Leggendo la lista di partenza del Tour du Gevaudan Occitanie, una delle prove della Nations Cup femminile, ci siamo chiesti che cosa ci facesse la campionessa italiana Giada Silo, atleta di punta della Breganze Millennium, nella squadra olandese Mix Flying Flenacers-ZZPR.nl In un contesto di altissimo livello, la veneta si è trovata a competere insieme a una inglese in una squadradi un altro Paese, una scelta un po’ curiosa.
Come si è arrivata ad essa? Il racconto della Silo è pieno di spunti, che caratterizzano un nuovo modo di intendere la propria evoluzione in questa disciplina: «E’ stata un’esperienza che mi ha arricchito molto, gareggiando e vivendo una settimana con ragazze e staff di una cultura diversa dalla mia, immergendomi in una realtà a me sconosciuta avendo la possibilità di gareggiare in una prova importante, una delle più prestigiose del calendario juniores».
Come è nato il contatto?
Io sapevo che la nostra squadra non poteva partecipare e che non era prevista la presenza di una squadra nazionale, così ho chiesto agli organizzatori se c’era modo di esserci magari inserita in un’altra squadra non a pieno organico. Loro hanno chiesto alle formazioni che avevano aderito e sapevano che c’erano alcune ragazze dei due club olandesi che avevano chiesto come me di esserci. Così hanno messo su una squadra mista.
Come ti sei trovata?
Molto bene con tutte, ma ho notato che affrontiamo questo sport in maniera differente. Un esempio è il cibo: io sono abituata a mangiare in maniera diversa rispetto a loro, che scelgono un altro tipo di alimentazione. Ma sono state proprio cose come questa che hanno reso la mia esperienza molto istruttiva.
Ti hanno lasciato mano libera nell’interpretazione della corsa o c’erano disposizioni specifiche pur essendo la vostra una squadra atipica?
A me era stato detto di rimanere abbastanza al coperto inizialmente, nella prima tappa per preservarmi per la seconda che era più adatta alle mie caratteristiche. In particolare, e questo mi ha colpito, mi hanno chiesto di impegnarmi nei traguardi intermedi, compreso il Gran Premio della Montagna. Noi li vediamo normalmente come aspetti secondari di una tappa, loro invece ci tengono molto.
Come sei andata?
Nella prima tappa avevo buone sensazioni, la gamba rispondeva. Sono rimasta nel primo gruppo, ma alla fine nessuna di noi è finita nella top 10 e alla fine eravamo tutte un po’ deluse, alla sera l’atmosfera era un po’ mesta. Il secondo giorno c’erano più salite, lo scorso anno ero andata piuttosto bene con la nazionale e mi ricordavo il percorso, così nella prima parte sono entrata nel gruppetto di testa. In discesa siamo andate via in 5 e abbiamo preso anche un bel vantaggio, quasi un minuto. A metà corsa però una spagnola mi è caduta davanti e non ho potuto evitarla.
Hai riportato danni?
Mi sono fatta male, la botta è stata forte. Io sarei anche ripartita subito, ma la bici era finita dentro un fosso e si era danneggiata, l’ammiraglia era rimasta in fondo al gruppo, così ho perso molto tempo e mi sono ritrovata, io che ero in fuga, accodata all’ultimo gruppo. La corsa ormai era andata.
A fine manifestazione che cosa ti hanno detto i responsabili olandesi?
La nostra diesse, Natalie Van Gogh, era molto soddisfatta di come sono andata, mi ha detto che ha apprezzato particolarmente il fatto che non mi sono data per vinta dopo la caduta, ma che ho comunque ripreso e ho recuperato molte posizioni, dimostrando carattere. Mi ha anche detto che se voglio fare altre esperienze all’estero, loro sono disponibili ad accogliermi.
E’ un contatto importante. Ci sono anche i prodromi per vederti in futuro in un grande team?
Lei ha detto che mi raccomanderà a qualche squadra importante e questo mi ha fatto molto piacere, ha reso la mia trasferta decisamente positiva al di là dei risultati venuti a mancare.
Fino ad allora com’era stata la tua stagione?
Un po’ sulla stessa linea di com’è andata la trasferta francese. La sfortuna sembra non voglia lasciarmi, lasciare questa maglia tricolore. Avendo strusciato sull’asfalto, quella caduta mi ha procurato ustioni di secondo grado su entrambe le gambe e mi ha costretta a fermarmi. Ma anche prima le cose non erano andate benissimo, tra crampi e condizione che faticava ad arrivare.
Uno stop che non ci voleva…
Io spero di ripartire da qui. Ora arriva l’estate, spero che succeda come lo scorso anno quando i risultati hanno iniziato ad arrivare a giugno, compreso il titolo italiano, spero che avvenga lo stesso, infatti guardo ora alla difesa della maglia. Dopodomani mi aspetta il Fiandre di categoria, già il fatto di esserci sarà importante.