Conca, tendinite alle spalle e voglia di continuità

31.12.2021
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Conca mastica amaro e si sforza di pensare positivo: la dannata tendinite passerà e potrà presto riprendere ad allenarsi al meglio. Il primo segnale in ritiro, probabilmente per il cambio della bici e di qualche misura. Ora la meccanica e la biomeccanica sono a posto, resta da sistemare il tendine dietro al ginocchio.

«Dal ginocchio – dice – il dolore è arrivato al bicipite femorale. Il problema è venuto fuori in palestra. Un dolorino c’era già stato, ma sulla bici vecchia non si sentiva. Quando abbiamo preso le bici nuove, che hanno geometrie diverse, è arrivata la fitta. Ho appena ripreso, lo sento che ancora punge, ma siamo sulla strada giusta».

Sul podio finale del Polonia, Conca nell’abbraccio della squadra per il ritiro di Marczynski
Sul podio del Polonia, Conca nell’abbraccio della squadra per il ritiro di Marczynski

Morale in Svizzera

Il primo anno nel WorldTour con la Lotto Soudal è alle spalle con una cinquantina di giorni di corsa dagli esiti altalenanti.

«Una stagione bella tosta – sorride – soprattutto le gare WorldTour. Però ho visto che quando riesco a essere costante, con la giusta preparazione in altura e tutto il resto, riesco a competere. Non a vincere, ma a vedere il gruppo di testa. Al Giro di Svizzera sono stato contento di staccarmi da 25 corridori. Chiaro che andare forte sia un’altra cosa, ma resistere come in Svizzera mi ha dato morale».

Il percorso giusto

C’è bisogno di tempo, non lo dice, ma lo lascia capire. Ognuno ha il suo adattamento, ma avendolo seguito fra gli U23, è chiaro che nel periodo con Marco Milesi alla Biesse-Carrera, Conca non abbia mai rincorso il numero a effetto.

«Non ho bruciato le tappe – dice – a 15-16-17 anni ho fatto quello che serviva e niente di più. Lo stesso da under 23. Anche se il ciclismo è cambiato, rivendico la mia scelta. Mi ha permesso di non trascurare la scuola. So di non essere un fenomeno, ma per la storia che ho alle spalle, sono certo di avere dei margini. Posso ancora crescere molto, curando i dettagli e lavorando nel modo giusto».

Alla Tre Valli Varesine, in un giorno di pioggia e freddo
Alla Tre Valli Varesine, in un giorno di pioggia e freddo

La testa della corsa

Il 2022 ha portato anche un cambio di preparatore, dopo aver lavorato con Energy Lab, il centro cui si appoggia la squadra.

«Mi segue Luca Quinti – spiega – che mi fa lavorare tanto, pur lasciando tempo per recuperare. Con i belgi stavo bene, ma volevo nuovi stimoli. Ho fatto un bel mese. E’ chiaro che il salto di categoria lo senti e devi ammortizzarlo. Per il livello che avevo, sapevo che avrei dovuto lavorare e così è stato. Però in corsa ho visto che spesso c’era più gente dietro di quanta ce ne fosse davanti e questo vuol dire che posso starci dentro, anche se ancora non riesco a capire quali siano le mie caratteristiche».

Costanza e salute

Per questo c’è da lavorare, per trovare oltre alle caratteristiche il necessario equilibrio, in un ciclismo che richiede leggerezza e insieme potenza e che nel nome di ciò ha spesso creato problemi non banali.

La Coppa Agostoni, corsa con la nazionale, è stata l’ultima di stagione di Conca, chiusa al 39° posto
La Coppa Agostoni è stata l’ultima di stagione di Conca, chiusa al 39° posto

«Sono magro come da dilettante – dice – ma ho più massa. Per gli sforzi che si fanno negli ultimi dieci minuti di corsa, se non hai massa, sei finito. Ho lavorato in palestra e sugli sforzi brevi. Sono migliorato davvero tanto, ma ora il limite è che faccio fatica ad avere gli stessi numeri in corsa. E insieme mi piacerebbe avere più costanza sul piano della salute. Sarebbe bello allenarsi, correre e recuperare come quando si sta bene».

Profumo di Nord

Un metro e 88 per 80 chili. Da dilettante, nonostante simili numeri, Conca andava forte in salita. Oggi forse gli obiettivi si potrebbero rivedere.

«Mi hanno portato al Nord – conferma – ma le prime volte ho avuto qualche difficoltà a correre davanti. Però a fine stagione sono tornato a correre alla Primus Classic, sulle strade del mondiale e nel finale ero ancora là. C’era tanta gente forte e stavo davanti bene. Questo è stato un bel segnale. Perciò adesso spero di poter partire bene. Il programma prevede il debutto in Argentina, vediamo se riuscirò ad allenarmi bene nelle tre settimane che mancano. Col tendine si deve stare attenti ai carichi. Ho fatto per due volte quattro ore, in questa fase rischio di essere più fragile. Gli intoppi ti fanno ripartire ogni volta da un gradino più basso».

La tendinite non è mai per caso: ecco perché

03.02.2021
3 min
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Sono lontani i tempi in cui ci si ritirava dalle corse per la tendinite: lontani ma non per questo scongiurati. Si è fermato ufficialmente per una tendinite Visconti all’ultimo Giro d’Italia (in apertura l’illustrazione dell’infiammazione al ginocchio by Project Invictus) e non è infrequente che soprattutto dopo tappe con la pioggia, qualcuno inizi a essere fasciato da bendaggi vari, che servono a tenere in asse le articolazioni sofferenti per scongiurare infiammazioni. Dell’argomento abbiamo parlato con Francesco Maria Guerrini, fisioterapista, laureato in Scienze Motorie, che opera presso il Centro Fisioradi di Pesaro.

«La tendinite – dice – è processo infiammatorio acuto a carico di un tendine causata da un sovraccarico funzionale dovuto a ripetute micro-sollecitazioni».

Visconti ha lasciato il Giro nel giorno dello Stelvio per il male al ginocchio
Visconti ha lasciato il Giro nel giorno dello Stelvio
Può esserci in qualche modo una predisposizione congenita?

Possono essere congenite le cause della tendinite, come un ginocchio valgo o un piede piatto e quindi una qualsiasi errata postura, che porti ad un sovraccarico tendineo.

Come si combatte contro la tendinite?

Innanzitutto con la prevenzione e una corretta valutazione dell’attrezzatura sportiva. In caso di diagnosi di tendinite, la cura prevede un trattamento antinfiammatorio, ghiaccio locale e trattamento fisioterapico con terapia fisica strumentale (Tecar, laser alta potenza, onde d’urto…), abbinata a terapia manuale ed esercizio terapeutico.

La miglior cura è la prevenzione, valutando la posizione in bici e quella delle tacchette sotto gli scarpini?

Sicuramente la posizione in bici va sempre controllata, non solo al momento della comparsa della tendinite, ma costantemente. Soprattutto quando si cambiano i materiali (telaio, sella, scarpini, tacchette…) per cercare di prevenire il problema. Le tacchette sono un cardine fondamentale che va sempre controllato, sia come posizionamento sia come usura.

La tendinite achillea può dipendere anche dalla minore irrorazione del tendine (foto Resegup)
Ecco un esempio di tendinite achillea (foto Resegup)
La ripresa dell’esercizio dopo la tendinite avviene soltanto a recupero completo? 

Assolutamente no, in quanto come già detto precedentemente, l’esercizio è parte integrante della terapia, come dimostrato da studi scientifici fatti da una nota Università Australiana. Tuttavia una ripresa prematura dell’attività potrebbe causare una ricomparsa dell’infiammazione con conseguenze ben più gravi per il tendine.

Un’altra tendinite classica del ciclista, sia pure spesso dovuta a errato posizionamento o sovraccarico, è quella del tendine d’Achille: la grandezza del tendine rende più difficile il recupero?

Dall’esperienza di tanti anni pensiamo che non sia la grandezza del tendine che incide sul recupero. Potrebbe incidere il fatto che sia un tendine meno vascolarizzato di altri e sottoposto ad un maggior stress meccanico.

Taping e rimedi esterni favoriscono il recupero oppure consentono di convivere con il problema?

Favoriscono molto il recupero poiché aiutano a ridurre il dolore e a far lavorare meglio l’articolazione diminuendo le sollecitazioni a carico del tendine infiammato.