Jhonatan Restrepo ha iniziato forte questo 2024, 16 giorni di corsa, due vittorie e ben 8 piazzamenti nei primi dieci. Prima in Colombia, a casa sua, poi in Rwanda, il corridore della Polti-Kometa ha raccolto tanto e il suo tono di voce fa trasparire tanta felicità. Ora Restrepo si trova in Italia, vicino a Torino, si allena e guarda avanti: la stagione non finisce a febbraio. Sa che c’è da lavorare e preparare i prossimi impegni, non guarda troppo in là, le cose si fanno un passo alla volta.
«Rispetto al Tour du Rwanda fa freddo – scherza Restrepo – là ero abituato a 40 gradi, qui in Italia ce ne sono 10. Ho iniziato bene la stagione, prima in Colombia, dove ho vinto anche una tappa, l’ultima. Nelle frazioni precedenti ho provato anche a lanciarmi in qualche sprint, ma ne sono uscito battuto. Non è facile, sono veloce, ma non posso fare una volata di gruppo. Prendevo bene le ruote dei velocisti, ma poi quando provavo ad uscire rimanevo fermo».
Poi però quando la strada saliva sei riuscito a vincere, non si può fare tutto…
Nei giorni con tanta salita stavo bene, l’ho dimostrato. Il Tour Colombia è stata la prima corsa di più giorni e sono felice di come è andata. In salita ero pronto, stavo davanti, lottavo con i primi. In Rwanda, invece, è andata ancora meglio. Anche lì ho vinto una tappa, in più sono sempre stato in gioco per la classifica (Restrepo ha terminato terzo nella generale, ndr).
Come sono andati i primi mesi con la Polti-Kometa?
Qui si lavora molto bene. Grazie a loro ho cambiato molto nell’allenamento, nell’alimentazione, ho imparato a mangiare meglio. Metto attenzione su cose che prima non riuscivo a fare. La Polti è una squadra molto professionale, quando si lavora così è tutto più semplice. Ci sono le persone giuste, che lavorano sulle cose giuste, c’è fiducia reciproca perché ti confronti con gente che sa cosa deve fare.
Un cambiamento che arriva in un punto importante della carriera.
Non sono vecchio, ma non sono nemmeno giovane. E’ il momento di prendermi delle responsabilità, per me e per la squadra. So che se continuo a lavorare e allenarmi così i risultati arriveranno.
Uscivi da un 2023 non facile, è così?
No, l’anno scorso per me è stato un anno bello. Ero tranquillo, non penso sia stato un anno duro. Ho imparato tanto anche in quella situazione, grazie ai giovani. Ho scoperto la voglia di insegnare e trasmettere la mia esperienza, di dare tanti consigli. Nella GW Shimano ero un po’ il capo, di solito in Europa questa cosa non te la fanno fare. Per me il 2023 è stato importante, perché grazie a quella esperienza ho trovato una voglia nuova, che non sapevo di avere.
Hai corso tanto in Colombia e in generale in Sud America, che livello hai trovato?
Alto, altissimo. Specialmente in Colombia, lì gli scalatori ci sono e vanno davvero forte. Un po’ mi sono dispiaciuto, perché appena arrivato dall’Italia, dove avevo vinto a Reggio Calabria, stavo bene. Poi però alla Vuelta a Colombia, la corsa a tappe lunga di giugno, sono caduto e mi sono rotto le costole e una scapola. Ho praticamente finito la stagione in anticipo.
Il 2023 quindi ti ha fatto ritrovare un nuovo Restrepo?
Sì, correre in Colombia è sempre bello, soprattutto per me che arrivo da lì. E’ un modo di gareggiare più rilassato rispetto all’Europa, e questo mi ha aiutato a ricaricarmi. Da voi bisogna allenarsi sempre al massimo e non è facile restare concentrati tutto il tempo.
L’arrivo alla Polti-Kometa com’è nato?
Il primo interesse è nato dopo la vittoria a Reggio Calabria, ma mi tenevano sotto controllo da giugno. Per questo salto devo ringraziare Ellena, a lui devo tanto, se non tutto. Mi ha dato una grande mano nel trovare squadra. La Polti-Kometa ha creduto tanto in me e questo mi dà tanta consapevolezza. Avere la fiducia di Basso e Contador vuol dire molto.
Ora arrivano delle corse importanti, fondamentali anche in ottica Giro d’Italia.
Ora punto a fare bene alla Tirreno-Adriatico, alla Milano-Torino e Milano-Sanremo, il 17 marzo spero di aver raccolto cose buone. Al Giro manca ancora tanto, prima ci sono questi 20 giorni di corsa, se non si fa bene qui, non si viene presi in considerazione per la corsa rosa.
Alla Polti-Kometa ci sono due giovani interessanti, riuscirai a passare loro la tua esperienza?
In questo mese correrò molto con “Piga” e mi piacerebbe insegnare qualcosa. Restare tranquillo, prendere le salite in testa senza fare fatica, alimentarsi in gara. Mi piace Piganzoli perché è uno che ascolta, si interessa, insomma è un corridore sveglio. Dare una mano a ragazzi come lui è un piacere.