Entriamo nei segreti del 47° Giro della Lunigiana

25.08.2023
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Il 31 agosto, da La Spezia, prenderà il via il 47° Giro della Lunigiana “La gara dei futuri campioni”. Una corsa a tappe dedicata alla categoria juniores che nel tempo ha premiato quelli che erano i talenti più promettenti. Nel passato ha visto il successo di Simoni, Di Luca, Cunego e Nibali. In tempi più recenti, invece, si sono aggiudicati questa corsa nomi del calibro di: Bettiol, Mohoric, Geoghegan Hart, Pogacar ed Evenepoel. L’ultimo italiano a vincere il Giro della Lunigiana è stato Andrea Piccolo, nel 2019.

Nel 2019 il Giro della Lunigiana lo ha vinto Andrea Piccolo (al centro): è stato l’ultimo italiano
Nel 2019 il Giro della Lunigiana lo ha vinto Andrea Piccolo (al centro): è stato l’ultimo italiano

Cinque tappe

Tre tappe e due semitappe (entrambe nel primo giorno di corsa) da godersi tutte d’un fiato. Si attraversano le regioni di Liguria e Toscana, dove la pianura è soltanto un ricordo lontano. Da queste parti per fare la differenza la catena deve essere sempre in tiro ed il corridore attento e con l’attenzione ai massimi livelli. Alessandro Colò, uno degli organizzatori della corsa, le ha provate tutte e ci racconta cosa dovranno aspettarsi i corridori (nella foto di apertura a Portofino, sede di partenza della seconda tappa). 

«Saranno quattro giorni durissimi – spiega – non ci sono cronometro e gli arrivi non sono mai semplici da interpretare. Non c’è la tappa dedicata ai velocisti, in Lunigiana non è sempre semplice trovare la pianura».

Partenza con il botto

Le prime due semitappe, da correre entrambe nella giornata del 31 agosto, saranno uno spartiacque iniziale. Mettere fatica nelle gambe ai corridori fin da subito porterà a scremare già il gruppo tra chi corre per vincere e chi dovrà difendersi.

«Già dalle prime due semitappe – continua Colò – La Spezia-Fivizzano e Massa-Bolano si capiranno tante cose. In entrambi i casi è previsto un arrivo in salita. Nella tappa del mattino (la tappa 1a), con arrivo a Fivizzano, si passa due volte sotto il traguardo in un circuito davvero tosto. La strada che porta a Fivizzano sale, misura poco più di 3 chilometri e serve tanta forza per emergere».

«A poche ore di distanza si riparte, questa volta da Massa, in direzione Bolano (tappa 1b). Altra semitappa da 50 chilometri. Anche in questo caso i ragazzi faranno un circuito che passa ai piedi della salita finale. Un’ascesa davvero interessante, con gli ultimi 300 metri all’interno del borgo medievale di Bolano. Un finale intricato, con i sanpietrini e che si snoda all’interno dei “carruggi”, come li chiamiamo noi in dialetto ligure: delle strade strette e tortuose. I corridori che vorranno vincere dovranno stare nelle prime posizioni».

Una delle partenze più suggestive del Giro della Lunigiana è quella di Portofino, con i corridori che si specchiano nel mare
Una delle partenze più suggestive del Giro della Lunigiana è quella di Portofino

Sul mare

La seconda tappa, in programma l’1 di settembre, va da Portofino a Chiavari, quasi 100 chilometri e tanto dislivello. Si affronteranno tre salite, in ordine crescente di difficoltà: la prima è un GPM di terza categoria, poi subito dopo ne arriva un altro di seconda categoria. La salita di giornata è quella di Passo del Portello, che termina alla metà esatta della tappa, poi si scende fino a Chiavari per l’arrivo. 

«E’ una tappa divisa in due – racconta Alessandro Colò – con una prima parte davvero impegnativa. La salita di Passo del Portello misura 14 chilometri e ha pendenze sempre sopra il 7%. Non tutti i corridori sono abituati ad affrontare salite così lunghe e impegnative. Dal punto di vista tattico è una gara apertissima, molti corridori perderanno le ruote in salita, bisogna capire in che modo i primi affronteranno la discesa. Questa si divide in due parti: la prima misura 10 chilometri ed è una discesa vera, con tante gallerie. Poi spiana e diventa un falsopiano al 2% per altri 10 chilometri, se davanti trovano l’accordo dietro non rientrano più. Altrimenti, se iniziano a scattarsi in faccia, non fanno velocità ed il gruppo si “appalla”. Potrebbe arrivare un gruppo di 50 oppure anche uno in solitaria. 

Le strade della Lunigiana sono un continuo sali e scendi, non c’è tempo per respirare (foto Michele Bertoloni)
Le strade della Lunigiana sono un continuo sali e scendi, non c’è tempo per respirare (foto Michele Bertoloni)

Occhi aperti

Le ultime due tappe si svolgono all’interno del territorio della Lunigiana, la terza la “Terre di Luni Stage” prende il nome dallo sponsor: un’azienda che offre esperienze ed attività, tra cui anche escursioni in bicicletta, in questo territorio tutto da esplorare.

«La tappa numero tre – riprende Colò – parte e finisce ad Ameglia, sede dell’azienda Terre di Luni, il trasferimento porta i corridori fino a Sarzana. Si passa da Aulla, Villafranca in Lunigiana, insomma è un continuo sali e scendi. Una fatica continua che rimane nelle gambe dei corridori, in quel tratto non succederà un granché ma è un antipasto per la salita finale di Fosdinovo. Si tratta di un’ascesa famosa per il Giro della Lunigiana, che è stata scalata più volte. In questo caso, però, si cambia versante: sono 14 chilometri, ma di salita vera se ne contano 7. Le pendenze sono sempre intorno al 7% ma non vanno oltre. La parte più “interessante” arriva dopo, con una discesa tecnica e gli ultimi dieci chilometri che sono in pianura. Gli scalatori puri, se davanti da soli, potrebbero piantarsi, quindi chi vuole vincere quella tappa deve avere buone doti da passista». 

Si chiudono i giochi

Il giorno dopo sveglia presto per la quarta ed ultima tappa del 47° Giro della Lunigiana. Partenza prevista per le ore 9:20, quindi la sveglia nelle camere dei corridori suonerà molto presto. 

«La partenza anticipata – conclude Colò – potrebbe essere un fattore che influenzerà sul recupero dei ragazzi. Le tre salite previste, tutte di seconda categoria, non sono impossibili. Chi avrà in squadra il leader dovrà gestire lo sforzo almeno fino all’ultima salita, che si trova a ridosso del traguardo. Lì si darà fuoco alle polveri, mi aspetto dei distacchi ridotti tra i primi della classifica. L’ultima salita, quella di Montecchio, è paragonabile ad un muro delle Fiandre: un chilometro, o poco più, con pendenze cattive e strada stretta e tortuosa. Come la discesa che porta al traguardo, chi vorrà attaccare dovrà stare davanti e non correre rischi».

Abbiamo già avuto modo di parlare con alcuni tecnici regionali che guideranno le squadre, uno su tutti Eros Capecchi, alla guida della selezione umbra. L’ex professionista ci ha detto che le ricognizioni saranno importanti, viste le strade strette e mai totalmente pianeggianti. La tavola è pronta, non ci resta che scendere in strada e goderci la “Corsa dei futuri campioni”!

Cicalino, la Toscana a colpi di pedali e buona tavola

04.05.2023
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MASSA MARITTIMA – Colline dolci, strappi duri, salite facili. Cipressi, vini eccellenti, poderi antichi. Piscina, centro benessere, piatti gustosi e verdure genuine… il tutto col filo conduttore della bici. Siamo in Toscana, tra l’Alta Maremma e le Colline Metallifere e più precisamente alla Tenuta Il Cicalino (in apertura foto Mirror Media).

Questa splendida tenuta col tempo è divenuta una vera roccaforte della Green Project-Bardiani, ma del ciclismo stesso, potremmo dire. E’ qui che tanti turisti scelgono di soggiornare per le loro vacanze a due ruote (e non solo ovviamente) e sempre qui le aziende di settore si danno appuntamento per delle fiere particolari, come è successo qualche settimana fa con BCA, Bike Connection Agency

Dal punto di vista turistico le potenzialità sono enormi. Oltre alla cucina, le strade sono davvero ottimali per pedalare. E la Toscana fa il resto con i suoi paesaggi e la sua offerta storica-culturale. E’ bastato salire di un paio di chilometri in quel terrazzo naturale che è Massa Marittima perché tutto ciò diventasse concreto.

Elisabetta Pasinato, è la direttrice del Cicalino ed è lei che ci parla di questo vero paradiso per i ciclisti.

Elisabetta Pasinato, direttrice del Cicalino
Elisabetta Pasinato, direttrice del Cicalino
Signora Pasinato: Cicalino e ciclismo un connubio sempre più stretto, come mai?

Un connubio sempre più stretto, un po’ per la nostra passione per la bici e un po’ per questo territorio meraviglioso. Un territorio sul quale abbiamo lavorato, non solo noi, per creare una sentieristica, soprattutto per la mountain bike, ma anche per la bici da strada e per il gravel. La nostra è chiaramente un’area vocata alla bici, sia per la bellezza dei suoi sentieri, sia per la bontà delle strade: l’asfalto è buono e il traffico è scarso. E poi non va trascurato l’aspetto della cucina che è sempre più importante per gli sportivi.

Voi avete uno stretto connubio anche con la famiglia Reverberi. Da anni ospitate le loro squadre, dalla Colnago-Csf alla Green Project-Bardiani. Come è nato questo rapporto?

Se non ricordo male, perché in effetti sono passati diversi anni, avevamo organizzato qui all’epoca, una corsa (il Giro della Provincia di Grosseto, ndr). Loro erano ospiti nostri, si trovarono molto bene ed è nata anche un’amicizia. 

Una bella storia…

E’ una squadra che a me piace molto perché è italiana, composta da tutti i ragazzi giovani ed anche la loro è un po’ una famiglia, come noi del Cicalino. Si lamentano sempre perché mangiano troppo e bene! Speriamo di non rallentarli per questo!

Chiaramente il cliente del Cicalino va oltre il professionista. Sappiamo che avete anche preso delle bici da dare ai clienti…

Esatto. Abbiamo firmato un contratto con Cannondale, anche per diventare centro Cannondale qui in Toscana. E’ un ‘azienda che ci piace molto. Ci siamo conosciuti un po’ casualmente durante un evento e abbiamo stretto questa collaborazione. La flotta di bici è composta sia da bici elettroassistite che tradizionali, per ora si tratta solo di mountain bike. Ma stiamo valutando di prendere anche qualche gravel visto il territorio e le numerose strade bianche che ci sono.

Il Cicalino è un “piccolo” villaggio. Ci sono questi poderi dislocati, le stradine che li collegano, le indicazioni all’interno, le piscine, la Spa… ci sono percorsi persino per correre a piedi. Ma quale può essere una giornata tipo del cliente ciclista?

Il nostro cliente è un po’ particolare. Volutamente il Cicalino non è un bike hotel classico: è un villaggio con tutti i servizi alberghieri. Ci sono le Spa, il centro benessere, la palestra, una ristorazione di alto livello, che però è attenta anche alle esigenze dell’atleta… La giornata tipo per questo cliente chiaramente si focalizza sulla bici e sul suo tour in bicicletta, che sia su strada o in mtb.

Chiaro…

Quando rientrano normalmente c’è un ottimo pranzo che li attende. E prima del tour c’è una colazione ad hoc. Per i pro’ ne abbiamo un tipo, per gli altri volendo c’è anche quella più ricca. Al pomeriggio vanno nelle Spa, oppure ci sono corsi di yoga… Solitamente il cliente appassionato di bicicletta vuole fare tante altre cose e qui al Cicalino può farle.

Elisabetta, prima ha parlato di sentieristica. Cosa offrite in tal senso?

Abbiamo le nostre piattaforme e i percorsi sono stati digitalizzati. Oggi sui Gps si scaricano tutti i percorsi possibili. Abbiamo anche una collaborazione molto stretta con un servizio guide della zona. Fanno anche “bike service” e sono molto bravi. Conoscono tutti i sentieri e lavorano con noi nella loro manutenzione. Quindi, chi vuole può affidarsi alle guide e può uscire in un tour guidato, altrimenti può scaricare le mappe.

C’è un periodo dell’anno che secondo lei è migliore per fare del cicloturismo al Cicalino?

Le stagioni sono cambiate moltissimo. Una volta si immaginava che febbraio fosse un mese impossibile, mentre negli ultimi dieci anni, febbraio e marzo sono delle stagioni ottimali. Marzo offre un clima meraviglioso. E le nostre piscine sono già aperte! Non c’è traffico sulle strade, soprattutto perché non è iniziato ancora il turismo sulla costa. Poi da aprile-maggio, inizia quella che io chiamo la stagione degli svizzeri. Ce ne sono moltissimi, ma è ancora un buon periodo. Sono molto belli anche i mesi di settembre, ottobre e novembre. Mentre sconsiglio – e lo devo dire sinceramente – luglio ed agosto. Sia per il caldo che per i flussi specie sulla costa.

Tenuta Il Cicalino

Terra Eroica, i percorsi permanenti per il gusto dell’impresa

29.03.2022
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Condivisione, amicizia e amore per il territorio. E’ da questi valori che prende forma Terra Eroica. Una mappatura permanente che tutela l’ambiente e le strade bianche famose in tutto il mondo. Dalla sua nascita, 25 anni fa, L’Eroica ha sempre fatto della passione per le due ruote il suo mezzo per legare i ciclisti di tutte le nazionalità.

Con questo progetto i percorsi permanenti de L’Eroica e Eroica Montalcino rappresentano il fil rouge tra la storia e la tradizione del ciclismo e il futuro, rimanendo ancorati ad un percorso che non viene contaminato dal passare del tempo.

La rievocazione storica de L’Eroica va in scena su queste strade ogni anno (foto Facebook/Eroica)
La rievocazione storica de L’Eroica va in scena su queste strade ogni anno (foto Facebook/Eroica)

I percorsi permanenti

I percorsi permanenti de L’Eroica e Eroica Montalcino rappresentano la vacanza a pedali ideale per migliaia di appassionati. L’intero percorso si snoda per 288 chilometri con 5.400 metri di dislivello nel cuore delle Terre di Siena attraverso il Chianti, le Crete Senesi e la Val d’Orcia. Un lungo viaggio nel leggendario paesaggio toscano.

Un’immersione in una terra senza tempo tra i sapori e i vini conosciuti in tutto il mondo. L’intento della rete è sviluppare una sinergia al servizio dei cicloturisti per un sistema integrato di opportunità. Le imprese del settore ricettivo, della ristorazione, dei servizi e della produzione di prodotti della filiera agroalimentare sono le protagoniste di Terra Eroica. L’obiettivo è rispettare principi di base quali il rispetto del territorio, l’ospitalità per il turista, la disponibilità a fornire servizi per l’assistenza del ciclista.

Sulle strade sono presenti Bike Point dove è possibile acquistare la mappa e i kit (foto Facebook/Eroica)
Sulle strade sono presenti Bike Point dove è possibile acquistare la mappa e i kit (foto Facebook/Eroica)

I benefici per il turismo

L’impatto economico sul territorio genererà posti di lavoro nel settore ricettivo e nuovi posti nei servizi collegati, come ad esempio le guide cicloturistiche. L’Eroica, da evento italiano, è sempre più un appuntamento diffuso in tutto il mondo, con oltre 10 tappe che coinvolgono più di 20.000 ciclisti all’anno. L’obiettivo è intercettare oltre 30.000 persone.

Terra Eroica è quindi la vacanza a pedali già scelta ogni anno da decine di migliaia di appassionati, costituisce un vero e proprio progetto di cicloturismo nei luoghi in cui è nata. Cioè la Toscana più bella dove strade bianche, paesaggi infiniti, eccellenze, cultura e forti passioni, storia millenaria e ciclismo rappresentano un’esperienza unica da vivere tutto l’anno.

La bellezza del territorio è a misura delle due ruote e per ogni utilizzatore (foto Facebook/Eroica)
La bellezza del territorio è a misura delle due ruote e per ogni utilizzatore (foto Facebook/Eroica)

Una vacanza su misura 

Prossimamente il sito internet di Terra Eroica consentirà di organizzare la propria vacanza a pedali, da uno a sette giorni. Dipende dalla preparazione fisica e soprattutto dal tempo che si vuole dedicare anche alle cartoline ed ai paesaggi che scorrono di fianco o che si scorgono all’orizzonte.

I percorsi permanenti si possono iniziare da qualsiasi comune attraversato. L’itinerario può essere completato durante tutto l’anno e con qualsiasi tipo di bici.

Presso i Bike Point Terra Eroica si possono acquistare la mappa e il kit per effettuare i percorsi permanenti al costo di 10 euro. In tutti i punti designati si potrà effettuare il timbro sulla tua mappa in modo da certificare l’impresa eroica.

I percorsi permanenti sono un valore aggiunto per la promozione del territorio toscano (foto Facebook/Eroica)
I percorsi permanenti sono un valore aggiunto per la promozione del territorio toscano (foto Facebook/Eroica)

Il Club per farne sempre parte

Ciclo Club Eroica nasce per aggregare e dar voce a una grande comunità di appassionati di ciclismo di tutto il mondo, non solo agli appassionati di bici storiche, ma anche a quelli che vivono la bicicletta da corsa con passione in ogni sua forma e stile. Il CCE rappresenta un modo di essere, una filosofia di vivere la bicicletta e condividere le proprie esperienze, le proprie conoscenze.

L’obiettivo del Club è crescere e dare l’opportunità a tutti i membri di fare esperienze eroiche. I soci hanno una vera società sportiva per partecipare attivamente tutto l’anno ad eventi ciclistici agonistici e ciclo turistici. Un Team composto da personale specializzato sarà disponibile per organizzare e fare assistenza negli eventi Eroica e eventi in collaborazione di Eroica.

Eroica

Val di Cecina e dintorni senza segreti grazie a Tuscany Love Bike

03.03.2022
6 min
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Sulle dolci colline della Val di Cecina, nel Relais La Pieve Vecchia di Riparbella, c’è un team femminile ben organizzato – la Liv Racing Xstra – che ha deciso di passarci il proprio ritiro invernale. Un piccolo angolo di paradiso in provincia di Pisa da cui si vede il mare con le sue famose Spiagge Bianche (già in terra livornese) lontano solo 10 chilometri in linea d’aria. E la mattina, quando il sole inizia a scaldare l’aria, le ragazze della formazione WorldTour olandese partono per allenarsi nei dintorni guidate da una ciclista che indossa la maglia di Tuscany Love Bike.

Ma quali strade fanno? E perché hanno scelto la Costa degli Etruschi – dove si correva l’omonima gara per pro’ dal 1996 al 2017 – rispetto all’attuale Calpe in Spagna? Queste risposte (e tante altre informazioni) ce le dà Silvia Parietti, campionessa italiana nel 2005 ed ora guida cicloturistica sportiva proprio per Tuscany Love Bike. Con lei abbiamo approfondito il discorso della sua attività partendo proprio dal contatto con la Liv Racing Xstra.

Silvia Parietti fa la guida cicloturistica sportiva a Vada, in provincia di Livorno. Nel 2005 vinse il campionato italiano elite
Silvia Parietti fa la guida a Vada, in provincia di Livorno. Nel 2005 vinse il campionato italiano elite.

Bronzini al telefono

«A fine 2021 – racconta la 43enne di Vada, elite dal 1999 al 2009 – mi aveva chiamato Giorgia Bronzini (sono state compagne di squadra alla Gauss nel 2008, ndr) per chiedermi se qua vicino ci fosse una bella struttura che potesse ospitare la sua squadra e se di conseguenza potessi disegnare per loro gli itinerari degli allenamenti. Naturalmente mi sono subito attivata. Non dimentichiamoci che in questa area tra la fine degli anni ’90 e inizio anni 2000 venivano quasi tutte le squadre pro’ in ritiro.

«Le ho trovato da dormire – prosegue la Parietti, che è anche consigliere dell’ACCPI nella campagna per la sicurezza del ciclista – e poi ho creato percorsi, sempre all’interno di un anello di strade, in base alle esigenze dei lavori da fare, come le ripetute. Ho scaricato tutte le tracce gpx da dare alle sue atlete e agli stessi diesse in modo che fossero tutti autonomi. Durante il ritiro sono uscita in bici con loro per qualche giorno, accompagnandole nei posti migliori in cui pedalare con tranquillità».

Il primo ritiro della LIX Racing-Xstra si è svolto proprio in Toscana (foto Michiel Maas)
Il primo ritiro della LIX Racing-Xstra si è svolto proprio in Toscana (foto Michiel Maas)
Silvia quando hai iniziato questo lavoro?

Ho iniziato nel 2009 durante il mio ultimo anno da elite. Già all’epoca disegnavo itinerari per turisti o amici e mi appoggiavo ad altri organizzatori. Poi mi sono messa in proprio aprendo la mia società insieme ad altri collaboratori. Ho fatto tutti i corsi necessari di Federciclismo, alcuni dei quali durante il periodo del lockdown 2020, conseguendo anche i vari brevetti di guida. Mi piace il mio lavoro perché alla fine rappresentiamo un territorio e vogliamo che il cliente rimanga contento sotto ogni forma.

Come è strutturata la tua figura?

A livello di legislazione, non siamo autorizzati a dare informazioni turistiche o artistiche. A quello pensano le guide ambientali, con cui collaboro e che incontro quando porto un mio gruppo in un determinato posto nel quale servono le loro spiegazioni. Su questo servirebbe una maggiore uniformità dando anche a noi l’abilitazione a dare le informazioni turistiche. Certo, durante la pedalata ci può stare che io ne dia, ma in realtà mi limito sempre a raccontare aneddoti legati alle mie precedenti uscite. Oppure legati alla mia carriera, alle ex compagne o alle gare della zona.

Qual è il target medio dei tuoi clienti?

Naturalmente, ho sia italiani che stranieri. I primi per la maggior parte arrivano dal Nord e sono per lo più famiglie che vogliono scoprire l’entroterra in modo tranquillo. Dall’estero invece arrivano molti olandesi, svizzeri, tedeschi e britannici. Loro vogliono girare il più possibile, sia su strada che fuori. Un giro classico che tutti mi chiedono e che facciamo è quello in mezzo ai vigneti con fermate di degustazione. Spesso nelle cantine in cui andiamo, faccio arrivare anche altri produttori come quelli di miele, salumi, pasta e olio. Viceversa faccio la stessa cosa quando facciamo tappa in un frantoio della zona. E così via, cerco sempre di coinvolgere le attività con cui lavoro.

La tua Tuscany Love Bike noleggia anche le bici?

No, ma ci appoggiamo a negozianti di fiducia della zona. Lì si possono affittare le bici normali, da corsa ed anche le e-bike. Ora ci stiamo attrezzando anche con le gravel perché sono molto richieste. E’ la moda del momento, ma sono perfette per le nostre strade bianche. Con quelle si respira la vera essenza toscana.

Alaphilippe trionfa a Pomarance (davanti a Van Avermaet e Bettiol) nella seconda tappa della Tirreno-Adriatico 2019
Alaphilippe trionfa a Pomarance nella seconda tappa della Tirreno-Adriatico 2019
La tua zona è terra di ciclismo e di campioni. C’è qualcuno che ti chiede itinerari legati alle grandi corse?

Onestamente è difficile dire quali siano le strade più famose qua attorno. Tra classiche toscane per pro’ o dilettanti, Giro d’Italia o Tirreno-Adriatico abbiamo sempre tante corse. Diciamo che potrei portare più spesso i miei gruppi a Pomarance. Negli ultimi anni ci è arrivata tre volte la Tirreno-Adriatico. Ero presente nel 2019 quando vinse Alaphilippe (nel 2016 successo di Stybar, nel 2017 di Geraint Thomas, ndr). L’aspetto che caratterizza quella zona è il poco traffico. Le strade sono in mezzo al verde dei boschi locali. Un contesto ideale per pedalare e magari trovare l’ispirazione dei campioni.

Qual è la zona in cui porteresti obbligatoriamente un gruppo non necessariamente appassionato di ciclismo?

Difficile dire anche questo. La zona dei soffioni geotermici di Larderello, ad esempio, merita tantissimo. Ma direi senza ombra di dubbio la via Bolgherese, tra Bibbona e Castagneto Carducci. E’ una strada parallela alla Via Aurelia che passa più all’interno delle prime colline. Ci sono i nostri classici mangia e bevi in mezzo alla natura che profumano di vera Toscana. Poi a metà c’è quel bellissimo drittone ondulato di 5 chilometri con i cipressi che porta a Bolgheri. Quello è un giro immancabile a mio avviso. Vi aspetto a farlo assieme, non ve ne pentirete.

Il Casano sbarca in Sicilia per accogliere Sciortino

21.01.2022
5 min
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«Sono molto contento di questo accordo con la Sicilia. Il nostro team avrà un bel mix di culture. E a distanza di tanti anni, mi sembra di rivivere quello che ho fatto io, certe avventure…».

La voce sicura dall’altra parte del telefono è quella di Giuseppe Di Fresco, diesse del Casano-Matec, massese d’adozione e palermitano di nascita. Quest’anno la società di Ortonovo di Luni (gestita dal team manager Christian Castagna ed organizzatrice del Giro della Lunigiana) avrà una doppia affiliazione: una toscana con dieci atleti ed una siciliana con sei. L’operazione è stata indotta dall’ingaggio di Carlo Sciortino, talento classe 2004 di Bagheria, e di altri tra i migliori prospetti dell’isola.

Di Fresco è stato professionista, gestisce una pompa di benzina e fa il diesse (foto Casano)
Di Fresco è stato professionista, gestisce una pompa di benzina e fa il diesse (foto Casano)

«Mi ci rivedo molto in questi ragazzi – racconta Di Fresco, cresciuto in Toscana tra i dilettanti ed ex pro’ dal ’99 al 2001, prima di intraprendere la carriera da dirigente – anche se loro sono un po’ più fortunati di me. Pensate che la mia prima gara fuori dalla Sicilia fu la Coppa d’Oro da allievo. Mio padre spese 120 mila lire per noleggiare un furgone bianco per fare Palermo-Borgo Valsugana. Eravamo in nove e mangiammo al sacco la pasta al forno con gli anelletti che ci aveva preparato mia madre. Per me fu come andare al campionato del mondo. Un’esperienza di vita, non solo sportiva, che mi rimarrà in eterno. Ora c’è il Palermo-Pisa di Ryanair che abbatte le distanze però vorrei formare questi ragazzi con quello che non avevo io all’epoca».

Giuseppe spiegaci questo filo diretto tra Toscana e Sicilia, le tue due regioni.

Il contatto è nato due anni fa quando Carlo (Sciortino, ndr) era allievo. Lo ospitammo per provare un po’ di corse della zona, nelle quali centrò quasi sempre il podio. Ci fece un’ottima impressione. Doveva venire con noi già nel 2021, ma per problemi burocratici non abbiamo potuto. Lo abbiamo fatto quest’anno. Cercheremo di fare un’unica attività con tutti i nostri ragazzi.

Questa intervista con Carlo Sciortino è stata realizzata al Giro della Lunigiana
Come gestirete questa situazione con i ragazzi siciliani?

Finché andranno a scuola correranno giù, dove saranno seguiti dal nostro diesse Alessandro Mansueto, che è anche responsabile tecnico del Comitato Regionale. Ogni tanto, a rotazione e quando lo riterremo opportuno o in base al loro stato di forma, verranno a gareggiare da noi. Sciortino sarà quello che farà più attività al Nord in quel periodo. Poi da luglio saliranno tutti da noi e saranno a nostra disposizione.

E’ necessario avere tutto ben organizzato? Anche con i professori dei ragazzi?

Certo, è fondamentale. Abbiamo già programmato i voli, in cinquanta minuti sono qui. Per loro abbiamo fatto fare una bici in più da tenere qui in modo da non doverla imbarcare sempre, che talvolta costa più del biglietto, e per evitare soprattutto che te la danneggino. Poi, come facciamo con i ragazzi toscani e liguri, anche per quelli siciliani abbiamo già spedito una lettera ai loro insegnanti spiegando la nostra attività. Presentando in anticipo la convocazione alle gare, o addirittura quella della nazionale, non gli vengono segnate le assenze. E’ importante avere la collaborazione e la comprensione degli istituti che frequentano.

Nel 2005-2006 per Di Fresco corse da junior anche Damiano Caruso, prelevato dalla Sicilia (qui al Giro del 2013)
Nel 2005-2006 per Di Fresco corse da junior anche Damiano Caruso (qui al Giro del 2013)
Tu che l’hai vissuta, qual è l’aspetto migliore di questa situazione?

Bisogna dire che ultimamente la Sicilia si sta muovendo bene e lascia fare ai ragazzi più esperienza fuori regione. Detto questo, i ragazzi che vengono dal Sud, arrivano con più fame agonistica. Rispetto a quelli delle nostre zone, forse hanno meno grilli per la testa. In gara li vedi sempre belli agguerriti anche se come tutti a quell’età vanno istruiti su certe cose. Mi ricordo quando portai Damiano Caruso alla Berti Mobili di Massa da junior. Mi avevano consigliato un certo Provino, ma con lui fu amore a prima vista. E ci ritrovammo anche alla Mastromarco.

Dei ragazzi siciliani chi ti senti di segnalare oltre a Sciortino?

Carlo somiglia parecchio a Visconti, perfetto per i percorsi ondulati. Deve ancora crescere. Altri due da seguire con attenzione sono Vincenzo Pardo e Salvatore Florio. Hanno tutti ampi margini di miglioramento.

Non dimentichiamoci però dei ragazzi toscani. 

Assolutamente no, ne abbiamo di interessanti. Avremo due primi anni molto talentuosi come Alex Stella e Alessandro Failli (nipote dell’ex pro’ Francesco, ndr). Quest’ultimo è stato chiamato da Salvoldi e andrà a fare uno stage a Montichiari nei prossimi giorni. Abbiamo anche i riconfermati Poli e Rossi che possono fare molto bene. A seguire tutti i ragazzi ci saranno anche gli altri diesse Daniele Della Tommasina e Cristian Benenati (entrambi ex pro’, ndr).

Nel 2021 ha portato Crescioli al secondo posto del Giro della Lunigiana
Nel 2021 ha portato Crescioli al secondo posto del Giro della Lunigiana
Per chiudere Giuseppe, che stagione sarà la vostra?

Ripetere il 2021 non sarà facile. Ci siamo tolti tante soddisfazioni con Crescioli, Giordani e Bozicevich (i due sono insieme a Montichiari nella foto di apertura, ndr), che sono andati molto d’accordo nonostante tutti e tre avessero numeri per la fare la gara. Sono andati tutti alla Mastromarco (Galeotti e Boschi invece sono passati U23 alla Gragnano, ndr). Quest’anno puntiamo a fare risultato con i ragazzi del secondo anno ma sono certo che anche quelli appena passati disputeranno grandi corse. Non ci poniamo limiti, vedremo strada facendo. Mi permettete un’ultima cosa?

Certo.

Vorrei ringraziare la Matec. E’ una grossa azienda locale ma non ci conoscevamo reciprocamente. Ci ha presentati per caso il mio dentista. L’anno scorso ha subito creduto nel nostro progetto, quello dato anche dalla filiera con altre due realtà giovanili della zona. Il titolare poco per volta si è appassionato al ciclismo, coinvolgendoci negli spot della sua ditta. Se si vuole, e basta cercare, ci sono ancora degli sponsor importanti che possono affiancare il nostro ciclismo.

La storia di Svrcek, nato in Slovacchia, cresciuto in Toscana

13.11.2021
7 min
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Questa è la favola di Martin Svrcek e del Team Franco Ballerini (di cui vi avevamo già accennato), iniziata il 10 novembre 2020 anno quando Andrea Bardelli, direttore sportivo, si mise a curiosare sul web fra i risultati del 2019. Si era accorto di lui agli europei di Plouay del 2020, dove era andato con Ponomar. La squadra non voleva uno straniero per il 2021, ma da allievo il piccolo slovacco aveva ottenuto dei buoni risultati nella corsa della Pace che si corre in Austria. Perciò Bardelli si mise a cercarlo su Facebook e scoprì che viveva a Zilina. Così contattò un ragazzo di lì che aveva avuto due anni prima all’Hopplà. I due erano amici. Perciò il… gancio fece da tramite e il giorno dopo ci fu il primo contatto. Davvero nessuno poteva immaginare come sarebbe andata a finire.

«Probabilmente avrebbe smesso di correre – sorride il tecnico toscano – perché in Slovacchia ci sono poche gare. Venne fuori che abita a 10 chilometri da Zilina e che conosceva Juray Sagan, il fratello di Peter che si occupa delle squadre giovanili. Devo dire che al momento di prendere le decisioni, la famiglia Sagan è stata molto presente. Ed è stato utile, perché ci siamo ritrovati in un mondo di squadre WorldTour e procuratori, in cui non avremmo saputo come muoverci».

Da che famiglia viene Martin Svrcek?

Sono cinque fratelli, tutti fenomeni dello sport. Un fratellino di 14 anni è un talento dell’hockey e presto andrà in America. Sono cinque ragazzi splendidi e autonomi. Il padre è un manager ed è venuto con lo zio per conoscerci. Sono rimasti per due giorni a Montecatini. Hanno fatto mille domande, visto dove avrebbe alloggiato Martin, poi sono risaliti in macchina e via. Del padre non ho neppure il numero di telefono, ma si è fidato. Martin è arrivato a gennaio. E noi ci siamo ritrovati in casa un ragazzo umile, con voglia di lavorare e la maturità per stare sette mesi via da casa.

E’ stato semplice?

L’ho trattato come un figlio, ma devo tutto alla famiglia Iacchi. Hanno due figli corridori, Alessandro e Lorenzo, ma già si prendevano cura di Stojnic. Poi lui si è rotto il femore e Martin si è ritrovato da solo. La mossa vincente è stato far venire giù la sua ragazza, che corre in bici. In quel momento Martin si è sentito a casa sua e ha capito che ci fidavamo di lui.

Quando ti sei accorto che fosse uno buono?

Al primo allenamento a Barberino del Mugello, di gennaio. Aveva viaggiato tutta la notte in macchina col padre. C’era un nebbione che metteva paura. Aveva 5-6 chili più del giusto. Facemmo un allenamento e i due ragazzi che erano con lui, mi dissero che quello lì avrebbe vinto 25 corse. C’era da scoprirne il carattere e se si sarebbe inserito, ma il corridore lo vedi subito. 

Svrcek e Alessandro Iacchi, come fratelli, hanno vissuto e si sono allenati insieme per un anno
Svrcek e Alessandro Iacchi, come fratelli, hanno vissuto e si sono allenati insieme per un anno
Cinque o sei chili di troppo?

Quando è arrivato (Bardelli ride, ndr) aveva l’abitudine slovacca di bere qualche birretta. Ma non siamo andati dal dietista o dal dottore, gli è bastato stare accanto ai ragazzi e mangiare in casa da corridore. Poi, siccome è molto sveglio, ha capito che la giusta alimentazione iniziava a fare la differenza. E’ veramente partito da zero.

Parlava italiano?

Il primo mese, in appartamento con Stojnic, cominciava a parlarlo. Quando poi Veliko si è infortunato ed è arrivata la sua ragazza, ha un po’ smesso. Lo studiava e lo studia ancora, ma è timido ed esigente, per cui con me in ammiraglia ci prova, ma nelle interviste non si fida. Alle prime corse, noi dicevamo le cose alla ragazza in inglese e lei da bordo strada traduceva in slovacco. Diciamo che alla fine (dice sorridendo, ndr) s’è messo a punto un dialetto tosco-anglo-slovacco.

Sedici vittorie, un bel bottino…

Negli ultimi tre anni abbiamo fatto tanta attività internazionale. Ci siamo fatti un nome e correre da noi è una bella vetrina, soprattutto se poi finisci nel WorldTour. Portare questo nome (Franco Ballerini, ndr) è un orgoglio, abbiamo tutti gli occhi addosso.

Svrecek ha chiuso i mondiali al quarto posto. Eccolo nello sprint accanto all’azzurro Oioli
Svrecek ha chiuso i mondiali al quarto posto. Eccolo nello sprint accanto all’azzurro Oioli
Sì però un ragazzino che parte da zero e dopo un anno passa nel WorldTour non ti suona un po’ strano?

I primi contatti sono iniziati a maggio, aveva vinto sette corse fra cui l’Eroica Juniores. Io non sono d’accordo, ma il ciclismo è cambiato. Sono contento perché abbiamo preso il manager belga che segue anche Alaphilippe e concordato un avvicinamento graduale. Martin farà prima sei mesi nella Biesse-Carrera di Milesi e Nicoletti.

Non è presto?

E’ pronto di testa. Qui lavoriamo in modo diverso, ho cambiato dopo aver lavorato nei dilettanti. Durante la settimana, i nostri si allenano da soli. Gli diamo il supporto di un allenatore come Pino Toni e poi sta a loro imparare a gestirsi le giornate. Anche se abitiamo a un chilometro di distanza, non ho mai seguito Martin in allenamento. Non mi piace coccolarli come si fa in Italia.

Perché è pronto di testa?

Dopo aver firmato il contratto a luglio, temevo che mollasse. Invece ha tenuto duro fino al mondiale. E a quel punto, invece di fare festa, sapeva quanto io tenessi alla Roubaix per il ventennale dalla morte di Franco (Ballerini, ndr) e ha tenuto duro fino lì. Ha la capacità di restare concentrato e grande correttezza.

Cosa sa di Franco Ballerini?

Il 7 febbraio scorso venne alla commemorazione e si accorse di quanta gente ci fosse a Casalguidi. Poi ha visto i video e ha capito il perché di tanta attenzione all’estero. Un giorno mi ha chiesto: «Come avete fatto a prendere uno sconosciuto come me?». Davvero non gli tornava che la squadra di Tiberi e Ponomar lo avesse cercato. Non si sentiva all’altezza di correre in Italia

Un bell’esempio di umiltà…

Al di là delle 16 vittorie, ha insegnato tanto a quelli di primo anno. Erano abituati a mille attenzioni e ad uscire solo con il direttore sportivo dietro. All’inizio è stato duro, poi però sono arrivati i risultati. Noi direttori dobbiamo farli crescere, non pensare solo ai risultati. Perché quando poi arrivano nei dilettanti, sono da soli e non sanno come gestirsi.

Parigi-Roubaix juniores, l’ultima corsa 2021 di Martin Svrcek, in onore di Ballerini
Parigi-Roubaix juniores, l’ultima corsa 2021 di Martin Svrcek, in onore di Ballerini
Cosa farete nel 2022 senza Svrcek?

Avremo 16-17 juniores e 7 allievi. Senza un’individualità così forte, ma una delle squadre più forti che ho mai avuto. C’è un canadese che sarà la rivelazione e fra gli allievi, un secondo anno ligure che sarà il nuovo Tiberi. Con gli junior dovremmo cominciare il 27 febbraio alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne e abbiamo già l’invito per il Giro delle Fiandre. Mi piacerebbe portare fuori anche gli allievi, ma è tutto in fase di programmazione. Eppure la vittoria più bella…

Qual è stata?

La cena di fine anno. Martin non c’era, ma ha mandato un video. Lorenzo Iacchi ha fatto un discorso sulla stagione e su Franco che ha commosso tutti. Si è messo a piangere e ha pianto anche la Sabrina (moglie di Ballerini, ndr). Lui è il nostro asso nella manica. A 18 anni ha già tutti i tesserini da direttore sportivo, tutti i contatti con i nuovi corridori li ha presi lui. Ora va negli under 23, ma per il futuro credo di aver già trovato il mio successore.

Jarvis, dal rullo al coaching in casa il passo è breve

30.10.2021
4 min
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Jarvis è molto più di un semplice rullo da allenamento indoor. E’ un vero e proprio sistema di allenamento interattivo, supportato da un coach, con un approccio scientifico che rivoluziona il concetto di indoor training.

Ad aiutarci a carpire le innovazioni di questo programma di allenamenti HTT e della filosofia di MagneticDays in merito è proprio il titolare Marco Sbragi.

«La vera anima di tutto il sistema – dice – è la nuova filosofia di allenamento che noi proponiamo sfruttando le caratteristiche innovative che ha lo strumento. E’ un binomio. Tramite dei professionisti con un approccio scientifico, basato sui numeri sulle misurazioni possibili lavorando in un ambiente sempre uguale a se stesso».

Molto in sinteesi, lo schema del coaching previsto da MagneticDays
Molto in sinteesi, lo schema del coaching previsto da MagneticDays

Un laboratorio in casa

Acquistando Jarvis o noleggiandolo, si porta dentro le mura di casa un vero e proprio laboratorio in cui potersi allenare per raggiungere obbiettivi precisi. Dotato di wifi integrato, consente di collegare lo strumento a dispositivi fissi e mobile, attraverso cui monitorare costantemente ed in tempo reale lo stato di avanzamento della sessione di allenamento. Fornendo indicazioni dettagliate sui parametri essenziali di ogni workout (Forza, Potenza, Frequenza naturale della pedalata Frequenza cardiaca), facilmente consultabili e valutabili dall’utente.

«Noi il Jarvis lo consideriamo un laboratorio – spiega Sbragi – attraverso il quale poter lavorare sulla fisiologia degli utenti e dando il “cosa fare” che è il grande valore. Diamo una nuova filosofia di allenamento basandoci sulle caratteristiche dell’atleta, sui suoi valori effettivi e sugli obbiettivi. Per poi seguirlo passo a passo nella sua realizzazione. Questo è MagneticDays».

MagneticDays Jarvis
Il rullo Jarvis si può acquistare o noleggiare: sul web tutte le spiegazioni in merito
MagneticDays Jarvis
Il rullo Jarvis si può acquistare o noleggiare: sul web tutte le spiegazioni in merito

Coach e dati sviluppati

Ogni allenamento viene pensato e scritto per il singolo utente dai Coach MagneticDays, sulla base del binomio valutazione/erogazione dei carichi allenanti.

«Il coach ha un collegamento diretto con l’utilizzatore – rilancia Sbragi – tutto parte da un briefing, dove ci si conosce, poi viene fatta una prima fotografia dell’utente attraverso un test. Dopodiché c’è un nuovo contatto dove viene commentato il test. E poi vengono erogati i primi allenamenti che l’utente segue in automatico».

Il contatto tra utente e allenatore è diretto e sempre in continua evoluzione. Ed è proprio il coach che, impostando gli allenamenti e i parametri da remoto, va a interagire con il rullo sulle resistenze e sulle durate. Il miglioramento e il risultato sono i veri obbiettivi del programma.

«Ogni sei allenamenti al massimo – spiega Sbragi – c’è una verifica per adeguare gli avanzamenti dell’utente. C’è un monitoraggio costante della sua evoluzione. E gli allenamenti sono sempre mirati. Quando c’è una verifica di analisi e comparazione con gli allenamenti precedenti. C’è un ulteriore contatto con il coach».

I 2 jarvis e i pacchetti

I due rulli in vendita sono MD Jarvis a 2.150 euro e MD Jarvis light a 1.400 euro. Quest’ultimo condivide la stessa macchina, ma meno accessori come fascia cardio, batteria, pacco pignoni. Sono previsti 2 anni di garanzia e, inclusi nel prezzo di acquisto, ben 12 allenamenti personalizzati HTT (del valore commerciale di 150 euro).

E’ disponibile anche la formula Smart Rent, che permette di usufruire al 100 per cento del prodotto attraverso una rateizzazione mensile e senza vincolarsi all’acquisto. La durata del noleggio è di 25 mesi per MD Jarvis (costo prima rata di 200 euro, poi 75 per le successive 24). Oppure 15 mesi per Jarvis Light (costo prima rata di 200 euro, poi 75 per le successive 14).

magneticdays.com

Massini, maestro di ciclismo e vita: cosa dice di Fiorelli?

09.04.2021
4 min
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Massini è del ’42, ma se vuoi parlare davvero di ciclismo e corridori, personaggi come il tecnico toscano dovrebbero essere il punto di partenza. Anche per chi li gestisce oggi spesso non distingue fra l’uomo e l’atleta. Noi con Marcello vogliamo parlare di Filippo Fiorelli, l’ultimo corridore di un certo peso che ha portato al professionismo, dopo averlo fatto con ragazzini come Paolo Bettini, Rinaldo Nocentini, Michele Bartoli, Riccardo Biagini, Gabriele Balducci, Dario Pieri

Per Fiorelli, Massini ha dovuto metterci la faccia più che per gli altri. Per due motivi.

«Il primo – dice – è che ormai nelle squadre non c’è più nessuno che va a vedere le corse dei giovani. Si fanno bastare gli ordini di arrivo. Il secondo è che lo vedevano vincere a 23-24 anni e si chiedevano come mai non avesse vinto prima. Ma se ha cominciato a correre a 20 anni, come faceva ad aver vinto prima? E lo sapete quanto è difficile vincere se cominci così tardi?».

Milano-Rapallo 2019, una delle ultime vittorie da dilettante di Fiorelli (foto Instagram)
Milano-Rapallo 2019, una delle ultime da dilettante (foto Instagram)

La guida migliore

Qui dove il ciclismo ha la cittadinanza onoraria, Massini è la guida migliore per dare la terza dimensione al corridore palermitano della Bardiani Csf.

«Ero quasi sicuro che avrebbe fatto qualcosa anche fra i professionisti – dice – perché in due anni con me non l’ho mai sentito dire che era stanco, che avesse mal di gambe, mai ritirato a una corsa. Ne ho visti tanti. Alcuni andavano piano da dilettanti e poi hanno fatto belle carriere, ma lui ha tutto quello che serve per andare forte. In più è un bravo ragazzo, una persona onesta».

Ha cominciato tardi, ma ha alle spalle una storia dura…

Aveva vent’anni, prima aveva fatto qualche garetta da amatore. In realtà aveva cominciato a 16 anni, ma smise quando suo papà ebbe un brutto incidente che lo mise sulla sedia a rotelle. Prima venne in Toscana, poi andò in Lombardia. Mi chiese lui di correre con me, perché aveva corso con Delle Foglie, un mio corridore. Io non lo conoscevo, lo vidi a una corsa che aveva 4-5 chili di troppo. Lo proposi al presidente, che inizialmente nicchiò. Poi lo prendemmo e lui si mise a disposizione. Fu bravo. Perse peso e cominciò ad andare forte.

Marcello Massini
Marcello Massini è stato direttore sportivo di campioni da Bettini a Bartoli (foto Scanferla)
Marcello Massini (foto Scanferla)
Massini, toscano di infinita esperienza (foto Scanferla)
Che corridore pensi possa diventare?

Non un velocista, ma è veloce per gruppi ristretti. Se si trova un arrivo che un po’ tira, lui è vincente. Bisogna valutarlo nelle corse di un giorno, perché indubbiamente ha corso poco. Si allena tanto, ma deve confrontarsi con quelli più forti. Il suo sistema di corsa è al risparmio e finora gli basta. Ma se va nelle corse dure ed è costretto ad aumentare la fatica, allora può migliorare ancora. E’ uno tenace. L’anno scorso ha finito il Giro col male al ginocchio e non mollò solo perché ha carattere.

Vi sentite ancora, oppure è diventato grande ed è partito?

Ci sentiamo ancora (ride, ndr), di recente è stato anche 4-5 giorni a casa mia. E poi è con Alberati, ci sentiamo spesso per la preparazione. Non abbiamo mai avuto discussioni.

Sentite Alberati

Una battuta con Paolo Alberati ci stava ed è stata da piegarsi dal ridere.

«E’ bello decidere un programma di allenamento – dice – pensarlo, chiamare Marcello e farselo smontare completamente, perché lui con delicatezza te lo dice, per non offenderti. E poi proporlo a Filippo, come sintesi del lavoro fatto da una quasi 50enne e un quasi 80enne. L’importante è che il ragazzo sia tranquillo. E Marcello è un grande…».

La prima vittoria al Trofej Porec in Croazia per Fiorelli (foto Instagram)
La prima vittoria al Trofej Porec per Fiorelli (foto Instagram)
Perché, Marcello, non volevano farlo passare?

Soprattutto per il discorso dell’età. Lo avevamo proposto subito a Reverberi, ma al primo assalto disse di no. Poi Alberati lo propose a Savio, facemmo tutti i test da Bartoli, ma alla fine prese uno scalatore. Tanto che a un certo punto Filippo aveva anche pensato di mollare. Gli dissi che avrebbe fatto sempre in tempo ad andare a lavorare e si convinse a riprovarci. L’anno dopo vinse sette corse. E con la squadra che avevo io, in cui si ritrovava sempre da solo, per vincere dovevi andare molto forte.

Che cosa fa adesso Marcello Massini?

Ho fatto il vaccino e da due anni sono in pensione. Seguo qualche corridore, ma niente in modo serio. Balducci abita vicino a me e mi racconta di qualche episodio della Mastromarco. Io ascolto e penso che se fossi lì diventerei una bestia. I ragazzi pensano di sapere tutto. Si informano su internet e prendono per oro colato le teorie di preparatori che non sanno niente di ciclismo. Non credo che ci sarebbe più il posto per me.

Come sta quel giovane Nieri di cui ci ha parlato proprio Balducci?

Ha cominciato tardi anche lui, ma in salita ha dei numeri. Balducci finora l’ha fatto crescere piano piano, ora c’è da vedere se ha sviluppato atleticamente, per inquadrare i possibili obiettivi. Spero solo che tolgano tutte queste restrizioni e si possa ricominciare a girare. Sono in pensione, ma alle corse voglio andarci lo stesso.

Kristian Sbaragli, 2020

Sbaragli, tanta qualità per aiutare Van der Poel

04.01.2021
5 min
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Nel giorno in cui il suo capitano Van der Poel vinceva a Hulst in Coppa del mondo, Kristian Sbaragli portava a casa un allenamento quasi asciutto in Toscana, che di questi tempi è un lusso non da poco. Il 2020 è andato in un modo un po’ strano. La squadra avrebbe avuto la possibilità di partecipare al Tour de France, dove Van der Poel sarebbe stato figura assai gradita. Tuttavia, avendo in programma le gare olimpiche, l’olandese aveva valutato di non andarci e questo la Alpecin-Fenix aveva comunicato ai francesi. Quando poi l’annata ha ricevuto l’assestamento definitivo, non c’era più il tempo di cambiare le carte in tavola e la squadra ha sposato un programma di sole classiche. Olimpiadi o no, tuttavia, nel 2021 il ranking permetterà loro di partecipare a tutte le corse e il piano dovrebbe includere i tre grandi Giri.

Kristian Sbaragli ha compiuto 30 anni ed è nel gruppo dei pro’ da quando ne aveva 23, respirando oggi la sensazione di aver trovato il suo ruolo di spalla preziosa per VdP e insieme la voglia di vincerne una ogni tanto.

Kristian Sbaragli, Castellon, Vuelta Espana 2015
Kristian Sbaragli, tappa di Castellon alla Vuelta Espana del 2015
Kristian Sbaragli, Castellon, Vuelta Espana 2015
Sbaragli vince così a Castellon alla Vuelta 2015
Ripreso a pieno regime?

Senza fretta, in realtà, perché non c’è certezza del debutto. Fino a Natale, i preparatori ci hanno detto di non spingere troppo. Abbiamo fatto 10 giorni di ritiro a dicembre, dal 6 al 16, e ora andremo dall’11 al 21 in Spagna. Tutti insieme, anche quelli che fanno ciclocross. Van der Poel è stato con noi a dicembre e ha preso la bici da cross il giorno prima di ripartire. Verrà anche lui e poi si muoverà in base alle gare fino al mondiale, poi credo che chiuderà. In ogni caso si dovrebbe debuttare alla Valenciana e poi si va allo Uae Tour. Avremo solo questa come trasferta fuori dall’Europa e semmai il Canada a settembre.

Farai ancora corsa parallela con Mathieu?

Sarò il suo supporto nei finali di corsa per buona parte del calendario. Sino alla primavera, salterò soltanto le classiche del pavé. Per tanti motivi e nessuno in particolare, non ho mai fatto il Fiandre, che pure sarebbe adatto alle mie caratteristiche. E adesso, avendo uomini esperti per quei percorsi, continuo con il programma delle Ardenne.

Alexander Konychev, Kristian Sbaragli, tricolori 2020
Quinto ai campionati italiani di Cittadella 2020. Qui con Konychev sul Muro della Tisa
Kristian Sbaragli, tricolori 2020
Quinto ai campionati italiani, qui sul Muro della Tisa
Il 2020 accanto a Van der Poel è stato impegnativo?

Lo è stato, ma per tutto quello che abbiamo vissuto. A luglio siamo andati per tre settimane in altura, poi durante tutto il periodo delle corse in Italia, non siamo mai tornati a casa per non rischiare il contagio. Sempre in albergo. Sul piano tecnico invece correre con lui è semplice. L’importante è farsi trovare davanti nei finali come al Brabante o alla Liegi. E’ super sveglio, non mi costringe agli straordinari.

Prima hai parlato dei preparatori.

Ne abbiamo quattro interni alla squadra, che ci seguono in tutto. Sono stati loro a dirci che fino al primo ritiro avremmo potuto gestirci liberamente, anche facendo altri sport. Ma da ora si entra nel vivo e gli allenamenti sono diventati più specifici.

Anche tu hai ridotto le ore e aumentato la qualità?

E’ l’orientamento degli ultimi tempi. La distanza si fa ancora, ma non sono più le 6-7 ore di una volta. Addirittura preparando la Sanremo abbiamo chiesto di allungare dopo qualche corsa, ma ci hanno detto che non serviva.

Quindi come funziona la tua settimana?

Faccio 4-5 giorni di lavoro e 3-2 di scarico, durante i quali si va in palestra o si fa un giretto. Abbiamo uno schema di 20-25 giorni da adattare se ad esempio piove. L’importante è che alla fine il volume del lavoro sia quello. Ogni volta si caricano i dati online e se capita che non lo fai per due giorni, ti arriva la mail che te lo ricorda. Il livello medio del gruppo si è alzato anche per questo. Nessuno a casa può fare il furbo e arriviamo talmente preparati alle corse, che per vincere devi essere sempre al 100 per cento.

Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Nel 2020 Sbaragli ha scortato Van der Poel anche alla Tirreno, con vittoria a Loreto
Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Nel 2020 (e nel 2021) stesso programma di VdP
Quali sono i lavori specifici di queste settimane?

I lavori di forza si fanno in palestra e anche in bici, con le più classiche Sfr e le partenze da fermo. Poi faccio parecchi lavori di soglia, con lo schema del 30″-30″ (30 secondi di sforzo e 30 di recupero), oppure 40″-20″. E anche dei lavori in progressione.

Quanto dura una distanza?

Al massimo si arriva a 5 ore, ma di solito sono 4 e mezza con un po’ di dislivello. Si fanno lavori sulle salite e rispetto a quando magari stavi fuori a spasso per 7 ore, adesso lavori ad un’intensità superiore.

Con chi ti alleni in questo periodo?

Da un paio di settimane c’è in giro Bettiol. Se non piove ci si sposta verso Montecatini dove c’è Sabatini e a volte troviamo Wackerman che correrà con la Eolo-Kometa. Però la squadra ci ha raccomandato di non fare dei grupponi e di uscire al massimo in tre, quindi si sta attenti. Rischiare non serve. Il giorno di Natale di solito si faceva una pedalata con gli amatori qui in paese, ma abbiamo deciso di rimandare.

Kristian Sbaragli, Camilla, Lorenzo
Casa Sbaragli: Kristian, la compagna Camilla, il figlio Lorenzo e il cane Gino: Natale 2020 per quattro (foto Instagram)
Kristian Sbaragli, Camilla, Lorenzo
Natale con Camilla, Lorenzo e il cane Gino (foto Instagram)
E quando piove?

Ci si veste senza esagerare, altrimenti si suda troppo, e si va. Sono importanti guanti, copriscarpe e la mantellina, che se piove già in partenza la tieni su e in salita la apri per traspirare meglio. Puoi avere i capi tecnici che ti pare, ma quando piove ci vuole addosso un po’ di plastica. E’ l’unico modo per restare asciutti.

Si esce sempre?

Se devi, ti alleni. Se piove e ci sono 3 gradi, il primo giorno salti. Poi però si va sui rulli, che io però odio. Il giorno dopo i rulli, di solito sono distrutto. Per cui preferisco uscire.

E come hai fatto durante il lockdown?

Fino a marzo abbiamo riposato, per ordine del team. Poi dal 5-6 aprile ci hanno mandato i rulli a casa e tutte le tabelle. Ed è stato fastidioso vedere che solo noi italiani non uscivamo. Mentre svizzeri, belgi e olandesi erano in bici con quel cielo grigio e il freddo, qua c’è stata la più bella primavera da 10 anni a questa parte. E noi si girava sui rulli…