Altre lacrime, altre spallate. E intanto arriva Dainese

03.07.2022
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Groenewegen, Van Aert, Philipsen e Sagan. Settimo Dainese. La terza tappa del Tour si è snodata in una cornice di pubblico pazzesca, ma già stasera i corridori hanno lasciato la Danimarca alla volta della Francia. In lacrime davanti ai giornalisti, il vincitore di giornata si racconta così.

«E’ stata una lunga strada – dice Groenewegen, il giorno dopo parole simili di Jakobsen – voglio ringraziare la mia squadra, la mia famiglia e i miei amici per avermi riportato al Tour in buona forma. Fisicamente il ritorno non è stato difficile, mentalmente potete immaginarlo. Questa vittoria è per mia moglie e mio figlio, con cui ho passato il tempo dopo tutto quello che è successo. Questo successo significa molto per me».

La Danimarca saluta il Tour con una folla pazzesca: questa è vera passione
La Danimarca saluta il Tour con una folla pazzesca: questa è vera passione

Il gruppo compressore

Fatto salvo Magnus Cort in fuga per tutto il giorno, il gruppo prima ha lasciato fare e poi si è messo a divorare chilometri, largo come un rullo compressore, occupando tutta la strada. Modo cervellotico e rischioso di avanzare. Basta una sbandata e si cade, cosa che puntualmente accade. Questa volta a 7 chilometri dall’arrivo ne hanno fatto le spese con 39 secondi di passivo Jack Haig, Guillaume Martin e Uran. Ma nessun leader vuole rimanere senza compagni attorno e così la testa del plotone si allarga e non molla un centimetro. Quello più smaliziato è Pogacar, che magari capisce l’inutilità di formare gruppi nel gruppo e finora se l’è sempre cavata da solo.

Lo show (inutile) di Van der Poel

Poi a circa tre chilometri dalla fine, fuoco e fiamme. Comincia Van der Poel, che mette in mostra i muscoli a fondo perduto. Nel senso che strina il gruppo per 700 metri e poi si sposta, lasciando i compagni a vedersela con la maggior solidità della Quick Step. Solo che questa volta Morkov è solo e deve spostarsi, lasciando via libera a Van Aert, Sagan, Groenewegen e Philipsen, bravo a rimanere a galla. E poi settimo, a margine degli… scambi di vedute fra Sagan a Van Aert, arriva Dainese, debuttante del Tour. E questa, dopo il nono posto di Mozzato nella tappa di ieri, è una notizia.

Ieri Dainese era rimasto coinvolto nella caduta a 25 chilometri dall’arrivo. Oggi ha corso con le botte addosso.
Ieri Dainese era rimasto coinvolto nella caduta a 25 chilometri dall’arrivo. Oggi ha corso con le botte addosso.

Dainese cresce

Ieri era caduto assieme a Mozzato sul ponte a 25 chilometri dall’arrivo, ma a lui era andata peggio rispetto al vicentino. Figurarsi, sono entrambi del 1998 e dopo una carriera spalla a spalla nelle categorie giovanili, ritrovarsi al Tour, a condividere il debutto e i rischi della corsa, è qualcosa di speciale.

«Di 200 chilometri ce ne saranno stati 20 senza pubblico – sorride – mentre lo stress per tenere le posizioni non è mai venuto meno. E’ stata una giornata un po’ più rilassata rispetto a ieri, ma in finale è tornato il caos. Eravamo insieme a tutta la squadra e i ragazzi hanno corso molto bene. Negli ultimi chilometri siamo stati sempre davanti ed abbiamo evitato le cadute, quindi è stato un buon lavoro. Bardet, Degenkolb ed Eekhoff mi hanno portato in una buona posizione nell’ultima curva.

Il periodo nero è alle spalle. e dopo Jakobsen, il Tour premia Groenewegen
Il periodo nero è alle spalle. e dopo Jakobsen, il Tour premia Groenewegen

«Poi ho aspettato un po’ troppo dietro Jakobsen – precisa – ma siamo rimasti chiusi a destra. Così non ho potuto realmente fare il mio sprint. Ma le sensazioni sono state buone, considerano le botte di ieri. Peccato per gli ultimi 200 metri, ma la prossima volta cercherò un risultato migliore. La volata davanti? Van Aert ha deviato un pochino, ma nei limiti…».

Sagan-Van Aert, déjà vu

Non è la prima volta che Sagan e Van Aert si scontrano al Tour de France. Nell’undicesima tappa del Tour 2020, a Poitiers, Van Aert fu toccato da Sagan, che poi venne declassato. La tappa andò a Caleb Ewan e quella volta fu il belga a… celebrare lo slovacco, ma con il dito medio.

«Ero in una posizione molto buona – dice questa volta Sagan – ma sono stato fermato. Quei movimenti di Van Aert sono stati brutti. Quel dito era destinato anche a lui, lo sa bene. Dopo non c’è stato tempo per parlargli. Alla fine sono arrivato quarto, per adesso va bene».

Van Aert, per la terza volta consecutiva secondo, dice di non essersi reso conto di aver danneggiato Sagan e delle sue rimostranze.

«No, non mi sono sentito – dice la maglia gialla – come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Ho visto Peter superarmi dopo lo sprint. Ho visto che provava a dire qualcosa, ma a causa del rumore non sono riuscito a capirlo. Non mi ero accorto che si stesse lamentando. Non so cosa sia successo».

Qualcosa ci dice che la rivincita se la prenderanno nella tappa del pavé. Gli uomini del Nord ci stanno arrivando con il coltello fra i denti. Ma noi per oggi ci teniamo stretto il piazzamento di Dainese, come ieri quello di Mozzato. Le nuove leve avanzano. Magari un giorno diremo che bastava semplicemente aspettarli.

Le voci del Giau, la notte in tenda e… gli auguri a Camilla

27.05.2021
8 min
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Ricordate il video e la foto che pubblicammo sui nostri social il mattino della tappa di Cortina, per mostrare le condizioni del Giau? Le aveva girate per noi un amico, Davide Scardovi, che aveva passato la notte lassù. In tenda. Per festeggiare in modo decisamente originale il compleanno di Camilla, la sua ragazza. Ma quelle immagini non potevano bastare per descrivere l’esperienza vissuta. Perciò, ecco il suo racconto.

La tenda in una trincea, con un muretto attorno per ripararla dal vento di quota
La tenda in una trincea, con un muretto attorno per ripararla dal vento di quota

Ecco il tappone

La preparazione per assistere a questa tappa è iniziata il giorno della crono di Torino. Seguendo lo svolgersi del percorso del Giro sulla cartina è saltato subito all’occhio questo tappone dolomitico, con tre salite fuori categoria di cui la seconda addirittura Cima Coppi: imperdibile.

Inizia allora l’organizzazione per poter assistere per la prima volta dal vivo ad una tappa del Giro. Innanzitutto la data: il 24 maggio. Il 23 è il compleanno della morosa, non poteva andare meglio, cosa c’è infatti di meglio che festeggiare il compleanno in cima al Giau passando la notte in rifugio? Partono le telefonate, ma i rifugi sono ancora chiusi o quelli già aperti sono già al completo per la notte tra il 23 e il 24. Tenda! Sarà fine maggio, magari la notte farà un po’ freddino, in fondo siamo a 2.000 metri, ma cosa vuoi che sia… Ci si porta una coperta in più e il gioco è fatto. Il percorso sembra solo una formalità: dal Giau alla Croda da Lago, tempo previsto 3/4 ore, poi il giorno dopo si ritorna al Giau passando per le 5 Torri, tempo previsto 6 ore, giusto qualche ora prima dell’arrivo dei ciclisti.

Quando arriva la corsa, smette di nevicare, ma il freddo punge
Quando arriva la corsa, smette di nevicare, ma il freddo punge

Meteo incerto

Inizia così una giornaliera visone di tutte le webcam presenti in zona con la speranza di vedere quei tre metri di neve che cingono i due lati della strada abbassarsi lentamente. Ma non succede e anzi la settimana prima in Veneto piove tutto quello che non era piovuto nelle primavere scorse. L’ultima beffa: tre giorni prima della tappa viene prevista neve sopra i 2.000 metri in zona Cortina. Sembra tutto destinato a saltare, la morosa non vorrà mai passare il suo compleanno in cima ad un monte con la neve. E invece no, il dio del ciclismo viene in mio soccorso e Camilla accetta con un lieve luccichio in fondo agli occhi.

Ecco Bernal. Dalla televisione non si notano la tensione e la fatica…
Ecco Bernal. Dalla televisione non si notano la tensione e la fatica…

Neve e buio

Arrivati al Giau il 23 pomeriggio di buon’ora per trovare posto con calma senza dover fare a scazzottate con i camperisti, inizia l’avventura. Su le ciaspole e via sulla neve. Dopo due ore il passo è ancora lì ben visibile, le voci dei camperisti sembrano provenire dal dosso appena sotto di noi. Eppure secondo i calcoli a quel punto il panorama sarebbe dovuto essere ben diverso e il Giau solo una lontana striscia confusa tra la neve. Ed è già tardi, ancora due sole ore di luce e poi la temperatura inizierà a scendere. In cresta tira pure vento, non l’ideale per piantare la tenda. Il luccichio in fondo agli occhi sta spegnendosi e la consapevolezza di un compleanno gelato sta prendendo il sopravvento. Meglio darsi da fare. Le ciaspole sono lontane cugine dei badili e fanno la loro per scavare una trincea nella quale piantare la tenda, con tanto di muretto per proteggersi dal vento. La fatica viene ripagata da un tramonto rosa che non può che essere il miglior auspicio per il giorno dopo. Ma dopo una notte passata come dei merluzzi in un peschereccio in mezzo all’Atlantico del nord, a “svegliarci” ci pensa una pioggerella gelata che ci fa fare i bagagli in dieci minuti e in men che non si dica ci ritroviamo di nuovo al Giau. Il dubbio riguardo lo svolgimento della tappa a causa delle condizioni avverse non fa che aumentare la suspense. Ma dopo poco tutti i dubbi vengono fugati: la tappa si farà anche se accorciata delle prime due salite. Salutate la nuova Cima Coppi. Tanti auguri Camilla.

Il valico là in fondo, visto dalla tenda, alle prime luci del giorno. Inizia a nevischiare
Il valico là in fondo, visto dalla tenda, alle prime luci del giorno. Inizia a nevischiare

Gruppo ad Agordo

Nel frattempo la pioggerella è diventata neve, in fondo siamo a 2.236 metri a fine maggio. Nel frattempo è anche partita la tappa che viene seguita da tutti sul telefono ben accoccolati nelle macchine accese e con il riscaldamento attaccato, speriamo non passi Greta Thunberg a dirci di spegnere. Quando il gruppo arriva ad Agordo alla spicciolata gli appassionati iniziano ad andare a prendere posto lungo i tornanti. Dopo aver preso posto appena dopo il ventinovesimo ed ultimo tornante, smette di nevicare, tutto si prepara per accogliere i ciclisti. A questo punto si verifica una situazione a cui nell’era degli smartphone, della rete dati diffusa ovunque e della comunicazione veloce non siamo più abituati.

A causa delle avverse condizioni non ci sono immagini in diretta dei corridori in salita. Le ultime informazioni ricevute ci avevano lasciato con i fuggitivi con due minuti scarsi di vantaggio sul gruppo, ma dopo c’erano state solo immagini dall’arrivo e supposizioni dei telecronisti.

Nibali ha provato la fuga. In cima per lui rispetto e incitamenti
Nibali ha provato la fuga. In cima per lui rispetto e incitamenti

Arriva Radio Informazioni

La tensione sale, vengono scambiati consigli sull’emittente migliore in quanto ad affidabilità, le orecchie si aguzzano per cercare di captare informazioni dai telefoni accesi dei vicini, ma niente, nessuno sa come stanno andando effettivamente le cose. Non resta che una possibilità: piantare gli occhi sulla curva più lontana che si riesce a scorgere e cercare di capire cosa sta passando di là. Un gruppo di ragazzi attorniano la loro macchina, che con una cassa bluetooth sul cofano del motore amplifica Eurosport, a quanto pare in quel momento la voce più attendibile a detta di molti dei presenti. Uno di questi ragazzi, uno dei pochi a volto e capo scoperto commenta ogni mezzo che spunta da dietro quella curva che catalizza gli sguardi di tutti i presenti. Dopo innumerevoli falsi allarmi dovuti alle moto, le quali, fintanto che non si scorge il fanale acceso, sono facilmente confondibili con le biciclette, appare la macchina rossa di Radio Informazioni. Anticipata dal lampeggiare delle sue sirene viene su annunciando Bernal in testa solitario.

Un bel tramonto rosa alla vigilia della tappa, ma il meteo cambierà nella notte
Un bel tramonto rosa alla vigilia della tappa, ma il meteo cambierà nella notte

Bernal al comando

Tutti ai propri posti, pronti con i cellulari a filmare e con le voci ad incitare. Un signore con impermeabile e pantaloni gialli, dall’età ingiudicabile dato che l’unica parte del corpo visibile è il naso che spunta tra la berretta e lo scaldacollo, se ne resta tranquillamente seduto sulla sua seggiolina in legno piazzata a bordo strana, incurante dell’eccitazione circostante che sale di secondo in secondo. Ed ecco che finalmente in lontananza si vede spuntare la prima bicicletta. L’eccitazione sale alle stelle e dopo poco ecco Bernal, solo e al comando, con il volto contratto dalla fatica. La notte passata lassu al freddo per la paura di non trovare un posto da cui poter osservare la corsa il giorno dopo, l’attesa della mattina e l’incertezza della salita si fondono insieme nell’urlo di incitamento lanciato verso il colombiano, che in un attimo sparisce.

I corridori continuano ad arrivare alla spicciolata, poi a perdersi nella discesa
I corridori continuano ad arrivare alla spicciolata, poi a perdersi nella discesa

Corridori trasfigurati

Dalla televisione non si riesce ad apprezzare l’entità dello sforzo di un ciclista in salita: sguardo fisso, volto contratto, denti stretti e imprecazioni si perdono tra le voci dei telecronisti e le immagini dall’elicottero. Ma dal vivo no, dal vivo si riescono a vedere tutte queste cose e soprattutto si vede la bava che fila dal mento e la schiuma che attornia le labbra. Fortunato arriva stravolto, con un occhio chiuso non si sa se per lo sforzo o per qualcosa finitoci dentro. Un veneto con una barba bionda e a punta, coperto da un poncho blu scuro incita ogni corridore con un climax di bestemmie che partendo da aggettivi carini arriva fino allo zoo. Mano a mano arrivano tutti gli uomini di classifica, Nibali riceve un trattamento speciale composto di urla, corse a fianco della sua bicicletta e battiti di mani più forti di tutti i precedenti.

Davide e Camilla, entrambi scout a Padova. Li rivedremo al Giro…
Davide e Camilla, entrambi scout a Padova. Li rivedremo al Giro…

Buon compleanno, Camilla

A questo punto inizia la smobilitazione, ci si avvia al bar e verso le macchine e i camper. Due corridori della FDJ arrivati su con una buona mezz’ora di ritardo mimano un arrivo in volata al traguardo con tanto di colpo di reni. Qualcuno si ferma per indossare la mantellina o cambiare la borraccia e subito viene attorniato da tifosi in cerca di gadget. Arriva anche Ganna, salutato da fischi e applausi. Passato l’ultimo ciclista i fortunati con la macchina in cima iniziano a scendere tra la selva dei pollici alzati di chi ha la macchina qualche chilometro di strada e centinaia di metri di dislivello più in basso. Nel frattempo Camilla ha seguito l’arrivo della tappa sul cellulare nominando tutti i ciclisti che aveva appena avuto modo di conoscere, il luccichio in fondo agli occhi è molto luminoso e nemmeno più tanto in fondo e la prima domanda che fa è: «Quand’è la prossima tappa in Veneto?».