Colleoni al fianco di Yates: «Tirando si impara…»

27.04.2021
4 min
Salva

Al Tour of the Alps gli è toccato tirare: pratica assai diffusa e salutare tra i corridori più giovani, soprattutto se in squadra hai un certo Simon Yates, che la maglia di leader l’ha portata sino in fondo. E così Kevin Colleoni ha cominciato a dare uno spessore più solido alla sua carriera, partecipando alla vittoria di squadra senza mai tirarsi indietro. A 21 anni, se non ti chiami Pogacar o Evenepoel, per diventare grandi serve anche questo tipo di lavoro, che ti consente di mettere nelle gambe i giusti chilometri e giorno dopo giorno di crescere nella convinzione e sul piano fisiologico.

«E’ dura, sicuramente è dura – diceva alla partenza del terzo giorno, all’indomani della tappa e della maglia di Yates – siamo riusciti a prendere la maglia di leader e adesso dobbiamo controllare. Ma devo dire che veder arrivare sul pullman Simon dopo la vittoria mi ha dato tanto morale. Davvero una marcia in più».

Colleoni con Nieve e il Team Bike Exchange nel fretto della prima tappa al Tou of the Alps
Con Nieve e il Team Bike Exchange nel fretto della prima tappa al Tou of the Alps

Un peso in meno

A volerla leggere con attenzione, la sua convocazione per la corsa italo-austriaca ha tanto il sapore della promozione sul campo. Se al Uae Tour e poi alla Settimana Coppi e Bartali si poteva trattare di una messa alla prova senza particolari obblighi, la presenza nel team che già dalla partenza avrebbe dovuto scortare Yates verso la vittoria fa pensare che sul piano della solidità Kevin abbia già convinto i nuovi datori di lavoro.

«Comunque sia, ci vuole tempo – dice – perché comunque è un altro ritmo. Per stare in salita con i migliori c’è da lavorare molto, ma il fatto di essere di aiuto per la squadra offre uno stimolo per lavorare con il massimo impegno. E tutto sommato il fatto di avere un compito da svolgere è un peso in meno rispetto a quando nelle categorie minori mi veniva chiesto di fare la corsa. Qua aiutare è l’unica cosa che si può fare, perché si va veramente forte e si dà il massimo per aiutare la squadra».

Il manubrio di Colleoni come un roadbook, con tutte le cose da sapere
Il manubrio come un roadbook, con tutte le cose da sapere

La condizione cresce

Il prossimo passaggio potrebbe però vedere mezzo riflettore puntato sul bergamasco che per la preparazione viene seguito personalmente da Marco Pinotti, che da quest’anno è uno dei coach della squadra australiana.

«Finora ho sempre fatto corse da 5 giorni – spiega – così quando torno a casa, gli allenamenti sono fatti di 3-4 giorni di recupero e poi si riparte. E poi ci sono le corse. La corsa a tappe ad esempio dà condizione, però serve tempo anche per recuperare. E tutto questo pian piano mi fa migliorare. Da adesso in avanti, ci prepareremo per corse più lunghe, di una settimana e poi vedremo di fare il punto. Il mio prossimo impegno sarà il Giro d’Ungheria e poi vedremo di fare bene al Giro del Delfinato. Quindi ci sarà un periodo di stacco e poi gli italiani e poi si parlerà del finale di stagione».

Colleoni con Julien Simon al Gp Indurain: sarà 22°, migliore dei suoi
Con Julien Simon al Gp Indurain: sarà 22°, migliore dei suoi

Il suo spazio

E’ presto per valutare se ad agosto Kevin sarà convocato per la Vuelta, quantomeno dice di non averne un’idea. In ogni caso il Delfinato, per il livello del gruppo in queste ultime settimane, sarà indubbiamente un passaggio impegnativo e prestigioso.

«Finora ho aiutato Yates e mi sta bene così – dice – ma credo che qualora se ne presentasse l’occasione, avrò anche il mio spazio. Nelle corse di inizio anno mi hanno lasciato la mia libertà, però è ovvio che per avere carta bianca, bisogna andar forte e quindi c’è da lavorare ancora tanto».

Con 19 giorni di corsa e tre piazzamenti nei 10 alla Settimana Coppi e Bartali, ora Colleoni tirerà un po’ il fiato a casa, poi dal 12 al 16 maggio sarà in gara al Giro d’Ungheria. E chissà che da quelle parti non si possa incidere la prima tacca…

Il russo e la rosa: «Se perdo non mi ammazzano!»

24.04.2021
3 min
Salva

Subito dopo l’Amstel, Battistella fu chiaro: «Noi dell’Astana-Premier Tech, andremo a vincere il Giro con Vlasov». Dopo averlo saputo, Martinelli probabilmente ha dedicato qualche secondo agli scongiuri, poi commentando confermava che il russo sta bene ed ha intorno un bel gruppo di scalatori. «Perché il Giro si decide in salita – ha detto – e segnatamente negli arrivi in salita». E Vlasov cosa dice?

Nell’ultima tappa, il russo ha difeso il podio: era il giorno del suo compleanno
Nell’ultima tappa ha difeso il podio: era il giorno del suo compleanno

Un virus e addio

La sua ultima apparizione al Giro d’Italia non fu felice, interrotta bruscamente il secondo giorno per un virus intestinale che si è trascinato fino alla Vuelta. Dove non ha vinto, ma ha dato grandi segni di vitalità, come il secondo posto sull’Angliru.

«Ho sofferto per una settimana senza poter mangiare – spiegò l’atleta russo – ho perso peso. A chi dice che al Giro avrei potuto stringere i denti, rispondo che non andavo avanti. Tanto che in Spagna il primo giorno ho perso 4’31”. Non stavo ancora bene. Era la prima corsa dopo la malattia e il primo giorno ho trovato subito percorso duro e ritmo alto. Sull’ultima salita sono andato in crisi e addio…».

La sua chance

Il Vlasov che al Tour of the Alps ha festeggiato i 25 anni proprio l’ultimo giorno, appare un atleta molto più solido e una persona equilibrata. Stefano Garzelli ha parlato della sua capacità di vincere. Ma Vlasov al riguardo sembra sufficientemente distaccato.

«Sono stato fino al 13 aprile sul Teide – racconta – e il 19 siamo partiti per il Tour of the Alps. Sono venuto per fare fatica, ma ho scoperto di avere già una brillantezza che non mi aspettavo e questo mi ha dato morale. Per me si tratta di un anno importante. La squadra mi ha dato la fiducia e la grande opportunità di fare esperienza come leader al Giro d’Italia, ma questo non mi stressa. Sono tranquillo. Tanto se va male, non mi uccidono…».

Dopo la crono di Palermo, chiusa a 1’20”, per il russo il ritiro dal Giro d’Italia
Dopo la crono di Palermo, chiusa a 1’20”, il ritiro dal Giro d’Italia

Sullo Zoncolan

Il suo 2021 è cominciato in modo già interessante. Decimo al Tour de la Provence. Secondo dietro Schachmann alla Parigi-Nizza. Terzo al Tour of the Alps, con il secondo di tappa a Pieve di Bono, beffato da Pello Bilbao, rientrato in discesa. Con Martinelli sull’ammiraglia, lo staff dei preparatori che crede fortemente in lui e un’Astana molto competitiva, la curiosità di vederlo al Giro è davvero tanta.

«Abbiamo una bella squadra – dice – motivata e forte. Io credo di essere diverso dal Vlasov che si ritirò lo scorso anno al Giro. Sono un po’ più esperto e probabilmente anche un po’ più forte. Credo che il Giro avrà un giorno decisivo sullo Zoncolan. Martinelli, che è un grande e di cui mi fido ciecamente, mi ha suggerito di fare qualche ricognizione, per cui nei prossimi giorni mi dedicherò proprio a questo e poi tornerò ad allenarmi ad Andorra. Battistella ha anche detto che mi considera quasi italiano. Ha ragione, un po’ mi ci sento anche io. Ho corso tanto da voi quando ero under 23, per questo mi sto avvicinando al Giro con grandissimo rispetto».