La prima della Paternoster con lo spirito guerriero

26.09.2024
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Neanche il tempo di scendere dall’aereo dopo svariate ore di volo dal Canada, che Letizia Paternoster è già disponibile per raccontare la sua vittoria al Tour de Gatineau di domenica. Si capisce anche da questo, oltre che dalla sua voce squillante a dispetto del viaggio e del jet lag, quanto questo successo rappresenti per lei. Una vittoria attesa da 5 anni, dalla conquista del titolo europeo U23 nel 2019, una vittoria che ha davvero il sapore di qualcosa che chiude una parentesi difficile, segnata da tanti brutti momenti ma anche da quella resilienza che è diventata ormai un suo marchio di fabbrica.

Il podio della corsa canadese con la Paternoster fra la cubana Meijas e la canadese Van Dam
Il podio della corsa canadese con la Paternoster fra la cubana Meijas e la canadese Van Dam

«Io ero sicura che prima o poi il successo sarebbe arrivato – esordisce la trentina di Cles – ma questa vittoria mi ha dato un forte senso di liberazione, soprattutto perché tante volte in questa stagione ci ero andata vicinissima. Ad esempio nella prima tappa del Tour of Britain pensavo proprio di avercela fatta. Prima di partire per il Canada sentivo che la condizione era quella giusta, ero conscia di essermi allenata bene».

Com’è stato il dopo Parigi?

Non è stato facile soprattutto mentalmente, riuscire a ricaricarmi dopo un’Olimpiade non andata come speravo. Devo dire grazie al team, che non mi ha forzato la mano per tornare in forma. Questo mi ha aiutato nella crescita, notavo in allenamento che toccavo valori mai raggiunti in stagione.

Il fotofinish della prima tappa al Tour of Britain che ha premiato l’iridata Kopecky per millimetri
Il fotofinish della prima tappa al Tour of Britain che ha premiato l’iridata Kopecky per millimetri
Già prima di Parigi, relativamente alla stagione su strada, ti eri detta molto soddisfatta, un giudizio rinfrancato dopo la vittoria d’oltreAtlantico?

Sicuramente, perché è stata sempre in crescendo, fino a raggiungere vette che non avevo mai toccato ma con la consapevolezza che c’è ancora spazio per migliorare. Ora con la forza che mi ha dato il successo canadese, voglio proseguire su questa scia al Simac Tour in Olanda e fare bene nel confronto con le migliori. Poi in base anche alle disposizioni di Villa penserò ai mondiali su pista, ma mi ci concentrerò dopo l’Olanda.

In primavera Pinotti che coadiuva la tua preparazione aveva sottolineato la necessità di lavorare molto di più rispetto a prima. E’ questa la chiave del tuo cambiamento?

Io devo dire grazie un po’ a tutti i preparatori che mi seguono, quelli del team, perché curano ogni minimo aspetto dell’allenamento. Quando entrai nella Liv Jayco AlUla due anni fa partivo praticamente da zero, avevo perso completamente tre anni di carriera per i vari problemi fisici. Serviva davvero tanta fiducia per credere in me. Nel 2023 sono stata costante, ma allora già entrare in una top 10 voleva dire tanto. Avevo fatto parte del percorso. Venendo al discorso specifico, il mio lavoro è cambiato, è aumentato ma quel che conta è che il mio corpo si è abituato e si abitua a carichi di lavoro sempre maggiori, recepisce e restituisce. Recupero meglio e con frequenze più alte e so che posso fare ancora molto di più, in allenamento e conseguentemente anche in gara.

Il lavoro della Liv Jayco AlUla è stato fondamentale per controllare la corsa
Il lavoro della Liv Jayco AlUla è stato fondamentale per controllare la corsa
Com’era la corsa canadese?

Molto nervosa, a me ha ricordato un po’ il circuito del Liberazione romano. Le compagne sono state bravissime a tenere la corsa chiusa per arrivare alla volata e hanno costruito un treno fantastico per pilotarmi. L’orgoglio di alzare le braccia al cielo, di mostrare questa maglia che tanto mi ha dato ma che non avevo ancora potuto ripagare con una vittoria è stato un momento che non dimenticherò.

Torniamo un po’ indietro nel tempo, anche sull’onda di questo spirito positivo e parliamo di Parigi…

Ho imparato, con tutto quello che mi è successo, che da qualsiasi esperienza bisogna trarre gli aspetti positivi e lasciar andare il resto. Non è stata un’Olimpiade felice, ma ragionandoci sopra ho capito i miei errori e le mie mancanze per diventare più forte di prima. Anch’io faccio fatica a capire che cosa non ha funzionato, sicuramente il Covid contratto durante il periodo in altura non ha aiutato, ma ci ho messo del mio gestendo male alcune cose. Non ho affrontato Parigi con la mente lucida e serena, per questo dico che la mente fa tanto nel nostro mestiere.

Tutta la delusione sul volto della trentina dopo l’omnium olimpico, chiuso al 13° posto
Tutta la delusione sul volto della trentina dopo l’omnium olimpico, chiuso al 13° posto
Ti riferisci solo all’andamento dell’omnium dell’ultimo giorno o a tutta la spedizione?

E’ un discorso generale, che riguarda tutta la mia Olimpiade. Io volevo ben altro e sapevo che avevo tutte le possibilità di conquistarlo.

La pista continuerà a par parte del tuo percorso?

Certamente, ci mancherebbe… Io non mollo, anche in questa stagione si è visto che sono al livello delle migliori, ad esempio alla Nations Cup in Canada mi ha battuto solo la Valente che poi è andata a prendersi l’oro olimpico dominando la gara. Io so il valore che ho e lo sa anche Villa. Ho tanti obiettivi da cogliere nei prossimi anni e voglio raggiungerli con lo spirito guerriero che sta emergendo sempre di più in me. Il risultato di Parigi è che ora ho ancora più fame di successi…