Viviani ha visto Cavendish: «E’ già in forma per il Tour»

18.05.2024
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In partenza per la Norvegia, Elia Viviani torna con la mente al recente Giro d’Ungheria e in particolare alla seconda tappa nella quale ha chiuso al sesto posto ma soprattutto è stato testimone diretto del ritorno al successo di Marc Cavendish. L’olimpionico di Rio 2016, da sempre grande amico del gallese, non ha mai fatto mistero di essere fermamente convinto che Cav possa centrare il suo grande obiettivo: ottenere il record di tappe in carriera al Tour de France.

«Cav è sulla giusta strada – sostiene Viviani – ha fatto la scelta di partecipare al Giro di Turchia senza prendere parte ad alcuno sprint, ha messo fieno in cascina. In Ungheria aveva tutta la squadra per sé: l’Astana era stata costruita proprio per le sue tappe, diciamo che hanno fatto le prove generali per il Tour e il risultato è stato positivo. Bol e Morkov hanno tirato la volata nella maniera giusta e lui aveva le gambe per tenere, anche quando Groenewegen ha provato a rimontarlo».

La volata di Kazincbarcika, con il britannico che contiene Groenewegen. Dietro Viviani, 6°
La volata di Kazincbarcika, con il britannico che contiene Groenewegen. Dietro Viviani, 6°
Si cominciano a vedere i meccanismi del treno che dovrà portarlo verso il record?

Sì, si vede che ci stanno lavorando sodo. Per farlo hanno fatto investimenti importanti, non solo a livello di uomini ma anche di tempo. Non era facile scegliere di andare in Turchia senza puntare agli sprint, ma è stato un investimento fruttuoso. Ora hanno un treno rodato per i grandi eventi. All’inizio Syritsa è difficile da superare e dà al treno il giusto lancio. Fondamentale è l’apporto di Bol che da penultimo uomo lo porta molto più lontano di quanto fanno altri specialisti. Morkov poi lo lancia con tranquillità verso l’ultimo sforzo. In questo treno potrebbe inserirsi bene anche Ballerini che vedo sta facendo cose egregie al Giro.

E Cavendish?

Poi c’è anche lui, certo. La cosa che mi ha più impressionato e mi ha reso sempre più convinto delle sue possibilità è il fatto che Groenewegen, che pure è un signor velocista, nella rosa dei 4-5 più forti al mondo, non lo ha rimontato. Significa davvero che Cav è indirizzato bene verso l’obiettivo.

Il bielorusso Syritsa si è rivelato fondamentale nel lanciare il treno di Cavendish
Il bielorusso Syritsa si è rivelato fondamentale nel lanciare il treno di Cavendish
Tu eri impegnato in quella volata, ce la racconti?

Puccio aveva svolto un lavoro egregio per portarmi nelle prime posizioni, ma davanti c’erano Groenewegen e Welsford che facevano a spallate per avere la miglior prospettiva di lancio e quest’ultimo ha avuto la peggio finendo dalla parte delle transenne. Io ero 4 posizioni dietro e sapevo che a quel punto potevo fare la volata per ottenere un piazzamento, ma non oltre. Avevo una posizione privilegiata per vedere tutta la strategia dell’Astana, la sfida tra Cav e l’olandese.

Una forma raggiunta troppo presto?

Non direi, anche perché al Tour non ci saranno né Milan Merlier. In questo momento ritengo Milan il più forte di tutti, quando non commette errori. Il principale rivale del gallese sarà Philipsen che ritengo si confermerà il più forte e darà la caccia al bis per la maglia verde, ma almeno in un paio di occasioni Cavendish potrà mettere la sua ruota davanti, anche perché non è detto che Philipsen poi le faccia tutte.

L’ex iridato alle spalle di Cees Bol, capace di azioni prolungate nella fase finale dello sprint
L’ex iridato alle spalle di Cees Bol, capace di azioni prolungate nella fase finale dello sprint
Veniamo a Viviani e al suo cammino di avvicinamento a Parigi…

Sono in partenza per il Giro di Norvegia, dove ci sarà una tappa che quasi certamente finirà in volata e un’altra con buone probabilità. Io ho iniziato da fine aprile la seconda fase di preparazione per Parigi, con molta palestra e lavori corti ma intensi. Su strada le mie sensazioni sono altalenanti, credo di essere molto potente per sforzi intorno al minuto ma di non avere un equilibrio totale.

Che cosa ti manca?

E’ come se avessi le gambe incatramate. Il carico di lavori di potenza non mi dà la resistenza sufficiente per quando la strada si rizza sotto le ruote. Sui percorsi misti pago dazio, ma in questo momento e per gli obiettivi che ho ci sta.

Viviani lavora in funzione di Parigi. Prossima tappa il Giro di Norvegia dal 23 al 26 maggio
Viviani lavora in funzione di Parigi. Prossima tappa il Giro di Norvegia dal 23 al 26 maggio
Ti ha sorpreso la vittoria di Benjamin Thomas al Giro d’Italia? Se ora vince anche su strada…

E’ una di quelle azioni di cui Ben è un maestro. Anche lo scorso anno al Tour lo hanno ripreso a pochissimo dal traguardo, gli stava riuscendo anche lì. Ha vinto a Lucca proprio grazie alle sue doti da pistard, sapendo attendere il momento giusto per passare negli ultimi metri. E’ chiaro che a Parigi avrà tanta pressione addosso, ma lui e Hayter sono i grandi favoriti per l’omnium, poi c’è un fazzoletto di atleti per un terzo posto sul podio tra cui spero di essere anch’io.

Da qui a Parigi avrete occasione di fare qualche gara per la madison?

No e questo ci preoccupa molto. Non ci sono più tappe di Nations Cup, io e Consonni dovremo lavorare molto sulla tecnica riservandoci tempo, lui dalla preparazione del quartetto e io da quella dell’omnium. Dovremo provare i cambi per non perdere metri, fare lavori altamente tecnici ma non avere occasioni di confronto ci penalizza. Anche gareggiare in prove di classe 1.1 non ci dà quelle sensazioni di alta competitività di cui abbiamo bisogno. Fra le specialità di Parigi è quella dove partiamo più indietro, da outsider.

Tiberi e il racconto della prima vittoria da pro’

22.05.2022
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Le occasioni arrivano sempre, basta avere pazienza e una buona dose di opportunismo per saperle cogliere. Mentre il Giro d’Italia lasciava caoticamente l’Ungheria, portando via il circus della Corsa Rosa, nel Paese magiaro arrivavano altri corridori pronti a partire per il Tour de Hongrie. Una corsa a tappe minore per caratura ma non per nomi, basti pensare che l’ha vinta Eddy Dunbar e che a giocarsi le volate c’erano Groenewegen, Viviani e Jakobsen. Tra questi nomi altisonanti si è ritagliato spazio un giovane molto promettente che milita nella Trek Segafredo: si tratta di Antonio Tiberi. Il corridore ciociaro ha conquistato la sua prima vittoria tra i professionisti nella tappa regina, l’unica con arrivo in salita. 

Tiberi è riuscito a superare Dunbar solamente negli ultimi 100 metri
Per raggiungere e superare Dunbar, Antonio ha fatto gli ultimi 500 metri “a tutta”

Una bella prima volta

La prima vittoria tra i pro’ regala sempre delle emozioni che difficilmente si riescono a rivivere. Forse perchè arriva quando meno te l’aspetti e ti giochi tutto, metro dopo metro nella tenace rincorsa al successo. 

«Fin dalle prime tappe – racconta Antonio – le sensazioni erano buone. A causa di un po’ di inesperienza, nella seconda tappa mi sono ritrovato nei ventagli e ho perso 12 minuti dai primi. Nell’ultima frazione, appena è andata via la fuga, mentre eravamo in gruppo, sentivo la gamba “piena”. Dopo un’oretta di corsa, però, ho iniziato ad accusare un po’ la tensione e mi sentivo strano. Sarà perché anche lo scorso anno feci bene qui chiudendo terzo».

Nella seconda tappa Tiberi è rimasto “incastrato” nei ventagli perdendo 12 minuti
Nella seconda tappa Tiberi è rimasto “incastrato” nei ventagli perdendo 12 minuti

L’inizio della rimonta

«Più i chilometri passavano – continua – più mi sentivo stanco e debole, ma era solamente una sensazione psicologica. Anche all’imbocco dell’ultima salita sentivo di non aver l’energia per andare avanti, anche se, man mano che si saliva riuscivo a tenere tranquillamente il passo. Rimanevo sempre in fondo al gruppo, così ai meno tre mi sono detto che non potevo rischiare di staccarmi per una stupidaggine come alla seconda tappa, quindi ho rimontato un po’ di posizioni».

«Ai meno due dall’arrivo – continua Tiberi – Dunbar è partito, io sono rimasto calmo e ho mantenuto il mio passo. Dopo poco ho ripreso i corridori davanti a me, uno della Movistar (non ricordo chi) e Battistella. Una volta ripresi, ho pensato bene di scattare. Se me li fossi portato dietro avrei perso tutte le chance che avevo di vincere».

Il giovane corridore della Trek si era già messo in mostra alla Coppi e Bartali chiudendo al quinto posto la tappa di San Marino
Il giovane corridore della Trek si era già messo in mostra alla Coppi e Bartali chiudendo al quinto posto la tappa di San Marino

Una grande soddisfazione

Il racconto di Antonio è freddo, analitico, come se nella sua testa stesse ancora rivedendo le immagini della corsa.

«Agli ultimi 500 metri mi sono detto “ora o mai più” allora ho prodotto il massimo sforzo, vedevo Dunbar avvicinarsi velocemente e agli ultimi 100 metri l’ho saltato. La prima sensazione, superata la linea del traguardo, è stata quella della liberazione. Già l’anno scorso ero andato vicino alla vittoria e riuscirci ti toglie proprio un peso. Non abbiamo avuto modo di festeggiare con la squadra, anche perché la sera avevamo tutti l’aereo. In realtà anche arrivato a casa l’ho vissuta serenamente, questo lo considero un punto di partenza, non di arrivo».

Uno dei prossimi appuntamenti per Tiberi saranno i campionati italiani, dove correrà anche la cronometro
Uno dei prossimi appuntamenti per Tiberi saranno i campionati italiani, dove correrà anche la cronometro

Il secondo anno tra i pro’

Antonio è al suo secondo anno tra i professionisti, è giovane, tra poco più di un mese, il 24 giugno, compirà 21 anni. Le sensazioni che prova a correre con i grandi sono vive, ricche di emozioni e vive tutto con la consapevolezza che il lavoro da fare è molto, ma la strada imboccata è quella giusta.

«Alla Trek mi trovo bene – dice – concedono a tutti il giusto tempo per maturare e raggiungere il proprio livello. Nella prima parte di stagione sono andato abbastanza forte, mi ritengo soddisfatto. La cosa che mi ha dato maggior consapevolezza è il gareggiare con i più grandi e vedere fino a che punto riesco a tenere. La Coppi e Bartali da questo punto di vista è stato un bel banco di prova, le cose da imparare sono ancora tante, basti pensare ai ventagli che mi hanno tagliato fuori in Ungheria. Un’altra delle cose belle della Trek è che facendomi correre queste gare minori, mi permette di imparare. Così quando sono nelle corse più importanti posso mettere in pratica tutto.

«Nella seconda parte di stagione uno degli obiettivi principali era il Tour de Hongrie. Ora mi attende un breve periodo di riposo e poi andrò al Delfinato, un bel banco di prova anche quello. Ci saranno tutti i corridori che prepareranno il Tour de France, si andrà forte. Se tutto andrà bene potrei debuttare alla Vuelta, sarebbe il mio primo grande Giro. Non c’è ancora nulla di certo, ma la speranza è di riuscire a meritarmi la convocazione».