata magari dalla quinta, sesta ruota che cercare di risalire. Ma io lo dicevo ai miei avversari: non mi venite dietro perché io non freno!

Tra i battitori liberi come te chi è che ti dava più filo da torcere?

Beh, Abdujaparov era un “cagnaccio”. Ma negli ultimi tempi anche McEwen… caspita se ci sapeva fare! E infatti ha vinto tanto. Un altro davvero tosto era Kirsipuu. Lui era forte perché era capace di prendere molto vento ma di riuscire a fare la volata lo stesso. Molto bravo anche Danny Nelissen: fortissimo ma sfortunato.

Guarnieri-Demare, l’esempio migliore del feeling tra velocista e apripista attuali. Il francese è così coperto da Jacopo che quasi non si vede
Guarnieri-Demare, l’esempio migliore del feeling tra velocista e apripista attuali. Il francese è così coperto da Jacopo che quasi non si vede
La grande rivalità è stata con Cipollini e Mario era da volata lunga. Tu come ti allenavi per batterlo? Puntavi sullo sprint lungo o sugli ultimi 50 metri?

Di testa partivo sempre per batterlo, poi magari non ci riuscivo, ma sin da giovane avevo sempre vinto parecchio allo sprint e quella era la mia mentalità. Mi allenavo anche sulle volate lunghe. Le facevo anche da 250 metri e se serviva le facevo più corte, ma tutto stava a come ci arrivavi. Non era tanto la lunghezza dello sprint a fare la differenza, ma quanto spendevi per arrivarci. Con quante energie arrivavi ai 4-500 metri. A volte non avevi neanche la forza per alzarti sui pedali. In questo contava molto anche il ruolo dell’ultimo uomo.

Cioè?

Lui doveva, e deve, essere bravo a portarlo il più avanti possibile, ma in modo regolare. Senza strappare, perché più lo sprinter arriva regolare alla volata e più va forte. E per questo è molto importante che il pilota conosca bene il suo capitano.

Tra i tuoi tanti successi qual’è quello che ti ha dato più emozione?

La prima tappa del Giro (era il 1992 e Leoni prese la maglia rosa, ndr). Era il sogno da bambino, lo vedevi in tv. Ci misi un paio di giorni a realizzare, sul momento non mi resi bene conto.

Peter il guastatore, scruta il cielo e vive alla giornata

10.05.2021
3 min
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Piove forte su Biella, le previsioni questa volta l’hanno detta giusta e anche i piani dei velocisti rischiano di saltare in aria. I corridori hanno una gran fretta di firmare e tornare sul pullman, per coprirsi meglio, prendere un caffè che li scaldi e per aspettare all’asciutto i minuti che mancano alla partenza. Furtivo come un cecchino e silenzioso come uno che non vuole farsi notare, Peter Sagan attraversa il raduno di partenza con lo sguardo lucidissimo.

Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila
Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila

Il campione slovacco fa buon viso nell’ultima stagione con la Bora-Hansgrohe e mentre c’è chi si guarda intorno per lui, il suo scopo è quello di tornare a vincere. I rapporti con Ralph Denk, il manager della squadra, non sono più dei migliori, al punto che l’altro si è tolto lo sfizio di rilasciare interviste in cui ha detto di non immaginare un futuro per Peter nella sua squadra.

Profezia Viviani

Ieri Viviani è stato piuttosto chiaro: se piove, cambia tutto. Perché gente come Ulissi e come Sagan faranno di tutto per far fuori i velocisti. Ulissi contro Sagan, come l’anno scorso ad Agrigento, anche se laggiù quel giorno c’era il sole.

L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…
L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…

«Tutti se lo aspettano – dice Peter – e allora vediamo come si mette la gara. Io sto bene. Il tempo è brutto per tutti, non mi posso lamentare. Credo che ci sono tante aspettative e per me il tempo non fa differenza. E poi adesso piove, magari all’arrivo migliorerà. Vedremo».

Un anno strano

La sensazione è che Peter abbia deciso di selezionare meglio le tappe cui puntare. Continuerà a buttarsi nelle volate, ma l’idea è quella di andare in caccia di traguardi più duri, come l’anno scorso a Tortoreto.

«Mi sembra ieri che sia finito il Giro 2020 – accenna un sorriso – e siamo di nuovo qui. Sono venuto per vincere qualche tappa e provare a conquistare anche la maglia ciclamino. L’inizio di stagione è stato difficile per il Covid. Ho fatto il massimo per essere pronto alle classiche, ma quando hanno cancellato la Roubaix, ho deciso di prepararmi bene per il Giro ed essere competitivo. La vittoria al Romandia è stata un bel segnale.

Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali
Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali

«L’importante sarà stare bene e vedremo giorno per giorno. Ieri è venuto un quinto posto in una tappa molto veloce, un buon risultato. Non sono un velocista, sono felice perché ho capito che la condizione c’è. E sono felice anche perché non sono caduto o qualcosa di peggio».

Poi si avvia. La tappa è appena partita. Ci sono da fare 190 chilometri fino a Canale e a partire dal chilometro 114 si comincerà a salire. L’aria è frizzante, ci sono 16 gradi. Appuntamento al traguardo, partiamo anche noi.

Il treno accelera e intanto Consonni fa per due

10.05.2021
3 min
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Eppure ieri qualcosa nel treno di Viviani non ha funzionato. Ci sta, alla prima volata e soprattutto con quella curva ai due chilometri e mezzo dalla fine che ha rimescolato parecchi mazzi di carte. Quello della Uae Team Emirates e probabilmente quello della Cofidis. Perché non c’era Sabatini a tirare la volata di Viviani e ha dovuto farlo Consonni? Simone rilegge lo sprint e il suo bilancio è tutto sommato positivo, come quando dal primo esame ti aspetti di capire se sia tutto sbagliato oppure ci sia una base su cui costruire. E la base giusta nella squadra francese finalmente l’hanno trovata. Al punto che se dovessero venire dei buoni risultati, non è più così scontato, come invece è parso a lungo, che la collaborazione con il gruppo Viviani non possa continuare.

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
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Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Che volata è stata la prima a Novara?

E’ stata bella caotica, diciamo. Ci sono state parecchie manovre da assassini, però è normale. Hanno tutti la gamba fresca. Noi siamo stati davanti, ce l’abbiamo fatta, anche se probabilmente ho esagerato. Ho rimontato veramente parecchie posizioni al chilometro ed Elia sicuramente ha sentito questa accelerazione. Però dai, ci siamo, stiamo tutti bene quindi si può solo migliorare.

Come mai non c’era anche Sabatini nel finale?

Per un po’ siamo stati tutti insieme, poi onestamente in quel marasma si è rimescolato tutto. Nel casino dell’ultimo chilometro ci siamo un po’ tutti persi di vista. Dopo l’ultima curva, ho aspettato il chilometro. Ho visto che Elia mi ha preso la ruota e quindi ho fatto questa passata per portarlo al miglior posto in avanti. Insomma, ci sono dei bei velocisti ed è buono e bello essere lì davanti.

Tu come stai?

Ho avuto 2-3 giorni non troppo belli prima di venire qua. Nel senso che è arrivata tutta insieme la stanchezza, probabilmente dovuta anche all’altura e tutto il lavoro che si è accumulato. Così ho mollato, mi sono scaricato un po’ e ora sto bene.

Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
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Siete riusciti a provare un po’ il treno?

In corsa è un’altra cosa. In allenamento è difficile provarlo, perché mancano le dinamiche. Si può provare ad accelerare con calma, però la verità è che nel finale per portare il velocista davanti, fai un bel po’ di volate prima di lanciarlo. Quindi certe cose sono difficili da provare. Però è importante avere affiatamento anche fuori corsa.

Forse Novara con quelle curve non era l’arrivo giusto per debuttare col treno?

Diciamo che qualsiasi arrivo non è adatto (ride, ndr), perché sicuramente sportellate varie ci saranno sempre. Però, dai, ci siamo come squadra. Si prospetta un bel Giro…

Treno in salita, a scuola da Tiralongo

07.01.2021
4 min
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Quando si parla di treno nel ciclismo si pensa subito a quello che prepara lo sprint, con tutta la squadra in fila per lanciare il proprio velocista. C’è chi lavora da lontano, chi ai meno tre, chi entra in azione agli 800 metri e si sposta ai 300 e chi appunto fa lo sprint. Ma il treno, seppur molto più lento, c’è anche in salita. Le squadre degli uomini di classifica sono delle corazzate che hanno non meno di 2-3 scalatori oltre al capitano. Ed altri uomini che sempre in salita possono dire la loro.

Paolo Tiralongo (foto in apertura) è stato uno dei massimi gregari per la salita. In tanti anni di carriera è stato un punto fisso per Contador, Nibali, Aru Uno che di quei treni è stato un vagone molto importante. Sia per i ruoli “nobili”, ultimo o penultimo uomo, sia per fare il “mulo” quando si era lontani dal traguardo.

La trenata di Elissonde per Froome sul Finestre fu violenta e decisiva
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Decide la condizione

«Di solito – spiega Tiralongo – ogni squadra che punta alla classifica ha con sé 2-3 scalatori, anche quattro in alcuni casi a seconda del percorso. Oltre a questi uomini ce ne sono altri due che non sono scalatori, ma che in salita sanno andare forte. In queste squadre non c’è il velocista. O se c’è, lui stesso è consapevole che deve arrangiarsi e che nei finali di tappa la squadra fa quadrato attorno al capitano per proteggerlo».

Rispetto al treno dei velocisti ci sono ruoli meno “prestabiliti”. Negli sprint, soprattutto gli ultimi due sono sempre quelli in quanto servono specifiche attitudini fisiche e capacità funamboliche. In salita il discorso tecnico viene meno e conta di più quello della condizione fisica. E la regola è che chi sta meno bene, chi è meno forte, tira prima.

«Per questo – riprende il siciliano – ci si parla molto in corsa per sapere come si sta. Sul bus vengono assegnati i ruoli, ma appunto possono variare in gara. Inoltre cambia molto l’intensità della trenata: c’è chi tira per 10 chilometri magari lontano dal traguardo e chi ne deve fare 3-4, o anche meno.

«Il ritmo lo decide il capitano, ma il gregario deve essere bravo ad impostare un’andatura giusta. Un’andatura che non tiri il collo al capitano, che in teoria non dovrebbe soffrire proprio perché è il più forte, ma soprattutto che non metta in difficoltà gli altri compagni i quali devono lavorare successivamente. Se esageri dietro si sente, soprattutto nelle uscite dai tornanti si rischia di subire la frustata».

Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Colbrelli, anche un velocista può mettersi a disposizione del capitano in salita
Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Se serve un ritmo regolare anche un velocista può tirare, qui Colbrelli

Alla soglia… per vincere

A questo punto però bisogna fare una distinzione: un conto infatti è tirare per tutta la tappa e lontani dal traguardo e un conto è farlo nel finale di tappa per preparare l’attacco del leader.

«Se si tira per controllare la corsa di solito ci si imposta su un ritmo che è inferiore alla soglia, un medio-alto, e magari si tira per molti chilometri. In un Tour lavoravamo per Contador. Poco dopo il via perdemmo due uomini, così mi ritrovai ad entrare in azione molto prima per sopperire a quella mancanza. Tirai per 70 chilometri, lo feci con un’intensità mai massimale e soprattutto correvamo per controllare la tappa e non per vincerla.

«Se invece si tira per fare risultato nella salita finale cambia tutto. Le trenate si riducono. Ognuno tira in base alle proprie possibilità: 3-4 chilometri ma anche meno se la salita è più breve. In questo caso si va anche oltre la soglia. Imposti un ritmo che puoi tenere per 10′-15′ non di più. Deve essere alto e far male.

«Chi subentra non aumenta il ritmo, ma aumenta la sua intensità. Gli basta passare in testa per imprimere sui pedali quei watt in più che risparmiava stando a ruota. Se poi il capitano gli dice di aumentare questo è un altro conto. Significa che lui sta bene e può fare l’azione. Poi certo, tutto questo su carta, perché bisogna vedere che fanno anche le altre squadre!».

Il treno dell’Astana verso Cervinia al Giro del 2015 al lavoro per Aru
Il treno dell’Astana verso Cervinia al Giro del 2015

Quel treno del 2015

«Avevamo un bel treno nel 2010 alla Tinkoff, con Navarro lavoravamo bene per Contador. Ma credo che il migliore sia stato quello del 2015. In quell’Astana c’erano tanti nomi forti e soprattutto affiatati. Eravamo io, Rosa, Cataldo, Luis Leon Sanchez e Landa. E Zeits che tirava ovunque. Ci scambiavamo spesso i ruoli in base alla condizione. Nella tappa di Cervinia di quel Giro ci avevano assegnato una salita a testa: una Zeits, una a Rosa e una a Cataldo. Mentre io, Sanchez e Landa dovevamo tirare l’ultima scalata, chiaramente con altre intensità. Prima andavamo solo a dare qualche cambio a Cataldo, Rosa e Zeits per farli rifiatare un attimo.

«Nibali di solito aspettava di più per fare l’azione, voleva essere più vicino al traguardo, Aru invece se aveva la gamba partiva prima, come Contador».