Pesenti e il debutto con la Soudal. Che sapore ha il WorldTour?

31.03.2025
6 min
Salva

RICCIONE – Da una Coppi e Bartali all’altra. Piove, fa freddo e il vento che arriva dal mare si fa sentire per noi, figuratevi per i corridori. Il pullman della Soudal-Quick Step è parcheggiato nel medesimo punto in cui era posizionato il traguardo della prima tappa di tre anni fa. Quel giorno su Viale Milano splendeva il sole e la primavera era già entrata decisamente in temperatura. Thomas Pesenti chiuse sesto in scia a Mathieu Van der Poel attirandosi l’attenzione di tutti. La sua storia l’abbiamo raccontata e la conosciamo tutti.

Lì dove tutto è iniziato, ritroviamo il 25enne parmense con i colori della formazione belga WorldTour nonostante sia tesserato per il devo team della Soudal. Sta scoprendo poco per volta questa nuova parte della sua carriera. Fino ad oggi il tassametro di Pesenti dice che ha disputato 15 giorni di gara, distribuiti in maniera equa su tre gare a tappe della stessa durata e nelle quali ha sempre centrato un risultato parziale. Esordio all’Alula Tour dove ha raccolto un sesto posto, poi Gran Camino con un bel quarto ed infine un decimo nella “sua” Coppi e Bartali. Prima di andare al foglio-firma, gli abbiamo strappato qualche minuto, rigorosamente al riparo dalla pioggia.

Alla Coppi e Bartali gli atleti hanno trovato un meteo poco clemente. Pesenti esce però bene dalla corsa
Alla Coppi e Bartali gli atleti hanno trovato un meteo poco clemente. Pesenti esce però bene dalla corsa
Thomas come sono andati questi giorni alla Coppi e Bartali?

Direi abbastanza bene. Peccato per la caduta nella seconda tappa a circa 4 chilometri dall’arrivo (solo abrasioni sul gomito destro, ndr) che ha rallentato anche Mauri (Vansevenant, ndr), che poi ha dovuto fare fatica per rientrare sul gruppo principale. Purtroppo eravamo nel posto sbagliato al momento sbagliato, però non possiamo farci nulla. In ogni caso in tutte le tappe abbiamo sempre cercato di fare risultato, centrando diverse top 10. Ad esempio ho visto molto bene sia Raccagni Noviero che Savino, che sono andati molto forte.

Nel complesso hai tratto qualcosa di interessante su te stesso?

Sicuramente esco dalla Coppi e Bartali con una condizione in crescita. Sono state cinque tappe dure, rese ancora più toste dal meteo brutto e incerto. Il livello poi in gara era molto alto, quindi sono soddisfatto della mia prestazione. Credo di essere stato di supporto alla squadra, cercando di aiutare il più possibile sia Mauri che Viktor (il diciannovenne Sounens arrivato undicesimo assoluto, ndr) che curavano la generale. Comunque io sono qui per imparare il più possibile. Ogni gara per me è un’occasione per farlo e migliorarmi.

Non possiamo però non ritornare indietro al 2022 quando sei esploso in questa corsa. Che effetto ti fa correrla con i colori della Soudal?

E’ una bellissima sensazione, anche se avrei preferito il caldo di quel giorno (dice sorridendo, ndr). Ripensando a dove ero qualche anno fa sono orgoglioso di quello che ho fatto. E correndo me ne sto rendendo conto meglio. Spero di continuare così.

In questo inizio di stagione hai corso solo col team WorldTour. Com’è andata finora in generale?

Non è andato male questo avvio di anno. Ho raccolto un paio di piazzamenti tra Alula Tour e Gran Camino. Non ho tanta pressione per fare risultato, anzi non ne ho per nulla. Ho pressione invece da me stesso per essere di aiuto ai compagni e metterli nelle migliori condizioni. Rispetto agli anni scorsi è un altro modo di correre, però mi piace molto ugualmente.

Ti aspettavi di andare così bene?

Io sono sempre uno che si autocritica, che non è mai contento di quello che fa e voglio sempre di più. Sono consapevole che questo atteggiamento è un limite, perché è peggio e tendo quindi a buttarmi giù di morale. Penso alla caduta della seconda tappa e mi rammarico. Non tanto perché potessi fare chissà cosa sulla rampa finale, quanto invece perché mi era già successo al Gran Camino ruotandomi con altri corridori. So che sono errori stupidi che si possono evitare. O meglio, sono cose che capitano, però per come sono fatto io li vedo come sbagli e sto lì a ripensarci più del dovuto.

In Romagna sono scesi alcuni amici-tifosi di Thomas per salutarlo ed incitarlo
In Romagna sono scesi alcuni amici-tifosi di Thomas per salutarlo ed incitarlo
Lo avrai trovato almeno un lato positivo…

Certo, un qualche passo in avanti l’ho fatto in quel senso (sorride, ndr). So che sono le prime corse ed è ancora lunga la stagione. Mi sto ancora ambientando e sto anche cercando di capire come si corre in un grande team come la Soudal. E di conseguenza sto anche cercando di vedere dove è possibile il bicchiere mezzo pieno per quello che riguarda le mie prestazioni. Sicuramente se dovesse arrivare un bel risultato, cambierebbe il morale ed anche il modo di vedere certe cose.

Ci hai pensato che potresti guadagnare un posto fisso nel team WorldTour?

So che c’è la possibilità, ma non ci penso minimamente. Di sicuro è un grande stimolo, oltre che un grande obiettivo e naturalmente ci proverò. Tuttavia al momento penso solo a dare il meglio di me in ogni corsa e in quello che mi chiedono. Quando avrò le mie occasioni cercherò di giocarmele al meglio. Saranno scelte che non dipenderanno da me

FInora Pesenti ha sempre corso col team WorldTour. In aprile correrà con il devo team (foto Soudal Quick-Step)
FInora Pesenti ha sempre corso col team WorldTour. In aprile correrà con il devo team (foto Soudal Quick-Step)
Ora che hai messo in cascina un po’ di gare, quali sono gli aspetti principali che hai notato rispetto a prima?

Parliamo di dettagli e di punti di vista. Ormai non manca nulla in ogni formazione, ma in un team come la Soudal è tutto amplificato o fatto in grande per qualsiasi cosa o per qualsiasi rapporto che hai con ogni figura che lavora con noi. In un team continental cerchi sempre di portare a casa qualsiasi piazzamento che va sempre bene. Qua invece sono in formazione WorldTour e giustamente pensano soprattutto alla vittoria o a fare una corsa dura. E’ un’altra mentalità ed è più che comprensibile.

Cosa prevede il prossimo calendario di Thomas Pesenti?

Le prossime gare le farò con il devo team e saranno tutte al Nord. Riprendo il 6 aprile in Olanda con la Volta NXT Classic, una gara piena di côte. Dal 9 al 12 sarò al Circuit des Ardennes, poi il 16 in Belgio per la Ronde van Limburg ed infine dal 25 aprile all’1 maggio correrò il Tour de Bretagne. Mi attende un bel mese di gare e sono pronto. Non sarebbe male centrare qualche piazzamento buono.

Miodini e la storia di Pesenti: «Una controtendenza da seguire»

14.01.2025
5 min
Salva

C’è un sostantivo che esce dalla chiacchierata con Roberto Miodini e che fotografa bene il passaggio di Thomas Pesenti al devo team della Soudal Quick-Step. Controtendenza. Per il diesse della Beltrami-Tsa-Tre Colli la storia del suo ex corridore è un caso che fa giurisprudenza, si direbbe in diritto, e che dovrebbe essere un esempio da replicare.

Quando abbiamo raccontato l’approdo del classe ’99 parmense al vivaio della formazione WorldTour belga, in tanti possono essere rimasti sorpresi. Non tanto per le qualità del ragazzo, quanto perché il ciclismo moderno, specie quello italiano, non ti concede più certe occasioni dopo essere usciti dalla categoria U23 senza acuti. Miodini però ha sempre lavorato affinché i suoi atleti potessero confrontarsi tra i grandi per andare un giorno fra i grandi. Dalla squadra continental emiliana sono usciti Parisini, Baroncini e Milesi. Tutti e tre ora pro’ con un percorso simile (e più corto) a quello di Pesenti. Si fa presto però a dire “andare in controtendenza”, ma perché non ci si riesce se non con facilità, con continuità? Miodini è un tecnico che conosce la realtà in cui opera e nella quale è stato spesso anacronistico (in apertura foto Dallatana). Ecco le sue motivazioni, in un dibattito che resta comunque aperto.

Grande occasione. Pesenti con la divisa della Soudal. Per Miodini farà molto bene sia nel devo team che nel team WorldTour
Grande occasione. Pesenti con la divisa della Soudal. Per Miodini farà molto bene sia nel devo team che nel team WorldTour
Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando a Pesenti che entra nell’orbita Soudal?

Prima che mi correggano tutti, Thomas è ancora in un team continental, però avrà diverse opportunità di correre con la prima squadra, che ha già conosciuto durante i ritiri. Detto questo, la storia di Pesenti è figlia di quel ragionamento che abbiamo sempre fatto in Beltrami. Considerando il nostro status, abbiamo sempre cercato di fare un calendario internazionale o correndo il più possibile in mezzo ai pro’. Il nostro scopo è sempre stato ed è tuttora quello di insegnare il mestiere del corridore. Ad esempio noi eravamo diventati troppo stretti per Thomas e lui non poteva darci di più, così il Team Ukyo è stato lo step successivo. E devo ringraziare Volpi e Boaro che lo hanno preso, facendolo correre in mezzo mondo.

I meriti come vanno divisi in un caso come questo?

Per me il merito è sempre del ragazzo. Thomas ha imparato anno dopo anno a fare il corridore. Ci ha creduto sempre, talvolta anche essendo ipercritico con se stesso. Oppure facendo fronte a mazzate prese nei denti. Negli ultimi due anni che è stato con noi ha sempre fatto risultato in mezzo ai pro’, accumulando 220 punti UCI, che non sono pochi per un atleta continental. Eppure quando era stato valutato da qualche squadra professionistica, ha sempre sempre ricevuto cattivi riscontri. A quel punto i casi erano due: o ti tagliano le gambe o cambi la testa. A Thomas è scattata la seconda, nonostante fosse arrivato molto vicino a smettere. Ed è cresciuto ancora tanto trovando la forza interiore anche a casa da solo. Personalmente sono molto contento di quello che ha fatto e sono certo che farà bene in questa stagione.

Miodini è stato sempre il mentore di Pesenti, portandolo a correre spesso in mezzo ai pro’ per farlo crescere (foto Dallatana)
Miodini è stato sempre il mentore di Pesenti, portandolo a correre spesso in mezzo ai pro’ per farlo crescere (foto Dallatana)
In Italia non mancano però i team continental.

A mio modo di vedere le continental italiane fanno di tutto per essere considerate delle formazioni di dilettanti come venti/trenta anni fa. Non è così per tutte, ad esempio la Biesse-Carrera ha sempre avuto una filosofia simile alla nostra e loro li vedi spesso tra i pro’ a battagliare. Per il resto, tutte hanno un calendario molto nazionale, uguale alle formazioni classiche. A noi onestamente non è mai interessato troppo dover fare per forza le tipiche gare in circuito, senza aver nulla in contrario con quelle corse in particolare. Ovvio che le facciamo, ma non le reputo adatte per far crescere il corridore in prospettiva, specie se è già al secondo o terzo anno tra gli U23.

E col discorso dei punti come la mettiamo?

Lo so che è il rovescio della medaglia per cui siamo tutti schiavi in un modo o in un altro. Su questo argomento ho discusso spesso con Papini di RCS Sport per il Giro NextGen. Lui giustamente diceva che devono guardare le classifiche date da vittorie, piazzamenti e punteggi nelle varie gare italiane. Ci mancherebbe. Io però gli ho sempre risposto che noi abbiamo sempre portato i nostri ragazzi a fare esperienza in mezzo ai pro’ proprio perché al NextGen corriamo contro squadre estere e devo team formate da giovani pro’. Già facciamo fatica così, se poi decidiamo di fare un calendario che non ci prepara a corse del genere, non lamentiamoci poi di quello che succede.

Fatto sta che casi come quello di Pesenti in Italia non sono molti. Come mai?

Il ciclismo in generale è cambiato tanto. Forse troppo e troppo in fretta. Tutti adesso vogliono i fenomeni, ma se ci basiamo solo quello possiamo chiudere tutti. Ora c’è la guerra dei procuratori che ricercano il talento migliore e sempre più giovane. Tant’è che dicono che seguano già gli allievi e non più gli juniores. Per me è una cosa fuori dal mondo. Un po’ perché non possono essere pronti come mentalità e contesto. Un po’ perché una situazione simile porterà ad un abbandono prematuro dei ragazzi, considerando che i numeri dei giovani sono in calando già da qualche anno.

Nel 2022 dopo una bella primavera, Pesenti si era guadagnato la maglia azzurra per l’Adriatica Ionica Race
Nel 2022 dopo una bella primavera, Pesenti si era guadagnato la maglia azzurra per l’Adriatica Ionica Race
Secondo Roberto Miodini chi può avere delle responsabilità?

Difficile dirlo con precisione. Non penso che i settori giovanili abbiano colpe più del dovuto, anche perché vengono travolti a cascata da ciò che accade sopra. Le famiglie non dovrebbero avere fretta, ma è ovvio che se arriva una grande squadra con un bel contratto lo accetti. Il problema generale, come dicevo prima, è che c’è sempre di più la caccia al fenomeno per forza. E per assurdo senza poi dargli il tempo di maturare gradualmente. Solo che in Italia spesso siamo un popolo di “pecoroni”. Tutti a dire di avere pazienza coi ragazzi, poi però seguono la massa perché altrimenti restano indietro.

Una storia come quella di Pesenti si potrà ripetere a breve?

Non lo so, adesso direi di no, ma naturalmente vorrei che fosse un esempio. Quando hai 18 anni tutti sperano in te, confidando di aver trovato la gallina dalle uova d’oro. Quando hai 25 anni devi trovare veramente qualcuno che creda in te e che abbia veramente guardato qualcosa oltre i tuoi risultati o piazzamenti. Al netto della fortuna, che serve, vorrei che il ciclismo italiano andasse in controtendenza per ragazzi del genere. A 25 anni non si può essere vecchi e in tanti meritano di avere una possibilità tra i pro’.

Pesenti, ecco la grande occasione nel devo team Soudal

23.12.2024
7 min
Salva

CASTELL’ARQUATO – Sul banco di lavoro di Marco, meccanico e titolare di Cicli Manini, c’è una Specialized blu con sfumature nere ed interamente marchiata “Wolfpack”. La misura è quella tipica di uno scalatore di media taglia. Sul tubo orizzontale, dove inizia l’attacco del reggisella, c’è l’etichetta col nome del suo corridore e sul tubo piantone l’adesivo della sua prossima squadra. Li indica con soddisfazione Thomas Pesenti dopo aver firmato col devo team della Soudal Quick-Step.

La sua è la storia di un ragazzo di 25 anni che non si è arreso. Una storia che appartiene ad un periodo che non esiste più e che deve però indicare un’inversione di tendenza laddove si può fare o c’è del merito da riconoscere. Il ciclismo moderno non aspetta più nessuno, nemmeno i talenti più giovani. Appare sempre più impermeabile a dare spazio ad atleti dell’età di Pesenti, con esperienze limitate ai team continental o che hanno visto scappare il treno del professionismo per lo svanire delle squadre dalla sera alla mattina.

Tecnicamente bisogna dire che Pesenti non cambia lo status della formazione per cui correrà. Continental era il JCL Team Ukyo in cui ha corso quest’anno, continental è Soudal Quick-Step Development, ma cambiano radicalmente gli orizzonti e le opportunità. La porta del WorldTour è lì ad un passo ed il parmense di Fontanellato nel 2025 avrà la possibilità di varcarne la soglia in modo contingentato correndo anche con la prima squadra. Poi toccherà sempre a lui guadagnarsi il definitivo salto di categoria. Thomas intanto, a fronte di una maggiore e comprensibile disinvoltura, va cauto, come ha sempre fatto.

Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
La notizia era nell’aria da qualche mese, ma mancava l’ufficialità. Quando sono partiti i primi contatti con la nuova squadra?

Tutto è nato dopo il campionato italiano. Il mio procuratore Moreno Nicoletti ha iniziato a guardarsi attorno, per vedere se c’era qualcosa di diverso. Io avrei avuto comunque il contratto col Team Ukyo e ci sarei rimasto volentieri visto che mi trovavo bene. Verso agosto Moreno mi ha detto che mi avrebbe preso il devo team della Soudal, che è una realtà ottima. Non ho nemmeno chiesto perché mi cercassero, ho detto subito di sì (racconta divertito, ndr). Col passare del tempo ci siamo tenuti aggiornati via email per tante informazioni. Mancava solo la firma per una questione di tempo, ma non ero minimamente preoccupato. L’ho messa direttamente da casa mia, in modo digitale perché i contratti si fanno anche così, in collegamento col mio procuratore e un dirigente della squadra.

Nel frattempo hai già fatto un paio di ritiri con la squadra. Come sono andati?

Il primo raduno l’ho fatto in Belgio il 20 ottobre arrivando direttamente dalla Japan Cup senza passare nemmeno da casa. Sono rimasto su una giornata, in cui ho provato bici e abbigliamento, fatto qualche test fisico per la mobilità articolare e un po’ di chiacchiere con i futuri compagni e diesse. La cena è stata un’ulteriore occasione per fare gruppo. C’era anche il gruppo della prima squadra, mentre la formazione femminile era in un hotel accanto. Il giorno successivo ero rientrato a casa con la bici ed un po’ di vestiario seguendo già le indicazioni della squadra. Da lì in poi ho seguito subito le tabelle del preparatore della squadra, Frederik Broché, che si è unito alla squadra proprio recentemente dopo aver lavorato per la federazione belga e per quella inglese della pista

Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Il secondo ritiro è stato più intenso, giusto?

Sì esatto, il tipico ritiro invernale. Dal 4 al 6 dicembre siamo ritornati in Belgio alla Bakala Academy (il centro di ricerca e prestazioni atletiche dell’università di Leuven in cui si appoggia la Soudal, ndr) per svolgere qualche test. Poi ci siamo trasferiti in Spagna dove le giornate e le temperature sono ottimali per allenarsi. Era presente tutta la squadra WorldTour, a parte Remco a causa della caduta, più qualche ragazzo del devo team come me. Abbiamo alternato uscite in bici divisi in tre gruppi con lavori in palestra. Sono stati 10 giorni importanti dal punto di vista fisico, per l’allenamento, ma anche per capire i meccanismi di questo nuovo ambiente per me.

Avete già abbozzato un programma delle corse che farai tra devo team e prima squadra?

Non c’è nulla di definitivo, in teoria dovrei fare esperienza con entrambe le squadre. Tenendo conto del calendario del devo team, mi hanno chiesto quali corse avrei voluto fare e fondamentalmente ho dato la mia disponibilità un po’ ovunque. La prima dovrebbe essere l’AlUla Tour in Arabia Saudita a fine gennaio, che ho già fatto l’anno scorso. Potrei correre anche il Tour du Rwanda a febbraio, ma ovviamente decideranno i diesse dove mandarmi. Per quanto riguarda le gare col team WorldTour, non so ancora quali correrò, però so che ne farò visto che mi hanno già consegnato anche l’abbigliamento per la prima squadra. Ripeto, seguirò le loro indicazioni senza problemi.

Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Durante questi ritiri che stati d’animo hai provato?

Naturalmente c’è tanta emozione perché sono andato in una squadra che è il sogno di molti corridori. Malucelli mi ha detto che è come se fossi andato nella cantera del Real Madrid. Farne parte è motivo di grande orgoglio, se penso a dove ero qualche anno fa. Non ci avrei creduto, anche se ho sempre lavorato intensamente per fare questo lavoro. Al raduno di ottobre mi sono incrociato con fuoriclasse come Evenepoel, Landa o Merlier o tanti altri giovani talenti ed è stato incredibile, anche se veloce. E’ normale che quando passi in certe squadre incontri i grandi corridori, infatti ero un po’ in soggezione, ma anche loro sono persone normali e mi sono trovato subito a mio agio. Nel ritiro in Spagna della settimana scorsa invece ho avuto modo di conoscere meglio un po’ tutti tra corridori e parte dello staff.

Hai avuto modo di parlare anche con Bramati?

Considerate che ad ottobre, avendo perso un giorno di viaggio arrivando dal Giappone, in otto ore ho dovuto fare quello che si fa normalmente in due giorni. Tuttavia ero riuscito a fare tutto, parlando per la prima volta anche con Davide. L’ho poi rivisto in Spagna ovviamente. E’ stato molto gentile nei miei confronti, ci siamo detti un po’ di cose in generale, ma nulla di troppo specifico.

Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Sei un classe ’99 e per il ciclismo di adesso si è considerati vecchi, però la tua storia può passare un messaggio. Che idea ti sei fatto?

Mi do sempre un po’ di colpa per questo ritardo nei tempi. Sono maturato dopo rispetto alla norma che vuole il ciclismo di oggi. Non ero pronto fisicamente, ma soprattutto mentalmente per fare il corridore. Pensavo di più ad altre cose, poi ho capito che se volevo fare questo nella vita dovevo impegnarmi al 100 per cento. Da junior vincevo, ma da U23 non ho fatto nulla. Sono riuscito a fare questo cambio di mentalità nell’inverno a cavallo del 2022, che è stata la mia prima vera stagione con vittorie, risultati e prestazioni importanti. Mi sono approcciato a tutto in maniera più professionale. E lo devo all’aiuto di tante persone che mi sono state vicine.

Ti senti di ringraziare qualcuno?

Certamente la mia famiglia. Poi tutto lo staff della Beltrami Tsa-Tre Colli, che mi ha sempre riconfermato anche quando raccoglievo poco o niente. Infine devo dire grazie anche al Team Ukyo, a Volpi e Boaro. La squadra non ci ha mai fatto mancare nulla. Quest’anno ho vissuto un’annata bellissima, facendo esperienze che non avrei mai fatto correndo per una continental italiana. Ho corso in Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone e viaggiando così tanto ho anche imparato tanto. Noi italiani volevamo rilanciarci e così è stato. Malucelli è andato all’Astana e Carboni alla Unibet Tietema Rocket.

Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Thomas Pesenti come sta vivendo questo importante momento per la sua carriera?

Sono molto contento di essere entrato nel piccolo Wolfpack (sorride, ndr). Battute a parte, ho firmato per un anno e so che è una grande occasione da sfruttare, magari cercando di non deludere chi ha creduto in me. Devo pensare a fare del mio meglio e cercare di migliorarmi. Devo fare quello che ho sempre fatto negli ultimi due anni. Cercare di andare forte, essere d’aiuto alla squadra e, quando ci sarà la possibilità di fare, qualcosa giocandomi le mie carte. Sono pronto e spero di andare avanti il più possibile.

Bisacce piene, morale alto: Volpi rilancia la corsa all’oro

03.12.2024
7 min
Salva

Con Carboni, Malucelli e Pesenti che hanno cambiato squadra, il JCL Team Ukyo riparte per la nuova stagione forte dei risultati del 2024 e la sensazione di aver trovato la chiave per farlo ancora. Alberto Volpi racconta e attraverso le sue parole la nuova squadra prende forma. Il comunicato diffuso ieri ha reso noti i nomi dei quattro italiani selezionati per la prossima stagione. D’Amato, Fancellu, Garibbo e Raccani saranno la spina dorsale italiana della continental giapponese, che nel 2024 ha conquistato 16 corse.

Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
La squadra ha fatto la sua parte, anche abbondantemente…

Sì, anche io sono contento, con tutta onestà. Quando ti aspetti delle cose belle che poi non arrivano, dici di essere moderatamente insoddisfatto. Mentre io devo dire il contrario. Avevo previsto di fare bene, ma siamo andati meglio delle previsioni. E’ la legge della compensazione, a volte i corridori ti stupiscono. Però quello che è stato è stato, adesso dobbiamo guardare avanti e cercare di fare ancora bene. E’ la nostra condanna (sorride, ndr).

Ti aspettavi che l’anima europea e quella giapponese si integrassero così bene?

Lo staff e i corridori sono veramente di buona qualità umana. Quando hai questo ingrediente, è solo questione di tempo, aspettare che si conoscano e si mettano insieme. Poi è chiaro che avevo anche tre italiani – due su tre molto esperti – che ci hanno messo del loro. Hanno trovato terreno molto fertile nei ragazzi giapponesi, quindi non è stato difficile che si integrassero. In realtà non mi ero neanche posto il problema dell’integrazione, è venuto tutto naturale.

Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Avevi tre italiani, hanno ottenuto i migliori risultati, ma sono andati via…

Abbiamo cominciato una trattativa dall’inizio di luglio. Avevano delle richieste importanti da altre squadre che io non potevo soddisfare in termini economici. Come in tutte le aziende, ho dovuto fare i conti con il budget e mi è molto dispiaciuto non poterli riconfermare. Credo sia stato giusto che abbiano colto le occasioni. Sono venuti da noi con la voglia di rivalutarsi e rilanciarsi e ci sono riusciti in pieno. Hanno dato tanto, noi gli siamo stati vicini ed era giusto che proseguissero la loro strada. Quando inizialmente in Giappone ho detto che sarebbero andati via, anche Malucelli che aveva vinto tanto, è certamente dispiaciuto, ma hanno riconosciuto che avessimo fatto delle scelte giuste. Anche questo è un motivo di orgoglio. Perdere delle persone di valore non è così sempre negativo, vuol dire che hai dato loro qualcosa di importante.

Che cosa ha rappresentato per la squadra giapponese aver vinto il Giro del Giappone con Carboni?

E’ stato un ottimo risultato. Subito prima, abbiamo vinto con Atsushi il Tour de Kumanu, la gara di preparazione. Vincere con un ragazzo giapponese a me fa super piacere, perché la matrice della squadra è chiara. Per cui i ragazzi europei servono per dare più qualità e questo l’hanno fatto. La mission sarebbe quella di portare fuori l’Arashiro del futuro. C’è da lavorare, però quando vince un corridore giapponese puoi essere davvero soddisfatto.

Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Come si rimpiazzano gli europei che sono partiti?

Adesso è complicato. Vivo in questo ambiente da tantissimi anni. Le cose sono cambiate per via delle varie categorie e degli sviluppi che ci sono stati nelle squadre WorldTour, che hanno integrato nella loro galassia anche i team di sviluppo. Noi siamo una continental un po’ anomala, ci vedono quasi come una professional perché riusciamo a partecipare a gare di livello. Per questo ci dicono che abbiamo un buon appeal, ma nonostante ciò è sempre più difficile trovare corridori giovani di un certo livello, perché se li accaparrano tutti i devo team, a partire da Redbull e Visma.

Quindi come si fa?

E’ un lavoro lungo, hai le amicizie, qualche valutazione fatta con dei test che permettono di individuare se il motore ha una certa portata, ma non sono tutto. Basarsi solo sui numeri non è la ricetta gusta. Possono pure avere un buon motore, ma se li porti su strada e non sanno stare in gruppo e far fruttare le loro doti oppure usare la testa, non vanno lontano. I numeri devono coincidere con la vera identità del corridore, altrimenti rischi che ti aspetti tanto e non ti danno niente.

Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Su cosa avete puntato per fare le vostre scelte?

Abbiamo deciso di avere fiducia nei giovani, sapendo che hanno bisogno del loro tempo. Aleotti, per fare l’esempio di un corridore che cresce in uno squadrone, sta venendo fuori gradualmente e con sostanza: non sono tutti come Evenepoel. Ne abbiamo cercati alcuni che per caratteristiche e voglia di dimostrare, possono fare il salto di qualità. Devi lavorare solo su quello, perché il giovane fenomeno ha addosso gli occhi dei procuratori. I ragazzi che sono andati via avevano le loro motivazioni forti e quelle fanno la differenza. Pesenti ad esempio…

Cosa avete visto in lui?

Thomas veniva dalla Beltrami, me ne avevano parlato bene, però non aveva ancora fatto corse di alto livello tecnico. Qui si è integrato bene anche nelle gare più toste e si è guadagnato un posto nel devo team della Soudal. Malucelli ha sempre vinto, era il più affidabile sotto il profilo del rendimento e sapevamo che in certi contesti poteva fare egregiamente la sua parte. Carboni veniva da un periodo difficile, ma si vedeva che avesse dentro qualcosa. Bisognava avere un po’ più di pazienza e fortuna e sperare che tirasse nuovamente fuori le sue qualità, cosa che ha puntualmente fatto. Si è sempre fatto trovare pronto nelle gare in cui era leader e ha lavorato molto bene con il gruppo giapponese.

La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
Ci sono quattro nuovi italiani. 

Simone Raccani viene dalla Zalf. Due anni fa era stato preso dalla Quick Step come stagista a Burgos, ma è caduto e si è rotto un gomito. E’ andato alla Eolo-Kometa, invece l’anno scorso è tornato dilettante. Non tutti sono pronti per il salto a vent’anni, ma resta che ha fatto dei buoni risultati in salita. D’Amato viene dalla Biesse-Carrera, è un buon corridore, anche molto veloce. Non quanto Malucelli: si avvicina di più alle qualità di un Colbrelli, fatte tutte le distinzioni possibili. Poi abbiamo Garibbo, che arriva dalla Technipes, la squadra di Cassani, e quanto ai punteggi è stato uno dei più bravi dilettanti del 2024. Infine Fancellu, che arriva dalla Q36.5.

Una scommessa come quella su Carboni?

La squadra non lo ha confermato, ma resta un ragazzo che da junior si piazzò terzo al mondiale vinto da Evenepoel, è stato quinto a un Tour de l’Avenir, per cui un po’ di qualità le ha, vediamo se riusciamo noi a regolare la centralina. Ne ho parlato con Zanatta per un mese e mezzo, dato che ho cominciato a pensare a lui ad agosto. Ci sentiamo spesso e Stefano ci ha lavorato tanto. Mi ha detto che gli darebbe ancora una chance, per cui alla fine abbiamo deciso di crederci.

Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Questo è il quadro?

Ci sono altri nomi in arrivo, ma li sveleremo nei prossimi giorni. Il ciclismo è cambiato anche in questo, non è come prima che si diceva tutto subito, anche la comunicazione ha i suoi tempi. Per il resto i materiali restano gli stessi, le bici Factor, le ruote Shimano e le gomme Vittoria. Iniziamo fiduciosi, perché abbiamo visto che il nostro metodo di lavoro funziona. Gli anni non sono mai tutti uguali, lavoreremo perché anche questa sia un’ottima stagione.

Langkawi: sparisce l’umidità e spunta Pesenti. Tappa a Poole

01.10.2024
6 min
Salva

CAMERON HIGLANDS (Malesia) – Dallo zoo alle fragole. Dalla foresta equatoriale alle montagne. E finalmente l’umidità molla la presa. Questo è probabilmente il fattore che ha messo le ali a Thomas Pesenti, bravo ad inserirsi tra gli atleti del WorldTour.

La differenza tra la pianura e questa montagna a 1.620 metri di quota è tutta qui. E non è poco. Per il resto palme e foresta fittissima come in basso, ma anche tante coltivazioni di fiori e fragole. Salendo quassù abbiamo visto ettari di serre puntinare di bianco la foresta stessa. E intorno a queste serre villaggi remoti.

Il tappone del Tour de Langkawi va a Max Poole, inglese classe 2003, che ha vinto da favorito. E non era facile perché la salita era davvero velocissima, pertanto più di qualcuno in forma, anche se non scalatore avrebbe potuto dire la sua. L’abbiamo percorsa anche noi con i pullmini riservati alla stampa e, a parte un paio di dentelli, era roba da 54 fisso.

Ancora JCL 

Il Tour de Langkawi sta consacrando i ragazzi di Manuele Boaro. Ieri primo Malucelli, oggi terzo Pesenti. JCL Team UKYO in grande spolvero insomma.

«Cose che succedono quando si lavora bene e con serenità – spiega il giovane direttore sportivo – e poi i ragazzi sono contenti, motivati… Sono soddisfatti dei materiali, alcuni dei quali li compriamo noi e non li prendiamo perché magari quello sponsor ci dà qualche soldo in più. Nel ciclismo di oggi questo aspetto è molto importante».

Oltre a Pesenti infatti ha fatto bene anche Giovanni Carboni, il quale nonostante la caduta di ieri è arrivato sesto, nel duello con Max Poole, Harold Lopez e Anthon Charmig. Insomma i migliori corridori della corsa. Guarda caso gente del WorldTour.

Colori stupendi in Malesia… e anche una certa curiosità a bordo strada
Colori stupendi in Malesia… e anche una certa curiosità a bordo strada

Pesenti da podio

Dopo l’arrivo le consuete scene che vediamo ad ogni latitudine con i corridori che cercano subito il recupero dal massaggiatore. L’unica differenza rispetto ai giorni precedenti è che stavolta nessuno passa sotto al getto d’acqua dei pompieri. Qui a Cameron Highlands si sta freschi.

«Non mi aspettavo una prestazione così – racconta Pesenti mentre sorseggia dalla borraccia – specie dopo il primo giorno quando sono andato in fuga e le sensazioni erano pessime. Forse perché io pago molto l’umidità. E infatti anche stamattina nei primi 100 chilometri non mi sentivo proprio brillante, col caldo ho patito ancora. Non si andava forte e c’è stata anche un po’ di noia a dire il vero. Si parlottava.

«Negli ultimi 40 chilometri le cose sono cambiate e complice anche una maggiore concentrazione il tempo è passato più in fretta. La Dsm-Firmenich e la EF Education si sono messe a tirare forte. E quando abbiamo iniziato a prendere quota, ho percepito un po’ di fresco, è calata l’umidità e mi sono trovato subito bene».

Quando ci sono queste situazioni il corridore cambia la sua testa da una pedalata all’altra. In un secondo prende fiducia e si convince che può stare davanti.
«L’ultima salita – prosegue l’emiliano – l’abbiamo fatta con un ritmo veramente esagerato. Negli ultimi 8 chilometri Dsm ed EF l’hanno presa ancora più di petto. Io ero sul filo, al limite tra lo staccarmi e il tenere. Credevo che rimanessimo in 20-30 corridori e invece siamo arrivati una dozzina allo sprint».

Pesenti in fuga nella prima frazione del Langkawi. Che sofferenza l’umidità della pianura
Pesenti in fuga nella prima frazione del Langkawi. Che sofferenza l’umidità della pianura

Thomas attaccante

E qui forse un minimo di rammarico c’è. Quando dopo le premiazioni gli chiediamo delle sue caratteristiche, Pesenti dice di essere un limatore. Malucelli, che è alle nostre spalle, sente la domanda e replica: «Lui lima più di me!».

«Davvero – riprende Pesenti – sono un corridore che ama attaccare, che sa stare coperto, che va bene su percorsi vallonati e che è anche abbastanza veloce e infatti – fa una breve pausa – questa volata forse l’ho persa. L’ho presa un po’ troppo davanti e alla fine mi hanno saltato. Da dietro sono riusciti ad anticiparmi… però va benissimo. Un terzo posto qui non è poco».

Sempre meglio aver perso per essere stati sin troppo propositivi che per essere stati rinunciatari. 

«No, no… ho osato. Adesso ci sono altre tappe per cercare di guadagnare alcuni secondi: credo che da qui in avanti la classifica generale si giocherà un po’ sugli sprint intermedi. Sprint che ora diventano importanti. Immagino che cambierà anche un po’ la corsa. La mia tattica del primo giorno era quella di anticipare e prendere dei secondi di abbuono nei traguardi intermedi, però ne ho preso solo uno, complice un po’ la mia situazione con l’umidità».

Thomas Pesenti (classe 1999) al termine della tappa di Cameron Highlands
Thomas Pesenti (classe 1999) al termine della tappa di Cameron Highlands

Un passato complicato

Thomas Pesenti è un classe 1999: è giovane ma non giovanissimo. In carriera ne ha già vissute di cotte e di crude.

Quando doveva passare con l’Androni, la squadra di Savio fallì. E’ rimasto nei dilettanti e ha vissuto per un paio di anni sulle promesse di chi doveva prenderlo e poi lo ha lasciato a piedi. E in qualche altro caso, ci ha detto Pesenti stesso, ci ha messo del suo. Non sempre ha fatto alla perfezione la vita da corridore, come si dice in gergo. Ma è anche normale in certe situazioni.

Poi l’approdo in un team, appunto la JCL Ukyo, il cui ambiente è positivo ed eccolo rifiorire.

«Questa appena vissuta è stata una stagione abbastanza positiva – racconta Pesenti – ho fatto delle belle gare e per questo ringrazio il mio team perché mi ha fatto fare delle bellissime esperienze. Esperienze che rimanendo in Italia non avrei potuto fare. Dopo il Langkawi avrò ancora un paio di corse in Giappone, tra cui la Japan Cup».

Ora la classifica dice: 1° Max Poole (in foto) con 6″ su Harold Lopez e 10″ su Pesenti
Ora la classifica dice: 1° Max Poole (in foto) con 6″ su Harold Lopez e 10″ su Pesenti

Presente e futuro

La sensazione, visto anche la stima che abbiamo potuto raccogliere tra i vari diesse nei suoi confronti, è che questo ragazzo abbia ancora dei margini e mire importanti davanti. 

«Il progetto di questa squadra – dice Pesenti – è chiaro: vuole andare al Tour, diventando man  mano sempre più grande. Il punto di partenza mi sembra più che ottimo. Bici, staff, gare di buon livello: abbiamo tutto a disposizione. Fare trasferte di questo genere non è da tutte le squadre continental». 

Pesenti ha ambizioni importanti: «Da parte mia voglio continuare a crescere e migliorare. Facendo il massimo, magari arriverà l’occasione della vita».

E chissà che l’occasione non arrivi proprio qui. Visto che la gara d’ora in poi si deciderà sugli abbuoni, cosa che ha detto anche il neoleader Max Pool, e visto che Pesenti è veloce e limatore, magari ne potrà approfittare. E perché no, potrebbe essere proprio Malucelli ad aiutarlo. E’ tutto da vedere. Il futuro passa, anche, da qui.

Perdere (tanto) peso nel modo giusto: risponde il dottor Giorgi

18.10.2023
5 min
Salva

Dover perdere, peso, sei chili e magari doverlo fare anche in poco tempo. Un caso simile, che ci serve solo come spunto, ha riguardato qualche tempo fa Thomas Pesenti. Il suo direttore sportivo, Roberto Miodini, ci aveva raccontato come, una volta individuato il problema, che tra l’altro non era legato ad un semplice sovrappeso o a scarsa serietà da parte del ragazzo, si fosse messo sotto per risolvere la questione.

Il dottor Andrea Giorgi, medico della Green Project Bardiani CSF, tra l’altro anche medico della Beltrami Tsa di Pesenti, ci spiega come si lavora in questi casi.

Andrea Giorgi, medico e preparatore, della Green Project-Bardiani
Andrea Giorgi, medico e preparatore, della Green Project-Bardiani
Dunque dottor Giorgi, il corridore deve perdere del peso, una buona dose di peso. Scontato dire che debba mangiare di meno, e allora come si fa? 

Prima di tutto si fa una valutazione della composizione corporea, vale a dire di come si è fatti. Quindi da come è composto il proprio peso: quantità di grasso, muscoli, acqua, ossa… Ed è meglio farla a fine stagione, quando i corridori sono ancora abbastanza in forma. Questa è una misurazione che preferisco alla semplice percentuale di grasso.

Perché?

Perché la sola percentuale di grasso è una valutazione limitata e non adeguata per gli atleti. Sono percentuali create per le persone… normali, ma per gli atleti è diverso. E per questo a me piace lavorare con un sistema più anglosassone, vale a dire la somma dei millimetri delle pliche nei vari punti corporei. Quindi sommando i millimetri della plico sull’addome, sul polpaccio, sulla coscia… un corridore ha un totale di 45 millimetri – sono numeri a caso – e un’altro di 30. Questi sono dati oggettivi, con riferimenti nella popolazione ciclistica professionista che inoltre possiamo confrontare durante la stagione.

Mentre la parte muscolare come si misura?

Con la bioimpedenziometria o Dexa. Ed è un dato importante perché è la massa metabolicamente attiva che influenza prevalentemente la prestazione. Se un atleta è in sovrappeso e deve perdere 4-5 chili ha di fronte a sé un lavoro importante. Ricordo infatti che per perdere un chilo di grasso bisogna avere un deficit energetico di 7.000 calorie. Ma bruciare 7.000 significa creare un deficit calorico molto grande nell’arco della giornata o della settimana. 

Col ciclismo di oggi è sempre più importante arrivare alla ripresa della preparazione col peso ideale
Col ciclismo di oggi è sempre più importante arrivare alla ripresa della preparazione col peso ideale
Ma questo non significa che se brucio 7.000 calorie magari con un allenamento mega lungo, brucio un chilo di grasso, perché ci sono anche gli altri nutrienti, giusto?

Esatto. Per questo è molto difficile. Tutte le diete, da quella del minestrone a quella della carota, hanno il comune denominatore del deficit calorico, ma bisogna trovare il giusto equilibrio fra i macroelementi, le vitamine… in base a quello che si deve fare. Per questo è molto importante dimagrire d’inverno e non nel pieno della stagione. A dicembre dovresti essere già pronto. Anche perché poi quando si parla d’inverno tutto questo tempo non c’è. Molti corridori hanno a disposizione un mese e mezzo visto che a metà gennaio già corrono. 

Ci spieghi meglio…

Se sono nel pieno della stagione o anche della preparazione come fai a togliergli del cibo? Per allenarti bene, anche alle alte intensità, devi mangiare e mangiare i carboidrati. Se non mangi non ti alleni forte, favorisci il catabolismo (perdita di muscolo, ndr) e vai anche in overtraining.

E quindi come si fa? Come si fa a perdere 5-6 chili senza perdere il muscolo?

Soprattutto da questo momento dell’anno in poi, in cui non si gareggia o non ci allena troppo, bisogna ridurre le calorie nell’arco della giornata. In questo periodo si tende a svolgere allenamenti lunghi e a bassa intensità dove la richiesta energetica da parte degli zuccheri è limitata in favore dei grassi. Ci sono tecniche dietetiche dove si mangiano le proteine come fonte energetica durante l’allenamento a bassa intensità e di lunga durata, in modo da preservare la massa muscolare e favorire la perdita di grasso. Di certo meglio un’uscita di cinque ore con le proteine che cinque ore senza mangiare niente. E’ molto importante fare tutto ciò sotto supervisione medica. Il grasso produce ormoni e modificando la sua quantità si creano nuovi equilibri metabolici. 

Il tema dei carbo è molto delicato se si deve dimagrire. Specie se si è già nella fase intensa della preparazione
Il tema dei carbo è molto delicato se si deve dimagrire. Specie se si è già nella fase intensa della preparazione
Posto che ci sono tantissime variabili, come la quantità di peso da perdere, il soggetto, l’età… ma si può dare una stima della velocità della perdita di peso senza perdere watt, cioè muscoli?

Direi un chilo a settimana al massimo, se si vuol restare in salute e allenarsi bene. Quindi dai tre ai quattro chili al mese.

Come si fa?

Per esempio, mangiare i carboidrati soprattutto dopo l’allenamento o a colazione, prima di uscire. Evitare i picchi glicemici e chiaramente controllando i carboidrati. Si può arrivare a riduzioni drastiche, ma per un periodo molto limitato e sotto monitoraggio medico. Oggi poi c’è quasi il problema opposto. In corsa, soprattutto gli atleti dei top team, sono abituati a mangiare grandi quantità di carboidrati. C’è chi ha superato i 120 grammi l’ora. Ma è necessario. Per questo torno a dire che è importante, importantissimo, arrivare all’inizio della stagione già col peso giusto, perché poi è molto difficile calare e un adeguato allenamento dell’intestino a utilizzare certe quantità di zuccheri. Se prendi tutti quei carbo ogni ora anche due chili diventano un problema. 

Pesenti vince ancora e aspetta la chiamata giusta

04.10.2023
5 min
Salva

Quattro vittorie in stagione, più una decina scarsa di top 10. Il 2023 di Thomas Pesenti può essere giustamente considerato più che positivo, ma… Quando arrivi all’età di 23 anni tutto quello che di buono viene fatto è un po’ inficiato dalla constatazione che potrebbe non bastare. E’ un’età che nel ciclismo d’oggi rappresenta una sorta di orologio biologico: arriverà la fatidica chiamata da parte di un team professionistico? Il tempo a disposizione non è più tanto, anzi è quasi finito…

Probabilmente è a questo che si deve una certa ritrosia da parte di Pesenti a parlare con i giornalisti. Eppure ce ne sarebbe da dire, non foss’altro per la bellissima rivalità che si è innestata con Luca Cavallo: non c’è gara dura, con arrivo in salita nella quale i due non si sfidino a duello, con esiti sempre incerti tanto che spesso si danno una mano per andare in fuga, per poi giocarsi tutto nel testa a testa.

Pesenti vittorioso al Giro della Franciacorta. Per lui stagione con 4 vittorie e dieci top 10 (foto Rodella)
Pesenti vittorioso al Giro della Franciacorta. Per lui stagione con 4 vittorie e dieci top 10 (foto Rodella)

Bene il 2023, meglio il 2022

A spiegare la particolare situazione di Pesenti è quindi il suo diesse Roberto Miodini, che più di altri sta seguendo la sua evoluzione e, insieme ai procuratori Fondriest ed Alberati, si sta dando da fare per trovare una strada giusta per farlo ulteriormente evolvere.

«Quella di Thomas è una stagione importante – ammette Miodini pronto però a sorprendere subito dopo – ma quella dello scorso anno lo era stata di più. Erano arrivate meno vittorie, ma in un consesso più alto. Si era piazzato spesso in gare pro’ e per me più che le vittorie valgono le prestazioni in relazione al contesto. Basti pensare che ha fatto una ventina di controlli antidoping, praticamente come un corridore del WorldTour».

Roberto Miodini, il diesse della Beltrami Tsa sta spingendo per far passare Pesenti in un team professional
Roberto Miodini, il diesse della Beltrami Tsa sta spingendo per far passare Pesenti in un team professional
A che cosa si deve questa crescita importante?

Il suo preparatore Giorgi all’inizio dello scorso anno gli chiese un sacrificio: perdere almeno 6 chili, per aumentare i watt per chilo. Pesenti è stato attentissimo a seguire le istruzioni e i risultati si sono visti. Se si guarda alla sua carriera, il suo rendimento è sempre stato buono, ma fungeva un po’ da spalla a gente come Baroncini e Parisini. Ora che ha trovato maggiore libertà e il suo rendimento fisico è cresciuto, gli effetti sono evidenti. Le sue gare le vince di forza, senza lasciare spazi a dubbi.

Come spieghi la sua diffidenza verso il mondo esterno, i giornalisti in particolare?

Qui è bene essere chiari e spiegare. Molti dicono che Thomas ha un carattere chiuso, invece è molto disponibile, c’è però un fatto alla base. Lo scorso anno sembrava tutto pronto per farlo passare all’Androni, Ellena aveva parlato con me ed eravamo tranquilli. Poi si sa che cos’è successo alla squadra e lui ci ha sofferto molto, anche perché da qualche parte era già uscita la notizia del suo passaggio. Le domande dell’ambiente, certi sguardi, tutte cose che gli hanno fatto male. Thomas semplicemente non vuole parlare fin quando non avrà certezza del suo futuro.

Il podio della Coppa Varignana, con ai fianchi Chaussinand (FRA) e il rivale Cavallo (foto Ballandi)
Il podio della Coppa Varignana, con ai fianchi Chaussinand (FRA) e il rivale Cavallo (foto Ballandi)
Ha paura?

Un po’, com’è normale nel ciclismo odierno dove vedi che gli anni passano e temi che quella fatidica telefonata non arrivi. So che sul suo futuro si sta lavorando alacremente, i suoi risultati stanno favorendo un contatto importante, ma finché non c’è nulla di scritto…

Che cosa dici della rivalità con Cavallo?

E’ una delle pagine belle del ciclismo U23 di oggi, ma non è tanto che si mettono d’accordo loro due per fare selezione. La salita è impietosa, una volta come oggi, non puoi barare, è lei che stabilisce le gerarchie e quindi è naturale che salendo i due si ritrovino insieme e soli, sono i più forti. Poi anche Cavallo sa che in uno sprint a due, Thomas è più forte, quindi ognuno gioca le sue carte in base a questo. Sulla sua stagione c’è un aspetto però che non è stato sottolineato…

Quale?

Noi abbiamo cercato di preservarlo e non farlo correre troppo, Pesenti ha fatto 40 giorni di gara, la maggior parte dei quali confrontandosi già con i professionisti. Alla squadra avrebbe fatto comodo farlo correre di più, magari a un livello inferiore per ottenere più vittorie, ma abbiamo ragionato in funzione del suo futuro. Lasciarlo a casa non è stato semplice, ma doveva lavorare con calma, per questo tutte le sue gare sono state di qualità assoluta. Infatti con la Bernocchi ha chiuso la sua stagione di gare fra i pro’, ne restano un paio di categoria.

Nel 2020 Pesenti iniziò bene all’Etoile de Bessèges, ma il covid lo ha stoppato (foto SportParma)
Nel 2020 Pesenti iniziò bene all’Etoile de Bessèges, ma il covid lo ha stoppato (foto SportParma)
Senza fare nomi, hai un identikit del team ideale per lui?

Pesenti ha bisogno di un calendario continuativo ad alto livello, salire quel gradino che noi continental non possiamo garantirgli. Io credo che con le sue caratteristiche, continuando a progredire potrà far bene sia su certe classiche impegnative che nelle brevi corse a tappe. E’ un corridore che copre una vasta gamma di opzioni. Sarebbe un buon pro’ che sa fare il suo mestiere e prendersi soddisfazioni, ma serve che un dirigente illuminato vada al di là della data di nascita e capisca con chi può avere a che fare.

Quali sono i percorsi ideali per lui?

Per me sono quelli delle corse francesi perché è anche abbastanza veloce e su quei tracciati dove c’è sempre selezione si prenderebbe belle soddisfazioni. Negli anni ne ho visti tanti che avevano numeri per emergere, ma non avevano abbastanza grinta, lui ne ha in abbondanza. Ha solo pagato quel paio d’anni legato al Covid dove doveva farsi vedere. E’ arrivato con un po’ di ritardo, non per questo deve pagare un prezzo così alto…

A forza di salite, Cavallo ha trovato il contratto giusto

23.08.2023
5 min
Salva

Nel variegato mondo degli Under 23 era emersa nella scorsa primavera una particolare rivalità. Nella Sulle Strade di Marco Pantani e al successivo Giro di Franciacorta, su tutte le salite Thomas Pesenti si era ritrovato a battagliare testa a testa con Luca Cavallo. Parliamo di due scalatori puri, una razza da più parti ritenuta in estinzione nel ciclismo italiano e non solo.

Tanta acqua è passata sotto i ponti da allora, ma Cavallo non si è fermato, anzi. Ha continuato a macinare risultati tanto da essere ai vertici del ranking nazionale di categoria, si è presentato anche al Valico del San Gottardo per gli europei per scalatori andando a sfiorare un podio assoluto che avrebbe potuto significare molto per il suo futuro, poi è andato a prendersi una classica del calendario come la Zané-Monte Cengio.

Il corridore di Dronero, nelle valli cuneesi, ama davvero la salita, l’ha sempre amata: «Fin da piccolino, anche se allora avevo un fisico diverso, un po’ più grosso ma esplosivo. Ora sono alto 1,82 per un peso forma di 59 chili, il classico fisico da scalatore».

La vittoria di Cavallo a Monte Cengio. I suoi successi nascono spesso da fughe solitarie
La vittoria di Cavallo a Monte Cengio. I suoi successi nascono spesso da fughe solitarie
Ma quali tipi di salite prediligi?

Preferisco quelle lunghe, dove si fatica tanto, ma nel nostro calendario non ce ne sono molte. Quindi mi sono abituato anche a sfruttare gli strappi brevi, a guardare alle pendenze per cercare di fare la differenza.

Che tipo di scalatore sei, uno che scatta o vai su regolare?

Sicuramente questa seconda opzione. Prendo il mio ritmo già alla base e vado su con i miei valori, tenendo anche 60-90 minuti. Le mie salite preferite sono quelle intorno al 7-9 per cento di pendenza media. Patisco un po’ le salite a gradoni, con continui cambi di pendenza.

Per completare il discorso, che wattaggi riesci a tenere?

Io sono un corridore magro e per sua natura molto esplosivo. Su salite fino a 20, anche 25 minuti ho 7 watt l’ora, intorno ai 6 quando c’è una durata che arriva all’ora.

Cavallo ama le salite lunghe, tenendo un ritmo molto alto per lunghi tratti
Cavallo ama le salite lunghe, tenendo un ritmo molto alto per lunghi tratti
Rispetto alla primavera c’è stato un cambio di rendimento?

Direi proprio di sì. Quando ho raccolto i posti d’onore a Mercatale o alla Sulle Strade di Marco Pantani ero ancora un po’ sopra il mio peso forma, con della massa grassa. D’altronde sapevo che con l’arrivo del caldo sarebbero arrivate anche le corse a me più congeniali, quelle con arrivo in salita e volevo farmi trovare pronto.

Proviamo un po’ a completare il tuo identikit tecnico…

Veloce non sono, questo è certo. Sono invece abbastanza bravo in discesa e infatti cerco spesso di approfittare della situazione per allungare ulteriormente. Mi resta un punto sconosciuto, conoscere il mio rendimento a cronometro.

Un dato importante, anche per capire un tuo eventuale impiego nelle corse a tappe…

Quest’anno ho fatto il Giro del Veneto finendo sul podio, poi ho vinto il Giro delle Valli Aretine il giorno dopo la sua conclusione e poi sono stato a riposo per tutto luglio. Ho ripreso proprio con la gara del San Gottardo.

Il cuneese ha provato gli europei per scalatori, mancando il podio per 8″
Il cuneese ha provato gli europei per scalatori, mancando il podio per 8″
Ti aspettavi una simile prestazione?

No, proprio perché non avevo più gareggiato. Non era un percorso del tutto favorevole, c’erano 6 chilometri di pavé, anche se diverso da quello belga e su quei tratti ho faticato. Infatti nella seconda parte ho perso parecchio, il podio è sfumato lì. Ma nel complesso posso dire di essermela cavata bene considerando chi c’era.

Quando hai iniziato?

Da G4, seguendo le orme di mio fratello, che è arrivato a correre fino agli juniores. Mio padre lo seguiva e io mi aggregavo, anche perché andavamo col camper ed era molto divertente per un bambino come me. Poi lui ha smesso per dedicarsi agli studi di medicina e io ho preso il suo posto…

Da settembre Cavallo sarà stagista alla Green Project, dal 2024 diventerà effettivo
Da settembre Cavallo sarà stagista alla Green Project, dal 2024 diventerà effettivo
Oltre ai risultati, nelle ultime settimane è arrivata anche la chiamata della Green Project Bardiani CSF Faizané

Da settembre sarò stagista con loro per poi approdare alla prima squadra nel 2024. Sapevo sin da inizio stagione dell’interesse di Reverberi, mi aveva anche chiamato per fare dei test, poi mi hanno proposto di non aspettare la fine della stagione, ma di fare già qualche gara da quest’anno. Chiaramente ho detto di sì, saranno esperienze utilissime.

Ti sei più ritrovato a battagliare con Pesenti?

Con Thomas quelle sfide non sono una novità, ci conosciamo bene, sin da quando eravamo juniores. Anche lui ha faticato come me nella sua evoluzione ciclistica e per questo lo rispetto molto. Sul Carpegna è stata dura, aveva 11” di vantaggio e su quelle rampe siamo andati alla stessa identica velocità. Poi al Giro della Franciacorta sapevamo di essere più forti in salita e ci siamo messi d’accordo a portare avanti la fuga fino alla fine per poi giocarcela. Comunque sì, ce le siamo date di santa ragione…

Beltrami in Ungheria, un’avventura di gruppo chiusa in bellezza

25.07.2022
5 min
Salva

Come si costruisce una lunga trasferta per un team continental? Un conto è una squadra WorldTour che può disporre di enormi budget, un altro per un team che deve fare i conti dell’oste misurando ogni spesa col bilancino. La storia della Beltrami TSA Tre Colli parte da questa constatazione. La formazione ha affrontato un lungo viaggio nell’Est europeo, prima concorrendo al Gemenc Grand Prix gara a tappe ungherese poi a due classiche in linea fra la stessa Ungheria e la Slovacchia.

Con Roberto Miodini entriamo nel dettaglio dell’avventura passando non solo e non tanto per quel che è avvenuto in gara, ma anche fuori.

«E’ stato davvero un’avventura – racconta il direttore sportivo – ma era molto importante farla. La nostra filosofia è far gareggiare i ragazzi il più possibile all’estero perché così possono crescere e acquisire un importante bagaglio di esperienze nuove. Lo scorso anno avevamo già fatto molte trasferte, di più quest’anno, con migliaia di chilometri e… tante spese».

Biancalani Gemenc 2022
Biancalani sul podio della prima tappa, battuto solo dal polacco Papierski
Biancalani Gemenc 2022
Biancalani sul podio della prima tappa, battuto solo dal polacco Papierski
Vediamo di capire, come si affronta un’esperienza del genere: in quanti eravate in Ungheria?

Avevamo una squadra con 6 corridori: Andrea Biancalani, Luca Cibrario, Matteo Freddi, Mattia Gardi, Thomas Pesenti e Andrea Piras. Con loro 2 meccanici, 2 massaggiatori, il sottoscritto e due persone che si sono aggregate, tra cui Ferenc Stuban che da quest’anno è un altro direttore sportivo del team.

E come mezzi?

Abbiamo un camion al seguito con tutto il materiale comprese le biciclette, un camper e due macchine, una con l’equipaggiamento radio. In alternativa utilizziamo un furgoncino. E’ chiaro che le spese di spostamento sono molte, ma la trasferta in Ungheria da questo punto di vista ci ha un po’ agevolato.

Piras montagna 2022
Sprint per il Gpm, Piras spinge, la maglia a pois sarà sua (foto Vanik Zoltan/Bringasport)
Piras montagna 2022
Sprint per il Gpm, Piras spinge, la maglia a pois sarà sua (foto Vanik Zoltan/Bringasport)
In che misura?

Abbiamo avuto l’albergo fisso per tutta la durata della gara e anche dopo, fino all’imminenza della classica in linea del sabato successivo e della domenica (ieri la vittoria è andata proprio a Thomas Pesenti, che ha vinto il Gp Slovakia, ndr). Questo significa non doversi spostare. Basti pensare che il camion, che per molti versi è un po’ il ritrovo di tutto il team, l’abbiamo posizionato al venerdì e l’abbiamo spostato il venerdì successivo. Quando non devi cambiare albergo ogni giorno è molto stress in meno.

Che gara era quella iniziale?

Una prova a tappe di due giorni, molto semplice, con percorsi che in fin dei conti si sono rivelati troppo facili per noi, senza grandi asperità, dov’era difficile fare la differenza. Una gara tipica per passisti veloci dove è emerso Biancalani, secondo nella volata generale del primo giorno e sesto il giorno dopo perché ha completamente sbagliato l’ultima curva, finendo così quarto in classifica generale. Comunque chi ha vinto (l’australiano Luke Mudgway della Bolton Equipiets Black Spoke, ndr) ha strameritato. Un po’ di rammarico ci resta perché negli anni precedenti c’era più salita, ce la saremmo giocata meglio.

La classifica degli scalatori è stata vinta da Piras: considerando che non erano certo salite vere, di che corridore parliamo?

E’ un classico passista-scalatore che su ascese così “morbide” si trova bene e può fare la differenza. Ha fatto il suo, considerando che la squadra era votata alla causa di Biancalani proprio perché il percorso si adattava a lui. Gli altri si sono un po’ persi nel finale. Andrea Biancalani è un velocista vero, perfetto per questo tipo di corse.

Torniamo alla trasferta generale: che cosa si faceva alla sera?

Al sabato è stata la classica sera di mezzo fra una tappa e l’altra, preparando tutto quel che serve per il giorno dopo, tra materiale e briefing. La domenica si è… pedalato, nel senso che era prevista una kermesse che per tradizione conclude la gara pur non facendo parte della classifica, ma per fare spettacolo e onorare gli sponsor bisogna partecipare (il gruppo nella foto di apertura, ndr). Noi abbiamo corso in maniera easy, i locali erano scatenati… Comunque Pesenti è finito sul podio anche lì.

Allenamenti Ungheria 2022
I ragazzi in allenamento durante la settimana. Alcuni sono rientrati in Italia per poi ripartire
Allenamenti Ungheria 2022
I ragazzi in allenamento durante la settimana. Alcuni sono rientrati in Italia per poi ripartire
Come vi siete trovati nel complesso in questa trasferta?

Molto bene, l’atmosfera era serena, temevamo un po’ di agitazione vista la posizione geografica, ma nulla di tutto questo. La vera sorpresa è stata all’arrivo in hotel, quando abbiamo scoperto che il padrone era uno di Ravenna, è stata una sorta di rimpatriata. Chiuso il primo fine settimana di gare, abbiamo fatto uscite di allenamento al mattino e a noi si sono aggregate alcune società juniores della zona, non avendo attività agonistica in questo periodo ci hanno chiesto di poter lavorare insieme per imparare. Nel mezzo, anche una partecipazione del gruppo a una trasmissione di una Tv locale, per non farci mancare nulla…

Con l’alimentazione come vi siete regolati?

Ci eravamo portati di tutto dietro, dalla pasta al parmigiano, ma la sorpresa è stata trovare tanti prodotti adatti ai nostri bisogni in hotel. Abbiamo i frigoriferi pieni, vorrà dire che riporteremo tutto indietro…