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Il ciclismo di Modolo, tra giovani e Giro-E

28.05.2023
5 min
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La carovana del Giro-E è arrivata a Roma ieri, dopo un trasferimento durato due giorni e partito direttamente dalle Tre Cime di Lavaredo. Tra coloro che si trovano a pedalare sulle strade del Giro-E e della corsa rosa c’è Sacha Modolo (foto Instagram in apertura). Il veneto ha chiuso lo scorso anno con il professionismo ed ora assapora un ciclismo differente. 

Modolo ha ricevuto una grande accoglienza sulle Tre Cime di Lavaredo (foto Instagram)
Modolo ha ricevuto una grande accoglienza sulle Tre Cime di Lavaredo (foto Instagram)

Il ciclismo “lento”

«Una delle cose che mi ha colpito di più – attacca Modolo – è rendermi conto finalmente di quanto il pubblico sia appassionato di ciclismo. Mi è capitato di vedere, mentre attraversavamo il Passo Giau dopo la tappa di Val di Zogno, un sacco di gente appostata sui tornanti con il camper. Non lo noti quando sei professionista, certe cose non hai il tempo di vederle. In particolare mi ha colpito una coppia, erano abbastanza anziani, noi passavamo in macchina e loro erano seduti fuori dal camper che leggevano un libro. Fin da quando ero piccolo – continua – ho sempre corso e non sono mai andato sulle strade del Giro d’Italia».

Con il Giro-E ha scoperto un nuovo modo di vivere la bici, qui in mezzo tra Lello Ferrara e Iader Fabbri (foto Instagram)
Con il Giro-E ha scoperto un nuovo modo di vivere la bici, qui insieme a Lello Ferrara (foto Instagram)
Come ti ha fatto sentire?

E’ giusto che i professionisti siano a conoscenza dell’amore che le persone hanno verso i corridori. A volte, magari, prendi sottogamba tutto questo, soprattutto quando sei nella “centrifuga” della corsa. 

Lo hai notato grazie al Giro-E, che esperienza è stata?

Mi sono divertito davvero molto, mi hanno già chiesto se il prossimo anno fossi disponibile a partecipare. Ho detto subito di sì. E pensare che all’inizio non ero sicuro di voler partecipare, ero titubante.

Hai sanato la ferita verso il ciclismo?

Sì, ho trovato un nuovo modo di vivere la bici, con più tranquillità. Il Giro-E mi ha permesso di conoscere tante persone e ciclisti di altre specialità. Mi sono reso conto che la strada è solamente una goccia nel mare del ciclismo. 

Sull’arrivo di Caorle per Modolo ancora un po’ di nostalgia (foto Instagram)
Sull’arrivo di Caorle per Modolo ancora un po’ di nostalgia (foto Instagram)
Quale delle altre discipline ti affascina di più?

Il gravel. Ho avuto modo di correre il campionato italiano l’anno scorso, dove sono arrivato terzo. Ed ho preso parte anche al mondiale in Veneto

E la bici elettrica? Era la prima volta che ci salivi?

Sì, devo ammettere che mi piace. La gente non capisce il grande potenziale di questo mezzo. Permette a tutti di pedalare ovunque, di farti godere della bici e di paesaggi che altrimenti non avresti modo di apprezzare. 

La gente a bordo strada ti riconosce ancora, lo si vede dai social. 

E’ bello e mi fa piacere. L’altro giorno eravamo in hotel a fare il check-in ed il proprietario mi ha guardato un paio di volte e poi mi fa: «Ma tu sei Modolo!». Per qualche anno ancora accadrà, poi forse non succederà più. 

Vedere i pro’ da fuori, invece, che effetto ti ha fatto?

Vista la tappa delle Tre Cime li ho invidiati poco – ridacchia – mentre all’arrivo di Caorle mi ha fatto rosicare un po’. Proprio quella mattina mi avevano fatto notare che ero l’ultimo corridore veneto ad aver vinto una tappa del Giro nella sua Regione. Siccome era nell’aria che Dainese potesse vincere mi hanno chiesto se mi avrebbe dato fastidio. Ho risposto di no, assolutamente, è giusto che si vada avanti. Sono molto contento per “Daino” e la sera gli ho scritto i complimenti. 

L’ex pro’ veneto ha corso il Giro-E con il team Trenitalia (foto Instagram)
L’ex pro’ veneto ha corso il Giro-E con il team Trenitalia (foto Instagram)
Della volata cosa ti manca? 

L’adrenalina di quei 20 secondi dove scaricavo tutta la rabbia che avevo in corpo. Guardando da fuori mi rendo conto di quanto siano funambolici i ciclisti, sono emozioni che non nient’altro mi potrà dare. 

Intanto hai trovato il modo di restare nell’ambiente, abbiamo visto che segui anche un ragazzo, e di recente ha vinto. 

Si chiama Alessandro Borgo, uno junior (della Work Service, ndr). E’ un’emozione diversa, molto bella anche questa. Da qualche mese ho iniziato a collaborare con Mori e Piccioli, i procuratori che mi seguivano da corridore.

Da qualche mese segue Alessandro Borgo, junior della Work Service, settimana scorsa è arrivata la prima vittoria
Da qualche mese segue Alessandro Borgo, junior della Work Service, settimana scorsa è arrivata la prima vittoria
Ci avevi detto di voler lavorare con i giovani.

Sì, vorrei seguirli e dare loro quello che io non avevo quando ero junior. Ormai è una categoria fondamentale e mi sono reso conto che spesso sono soli. Il progetto è quello di seguire dei ragazzi della mia zona e creare uno staff o comunque una rete di persone che li seguano. Vi faccio un esempio.

Vai!

Borgo si era fatto male ad un ginocchio e doveva andare da un fisioterapista per farsi vedere. Non riusciva a trovare alcun appuntamento, così io mi sono messo in moto e gli ho trovato qualcuno. 

Quando pochi giorni dopo ha vinto, che cosa hai provato?

E’ stato molto bello, averlo aiutato a superare un ostacolo per poi vincere mi ha emozionato. Io ho tanta esperienza nel mondo del ciclismo, ma non voglio fare io per primo, potrei, ma ci sono dei professionisti ed è giusto che ognuno faccia il suo lavoro. A me piace coordinare, mi viene bene, me lo ha fatto notare anche RCS al Giro-E e sono stati contenti. Tanto da invitarmi di nuovo.

Gambe e tattica, Buitrago succede a Nibali

26.05.2023
5 min
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TRE CIME DI LAVAREDO – La vittoria di Santiago Buitrago sotto le Tre Cime probabilmente è figlia della delusione di ieri. In Valle di Zoldo il colombiano della Bahrain-Victorious avrebbe voluto fare meglio. Molto meglio. Quella era una delle frazioni che aveva cerchiato in rosso.

Ma il Giro d’Italia è così. Un giorno stai bene e uno paghi. Succede agli uomini di classifica, figuriamoci ad un ragazzo di neanche 24 anni.

Questa mattina quando la fuga è andata, lui era sempre guardingo. Non si era mai mosso prima. Poi sono state la gambe e le prime pendenze dolomitiche a mettere in chiaro le cose. A quel punto la Ineos-Grenadiers ha lasciato fare e “Santi” si è potuto mettere comodo.

Spesso il colombiano è stato “messo in mezzo”: gli oneri di chi è il più forte. Usare una buona tattica è stato vitale
Spesso il colombiano è stato “messo in mezzo”: gli oneri di chi è il più forte. Usare una buona tattica è stato vitale

Una fuga difficile

Comodo per modo di dire. La sua esuberanza poteva essere il rivale numero uno. E anche i compagni di fuga, avversari insidiosi.

Per tutta la tappa il suo direttore Franco Pellizotti gli ha dovuto dire di non perdere mai di vista la testa della corsa, che poteva essere pericoloso, ma anche di non tirare sempre lui. Cosa non scontata, quasi un ruolo che ti casca addosso quando chi è in fuga con te sa che sei il più forte.

Gestire la fuga di oggi non è stato semplice dunque per Buitrago e anche per la sua squadra. Proprio perché era il più forte, molti facevano affidamento su di lui per l’impulso della fuga. E questa cosa in corsa i suoi compagni di attacco gliel’hanno fatta pesare.

«Tanti corridori – ha detto Buitrago – mi hanno detto che dovevo tirare io perché ero quello più vicino in classifica. Ma io volevo giocarmi diversamente le mie carte. E poi pensavo alla tappa. Volevano che chiudessi sempre io e per questo non volevo una gara aperta. Avrei dovuto fare tanti scatti».

«Ma in questo Pellizotti mi ha aiutato molto. Soprattutto nel finale, quando Gee ha attaccato prima della spianata, mi ha detto di stare tranquillo. Io però lo vedevo. Era lì a trenta metri. Franco mi ha detto di non scattare. Solo ai 1.500 metri mi ha detto di dare tutto. E così ho fatto». 

Nibali ha premiato Buitrago. Lo Squalo aveva vinto quassù 10 anni fa, quando Santi aveva appena 13 anni e sognava di diventare un pro’
Nibali ha premiato Buitrago. Lo Squalo aveva vinto quassù 10 anni fa, quando Santi aveva appena 13 anni e sognava di diventare un pro’

Nel ricordo di Nibali

«Vincere sulle Tre Cime, una delle salite più importanti di questo Giro, per di più da solo, è stata una vera emozione. Mi ricordavo quando aveva vinto Nibali quassù, con la neve. Io ero un bambino e oggi mi ha premiato lui. Alle sue spalle c’erano tanti colombiani: Betancur, Uran, Duarte».

In sala stampa, dalla mascherina che Rcs Sport ha imposto dopo i tanti casi di Covid, di Buitrago si scorgono solo gli occhi. E come spesso accade nei colombiani lo sguardo è sempre velato da un filo di nostalgia.

«Il sacrifico più grande per me è stare lontano dalla mia famiglia – spiega Santi – perché è vero che ad Andorra, dove vivo quando sono in Europa, ho molti amici, ma non è la stessa cosa che stare a casa. Sono qui da gennaio. Non è facile.

«Oggi però sono contento, perché il mio Giro sin qui era stato un po’ grigio». 

Pellizzotti sfinito

Franco Pellizzotti completa il giro attorno al Rifugio Auronzo e va a parcheggiare la sua ammiraglia, un anello obbligato che fa incolonnare le auto già per il ritorno a valle a fine tappa. E’ lui che ha seguito ogni metro di Buitrago. 

«Sono sfinito – racconta Pellizotti – in pratica mi sono diviso fra Buitrago in testa e Milan in coda al gruppo. Oggi per Jonathan era molto dura». Ma certo a dominare è il sorriso. 

«La vittoria di Santi? Alla grande. Si è preso la tappa più bella di questo Giro. Quando lo affiancavo gli dicevo di gestirsi, perché io conosco molto bene questa scalata e so che sono tre chilometri e mezzo terribili. Interminabili.

«Gli ho detto di prendere Gee come punto di riferimento, ma non di chiudere subito su di lui. Ed è stato bravissimo ad eseguire il tutto».

Buitrago (classe 1999) conquista la tappa delle Tre Cime. La dedica è per la famiglia. «E per tutti coloro che sanno dei miei sacrifici»
Buitrago (classe 1999) conquista la tappa delle Tre Cime. La dedica è per la famiglia. «E per tutti coloro che sanno dei miei sacrifici»

Classifica in futuro?

Ieri Buitrago è rimasto fuori dalla fuga ed era deluso. Oggi si è voluto rifare. «Ieri era più teso – confida Pellizzotti – oggi più tranquillo. Sapeva di avere una buona condizione. Dopo la vittoria dell’anno scorso a Lavarone ci aspettavamo, e soprattutto lui si aspettava, di ripetersi e oggi ha vinto una tappa splendida. Perché qua vincono in pochi».

«Mentre per la classifica abbiamo voluto testarci. Santiago è un ragazzo giovane, non dobbiamo guardare gli altri giovani che vanno già forte, lui deve crescere… e sta crescendo. Noi non gli mettiamo pressione. Lo aspettiamo… basta che ci creda lui».

«La classifica – replica Buitrago – arriverà quando imparerò a gestire le tre settimane, quando saprò andare forte a crono e in pianura… Ma un giorno arriverà qual momento».

Altro passo verso il quarto posto: le Tre Cime di Caruso

26.05.2023
5 min
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TRE CIME DI LAVAREDO – Prima la pioggia, poi il sole e il caldo, finché di colpo sul traguardo si è abbassata una nuova aria gelida e la temperatura è scesa a dieci gradi. Buitrago ha vinto la tappa, davanti a Gee e Cort Nielsen. Roglic ha trovato la grinta per saltare Thomas sulla riga. Dopo di loro Almeida e, insieme a lui, sul traguardo è passato anche Damiano Caruso, stanco ma non sfinito. Ha la faccia nerissima per il freddo e l’acqua presi in abbondanza sul Passo Tre Croci e così la prima cosa che fa è infilarsi nel giubbino felpato con l’asciugamano attorno al collo.

Alla partenza da Longarone, Caruso era di buon uomore: consapevole di stare bene
Alla partenza da Longarone, Caruso era di buon uomore: consapevole di stare bene

Obiettivo quarto posto

Dunbar si è staccato proprio nel finale, il siciliano ha retto bene e si è ripreso il quarto posto in classifica generale. Manca la crono di domani, poi potrà dire di essere il primo alle spalle del podio dei più forti.

«L’avevo detto – racconta – non mi arrendo. Sapevo che il discorso podio fosse pressoché chiuso, però il quarto posto non lo regalo (Damiano ha ora 42 secondi di vantaggio su Dunbar, ndr) perché, comunque sia, per me e anche per gli italiani è un buon risultato. Insomma, questa è stata una giornata più che soddisfacente per il mio team. Domani andiamo a fare l’ultima cronoscalata e sarà sicuramente un’altra bellissima gara, con un finale incerto tra i primi tre. Io spero di definire il mio piazzamento…».

De Plus e Arensman hanno fatto un ritmo che Caruso ha definito «bastardo» e ha impedito gli scatti
De Plus e Arensman hanno fatto un ritmo che Caruso ha definito «bastardo» e ha impedito gli scatti

Il ritmo bastardo

Mentre davanti gli uomini della Ineos Grenadiers scandivano il ritmo più adatto per Thomas, Caruso ha preso il suo passo e l’ha portato fino al leggendario traguardo del Giro.

«Onestamente il Giau non è stato affrontato con un grandissimo ritmo – ammette – ma quest’ultima salita sicuramente è stata sufficiente per portarci tutti al limite. Oltre alle pendenze, qui la quota fa il suo gioco e quindi alla fine è venuto uno spettacolo totale. Davanti per gli uomini in fuga e dietro per quelli di classifica.

«Uno vorrebbe provare ad attaccare, ma quando c’hai un Arensman e un De Plus che tirano a un ritmo così bastardo, dove vai? E se loro già tirano a 6,5 watt/chilo, cosa ti vuoi inventare? E’ impossibile fare la differenza, è già tanto se non ti staccano. Forse per questo viene penalizzato lo spettacolo, ma fa parte del gioco. Conosciamo questi squadroni…».

Al livello del 2021

E’ un Caruso più che buono, difficile dire se al livello di quello che nel 2021 arrivò secondo alle spalle di Bernal e riuscì a vincere una tappa. Di certo però il campo partenti di questo Giro parrebbe avere una superiore consistenza.

«Sull’ultima salita – ricorda – avevo buone sensazioni, poi hanno cominciato a forzare. Quando è partito Roglic, chiaramente non potevo seguirlo. Però mi sono detto: “Il mio passo è buono, continuo così e forse riesco a ritornare sotto”. Infatti dopo un po’ mi sono girato e ho visto che dietro si era fatto il vuoto. Quest’anno mi sembra che il parterre sia stato di primo’ordine. Davanti a me, ma anche alle spalle ci sono tutti ottimi corridori. Quindi vi dirò: se confermato, il quarto posto mi soddisferebbe molto».

Caruso ha tagliato il traguardo alle Tre Cime in 7ª posizione, assieme ad Almeida
Caruso ha tagliato il traguardo alle Tre Cime in 7ª posizione, assieme ad Almeida

Pronto per la… spiaggia

Infine, prima che riprenda la via di valle per raggiungere il pullman parcheggiato poco sopra il lago di Misurina, gli chiediamo qualcosa su come finirà il Giro d’Italia.

«Dipende come andrà domani – dice – perché qualcuno può ancora pagare lo sforzo di oggi. Però Thomas, mi sembra abbastanza in controllo. Oggi sono proprio contento per la nostra squadra e per tutto il Giro della Bahrain Victorious. Volevamo piazzare uno dei nostri in fuga e Buitrago è stato veramente bravo, perché non era facile. Alla fine questa era la tappa per lui. Da buon colombiano, a queste altitudini ci va a nozze, sono felicissimo per il ragazzo e per la squadra.

«Penso che per noi siano state tre settimane ampiamente positive. Anche le mie sensazioni sono andate in crescendo. Sono praticamente pronto per andarmene al mare. Non vedo l’ora di tornarmene a casa mia…».

komoot si conferma Official Route Planner del Giro

08.05.2023
3 min
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Per il secondo anno consecutivo komoot è Official Route Planner del Giro d’Italia. E sono ben due le raccolte di percorsi create per l’occasione e messe a disposizione di oltre trenta milioni di utenti in tutto il mondo. Gli appassionati di ciclismo non solo potranno salvare le tappe ufficiali della gara e utilizzarle per la navigazione, ma anche trovare ispirazione grazie a una selezione di percorsi cicloturistici nelle regioni che ospitano il Giro: il modo migliore per scoprire le bellezze italiane e vivere lo spirito della gara. 

Non a caso il Giro rappresenta un’occasione unica per vivere il legame profondo che unisce il ciclismo alla cultura popolare in Italia, lungo un percorso a tappe che attraversa tutta la penisola abbracciando la sua grande diversità storica, enogastronomica e paesaggistica. Dalle maestose Tre Cime di Lavaredo alla splendida Costiera Amalfitana, fino ai castelli della Valle d’Aosta: su komoot gli appassionati di ciclismo potranno trovare ispirazione per le loro avventure in bici esplorando i percorsi creati dai tecnici di RCS Sport, la società organizzatrice del Giro d’Italia. Ciascun percorso potrà essere scaricato sul telefono per la navigazione offline oppure sincronizzato con un dispositivo Gps e gli utenti potranno modificarne il punto di partenza e di arrivo a proprio piacimento. 

komoot sarà l’unica piattaforma sulla quale trovare i percorsi del Giro d’Italia 2023
komoot sarà l’unica piattaforma sulla quale trovare i percorsi del Giro d’Italia 2023

Tutte le tappe, metro per metro

In aggiunta alla proposta cicloturistica, RCS Sport ha creato una raccolta contenente le 21 tappe ufficiali del Giro d’Italia per consentire agli appassionati di seguire la gara nei minimi dettagli. Conosciuto per la propria interattività e facilità di utilizzo, komoot è l’unica piattaforma digitale che permette agli utenti di consultare il percorso di ciascuna tappa: i fan del Giro avranno così la possibilità di analizzare metro per metro la strada che i corridori affronteranno ogni giorno, dagli arrivi in volata alle salite che decideranno l’assegnazione della maglia rosa. Anche in questo caso ciascun percorso potrà essere scaricato sul proprio telefono per la navigazione offline oppure sincronizzato con un dispositivo Gps. Gli appassionati più sfegatati potranno così ripercorrere personalmente il tracciato affrontato dal gruppo dei corridori oppure ri-pianificare a piacimento le tappe ufficiali per avere un assaggio del Giro d’Italia. 

Per il secondo anno consecutivo komoot e la corsa rosa lavoreranno l’uno accanto all’altro
Per il secondo anno consecutivo komoot e la corsa rosa lavoreranno l’uno accanto all’altro

«La nostra collaborazione con il Giro d’Italia – ha dichiarato Andrea Girlanda, il Community Manager di komoot per l’Italia – dimostra chiaramente che komoot è la piattaforma digitale leader per trovare ispirazione e proposte di percorsi ciclistici di qualità. Siamo orgogliosi di collaborare con RCS Sport e di condividere i loro itinerari ciclo turistici, ma anche di regalare ai fan di ciclismo un’opportunità unica per studiare il percorso che renderà questa edizione del Giro a dir poco indimenticabile». 

Komoot

Consorzio Auronzo Tre Cime, casa del grande ciclismo

08.04.2023
5 min
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Un luogo mitico, reso famoso oltre che da una lunga storia alpinistica, anche dalle imprese di ciclisti di tutte le generazioni. Le Tre Cime di Lavaredo (in apertura illuminate di rosa a 100 giorni dall’arrivo del Giro d’Italia 2023) sono il simbolo Dolomiti Patrimonio UNESCO. Grazie alle sue tre punte, la sua immagine viene riconosciuta in tutto il mondo. In sella alla propria bicicletta, pedalata dopo pedalata si può arrivare al loro cospetto immergendosi in uno stato di ammirazione e appagamento dopo la fatica fatta.

Quassù, nei dintorni di Auronzo e Misurina, il cicloturismo è di casa, dalla strada alla Mtb al gravel, i sentieri si districano tra boschi e rocce, tra flora e fauna. L’aria pulita e i panorami sono due delle peculiarità che accompagnano ogni ciclista che decide di pedalare in questi luoghi. Scopriamo il Consorzio Auronzo Tre Cime attraverso le parole del suo Presidente, Paolo Pais De Libera

I panorami mozzafiato e le bellezze della natura costellano questi luoghi
I panorami mozzafiato e le bellezze della natura costellano questi luoghi
Cosa trova un cicloturista che viene a visitare le Tre Cime di Lavaredo?

Un cicloturista che viene dalle nostre parti trova sicuramente un ambiente diverso da quelle che sono le ciclabili più facili. Abbiamo anche noi i tratti adatti a tutti in bassa quota, ma le nostre montagne permettono ai cicloturisti di avventurarsi in sfide e percorsi motivanti. Ci vuole gamba o una buona bici elettrica. Un ciclismo da guadagnarsela, ma che rappresenta la vera anima di questo sport. 

Quanto è importante il cicloturismo per voi?

Innanzitutto il cicloturismo è molto importante per noi, diciamo che con la fine della precedente amministrazione si erano interrotti i rapporti con Massimo Panighel, l’organizzatore della 3Epic. Con i rapporti si interruppero anche tutti gli investimenti di quelle che erano le piste ciclabili e di conseguenza sul cicloturismo. C’erano progetti già finanziati che mancavano solo di essere attuati. La nuova amministrazione ha riallacciato i contatti e ha quindi rimesso in moto la macchina organizzativa che Panighel dirige in maniera impeccabile.

Il cicloturismo vanta una serie di percorsi permanenti e guidati
Il cicloturismo vanta una serie di percorsi permanenti e guidati
La 3Epic segna l’inizio della vostra stagione estiva…

E’ ripartito un po’ tutto e di conseguenza si ricomincia. Il Covid ha cambiato in parte anche il modo di intendere le competizioni e i raduni. Per la 3Epic, Massimo ha deciso di fare un format un po’ diverso facendo dei raduni. Uno la settimana prima del Giro d’Italia, che porterà da Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo, il 21 maggio. E poi quello successivo al Giro, il 2-3-4 giugno con quella che sarà la circumnavigazione delle Tre Cime con un giro più ampio arrivando fino a Cortina dove il mondo bike è molto sviluppato. 

Quali sono le ciclovie presenti nel vostro territorio?

Contiamo a breve di avere un collegamento sia con la ciclabile Cortina-Dobbiaco, sia con la ciclabile che parte da Cortina e arriva fino a Venezia. Questo è quello che speriamo di realizzare a brevissimo tempo. Si parla già per il collegamento con Dobbiaco per il 2024/25. Le notizie sono sicuramente confortanti. 

Quelle già presenti?

Per il momento ci godiamo la nostra ciclabile Auronzo-Misurina che è molto bella e adatta un po’ a tutti, soprattutto a bassa quota dove non ci sono grandi dislivelli e di conseguenza adatta anche alle famiglie. Con tratti nel bosco meravigliosi. E poi ovviamente il tratto porta a Misurina, quello più impegnativo e riservato a chi ha un po’ più di dimestichezza con la bici e allenamento. 

Un luogo magico che ospita ogni anno moltissimi sport e discipline
Un luogo magico che ospita ogni anno moltissimi sport e discipline
Quali sono le vostre iniziative permanenti per le due ruote?

Noi come Consorzio abbiamo una rete di percorsi guidati. Abbiamo un sito dedicato dove ci sono tutti i percorsi disponibili in zona. 

Quanto puntate sul cicloturismo per il futuro?

E’ un aspetto su cui vogliamo puntare e punteremo sempre di più. Complici i collegamenti che verrano fatti negli anni a venire. I gruppi che arrivano sono in aumento ma contiamo di incrementare sempre di più il loro numero con l’avvento delle ciclabili. Il dislivello è impegnativo quindi non è proprio un ciclismo alla portata di tutti come per esempio quello che riguarda l’Alto Adige ma sarà allo stesso modo e perché no più divertente e stimolante. 

Quali sono le discipline che vanno per la maggiore nel vostro territorio?

Il nostro Consorzio è molto forte du Mtb e gravel per quanto riguarda i percorsi immersi nella natura. Con tutto un contesto dedicato in continua espansione. Qualcuno sempre percorribile a bassa e alta quota e qualcuno che segue un po’ la stagionalità del turismo. 

E la strada?

Per la strada il discorso non ha bisogno di spiegazioni. Le Tre Cime di Lavaredo sono un’icona grazie ai passaggi del Giro. E questo ci garantisce un certo numero di ciclisti costante sulle nostre strade. 

Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro nel 2013
Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro nel 2013
Stanno crescendo i numeri di affluenza presso il vostro Consorzio?

Abbiamo avuto una crescita esponenziale fin quando c’è stata la 3Epic. L’apporto che generava questa manifestazione era determinante e restituiva un riscontro anche pubblicitario per il nostro territorio. Ora va un po’ tutto ripreso per mano. 

Il 26 maggio torna l’arrivo di tappa sulle Tre Cime…

Le Tre Cime non hanno bisogno di presentazioni. Rimangono una delle salite più impegnative e iconiche del Giro d’Italia. Siamo estremamente felici che la corsa torni qua perché l’ultima volta che l’ha fatto è stata nel 2013 con la vittoria epica di NIbali sotto la fitta nevicata. Speriamo che il 26 maggio ci sia il sole e venga sempre più gente a seguire il grande ciclismo fin quassù. 

Quanto è importante per voi il passaggio del Giro d’Italia?

I tapponi dolomitici creano e generano un ritorno massiccio sia a livello mediatico che di interesse. A volte vedendola in Tv ci si ricorda di questa grande salita che tutti conoscono ma che in molti magari non hanno mai fatto. Grazie al Giro questo desiderio di emulazione si genera e noi siamo pronti ad accoglierli. 

ConsorzioAuronzoTreCime

Birra San Gabriel partner degli eventi 3Epic

28.03.2023
3 min
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Ritornano alla grande gli eventi 3Epic, con ben due manifestazioni che attenderanno i ciclisti e le loro biciclette sulle mitiche strade dolomitiche attorno alle Tre Cime di Lavaredo. Due appuntamenti in calendario a cavallo della tappa, o meglio del tappone del Giro d’Italia 2023 che venerdì 26 maggio condurrà il gruppo da Longarone fino al Rifugio Auronzo sulle Tre Cime di Lavaredo. Una frazione durissima, e tutta da seguire, che per 183 chilometri vedrà i corridori scalare in sequenza, e prima dell’arrivo sulle Tre Cime, i passi Campolongo, Valparola, Giau e Tre Croci…

Si inizierà domenica 21 maggio con la “3Cime Bike day” – From the Lake to the Sky”, con partenza dalla deliziosa Auronzo di Cadore, nei pressi del Lago Santa Caterina, ed arrivo al Rifugio Auronzo sulle Tre Cime, lungo un percorso di 32 chilometri. Ci sarà un solo avversario da battere… e sarà Google Maps. Impostando il percorso in modalità bike, il tempo che si dovrebbe impiegare è di 3 ore e 32 minuti!

Il secondo appuntamento 3Epic, fissato nel weekend del 2-4 giugno, in coincidenza con la giornata mondiale della bicicletta, è invece con il “Grand Tour delle Tre Cime”: due i percorsi cicloturistici in programma da poter pedalare con bici da strada, in Mtb oppure con la gravel per così godere al massimo la bellezza e lo spettacolo di questo meraviglioso angolo di dolomiti bellunesi.

Per l’evento “3Cime Bike Day”, in programma il 21 maggio, la promo iscrizioni (appena 25 euro) scade il 30 aprile.

Gabriele Tonon, il fondatore del Birrificio San Gabriel
Gabriele Tonon, il fondatore del Birrificio San Gabriel

Birra & ciclismo

E più ci si avvicina all’evento, più cresce l’interesse di brand ed aziende, di settore e non, nel voler affiancare i due appuntamenti targati 3Epic. Fra questi, il birrificio artigianale San Gabriel, partner delle manifestazioni

La storia di San Gabriel nasce nel 1997 a Busco di Ponte di Piave (la provincia è quella di Treviso) per iniziativa di Gabriele Tonon, deciso ad investire sulla sua grande passione per la birra unitamente alla profonda conoscenza dei prodotti tipici del territorio tra i fiumi Piave e il Sile. La produzione San Gabriel ebbe inizio in un’antica villa a ridosso dell’antica Abbazia Benedettina dove già nel medioevo si preparavano le bevande medicate (tra cui la birra), e dalle quali il Birrificio Agricolo San Gabriel ha preso spunto per l’ideazione delle proprie ricette, continuando così, idealmente, l’attività brassicola dei Monaci.

San Gabriel, le birre venete che affiancheranno gli eventi di 3Epic
San Gabriel, le birre venete che affiancheranno gli eventi di 3Epic

Nel corso di oltre 20 anni, San Gabriel ha saputo distinguersi nel rinnovato panorama dei birrifici artigianali italiani puntando sulla qualità, attraverso la scrupolosa attenzione alle tecniche produttive dei maestri bavaresi, e sulla costante ricerca di materie prime autoctone. Oggi San Gabriel – già partner di RCS Sport per quanto riguarda il Giro-E – è una realtà con una capacità produttiva di quasi un milione di litri/anno, con più di 10 linee di prodotto, una distribuzione ramificata sia in Italia che all’estero, e con numerosi riconoscimenti di qualità ottenuti nel contesto di prestigiose fiere internazionali di settore.

3Epic

San Gabriel

Con il Giro d’Italia ad Auronzo di Cadore, torna la 3Epic!

13.03.2023
4 min
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Il Giro d’Italia non è solo la corsa alla maglia rosa. Il “nostro” Giro porta con sé tante esperienze alcune quasi magiche, come gli eventi collaterali legati alla bici, allo sport, al territorio e il ritorno della 3Epic è uno di questi.

Massimo Panighel è un po’ il collettore di questi eventi a margine della 19ª tappa Longarone-Tre Cime di Lavaredo (Rifugio Auronzo). Come avrete notato abbiamo detto eventi, al plurale. Infatti la 3Epic, ex prova iridata marathon nella mountain bike, torna in doppia veste.

From the Lake to the Sky

Scopriamo dunque queste vesti. Non più l’agonismo in primis, ma il pedalare. La bellezza del viaggio, della scoperta del territorio, tra l’altro un territorio di pregio paesaggistico unico, come quello della Valle di Auronzo e delle Tre Cime di Lavaredo, Patrimonio dell’Uncesco.

«Il Giro d’Italia – spiega Panighel – arriva alle Tre Cime il 26 maggio, ma noi inizieremo prima. Il 21 maggio ci sarà la Tre Cime Bike Day – From the Lake to the Sky. Una giornata di puro ciclismo, nella splendida Valle di Auronzo. Si tratta di una sfida diversa, personale con sé stessi, con gli amici e con GoogleMap.

«Il noto programma di navigazione infatti è il vero avversario. GoogleMap dice che da Auronzo alle Tre Cime in bici servono 3 ore e 32′. Ebbene per “vincere” bisogna arrivare entro questo tempo».

Chiaramente si tratta di un time molto ampio che consente di prendersela comoda e di vivere il territorio, osservare, fermarsi a fare delle foto.

Il traffico sarà aperto fino a Misurina, dopodiché la scalata, la parte più iconica, sarà a traffico chiuso. Questo evento si chiama “From the Lake to the Sky” (dal Lago di Auronzo al cielo delle Tre Cime, ndr).

Gran Tour delle Tre Cime

Passato il Giro d’Italia, su Auronzo e la sua valle i riflettori di certo non si abbasseranno, anzi… Ecco un’altra grande novità, se vogliamo ancora più avventurosa, il Gran Tour delle Tre Cime.

«Questo – va avanti Panighel – è davvero il simbolo dell’avventura e del pedalare in modo diverso. Il Gran Tour propone due grandi anelli intorno alle Tre Cime. Un anello è offroad, mtb o bici gravel. Si va nel cuore delle Dolomiti. S’intersecano Misurina, la Val Fiscalina, il Comelico e chiaramente la Valle di Auronzo, sede di partenza e di arrivo».

«Anche l’anello su strada parte da Auronzo. Procede verso Misurina, Passo Tre Croci, Cortina e il Passo Cimabanche che porta in Val Pusteria. A quel punto si svolta a destra e ci sposta nel Comelico attraverso il Passo Monte Croce. Ma il clou sarà la panoramica del Comelico che s’imbocca da Padola. Infine si rientra ad Auronzo passando per Danta e il Passo Sant’Antonio tra abetaie verdissime, secolari e con davvero una scarsa antropizzazione». 

Entrambi gli anelli prevedono 2.900 metri di dislivello: quello offroad è leggermente più corto, 134 chilometri contro i 141 di quello su strada.

«Per affrontare questi loop è necessario avere un dispositivo Gps, sia esso un computerino specifico o un comunissimo smartphone. Niente frecce, tutta avventura. Anche questo aspetto è un mettersi in gioco, sperimentare cose nuove».

Info preziose

Per completare questi anelli, ed anche questo è un approccio diverso all’evento cicloturistico, si ha a disposizione l’intero week-end 2-4 giugno. «Pedalare anziché competere», ribadisce Panighel.

Fino al 30 aprile, le iscrizioni per la From the Lake to the Sky costano euro 25 euro, mentre quelle per il Gran Tour delle Cime costano 30 euro. Entrambe poi subiranno un sovrapprezzo. Oltre a tutti i servizi ci saranno anche un pacco gara prezioso e una medaglia di finisher.

3Epic

I giorni dello Squalo / Giro d’Italia 2013, la prima rosa

28.08.2022
7 min
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Mancano 20 chilometri all’arrivo delle Tre Cime di Lavaredo, quando radio corsa gracchia che sulla salita finale ha iniziato a nevicare. I corridori del Giro vengono scossi da un brivido, ai giornalisti in sala stampa viene detto che dovranno stringere i tempi, perché vista la quantità della precipitazione, non si garantirà a lungo l’apertura della strada per la discesa.

«Quel giorno – racconta Valerio Agnoli – resta l’emblema della cattiveria di Vincenzo in bici. Avevamo gestito ogni cosa in modo perfetto con Tiralongo e un giovane come Aru, che già allora mostrava una determinazione non comune, tanto da arrivare quinto. Mi emozionai anch’io, quando arrivai in cima, quasi 7 minuti dopo Nibali. Il capitano che vince ti ripaga della fatica. Quando l’ho visto, si capiva che fosse felice, anche se da fuori non sempre lo lascia vedere. Ma “Vince” è fatto così. Non si accontenta mai, ha la vittoria cucita addosso».

Si va verso le Tre Cime, Agnoli e Aru in testa al gruppo: sulla salita nevica già
Si va verso le Tre Cime, Agnoli e Aru in testa al gruppo: sulla salita nevica già

Spauracchio Wiggins

E’ il Giro d’Italia del 2013, partito da Napoli sembra un secolo prima. Nibali ha già vinto la Vuelta del 2010, nel 2011 è arrivato terzo al Giro, anche se per la squalifica di Contador le statistiche annotano il suo secondo posto e la vittoria di Scarponi. Nel 2012 è andato al Tour, conquistando il podio alle spalle di Wiggins e Froome. E nel 2013, passato nel frattempo all’Astana, punta deciso sul Giro. In ammiraglia c’è Giuseppe Martinelli, che maglie rosa ne ha vinte in abbondanza, con Pantani, Garzelli, Simoni e Cunego e sa come si fa.

Tra i favoriti, spicca lo spauracchio Wiggins. Il britannico, che l’anno prima oltre alla maglia gialla ha vinto le Olimpiadi della crono nella sua Londra, non fa mistero di volere la maglia rosa. Ma il Giro e le salite italiane sono un’altra cosa. Se ne è accorto al Giro del Trentino, dove innervosito proprio da un attacco di Nibali, ha scagliato la bici contro una parete rocciosa, per un problema tecnico che gli ha impedito di inseguirlo.

E’ un Giro ferito. Nel giorno che precede l’impresa delle Tre Cime, proprio la neve ha fermato la corsa, guadagnando ai corridori un riposo inatteso, durante il quale la positività di Danilo Di Luca ha rischiato di affossare il bello di una corsa fino a quel punto super avvincente. Per questo Nibali ha sulle spalle il peso del pronostico, quello della neve che cade copiosa e quello del ciclismo italiano ancora una volta messo sotto accusa.

Il diluvio di Pescara

Agnoli ricorda. Per lui, che nel 2013 ha 28 anni ed è già professionista da 9 stagioni, la maglia rosa è un’esperienza già vissuta con Basso al Giro del 2010, quello della vittoria di Nibali nella tappa di Asolo e della lunga rincorsa dopo la fuga dell’Aquila.

Caduto nella pioggia di Pescara, Wiggins capì subito che sarebbe stato un Giro… inospitale
Caduto nella pioggia di Pescara, Wiggins capì subito che sarebbe stato un Giro… inospitale

«Wiggins – dice – lo avevamo già incontrato al Trentino e quel nervosismo era stato un segnale che avevamo captato chiaramente. Con un direttore come Martinelli, la gestione della squadra ne tenne sicuramente conto. Sapevamo ad esempio che Bradley soffriva le giornate di pioggia. Per questo quando il mattino della tappa di Pescara aprimmo la finestra (era la 7ª tappa, San Salvo-Pescara di 177 chilometri, ndr), immagino che lui si sia disperato, invece Vincenzo rideva. In quelle situazioni lui si gasava e chi invece gli correva contro, aveva il terrore addosso. Pescara fu un tassello importante, perché il Giro si vince tappa dopo tappa.

«Quel giorno “Vince” bucò. Mi guardo e mi chiese: “E adesso che facciamo?”. Mi fermai e gli diedi la ruota. Il mio compito in quei Giri non era cercare soddisfazioni personali, ma stargli accanto, corrergli addosso perché stesse lontano dai pericoli. Era stato lo stesso tre anni prima con Basso. Gli diedi la ruota e lo vidi andare via…».

Nella crono di Saltara, Nibali conquista la maglia rosa
Nella crono di Saltara, Nibali conquista la maglia rosa

La crono e la rosa

Pescara fu decisiva soprattutto a livello nervoso. L’indomani, si pensava infatti che la crono di Saltara avrebbe permesso a Wiggins di ammazzare gli scalatori. Percorso impegnativo di 54,8 chilometri, non una passeggiata: ideale per il campione che sulla crono aveva costruito la vittoria al Tour dell’anno prima. Solo che invece di arrivarci con lo stesso tempo di Nibali, quel 1’24” lasciato a Pescara continuava a ticchettargli nella testa.

«La sera prima della crono – sorride Agnoli – cercavo di scherzare per sdrammatizzare un po’. Certo, se vai ad analizzare i numeri e le statistiche, eravamo spacciati. Ma “Vince” stava bene e quel giorno è partito molto più cattivo del solito. La crono la vinse Dowsett, “Wiggo” arrivò secondo. Ma Nibali gli arrivò ad appena 11” e si prese la maglia rosa. Giorno indimenticabile. Capimmo che Wiggins non sarebbe rimasto a lungo un problema, anche se il Giro era ancora lungo».

La cronoscalata di Polsa è un momento decisivo: rivali respinti decisamente
La cronoscalata di Polsa è un momento decisivo: rivali respinti decisamente

Un uomo semplice

E’ il Giro di Uran che mette fuori il naso. Di Wiggins che sull’orlo di una crisi di nervi non riparte al mattino della 13ª tappa. Di Visconti che risorge dai suoi problemi e conquista prima il Galibier davanti al monumento di Pantani in un altro giorno frenato dalla neve, poi il traguardo di Vicenza. E proprio in quel giorno sulle Alpi francesi, si ha la sensazione che la maglia rosa voglia rispettare l’amico palermitano evitando di strozzare la sua vittoria.

«La cosa bella del ciclismo – conferma Agnoli – è che siamo avversari e possiamo sembrare acerrimi nemici, ma di base siamo tutti profondamente amici. E’ normale o almeno lo era allora fare qualche favore lungo la strada, perché sono cose che ti ritrovi. Gesti che si fanno per il rispetto che riconosciamo ai colleghi, per amicizia. E Nibali queste cose le ha. Magari da fuori possono averlo visto come un uomo chiuso, mentre la sua vera forza sta nella semplicità. Per questo in tutti i Giri che ho corso con lui, ci siamo soprattutto divertiti. Ogni giorno ce n’era una. Perché sa tutto lui e sa fare tutto lui e noi ci giocavamo sopra. Abbiamo sempre riso e scherzato un mondo».

Emozioni sulla pelle

Il Giro d’Italia del 2013 si conclude a Brescia proprio all’indomani delle Tre Cime, rese ancora più eroiche dal massiccio lavoro degli alpini sul percorso e sulla cima.

«Dopo il traguardo dell’ultima tappa vinta da Cavendish – ricorda Agnoli – per arrivare alla piazza del podio c’erano 3-400 metri, che feci accanto a lui. Avevo la pelle d’oca. Lo vidi che si fermava alla transenna per abbracciare i genitori. Vedevo la maglia rosa acclamata dalla gente, che era veramente tanta. E parte di quel simbolo lo sentivo mio, anche solo un pezzetto. Non rivivrò più momenti come quello, salire sul podio con tutta la squadra fu magnifico. Era Nibali e finalmente aveva vinto il Giro d’Italia».

«Per questo quando a Messina ha annunciato il ritiro – riflette l’amico – sono rimasto di sale. Ne aveva parlato altre volte, ma di colpo è parso deciso. Se ne sta andando un campione immenso, dove cavolo lo ritrovi uno così? E non parlo del ciclismo italiano, parlo del ciclismo mondiale. Smetterà un gigante. E adesso la mia sola preoccupazione è che mi toccherà allenarmi di nuovo per andare in mountain bike con lui. Sta finendo casa davanti alla mia, sono sicuro che tornerà presto a tirarmi il collo…».

Il Giro, le Tre Cime, Nibali e la neve

17.02.2021
4 min
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Pare che il prossimo Giro d’Italia farà tappa sulle Tre Cime di Lavaredo, luogo storico, mistico, stupendo. Le leggende che si aggirano sui tre grandi bastioni dolomitici sono tante e antichissime, ma quelle legate al ciclismo sono più recenti. Nacquero nel 1974 quando la corsa rosa vi salì per la prima volta e quelle rampe, micidiali e irregolari, mandarono in crisi persino Eddy Merckx. 

Da allora il Giro si è arrampicato lassù altre quattro volte. Noi in particolare ci ricordiamo bene dell’ultima: il 25 maggio 2013.

Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro
Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro

Verso la tempesta

Quel giorno “non era maggio”, ma inverno pieno! Il Giro aveva incontrato tanta pioggia sin dalle prime tappe e freddo intenso sulle Alpi occidentali e proprio quando sembrava fosse esplosa la primavera, il meteo cambiò radicalmente durante la cronoscalata da Mori a Polsa. I primi partirono con 30 gradi, un sole che spaccava le pietre e tutta la consueta afa del fondovalle dell’Adige. Gli ultimi arrivarono su con il diluvio e una manciata di gradi sopra lo zero.

Il peggio però stava per venire. Il giorno dopo si doveva disputare un tappone storico con Tonale, Gavia, Stelvio e arrivo in Val Martello. Invece nulla di tutto ciò andò in scena. La carovana si svegliò in Val di Sole con parecchi centimetri di neve a terra. Impossibile salire due chilometri più in alto, vale a dire alle quote di Gavia e Stelvio.

Vegni a quel punto pensò solo a salvare il gran finale delle Tre Cime. Tanto più che Vincenzo Nibali era in maglia rosa.

Nibali re del Giro

Il giorno dopo la tappa fu rivista. Via i passi più alti, si scalarono “solo” il Tre Croci e appunto le Tre Cime. L’Astana, la squadra in cui militava Nibali in quel 2013, non lasciò molto spazio ai fuggitivi. L’occasione di trionfare tra la folla e il contorno imbiancato era unica. Un poster da appendere in salotto per lo Squalo. In più i tifosi erano in delirio e quasi tutti per lui.

Ma certo non era facile gestire quel freddo intenso. A Misurina, all’imbocco della salita, c’era mezzo metro di neve. I bus furono fatti fermare lì. Impossibile salire fin lassù con quei bestioni. In cima era stata allestita nella notte dall’Esercito una tensostruttura per far cambiare i corridori.

Quando il gruppo attaccò l’erta finale riprese a nevicare. In certi momenti era quasi complicato distinguere i corridori.

Nibali aumenta e pian piano tutti cedono. Il Giro è ad un passo. Lo Squalo non vuol rischiare nulla. Nessun fuorigiri. E così improvvisa una sorta dei suoi tipici 40”-20” che era solito fare in allenamento. Tre, quattro progressioni. Solo i colombiani, che per assurdo non sentono il freddo, sembrano tenere il passo. Duarte, Uran, Betancur… arrivano ad una manciata di secondi da Nibali.

Scarponi quel giorno arrivò 13° a 1’14” da Nibali
Scarponi quel giorno arrivò 13° a 1’14” da Nibali

Neve e coriandoli

La voce dello speaker, Stefano Bertolotti, è più emozionata del solito. Le sue parole sono l’unica cosa chiara in quella bolgia. La nevicata è fittissima. I fotografi sull’arrivo, tra i fari delle moto e i fiocchi di neve, fanno fatica a mettere a fuoco Nibali. I coriandoli si mischiano alla neve.

Vincenzo esulta. E’ stremato ma non congelato. In fin dei conti, a parte la breve discesa del Tre Croci, la frazione era tutta a salire. Tuttavia questi scriccioli consumati dalla fatica del finale di Giro vanno preservati e infatti “venti centimetri” dopo il traguardo Michele Pallini ha già avvolto Nibali in una giacca a vento. Nel frattempo arrivano tutti gli altri. E senza neanche scendere di sella s’infilano sotto il tendone. Si cambiano in fretta. Indossano le giacche a vento, i guanti da sci, si arrotolano un asciugamano al collo e scendono verso i bus, mentre molti colleghi ancora lottano con quelle rampe che più volte toccano il 18 per cento.

Una veduta della salita finale quel 25 maggio 2013
Una veduta della salita finale quel 25 maggio 2013

Sala stampa in fuga

Passa la buriana, del post arrivo, ma non della tempesta. Tutti noi giornalisti siamo nella sala stampa allestita nel rifugio Auronzo, alla base della Cima Grande, quando un tizio entra e ci dice: «Signori dovete sgombrare velocemente perché la neve sta attaccando e rischiate di rimanere bloccati qui». E così ecco un altro fuggi fuggi generale.

Mentre scendevamo ci godevamo lo spettacolo della neve, sempre più alta, e della gente che nonostante il freddo era contenta mentre imbacuccata scendeva a valle. Aveva assistito ad una pagina storica del ciclismo e al trionfo di Nibali in maglia rosa sulle Tre Cime di Lavaredo. Una bella storia da raccontare ai nipotini o più semplicemente agli amici. E che speriamo di rivivere, magari senza troppo freddo, al prossimo Giro.