Tour Femmes, analisi e considerazioni con Longo Borghini

26.08.2024
6 min
Salva

Non capita praticamente mai che in una grande corsa non sia presente Elisa Longo Borghini. La campionessa della Lidl-Trek è stata costretta a saltare il Tour de France Femmes a causa di una caduta in allenamento. Morale: ha visto e vissuto la Grande Boucle da casa, proprio come un’appassionata qualunque.

Ma questa situazione le ha posto la corsa e le sue abituali colleghe sotto un altro punto di vista. Un punto di vista che cercheremo di capire insieme.

Dopo le Olimpiadi, Elisa è così rientrata in corsa a Plouay, di fatto facendo solo tre allenamenti dopo Parigi. Ma questa sosta potrebbe avere un risvolto positivo in quanto ad energie recuperate in vista del finale di stagione.

La regina del Giro Women, Elisa Longo Borghini, stavolta è stata opinionista d’eccezione
La regina del Giro Women, Elisa Longo Borghini, stavolta è stata opinionista d’eccezione
Elisa, prima di entrare nel giudizio della corsa, come è stato vedere il Tour da casa?

Devo ammettere che non è stato facile. Ho passato cinque giorni tra il letto e il divano e mi sentivo anche sciocca perché mi sono autoeliminata in allenamento, quasi mi vergognavo per questo. Mi dicevo: “Mamma mia dovrei essere lì e invece sono sul letto da sola”. Di contro posso dire che io sono una vera appassionata, una fan del ciclismo. Mi collegavo già due minuti prima della diretta e chiudevo solo dopo che era finita del tutto la trasmissione. Però spero proprio di non dover più vedere le corse dalla tv.

Da fuori come percepisci la corsa? Conoscendo atlete e più o meno i movimenti del gruppo, riesci a vedere qualcosa in anteprima?

Un po’ sì, posso intuire, ma come chiunque: sai chi sono le leader e vedi come la loro squadra corre. Una cosa però che è diversa è che spesso dalla tv ci si fa un’idea che poi non è quella vera. Non corrisponde a quello che voleva il team. Per esempio, quando sono arrivata a Plouay e ho parlato con le ragazze del Tour mi sono accorta che ci sono state alcune dinamiche diverse da quello che avevo capito io dalla tv. In qualche caso invece sì: riesco ad anticipare qualcosina: “Ora attacca questa atleta”, ma perché so come si muovono.

Passiamo alla corsa. Ci sono due momenti chiave, almeno per noi. Il primo è la caduta di Vollering e l’attacco di Niewiadoma e della sua Canyon-Sram. Cosa ne pensi?

Io sono sicura che “Kasia”, per come la conosco, non volesse prendere la maglia gialla in quel modo. Ma credo che in generale bisognerebbe ridefinire il concetto di forte.

Cioè?

Forte non è solo chi è più potente fisicamente, ma chi legge la corsa, chi sa guidare bene, chi sa stare in gruppo e nel posto giusto al momento giusto. Chiaramente in tutto ciò serve anche un pizzico di fortuna e quindi no: non sono rimasta stupita dall’azione della Canyon-Sram. Loro hanno approfittato di una situazione del genere. Ci sta che in certi momenti tiri dritto e non ti fermi quando una rivale cade.

Gliela faranno scontare in gruppo in qualche modo?

Non penso, anche perché dopo l’arrivo le due ragazze si sono chiarite. Di certo d’ora in poi vedremo una Demi Vollering ancora più combattiva.

E poi c’è l’altro momento chiave: la tappa finale sull’Alpe d’Huez (ma anche con Glandon prima). Ci si aspettava una Vollering devastante e invece… Ti immaginavi una Vollering più forte o una Niewiadoma meno in palla?

Mi aspettavo gambe stanche un po’ per tutte… che di fatto ho visto. Mi aspettavo una Katarzyna Niewiadoma molto determinata: la maglia di leader ti dà energie ulteriori e cerchi di salvarla in ogni modo. Ho grande rispetto per lei, siamo amiche per certi versi, e vederla lottare in quel modo sull’Alpe mi ha emozionato. Demi anche ha lottato, ma è stata sfavorita nella valle prima dell’Alpe. Lì ha tirato solo lei e di conseguenza sull’Alpe non era al cento per cento.

Sull’Alpe azione di gambe e testa per Vollering che vince ma non basta
Sull’Alpe azione di gambe e testa per Vollering che vince ma non basta
E questo è il vero punto chiave di questa ultima tappa: visti i distacchi e i valori in campo, perché non attendere l’Alpe per attaccare  Niewiadoma? Per noi Vollering il Tour lo ha perso nella valle e non sull’Alpe…

Vero, sono d’accordo. Brand, Realini, Kerbaol… dietro (dove c’era anche  Niewiadoma, ndr) avevano un’obiettivo comune: cercare di rientrare per vincere la tappa. E questo ha giocato a sfavore di Vollering che da sola non ha più guadagnato. Se avesse aspettato l’Alpe probabilmente avrebbe il Tour Femmes. Ma con i se e con i ma… non si va da nessuna parte.

Perché secondo te Vollering non ha atteso? In fin dei conti non doveva recuperare tantissimo…

Forse Demi non si sentiva sicura. Ha visto una Niewiadoma comunque molto solida: magari ha pensato che sull’Alpe non sarebbe riuscita a fare la differenza e così ha tentato il colpaccio. Se fosse così, ha fatto bene come ha fatto. Ma dalla tv è facile giudicare.

Però magari chi era in ammiraglia, poteva gestirla in altro modo…

Questo andrebbe chiesto a loro.

E invece passiamo alle tue colleghe: chi ti ha colpito in positivo?

Charlotte Kool: ha vinto due tappe davanti a Wiebes. Alla prima le hanno detto che era stata fortunata perché Lorena aveva avuto un problema col cambio. Ma il giorno dopo, in un confronto alla pari, l’ha battuta di nuovo e bene. Davvero un ottimo spunto per lei.

Grandiosa tenuta della polacca, che le consente di vincere la Grande Boucle per 4″
Grandiosa tenuta della polacca, che le consente di vincere la Grande Boucle per 4″
Vero…

Poi mi è piaciuta molto la mia compagna Lucinda Brand. Ha corso in modo egregio e ha mostrato una gamba che forse non aveva da quando vinse una tappa al Giro nel 2017. Nell’ultima frazione ha lavorato sodo, è andata in fuga e alla fine è arrivata decima. E poi, chiaramente, mi è piaciuta Niewiadoma: per come ha gestito la gara, per come ha difeso la maglia e per come ha reagito alla pressione.

E invece da chi ti aspettavi qualcosa in più?

Diciamo che mi è dispiaciuto per Juliette Labous. So che ci teneva tantissimo a questo Tour Femmes e probabilmente aveva ambizioni maggiori. Credo le sia mancata un po’ di freschezza.

Elisa, ora che il vostro livello prestativo cresce, credi sia possibile fare Giro Women e Tour Femmes ad alti livelli? Al netto che quest’anno c’erano di mezzo le Olimpiadi a complicare le cose?

Secondo me sì: è una sfida possibile. Le gare sono di otto giorni ciascuna. Sono entrambe dure e corse a ritmi infernali e ne esci sfinita. Ma senza Olimpiadi c’è il giusto recupero, quindi per me è possibile. Fisicamente è possibile. Mentalmente è un’altra cosa. Quanta pressione senti? Quanta ne riesci a sopportare, a gestire e a smaltire? 

Dalla Francia al mondiale di Zurigo: Barale è pronta

26.08.2024
5 min
Salva

Le saranno fischiate le orecchie, come dice un vecchio detto italiano. Il nome di Francesca Barale è stato fatto fatto più volte dal cittì Paolo Sangalli per la U23 da portare al mondiale di Zurigo, ma in realtà sul suo taccuino era già stato segnato dalla scorsa stagione.

Solo dall’anno prossimo in Rwanda ci sarà un campionato del mondo riservato totalmente alla categoria U23 e pertanto in Svizzera (come in passato a Wollongong e Glasgow) il 28 settembre le under correranno in mezzo alle “grandi”, nella più classica gara nella gara. Il tecnico azzurro ha in mente da un po’ di tempo di concedere una possibilità alla 21enne ossolana del Team DSM firmenich-PostNL, considerando il percorso duro e piuttosto adatto alle sue caratteristiche. Barale ha iniziato presto il suo 2024 con un traguardo ben preciso da raggiungere. Nei giorni di riposo post Tour Femmes abbiamo fatto una chiacchierata con lei.

Due sigilli di Kool e la maglia gialla. La DSM festeggia sul bus un inizio di Tour Femmes folgorante (foto Eltoromediadotcom)
Due sigilli di Kool e la maglia gialla. La DSM festeggia sul bus un inizio di Tour Femmes folgorante (foto Eltoromediadotcom)
Com’è andato il tuo Tour?

E’ stato duro come hanno già detto diverse mie colleghe, però per noi della DSM è stata comunque una corsa bellissima. Abbiamo vinto le prime due tappe con Charlotte (la velocista Kool, ndr), di cui la seconda in maglia gialla. Se poi pensiamo anche al Tour maschile, abbiamo bissato il successo di Bardet a Rimini e quindi il morale in squadra è stato alto fin da subito. Il mio compito era sempre quello di stare accanto a Juliette (Labous, ndr) ed aiutarla in salita per la generale.

Ti aspettavi potesse fare qualcosa in più?

Juliette è andata molto bene fino alla penultima tappa, dove tuttavia ha avuto una prima avvisaglia di calo. In realtà è stata bravissima a salvarsi e risalire addirittura al quarto posto, ma il giorno dopo ha pagato la stanchezza tutto in una volta. Ci può anche stare. Ha fatto quarta alla crono olimpica, aveva disputato un bel Giro Women chiudendo quinta e prima ancora quarta alla Vuelta. Ovvio che un’atleta del suo valore pretenda sempre il massimo da se stessa, però è andata forte e comunque al Tour è arrivata nona.

Compagna fidata. Barale ha disputato Giro Women e Tour Femmes al servizio di Labous. Nel 2025 la francese sarà alla FDJ
Compagna fidata. Barale ha disputato Giro Women e Tour Femmes al servizio di Labous. Nel 2025 la francese sarà alla FDJ
Rapido inciso su Labous, che va alla Fdj-Suez…

Naturalmente mi dispiace molto che cambi squadra. Lo sapete e l’ho detto tante volte il rapporto che c’è fra noi due. Mancherà a me e tutte le compagne, però credo che sia giusto nella carriera dei corridori ogni tanto fare nuove esperienze, provare contesti diversi o semplicemente rimettersi in gioco con nuove sfide. Sono certa che andrà forte anche con la sua futura formazione.

Invece prima del Tour la tua annata com’era andata?

Ho cominciato a correre in Australia, dove ho ottenuto un podio e tre piazzamenti davanti su sei giorni di corsa. Addirittura mi sono riscoperta… velocista (sorride sapendo di non esserla, ndr). Poi ho fatto una buona primavera durante il periodo delle classiche, che per me era il primo anno che ne facevo così tante. Al Tour de Suisse invece non sono stata contenta. Non stavo bene e mi sono fermata dopo tre tappe. Mi sono ripresa per il campionato italiano. Ero soddisfatta della mia prestazione, oltre al risultato (settima assoluta, seconda tra le U23, ndr).

Quindi Giro e Tour.

Esatto. Al Giro Women ero in crescendo, ma stavo ancora così così. E considerando che il livello medio si era alzato rispetto al 2023, alla fine non potevo lamentarmi di come lo avessi fatto. Tuttavia ho recuperato e ritrovato una buona condizione per andare in Francia. La forma era molto buona, quella che forse avrei sperato di avere per il Giro, ma anche al Tour la qualità media è molto alta. Insomma non sono riuscita a capire veramente come sto.

In effetti Sangalli dice che è difficile capire la tua condizione perché fai un lavoro importante, ma oscuro. Cosa ne pensi?

Concordo col discorso di Paolo. Lavorando spesso per le altre mi si vede poco in prima linea. Per dire, avrei voluto correre due giorni fa a Plouay, ma la squadra voleva che riposassi. In generale sento di avere una condizione buona, però ora vediamo come andranno le corse perché al mondiale manca ancora un mese e di cose ne possono succedere tante. Fra poco ricomincio col Romandia (dal 6 all’8 settembre, ndr). Sarò sempre al servizio di Juliette, ma la prima e l’ultima tappa sono molto indicate per me. Potrei essere un po’ più libera da certi compiti.

Barale correrà il Romandia e potrebbe avere più libertà d’azione per puntare al risultato
Barale correrà il Romandia e potrebbe avere più libertà d’azione per puntare al risultato
Per Francesca Barale quanto conta poter andare al mondiale di Zurigo?

E’ sicuramente un obiettivo stimolante, tanto che lo avevo fissato già in inverno. In più essendo di Domodossola, quindi vicinissima al confine, lo sento ancora di più. Non sarebbe male giocarmi le mie carte. Nei due mondiali precedenti so che il cittì ha sempre cercato di lasciare un po’ libere l’U23 che portava, proprio per puntare a fare risultato, ma io gli ho già detto che non avrei problemi a sacrificarmi per le nostre capitane qualora la gara si mettesse in un certo modo. Sono uscita in crescendo dal Tour e per il mondiale svizzero sono pronta, ma lo ripeto, adesso ho voglia di correre e di farmi vedere.

Lazzaro-Borgato: 12 domande sul 2024 delle donne

27.01.2024
9 min
Salva

Il Tour Down Under e le tre nuove gare di Mallorca della settimana scorsa sono state l’antipasto di un ciclismo femminile che quest’anno si preannuncia particolarmente appetitoso. Come ci hanno detto sia il cittì Sangalli che Marta Cavalli, sarà la prima stagione del dopo Van Vleuten, una cannibale che condizionava volente o nolente le tattiche della maggior parte delle gare.

Prendendo spunto dal 2023 e buttando uno sguardo a ciò che avverrà nei prossimi mesi, abbiamo coinvolto Ilenia Lazzaro e Giada Borgato ad una dozzina di domande per conoscere le loro opinioni. Le commentatrici rispettivamente di Eurosport e Rai Sport conoscono molto bene il movimento di cui hanno fatto parte e la loro proverbiale eloquenza ha espresso diversi punti di vista e tanti spunti di interesse. Prendete nota, non manca nulla per seguire al meglio le protagoniste del 2024.

Vollering, Kopecky e Wiebes: quarantacinque vittorie in tre nel 2023. Sono loro le donne da battere in gare a tappe, classiche e volate
Vollering, Kopecky e Wiebes: quarantacinque vittorie in tre nel 2023. Sono loro le donne da battere in gare a tappe, classiche e volate
In un ciclismo femminile che cambia velocemente, qual è l’aspetto che ti piace di più e quello di meno?

LAZZARO: «Mi piace che nonostante tutto, è rimasto un ciclismo imprevedibile. Chi avrebbe mai detto che una come Kopecky sarebbe arrivata seconda al Tour? Le gare sono appassionanti e sono belle anche per chi le vede per la prima volta. Poi certo, la maggiore professionalità è un bene per il movimento. Non mi piace invece che stia crescendo troppo in fretta. Ci sono tante corse e non abbastanza atlete, tant’è che in certe gare alcune squadre partono sotto numero a causa di un calendario molto fitto. Se si andrà avanti così si rischiano di perdere tante formazioni continental e il possibile avvento dei ProTeam non è un bene».

BORGATO: «Il lato positivo è che ora tutto è più professionale. Le ragazze hanno una possibilità di diventare grandi campionesse e avere uno stipendio giusto. Mi spaventa invece, e quindi non mi piace, che tutto ciò non possa durare a lungo. Adesso nel WorldTour a livello economico ci sono i rubinetti aperti. Ci sono tante squadre, ma ci sono poche atlete, magari alcune di esse non di alta qualità. Quindi, se non dovessero arrivare i risultati che uno sponsor giustamente chiede per poter rientrare dall’investimento, quanto si andrà avanti in questo modo? Staremo a vedere».

A Giada Borgato piace la maggior professionalità del ciclismo femminile, ma la preoccupa la tenuta economica del sistema
A Giada Borgato piace la maggior professionalità del ciclismo femminile, ma la preoccupa la tenuta economica del sistema
La SD Worx ha dominato il 2023. Quale potrebbe essere la formazione che potrebbe impensierirla con maggior continuità e perché?

LAZZARO: «Io dico due formazioni su tutte. Lidl-Trek che ha fatto una bella campagna acquisti in ottica futura e con atlete multidisciplinari. Inoltre ha atlete rodate. L’altra è la Canyon//Sram per il cambio di mentalità portato da Magnus Backstedt in ammiraglia. Tra l’altro queste tre squadre sono legate a marchi di bici che puntano a strada e fuori strada».

BORGATO: «Per me la squadra più attrezzata per contrastare la corazzata olandese è la Lidl-Trek. A parte le italiane, tutte forti, hanno un bel mix di atlete esperte e giovani che sono competitive in ogni tipologia di corsa. In seconda battuta metto la Fdj-Suez, soprattutto per le gare a tappe, infine la DSM Firmenich-PostNL perché è una formazione giovane e ben assortita».

Capitolo velociste. Oltre a Balsamo, Kool potrebbe essere la vera rivale di Wiebes oppure ci sono altre atlete da tenere in considerazione?

LAZZARO: «Bisogna dire che il ciclismo femminile attuale sta premiando velociste non pure. Anche Kool sta provando a diventare come Wiebes, che a sua volta l’anno scorso ha modificato un po’ le sue caratteristiche. Il nome nuovo per me potrebbe essere quello dell’australiana Wollaston, giovane molto interessante che ha già vinto al Down Under. Discorso a parte invece per Consonni e Martina Fidanza che potrebbero sacrificare un po’ di strada per preparare le Olimpiadi in pista».

BORGATO: «Partendo dal presupposto che bisogna vedere i finali di corsa, Kool è senza dubbio la velocista più pura delle tre e personalmente la vedo come prima rivale di Wiebes, ma Balsamo è un’atleta fantastica che ha dimostrato di batterle spesso. In questa lista però inserisco anche Consonni, che non ha nulla da invidiare a loro tre in volata. Un’altra veloce, in alternativa a Chiara, è la sua compagna Gasparrini. Infine dico anche Norsgaard».

Kool regola Wiebes e Balsamo in volata. Oltre a loro, ci sono tante velociste pronte ad inserirsi nella lotta
Kool regola Wiebes e Balsamo in volata. Oltre a loro, ci sono tante velociste pronte ad inserirsi nella lotta
Capitolo classiche. Su alcuni percorsi Kopecky resta la donna battere. Chi può essere la sua prima antagonista?

LAZZARO: «Anche per Lotte vale il discorso di Parigi, dove punterà a vincere sia su strada che in pista. Detto questo, per me lei potrebbe avere la concorrenza interna alla SD-Worx. Wiebes e Vollering in primis. Tuttavia le avversarie dovranno essere brave a sfruttare questa rivalità e Persico può essere una che può approfittarne».

BORGATO: «Lotte è la numero uno per questo tipo di gare. Bisognerà capire cosa vorranno fare le sue compagne quando c’è anche lei. E penso a Vollering e Reusser, che possono vincere tranquillamente un Fiandre. Anche in questo caso ci sono tante altre atlete che possono dare fastidio a Kopecky. Brand, Deignan, Van Anrooij, Longo Borghini, la stessa Balsamo, Persico o Sierra. Personalmente credo molto in Guazzini in qualche classica del Nord, anche solo per esorcizzare le cadute sulle pietre».

Capitolo gare a tappe. Vollering è stata la plurivincitrice del 2023 e appare la più accreditata per i grandi giri. Chi possono essere le atlete in grado di batterla?

LAZZARO: «A mio avviso la prima rivale è Niewiadoma, che con la vittoria del mondiale gravel, dove c’erano tutte le big, ha trovato quella consapevolezza che le mancava per fare il salto di qualità mentale. Le altre che possono impensierire Vollering sono Longo Borghini, atleta sempre molto solida e completa, Cavalli e Realini».

BORGATO: «La concorrenza è alta anche in questo caso e i primi due nomi che faccio sono italiani. Spero che Cavalli si ritrovi definitivamente e che Longo Borghini faccia molto bene. Entrambe devono riscattare un 2023 sfortunato. Dietro di loro metto Realini, Ludwig e Niewiadoma, per la quale concordo in pieno con Ilenia nel giudizio».

Secondo Lazzaro, Niewiadoma grazie al mondiale gravel ha preso più consapevolezza e può battere Vollering nelle gare a tappe
Secondo Lazzaro, Niewiadoma grazie al mondiale gravel ha preso più consapevolezza e può battere Vollering nelle gare a tappe
Quest’anno chi saranno le cosiddette “scommesse” o sorprese? Due italiane e due straniere

LAZZARO: «Ripeto il nome di Wollaston come sorpresa, assieme ad Ava Holmgren, anche se non so ancora che programmi avrà questa diciottenne che mi piace tantissimo. Tra le italiane dico Gasparrini, che merita di fare il grande salto col talento che ha, e Vigilia, che è andata in una formazione di alto livello».

BORGATO: «Parto da due straniere giovanissime che mi hanno subito colpito in questo avvio di 2024. Gigante che ha vinto a Willunga Hill e la generale del Down Under con un grande numero facendo saltare Ludwig. Vallieres invece ha vinto a Palma di Maiorca di prepotenza resistendo al ritorno di atlete più navigate di lei. Tra le italiane dico Bertizzolo perché la aspetto da anni. La bella vittoria di tappa al Romandia dell’anno scorso le ha ricordato che è una grande atleta, capace di grandi prestazioni e risultati. Per me al Nord andrà forte. Infine come scommessa dico Venturelli. E’ vero che sarà nel devo team della UAE e spero che la gestiscano bene, però ha numeri e fisico pazzeschi per farsi notare».

Due giovani italiane e due straniere che quest’anno si metteranno più in mostra

LAZZARO: «Inizio dalle straniere indicando Van Empel, soprattutto per le gare a tappe, e Schreiber, entrambe ciclocrossiste. Mentre tra le italiane punto su Tonetti e Venturelli, che hanno tutto per fare bene».

BORGATO: «Difficile rispondere perché c’è l’imbarazzo della scelta. Barale ha iniziato forte la stagione e secondo me arriverà davanti spesso. Poi dico Tonetti anch’io, perché è cresciuta molto grazie a Rigato. Tra le straniere faccio i nomi di due ragazze del 2005. La francese Bego della Cofidis, iridata all’ultimo mondiale, e la belga Moors della Lidl-Trek, terza a Glasgow e prima all’europeo».

Per Ilenia Lazzaro il bello del ciclismo femminile è l’imprevedibilità, ma per lei il WorldTour sta crescendo troppo in fretta
Per Ilenia Lazzaro il bello del ciclismo femminile è l’imprevedibilità, ma per lei il WorldTour sta crescendo troppo in fretta
Olimpiade, mondiale ed europeo. L’Olanda sarà la solita nazionale di riferimento?

LAZZARO: «Credo proprio di sì, però l’Italia è l’unica nazionale che può dare filo da torcere alle olandesi o addirittura batterle».

BORGATO: «Sì certo, anche per me l’Italia è l’unica che può essere considerata alla pari. La nostra nazionale al completo, col solito spirito collettivo, sa mettere in difficoltà o battere le olandesi. All’Olimpiade sarà un mezzo macello perché è una gara strana dove si corre solo con quattro atlete, ma saranno loro i due fari della gara. Uguale anche per mondiale ed europeo».

Che giudizio dai di Sangalli come tecnico azzurro?

LAZZARO: «Non può che essere buono il giudizio. Ha sempre ottenuto il miglior risultato possibile con quello che aveva a disposizione. Penso all’anno scorso senza Balsamo e Longo Borghini o comunque non al top della forma. E’ stato sempre bravo a gestire l’ampio roster di ragazze e a farle correre tutte».

BORGATO: «Per me Paolo sta facendo bene e vuole il bene delle ragazze. Tra ritiri e gare sta dando l’opportunità a tante atlete di assaporare la maglia azzurra. Ovvio che poi debba fare delle scelte in base ai risultati e a come si muovono in corsa. Per fortuna ha problemi di abbondanza, ma vi garantisco che non è facile prendere decisioni. Un altro dei suoi meriti è il lavoro con le junior. Le sta facendo crescere tantissimo a livello internazionale».

Per Borgato, Realini potrebbe essere una seria candidata alla vittoria del Giro Women
Per Borgato, Realini potrebbe essere una seria candidata alla vittoria del Giro Women
Vigilia (Fdj-Suez), Zanardi (Human), Masetti (AG Insurance), Vettorello (Roland), Arzuffi e M.Fidanza (Ceratizit) saranno al primo anno nel WorldTour. Chi di loro farà meglio o subirà di meno l’impatto nella nuova categoria?

LAZZARO: «Secondo me sono tutte all’altezza del WorldTour, però spendo una parola per Masetti. E’ ragazza sveglia, che qualche anno fa si è proposta alla AG Insurance in prima persona, guadagnandosi la stima di Jolien D’Hoore, la sua diesse».

BORGATO: «Arzuffi è esperta e assieme a Fidanza erano già in un team attrezzato come Ceratizit. Masetti la volevo inserire tra le giovani da seguire della domanda di prima. Quindi fra tutte queste, penso che Vigilia e Zanardi trarranno il meglio dalla nuova categoria, mentre Vettorello sarà da scoprire meglio».

Longo Borghini, Realini, Cavalli, Persico: quale di loro può vincere un grande Giro?

LAZZARO: «Rispondo in maniera secca. Longo Borghini per quello che dicevo prima. Va forte in salita, in discesa e non ha paura delle responsabilità. Anche le altre possono vincere un grande Giro, a parte Persico che secondo me per un po’ non curerà la generale».

BORGATO: «Se rispondo col cuore dico Cavalli per il lungo termine e Longo Borghini sul breve termine, però se faccio un certo ragionamento dico Realini. Gaia quest’anno potrebbe davvero vincere il Giro Women o arrivarci vicino perché potrà concentrarsi solo su quello. A differenza delle big straniere o delle sue connazionali, non farà l’Olimpiade e non dovrebbe essere prima punta al mondiale. Quindi potrebbe arrivare al Giro al top della forma mentre invece le altre potrebbero correre in preparazione di Parigi. Persico al momento è più orientata su classiche e tappe nonostante abbia fatto classifica negli ultimi due anni».

Più duro il Giro con il doppio Blockhaus o il Tour con l’Alpe d’Huez?

LAZZARO: «Sono frazioni che si somigliano, ma per me il Giro Women è più duro. E lo sarà anche per le atlete al via. Secondo me molte verranno a correrlo in preparazione per Parigi e quindi potremmo vedere un livello alto ad ogni tappa».

BORGATO: «Il disegno di entrambe le tappe sono simili. Al Tour Femmes hanno un uno-due finale da urlo con gli arrivi a Le Grand Bornand e Alpe d’Huez, ma credo pure io che il Giro Women sia più duro. Ogni giornata ha una difficoltà maggiore».

Cavalli e le distanze crescenti, una tendenza che piace

15.01.2024
6 min
Salva

Il trending topic femminile dell’inverno è stato senza dubbio il “lungo”. Le tante ore di bici in funzione delle distanze sempre maggiori delle gare hanno quasi monopolizzato le sessioni di allenamento di tante atlete. In questo senso Marta Cavalli sta lavorando sodo, anche se per lei non è stato un cambiamento così grande rispetto a prima.

I tanti chilometri da fare durante la preparazione e in gara non hanno mai spaventato la 25enne cremonese della Fdj-Suez. Anzi, forse per un’atleta con le sue caratteristiche, le distanze crescenti sembrano essere il giusto sfogo. Dopo quelle del cittì Paolo Sangalli, abbiamo sentito le impressioni di Cavalli. Grazie al suo occhio attento abbiamo approfondito l’argomento.

Al Tour Femmes il vento potrebbe condizionare tappe, tattiche di corsa e anche la classifica generale
Al Tour Femmes il vento potrebbe condizionare tappe, tattiche di corsa e anche la classifica generale
Marta in questi mesi anche tu hai ulteriormente intensificato gli allenamenti?

Sì, certo, anche se già in passato io facevo tante ore di bici. Adesso abbiamo dosato i blocchi di lavoro in periodi diversi. Ho sfruttato il ritiro di dicembre per mettere una prima base. Poi visto che pedalare al caldo è davvero una buona cosa e a casa mia è difficile trovare un bel clima, ho fatto una settimana di allenamenti vicino a Sanremo come faccio tutti gli anni. Ora farò questa settimana a casa abbassando l’intensità, facendo magari simulazioni brevi poi torneremo a Calpe dal 20 al 30 gennaio. Per me l’inizio delle gare sarà alla Volta Valenciana a metà febbraio.

Su cosa hai lavorato nella Riviera Ligure?

In pratica ho diviso la settimana in due. Quattro giorni di lavori specifici con uscite al massimo di quattro/quattro ore e mezzo. Negli altri tre giorni ho curato di più l’aspetto endurance ed il dislivello. Una volta sono riuscita a fare sei ore e venti, un’altra volta invece mentre facevo il Poggio in modo regolare, sono stata letteralmente sverniciata a tripla velocità (sorride, ndr) dal gruppo velocisti della Lidl-Trek che stavano provando una situazione di gara.

Sangalli ci ha detto che in queste lunghe uscite bisogna saper allenare anche la mente. Condividi?

Assolutamente sì. A dicembre prendo le ore in bici con tranquillità, spesso togliendo il computerino e quasi sempre andando a scoprire nuove strade su cui poi tornare più avanti per fare dei lavori mirati. Si fa presto quindi a stare fuori tanto. A gennaio invece, con l’avvicinarsi delle gare, tendo di più ad immaginarmi in gara. Tuttavia cerco di dosare le energie senza farmi prendere dall’euforia qualora trovassi il vento a favore.

Quattro vittorie nel 2023 per Cavalli (qui ad Hautacam) che quest’anno vuole riscattarsi nelle gare più importanti (foto Fdj-Suez)
Quattro vittorie nel 2023 per Cavalli (qui ad Hautacam) che quest’anno vuole riscattarsi nelle gare più importanti (foto Fdj-Suez)
Quindi sarai d’accordo col cittì anche sul fatto di fronteggiare certe situazioni con più ore di gara…

Ha ragione Paolo. Non mi dispiace questa nuova tendenza con gare molto più lunghe. Così come per le volate, c’è tanta differenza anche in salita se la affronti con una o due ore in più di gara. Prima accennavo a simulazioni perché mi piace sempre inserire salite nel finale di allenamento per abituarmi a certi ritmi e vedere come le affronto. Talvolta mi capita di fare una sorta di piccolo circuito attorno ad un paio di salite per capire come le faccio la prima e la seconda volta. Sono tutti test necessari per farsi trovare pronte in gare sempre più lunghe.

Con le crescenti distanze si vedranno gare diverse?

Penso proprio di sì. Già al Tour dell’anno scorso abbiamo visto come sia stata approcciata la tappa più lunga. Spazio alla fuga che poi è arrivata fino in fondo, sulla falsariga delle tattiche maschili. In corsa si avverte come un senso di destabilizzazione, però dalle ammiraglie giungono direttive precise. Poi credo che si assisterà a gare diverse perché quest’anno le squadre nei giri a tappe avranno sette atlete anziché sei, quindi vedremo ulteriori stravolgimento. Infine ci sarà un altro aspetto da tenere in considerazione.

Quale?

Concordo con ciò che diceva Sangalli. In gruppo non ci sarà più Van Vleuten, che ha sempre corso con lo spirito della cannibale. Senza di lei cambierà tutto e potrebbe esserci tanto tatticismo. Sicuramente non ci sarà più nulla di scontato, sarà tutto più incerto e quindi anche tutto più bello da vedere. Si rimescoleranno le carte. Magari sulle salite più importanti tutte si guarderanno e poi l’attacco decisivo potrebbe arrivare in altri punti, meno indicati sulla carta.

I percorsi di Giro Women e Tour Femmes prevedono alcune frazioni molto lunghe. Sarà così anche alla Vuelta?
I percorsi di Giro Women e Tour Femmes prevedono alcune frazioni molto lunghe. Sarà così anche alla Vuelta?
Secondo te potremmo assistere ad una gara nella gara nei grandi giri a tappe?

Sì, ma con qualche riserva. Ogni squadra potrebbe presentarsi al via con due capitane, una velocista ed una che va forte a crono. Le altre sarebbero scalatrici, di cui una forte, quasi una mezza punta. Qualcuna di loro potrebbe uscire di classifica quasi subito per poi essere un punto di appoggio nelle frazioni decisive quando verranno mandate in avanscoperta. Queste circostanze potrebbe verificarsi, però…

Cosa?

Nelle nostre gare finora quando c’è bagarre tutte le capitane sono davanti e danno il tutto per tutto. Se inizieremo a gestire come succede nelle gare maschili, allora a quel punto potrebbe esserci la famosa corsa nella corsa. Davanti quella per la tappe e dietro quella per la generale.

Questo cambiamento si vedrà anche nelle classiche?

Secondo me no. Nelle gare di un giorno sai sempre qual è il punto decisivo. Al Fiandre o alla Liegi si sa dove potrebbe esserci la differenza. Così come alla Strade Bianche che si attacca quasi sempre da lontano. Nelle corse a tappe invece ci sono più variabili. Devi fare i conti con i giorni precedenti, col recupero, le sorprese, il meteo variabile e cosi via.

In inverno Cavalli lavora a fondo al caldo, mentre a casa complice temperature più basse cala l’intensità (foto Fdj-Suez)
In inverno Cavalli lavora a fondo al caldo, mentre a casa complice temperature più basse cala l’intensità (foto Fdj-Suez)
Cosa intendi per sorprese?

Vi faccio un esempio. Mi posso immaginare un Tour nel quale tante atlete partono forte e poi hanno un calo fisiologico. Magari arrivano da Giro Women e Olimpiade con una buona condizione, ma in calando. Considerate che al Tour Femmes si inizierà con tappe ventose in Olanda, poi arriveranno giorni sulle Alpi da mettersi le mani nei capelli (sorride, ndr).

Marta Cavalli è pronta per la sua stagione?

Innanzitutto spero proprio di riscattare un 2023 un po’ sottotono nonostante non siano mancate alcune vittorie. Il mio calendario è quasi fatto fino alle Ardenne. A maggio poi dovrei fare qualche gara a tappe spagnola come ripresa dal periodo di stacco. I percorsi del Giro e del Tour sono belli e duri. Da italiana il Giro Women ha un valore eccezionale per me, però la mia squadra è francese, quindi è giusto valutare bene cosa fare e come. Nel mezzo dovremo conoscere anche il percorso delle Olimpiadi per capire se potrei essere adatta e focalizzarmi anche su quell’obiettivo. La seconda parte di stagione verrà poi di conseguenza a tutto ciò.

NEGLI ARTICOLI PRECEDENTI

L’inverno del cambiamento e finalmente Persico tira il fiato

Nuovo allenatore, il tabù di Parigi e più ore: è la Consonni 2.0

Bertizzolo, la pista e poi l’Australia verso Fiandre e Parigi

Le distanze crescono, Gasparrini si rimbocca le maniche

Bertogliati fuori dal UAE Team Adq, ma ha qualcosa da dire

Più chilometri e ore di gara nel femminile, che si adegua…

Cecchini, la vita da atleta è un mosaico di mille attenzioni

Più chilometri e ore di gara nel femminile, che si adegua…

07.01.2024
6 min
Salva

I training camp di dicembre delle formazioni femminili hanno avuto tutti lo stesso leit motiv. Incamerare chilometri, fare fondo e ore di sella. E sarà così anche per quelli di gennaio. L’obiettivo è arrivare pronte ad una stagione che presenterà gare con distanze sempre maggiori e crescenti rispetto al passato.

Bertizzolo e Consonni ci hanno spiegato quanto questa tendenza porterà a diverse conseguenze in gruppo. Scelte programmate del calendario per centellinare le energie, tattiche di corsa diverse e spazio per molte più atlete, giusto per fare qualche esempio. Così prendendo spunto dalle parole delle due azzurre della UAE Team ADQ, abbiamo chiesto al cittì Paolo Sangalli il punto di vista su un tema che si è evoluto (e sta continuando ad evolversi) negli ultimi due anni.

Impresa e tattiche stravolte. Yara Kastelijn al Tour 2023 vince la quarta tappa di 177 chilometri al termine di una fuga di 150
Impresa e tattiche stravolte. Yara Kastelijn al Tour 2023 vince la quarta tappa di 177 chilometri al termine di una fuga di 150
Paolo, una tua prima impressione a riguardo?

Credo che il cambio di mentalità sia arrivato quando buona parte delle formazioni maschili, WorldTour e non, hanno creato il loro equivalente al femminile. La condotta di gara si ispira ormai ai canovacci degli uomini. Tuttavia non bisogna tralasciare che finora la miglior squadra femminile è stata la SD-Worx che non ha una versione maschile. Loro però ragionano così da tanto tempo. Erano uniche per certi versi, adesso invece non sono più sole. Per fortuna direi, così diventa tutto più interessante. E poi ci sarà un altro aspetto di cui tenere conto.

Quale?

Secondo me col ritiro di Van Vleuten si vedrà un altro modo di correre, specialmente nelle gare a tappe. Per la verità qualcosina abbiamo già visto nel 2023, però sappiamo bene che Annemiek quasi sempre partiva senza troppi tatticismi e chi c’era c’era, mentre per le altre c’era poco da fare. Lei era un’atleta che lasciava poco alle avversarie, anche in termini di vittorie parziali. O meglio, nel ciclismo femminile non c’è ancora la mentalità per cui si può lasciare la tappa ininfluente per la classifica ad un’altra atleta, un po’ come faceva Indurain al Tour.

Potremmo vedere qualche atleta che sacrifica una tappa importante per ipotecare la generale?

Al momento la discriminante è che ci sono gare a tappe per un massimo di otto giorni, quindi troppo pochi per poter fare certi tipi di calcoli. Diventa difficile pensare che qualche corridore o squadra voglia rinunciare a vincere il cosiddetto tappone pur avendo in mano la classifica. Credo però in ogni caso che potremmo arrivare alla situazione che dicevo prima col passare del tempo.

Nella passata stagione molte atlete hanno fatto delle scelte obbligate, anche loro malgrado. Questo trend a cosa è dovuto?

A parte l’alto livello ed un calendario sempre più fitto, sicuramente ha inciso la maggiore lunghezza, e quindi durezza, delle tappe o di alcune classiche. Non si possono più correre tutte le gare come prima ed essere sempre competitive. Prima erano le più esperte a restare davanti, ora ci sono anche le giovani. Certo, le atlete di fondo, come può essere una Longo Borghini, saranno sempre avvantaggiate, ma anche loro dovranno definire il proprio programma col loro team in modo più preciso. L’esempio è stata Vollering che ha saltato il Giro per arrivare in forma al Tour e vincerlo.

Per Sangalli cambieranno le tattiche senza Van Vleuten, mentre atlete di fondo come Longo Borghini non sentiranno l’aumento delle distanze
Per Sangalli cambieranno le tattiche senza Van Vleuten, mentre atlete di fondo come Longo Borghini non sentiranno l’aumento delle distanze
Il fatto che ci siano le Olimpiadi inciderà su queste scelte?

Penso di sì, anche se si tratta di una gara di un giorno quasi sempre molto strana. Si parte in 80 e dopo pochi chilometri si resta in 50 con nazionali di massimo quattro atlete. Potremmo vedere ragazze che a metà luglio faranno il Giro Women in preparazione di Parigi (il 4 agosto, ndr) e fare di slancio il Tour Femmes (dal 12 al 18 agosto, ndr). Ma potrebbero esserci tanti altri incastri nella seconda parte di stagione.

Fondamentale quindi fare fondo in inverno.

Assolutamente. A gennaio farò un salto in Spagna per vedere come stanno lavorando le varie squadre, visto che abbiamo tante azzurre sparse. Non è un caso che a dicembre le squadre abbiano fatto allenamenti da sei-sette ore senza esercizi specifici. In quelle sedute non alleni solo le gambe, ma anche la mente. Un conto è fare una volata dopo tre ore con ancora lucidità, un conto è farla dopo quattro ore e mezza con meno freschezza mentale.

Un lavoro che tornerà utile anche per le nazionali?

Si, certo. Quest’anno i mondiali avranno la solita lunghezza (154 chilometri con 2.500 metri di dislivello, ndr) ma sia le Olimpiadi che europei avranno distanze molto alte. A Parigi ci sarà una prova lunga come quella iridata, mentre invece quella continentale nel Limburgo belga misurerà addirittura 160 chilometri. In media gli altri anni gli europei avevano una lunghezza di circa 120. E’ una bella differenza.

Il Tourmalet ha deciso il Tour Femmes 2023, ma già negli anni ’90 era stato affrontato più volte
Il Tourmalet ha deciso il Tour Femmes 2023, ma già negli anni ’90 era stato affrontato più volte
Sui percorsi di certe tappe invece cosa ne pensi?

Ho letto cosa vi ha detto Bertogliati e sono d’accordo con lui, anche se in parte. Al Giro d’Italia femminile certi tipi di montagne o strade famose si facevano già tanti anni fa. Penso allo Zoncolan fatto due volte, al Pordoi, al Bondone, all’arrivo in vetta allo Stelvio nel 2010. Ma anche i Tour de France vinti dalla Luperini si correvano su tracciati già battuti dagli uomini. Credo che avere gli stessi organizzatori degli uomini per queste gare, Rcs Sport per il Giro e ASO per il Tour, è un aspetto importante per il movimento. Di certo Rubens ha ragione quando dice che il ciclismo femminile sta cambiando in fretta e che ora per preparare queste corse non bisogna lasciare più nulla al caso.

Il discorso delle distanze crescenti può riguardare a cascata anche le juniores?

Onestamente no. Già loro nel 2023 col rapporto libero hanno cambiato il modo di correre, però non penso che le gare si allungheranno. Per me non è una necessità che facciano più chilometri, almeno spero. Le juniores passano elite e solitamente hanno i primi due anni in cui possono adeguarsi con calma. Sotto questo punto di vista non c’è bisogno di forzare la situazione.

Guazzini, crono maledetta. Ma c’è qualcosa da rivedere

10.08.2023
5 min
Salva

STIRLING – Guazzini arriva trascinando i passi, con la bici da un lato e il casco nell’altro. E’ rimasta a lungo ferma sull’arrivo facendo i conti col battito del cuore e come prima cosa ha prosciugato una bottiglietta d’acqua, tirando così forte da schiacciarne la plastica. Il cronometro è stato spietato: 32ª a 4’32, come su qualche montagna del Giro o del Tour.

Parlando brevemente con Roberto Amadio, è stato palese che la programmazione della stagione di queste ragazze sia stata disorganica: potrebbero vincere molto di più e meglio, ma corrono senza tregua e tantomeno programmazione. L’anno prossimo per preparare le Olimpiadi servirà mettere dei paletti.

La giornata storta ci può stare, ma non è facile incassare certe sconfitte, quando delle crono si è uno dei riferimenti mondiali. Comunque Vittoria arriva. Si ferma. Mostra un sorriso sfinito. Guarda negli occhi. Deve aver pianto.

Il riscaldamento prima del via, sperando che questo fosse un giorno buono (foto FCI)
Il riscaldamento prima del via, sperando che questo fosse un giorno buono (foto FCI)
Vittoria, la cronometro è bella, ma anche bastarda.

Che sia bella io non l’ho mai detto, neanche quando sono andata forte (ride, ndr). Oggi poi, guarda, già è tanto se sono arrivata al traguardo. A parte gli scherzi, alla prima svolta a destra, ho pensato seriamente che non ce l’avrei fatta.

E’ la somma di tutto quest’anno così balordo?

La caduta certo non ha aiutato (ad aprile Vittoria si è rotta il bacino, ndr), ma oggi proprio non andavo avanti. Al Tour è andata molto meglio, al di là del risultato. Non è che cerco scuse a destra e sinistra, ma erano un po’ di giorni che mi sembrava di non andare avanti. Quando dico certe cose è perché sono vere.

Una spiegazione sai dartela? La somma di troppe fatiche?

Forse, vediamo. Ormai è andata inutile starci a girare intorno. Ovvio che ci sono giornate sì e giornate no, da quello non si scappa. Però sapevo che oggi l’unica cosa era che succedesse veramente un miracolo, sennò… Ma tanto lo sappiamo che i miracoli li faceva solo uno lassù.

Al Tour Guazzini ammette di aver sofferto, ma di essersi risollevata nel finale con la crono
Al Tour Guazzini ammette di aver sofferto, ma di essersi risollevata nel finale con la crono
Ed è finito anche male. Adesso è il momento di fermarsi un po’ e fare il punto?

In teoria dovrei correre il Tour of Scandinavia dal 23 agosto, perché, non so come dire… Diciamo che questi giorni storti non erano pianificati, però siamo tutti umani e vedremo. Ora intanto mi levo questo body, poi penserò al resto.

Ieri mattina ti abbiamo visto parlare col tuo preparatore.

Ha cercato un po’ di tirarmi su di morale, perché comunque anche la testa fa la sua parte. Però lo sapevo che non era solo la testa. Nella crono lo capisci come va a finire. Non sai come o cosa possano fare le altre, però se la fai per vincere, è importante avere i parametri giusti.

Oggi cosa dicevano i tuoi dati?

Non ho visto ancora bene, ma credo che i miei parametri fossero più di 100 watt in meno, quindi di cosa stiamo parlando? Quando dico che pensavo di non finire è perché veramente pensavo di non arrivare al traguardo. Se non c’erano le transenne, davvero tiravo dritto.

Sin dai primi chilometri, le sensazioni erano pessime. Guazzini era parsa pessimista già dal giorno prima
Sin dai primi chilometri, le sensazioni erano pessime. Guazzini era parsa pessimista già dal giorno prima
Volendo immaginare il prossimo anno, vedendo com’è andato questo, c’è da cambiare qualcosa? Va bene l’incidente, però la sensazione è che corriate davvero tanto.

Diciamo che è una serie di cose che si sono incastrate. Una tira l’altra e poi per far quadrare tutto si mette una pezza…

Però nel taglia e cuci ci andate di mezzo voi…

E vabbè (sorride, ndr), si cerca sempre di fare tutto il meglio. Però la sfera di cristallo non ce l’abbiamo. Magari arrivavo qua dopo il Tour e, come si suol dire, planavo. Invece ci sono arrivata che sono finita.

E’ stato così duro il Tour?

Ho avuto alcune tra le più brutte giornate… No, al primo posto devo metterci oggi, siamo andati al top del ranking. Però al Tour ho avuto veramente dei quarti d’ora tremendi, anche se mi sono sentita meglio giorno dopo giorno. Infatti nella crono ho fatto l’ottavo posto, che è comunque un top 10 nel Tour. Ero contenta, sentivo che spingevo. Oggi invece sono scesa dalla rampa e nei primi 100 metri, che erano in discesa, avevo già mal di gambe.

Prima della strada, Guazzini ha corso anche nel quartetto, chiudendo al quarto posto
Prima della strada, Guazzini ha corso anche nel quartetto, chiudendo al quarto posto
Anche Vollering ha pagato il Tour e non ha fatto meglio del sesto posto…

Ma Demi ha fatto una bellissima stagione, fossi in lei sarei più che soddisfatta. Giornate no ci possono stare per tutti, ma nulla toglie a una campionessa del genere.

Non sarà che hai passato i superpoteri delle crono a Lorenzo (il suo compagno Milesi, che ieri ha vinto fra gi U23, ndr) e con te non funzionano più?

No, sono contenta per lui (ride, ndr). Insomma, se lo merita e mi ha fatto piangere. Oggi invece ho pianto io per altri motivi.

Dai, verranno sicuramente giorni migliori.

Migliori eh? Speriamo, perché peggiori sarà dura…

Hanno la priorità la nazionale o i team di appartenenza? Su questo equilibrio si giocano le Olimpiadi del prossimo anno
Hanno la priorità la nazionale o i team di appartenenza? Su questo equilibrio si giocano le Olimpiadi del prossimo anno

Qualcosa su cui riflettere

Alla fine di febbraio avevamo fatto un’intervista proprio con lei, dal titolo piuttosto eloquente: “Il 2023 di Guazzini, senza respiro da febbraio ad agosto”. Aveva tolto i ferri della caduta di Roubaix dell’anno prima, poi la stagione era cominciata con gli europei in pista: argento nel quartetto e bronzo con Elisa Balsamo nella madison. Poi sarebbe venuta la fase delle classiche, da lì il Tour Femmes e poi i mondiali. Poteva filare tutto alla perfezione se non si fosse verificata la frattura del bacino. Questo non avrebbe dovuto indurre a qualche cambiamento di programma? Lo stesso non sarebbe stato necessario per Elisa Balsamo, schierata al Tour dopo un recupero impegnativo?

Il WorldTour delle donne ha ritmi frenetici e sempre poche ragazze. La nazionale si trova a prendere le briciole possibili. Forse mettere dei paletti presto diventerà una necessità per le stesse ragazze. Altrimenti si andrà avanti a sfinimento, senza orizzonti né grandi prospettive.

Labous, il ritratto di un’atleta serena e in crescita costante

09.08.2023
8 min
Salva

Tra le francesi che ieri pomeriggio hanno conquistato l’argento mondiale nel mixed relay c’è anche una ragazza che sta alzando la propria asticella ogni stagione che passa. Juliette Labous è arrivata a Glasgow reduce prima dal secondo posto nella generale del Giro Donne e poi dal quinto al Tour Femmes.

La scalatrice del Team DSM-Firmenich è ancora giovane – farà 25 anni a novembre – e molto costante, ma finora in carriera ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto. Quest’anno è una delle poche atlete ad essere riuscita a fare classifica sia in Italia che in Francia, riaprendo il tema sulla fattibilità ad alto livello di entrambe le corse. Fatte le debite proporzioni e vista come si è sviluppata la corsa degli uomini, Labous domenica per la prova in linea femminile è una da tenere sotto osservazione.

Labous ai mondiali di Glasgow ha conquistato l’argento nel mixed relay. Ora correrà sia la crono che la prova in linea
Labous ai mondiali di Glasgow ha conquistato l’argento nel mixed relay. Ora correrà sia la crono che la prova in linea

Prodotto della Borgogna

Juliette è nata nel 1998 in Borgogna a Roche lez Beaupré sulle colline attorno a Besançon e bagnate dal fiume Doubs. Nel suo paese si producono vini etichettati come “Franca Contea” (che è l’altra parte del nome completo della sua regione), ma quella annata è indicata dagli esperti vignaioli solo come “molto buona”. Labous vuole scalare i gradi diventando come un vino da annata eccezionale. Chissà se da giovanissima, quando faceva ginnastica ed altri sport a Besançon, uno spunto per diventare ciclista glielo abbia dato “la boucle”, il meandro disegnato dal fiume attorno alla parte vecchia della città. Ovvero lo stesso appellativo del Tour de France.

«Da piccola ho praticato anche tennis tavolo – spiega Juliette, scherzando inizialmente – ma la ginnastica mi è tornata utile nel ciclismo in termini di equilibrio e perché mi permette di atterrare abbastanza bene in una caduta. Da bambina ho anche vinto dei concorsi di disegno però le mie abilità non sono migliorate tanto rispetto a quando avevo otto anni. Insomma, il ciclismo non era nei miei programmi benché fossi influenzata da amici dei miei genitori. Uno di loro è stato un buon corridore di BMX. Poco per volta ho iniziato con quella disciplina, aggiungendo anche la Mtb, fino al ciclocross in cui non corro più da inizio 2019. Ancora adesso amo prendere la mountain bike e fare alcuni percorsi a stagione finita col mio fidanzato Clément (il 26enne Berthet della AG2R Citroen ed ex biker fino al 2020, ndr)».

Il compagno di Labous è Clement Berthet, ex biker che corre con la AG2R Citroen (foto Jacquemet)
Il compagno di Labous è Clement Berthet, ex biker che corre con la AG2R Citroen (foto Jacquemet)

Italia nel destino

Nel 2015 Labous si fa conoscere a Cittiglio al Piccolo Trofeo Binda da primo anno junior, arrivando seconda dietro a Bertizzolo (quell’anno campionessa europea in carica) in uno sprint a due. Curiosamente qualche mese dopo all’europeo paga ancora dazio in volata contro le italiane Quagliotto e Barbieri, chiudendo quarta. L’anno successivo centra le prime medaglie internazionali con i bronzi nelle crono europea e mondiale avendo già in tasca il contratto con la sua attuale squadra, all’epoca Sunweb.

Nel 2018 l’Italia riappare nel suo destino. Vince la cronosquadre d’apertura al Giro Donne mentre dodici mesi dopo conquista la maglia bianca. Il cerchio con la corsa rosa si chiude l’anno scorso quando si mette in proprio trionfando sul Passo Maniva al termine di una lunga fuga. E’ il suo sesto centro in carriera (ed anche l’ultimo ottenuto finora). Un altro passo in avanti è poi arrivato col podio finale nella recente edizione.

Da un Giro all’altro

«Avevo già vinto nel WT con la generale della Vuelta a Burgos – commentò Juliette in quel 7 luglio del 2022 – ma il giorno più bello l’ho vissuto qui al Giro Donne. Non solo per la vittoria, ma per come è stata pensata e voluta. Ero delusa dalla mia prestazione nella tappa di Cesena in cui ho accusato il gran caldo ed un grosso distacco (oltre undici minuti, ndr), perdendo le speranze di entrare nelle prime cinque. Volevo riscattarmi ed insieme alla squadra avevamo pianificato un attacco in una delle frazioni di montagna. Sapevamo che una fuga poteva arrivare e ho temuto di non farcela quando il gruppo ha iniziato a guadagnare, riprendendo tutte le mie ex compagne di avventura. Ho rischiato, ho resistito e ho rilanciato nei pezzi più duri. Avevo ancora gambe buone. E’ stato come giocare al computer ma è stata la vittoria di tutte noi. Una gioia per la nostra squadra».

«Sono molto contenta di questo secondo posto nella generale – ha dichiarato invece orgogliosamente Juliette a Olbia lo scorso 10 luglio – se me lo avessero detto prima della partenza, sarei rimasta sorpresa perché avevo dubbi sulla mia condizione, anche se nessuno all’interno del team aveva dubitato su di me. Non è solo un piazzamento mio, ma di tutta la squadra, che ha fatto un lavoro davvero fantastico. Ringrazio tutti per questo risultato, anche le persone che solitamente stanno al nostro quartier generale».

Vista da Francesca e Eleonora

Malgrado abbia sofferto nuovamente il caldo nella prima tappa, al Tour Femmes Labous ha saputo recuperare il terreno perso, soprattutto nelle ultime due giornate. Ha chiuso al quinto posto nella generale (il podio le è sfuggito per quarantanove secondi), dopo il quarto registrato nel 2022. Risultati che la certificano come leader per classiche e gare a tappe. Una leader a cui tutti vogliono bene come testimoniano al telefono le sue compagne Francesca Barale ed Eleonora Ciabocco.

«Juliette ed io – ci racconta Barale, alla DSM dall’anno scorso – abbiamo iniziato ad essere un po’ più vicine da questa stagione. Sapendo che avrei fatto diversi ritiri con lei a Tenerife, hanno iniziato a metterci in camera assieme, cosa che non era mai capitata prima. Ho iniziato a vedere com’è da più vicino. Lei mi è sempre piaciuta tanto perché è una molto tranquilla. Se hai bisogno le puoi chiedere qualsiasi cosa. Considerando i risultati che ha fatto, non ho mai avuto paura a farle domande perché è sempre stata estremamente disponibile.

Ogni giorno la sua routine

«Ha un bel carattere – prosegue Barale – personalmente la rispetto tanto anche per questo suo bel modo di porsi. Credo che nella nostra squadra pensino la stessa cosa. Juliette è molto metodica. Tutti i giorni ha la sua routine, con il suo ordine. In testa ha sempre ben presente tutto quello che deve fare. E se qualcosa va un po’ storto, lo gradisce poco (sorride, ndr). Anche in corsa valgono le stesse cose più o meno. Ti sa guidare bene o quando ha bisogno ti chiama con calma e senza agitarsi. In gara non è stressata e sa tenere le posizioni. Soprattutto sa quando muoversi e legge molto bene la corsa. La ammiro tanto per queste caratteristiche che spero di avere anch’io un giorno».

«Con Juliette ho un bel rapporto – dice Ciabocco – come con tutte le compagne. Lei in gara è un ottimo capitano. Non è una che ha pressioni. Ti trasmette molta tranquillità e grazie a questo anche noi possiamo correre bene. Fuori dalla bici è una ragazza con cui si sta bene. E’ la prima che scherza o che canta se capita l’occasione. Sono stata in camera con lei due volte, di cui una alla Freccia Vallone. La sera prima, ad esempio, ci siamo ritrovate a guardare dei programmi leggeri. Per farvi capire quanto sia serena e rilassata prima delle gare. Oppure alle Strade Bianche ricordo che Juliette mi aveva scritto scusandosi perché non si era sentita bene e avrebbe voluto fare di più. Questo invece per capire la sua umiltà.

Barale e Ciabocco hanno un bel rapporto con Labous, sempre disponibile a dare consigli in gara e brava a fare gruppo
Barale e Ciabocco hanno un bel rapporto con Labous, sempre disponibile a dare consigli in gara e brava a fare gruppo

Leader alla DSM

«Al primo ritiro – ricorda Ciabocco e conclude – arrivai con un giorno di ritardo perché mi avevano cancellato il volo e Juliette fu la prima che venne a parlarmi. Mi tranquillizzò riguardo all’inglese e mi introdusse alle altre compagne. Anzi, quando era uscita la notizia del mio ingaggio alla DSM mi avevano scritto subito sia Charlotte (Kool, ndr) che lei dicendosi felici del mio arrivo. Pur avendo solo 24 anni, è una delle più grandi della squadra. E’ sempre la prima che ti fa i complimenti se hai fatto bene il tuo lavoro. Per ora non mi ha mai criticato nulla, né in gara né fuori, ma è una ragazza che è sempre pronta a darti consigli. Dopo i meeting pre-gara non ci mette ansia. Se non riusciamo a darle una mano in corsa, preferisce che glielo si dica e fa da sola. E’ bravissima, fantastica».

Il “riposo della mente”: lo spiega Elisabetta Borgia

02.08.2023
5 min
Salva

«Ho fatto una settimana di riposo completo dopo il campionato italiano, più per la testa che per il fisico». Così ci ha detto Busatto (foto Instagram di apertura) al ritiro di Sestriere con la nazionale U23. Da questa affermazione è nata una domanda che ci è rimasta nella testa per un po’ di tempo: quanto è importante riposare la mente?

La risposta arriva da Elisabetta Borgia, psicologa dello sport della Lidl-Trek. Rientrata lunedì dalla Francia, dove ha seguito le atlete al Tour Femmes, mentre oggi riparte verso Glasgow, direzione mondiali. Nell’attesa dell’imbarco, trova il tempo per rispondere alle nostre domande.

Skjelmose è arrivato giovanissimo nell’orbita Lidl-Trek: la sua crescita è stata gestita tenendo conto anche dei periodi di recupero
Skjelmose è arrivato giovanissimo nell’orbita Lidl-Trek: la sua crescita è stata gestita tenendo conto anche dei periodi di recupero
Partiamo dall’affermazione di Busatto…

La fatica non è sempre e solo fisica, ma anche psicologica. Il livello delle competizioni si alza sempre di più e per rimanere al top serve tanta concentrazione e dedizione. Ogni dettaglio conta, e nel curare i particolari fin nei minimi termini si consumano tante energie. 

Da qui il riposo della mente?

Il nostro serbatoio non è illimitato, anzi. Il problema è che quando la spia si accende è già tardi, bisogna intervenire prima. 

E come si fa?

Si pianifica la stagione, non solo per i picchi di forma fisica, ma anche mentale. E’ difficile per gli atleti staccare nei momenti di riposo, ma bisogna accettare che anche il riposo è importante, anzi, fondamentale. Altrimenti si rischia il “burnout”.

Un riposo fruttuoso, il corridore della Circus-ReUz era uno dei più attivi nel ritiro della nazionale al Sestriere
Un riposo fruttuoso, il corridore della Circus-ReUz era uno dei più attivi nel ritiro della nazionale al Sestriere
Cos’è?

Si tratta di una sindrome psicofisica che ci porta a ritrovarci senza energie, svuotati. Ed una volta arrivati al burnout è già troppo tardi.

Parlaci di questi picchi di forma mentale.

Un corridore, insieme alla squadra, ad inizio anno decide il calendario delle gare e da lì pianifica la stagione e gli allenamenti. Preparare un grande appuntamento stressa, l’atleta è super concentrato e focalizzato sull’obiettivo. Ma questo deve essere un crescendo, non si può pensare di andare a manetta da dicembre a ottobre. 

Quindi come si lavora?

Per obiettivi: pian piano vai a “stringere” mentalmente. Un esempio: se punti a far bene al Giro, che si corre a maggio, a dicembre potrai essere più tranquillo. Magari ti fai un’uscita con gli amici, una passeggiata con il cane, leggi un libro, passi un giorno in più con la fidanzata. Questo perché quando sarai chiamato a concentrarti al 100% sarai fresco e pronto per farlo. Se parti a fare la vita da atleta al massimo fin da inizio stagione rischi di essere finito ad aprile.

I grandi appuntamenti sfiniscono gli atleti, il riposo diventa fondamentale per ritornare competitivi
I grandi appuntamenti sfiniscono gli atleti, il riposo diventa fondamentale per ritornare competitivi
Così all’avvicinarsi dell’appuntamento sarai pronto a fare il necessario per andare al top della condizione?

Esatto, quando il corridore si troverà in altura, sarà pronto ad essere focalizzato sull’obiettivo, avrà la volontà di fare quel qualcosa in più per arrivare al top all’appuntamento. 

Come si crea questo programma?

Personalmente faccio così: calendario alla mano, dividiamo i periodi in verde, giallo e rosso. Dove il verde è il recupero, il giallo è l’inizio della preparazione e il rosso è la gara ed i giorni precedenti. Quello che a volte non si capisce è che il periodo “verde” è importante tanto quello “rosso”. Se voglio essere al massimo devo fare in modo di riposare, perché solo in quel caso sarò pronto a fare i sacrifici necessari. 

Tornando a Busatto, lui dopo il campionato italiano si è fermato, per preparare il mondiale e Tour de l’Avenir, suoi principali obiettivi della stagione.

Probabilmente chi lavora con lui, o Busatto stesso, hanno capito che se avesse tirato dritto probabilmente sarebbe arrivato stanco a questi appuntamenti. 

Un corridore esperto è in grado di riconoscere quando ha bisogno dei periodi di riposo (foto Instagram Geraint Thomas)
Un corridore esperto è in grado di riconoscere quando ha bisogno dei periodi di riposo (foto Instagram Geraint Thomas)
Per i giovani i periodi e la programmazione dei picchi mentali sono ugualmente importanti?

Forse anche di più. L’età è un fattore fondamentale, quanto costa ad un ragazzo giovane questo tipo di vita? Tanto, se non ha modo di svagare con la mente e di pensare anche ad altro. Per questo dico spesso che non bisogna investire il proprio tempo solo su una cosa, ma cercare altro: passioni sane che una volta finito l’allenamento o il periodo di gare, li aiutino a riposare la mente. Sono professionisti ed il loro lavoro è questo, ma non sono macchine. Però c’è una fregatura…

Quale?

Che i giovani sono molto sul “fare”, è una cultura molto pericolosa che le passate generazioni non avevano. Ora i ragazzi crescono e diventano professionisti con tanti numeri da controllare e con i quali sono controllati. Un conto è un adulto che negli anni si è visto arrivare queste nuove informazioni, ma con la consapevolezza e la capacità di saperle leggere. Un altro è lo stimolo continuo, con il rischio di pensare solo alla bici.

Il rientro di Balsamo. Tanta fatica e feeling da ritrovare

01.08.2023
4 min
Salva

MONTICHIARI – Il suo è stato uno dei rientri più attesi. Il brutto infortunio occorso a fine maggio a Elisa Balsamo aveva condizionato in un colpo solo i pensieri iridati dei cittì delle nazionali strada e pista. Ora la cuneese è tornata a disposizione e ha tanta voglia di essere utile alla causa.

Si è data tanto da fare la 25enne della Lidl-Trek negli ultimi due mesi. Parte del suo recupero lo abbiamo trattato con Elisabetta Borgia pochi giorni fa. Balsamo ha ripreso al Tour Femmes. Una partecipazione senza alcuna velleità, non poteva essere altrimenti. Un bel quinto posto in volata al terzo giorno di gara comunque lo ha ottenuto, prima di abbandonare dopo la sesta tappa per non compromettere il cammino della seconda parte di stagione, che inizia con i mondiali di Glasgow. A Montichiari, Balsamo lavora sia nella palestrina del velodromo che in pista con esercizi specifici. Tra uno e l’altro, parte il nostro botta e risposta mentre sta mangiando una barretta.

Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Elisa, masticare ti dà ancora fastidio?

No, adesso riesco abbastanza bene. Solo i cibi estremamente duri e croccanti, come ad esempio una mandorla, ancora non riesco a morderli bene. Per il resto devo dire che ho sistemato quasi tutto. I denti non sono tutti a posto, ma quelli per la masticazione sono stati sistemati.

Com’è stato alimentarsi in gara dopo un incidente come il tuo?

Non è stato facile. Per fortuna ora ci sono tanti prodotti morbidi, tipo gel o gelatine, che sono più semplici da mangiare. Poi si usano tanto le maltodestrine nelle borracce, quindi anche quello aiuta a tenerti alimentato. I panini soffici o le rice cake riesco a mangiarli più fuori dalla bici, perché posso masticarli con calma. Per la verità al Tour nei momenti tranquilli della tappa ci ho provato e mi sono allenata anche su quel tipo di gesto.

A livello posturale invece come va?

L’osteopata ha dovuto lavorare parecchio. Con la mano non sono ancora a posto al cento per cento. Mi fa ancora un po’ male e la posizione in bici non è perfetta, con le relative conseguenze. Si sa che il corpo è tutto collegato. L’impatto che ho preso in faccia ha avuto ripercussioni nella parte posteriore del fisico, tra cervicale e schiena.

In Francia com’è andata?

Sono andata al Tour per fare fatica. Ci voleva. Sono partita con sole tre settimane di allenamenti, non potevo aspettarmi altro. Ho fatto qualche giorno di recupero appena tornata dalla Francia. Spero che tutto il lavoro fatto finora venga fuori a breve.

Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Ai mondiali sarai impegnata in pista e strada?

Sì, anche se stiamo aspettando ancora qualche conferma. Su strada ho parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr) e in teoria dovrei essere in squadra. In pista invece dobbiamo capire con Marco (il cittì Villa, ndr) chi correrà e quali saranno le specialità, ma sapremo tutto in questi ultimi giorni prima dell’inizio del mondiale.

Sangalli ci aveva detto che il circuito era perfetto per te

Sicuramente non ci arrivo con la condizione che avrei voluto. Sappiamo che ad un mondiale devi essere al 110 per cento quindi arrivarci all’80 per cento potrebbe non bastare. Però alla fine secondo me sarà un mondiale molto particolare. Ci sono tante curve, quasi certamente potrebbe piovere e questi fattori potrebbero rimescolare le carte in gioco. Le corse di questo tipo possono diventare molto imprevedibili. Io cercherò di fare del mio meglio con la condizione che ho, anche perché non si può fare diversamente (sorride, ndr).

Come hai vissuto la convalescenza?

Ho sempre cercato di essere ottimista, fin dai primi giorni. La voglia di tornare era tanta. E’ quella che mi ha spinto ad avere un recupero veloce. Anche il chirurgo non credeva ai propri occhi quando dopo un mese riuscivo a muovere la bocca abbastanza bene. Non se lo aspettava proprio, ma io mi sono impegnata tanto nella fisioterapia. Non è stato semplice però l’obiettivo di rientrare al Tour mi ha aiutato sicuramente.

Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ti ha lasciato un po’ di paura questo infortunio?

In gruppo mi sono trovata abbastanza bene. Sicuramente in discesa o dove le velocità sono molto alte la sento ancora un po’, più che altro per la paura stessa di ricadere e farmi di nuovo male dopo la prima volta. Tuttavia uno degli obiettivi del Tour era quello di tornare per ritrovare un buon feeling in corsa. Per il momento penso di esserci riuscita abbastanza bene.

Qual è il programma di Elisa Balsamo dopo il mondiale?

Farò il Tour of Scandinavia ed il Simac Tour tra fine agosto ed inizio settembre. Potrei disputare anche Plouay ma valuteremo con la squadra. Poi correrò le gare in Italia e credo anche l’europeo. Per fortuna dopo Glasgow non finisce la stagione. Speriamo che arrivi ancora qualche bella soddisfazione.