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Al Britain si è visto un gran Persico. Ora vuole riprovarci

15.09.2023
5 min
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Il Tour of Britain ha visto sì la Jumbo Visma dominare la scena con le volate di Kooij e la crescita di condizione di Van Aert planato sulla vittoria finale, ma c’è anche stato un ragazzo italiano che si è messo in bella mostra, con quella sua aria un pizzico spaurita di chi sembra l’invitato al pranzo dell’ultimo minuto, sconosciuto ai più. Sulle strade britanniche c’era anche Davide Persico, l’under 23 della Colpack schierato nelle file della Bingoal, con la quale da inizio agosto sta facendo uno stage.

Non capita spesso che uno stagista si metta così in mostra, se avviene è perché c’è del talento che emerge in maniera dirompente. Persico ha colto tre Top 10 e per più giorni è rimasto nelle prime posizioni della classifica, con una prestazione che ha impressionato molti appassionati, pronti anche sui social a mettere in risalto i suoi risultati.

«Questa per me era la terza gara con il team belga – racconta Persico, che farà parte del team fino a fine stagione pur potendo ancora indossare la divisa della Colpack – e in Gran Bretagna dovevo innanzitutto fare esperienza e farmi trovare pronto per le volate. Ho cercato di cogliere più occasioni possibile».

Lo sprint vincente di Kooij nella quarta tappa, dietro si intravede in giallo Persico, 7° all’arrivo
Lo sprint vincente di Kooij nella quarta tappa, dietro si intravede in giallo Persico, 7° all’arrivo
Ti aspettavi di andare così bene?

Sinceramente no. La squadra non era costruita per aiutarmi nello sprint, dovevo un po’ arrangiarmi da solo: nella prima tappa sono rimasto fuori dai giochi, nella seconda mi sono buttato e da allora è andata sempre meglio, con tre piazzamenti dalla quarta alla sesta tappa. Ero sorpreso di questi risultati, anche perché il livello della competizione era davvero alto, con molte squadre WorldTour di primo piano.

Era la prima volta che ti confrontavi con corridori del WorldTour?

C’era il precedente della Coppi e Bartali del 2020 (anche lì colse un 5° posto e anche in quell’occasione a vincere fu Kooij, ndr), ma da allora tanta acqua è passata sotto i ponti… La differenza rispetto alle solite gare che facevo da under 23 è enorme. Il livello è molto più alto e te ne accorgi soprattutto negli ultimi 15 chilometri dove si va fortissimo. Se non hai un team fisso che si dedica a te, non vinci.

Qui la vittoria alla San Geo. Quest’anno ha colto 4 vittorie con 11 altri piazzamenti nei primi 10
Qui la vittoria alla San Geo. Quest’anno ha colto 4 vittorie con 11 altri piazzamenti nei primi 10
Come ti sei trovato nella nuova realtà?

Molto bene, il team belga non è del WorldTour e ha un’atmosfera molto più famigliare, c’è meno staff, ma comunque non ti fa mancare niente, anzi c’è da stupirsi di come con mezzi più limitati tenga testa a squadroni come la Jumbo Visma. La cosa che mi ha impressionato è che fanno davvero un gran calendario, con molte prove della massima challenge e tantissime occasioni per affrontare i più forti.

Prima di questi exploit come giudicavi la tua stagione alla Colpack?

Buona nel complesso, ero partito bene con importanti vittorie alla San Geo e alla Popolarissima, ma tra maggio e giugno mi sarei aspettato qualcosa di meglio, invece sono andato un po’ giù di forma e anche al Giro Next Gen avrei voluto fare molto di più. Comunque nel complesso ho 4 vittorie e tanti piazzamenti, non posso lamentarmi.

Persico è al suo ultimo anno con la Colpack. Ora è pronto per il grande salto
Persico è al suo ultimo anno con la Colpack. Ora è pronto per il grande salto
Con il team come va?

Alla Colpack sono stato benissimo, ho imparato tanto e sono contento di aver fatto tutta la trafila nella categoria, fino all’ultimo anno. Il team lavora prevalentemente con gli under 23, quindi so che a fine stagione devo andar via, ma d’altro canto ho visto quest’anno che ormai il livello della categoria mi va un po’ stretto, credo di essere pronto per i pro’.

Hai qualche prospettiva di contratto?

Alla Bingoal già mi hanno detto di volermi prendere, ma per ora non c’è nulla di definito, io vorrei qualcosa di più grande. Diciamo che fino a fine stagione mi lascio la porta aperta anche in base ai risultati che farò, ma se dovessi firmare per loro sarei comunque contento, anche perché di base resterei a casa, viaggiando per le gare, com’è la vita del corridore.

Per il corridore di Cene qualche dubbio a fine stagione, per trovare il team più adatto fra i pro’
Per il corridore di Cene qualche dubbio a fine stagione, per trovare il team più adatto fra i pro’
Anche tu comunque sei uno dei giovani che cerca e trova il suo futuro fuori dai confini. Per te l’esperienza alla Bingoal era la prima all’estero, ti sei sentito spaesato?

Un po’ sì all’inizio. In Italia siamo tutti abituati a essere coccolati di più, nei team fanno tutto i dirigenti. Quando cambi Paese ti ritrovi a doverti comunque un po’ gestire da solo anche perché sono vere e proprie multinazionali, dove ognuno parla una lingua diversa e in quella babele bisogna sapersi orientare. Ma ci si abitua presto.

Con la Bingoal ti ritroveresti a fare un calendario fortemente improntato alle gare franco-belghe…

A me andrebbe benissimo, sono corse che mi piacciono molto, dove potrei fare risultato perché sono percorsi adatti alle mie caratteristiche.

Che cosa ti attende ora?

Ancora un paio di gare in Belgio e poi torno alla Colpack per le classiche italiane e la Parigi-Tours under 23: l’ho già fatta lo scorso anno ma forai nella parte finale quand’ero nel gruppo davanti di una quarantina di corridori. Per me è una sorta di mondiale dei velocisti, ci tengo a far bene.

Kooij mattatore al Tour of Britain: Affini fa gli onori di casa

14.09.2023
5 min
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L’ultima settimana di corsa della Jumbo-Visma ha visto una grande serie di vittorie. Quella che, da un certo punto di vista, ha colpito più di tutte è il dominio al Tour of Britain. In particolare il poker calato da Olav Kooij nelle prime quattro tappe, un dominio in volata che merita di essere approfondito. Chi può aiutarci a guardare attraverso questi successi è Edoardo Affini

Il mantovano risponde da casa, è appena rientrato dalla trasferta britannica. La notizia dell’incidente di Van Hooydonck lo ha raggiunto nella mattinata di ieri. I due hanno corso insieme il Tour of Britain.

«Siamo stati insieme fino a 24 ore prima dell’incidente – dice Affini con voce affranta – anche noi non sappiamo nulla. Il comunicato di ieri sera della squadra racchiude quel che sappiamo: praticamente nulla. Con Nathan ci avevo appena corso 8 giorni di fila e fino alla sera prima ci eravamo scambiati anche dei messaggi. Mi dà fastidio che parte della stampa scriva cose non accertate, la vedo come una mancanza di privacy verso la famiglia».

Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Edoardo, cerchiamo di tornare con la mente al Tour of Britain, siete andati in grandi forze.

Per fare una squadra da grande Giro mancavano due corridori, visto che correvamo in sei. Però eravamo ben attrezzati diciamo, considerando che l’ultimo uomo di Kooij era Wout (Van Aert, ndr). 

Quattro vittorie di fila non si vedono tutti i giorni…

Vero, ma è anche dovuto alla conformazione delle tappe, l’arrivo in volata era quasi sicuro in tutte le prime frazioni. Dopo aver vinto il primo sprint abbiamo capito che la corsa sarebbe stata in mano nostra. Le altre squadre hanno capito il nostro potenziale e ci hanno lasciato l’onere di chiudere sui fuggitivi. 

Tu che ruolo hai ricoperto in questo Tour of Britain?

Ero il penultimo uomo del treno, un ruolo che ho già fatto qualche volta e con il quale mi sono trovato bene. Alla Parigi-Nizza, sempre per Kooij, ho fatto anche l’ultimo uomo. Al Tour of Britain eravamo più organizzati, perché la squadra era tutta per lui: Van Emden e Kruijswijk avevano il compito di chiudere sulla fuga. Mentre Van Aert, Van Hooydonck ed io eravamo gli addetti al treno. 

L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
Che tipo di velocista è, esigente?

Il giusto. In questo caso eravamo ben attrezzati per lui, ma alla Parigi-Nizza ci è capitato più volte di doverci arrangiare. E’ uno che sa prendere bene la posizione in gruppo anche se non scortato alla perfezione, ha una buona capacità di lettura. 

In che modo affrontavate gli sprint?

Nella maniera classica: guardando la strada su Veloviewer. A parte un paio di occasioni, dove abbiamo avuto la fortuna di partire e arrivare nello stesso posto, così dopo il foglio firma andavamo a vedere gli ultimi 2 chilometri.

Sempre meglio avere un occhio in più…

Sì, Kooij veniva insieme a Wout e me e insieme guardavamo la strada: buche, tombini, rotonde. Che poi, si può guardare tutto alla perfezione, ma poi la corsa è un’altra cosa.

Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
In che senso?

Ricordo che in un’occasione, ai meno 7 dall’arrivo, eravamo piazzati bene in testa al gruppo. Stavamo arrivando verso una rotonda che avevamo già visto dalle mappe e sapevamo di doverla prendere a sinistra. Solo che accanto a noi c’erano due squadre che hanno sbagliato la traiettoria e siamo finiti dalla parte opposta. Tutto ad un tratto da primi ci siamo trovati ultimi. 

In questi casi è uno che si fa prendere dal panico?

No. Come detto, ha ottimo capacità di prendere posizione anche da solo, quindi non cade in questi tranelli. 

Che tipo di sprint ha?

Non ha una volata estremamente lunga, non è uno di quei corridori che parte ai 300 metri. Allo stesso tempo non nemmeno è uno sprinter alla Ewan che esce praticamente sulla linea d’arrivo. 

Per l’olandese è l’anno della consacrazione: 10 vittorie ed altrettanti piazzamenti sul podio nel 2023
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E’ un corridore che tiene bene anche nelle volate atipiche, magari con la strada che sale un po’ o con un finale insidioso.

Non teme salitelle o rettilinei che tirano un po’ all’insù. Non è pesante (è alto 184 centimetri e pesa 72 chili, ndr) e questo lo aiuta. E’ quello che definiremmo come velocista moderno.

Correrete ancora insieme?

Domenica abbiamo una gara in Belgio: la Gooikse Pijl. 

Poi tu come prosegui con il calendario?

Ancora non lo so bene. L’unica cosa che so è che dovrei finire con la Parigi-Tours l’8 di ottobre. Quest’anno ho iniziato presto: dalla Omloop Het Nieuwsblad a febbraio e correrò fino all’ultima gara del calendario europeo, la Parigi-Tours appunto. Metterò insieme 65 giorni di corsa più o meno, non pochi.