La carovana del Giro-E è arrivata a Roma ieri, dopo un trasferimento durato due giorni e partito direttamente dalle Tre Cime di Lavaredo. Tra coloro che si trovano a pedalare sulle strade del Giro-E e della corsa rosa c’è Sacha Modolo (foto Instagram in apertura). Il veneto ha chiuso lo scorso anno con il professionismo ed ora assapora un ciclismo differente.


Il ciclismo “lento”
«Una delle cose che mi ha colpito di più – attacca Modolo – è rendermi conto finalmente di quanto il pubblico sia appassionato di ciclismo. Mi è capitato di vedere, mentre attraversavamo il Passo Giau dopo la tappa di Val di Zogno, un sacco di gente appostata sui tornanti con il camper. Non lo noti quando sei professionista, certe cose non hai il tempo di vederle. In particolare mi ha colpito una coppia, erano abbastanza anziani, noi passavamo in macchina e loro erano seduti fuori dal camper che leggevano un libro. Fin da quando ero piccolo – continua – ho sempre corso e non sono mai andato sulle strade del Giro d’Italia».


Come ti ha fatto sentire?
E’ giusto che i professionisti siano a conoscenza dell’amore che le persone hanno verso i corridori. A volte, magari, prendi sottogamba tutto questo, soprattutto quando sei nella “centrifuga” della corsa.
Lo hai notato grazie al Giro-E, che esperienza è stata?
Mi sono divertito davvero molto, mi hanno già chiesto se il prossimo anno fossi disponibile a partecipare. Ho detto subito di sì. E pensare che all’inizio non ero sicuro di voler partecipare, ero titubante.
Hai sanato la ferita verso il ciclismo?
Sì, ho trovato un nuovo modo di vivere la bici, con più tranquillità. Il Giro-E mi ha permesso di conoscere tante persone e ciclisti di altre specialità. Mi sono reso conto che la strada è solamente una goccia nel mare del ciclismo.


Quale delle altre discipline ti affascina di più?
Il gravel. Ho avuto modo di correre il campionato italiano l’anno scorso, dove sono arrivato terzo. Ed ho preso parte anche al mondiale in Veneto.
E la bici elettrica? Era la prima volta che ci salivi?
Sì, devo ammettere che mi piace. La gente non capisce il grande potenziale di questo mezzo. Permette a tutti di pedalare ovunque, di farti godere della bici e di paesaggi che altrimenti non avresti modo di apprezzare.
La gente a bordo strada ti riconosce ancora, lo si vede dai social.
E’ bello e mi fa piacere. L’altro giorno eravamo in hotel a fare il check-in ed il proprietario mi ha guardato un paio di volte e poi mi fa: «Ma tu sei Modolo!». Per qualche anno ancora accadrà, poi forse non succederà più.
Vedere i pro’ da fuori, invece, che effetto ti ha fatto?
Vista la tappa delle Tre Cime li ho invidiati poco – ridacchia – mentre all’arrivo di Caorle mi ha fatto rosicare un po’. Proprio quella mattina mi avevano fatto notare che ero l’ultimo corridore veneto ad aver vinto una tappa del Giro nella sua Regione. Siccome era nell’aria che Dainese potesse vincere mi hanno chiesto se mi avrebbe dato fastidio. Ho risposto di no, assolutamente, è giusto che si vada avanti. Sono molto contento per “Daino” e la sera gli ho scritto i complimenti.


Della volata cosa ti manca?
L’adrenalina di quei 20 secondi dove scaricavo tutta la rabbia che avevo in corpo. Guardando da fuori mi rendo conto di quanto siano funambolici i ciclisti, sono emozioni che non nient’altro mi potrà dare.
Intanto hai trovato il modo di restare nell’ambiente, abbiamo visto che segui anche un ragazzo, e di recente ha vinto.
Si chiama Alessandro Borgo, uno junior (della Work Service, ndr). E’ un’emozione diversa, molto bella anche questa. Da qualche mese ho iniziato a collaborare con Mori e Piccioli, i procuratori che mi seguivano da corridore.


Ci avevi detto di voler lavorare con i giovani.
Sì, vorrei seguirli e dare loro quello che io non avevo quando ero junior. Ormai è una categoria fondamentale e mi sono reso conto che spesso sono soli. Il progetto è quello di seguire dei ragazzi della mia zona e creare uno staff o comunque una rete di persone che li seguano. Vi faccio un esempio.
Vai!
Borgo si era fatto male ad un ginocchio e doveva andare da un fisioterapista per farsi vedere. Non riusciva a trovare alcun appuntamento, così io mi sono messo in moto e gli ho trovato qualcuno.
Quando pochi giorni dopo ha vinto, che cosa hai provato?
E’ stato molto bello, averlo aiutato a superare un ostacolo per poi vincere mi ha emozionato. Io ho tanta esperienza nel mondo del ciclismo, ma non voglio fare io per primo, potrei, ma ci sono dei professionisti ed è giusto che ognuno faccia il suo lavoro. A me piace coordinare, mi viene bene, me lo ha fatto notare anche RCS al Giro-E e sono stati contenti. Tanto da invitarmi di nuovo.