Il campionato europeo gravel si correrà ad Asiago nella data prevista del 13 ottobre (in apertura lo start 2023 da Oud-Heverlee, in Belgio). Lo organizzano Flanders Classics di Thomas Van der Spiegel, che a metà settembre servirà in tavola anche l’europeo strada, con il supporto di Pippo Pozzato e la sua PP Sport Events. In sostanza, si è trattato di riprendere il grande lavoro fatto per il mondiale dello scorso anno e sostituire l’aggettivo. Prima però è servito metabolizzare la sottrazione del mondiale da parte dell’UCI: c’è chi dice che fosse inevitabile e chi è convinto del contrario. Mentre si è in attesa della comunicazione ufficiale, abbiamo raggiunto Pozzato per fare un primo punto della situazione.
«Ho davvero preso quello che avevamo dal mondiale – dice – e che era tutto pronto e lo abbiamo messo in modo che andasse bene per un campionato europeo. Il presidente della UEC (Unione del ciclismo europeo, ndr) Enrico Della Casa si è fatto raccontare i fatti e ha detto di aver capito che lo scorso anno qualcosa è successo. L’abbiamo messa in modo che non si creassero problemi a livello politico. Organizzare un grande evento su un territorio e poi vederselo togliere aveva lasciato qualche ruggine. Enrico si è anche offerto di parlare con Luca Zaia (il Governatore del Veneto, ndr), ma su quel fronte ero a posto. Il Veneto sa che avevamo lavorato bene».
L’appoggio di Flanders Classics è una garanzia di quale tipo?
Loro si muovono come il Tour de France, in modo diverso rispetto alle solite organizzazioni. Hanno sponsor che premono per entrare nel Giro delle Fiandre e, in attesa di concederglielo, li coinvolgono nelle altre gare. Più eventi hanno e maggiore è il loro potere contrattuale. L’europeo potrebbero farlo anche da soli, ma per i regolamenti della Federazione hanno bisogno di una società italiana cui appoggiarsi (lo stesso meccanismo per cui il Tour de l’Avenir si è valso dell’appoggio di ExtraGiro per le ultime due tappe in Piemonte, ndr).
Il percorso del primo mondiale gravel della storia, quello di Cittadella, era lunghissimo e senza salite. Asiago fa pensare che qualche rampa ci sarà…
Infatti sarà più duro del primo mondiale. Volevo che fosse più veloce per trovare più corridori, magari invogliare anche un Van der Poel. L’idea era di passare nell’aeroporto, ma non si è potuto perché avrebbe significato bloccare troppe zone. Per cui faremo meno chilometri. Un circuito di 47 chilometri da percorrere per tre volte. E alla fine verranno 141 chilometri e un dislivello di circa 2.500 metri.
Buona l’idea del circuito…
Almeno la gente li vede di più. Avremo partenza e arrivo dallo stesso posto, che per noi rispetto al primo mondiale, semplificherà molto le cose. Piuttosto non c’è ancora un disciplinare tecnico, per cui dovremo di nuovo inventarci qualcosa.
Praticamente in due anni non è cambiato niente?
Appunto. Per cui nel tratto iniziale su strada faremo valere le normative tecniche della strada e nel gravel avremo il quad davanti e il quad dietro, in modo da garantire la sicurezza e la serietà. Qualcosa su cui si chiudono spesso gli occhi. Nessuno va mai a guardare certi aspetti e nessuno ne parla, noi faremo il possibile per essere a posto.
Hai parlato di Van der Poel.
I contatti con lui li ha Thomas Van der Spiegel. Hanno rapporti frequenti anche per via del ciclocross, dato che Flanders Classics organizza la Coppa del mondo e svariate altre corse. E allo stesso modo parlerà con Van Aert. Il problema potrebbe essere che, facendo il mondiale di Zurigo, poi potrebbe mollare. Abbiamo messo nel percorso solo salite brevi, anche per venire incontro a questa tipologia di corridori. E per evitare che dopo pochi chilometri il gruppo sia sbriciolato e lo spettacolo vada a farsi benedire.