World Series in Sardegna, il gravel entra in una nuova era

24.04.2024
6 min
Salva

Venerdì prossimo sarà un momento importante per il gravel italiano, con la prova delle UCI World Series allestita a Orosei (foto UCI in apertura). Sarà la seconda prova italiana inserita nel massimo circuito dopo la Monsterrato Bike che si svolgerà il prossimo 31 agosto con un nuovo comitato organizzatore. Sarà un esperimento importante anche perché la gara sarda è inserita in un contesto completamente diverso, ossia entra nel Giro di Sardegna per amatori, che da molti anni è un appuntamento fisso per gli appassionati di Granfondo e in generale di bicicletta, accoppiando l’agonismo alla scoperta dell’Isola.

Colonna della nazionale italiana sarà naturalmente Daniel Oss, vicecampione del mondo che nel gravel ha convogliato tutta la sua passione una volta chiusa la sua lunga parentesi professionistica e si è fatto già un’idea specifica sulla corsa sarda.

«E’ una prova per specialisti – dice – e per certi versi mi fa piacere perché significa che la disciplina si sta evolvendo. Mi accorgo anche che il livello sta crescendo molto rapidamente e ci si sta indirizzando verso gare più lunghe. Tra l’altro la prova sarda avrà anche un’importanza particolare essendo qualificativa per le manifestazioni titolate che ci saranno più avanti nell’anno».

Per Daniel Oss un nuovo impegno nel circuito. Alla Indomable è stato 40°
Per Daniel Oss un nuovo impegno nel circuito. Alla Indomable è stato 40°
Rispetto a quando sei entrato in questo mondo, che evoluzione noti?

C’è innanzitutto un calendario più attraente e vario che è la testimonianza di come sta crescendo il movimento nel suo insieme. C’è maggiore interesse e questo sta favorendo anche un’evoluzione interna al movimento. Vedo ragazzi che si orientano verso questa nuova disciplina, vedo soprattutto collettivi che si evolvono in squadre vere e proprie e questi sono i prodromi per una disciplina che si afferma. In corsa si vedono sempre più giochi di squadra simili a quelli della strada. E’ un mondo sempre più tecnico che però lascia spazio all’amatore che vuole tramite la bici scoprire il territorio. Io me ne accorgo tramite i feedback sui miei canali social e questo porta sempre maggiori investimenti da parte delle aziende.

Il gravel era interpretato come una via di mezzo fra strada e mtb: ritieni che si stia spostando da una o l’altra parte?

Anche se parliamo di offroad, è più orientato verso la strada perché non servono grandi capacità tecniche, hai più attività metabolica. L’evoluzione agonistica è una conseguenza molto legata alla strada, ma per me la gravel continua ad avere un’identità ancora più legata al divertimento puro.

Ti senti un gravelista?

Io sono uno che ha vissuto tutta la vita sulla bici da strada, ho girato il mondo e corso con i più grandi campioni quindi sarò sempre uno stradista. Diventa anche difficile esprimersi dopo 15 anni da pro’ con compagni che hanno vinto tutto. Qui sono più in un mood di scoperta. Mi piace l’aspetto racing, ma guardo molto il contorno. E’ chiaro però che quando indosso il numero, prendo tutto molto sul serio.

In Sardegna che ricordi hai?

Qui facevamo i ritiri della Liquigas, poi c’era il Giro di Sardegna che ho corso già al fianco di Sagan che vinse 2 tappe. Chissà che non possa portarmi dietro qualche altro bel ricordo, anche dal punto di vista agonistico…

Tonino Scarpitti, l’organizzatore. Il GiroSardegnaGravel si affianca al Giro di Sardegna cicloturistico
Tonino Scarpitti, l’organizzatore. Il GiroSardegnaGravel si affianca al Giro di Sardegna cicloturistico

L’intuizione di Scarpitti

Il GiroSardegnaGravel nasce da un’idea di Tonino Scarpitti, uno dei personaggi storici che ha vissuto sulla propria pelle l’evoluzione del granfondismo italiano dal secolo scorso, che ha colto tutti di sorpresa.

«Tutti mi dicevano “ma chi te lo fa fare” – racconta – invece io sono convintissimo della mia scelta perché so che il gravel è sul punto di esplodere. Avrà un successo strepitoso e questo territorio è ideale per esaltarlo. Lo dico senza mezzi termini, è il tracciato più bello di tutte le WorldSeries. Ma dove lo trovate un percorso che attraversa la spiaggia di Berchidda proprio a ridosso dell’acqua, oppure che passa in mezzo ai pascoli di pecore e vacche? E’ questo il bello del gravel, può offrire qualcosa di mai visto».

Come sei riuscito a inventare una gara e inserirla subito nel massimo circuito?

Non è stato facile convincere l’Uci, ma il Giro di Sardegna è conosciuto come uno dei massimi eventi amatoriali, che ogni anno richiama una percentuale di corridori stranieri che non si vede nelle altre gare. La gara gravel si inserisce in questo contesto. Noi abbiamo messo subito in chiaro che, per coloro che prendono parte al Giro, non è obbligatoria la presenza anche nella gara gravel. E’ fuori dalla classifica anche perché non tutti potevano portarsi dietro due bici. Ma la risposta da parte amatoriale è stata molto incoraggiante.

Il bellissimo passaggio sulla spiaggia di Berchidda, uno dei momenti topici della gravel sarda
Il bellissimo passaggio sulla spiaggia di Berchidda, uno dei momenti topici della gravel sarda
Tu sei abituato a rivolgerti ai granfondisti, come ti sei trovato in un contesto differente come quello delle World Series?

Bene, ma vorrei segnalare un aspetto che non mi aspettavo: molti hanno scelto di venire per pedalare esclusivamente nella gara del 28 aprile, abbinando il gravel al turismo e questa è una scelta che deve far pensare, anche perché la maggior parte viene dall’estero.

Parliamo del percorso…

L’Uci ha imposto la regola di giri di almeno 40 chilometri, questo significa che gli uomini sotto i 60 anni gareggeranno al mattino su 3 giri pari a 147,9 chilometri, le donne insieme alle categorie maschili più grandi su due giri pari a 106,8 km. E’ un percorso impegnativo, su quasi 2.000 metri di dislivello, io credo che sarà molto selettivo ma scorrevole, quando l’abbiamo congeniato abbiamo pensato a una media di 39 all’ora.

Il percorso di gara, un circuito di più di 40 chilometri da ripetere 3 volte (uomini) e 2 (donne)
Il percorso di gara, un circuito di più di 40 chilometri da ripetere 3 volte (uomini) e 2 (donne)
Quando hai pensato a questa gara l’hai prevista come “una tantum”?

Sì e no, nel senso che se tutto va come speriamo l’esperienza si ripeterà, stante il beneplacito dell’Uci, ma pensiamo di farne un evento itinerante perché la Sardegna ha tanti posti bellissimi che vogliamo far conoscere. Abbiamo intenzione di spostarci verso Olbia, Alghero, la stessa Cagliari. Io voglio essere pioniere per il gravel in questa terra, d’altronde ormai chi vuole fare cicloturismo compra la gravel o la bici a pedalata assistita.

La nuova vita di Aru, tutto casa, lavoro e… Sardegna

08.05.2022
7 min
Salva

Si fa in fretta a passare oltre, il più delle volte è necessario. Mentre il Giro d’Italia chiude la parentesi ungherese e prepara il ritorno a casa, Aru si gode gli ultimi giorni in Sardegna. Fabio non ne ha corsi tanti, appena quattro, eppure il suo nome resterà legato alla corsa rosa per il bello mostrato e quello che sarebbe potuto essere. Oggi, a distanza di otto mesi dall’ultima gara, il ragazzo che lasciò Villacidro per rincorrere i suoi sogni è un uomo sereno, che proprio dalla sua isola ha deciso di ripartire. Lo ha fatto pedalando con i cicloturisti del Giro di Sardegna e riscoprendo un territorio dato spesso per scontato. Lo stesso che accadde a Visconti, prima di ritrovare i colori della Sicilia lungo le rotte della Sicily Divide.

«L’anno scorso – racconta Aru – prima ancora che smettessi e dicessi di volerlo fare, l’organizzatore Tonino Scarpitti mi mandò una mail per chiedermi se volessi fare da testimonial. Parlammo di tutto e solo dopo io diedi l’annuncio del ritiro. Ci andai lo stesso, ma come presenza incostante, perché volevo capire di cosa si trattasse. Si correva a ottobre e mi trovai molto bene. E così, vista la voglia di avermi ancora a bordo, quest’anno ci sono tornato».

Lo scorso anno, Aru partecipò al Giro di Sardegna per farsi un’idea, quest’anno lo ha seguito tutto (foto Instagram)
Lo scorso anno, Aru partecipò al Giro di Sardegna per farsi un’idea, quest’anno lo ha seguito tutto (foto Instagram)

Tutti i giorni in bici

Le immagini pubblicate sui social parlavano di vacanza e belle giornate in bicicletta: gli amatori davanti a correre, il campione dietro a curare le pubbliche relazioni.

«Il Giro di Sardegna era a tutti gli effetti una gara – conferma – ma io mi sono ben guardato dal correre ed ero fuori classifica. E’ stata un’esperienza molto positiva, anche se l’ultimo giorno, è venuto a mancare un signore. Sono state ore difficili, poi la famiglia ha chiesto che la gara continuasse. C’è stata una piccola celebrazione, un momento toccante. E poi per il resto, partecipando alla formula cicloturistica, ho visto più posti adesso che negli ultimi trent’anni. In aggiunta ho avuto modo di passare una giornata con le ragazze del team Pink Flamingos. Sono guarite dal cancro e organizzano anche un raid che collega le oncologie della regione. Mi piace stare in mezzo alla gente…».

E’ bello avere il tempo per farlo…

Ne ho di più, è vero. La mia idea per il futuro è di tornare qui per un paio di mesi all’anno. I sardi vedono il mare come una cosa bellissima, ma anche come un ostacolo per gli spostamenti. E così spesso ci si dimentica dei posti bellissimi che abbiamo a due passi da casa

Sembra di sentire il racconto di Visconti.

Ma lui, per quello che ho letto, ha fatto un giro lunghissimo. Io parlo di posti vicini, che si danno per scontati e che comunque ho lasciato per fare il corridore.

Che sensazioni ti ha dato dover risalire in bici ogni giorno per questo Giro di Sardegna?

Mi sono sempre mantenuto in allenamento (sorride, ndr), solo che se prima facevo 30-35 ore di bici a settimana, adesso ne faccio 10. Un terzo, più o meno. Il fatto di non averla mollata completamente mi ha permesso di essere in grado di reggere questa settimana di tappe. La bilancia segna un più 6 rispetto al peso forma, ma devo dire che non si vedono. E comunque sono stato contento di poter pedalare tutti i giorni seguendo una routine, visto che anche la risposta di chi c’era è stata entusiasta.

Con la figlia Ginevra, tifosa d’eccezione (foto Instagram)
Con la figlia Ginevra, tifosa d’eccezione (foto Instagram)
Come sei stato accolto dalla tua gente?

Molto bene. A parte questa esperienza, ero già tornato due volte. Ci sono stati due step ben precisi. Il primo periodo è stato tutto nel segno delle domande. «Come mai? Sei sicuro? Sei ancora giovane, potresti continuare…». Dopo 7-8 mesi la mia scelta è stata digerita. Si sono abituati al mio nuovo ruolo e anche io sto cominciando a farlo.

Quindi come la prenderanno ora che annuncerai il tuo ritorno con la Bardiani?

Ho già dato, grazie, ma sai che facce farebbero… (si mette a ridere fragorosamente, ndr). Mi piace la vita che faccio. Vado in giro, ma non come prima. Passo del bel tempo con la famiglia. Sto bene.

Sei testimonial di Specialized e di Assos, altre novità sono in arrivo…

C’è anche Ekoi, con cui collaboro anche da prima. Ho passato giusto qualche giorno a non fare nulla, poi mi sono rimboccato le maniche. Avevo già in mente di dedicarmi a quello che sto facendo. La mia nuova vita è fatta di giornate impegnate, la normalità è averle tutte piene. Con la differenza che ora posso permettermi di arrivare la sera sfinito, perché il giorno dopo non ho l’allenamento o la corsa.

Il tuo ruolo è quello di partecipare a eventi per conto dei marchi che rappresenti?

Diciamo che sarò presente più spesso nel mondo amatoriale che nel professionismo. Da giugno mi vedrete alle prove delle Specialized Granfondo Series. Non ero a quella di Bra, proprio per la concomitanza con il Giro di Sardegna. Ma farò le altre. La Ganten Mont Blanc a Courmayeur, Sestriere-Colle delle Finestre e la Tre Valli Varesine. Oltre alla Assietta Legend e la Hero in mountain bike. Insomma, devo allenarmi…

Così buttiamo via quei 6 chili di troppo?

La gente dice che è impossibile, ma mi sono pesato ed ero a più 6 a fine Giro di Sardegna. Avevo messo in preventivo di cambiare taglia, ma evidentemente un professionista in attività è davvero magrissimo, così entro ancora nella small (ride, pericolo scampato, ndr).

Avete comprato casa in Sardegna?

No, siamo a Villacidro a casa dei miei. Abbiamo sistemato l’ultimo piano e così abbiamo il nostro appartamento.

Quali sono i posti bellissimi che hai scoperto?

Oltre alla gara, sono stato a fare degli shooting fotografici con Assos. E mi ha colpito la zona a sud, da Cagliari, Pula, Chia, il Pan di Zucchero. Tuerredda, che si trova 20 chilometri dopo Pula, mi lascia sempre senza parole. Mentre per vedere il tramonto più bello, il posto è Masua. Ai primi di maggio, la mattina alle 9 si usciva già in maniche corte. In Sardegna può piovere qualche giorno, ma da aprile a ottobre, è… vacanza! Il mese più bello però è settembre, meno caotico rispetto a luglio e agosto, con colori e clima spettacolari.

E il Giro d’Italia?

Quando correvo, se al mattino mi allenavo, il pomeriggio era dedicato al divano e alle corse. Ora magari vado in bici, ma poi ho cose da fare. Mi capita di vederle, vedrò delle tappe, ma questa nuova vita mi piace molto. Sono molto soddisfatto. Ognuno deve essere portato per quello che fa e a me piace stare a contatto con la gente, che investe e tiene in piedi il mercato della bicicletta. Lo capisci dopo, perché quando corri non te ne accorgi. Invece stare in mezzo a loro è una bella scuola…

Sembra quasi un consiglio per i tuoi ex colleghi.

Intendiamoci, lo so bene che il tempo è sempre poco e si preferisce curare al massimo le cose che ci sono da fare. Ma è anche vero che partecipiamo al minimo indispensabile. Ti invitano e quasi ti girano le scatole. Eppure ogni tanto concedersi di più farebbe davvero bene.