Nazionale BMX, il CT Lupi se ne va. Le ragioni dell’addio

03.01.2025
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La prima volta che parlammo con Tommaso Lupi, CT della nazionale di BMX, fu a febbraio 2021 nel velodromo di Montichiari. Dato che i giganti mondiali della velocità hanno trascorsi nella BMX, si era pensato di prendere le misure ai nostri azzurri. Alla fine infatti Matteo Tugnolo saltò il fosso e passò alla pista, conquistando il Team Sprint agli europei di Anadia del 2023. Erano anche i giorni della rincorsa alle Olimpiadi di Tokyo, cui l’Italia arrivò grazie al crescendo di Manuel Fantoni.

Oggi, dopo aver guidato la nazionale anche alle Olimpiadi di Parigi, Tommaso Lupi ha deciso di dare le dimissioni (in apertura foto @navadanet). Una scelta personale e non di rottura, come egli stesso tiene a precisare. Tuttavia lo abbiamo sentito per capirne le ragioni.

Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Iniziamo da un bilancio della tua gestione?

Per il mio carattere è positivo, ma non come volevo. Abbiamo fatto tante cose, vissuto una bella crescita, ricostruito la struttura di lavoro e di questo sono molto contento. Nel 2017-2018 ero collaboratore tecnico del CT Francesco Gargaglia. Avevo un mio team privato, con solo due atleti, totalmente supportati da noi. Il team viveva di sponsorizzazioni come le realtà più grandi. Tutto nasceva dalla mia grande passione per MotoGP e la Formula 1. Mi dissi: perché non proviamo a portare qualcosa di simile nel BMX italiano?

La nazionale quando arriva?

Dopo la formazione federale del 2017 e 2018, fondamentale per capire come funzioni la macchina, nei primissimi giorni del 2019 mi hanno chiesto di prendere in mano il settore. Da un lato ero preoccupato della responsabilità, dall’altro piacevolmente sorpreso dalla fiducia. La prima riunione si è fatta a Verona. Abbiamo presentato il progetto che in parte era già stato impostato dal CT precedente. Da quello siamo partiti e abbiamo costruito la stagione partendo dai training camp invernali.

Se non ci fosse stato il Covid e le Olimpiadi si fossero fatte nel 2020, avresti avuto un anno e mezzo per prepararle?

Ricordo di aver perso qualche chilo. Ero più giovane e inesperto, in un mondo dove l’età media era molto più alta. Un conto era fare il collaboratore, ben altro decidere, muoversi tra gli uffici, le autorizzazioni, le richieste e ovviamente seguire il budget. La pressione cresce, ma è stata una scuola sul campo, come piace a me. Una gestione in cui ti devi scontrare con mentalità differente dalla tua, renderti conto che una decisione deve passare per dieci uffici differenti. Non ti puoi aspettare le tempistiche di un team privato, devi adattarti e muoverti con mesi di anticipo.

Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Che cosa rimane del progetto BMX/velocità?

Si è arenato, credo che in pochissimi ci abbiano creduto. Non è stato percepito come qualcosa di interessante, io al contrario sono spesso in pista perché continuo a crederci. Probabilmente ad alcuni non piaceva, ci può stare che un atleta sia indirizzato esclusivamente sulla BMX o su altre discipline. Sarà una coincidenza, però all’estero vedo diversi atleti che in questo inverno post Olimpiadi si stanno approcciando al velodromo. Qui non ha preso piede come pensavo. Quando ci vedemmo la prima volta in velodromo, c’era ancora un bel gruppo. Ero io che convocavo, quello era il progetto: dentro o fuori. 

Detta così non suona benissimo…

Ovviamente non abbiamo obbligato nessuno. Se uno aveva i propri programmi e non ci credeva, okay. Ma chi iniziava, avrebbe dovuto seguire i vari step. Ecco perché avevamo ipotizzato una tipologia di allenamento in base ai giorni della settimana e ai programmi personali. Quando poi Ivan Quaranta ha avuto la delega, abbiamo alzato il ritmo. All’inizio mi ero rapportato con Villa, che però chiaramente aveva un focus quasi totale sull’endurance. Con Quaranta e la collaborazione con Bragato, siamo riusciti a impostare un’idea di lavoro e poi l’operatività.

Il primo ciclo olimpico è durato un anno e mezzo, il secondo tre: si poteva fare diversamente oppure è andato tutto come doveva andare?

Il 2019-2021 con il Covid di mezzo è stato veramente una corsa contro il tempo. C’era da prendere in mano un progetto avviato, una squadra da bilanciare fra atleti molto esperti e altri che erano appena entrati. A livello di punteggio i veterani hanno combattuto sino alla fine, quando grazie a Fantoni e le due finali di Coppa del mondo a Bogotà abbiamo confermato la qualifica per Tokyo. In quel biennio siamo andati a cercare punti anche a una singola gara C1 in Thailandia. Abbiamo grattato tutto quello che si poteva, è stato un periodo tosto, ma anche elettrizzante. Forse sono stati fatti degli errori di valutazione, magari era meglio puntare su altre tipologie di gare e rinunciare a una World Cup, che però ha punti più pesanti. Ci abbiamo sempre creduto e rientrando dalla Colombia avevamo addosso la sensazione di esserci qualificati.

Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Sono stati cinque anni di risultati in crescendo?

Già nel 2020 abbiamo cominciato a fare podi e vittorie in Coppa Europa con gli juniores e podi sfiorati con gli elite, dove comunque abbiamo sempre faticato di più perché è la top class. Risultati arrivati anche grazie alla collaborazione con il Team Performance di Bragato. Ricordo un giorno d’estate che ci sedemmo su una panchina a Padova e gli chiesi di fare una fotografia scientifica di questo modello di prestazione, perché partendo da quello, avremmo potuto dare una linea di lavoro. Gli atleti hanno sempre avuto libertà di lavorare con i propri preparatori, ma l’idea era almeno di dare un’impronta. Credo che questa collaborazione abbia portato i suoi frutti. Per esempio con Tugnolo, che per noi era un top rider giovane, che ha dato il suo contributo anche per i risultati della pista.

Poi ci sono state le prestazioni di Fantoni che hanno aperto la porta ai più giovani…

Due settimane dopo Tokyo eravamo già a Papendal e abbiamo vinto il mondiale juniores con Radaelli negli juniores, con Tugnolo al quarto posto, ma poteva essere tranquillamente un podio. Nel 2022 abbiamo preso un bronzo juniores con Fendoni agli europei di Dessel, nello stesso posto dell’argento di Gargaglia, Sciortino e Fantoni del Team Time Trial. Poi mi piace anche sottolineare le prove di Francesca Cingolani fra le U23, atleta argentina con passaporto italiano che abbiamo accolto in maglia azzurra. Ci è sfuggita di un soffio la qualifica olimpica, ma lei ha continuato a fare podi nelle World Cup. E poi è venuto il bronzo di Frizzarin ai mondiali di Glasgow 2023. Tra l’altro mi ricordo la scena…

Quale scena?

C’erano anche Dagnoni, Amadio e il segretario generale. Le tribune erano sulla linea di arrivo e si sono visti il colpo di reni al fotofinish con cui Frizzarin ha preso il bronzo. Quel giorno era passato a salutarci anche Ganna e si era messo sui rulli a pedalare con la BMX. Nel 2024, abbiamo avuto una semifinale nella World Cup Elite in Nuova Zelanda, quindi le prestazioni di Martti Sciortino, attuale campione italiano e riserva olimpica a Parigi. Un altro argento del Team Time Trial elite a Verona con Gargaglia, Sciortino e Fantoni. E poi ovviamente la ciliegina delle Olimpiadi di Parigi.

Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Un gran risultato?

Il migliore di sempre per il BMX italiano. Un nono posto e la finale olimpica sfiorata per soli due punti da Pietro Bertagnoli, che arrivava da un percorso di grandi infortuni, ma non ha mai mollato. Ha sempre investito anche privatamente per rientrare in squadra e ha chiuso il 2024 con un’Olimpiade che ci ha fatto veramente sognare.

Allora perdona: perché dimettersi e non pensare a Los Angeles?

Ho bisogno di stimoli e la certezza di portare avanti i miei progetti. Non pretendo di fare tutto come voglio, perché nel mondo del lavoro non è così. Però ho bisogno della grinta che mi fa svegliare la mattina sapendo di avere i miei programmi ed essere tranquillo nel lungo termine come posizione lavorativa. Purtroppo sono mancate entrambe le cose. Ho tante idee, sto sviluppando nuovi progetti in ambito sportivo, come consulenza, supporto e organizzazione. Un ruolo che, pur non avendo nessuna esclusiva con la Federazione, non avrei potuto portare avanti.

Perché?

Un po’ per etica professionale e per il tempo che non avrei avuto. Accettando di fare il cittì, ho tagliato le mie collaborazioni private del 90 per cento. Quando vesti quella maglia, è importante non avere alcun tipo di condizionamento. Non sarebbe stato rispettoso nei confronti dei ragazzi continuare con meno energia. E’ importante essere al 100 per cento del focus, della lucidità, dell’energia. E poi non nascondo che a livello anche di posizione lavorativa avrei voluto qualcosa in più.

Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
La BMX ti è parsa un settore tenuto in considerazione?

Con la gestione attuale, è stata rivista e rinforzata. C’è stata una maggiore esposizione. Il presidente è venuto con me di fronte a istituzioni o politici di vari Comuni per provare a sviluppare dei progetti. Purtroppo sappiamo che quando lavori con le Istituzioni, non c’è niente di facile. Il mio obiettivo era anche quello di sviluppare degli impianti in Italia. Siamo arrivati molto vicini ad averne uno in Veneto e uno in Toscana, però purtroppo non abbiamo concluso per volontà non nostre. Ovviamente nei miei sogni ci sarebbe una Federazione che investa nella BMX anche sul territorio, a livello di tesseramento e promozione, non solo sulle nazionali. Anche perché in tanto parlare di sicurezza, la BMX e la pista sono fra i pochi posti davvero sicuri.

E’ stato fatto un tentativo di tenerti?

Io ero abbastanza deciso, dico la verità, però nel mondo del lavoro è giusto sedersi a tavolino e parlarne. A Dagnoni ho detto che, a prescindere dalle mie dimissioni da cittì, sono disponibile per altri ruoli in Federazione. Non mi tiro indietro, se ci sono le condizioni parliamone. E nel frattempo vorrei essere libero di muovermi. Sto ricostruendo un gruppo di lavoro privato per quanto riguarda la preparazione, non solo BMX ma anche pista e qualcosa di ciclismo. Sto facendo diversi meeting per consulenze sportive anche all’estero. Vedo un futuro di grande lavoro, come piace a me nel mondo dello sport o nel mondo corporate. Ho parlato per consulenze con persone che hanno aziende di tutt’altro settore, ma per scaramanzia altro non dico. Ma la BMX sarà sempre parte di me.

Anche la bmx azzurra ai Giochi. Per Lupi non è un caso

11.07.2024
5 min
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Manca ancora qualche giorno all’inizio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, ma già qualche record la delegazione italiana lo ha fatto segnare, come quello delle 403 qualificazioni, totale raggiunto a dispetto di soli 4 sport di squadra presenti, oppure per il fatto che tutte le federazioni di sport individuali hanno piazzato propri atleti. Il ciclismo ha trovato un ingresso in extremis anche nella Bmx racing, con una riallocazione, ma su questo punto il cittì Tommaso Lupi ci tiene a chiarire.

Il fatto è che l’Italia ha potuto usufruire della mancata risposta alla quota riservata all’universality place, ossia la nazione presente su invito, per dare impulso alla disciplina in quel dato Paese. Si è così scesi di un posto nel ranking e l’Italia, che era la prima Nazione esclusa, è potuta rientrare.

Il torneo olimpico di Bmx sarà articolato su due giorni, l’1 e il 2 agosto
Il torneo olimpico di Bmx sarà articolato su due giorni, l’1 e il 2 agosto

Qualificazione meritata

Lupi, come detto, ci tiene a sottolineare però che la qualificazione è stata più che meritata: «Siamo rimasti a lottare con la Germania per l’ultimo posto utile – spiega – fino all’ultimo giorno. Da una parte avevamo anche il vantaggio di correre gli europei in casa a Verona, dall’altro però abbiamo avuto anche una serie di infortuni che ci hanno osteggiato per tutto il cammino di qualificazione.

«Io ho spronato i ragazzi perché so che lo sport è imprevedibile, anche se alla Coppa del mondo di Tulsa abbiamo perso terreno dai tedeschi potevamo ancora farcela, ma anche quando il cammino si è concluso sono rimasto ottimista perché studiando il regolamento avevo capito che nessun Paese rispondeva ai canoni per la wild card, quindi potevamo rientrare e così è stato».

L’Italia torna così nel consesso olimpico dopo l’esperienza di Fantoni tre anni fa a Tokyo. Rispetto ad allora che cosa è successo?

E’ successo che siamo cresciuti, avendo puntato con forza sui giovani pur tenendo dentro l’esperienza preziosa di Giacomo e di altri. Abbiamo lavorato sulla programmazione stagionale trovando più o meno collaborazione in base anche ai caratteri dei singoli. Avremmo anche potuto fare di più, un po’ di fortuna ci è mancata, ma la crescita è stata evidente e continua per piccoli step con un occhio puntato verso Los Angeles 2028.

Sciortino e Bertagnoli, rimasti in ballottaggio fino all’ultimo per un posto a Parigi 2024
Martii Sciortino sarà la riserva di Bertagnoli per la trasferta olimpica
Sarà quella la prima Olimpiade dove andare non solo per essere presenti ma anche con ambizioni?

Io ambizioni le nutro anche per Parigi, perché la Bmx è uno sport strano, non puoi mai sapere prima come finirà. Bisogna andare in gara per far bene, con la “cazzimma” giusta e sono sicuro che Pietro Bertagnoli, proprio per i suoi trascorsi ce l’ha.

Perché è stato scelto lui?

Premetto che la scelta di chi portare a Parigi è stata la più difficile di tutta la mia carriera di tecnico. Pietro a 24 anni ha subìto tanti infortuni, ma ha sempre trovato la forza di rialzarsi e questa sua energia innanzitutto psicologica e mentale è stata coinvolgente. Agli italiani dello scorso anno aveva avuto un grave incidente, ma è stato anche molto veloce nella ripresa e agli europei di quest’anno con il suo 5° posto assoluto ha dato un contributo importante alla classifica. Inoltre a questa qualificazione ci credeva, ha addirittura preso parte alla gara in Australia pagandosi il viaggio. So che può fare bene.

Toccherà a Pietro Bertagnoli tenere alto il vessillo azzurro nel torneo olimpico
Toccherà a Pietro Bertagnoli tenere alto il vessillo azzurro nel torneo olimpico
In questi tre anni però sono arrivati anche squilli mai ottenuti prima, come il titolo mondiale junior di Radaelli e il podio di Frizzarin. Perché non si è pensato a loro?

Per questo dico che la decisione è stata difficilissima… Radaelli è ancora under 23 e Frizzarin è parimenti giovanissimo, vincere nelle categorie è importante, ma quando sali fra gli elite è un ulteriore step da scalare. Diversi meritavano la chance, ma io potevo sceglierne uno: è la legge oscura dei Giochi. Pietro mi ha dato risposte nel corso degli anni attraverso costanza di risultati a dispetto delle difficoltà.

Un dato del quale spesso si parla a proposito della bmx è la sua propedeuticità: negli altri Paesi è ritenuta la base assoluta dell’attività su due ruote, qui si comincia a fare breccia nella cultura ciclistica e a vederla in tal senso?

Questo è un tasto importante. La bmx è davvero la base tecnica dalla quale tutto può scaturire e la Francia lo dimostra. Noi pian piano ci stiamo arrivando attraverso molti passaggi, come la collaborazione stretta con il settore della velocità su pista, ma anche come l’attenzione che i media ci riservano e devo dire come www.bici.PRO sia stato il primo a darci spazio. C’è certamente molto da fare, servono più impianti, serve un’attività più capillare, la consapevolezza di avere alle spalle una federazione che sta investendo fortemente sul settore mi fa essere ottimista.

Niek Kimmann, l’oro di Tokyo 2020 messo fuori gioco da un grave infortunio
Niek Kimmann, l’oro di Tokyo 2020 messo fuori gioco da un grave infortunio
A Parigi tutti dicono che la Francia dominerà la scena, non solo per il fatto di correre in casa. La pensi anche tu così?

Detto che le gare di bmx sono sempre imprevedibili, appare davvero difficile che la Francia fallisca ancora. Tre anni fa a Tokyo misero tre atleti in finale, eppure non portarono a casa neanche una medaglia, mi pare arduo che la cosa si ripeta. Hanno un serbatoio di campioni inesauribile e oltretutto il principale avversario, l’olandese Niek Kimmann che era campione uscente e aveva vinto a Tulsa si è infortunato e non ci sarà. Dovranno sapersi gestire, ma credo proprio che li vedremo davanti a tutti.

La BMX azzurra per i Giochi ha ancora tre carte da giocare

22.03.2024
5 min
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La rincorsa verso Parigi coinvolge anche i ragazzi della BMX azzurra. I piani del cittì Lupi prevedevano la qualificazione entro il 2023, invece il ranking si è complicato e per sperare di staccare il biglietto bisognerà fare risultato fra le Coppe del mondo e lo stesso mondiale. C’è da combattere, ma questo non desta certo preoccupazione. Ieri il tecnico azzurro era a Montichiari per fare un saluto a Ivan Quaranta, con cui negli ultimi mesi si è creato ottimo feeling, e seguire uno dei suoi che si allena con i velocisti. Stamattina invece Lupi ha fatto ritorno a Verona per seguire altri atleti (in apertura, Francesca Cingolani e Marco Radaelli, foto UEC/Sprint Cycling). Lo abbiamo intercettato per fare il punto sulla possibile qualificazione olimpica, sapendo che la missione è complicata, ma non ancora impossibile.

Qual è il punto della situazione?

Abbiamo approcciato la stagione, prima delle Coppe del mondo in Nuova Zelanda e Australia, al 13° posto con 600 punti dal 12°.  Ad oggi siamo dodicesimi a neanche 100 punti dall’undicesimo posto. Quindi si sta facendo un buon lavoro, anche se non è mai abbastanza. Abbiamo avuto qualche incertezza che non ci ha permesso di salire ancora, ma comunque abbiamo fatto un bello step in avanti con le WorldCup di febbraio. L’obiettivo adesso è entrare fra gli 11, che non significa qualificazione assicurata, ma quantomeno avere una buona posizione da cui lottare. Il mio desiderio era chiudere il 2023 e iniziare il 24 in top 10, però le cose sono andate un po’ diversamente. Quindi matematicamente siamo assolutamente in lotta, con la possibilità aggiuntiva di strappare la convocazione con la carta del mondiale 2024 di Rock Hill del 12 maggio. Siamo in piena qualifica.

Giacomo Fantoni ha corso a Tokyo, poi si sarebbe dovuto ritirare, ma è tornato sui suoi passi
Giacomo Fantoni ha corso a Tokyo, poi si sarebbe dovuto ritirare, ma è tornato sui suoi passi
E’ un problema dover lottare così tanto in primavera in termini di freschezza a Parigi, casomai arrivasse la qualificazione?

No, da questo punto di vista riusciamo a gestirci abbastanza bene. Il primo weekend di giugno, con l’europeo in casa chiudiamo il periodo preolimpico. A quel punto, c’è una settimana di tempo perché l’UCI comunichi le liste ufficiali delle Olimpiadi e da lì avremo tutto il tempo di tirare il fiato e poi, se qualificati, di lavorare per rifinire la preparazione in vista di Parigi.

Come va la collaborazione con la struttura tecnica delle nazionali?

Stavo per dirlo. Lo step più importante che abbiamo fatto in questo ultimo anno e mezzo è stato il supporto di Marco Compri. Lui è il nostro riferimento e insieme stiamo monitorando gli atleti. Proprio ieri c’è stata una carrellata di riunioni fra gli atleti e il gruppo performance FCI, per valutare tutto quanto. I recuperi, i carichi di lavoro, i picchi di forma previsti. C’è una bella macchina che lavora anche quando siamo in trasferta. La collaborazione è decollata. La mia volontà sin dall’inizio era quella di avere un gruppo di lavoro con ruoli ben definiti. Per cui tutto ciò che è performance compete a Marco Compri insieme a Sebastiano Costa, uno dei miei collaboratori. Io ricevo e monitoro dall’alto, però ho delegato molto per mantenere una qualità di lavoro generale sempre più alta.

Il gruppo BMX è sempre più integrato, insomma?

Direi di sì. Lo staff di Bragato è sempre super disponibile, non solo con Compri, ma anche gli altri suoi uomini. E devo dire anche Elisabetta Borgia, che dal lato mentale sta lavorando personalmente con diversi atleti. Non è una macchina complessa, perché segue un protocollo che usano tanti altri team e altre squadre, ma nel BMX secondo me abbiamo fatto un grosso passo avanti.

Marco Redaelli e il cittì Tommaso Lupi a Papendal 2021: l’iride juniores parla italiano
Marco Redaelli e il cittì Tommaso Lupi a Papendal 2021: l’iride juniores parla italiano
Com’è il clima in squadra, dovendo lottare per questa qualificazione?

C’è sicuramente più pressione del solito, che però io accetto molto volentieri. Stiamo puntando alle Olimpiadi, non al circuito del patrono. Quindi credo sia bello avere la pressione e bisogna essere bravi a gestirla: sia il sottoscritto, sia la squadra. C’è un’atleta come Fantoni che ha sicuramente grande esperienza e quindi sa sicuramente meglio di altri come gestirsi. E ci sono anche altri atleti più giovani che fanno gare internazionali da una vita, anche se chiaramente un’Olimpiade è sempre un’Olimpiade.

Quindi la pressione è anche funzionale…

Ribadisco che la accetto e la condivido, nel senso che se non vuoi pressione, vai a fare un’altra gara. Insomma cerco di trasmettere ai ragazzi questo tipo di mentalità. Ognuno ovviamente ha il ruolo che gli compete, però in questo momento siamo in un clima di guerra sportiva. Il livello in Coppa del mondo è altissimo, non c’è margine di errore. Per cui ora dobbiamo essere super concentrati, ma quando è il momento di tirare il fiato, è giusto farlo e farsi una risata con una birra davanti.

Lo staff performance interviene anche sui materiali come per esempio con la pista?

No, ognuno ha i propri sponsor e i suoi accordi. Però come nazionale stiamo lavorando per la prima volta con Vittoria per lo sviluppo di un prodotto che non è ancora entrato ufficialmente in uso. Volevamo farlo nelle scorse WorldCup, ma non ho avuto la situazione corretta per farlo, quindi non mi sono preso il rischio. Però è una bella cosa, non è mai successo prima ed è iniziata una bella collaborazione.

Quali sono i prossimi passaggi per arrivare all’obiettivo?

Abbiamo ancora due turni di WorldCup a Tulsa, in Oklahoma, dove bisogna concretizzare perché quelli sono punti pesanti. Dovremo anche capire chi ci sarà in gara, in questo caso i tedeschi, monitorare anche loro e cercare di andare più avanti possibile. Al rientro dagli USA cercheremo di capire in che situazione siamo. Nel mentre abbiamo avuto gare in Italia che contribuiscono al punteggio e poi ovviamente ci sarà il mondiale. Essendo in una posizione matematicamente ancora aperta, ma non tra le top 10 che ti danno una certa tranquillità, diciamo che vale tutto. Bisogna spremere tutto il possibile: «Ragazzi – gli dico – voi passate la linea d’arrivo, poi ci giriamo indietro e capiamo dove siamo».

Dalla BMX alla pista, Tugnolo prova il modello olandese

28.11.2022
5 min
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Riavvolgiamo il nastro fino ai giorni dei campionati europei di Anadia, quando nella velocità a squadre un giovanissimo Matteo Tugnolo, 19 anni, da poco passato alla pista dal più chiassoso mondo della BMX, lanciò il terzetto azzurro a uno storico terzo posto.

C’eravamo anche noi in quelle prime volte nel 2021 in cui il cittì Tommaso Lupi iniziò a portare i suoi atleti a Montichiari, con un atteggiamento curioso e onesto verso i ragazzi. Se qualcuno avesse voluto provare le discipline veloci del ciclismo su pista, lui non si sarebbe opposto. E così diede la sua benedizione proprio a Tugnolo, vincitore di medaglie a europei e mondiali, come pure di prove di Coppa del mondo. Non uno qualsiasi.

Lo stupore di Tugnolo

Come scrivemmo d’estate, il primo a stupirsi per la tanta attenzione sul suo nome fu proprio Tugnolo, che pure a ottenere piazzamenti importanti era mezzo abituato.

«Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti – disse – sapevo che il ruolo del lancio è perfetto per me, perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, mentre nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative. Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente questa è la strada più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite
Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite

Amore a prima vista

A distanza di pochi mesi, anche Tugnolo ha partecipato al ritiro della pista che si è concluso sabato a Noto. E facendo parte del gruppo dei velocisti, era anche fra quelli che in Sicilia hanno lavorato maggiormente.

«Resto super convinto della decisione che ho preso – ci ha detto – e non me ne sono ancora pentito. Anzi, penso che non me ne pentirò. Non so come andrà a finire, ma speriamo in bene e basta. Quello per la pista è stato amore a prima vista, la prima volta c’è stato un bel feeling. Poi dalla seconda e la terza mi è piaciuto un sacco e ho sempre richiesto al mio cittì di ritornare. Alla fine ci sono ritornato un anno dopo per tutti i vari impegni che avevo con la BMX e ho scelto di restare».

La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista
La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista

Fra mente e corpo

Se è vero che il grande fenomeno olandese Harrie Lavreysen nacque proprio sulla BMX e poi se ne separò per un infortunio, l’opera di reclutamento fra i rider azzurri può essere un’operazione molto interessante. I ragazzi sono esplosivi e crescono con la cultura della palestra, così che i lavori alla base della velocità non sono per loro indigesti, come per altri che magari arrivano dalla strada.

«Punti di contatto ci sono – spiega Tugnolo – nella velocità, la forza, l’agilità e tutta la componente fisica. E poi è anche tanto mentale. Quanto alla preparazione, i lavori di palestra che si facevano con la BMX sono praticamente identici. Forse quelli erano un po’ più lunghi rispetto a quelli della pista, ma va bene così».

Bici e libertà

E va bene anche il ruolo che gli è stato attribuito, per il quale ha simulato una partenza dietro l’altra, chiedendo di essere ripreso in più video per analizzare il gesto, che non è certo banale.

«Il ruolo dello starter mi piace tantissimo – conferma – perché prendermi questa responsabilità mi gasa. Poi soltanto 250 metri di gara, mi preparo solo per quello e per ora va bene così. Però non crediate che sia una cosa semplice. Dietro c’è tantissimo. Tutti pensano che dietro 250 metri di gara ci sia poco, invece si lavora tantissimo, anche perché si lima sui millesimi. Il gesto tecnico è tutto da costruire, ci sto ancora lavorando per migliorare. Ho tanto margine». 

Cosa resta del vecchio amore? In apparenza la porta della BMX è chiusa, ma più per un fatto di gusto personale, che di interesse specifico.

«Ho fatto ancora due o tre girate -spiega – però appena ci ritornavo sopra, dopo un’ora, un’ora e mezza volevo già scendere, mentre questo non succede quando sono su una bici da pista. E neanche su quella da strada. Riesco a stare tutte le ore che voglio. Stare in bicicletta mi rilassa tantissimo e spingere sui pedali mi dà una sensazione di libertà».

Lupi è sicuro: «Tugnolo ci darà grandi soddisfazioni»

02.08.2022
4 min
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Tommaso Lupi è appena rientrato da Nantes, sede dei mondiali di bmx, dove l’unica finale conquistata è stata quella di Frizzarin nella gara junior. Proprio di Frizzarin c’era già stato modo di parlare perché è uno dei ragazzi sui quali si è posata l’attenzione anche di Ivan Quaranta e del settore velocità su pista. La collaborazione fra le due branche del ciclismo, diverse solo in apparenza va avanti e sta dando frutti a entrambe: il bilancio finale di Nantes non deve trarre in inganno, visto che l’Italia ha portato alla seconda giornata, quella che assegna le medaglie nelle varie categorie ben 5 elementi. Cosa che fino a solo un paio di stagioni fa sembrava impensabile.

Elemento di spicco di questa commistione è Matteo Tugnolo, il giovanissimo azzurro che ha lanciato il team sprint under 23 verso una clamorosa medaglia di bronzo europea. Lupi lo conosce bene e proprio per questo, pur non dimenticando che lo scorso anno era stato quarto nel mondiale junior di bmx, quello vinto da Radaelli, spinge verso la sua conversione totale alla pista: «Ha grandi prospettive in quell’ambito, proprio perché può sfruttare gli anni che ha impiegato nella bmx e che gli hanno dato la base nella guida, nell’esplosività».

Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana
Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana

Il momento delle scelte

Lupi è molto netto su un tema importante quale quello della multidisciplina. In questo caso, si arriva a un punto nel quale è necessaria una scelta: «Fare entrambe le discipline ad alto livello è praticamente impossibile e gli olandesi che sono ai vertici in entrambe ce lo hanno dimostrato. Quando si arriva fra gli junior bisogna capire qual è la disciplina più adatta e fare una scelta, per poi lavorare specificamente e acquisire il bagaglio tecnico necessario».

Resta il fatto che Tugnolo è passato in meno di un anno dai vertici internazionali dell’una all’altra specialità: «Matteo è esplosivo e molto tecnico e questo l’ha aiutato in primis nel trovare subito la posizione adeguata in bici per la pista. Le porte per lui nella bmx, fermo restando il discorso fatto prima, non sono chiuse. Anzi sarei curioso di vederlo all’opera sulla base di quanto appreso con il gruppo di Ivan».

Tugnolo BMx
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021
Tugnolo Bmx 2021
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021

Esplosività immediata

E lui, Tugnolo che cosa dice? Tanta attenzione l’ha un po’ frastornato al suo ritorno dal Portogallo: «Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti, sapevo però che il ruolo del lancio è per me ideale perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico».

Matteo ammette però che la situazione, da quando è entrato in pista la prima volta, è molto cambiata: «Non sono io a dirlo, è il cronometro. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative».

Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi
Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi

Il futuro nella velocità

Il bronzo conquistato agli Europei (lo scorso anno era stato argento continentale, ma nella bmx) lo ha convinto che la scelta è stata quella giusta: «Non ho intenzione di tornare indietro, sono concentrato su questa nuova attività perché mi accorgo giorno dopo giorno che può darmi grandi soddisfazioni. E’ una strada più praticabile a livello internazionale di quella della bmx».

Quando cita questa parola, la sua voce però nasconde a fatica un filo di nostalgia: «La bmx mi ha subito entusiasmato. Io poi vengo da Vigevano, dove questa specialità ha una società storica, che ha scritto pagine importanti in Italia. Ho iniziato a 6-7 anni e posso confermare sulla mia esperienza che la bmx ti dà una base fondamentale nella guida, nello stare a contatto stretto degli altri. Oltretutto è ideale per i bambini, è molto accessibile».

Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992
Tugnolo La Sgommata
Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992

Tugnolo e il sogno olimpico

La scelta di dedicarsi alla velocità ha alla sua base anche un sogno sul quale Tugnolo ha ragionato a lungo: «Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente nella velocità la strada è più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Tormena 2022

Tormena, tra pista e Bmx passa la… strada per i Giochi

23.02.2022
5 min
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La notizia l’aveva data Tommaso Lupi: sta per nascere la nazionale femminile di Bmx e in squadra ci sarà Gaia Tormena, la “vincitutto” dell’Mtb Eliminator, la specialista della velocità su pista, la ragazza che si divide fra Mtb e strada. Una ciclista dalle mille vite a dispetto della giovanissima età, ma che sta ancora cercando la sua via e chissà che questa non passi per la bici che solitamente si usa agli inizi, ma che lei non conosceva ancora, prima che Lupi gliene parlasse.

«L’idea è nata parlando con lei al Giro d’Onore – ricorda Lupi – e la ragazza l’ha subito accettata con entusiasmo. La sua presenza ha due motivi fondanti: il suo livello tecnico di prim’ordine e la carenza assoluta di praticanti. Avevamo bisogno di un cardine per fondare un nuovo gruppo e lei potrebbe fare al caso nostro».

Tormena Mondiali 2021
Gaia, valdostana del 2002, vanta già 2 titoli mondiali e 3 europei nell’eliminator e un europeo junior nella velocità a squadre
Tormena Mondiali 2021
Gaia, valdostana del 2002, vanta 2 titoli mondiali e 3 europei nell’eliminator e un europeo junior nella velocità a squadre

Una bici mai vista prima

C’è solo un piccolo problema: Gaia prima del raduno di febbraio non era mai salita su una Bmx.

«E’ una bici difficile da gestire – è consapevole Lupi – servono ore di pratica per “addomesticarla”, ha una rigidità che non perdona nulla, ma lei lo sa e anzi questo la incuriosisce e motiva ancor di più. E’ chiaro che è un esperimento, non possiamo fare pronostici su come e quando potrà gareggiare, su dove potrà arrivare. Sarà un continuo work in progress, ma noi dobbiamo guardare a un progetto più ampio. Costruire un gruppo solido con il quale puntare alle Olimpiadi, presumibilmente quelle di Los Angeles 2028. Gaia potrebbe essere il riferimento, ma vorrei coinvolgere anche Camilla Zampese, grande talento da giovanissima, che non avendo avversarie era costretta a gareggiare con i maschi fino a perdere motivazione e ritirarsi anzitempo. E’ rimasta ad allenare, sarà utile al progetto».

Già, le Olimpiadi. Per certi versi sono il tormento di Gaia. Considerando la sua giovane età, stiamo parlando di una delle atlete più vincenti dello sport italiano, il problema è che l’eliminator non è disciplina olimpica e non lo sarà (almeno a breve) quindi per coronare il suo sogno bisogna intraprendere un’altra strada e da questo nasce l’idea di provare ogni disciplina.

«Dalle mie parti c’è una pista da Bmx – racconta la campionessa mondiale – ma io l’ho sempre affrontata con la Mtb da cross country. Era divertente, ma so che la Bmx è un’altra cosa».

Tormena Graz 2021
A Graz (AUT) la Tormena si è ripresa il titolo mondiale perso al fotofinish nel 2020 (foto Uci)
Tormena Graz 2021
A Graz (AUT) la Tormena si è ripresa il titolo mondiale perso al fotofinish nel 2020 (foto Uci)
Solitamente è una bici con la quale si acquisisce confidenza da bambini…

Infatti inizio molto tardi, ma a me piacciono le sfide impossibili, mi butto abbastanza. Dicono che bisogna vincere la paura nell’affrontare quelle piste, ma a me non spaventano. Dovrò prendere la mano con le fasi di volo. Servirà pratica, tanta pratica…

Hai mai visto le gare di Bmx?

In Tv, non dal vivo. Sono spettacolari, ma rispondono abbastanza alle mie caratteristiche, devi essere esplosivo, capace di rilanciare e guidare di continuo. Con l’eliminator i punti in comune non sono poi tantissimi, le gare di Bmx durano molto meno.

Quanto tempo ti sei riproposta di impiegare per prendere confidenza?

Difficile a dirsi, credo che un paio d’anni di pratica, crescendo passo passo, siano necessari, ma questo potrò saperlo solo provando.

Raduno Bmx 2022
Al primo raduno 2022 della Bmx a Vigevano, la Tormena ha fatto le sue prime esperienze (foto Fci)
Raduno Bmx 2022
Al primo raduno 2022 della Bmx a Vigevano, la Tormena ha fatto le sue prime esperienze (foto Fci)
E’ una strada nuova verso il tuo sogno olimpico…

Di Olimpiadi mi parlano almeno una volta a settimana… Sicuramente è un sogno, ma non è per questo che non ho ancora trovato la mia strada. Il fatto è che ottengo risultati in tante discipline e questo mi impedisce di scegliere. E’ come se fossi alla stazione, dove ci sono tanti treni in partenza e non so quale prendere…. Devo capire qual è quello giusto per il mio futuro. Quel che è certo è che io voglio correre in bici perché so di farlo bene.

C’è anche la pista…

Sì e non l’abbandono, sia perché mi piace moltissimo, sia perché in questo momento è una strada primaria per coronare il mio sogno olimpico. Ma se devo guardare più lontano, se voglio che il ciclismo sia un mestiere è chiaro che devo pensare alla strada.

Riesci a inserirla nella tua agenda così fitta d’impegni?

Sì, anzi penso che nel 2022 la praticherò di più. A lungo termine solo la strada può garantire un lavoro. Per continuare il mio percorso ho inserito qualche prova italiana, per capire come me la cavo. Su strada ho già corso fino alla categoria allieve 1° anno, dovrò rispolverare le mie reminiscenze su come si sta in gruppo. Penso che inizialmente affronterò qualche gara amatoriale per riprendere confidenza, a fine stagione mi butterò nelle competizioni vere e proprie.

Tormena Lupi 2022
La Tormena fra Lupi e, alla sua sinistra, i collaboratori Juan Diego Quintero e Sebastiano Costa (foto Instagram)
Tormena Lupi 2022
La Tormena fra Lupi e, alla sua sinistra, i collaboratori Juan Diego Quintero e Sebastiano Costa (foto Instagram)
Senza dimenticare la “tua” specialità, l’eliminator…

Non potrei mai, è quella che mi ha dato le maggiori soddisfazioni, mi ha fatto conoscere e permesso di girare il mondo. Devo difendere i miei titoli. La riconquista del titolo mondiale è stata una soddisfazione immensa, volevo riprendermi la maglia perché ha un sapore particolare indossarla, sai quanto è bella e quello che rappresenta. Quando ce l’ho indosso sento di contare qualcosa, di dare lustro al mio Paese.

Gaia cerca la sua strada, quella giusta che possa portarla verso i cinque cerchi olimpici. Servirà tempo e pazienza, anche se tutti già sognano di vederla protagonista a Parigi 2024. Il tempo però è tiranno e Lupi getta acqua sul fuoco.

«Alle Olimpiadi si corre nel Supercross, a un livello ancora più alto, con salti di 12 metri… Serve molto tempo per fare pratica e le qualificazioni olimpiche non aspettano. Le capacità tecniche di Gaia non si discutono, ma non dimentichiamo mai che si tratta di un esperimento. Diamole tempo…».

Cosa ci fa Bennati con la nazionale di BMX? Andiamo a vedere…

14.02.2022
6 min
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Mentre arriviamo a Padova, dai finestrini, si scorge un cielo terso. Le prime montagne innevate sono lontane, cosa strana da queste parti se pensiamo che è il 12 febbraio. Il sole invita a stare senza giacca, anche se il vento non ce lo permette. L’autobus numero 10, passando sui sampietrini del centro storico, ci accompagna comodamente in via Chiesanuova. Qui si trova il centro del team Bmx Panther Boys, dove si sta allenando la nazionale Bmx guidata da Tommaso Lupi. Accompagnato, in questa due giorni da Daniele Bennati, il quale ha iniziato la sua avventura sui pedali proprio da questa disciplina quando aveva 9-10 anni.

«Avevo visto una squadra di Arezzo e mi sono incuriosito così ho provato – racconta – non c’era una pista come questa e tutte le strutture di oggi. Devo dire che mi fa piacere vedere come è cresciuto il movimento».

Una strana coppia

«La Federazione – dice Tommaso Lupi – da quest’anno ci ha aperto le porte, di conseguenza le collaborazioni e le opportunità di espansione del nostro movimento sono aumentate».

C’è anche Diego Bragato con il quale Tommaso e i suoi ragazzi avevano lavorato esattamente un anno fa in pista a Montichiari.

«La Bmx – riprende Tommaso – è un mondo in continua crescita nel nostro paese, i ragazzi sono sempre più interessati e questo ci riempie di orgoglio. L’incontro tra il nostro mondo e quello della strada in questi giorni non è legato alla preparazione, ma più al fare gruppo e portare i ragazzi al di fuori della loro zona di comfort. Con l’arrivo di Daniele (Bennati, ndr) come cittì abbiamo voluto avvicinare i nostri mondi».

Il confronto tra il cittì Lupi e i ragazzi è continuo
Il confronto tra il cittì Lupi e i ragazzi è continuo

Si lavora per Parigi

«Mancano due anni e mezzo alle prossime Olimpiadi – dice con un sorriso Tommaso – e il lavoro che voglio fare è tanto. Sono orgoglioso di dire che lavoreremo anche con un gruppo femminile, anche se con loro vedo difficile una nostra partecipazione alle prossime Olimpiadi. In questo campo lavoriamo in ottica Los Angeles 2028, sarebbe bello arrivare dove la nostra disciplina è nata con una novità così importante. Intanto, il mese prossimo a Vigevano ci sarà il raduno degli allievi e giovanissimi e sarà presente anche un gruppo femminile guidato da Gaia Tormena, che mi ha più volte chiesto di provare questa disciplina».

A disposizione della nazionale di Bmx ci sono anche i mezzi della Federazione
A disposizione della nazionale di Bmx ci sono anche i mezzi della Federazione

Gli investimenti aumentano

Notiamo che sulle bici di alcuni corridori sono presenti dei ciclocomputer e ne approfittiamo per indagare…

«Stiamo iniziando ad allenarci con più strumentazione – risponde Lupi – oltre alla fascia cardio iniziamo ad usare anche i misuratori di potenza. In quest’ultimo caso quelli che si usano su strada non possono essere utilizzati con la stessa precisione per la nostra disciplina a causa della differenza di sforzo. Il misuratore di potenza che si usa su strada per noi non va bene perché ha un leggero “ritardo” nella trasmissione dei dati. La Federazione, grazie anche a Diego Bragato, ha parlato con Srm e comprato dei misuratori di potenza studiati appositamente per la Bmx.

«Unire strada e Bmx è possibile, sono sforzi differenti, ma con un buon lavoro si potrebbero vedere delle belle novità. Lo sforzo massimale che si fa in partenza supera abbondantemente i 2.000 watt e la brevità delle gare (30-40 secondi, ndr) porta a pensare che si possano anche tirare fuori dei velocisti o ultimi uomini interessanti

Passato in comune

Daniele Bennati, neo cittì azzurro, è incuriosito dalle bici degli atleti e chiede informazioni. Mentre noi, silenziosamente, ascoltiamo.

«La sella è all’altezza minima per tutti – spiega Lupi – perché nella gara non ci si siede mai, la si utilizza nei salti per mantenere l’equilibrio. I telai sono di due materiali: carbonio e alluminio. I corridori scelgono generalmente i telai in carbonio perché sono più rigidi e scaricano meglio la potenza a terra. La particolarità sta nel carro posteriore, ci sono dei marchi che li fanno separati così che gli atleti possano trovare la misura corretta per le loro esigenze».

Le spiegazioni vengono interrotte da una rovinosa caduta di uno dei ragazzi. Una volta che ci si è assicurati che stia bene, Bennati rilancia.

«Dovrebbero inserire la Bmx – dice – in tutte le squadre giovanili. Alleni tantissimo la tecnica di base e lo fai in sicurezza, lontano dal traffico. Se metti uno di questi ragazzi in sella ad una bici da strada, mountain bike o downhill vedi che si adatta prontamente. La doppia disciplina, di qualsiasi tipo, deve essere un must per i giovani. In Italia si guarda subito alla strada, ma non tutti sono portati. Bisogna dare ai ragazzi la possibilità di provare cose nuove, divertirsi e scegliere in autonomia la propria disciplina».

Bmx, la culla del ciclismo: vediamo le carte del cittì Lupi

12.11.2021
5 min
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Nei primi giorni di questa settimana, la Bmx si è sentita per la prima volta parte del ciclismo italiano. Niente di cui stupirsi, dato che il meeting di Milano in cui la Federazione ha riunito i tecnici federali è stato il primo in cui siano state davvero coinvolte tutte le componenti. Per questo Tommaso Lupi, che della specialità è il commissario tecnico, mostra evidente soddisfazione.

«Avevamo avuto occasioni di scambio con le altre discipline del fuoristrada – dice – mai tutti insieme. L’ho trovato molto produttivo. Ho parlato con Roberto Amadio che secondo me ha dato un plus concreto e mi ha fatto un’ottima impressione, perché è un uomo di poche parole e tanti fatti».

Momento del meting dei tecnici federali a Milano a inizio settimana (foto Fci)
Momento del meting dei tecnici federali a Milano a inizio settimana (foto Fci)

Prima volta in velodromo

Il primo contatto con Lupi lo avemmo a febbraio, quando ci fermammo a Montichiari incuriositi dalla presenza dei chiassosi atleti della Bmx nel tempio silenzioso del ciclismo. Si sperava ancora nella qualifica di Fantoni per le Olimpiadi di Tokyo e si trattava di un mondo davvero da scoprire. Poi “Jack” alle Olimpiadi c’è andato e nei mesi successivi Radaelli ha vinto i mondiali juniores a Papendal (con Lupi nella foto di apertura), mentre nel round turco di Coppa del mondo sono arrivati due vittorie e un podio.

La stagione si è chiusa il 31 ottobre, agli atleti sono stati lasciati dieci giorni di stacco e poi sarà tempo di ripartire. Nel frattempo, approfittando della sosta, chiediamo a Lupi di tracciare un bilancio e guardare in avanti.

Ci si poteva aspettare che sarebbero venuti questi risultati?

Con gli under 23 si poteva immaginare. Per la categoria è stato un debutto non ufficiale, dovrebbe diventarlo il prossimo anno. Sapevamo di avere un’ottima squadra juniores e i risultati lo hanno confermato. I ragazzi stanno crescendo bene anche a livello fisico. Atleti che con la bici ci hanno sempre… giocato, disponendo di un pacchetto tecnico notevole. Adesso hanno aggiunto anche i cavalli. Adesso nelle competizioni internazionali, la squadra italiana è una delle più osservate.

Dieci giorni di stacco e poi?

E poi, con i calendari ancora approssimativi in attesa che Uci e Uec li ufficializzino, a fine novembre faremo tre giorni di test fisici con il pool tecnico di Diego Bragato e Marco Compri.

Giacomo Fantoni ha infine ottenuto la qualifica per Tokyo nel suo ultimo anno di attività
Giacomo Fantoni ha infine ottenuto la qualifica per Tokyo nel suo ultimo anno di attività
Ci eravamo incontrati in pista, ma la pista adesso è chiusa…

E a me dispiace molto, perché mi sarebbe piaciuto inserire un allenamento in pista una volta alla settimana con il supporto di Marco Villa. Però abbiamo parlato per vedere se si può infilare qualcuno dei nostri in eventuali raduni dei pistard, ma prima di progettarlo abbiamo bisogno di organizzare il settore. I tre allenamenti di febbraio diedero ottimi risultati.

Del resto anche un fenomeno della velocità come Harrie Lavreysen viene dalla Bmx e lo rivendica con orgoglio…

Infatti anche i miei ragazzi hanno il sentore di sviluppi interessanti, che noi come tecnici dobbiamo supportare. Conoscono bene il percorso tecnico di Lavreysen, quello che in Italia ha limitato questo tipo di scambio è il fatto che non ci sia da tempo un team della velocità. Non è un’accusa, è un fatto. Non sapendo con chi interfacciarti, non potevi iniziare nessuna collaborazione.

Secondo te ci sarebbe qualcuno dei tuoi interessato alla pista?

Decisamente sì. Stavamo addirittura per concretizzare la prova di due ragazzi per gli europei ad agosto, ma poi non se ne è fatto nulla. Sinceramente come tecnico e con la massima obiettività, anche se potrei sembrare di parte, dico che la Bmx è un’ottima fonte di approvvigionamento di atleti completi sotto tutti i punti di vista, tecnico e atletico.

Quindi, prossimo step i test fisici e poi?

Test fisici dal 26 al 28 novembre coinvolgendo anche gli junior. Poi faremo dei training camp in Italia o all’estero, magari su piste che ospiteranno la Coppa del mondo. E poi vorrei finalmente aprire il settore femminile, sul quale siamo tanto in ritardo. Vorrei creare un gruppo di lavoro indipendentemente dal livello tecnico delle ragazze. E’ un’urgenza e per costruire un movimento dovremo partire da una base larga.

Radaelli Papendal 2021

Radaelli, oro storico nella Bmx, ma dietro c’è molto altro

25.08.2021
4 min
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Di giornate storiche, lo sport italiano ne sta vivendo molte in questo anno così particolare e quella di domenica nel suo lo è stata, perché per la prima volta da quando la Bmx è diventata sport olimpico, anche l’Italia si fregia di un titolo mondiale, uno di quelli che contano davvero perché promette tantissimo e anche a breve termine: Marco Radaelli si è laureato campione del mondo junior a Papendal, in Olanda, proprio nella patria dell’attuale dominatore della specialità, quel Niek Kimmann che dopo l’oro olimpico si è preso anche quello iridato assoluto.

Un tris di autentici talenti

Radaelli, 18enne di Garlate (LC) ha già conquistato 4 titoli europei nelle varie categorie.. Quello junior non era mai stato vinto da un italiano e rappresenta un segnale di speranza già in funzione di Parigi 2024, soprattutto perché non è casuale. Manuel De Vecchi, iridato Cruiser e primo azzurro a guadagnarsi la partecipazione olimpica aveva già segnalato la presenza in Italia di una generazione impressionante di campioni e Radaelli è solo la punta di un iceberg che comprende tra gli altri anche Matteo Tugnolo, quarto e vicecampione europeo e Leonardo Cantiero, numero 1 del ranking Uci.

Radaelli Mondiali 2021
Il podio della gara junior di Papendal, con Radaelli in maglia iridata fra Louison Rousseau (FRA, 2°) e Drew Polk (USA, 3°)
Radaelli Mondiali 2021
Il podio della gara junior di Papendal, con Radaelli in maglia iridata fra Louison Rousseau (FRA, 2°) e Drew Polk (USA, 3°)

Da dove nasce una proliferazione tale considerando che a livello assoluto già la qualificazione olimpica di Giacomo Fantoni è da considerare un grande risultato? Il cittì Tommaso Lupi mette ordine: «Sono diversi anni che nelle categorie giovanili otteniamo risultati. Il segreto è un cospicuo investimento che la Fci ha fatto per far fare esperienze estere a questi ragazzi, è solo così che si cresce. Il successo di Radaelli è la ciliegina sulla torta».

A differenza di altri sport, nella Bmx si emerge già da giovanissimi, per questo i risultati degli junior sono così promettenti in ottica Parigi 2024?

Bisogna fare attenzione a non farsi prendere dai facili entusiasmi. Intanto l’anno prossimo Radaelli passerà di categoria, approdando gli Under 23 che proprio nel 2022 verrà istituita come categoria a sé stante. Vedremo in questi due anni come lui e gli altri ragazzi si adatteranno, quale sarà il cammino di qualificazione olimpica, faremo le nostre valutazioni se puntare su di loro o su elementi leggermente più grandi come ad esempio De Vecchi, Bertagnoli, Sciortino ma anche altri. Parigi 2024 è praticamente dopodomani, certamente vogliamo non accontentarci più della semplice presenza, ma andare con ambizioni.

Tugnolo 2021
Matteo Tugnolo, altro grande talento della Bmx, vicecampione europeo e quarto ai Mondiali junior
Tugnolo 2021
Matteo Tugnolo, altro grande talento della Bmx, vicecampione europeo e quarto ai Mondiali junior
E’ singolare che possiamo godere di un gruppo così promettente pur dovendo convivere con una cronica carenza di impianti, soprattutto al Centro-Sud…

Questo aspetto è fondamentale per la crescita del movimento ed è ai primissimi posti nell’agenda federale. Dobbiamo allargare il bacino d’utenza, gli impianti esistenti sono già saturi. Nel valutare i risultati dei ragazzi dobbiamo dire grazie alle società, all’impegno che ci mettono per garantire loro la necessaria esperienza all’estero: le gare italiane hanno un format diverso, privilegiano giustamente il divertimento e la promozione. Questi ragazzi vincono non grazie a una formula magica, ma al lavoro di gruppo, per questo è un oro che va condiviso in tanti.

All’estero la Bmx è da sempre considerata il punto di accesso per i bambini nel mondo delle due ruote. Quando vedremo in Italia campioni su strada che hanno iniziato a praticare il ciclismo grazie alla Bmx?

Io dico che questa cultura comincia a prendere piede anche da noi, sono tanti i bambini che si stanno avvicinando alla Bmx e poi prenderanno strade diverse, ma ci vuole tempo, proprio perché si tratta di un cambio culturale, finalmente si sta capendo che la Bmx ti dà quella capacità tecnica che sarà la base per qualsiasi altra attività.

Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Nell’espansione della Bmx secondo te non sarebbe il caso di puntare su promozione e marketing rivolti alle famiglie, sottolineando che far pedalare i figli negli impianti di Bmx è molto più sicuro che mandarli su strada?

Assolutamente, il tema della sicurezza è la leva su cui dobbiamo muoverci proprio per spingere i comuni a investire su impianti di Bmx. Dobbiamo dare la possibilità alle famiglie di far fare sport ai propri figli senza grandi rischi. Io credo che non serva poi molto per far decollare i tesseramenti.

L’Olanda ha sviluppato una stretta collaborazione fra Bmx e settore della velocità su pista e i risultati si sono visti a Tokyo, in entrambe le specialità. L’Italia seguirà questa strada?

Su questo dobbiamo fare chiarezza: l’Olanda ha investito fortemente sul settore della velocità su pista, ha seguito due strade diverse che erano parallele, solo in apparenza le stesse. Se ci sarà la possibilità di sviluppare un discorso sinergico sicuramente non ci tireremo indietro e se dei ragazzi della Bmx dimostreranno capacità su pista e vorranno seguire quell’indirizzo daremo loro il massimo del sostegno. L’importante è che, in una disciplina come nell’altra, possiamo contribuire al rilancio del ciclismo nazionale.